giulio romani (first-cisl): il sistema bancario al bivio, per uscire dalla

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giulio romani (first-cisl): il sistema bancario al bivio, per uscire dalla
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ECONOMICO
GIULIO ROMANI (FIRST-CISL): IL SISTEMA
BANCARIO AL BIVIO, PER USCIRE DALLA
CRISI NECESSARI INTERVENTI STRUTTURALI
di GIOVANNI CONTENA
F
irst-Cisl è il sindacato
dei lavoratori delle banche,
delle assicurazioni, della
finanza, delle authority.
L’organizzazione sindacale
italiana più rappresentativa
nel settore finanziario nasce
nel maggio 2015 dall’unione
di Fiba e DirCredito. Con la
propria forza e la propria
esperienza First Cisl intende
presidiare la contrattazione
a ogni livello, offrire tutele
personalizzate, favorire
la valorizzazione delle
competenze, fornire servizi
dedicati. Un nuovo sindacato,
il primo a rappresentare
l’intera categoria
Giulio Romani,
segretario generale First-Cisl
nche se con molto ritardo, si sta
facendo finalmente strada a
Bruxelles la consapevolezza che
la crisi delle banche non investe
un singolo Paese, ma tutta l’Europa.
Probabilmente il grido d’allarme
che è venuto dalla situazione degli
istituti di credito in Germania, in
particolare quella del colosso Deutsche Bank che rischia il collasso per
l’impatto violento della enorme valanga dei derivati, ha spostato decisamente l’attenzione su uno scenario
molto più ampio, che solo fino a
qualche settimana vedeva nella graticola solo il sistema bancario italiano. Le banche, peraltro, non è che go-
A
dano di perfetta salute neppure in
Francia, Spagna, Portogallo, Austria,
Irlanda e Gran Bretagna, paese nel
quale i venti dopo il Brexit fanno presagire significative turbolenze.
Intanto una curiosità: le banche in
Spagna sono 144; in Francia 592; in
Germania 1698; in Italia 413, di cui
360 Bcc. Al di là dei numeri, pur significativi, tutte le banche in Europa
soffrono, in primo luogo per i tassi
d’interesse troppo bassi, che generano un robusto restringimento dei livelli di redditività.
Alcuni sistemi più di altri. Tra questi ultimi anche l’Italia. Il problema
serio che si pone, pertanto, all’Unio-
ne Europea è un deciso cambio di
passo, evitando ogni inutile quanto
ingiustificato allarmismo, per assumere coerenti iniziative di sostegno.
Certo per le banche in questa «tormentata» transizione ma, e soprattutto, per stimolare la crescita dell’intera economia del vecchio continente, che trova nel credito la sua fonte
di linfa vitale.
Ma veniamo alla condizione delle
banche nel nostro Paese. Poniamo a
Giulio Romani, segretario generale
della First-Cisl, Federazione italiana
reti dei servizi del terziario, uno dei
più importanti sindacati del comparto, alcuni spunti di riflessione.
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Domanda. Come vede la situazione del nostro sistema
bancario?
Risposta. Al netto di tanti
fattori di criticità che lo hanno
investito in questi ultimi mesi,
e dei quali la cronaca ha dato
ampio risalto, i fondamentali
sono salvaguardati. È sufficientemente solido, anche se la
piovra dai tenaci tentacoli, alimentati dal volume impressionante delle sofferenze e dei
crediti deteriorati, pone seri
problemi. Credo che il primo
obiettivo, anche sulla positiva
esperienza del Fondo Atlante
1, sia quello di alleggerire questo pesante fardello a prezzi
meno scontati rispetto a quelli
offerti dai fondi, anche per
contenere il potenziale impatFirst Social Life è l’associazione di promozione sociale «not for profit» promossa
to sui patrimoni delle banche.
da First Cisl. Nata a fine del 2012, oggi è una realtà aperta alla partecipazione della
società civile con progetti che coinvolgono l’Europa e il bacino del Mediterraneo
Non siamo all’allarme rosso,
anche se credo che sia opportuno mettere in atto la possibilità di delle sofferenze e dei crediti deterio- profonda rivisitazione della «misun intervento pubblico, se si vuole rati. Il dilagare vorticoso della crisi, sion» di una azienda di credito, che
anche in termini prudenziali.
che ha investito le imprese dei diver- deve trovare nel rilancio della attiD. Parla di un intervento dello si comparti, la caduta verticale dei li- vità caratteristica, tutela del risparStato?
