Suore di Gesù Buon Pastore “Pastorelle” Via G. Leopardi, 1

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Suore di Gesù Buon Pastore “Pastorelle” Via G. Leopardi, 1
 Suore di Gesù Buon Pastore “Pastorelle”
Via G. Leopardi, 1 - Verona
“Lo spirito religioso è difficile a capirsi, però si può capire
e l'hanno capito tante anime che sono qui.
Il Signore nasconde le cose belle ai grandi del mondo,
ma non ai piccoli e agli umili.
Quando siamo arrivati a conoscere la nostra nullità,
allora comincia l'ascesa.
Maria dà ad ognuna pensieri di fede,
di amore al buon Pastore e alle anime,
intimità col suo divin Figlio, spirito di pastorella.
Pietro e Paolo vi insegnano lo zelo per le anime (…)
Per questo avrete grazie speciali
che saranno sempre più abbondanti
se le chiedete per mezzo dei santi Apostoli Pietro e Paolo (…)
Quando c'è l'umiltà si fa un apostolato molto vasto,
si fanno fiorire tanti gigli, tante rose e viole per Gesù.
Se noi svuotiamo il cuore dall'orgoglio
nei pensieri, nei sentimenti, nelle chiacchiere,
allora può essere riempito della grazia divina.”
Beato G. Alberione, PrP VIII, p. 131-132
O santi Apostoli intercedete per noi il dono della conversione
e un grande amore alla nostra vocazione.
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Carissime sorelle, le solennità liturgiche di questo tempo pasquale c’invitano con insistenza a contemplare quell’Amore che non avrà mai fine; Amore che, rivelato nel volto del Pastore crocifisso e risorto e “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo“ (Rom 5,5) ci spinge ad una risposta di amore totale per Dio e per i fratelli. Si inserisce qui la nostra breve riflessione sul voto di castità, che è manifestazione della dedizione a Dio con cuore indiviso (cfr. 1Cor 7,32‐34). Al n. 39 della Regola di Vita, infatti, affermiamo: “Nella castità perfetta vissuta per il Regno significhiamo il dono delle nostre risorse spirituali, fisiche ed affettive a Cristo e ai fratelli, in modo da lasciar trasparire in mezzo a loro, l’amore incondizionato e gratuito di Dio”. CASTITÀ CONSACRATA: DONO DI DIO E SORGENTE DI FECONDITÀ La castità consacrata è innanzitutto dono di Dio. Il valore e la fecondità della castità vissuta per amore di Dio trova il suo fondamento ultimo nella Parola di Dio, nella vita stessa di Gesù, nella tradizione della Chiesa. La castità attesta l’amore preferenziale per il Signore e simboleggia il mistero dell’unione del corpo mistico al suo corpo, della sposa all’eterno suo Sposo. Essa raggiunge, trasforma e penetra l’essere umano fin nel suo intimo, mediante una misteriosa somiglianza con il Cristo. Si tratta di un dono prezioso, che ha le radici nella vocazione della persona alla pienezza del suo essere e del dono che è chiamata a fare di se stessa, in qualsiasi condizione e scelta di vita questo si esprima. Ad alcuni il Padre concede la grazia della castità consacrata. È dono fragile e vulnerabile, proprio perché posto nelle radici profonde, ma anche deboli dell’umanità. Esso rimane esposto alle contraddizioni della pura ragione ed in parte incomprensibile a coloro ai quali la luce del Verbo incarnato non abbia rivelato in che modo colui che "avrà perduto la sua vita" per lui, "la ritroverà" (cfr. ET 13.15). La castità consacrata è risposta d’amore all’Amore. Solo il sentirsi chiamate ad un intimo, unico, profondo amore personale, rende possibile seguire Cristo buon Pastore fino al dono della vita: un amore che si scopre e si conferma, giorno dopo giorno, nella consegna di sé, nella rinuncia a tutto ciò che, pur buono, renderebbe meno completa e totale l’appartenenza all’Unico Amore. La vocazione all’ ‘altro’ è orientata, ‘condizionata’, decisa da quel «Padre santo che mi hai chiamato a seguire Gesù tuo Figlio … io … in risposta … mi offro …»: è questo dialogo incessante a motivare relazioni caste, che cercano cioè l’Amore più grande dal quale tutto ha origine e al quale tutto è ordinato. La persona consacrata è chiamata a testimoniare che, con la grazia di Dio, diventa possibile ciò che è creduto impossibile dalla maggior parte delle persone. In Cristo è possibile amare Dio con tutto il cuore, ponendolo al di sopra di ogni altro amore, ed amare così, con la libertà di Dio, ogni creatura. È questa una testimonianza oggi più che mai necessaria, proprio perché così poco compresa dal nostro mondo (cfr. VC 88). 3
