11 GENNAIO Lala su Elezioni

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11 GENNAIO Lala su Elezioni
Elezioni. Lala (Sumai): “Serve visione comune. Stop agli unilateralismi"
11 GEN -L’intervento del segretario generale del Sumai-Assoprof Roberto Lala su Quotidiano
Sanità per lo speciale elezioni.
Dottor Lala, che bilancio fa dell’anno appena trascorso?
Certamente è sotto gli occhi di tutti che per la sanità il 2012 è stato un anno durissimo. È evidente
che l’emergenza economica ha reso necessari ulteriori sacrifici ma è altrettanto vero che l’azione
del Governo si è spesso contraddistinta per politiche unilaterali fatte di tagli lineari alle risorse
mascherati sotto il nome di spending review, di cui gli effetti nefasti non stanno tardando a
manifestarsi. Penso al caos della sanità nel Lazio ma gli scenari anche in altre regioni non sono
positivi. Ripeto, sono convinto che nel nostro sistema attuale l’unilateralismo non produce risultati e
che soprattutto non si possa ancora erodere con nuove tasse o riduzioni di budget il diritto alla
salute dei cittadini. Così davvero il sistema diverrà insostenibile. Occorre perciò riprendere le fila
del dialogo politico coinvolgendo seriamente e concretamente tutti gli attori in campo, sindacati in
primis. I lavoratori si sono dimostrati responsabili ma è impensabile poter pensare di continuare a
vedere i sindacati come meri organi consultivi. Il vaso è colmo e di questo la politica dovrà tener
conto.
In ogni caso, nel Decreto Balduzzi è stato affrontato il tema delle cure primarie che sembra
aprire nuovi scenari per la categoria. Come lo valuta?
Come Sumai-Assoprof abbiamo apprezzato l’intervento normativo che ha modificato l’art.8 della
dlgs. 502/92, organizzando il sistema con il pieno coinvolgimento degli specialisti ambulatoriali
nella medicina territoriale. Certo, non penso che un decreto da solo possa stravolgere in un attimo
l’organizzazione delle cure primarie, ma il provvedimento ha un grosso merito.
Quale?
Quello di aver posto finalmente delle basi organizzative per le cure territoriali e di aver messo il
tema in testa all’agenda politica di riforma del Ssn. È chiaro che in una sanità a 21 velocità come la
nostra il percorso che abbiamo davanti è ancora denso di nodi da sciogliere, penso
all’implementazione delle norme del Dl Balduzzi nelle convenzioni ancora da sottoscrivere con le
Regioni, e alle scarse disponibilità economiche che rendono difficile nell’immediato la
realizzazione del nuovo sistema. Ma, in ogni caso, siamo convinti che la via tracciata sia un tassello
decisivo che conduce ad un’integrazione più forte dei professionisti, utile sia ai cittadini che al
sistema nel suo complesso per affrontare meglio i nuovi bisogni di salute della popolazione.
Quali sono le vostre proposte per il prossimo Governo?
La prima è sicuramente quella di non tagliare più le risorse indistintamente in una visione che vede
la sanità come un bancomat. Spremere ancora vorrebbe dire cancellare di fatto il Ssn pubblico e
universalistico che tutto il mondo ci invidia e che ricordo è quello tra i Paesi più avanzati che costa
di meno. E come abbiamo già avuto modo di ricordare in piazza lo scorso ottobre non accetteremo
mai un Ssn povero per i poveri e uno ricco e privato per i ricchi. Quindi, chiediamo innanzitutto
chiarezza e trasparenza su questo punto. E poi, contestualmente, crediamo che debba essere
sottoscritto al più presto un nuovo Patto della Salute per consentire alla sanità di programmare il
proprio futuro in un contesto temporale di risorse conosciuto. Altro aspetto decisivo attiene poi ai
rapporti istituzionali. La Riforma del Titolo V ha mostrato forti limiti soprattutto per quanto
riguarda l’equità e l’uniformità del servizio sanitario su tutto il territorio nazionale. E gli
innumerevoli conflitti di competenza hanno di fatto portato ad uno stallo decisionale preoccupante e
per certi versi anche irresponsabile in un momento di crisi come questo. Non credo con ciò che il
decentramento sia da sacrificare sic et simpliciter, vi sono ottime realtà sanitarie locali, ma è
evidente che c’è una necessità di riequilibrio di poteri che affidi nuovamente agli organi centrali,
penso al Ministero della Salute, la cabina di regia. Siamo convinti poi che il nuovo Governo debba
affrontare in modo più incisivo il problema della responsabilità professionale che alimenta la
medicina difensiva e sgretola il rapporto fiduciario tra i cittadini e i professionisti, senza considerare
i costi e i danni extra che produce al sistema.
Che prospettive intravede invece per il 2013?
Se devo essere sincero non mi sembrano rosee. I contratti e il turnover saranno ancora bloccati, il
Fondo sanitario avrà una dotazione inferiore rispetto all’anno precedente, la pressione fiscale
dovrebbe aumentare ancora, e poi c’è lo spettro dei 2 mld di nuovi ticket in arrivo nel 2014 se non
vi si metterà mano. Insomma, ad oggi, non è uno scenario che fa gridare all’ottimismo. Il nostro
auspicio, però, è in ogni caso che l’incertezza e il disorientamento che ha invaso il comparto
nell’ultimo anno possa cedere il passo. La sanità ha bisogno di tornare in cima all’agenda della
politica, di darsi dei nuovi punti cardine programmatori e di una ‘vision’ comune per potersi
rimodellare in considerazione delle minori risorse che inevitabilmente avrà nell’immediato. Certo,
mantenendo sempre i suoi crismi pubblici e universali. Caratteristiche che riteniamo irrinunciabili
come quella che punta alla valorizzazione dei professionisti che ogni giorni lavorano nel nostro Ssn.