velli di occupazione ha appesantito mio e sviluppo degli impieghi, il cirR. È la linea che persegue il Gover- la condizione delle famiglie ed ha cuito virtuoso di consolidamento e di
no e le nostre autorità monetarie. La fatto saltare gli equilibri di un corret- crescita. Ritrovare, in buona sostancondividiamo. Niente di scandaloso, to rapporto con le banche. Se a ciò za, quella funzione originaria che la
anche in relazione al fatto che, in poi si aggiungono i comportamenti stessa Carta costituzionale determiconcomitanza con l’esplosione della tutt’altro che lineari ed attenti alla na e tutela. Senza, peraltro, trascurabolla speculativa che ha travolto i gestione prudente e sana, che ha in- re la funzione sociale che le banche
mercati mondiali nel 2008, molti Sta- vestito le governance di alcuni seg- devono assicurare. È in questo nocti, a partire dagli Stati Uniti e dalla menti del mondo bancario, si ha dav- ciolo duro che è possibile attivare un
stessa Germania, hanno inondato di vero l’esatto quadro delle serie que- crescente livello di fiducia, oggi molimpressionanti volumi di risorse sta- stioni che il sistema Paese deve af- to compromesso, perché imprese e
tali i rispettivi sistemi creditizi. Quel- frontare: Adesso e non in un futuro famiglie ritrovino il necessario tessula terrificante nube tossica ha lambi- lontano ed incerto.
to connettivo per avviare nuove into certo anche il nostro sistema, ma
D. E quindi cosa fare?
traprese. E vedano nelle banche un
senza provocare pesanti disastri.
R. Bella domanda. A problemi così motore potente per affrontare le sfide
D. Ci sarà pure qualche motiva- complessi non esistono soluzioni fa- del presente e per costruire il futuro.
zione.
cili né possiamo pensare di riesumaD. E se il cavallo non beve, nel senR. Sta nella stessa anomalia del re strumenti antichi arrugginiti ed so che è molto labile la richiesta di
modo di operare delle nostre banche. improponibili. Dobbiamo ridisegna- credito?
Al contrario, infatti, delle altre ban- re una nuova strategia. Ed è quanto
R. Ci sarà una ragione. La vedo, in
che, nelle diverse realtà del mercato la mia organizzazione sta facendo. A primo luogo, nell’incertezza che atglobale, che non hanno saputo con- partire dal superamento di qualche traversa l’attuale quadro economico
trastare la sirena della speculazione, vizio antico, tipicamente italiano, per e sociale. Non a caso insisto sulla fiinvestendo due terzi del totale dei lo- ristabilire, ad esempio, un netto con- ducia. Ed inoltre sul fatto appunto
ro attivi nella finanza, il sistema in fine tra legittimo ed illegittimo, con che le banche, accanto allo sviluppo
Italia vi ha investito solo un terzo, re- un’azione ferma sulle parti correlate, dei sevizi, affinino gli strumenti più
stando saldamente ancorato all’eco- che hanno generato vere mostruosità opportuni per stimolare nuovi invenomia reale. Ed è da questa scelta operative, con il perverso intreccio di stimenti, da quelli più tradizionali a
che derivano le attuali difficoltà, con interessi, che sono poi sfociati nel cri- quelli più innovativi. Tenendo conto
le quali ci misuriamo momento per stallizzare un volume così elevato di che questo è il comparto più globamomento.
sofferenze e di crediti deteriorati. lizzato, dove tutto avviene e si conD. Può spiegare meglio?
Non imputabili appunto, solo a fami- suma in tempo reale, che non può
R. La bolla speculativa, che nella glie e piccole imprese, perché facenti poggiare sulle tradizionali modalità
sua esplosione ha travolto le banche, capo a grandi gruppi ed operatori fi- operative. Le banche devono affiansollecitando gli Stati ad interventi nanziari. Una distorsione che confer- care alla tradizionale attività di intermolto forti per salvarle ed impedire ma che si è scelta la strada nella con- mediazione del denaro una serie di
il loro fallimento, ha solo sfiorato il cessione dei crediti di dare molto a servizi di consulenza che contribuinostro sistema. Lo ha letteralmente pochi e poco a molti.
scano a generare valore aggiunto antravolto, invece, la lunga crisi dell’eD. Lei prima parlava di strategia.
che di natura sociale. Per esempio, le
conomia reale. Il problema più acuto
R. È l’unico modo per dare risposte banche potrebbero mettere a disposidel nostro presente ha lì la vera causa alle attuali difficoltà che attraversano zione della clientela supporti formadi un volume così ragguardevole il sistema bancario, a partire da una tivi per l’educazione finanziaria. Ne
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trarrebbero un incremento
delle competenze dei clienti
con conseguenti migliori possibilità di affari, ma non solo.
Riporterebbero al centro del
rapporto con i clienti trasparenza e fiducia. Altrettanto le
banche potrebbero agire con
servizi di consulenza alle Pmi,
per aiutare le piccole imprese
italiane a crescere ordinatamente. Per fare queste cose
occorre flessibilità organizzativa, investimenti in formazione ed utilizzo delle più
avanzate tecnologie.
D. Le banche sono pronte?
R. C’è molto da fare. Punti
importanti sono connessi al
superamento di ogni possibile
nebulosità nella governance
che scaturisce sovente dallo
stesso modello societario; ad
una revisione profonda nel sistema interno dei controlli,
che deve essere capace di operare in piena autonomia, in
grado di valutare la rischiosità del prodotto che si offre
insieme al livello di rischio che il
cliente è in grado di sopportare. Punto dolente resta la mancata piena valorizzazione delle risorse umane,
componente centrale del successo di
una banca. A maggior ragione nel
passaggio molto stretto ed impegnativo che occorre percorrere. Per raggiungere crescenti livelli di efficacia e
di efficienza, occorre investire sul
personale per elevare gli attuali livelli di professionalità e per facilitare
l’ingresso di energie fresche, molto
preparate per meglio rispondere alle
esigenze della clientela ed alle grandi
sfide della stessa competizione. Ma
non basta.