La castità consacrata è esperienza di gioia e di libertà. I consigli evangelici, vissuti nella loro radicalità, diventano dunque profezia dell’amore che è dono, di un’appartenenza che rende liberi, di una ricchezza che è condivisione: il mondo ha bisogno di uomini e donne che assumano questa scelta di vita. Il voto di castità, in particolare, esprime per noi la totale appartenenza a Gesù buon Pastore e al suo progetto di salvezza. È la gratuità del suo amore che ci rende libere di amare senza possedere, di donarci senza attendere riconoscimenti, con gioia e semplicità, di stare e camminare con il suo popolo avendo cura di ogni persona, favorendo relazioni semplici e vere. Questo, lungi dal diminuire la nostra femminilità, c’impone di viverla in pienezza. La castità consacrata appare così come esperienza di gioia e di libertà. Essa è il segno della persona veramente libera: libera di amare fino al dono di sé, libera dal bisogno di possedere le persone, libera di rinunciare al bene, pur grande, della reciprocità, libera di tessere relazioni autentiche e liberanti. La castità consacrata è sorgente di fecondità spirituale e pastorale Quando è realmente vissuta in vista del Regno dei cieli, la castità consacrata libera il cuore dell’uomo e della donna; diviene così segno e stimolo della carità e speciale sorgente di fecondità spirituale nel mondo. Essa risuona come una chiamata a divenire una cosa sola con Cristo buon Pastore, per essere rese partecipi della sua missione pastorale. L’essere madri, sorelle, amiche di quanti percorrono i sentieri quotidiani della vita è possibile solo a partire da una personale vita in Cristo, riconosciuto come unico Signore e Sposo, che feconda la nostra esistenza perché, con Lui e per Lui, generi figli alla fede, alla speranza, alla carità. La castità consacrata non è e non può essere fine a se stessa, pena la sua sterilità. Acquista senso, invece, nella misura in cui è vissuta «come una scuola del dono della persona» (cfr. CCC 2346), dove si impara a scrivere il ministero di cura pastorale, con i caratteri della dedizione totale e della comunione fraterna. [Riferimenti: Paolo VI, Evangelica Testificatio (ET), 1971. Giovanni Paolo II, Vita Consecrata (VC), 1996. Catechismo della Chiesa cattolica (CCC) 1997. Regola di Vita delle SJBP, 1984] Sorelle carissime, invochiamo le une per le altre il dono di una sapiente vigilanza, per custodire con cura questo prezioso dono, contenuto nello stupendo e fragile vaso che è la nostra umanità, e affidiamo all’intercessione di Maria, donna della Pentecoste, e agli apostoli Pietro e Paolo, di ottenerci un cuore indiviso per Cristo e la sua Chiesa. In comunione di preghiera, viviamo il Capitolo generale! sr Angiolina Rossini e sorelle del consiglio Verona, 31 maggio 2011 Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria 4
Congregazionali: Ecclesiali: 16‐21 agosto 2011: 26a Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid: Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede 22‐26 agosto 2011 62a Settimana Liturgica Nazionale a Trieste: Dio educa il suo popolo. La Liturgia sorgente inesauribile di catechesi. 8° Capitolo Generale, Roma, 29 giugno ‐ 16 luglio 2011 Provinciali: Incontro formativo per le animatrici delle comunità: 15‐18 settembre 2011 Inizia con la cena del 15 e termina con la colazione del 18. Mini‐assemblee dopo il Capitolo Generale: 07 ‐ 0 8 Ottobre 2011 a Verona – Sede Provinciale 14 – 15 “ a Negrar ‐ Casa Maria MBP 21 – 22 “ a Verona – Sede Provinciale 27 – 28 “ a Negrar – Casa Maria MBP 04 – 05 Novembre a Verona – Sede Provinciale  Gli incontri iniziano con il pranzo del primo giorno e terminano con il pranzo del secondo giorno.  Entrambi i luoghi di accoglienza sono a numero limitato di stanze, perciò chi prima si iscrive ha maggior possibilità di scegliere la data. Tutte le iscrizioni devono essere fatte in segreteria provinciale 5° Capitolo Provinciale – Seconda fase 27 – 30 Dicembre a Verona – Sede Provinciale Inizia con il pranzo del 27 e termina con il pranzo del 30. 5
Alfano sr Rosa Bartoli sr Claudia Caselli sr Clara Ceccarelli sr Emma Cerami sr Rosangela Coi sr Lorenza Confortini sr Donata Dal Bello sr Giuliana Fadda sr Pasqualina Ferro sr Fabia Ferro sr Felicina Fiorindo sr Stefania Lovato sr Antonietta Lovo sr Emanuela Maculan sr Anna
Margini sr Giuditta Mercurio sr Flavia Moser sr Mirella Pitzalis sr Bianca Renier sr Gabriella Sacchetto sr Eugenia Scanu sr Francesca Schirru sr Teresa Vezzoli sr Alessandrina Zampini sr Fernanda Zampini sr Paola Zanella sr Chiara ___ † Coccato sr Giovanna † Maugeri sr Giuseppina Ballarini sr Bianca Maria Costa sr Dolores Palma sr M. Rosa † Bertolini sr Adelaide † Dal Vecchio sr Gabriella † Prest sr Alba † Scaini sr Rosaria 6
50° delle “Aquile”
Veloci, della velocità dello scorrere del tempo, sono trascorsi anche per noi “Aquile” cinquant’anni di Vita religiosa. Tutta la congregazione ci ricorda come “il gruppo più numeroso” di novizie, ed ovviamente il più “rumoroso”, per il fruscio di abiti e corone e per le voci, non sempre moderate. Durante il cammino il gruppo si è un po’ assottigliato, alcune sono venute meno lungo la via, altre il Buon Pastore le ha chiamate al premio, a noi è stata usata una più grande misericordia. Il 3 settembre p.v. è nostro desiderio far memoria del primo “SI’” pronunciato nell’entusiasmo della giovinezza e rinnovare il “SI’” con la consapevolezza della maturità. Come negli anni passati, la celebrazione sarà ad Albano, per condividere la gioia e la festa con le sorelle di Casa Madre, le quali accolgono sempre con affetto e partecipazione le festeggiate, in quanto la celebrazione dei giubilei di professione è rimasta una delle poche occasioni di incontro tra le Pastorelle delle due province italiane. La preparazione immediata saranno gli Esercizi spirituali sul tema : “L’identità” – 2a tappa degli Esercizi di FP in vista del Centenario (2014), animati da don Gabriele Maffina, ssp, ma certamente ad ognuna il Buon Pastore ha offerto occasioni personalizzate di preparazione alle “Nozze d’Oro”. Invitiamo tutte a far festa con noi in modo speciale con una preghiera per un cammino sempre più fedele sulle orme del Pastore Gesù. Per il gruppo, sr Paola Z. Novoledo in festa per i giubilei di 3 Pastorelle
