Keiko - Karate Ivrea

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Keiko - Karate Ivrea
Keiko: ricalcare le orme della tradizione
L'educazione al karatedo è una presa di coscienza molto profonda che non può lasciare nulla al
caso e tantomeno può essere "annacquata" dal divertimento e dall'utopia di "credere di essere in
grado di...?".
Una pratica marziale seria offre l'opportunità di conoscere i nostri limiti, osservandoli da
angolazioni diverse, "il nostro mondo emozionale" lo possiamo comprendere meglio con l'utilizzo
del corpo che cerca di stabilire un equilibrio con la mente anche in situazioni di estremo pericolo.
Nella pratica del karatedo è bene saper distinguere tra un semplice allenamento fisico di
preparazione atletica(renshu) e allenamento tecnico/spirituale (keiko), sfortunatamente questa
confusione avviene sovente: molti praticanti solo perché indossano il karate-gi e tirano calci e
pugni sono convinti che ciò che fanno basti per essere definito Arte, purtroppo è non così!
La pratica del keiko è per l'uomo un metodo per imbrigliare le paure, i limiti umani e portarli ad un
stato superiore, un metodo "antico", rinforzato da una stratificazione di esperienze di molti altri
praticanti e maestri, di indagine sui propri limiti fisici e mentali, dove il perfezionamento fisico,
mentale e spirituale sono educazione al vivere e superare con consapevolezza e determinazione
anche le paure più ataviche. Pertanto questo metodo di educazione all'Arte implica anche la
complessa relazione allievo-maestro, infatti, in tale senso si sviluppa il concetto di hadaka no tsukiai
(legame profondo verso qualcuno che ci ha trasmesso un On (debito universale) che insieme al
Giri(onore, rispetto) ci obbligano, senza avere la possibilità di riscatto, di ripagare per tutta la vita
chi ci ha donato con amore e sincerità il suo sapere la sua arte.
Nella pratica (keiko) il corpo educa la mente e la mente insegna al corpo, dirigendolo verso
proprietà straordinarie che portano "diritti al punto", solo un'educazione di tale livello rende
l'adepto del karate un vero "karate-ka".
Divenire un campione di kata e/o kumite non è garanzia di praticare un "buon karatedo",anzi,
troppo spesso, come succede anche in altri sport, i campioni sportivi sono degli errati modelli
comportamentali da seguire e, per contro, ciò che emerge da questi comportamenti e
impostazioni agonistiche è soltanto un surrogato di quello che è il vero karatedo.
Anche se questo vasto e complesso metodo di trasmissione è per la maggior parte dei praticanti
molto difficile da comprendere e, soprattutto,da rispettare, il debito (On) non potrà mai essere
estinto e sopratutto pagato con una quota mensile e/o annuale.
Nella pratica tradizionale del keiko è compreso il dovere di non sbagliare mai, di rispettare il
proprio maestro a prescindere e di ripagare per l'intero arco della propria vita (gimu) con fedeltà,
onorando la scuola, il maestro e la propria dignità.
Ciro Varone