D. Può precisare?
R. Un profondo processo di riforma del nostro sistema bancario, che
richiede certo un significativo adeguamento patrimoniale, necessita di
una forte coesione fra tutte le sue
componenti. Una coesione che si realizza anche attraverso il più ampio
coinvolgimento del personale. Coinvolgimento da realizzare attraverso
una sua partecipazione attiva anche
nella definizione delle strategie
aziendali. È indubbio che questo presuppone, da parte nostra, e lo stiamo
facendo, dirigenti sindacali molto
più preparati, non solo per reggere il
confronto, ma per contribuire ad affermare davvero quel nuovo modello di banca che il Paese si aspetta.
D. Intanto si affacciano due questioni piuttosto spinose. La prima: la
riorganizzazione della rete degli
sportelli.
R. Siamo pronti ad affrontare il
problema, come pure a contrastare
ogni velleitario disegno di sostituire
la rete degli sportelli con la rete internet, in una visione di banca che, in
nome della massimizzazione dei
profitti e della marginalizzazione dei
costi, immagina di indebolire un servizio di vitale importanza per la crescita economica e sociale del Paese.
Spingere sul trading online, riducendo le commissioni per renderlo appetibile e accessibile per chiunque,
riflette un atteggiamento non dissimile da quello del Governo che, per
fare cassa, fa installare slot-machine
ogni cento metri, incentivando il
giuoco d’azzardo. Ed i meccanismi
della borsa riflettono questa sottile
tentazione del guadagno facile.
D. La seconda: ridurre i costi, anche attraverso il contenimento degli
organici.
R. Abbiamo già dato. Come sottolineano i più attenti analisti un punto
di forza del nostro sistema è proprio
il basso rapporto tra costi e ricavi.
Occorre migliorare per conseguire
maggior efficienza? Siamo pronti a
fare la nostra parte, ma senza derogare alle finalità dell’attività bancaria, che risentono oggi pesantemente
le ingiurie di un sistema economico
sempre più orientato a fare del capitale delle banche un investimento finanziario.
D. Nel dibattito si accentua da parte delle imprese il ricorso alla contrattazione integrativa.
R. Messa così sa tanto di una scorciatoia per indebolire il contratto nazionale. Intanto una premessa: per
affrontare un vero disegno di riforma
occorre costruire un nuovo modello
di relazioni industriali. Lo abbiamo avviato con il nostro
rinnovo del contratto nazionale, scontando notevoli resistenze nella nostra controparte: l’Abi. Pur in un percorso
piuttosto tortuoso e molto impegnativo, abbiamo realizzato un positivo cambiamento
di rotta, che ha poi trovato
nella intesa di rinnovo i nuovi
paradigmi di riferimento. Ne
richiamo, in sintesi, i tratti salienti: il miglioramento dei livelli salariali e il ripristino
delle progressioni di anzianità; la salvaguardia dell’occupazione anche attraverso
l’attribuzione di nuove funzioni al Fondo per l’Occupazione; la conferma dell’area
contrattuale. Poi si è potenziato l’impianto della contrattazione di secondo livello, dove si potranno negoziare i
profili delle nuove professionalità. Si è anche confermata
la vocazione del settore alla
costruzione di una completa
struttura di welfare con forme di integrazione sanitaria, di previdenza
integrativa, di assistenza e sostegno
alla vita privata. E infine si è ribadita
la possibilità della contrattazione integrativa di individuare e distribuire
i benefici connessi agli incrementi di
produttività.
D. Cosa occorre fare?
R. In primo luogo bisogna fare
chiarezza sullo stesso concetto di
produttività che permetta un criterio
davvero oggettivo di misurare la
stessa. E dove misurarla? Non a livello di sistema perché si penalizzerebbero le aziende virtuose, contrapposte a quelle che vanno male, ma a
livello aziendale, lasciando un varco
aperto a livello di gruppo per sterilizzare gli effetti di gestione che talvolta penalizzano aziende dello stesso gruppo. Mi pare importante, infine, sottolineare cha la relativa parte
salariale sia sostenuta da stabili ed
adeguate agevolazioni fiscali.
D. Cosa ci dobbiamo aspettare per
l’immediato futuro?
R. Preferisco guardare al presente.
Abbiamo scoperto che l’erba del vicino non è più verde della nostra. Può
essere una magra consolazione se il
sistema Paese non avrà la forza e la
capacità di riportare l’Unione europea a fare i conti con la realtà, adeguando i regolamenti che nella loro
paranoia burocratica rischiano di
strangolare, non solo le banche, ogni
pur timida prospettiva di crescita e
di tracollo del modello sociale. Noi,
con tutta la Cisl, lavoriamo, con coraggio e determinazione, ad una prospettiva, radicalmente diversa.
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