L’08 maggio scorso, la parrocchia di Novoledo (VI) ha voluto ricordare con particolare affetto e riconoscenza le tre Pastorelle che quest’anno celebrano il 50° di Professione religiosa: sr Stefania Fiorindo, sr Antonietta Lovato e sr Bianca Pitzalis; le prime due presenti in parrocchia da ben ventidue anni. La festa è stata preceduta da un incontro, animato da sr Maria Rosa B. alla quale erano invitate le Pastorelle, e le coppie di sposi che quest’anno celebrano il giubilei di matrimonio. E’ stata un’occasione per ripercorre e riscoprire il proprio cammino di fedeltà, fondato sulla Fedeltà di Dio. Il depliant, preparato per l’occasione, racconta per immagini, la presenza delle Pastorelle nelle varie attività pastorali, dai bambini della scuola materna agli anziani e ammalati, dalla catechesi all’animazione liturgica, tutti servizi che oggi sono svolti anche da persone preparate e disponibili. Ma allora perché una comunità di suore? Per aiutare noi stesse e la gente a collaborare e a “guardare oltre ciò che appare”, al fine di cogliere il segno e la testimonianza delle realtà future, l’anticipo di ciò che sarà la vita oltre le soglie della morte. Molto ben preparata e partecipata la Celebrazione Eucaristica, alla cui animazione hanno contribuito la corale e i bambini della scuola materna. La comunità 7
Ministero di cura pastorale Pellegrini della verità, pellegrini della pace Il prossimo 27 ottobre, Papa Benedetto XVI presiederà una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo ad Assisi, assieme ad esponenti delle Chiese cristiane e delle principali religioni del mondo. L'incontro, spiega una nota vaticana diffusa vuole ''solennizzare il 25° anniversario dello storico incontro tenutosi ad Assisi il 27 ottobre 1986'', voluto da Giovanni Paolo II. ''La Giornata avrà come tema: 'Pellegrini della verità, pellegrini della pace'''. Secondo il Vaticano, ''ogni essere umano è, in fondo, un pellegrino in ricerca della verità e del bene'' e ''anche l'uomo religioso rimane sempre in cammino verso Dio: da qui nasce la possibilità, anzi la necessità di parlare e dialogare con tutti, credenti o non credenti, senza rinunciare alla propria identità o indulgere a forme di sincretismo''; anzi, ''nella misura in cui il pellegrinaggio della verità è vissuto autenticamente, esso apre al dialogo con l'altro, non esclude nessuno e impegna tutti ad essere costruttori di fraternità e di pace''. Oltre ai rappresentanti delle Chiese cristiane e delle altre religioni, saranno invitate anche ''alcune personalità del mondo della cultura e della scienza che, pur non professandosi religiose, si sentono sulla strada della ricerca della verità e avvertono la comune responsabilità per la causa della giustizia e della pace in questo nostro mondo''. San Francesco, povero e umile, accoglierà di nuovo tutti nella sua città, divenuta simbolo di fraternità e di pace. Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi 2012 Il Santo Padre Benedetto XVI, Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa, ha convocato la XIIIa Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. È tempo di nuova evangelizzazione anche per l’Occidente, dove molti che hanno ricevuto il battesimo vivono completamente al di fuori della vita cristiana. I Lineamenta presentati in Vaticano il 4 marzo scorso definiscono come compito decisivo e non rinviabile uno sforzo di rinnovamento «per essere all’altezza delle sfide che il contesto sociale e culturale odierno pone alla fede cristiana, al suo annuncio e alla sua testimonianza» 8
ESPRESSIONI del“prendersi cura” «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!» È il terzo anno che la comunità di Lunetta vive in modo particolare la Festa del Buon Pastore, a cui la chiesa del Centro pastorale è dedicata. La preghiera vigiliare preparata dai giovani e il Rosario accompagnato dal canto gregoriano avevano ben orientato l’attenzione alla domenica. Lunetta è un quartiere difficile della parrocchia, con molte problematiche sociali e familiari, di fede, di povertà, di solitudine. I tanti bambini che vediamo divertirsi e giocare insieme, sono di nazionalità diverse. Tutti i continenti sono rappresentati! Saranno loro il futuro di questo quartiere? Saranno le loro famiglie a formare il tessuto civile e religioso degli anni a venire? Lasciamo che il Signore sveli i suoi progetti di bene per l’umanità! Ora, per noi e per la comunità cristiana locale, emergono nuove responsabilità: di accoglienza, di attenzione, di fraternità verso chi ha lasciato la propria terra per i motivi più diversi ed è qui, tra noi, con noi. Quest’anno abbiamo voluto celebrare la festa del buon Pastore proprio cercando e invitando a partecipare all’Eucarestia le tante famiglie di fede cattolica che abitano nel quartiere e che provengono da oltre i confini dell’Italia: per ritrovarci insieme, attorno al buon Pastore, e scoprirci un solo popolo che prega, che ama, che soffre, nel quale nessun nome è straniero o sconosciuto. È stato molto bello vederli arrivare tra noi: Filippine, Albania, Romania, Brasile, Ucraina, Colombia, Santo Domingo, Eritrea … sembrava che il mondo entrasse nella nostra chiesa e ancor più nei nostri occhi, che si stringesse nelle nostre mani, con lo stupore di alcuni che chiedevano: ma questa festa è davvero anche per noi? «Vogliamo dirvi che ci siete cari, che la nostra comunità sente la vostra presenza e che dal buon Pastore possiamo, insieme, imparare ad allargare i confini del cuore»: parole queste introduttive alla liturgia, presieduta da Don Paolo Gibelli, vicario episcopale per i rapporti con il territorio. 9
Alcuni segni hanno fatto gustare il senso della chiamata all’unità e all’universalità: in particolare le lampade accese con i colori dei continenti, accompagnate dal libro della Parola, voce del Pastore Gesù per tutti familiare e le preghiere dei fedeli espresse nelle diverse lingue. Questo è stato un momento molto intenso: si percepiva sensibilmente come il legame della fede è veramente ‘prima e oltre’ le nostre strettezze umane e che custodisce una ricchezza ‘in tutti e per tutti’, di cui nessuno può appropriarsi. Il buon Pastore conosce per nome, e non solo personalmente. Egli conosce ogni popolo, che abita la stessa terra voluta e creata da Dio. Al termine, sul sagrato della chiesa, sulle note dell’Inno alla gioia, alcuni giovani hanno donato un messaggio non di parole, ma di semplici ed espressivi gesti: attraverso un gioco di nastri colorati, in movimento da un centro che era Gesù buon Pastore, hanno rappresentato l’unità che è in Dio stesso, origine della vita; la differenza dei popoli frutto di quell’unico Amore; la fraternità che si costruisce attraverso l’incontro, la conoscenza, la stima, la solidarietà. Questa è la strada per essere come Dio ci vuole: suoi figli e fratelli tra noi, testimoni del suo Regno in questo mondo e cittadini del cielo per l’eternità. Sono stati poi i giovani stessi a distribuire a tutti un piccolo pane, nella riconoscenza per i doni che riceviamo da Dio e con l’invocazione perché in tutti maturi la capacità di donare e di condividere. Come fa fatto Lui, il buon Pastore, donando se stesso. La comunità di Frassino ‐ Lunetta SALICETO PANARO ‐ MODENA Marzo 2011 sr. Elena Bosetti è stata nominata Delegata del Vescovo, con incarico quinquennale, presso il Consiglio d’Istituto dell’Istituto di Scienze Religiose “B.C. Ferrini” in Modena. ______________ Tutto sia ad majorem Dei gloriam e a beneficio della Chiesa. 10
VIVERE RELAZIONI SERENE NEL RISPETTO DELLE DIVERSITA’ Il desiderio di crescere nella reciproca cura fraterna, ha portato la nostra comunità della casa Maria MBP di Negrar a vivere un altro incontro formativo per imparare ad accoglierci nel rispetto delle diversità individuali e nell’accettazione delle condizioni attuali di salute. Così il giorno 8 aprile scorso è venuto a parlarci il dott. Fabrizio Varalta, psicologo e psicoterapeuta di Verona. Riportiamo in sintesi alcuni punti dell’interessante relazione, proposta nello stile della conversazione, con esempi e linguaggio accessibili a tutte: * Saper cogliere gli aspetti positivi della diversità è arricchente per tutti; mentre un atteggiamento negativo nei confronti della diversità è causa di conflitti. Fin da quando si nasce c’è la tendenza a farci assomigliare a qualcuno: la somiglianza dà senso di appartenenza e tranquillità; si può dire la stessa cosa delle relazioni che stabiliamo tra di noi: le somiglianze ci rendono simpatiche alcune persone, mentre le differenze ci infastidiscono. Il fastidio generalmente è generato da ciò che noi accettiamo o non accettiamo di noi stessi. * Le conflittualità sono causate dal bisogno d’individuazione rispetto agli altri, dalla paura di essere inglobati, dalla paura di perdere la propria autonomia. In realtà si è autonomi soltanto quando si conoscono e si assumono le regole: la persona libera è quella che conosce le regole. Solo attraverso le regole posso accettare l’altra, i suoi spazi, il suo modo di fare. * Altro aspetto importante richiesto da una vita relazionale serena è che bisogna essere in grado di ascoltare e ascoltarsi a vicenda, elaborando una capacità empatica che non vuol dire sostituirsi all’altra, ma tentare di avvicinarsi e accogliere l’altra. Non è semplice! Noi tendiamo a porre sempre gli stessi schemi, a rapportarci con gli altri cercando di rispondere alle loro attese o secondo presunti giudizi; spesso si è mossi dal bisogno di riconoscimento o dalla paura di abbandono, o dal beneficio che se ne può trarre. * Il grosso lavoro è quello di riuscire ad accettarsi e ad accettare la propria situazione attuale; è importante vivere quegli aspetti che riguardano il presente. In realtà spesso tiriamo fuori il passato inconsciamente, tendiamo a proiettare le cose del passato in certi comportamenti: mi ricorda mia madre, mio padre, mio fratello che diceva quella cosa lì…mi fa scattare la rabbia. È il passato che me la fa scattare, non la relazione attuale con una certa persona. Ogni reazione che noi abbiamo è sempre legata a un disagio e in base a questo reagiamo in un determinato modo. Le scelte che noi facciamo sono sempre dettate dalla nostra motivazione interna. Una reazione aggressiva, ad esempio, può 11
essere legata a un senso d’impotenza. Anche riguardo alla situazione di malattia è importante accettare e vivere la situazione presente; accettare di aver bisogno degli altri, di non poter più essere autosufficienti… * Occorre, poi, vedere le cose insieme e insieme ci si aiuta a riconoscere gli aspetti positivi della diversità, perché non è detto che quello che vedo io sia giusto, lo è per me. Proviamo a metterlo in discussione, proviamo a vedere anche l’altra faccia delle situazioni, senza difese. Condividere, stare insieme, vuol dire mettere insieme delle diversità, accettare, tollerare. Tollerare non significa subire, ma gestire in modo adulto le situazioni, anche di conflitto. Si tratta d’imparare a guardare la propria storia cambiando la “punteggiatura”: si tratta di dare un senso diverso al vissuto e ritrovare la serenità nella propria condizione attuale di vita. L’incontro è stato positivo e si spera di poter dare continuità. a cura di sr Chiara Z. Pellegrinaggio mariano Il 12 maggio la comunità di Negrar ha organizzato un pellegrinaggio al Santuario mariano di Santa Maria dei miracoli a Motta di Livenza (Treviso). La partecipazione era aperta anche alle comunità di Castel D’Azzano e Verona città. Vi hanno potuto partecipare trentatré Pastorelle, le altre per vari motivi sono dovute rimanere a casa, ma tutte sono state ricordate nella preghiera a Maria. Il pullman è partito da Negrar alle 7.30 in punto, con il gruppo più nutrito di sorelle; ha fatto una fermata in Verona‐Via S.Marco, per far salire le “veronesi” quindi ha proseguito verso la meta. Tre ore di viaggio, definito molto morbido, a motivo della velocità moderata e senza sobbalzi, in compagnia di S. Maria del cammino con la recita del santo Rosario. Alle 10.30, come previsto, siamo arrivate al Santuario. Qui ad attenderci c’erano sr Flora e la sorella Maria che si sono unite a noi. Intanto ci ha raggiunte padre Mario Saggioro, fratello di sr Fernanda, della comunità dei Francescani lì residente, che ci ha accompagnate nel breve percorso dall’esterno della basilica al luogo dell’apparizione, raccontando con dovizia di particolari gli inizi del Santuario (1510) che vanta cinquecento anni di storia di devozione mariana, ricorrenza celebrata con solennità lo scorso anno. Il messaggio di Santa Maria dei miracoli non si differenzia da quello di altre apparizioni: invito alla preghiera, alla penitenza, nella forma specifica del digiuno, all’edificazione di una piccola cappella. 12
La diversità sta nel linguaggio: a Giovanni, contadino trevigiano, Maria si rivolge in dialetto veneziano. Per noi abbiamo raccolto due parole da vivere come ricordo: “Volentieri” è una delle poche parole pronunciate dalla Vergine. “Aiutatevi volentieri” è lo slogan consegnato ai pellegrini che visitano questo Santuario. Inoltre, il Vescovo di Vittorio Veneto, a qualche mese dall’apparizione, istituì il processo per conoscere la verità dei fatti dalla viva voce del veggente e di coloro che avevano ricevuto grazie speciali con queste parole: “Ut veritas eluceat” (Si faccia chiarezza, la verità risplenda). Alle 11.30, padre Mario ha celebrato la S. Messa per noi alla quale abbiamo partecipato con canti di gioia e di gratitudine a Maria, Madre di Gesù e nostra, per la grazia di poter onorarla in questo luogo da lei visitato da tanto tempo. Al termine, foto ricordo sui gradini del presbiterio. Verso le 12.30, nella sala attigua al Santuario, messa a disposizione, abbiamo consumato il “pranzo al sacco”. Alle cose buone portate da casa, si sono aggiunti morbidi panini, vino trevigiano e gelato procurati da suor Flora, e il caffè offerto dall’autista, che ha consumato il pranzo con noi. Dopo una breve “siesta”, verso le 14.30 abbiamo ripreso il viaggio di ritorno: alle 17.00 eravamo a Verona. Felici per la bella esperienza ci siamo augurate di poterla ripetere anche un altr’anno! Le pellegrine Grazie perché...
Carissime sorelle, con gioia e riconoscenza grande sono qui per dire a tutte e a ciascuna, Grazie! Grazie perché, mi avete accolta nella vostra comunità Maria MBP di Negrar in un momento di salute precaria e mi avete fatto sentire sorella tra voi. Grazie a sr. Angiolina e alle sorelle del consiglio che mi hanno manifestato la loro cura e attenzione. Un grazie speciale va a sr Giannina sempre vigile e attenta per me, in ogni cosa; a sr Lucia che si è prodigata a prepararmi piatti unici e gradevoli. Ringrazio molto le sorelle infermiere in particolare sr Flora per le notti di veglia e sr Lorenza che mi ha assistito e seguito amorevolmente nel tempo della malattia fino alla ripresa fisica e morale. Grazie, alle molte sorelle che dalle comunità si son fatte presenti con la preghiera e la parola incoraggiante. Il grazie più grande, a Gesù buon Pastore e a Maria sua madre, perché a loro attribuisco la grazia straordinaria della guarigione. Ho vissuto l'esperienza della malattia con fiducia e disponibilità, consegnata al volere di Dio e mi ha ridato la gioia della vita. Inoltre ho avuto modo in questo tempo di pregare e di riflettere a lungo sulla Parola di Dio, coronata dagli esercizi spirituali che hanno rafforzato in me la convinzione che il Signore mi ama e mi invita a continuare il cammino per realizzare i suoi disegni eterni e che nulla accade per caso. Ora, ritornata a Borgaretto nei primi giorni di maggio, sono stata accolta con gioia dalla mia comunità e da quella parrocchiale; i numerosi saluti, i volti sorridenti mi hanno subito integrata in quel clima fraterno dove insieme si collabora e si riprende il cammino. A tutte auguro un buon cammino, sempre unite nella preghiera e nella fraternità con affetto vi abbraccio sr. Maria Carniel 13
Amici di Gesù buon Pastore
per la missione delle Pastorelle
DAGLI INCONTRI DEL GRUPPO MISSIONARIO “Amici di Gesù buon Pastore” Il giorno 29 gennaio 2011 è partita una “nuova” avventura. Da vari luoghi del nord Italia si sono radunate a Verona una trentina di persone di diverse età, diversa provenienza, diverse storie, ma con due fattori in comune: l’aver incontrato nel corso del proprio cammino le Suore di Gesù Buon Pastore e l’avere a cuore i temi della missionarietà. Questi fattori comuni hanno fatto si che il ghiaccio si rompesse molto facilmente tra giovani e adulti, attorno al termine “partecipazione”, dalla quale ci siamo fatti provocare per dare inizio al gruppo nascente. Suor Angiolina, superiora provinciale delle suore Pastorelle, ci ha chiarito le finalità del nuovo gruppo. Questo gruppo missionario, pur essendo composto da tanti, ognuno con una propria storia, si identifica nel progetto comune di condividere lo spirito e l’opera delle Pastorelle, per contribuire alla loro missione e in particolare a quella di Pemba, in Mozambico. Punto fermo, sempre da tenere presente nel pensare un progetto, sarà la missione delle suore Pastorelle, che si esprime come attenzione a tutta la persona, vivendo in mezzo alla gente. Anche in terra di missione le suore accompagnano la vita pastorale della Chiesa, cercando di essere “madri e sorelle”, anche dei pochi sacerdoti presenti e agendo sempre in comunione con il Vescovo locale. Con questo punto in mente, ognuno potrà collaborare a dare il proprio sostegno alla missione mediante varie modalità partecipative, a seconda della propria sensibilità e delle possibilità di ciascuno. Enrica Favaro Il 5 Marzo 2011 ci siamo ritrovati per continuare a dare forma e vita a questo Gruppo Missionario, impreziosito dalle testimonianze dei Padri Comboniani Graziano e Silvano che ci hanno donato le loro meravigliose esperienze missionarie in Mozambico, arricchendo la riflessione iniziata nello scorso incontro, aiutandoci ad entrare in uno spirito di reciprocità e di dono. La loro meravigliosa esperienza, esempio della volontà e del progetto di Dio per noi, ci ha aiutato a comprendere come possiamo mettere la nostra goccia nel mare attraverso l'impegno nella vita quotidiana e, come gruppo missionario di unirci alle Suore Pastorelle nel vivere con lo stesso spirito. L'incontro è continuato con la presentazione dei progetti che il gruppo può sostenere al fine di prendersi cura della vita a Pemba. Laura Florian 14
Il 7 maggio, in un clima di gioiosa amicizia si è svolto il terzo incontro con la presenza di don Sergio Marcazzani, per diversi anni direttore del CMD della diocesi di VR, direttore del CUM, e missionario in Guinea Bissau, al quale abbiamo chiesto di condividere un po’ della sua lunga esperienza nell’animazione missionaria, indicandoci i criteri, le priorità, lo stile da privilegiare nel servizio missionario, in vista dell’esperienza che alcuni faranno nel mese di agosto a Pemba. Facendo un breve escursus storico della situazione politica e religiosa del Mozambico, del lungo periodo di colonialismo e marxismo che ha prodotto oppressione e sfruttamento, ha invitato a sentirsi dentro questa storia con umiltà con la coscienza di essere ‘inviati’, chiamati a partecipare alla missione delle suore Pastorelle, ‘essere costola’ dell’Istituto, consapevoli di andare in una realtà sorella, meno fortunata, con la quale si può cooperare, creando scambio, puntando più sulle persone che sulle strutture, evitando di realizzare progetti che non possono avere garanzia di continuità. Don Sergio citando un famoso detto africano: “voi occidentali avete l’orologio, noi abbiamo il tempo”, ha invitato a pensare alla realtà di quel popolo, molto modestamente, con l’umiltà di chi sa di poter condividere crescendo insieme, rispettando la cultura e i tempi. Al gruppo, che nel mese di agosto, accompagnato dalla sottoscritta, andrà a Pemba, ha ricordato che essere a servizio significa andare e mettersi all’ultimo posto, secondo l’insegnamento del vangelo; aspettare che qualcuno si serva di noi, mettendoci nella posizione di chi serve. Un ritornello assai frequente è stato: ‘mettersi in ascolto, non presumere di conoscere la realtà, sentirsi inviati, disponibilità totale, non fare scelte di propria iniziativa, ma sempre in dialogo con la comunità che accoglie’. Sr Angiolina, infine, ha presentato il ‘Regolamento del collaboratore laico volontario’, avente lo scopo di orientare secondo finalità, spirito, scopi e criteri propri dell’Istituto, lo svolgimento del servizio missionario gratuito di quanti offrono questa disponibilità. Con il gruppo si sono definiti gli impegni e le scadenze relative alla data, al viaggio, al servizio specifico che li attende. Si è concluso l’incontro, con l’impegno a ritrovarci alla fine di settembre, per dar voce alla condivisione dell’esperienza fatta in Mozambico e per programmare il cammino futuro. sr Maria Rosa 15
Pastorale giovanile/vocazionale DALLE SCHEDE DI APPROFONDIMENTO DEL TEMA DELLA 48° GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI LA PROPOSTA VOCAZIONALE NELLA CHIESA LOCALE Se dico parrocchia... tu cosa dici? SOS…si è interrotta la relazione tra giovani e comunità parrocchiale! Molto spesso, non solo nella società civile, ma anche negli ambienti ecclesiali, parlando dei giovani di oggi emergono sentimenti di sfiducia e rassegnazione, si vorrebbero da loro idee e spunti di rinnovamento che, ahimè, non arrivano. Si operano dei confronti con un passato che non c'è più, un passato, ovviamente, sempre bello e propositivo, in cui i giovani erano l'anima, la garanzia del nuovo, perché "allora ci si impegnava per qualcosa, si era capaci di spirito di sacrificio, si era costanti...". Sicuramente c'è del vero in questo approccio alla realtà giovanile, ma forse noi adulti stiamo dimenticando un aspetto fondamentale: il cammino, il rinnovamento, le scelte si fanno insieme. Noi adulti stiamo etichettando i giovani di oggi per come si presentano, per come esprimono le idee, per le modalità di comunicazione, ma non sappiamo parlare con loro, non sappiamo ascoltarli, non capiamo i messaggi di disagio, di solitudine, le richieste implicite, certo, ma pur sempre richieste di relazione, di incoraggiamento, di aiuto che ci stanno mandando. I modelli di riferimento, i criteri delle scelte sono solo i nostri, non c'è spazio per la condivisone e la ricerca insieme. Sbagliano i giovani a ribellarsi o sbagliamo noi nella modalità di proporci e proporre? Due mini sondaggi condotti tra i giovani offrono interessanti e provocatori spunti di riflessione. La parrocchia, uno dei luoghi in cui incontrarsi La parrocchia si configura come una delle possibilità di trovarsi, di stare con gli amici, punto di incontro per il gruppo, luogo geografico di riferimento. C'è chi la frequenta solo per stare con gli amici, per svago, senza alcuna partecipazione alle iniziative o ai cammini che essa propone. 16
La parrocchia, un luogo di incontro con Dio La parrocchia è "il luogo" dell'incontro con Dio, il luogo in cui andare per pregare, per ascoltare la Parola di Dio e condividere la propria fede con gli altri. La parrocchia, un luogo di incontro e di accoglienza La parrocchia è lo spazio del cammino condiviso e percorso insieme, nella collaborazione, nell'unione, nella comunione e nell'aiuto reciproco a crescere nella fede, È la casa di coloro che hanno voglia di imparare ad amare, il luogo in cui si vivono la disponibilità, l'altruismo, l'accoglienza di tutti. La parrocchia, un luogo di esperienze Grest, campeggi, oratorio sono esperienze grandi e utili, esperienze di amicizia e di condivisione, di servizio, di socializzazione. La parrocchia, un luogo del passato Parrocchia = ricordi! Ricordi degli anni del catechismo, dei campiscuola, dei giochi all'oratorio... Esperienze positive, a cui guardare con il sorriso, ma sono cose passate, prive di ricaduta nel presente. Oltre le parole, si manifestano:  nostalgia di uno spazio vivo, capace di offrire accoglienza e di valorizzare i giovani;  desiderio di relazioni autentiche, di condivisione credibile di valori e di impegno nella stessa direzione;  mancanza di senso di appartenenza, frammentazione in piccoli gruppi o movimenti che sembrano muoversi nella più rigida autonomia;  critica neppure tanto velata alla Chiesa "istituzione", preoccupata più della formalità che dell'incontro... distaccato rispetto al vissuto personale e incapace di prendersi cura di tutti e del singolo. Di fronte a questo vissuto giovane, cosa fare? Come recuperare la relazione? Alcuni preziosi input: recuperare il senso della comunità; essere adulti visibili, testimoni gioiosi della propria fede e coerenti nelle scelte; rendersi disponibili al dialogo spirituale; creare spazi di servizio concreto, in cui far toccare con mano ai ragazzi come la fede diventa vita; curare la liturgia affinché diventi sempre più spazio di incontro con Dio e non formalità. Per i parroci, i Consigli pastorali parrocchiali, gli adulti di ogni comunità parrocchiale capire come mettere in atto piccoli passi che dicano "I care" di te, giovane, dei tuoi sogni e della tua sete di autenticità nelle relazioni e di fedeltà nella vita di fede. (Cf Antonella Berra, schede pp 2‐4) 17
LITURGIA E VOCAZIONI Partire dal poco, nella liturgia Gesù, nel miracolo della moltiplicazione dei pani, ci invita a partire dal nostro poco, fidandoci di lui. Ci chiede di mettere a disposizione ciò che umanamente sembra irrisorio, perché esiste un'altra via, un altro metro di misura, che non si identifica nelle risorse umane. Nel contesto del suo invito siamo portati a collocare anche la nostra domanda vocazionale e, nel contesto della liturgia, ci viene data una risposta sorprendente. Infatti l'interrogativo di Gesù «Quanti pani ave‐
te?» in ambito liturgico potrebbe risuonare così: quanti lettori avete? Quanti accoliti? Quanti diaconi? Quanti ministri straordinari della Comunione eucaristica? Quante persone collaborano a preparare la celebrazione? Quanti si impegnano tutti i giorni per la preghiera di tutta la Chiesa? Quanti cantori? Quante persone che sono disponibili a suonare le lodi del Signore? Chi apre la chiesa? Chi suona le campane? Queste, infatti, sono le "vocazioni liturgiche". Alcune grandi, altre molto semplici. Anche queste ultime sono preziose: possono essere infatti la palestra delle vocazioni più impegnative. Educano infatti, anche con un piccolo gesto, anche con una piccola disponibilità di tempo, a dire di sì a Dio, mettendosi al servizio della comunità. In alcune parrocchie, talora, tutto questo ricade sulle spalle del prete tuttofare e dei suoi collaboratori onnipotenti. Non c'è da stupirsi se così poche vocazioni nascano in questo deserto, dove sul prete ricadono tutti gli incarichi della comunità. Né c'è da stupirsi che Dio non conceda sacerdoti ad una Chiesa che poi li userebbe come factotum onnipresenti. Vocazioni liturgiche La liturgia invita ciascuno a fare tutto e solo ciò che gli compete: nel dinamismo simbolico‐rituale della celebrazione ciascuno ha un suo posto, una sua competenza, può cioè scoprire la sua vocazione. Attenzione: non vogliamo ricadere nella visione ingenua che "tutti devono fare qualcosa", ma assumere la prospettiva autenticamente evangelica: "per tutti il Signore ha preparato qualcosa". E tutti sono chiamati a "prendere parte" a questo: qualcuno, a prendere parte con un servizio speciale. Non è questa la sede per illustrare tutte le ricchezze proprie delle "vocazioni liturgiche", che sono come un prato verde che il vento del deserto non inaridisce, e dove possono, per grazia, fiorire le vocazioni più specifiche. Ci limitiamo tuttavia a richiamarne brevemente alcune. 18
Ad esempio è evidente che il ministero del lettore rimanda alla relazione con la Parola di Dio. Tutta la Chiesa è chiamata a porsi in ascolto, ma per ascoltare serve qualcuno che proclami. Sorgono così i ministeri della Parola: il lettore, il salmista, il catechista, la guida dei gruppi biblici. Chi si occupa dell'annuncio si occuperà anche della proclamazione; chi si occuperà della proclamazione, si occuperà anche dell'annuncio. Accanto ai lettori istituiti, possiamo considerare i lettori che occasionalmente, o a turni stabili, proclamano la Parola. Ormai appare sempre più evidente che dove c'è uno stile di ministerialità e di servizio, che permea tutta la comunità e che si esprime visibilmente nella liturgia, lì Dio non farà mancare il dono della sua chiamata. Perché lì è tutta una comunità che si abitua a rispondere. In tal modo la liturgia, anche attraverso le sue piccole chiamate, diventa singolare "luogo vocazionale". “Tanta folla…” La folla che si riunisce per ascoltare la Parola di Cristo è eccessiva, sovrabbondante, troppa per le forze di Gesù e per le capacità del ristretto gruppo dei suoi discepoli. Occorre rendersi conto che si tratta di una sproporzione permanente: la folla umana che in qualche modo, anche confusamente, si rivolge alla Chiesa, che cerca Cristo, che ha sete del Padre, sarà sempre troppa per noi. Perciò Gesù invita i discepoli ad una preghiera continua: «Pregate il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe». Dimenticare questo, illudersi di essere "abbastanza", fa correre il rischio di sentirsi "arrivati", di dare per scontato che le vocazioni ci siano, che la Chiesa sarà sempre in grado di organizzarsi, che tutto sommato diventa possibile riposare... questa è una tragica illusione! La crisi delle vocazioni attuale è forse anche eredità di un passato che ormai appare lontano, in cui ci si era illusi, almeno in alcune zone del mondo, di essere abbastanza "a posto". Fino alla fine del mondo gli operai del Vangelo saranno sempre "pochi" e dovremo sempre invocare il padrone della messe. (Cfr Franco Magnani, schede pp 22‐24) YouCat, la fede spiegata ai giovani Si tratta di un catechismo “giovane”, in 13 lingue, uno strumento di 300 pagine creato e pensato “da e per” i giovani che vogliono approfondire la fede della Chiesa. In tutti gli zaini del pellegrino ci sarà un regalo speciale che il Papa ha voluto per i giovani: lo YouCat, cioè un catechismo diretto in modo speciale ai giovani, una spiegazione contemporanea della fede cattolica. 19
29 giugno – 16 luglio 2011
Accompagniamo con la preghiera
l’ 8° Capitolo Generale
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