Il realismo rivoluzionario di Gustave Courbet

Transcript

Il realismo rivoluzionario di Gustave Courbet
n° 372 - ottobre 2015
© Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie
Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori
I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it
Il realismo rivoluzionario di Gustave Courbet
«Quando sarò morto voglio che questo si dica di me: Non ha fatto parte di
alcuna scuola, di alcuna chiesa, di alcuna istituzione, di alcuna accademia e men
che meno di alcun sistema: l'unica cosa a cui è appartenuto è stata la libertà.»
È patrimonio condiviso della cultura
popolare che quasi alla metà dell’Ottocento in tutta Europa fosse “successo un Quarantotto”.
In realtà, a leggere bene, non di un
anno si trattò, ma di soli tre mesi i cui
effetti furono però dirompenti: i primi
moti si ebbero il 12 gennaio 1848 in
Sicilia, seguì la rivolta di Napoli a cui
fece eco quella di Parigi, la cosiddetta
“campagna dei banchetti” che determinò la nascita della Seconda Repubblica Francese; la notizia della sommossa parigina si diffuse in tutta Europa, suscitando insurrezioni prima
a Vienna il 13 marzo (che causò la caduta di Metternich) e poi a Venezia
il 17 marzo, con la liberazione dei detenuti politici, fra i quali Daniele Manin, culminando a Milano, dove il
18 marzo ebbero inizio le celebri “Cinque Giornate”.
Fu in questo contesto che in Francia
videro la luce il Naturalismo lettera-
rio di Baudelaire, Flaubert e Zola,
ma anche il positivismo di Auguste
Comte, considerato l’iniziatore della
sociologia; in politica e in economia
si fecero strada le analisi e gli scritti
di Marx ed Engels che portarono alla
nascita del Socialismo; in campo artistico fu il Realismo che segnò la storia.
Le ragioni di tutto questo furono
molteplici. Sul piano culturale ci fu
l’affermazione del Positivismo che
introduceva elementi di pensiero
nuovi. Il grande sviluppo scientifico
e industriale produsse una nuova fiducia nei mezzi del progresso, della
scienza e della razionalità umana; fu
una novità che diede un duro colpo
alla mentalità tipicamente romantica, che privilegiava una forma di
pensiero basata sull’emozione, sul
sentimento, sulla religione e, in alcuni casi, anche sull’irrazionalità.
Sul piano sociale ed economico si co-
sopra
Funerale a Ornans - Parigi, Musée d’Orsay
sotto
Autoritratto con cane nero
Parigi, Musée du Petit-Palais
2
minciarono a sentire sempre più gli
effetti della Rivoluzione industriale.
L’abbandono delle campagne, dell’artigianato e dell’agricoltura determinò una decisa conversione sociale
da parte di consistenti settori della
popolazione che si riversarono nelle
attività dell’industria. I problemi connessi a questo fenomeno furono il rapido e caotico inurbamento e il peggioramento delle condizioni di vita
dei lavoratori; l’attenzione a queste
tematiche fu comune a più campi del
sapere.
Nell’arte è il Realismo che sembra
raccogliere queste esigenze e si afferma
come movimento che cerca la rappresentazione più fedele della “realtà”. Apparentemente niente di nuovo.
Infatti il Realismo francese della seconda metà dell’Ottocento non si discosta da altri tipi di correnti analoghe. In questo caso però la scelta ha
un preciso significato culturale e ideologico: rappresentare la condizione
di vita delle classi meno abbienti senza
nessuna trasfigurazione per nascondere i problemi sociali. Una corrente
che sceglie di raccontare i drammi e
le passioni delle persone comuni, contrapponendosi alle enfasi elitarie
del Romanticismo.
Protagonista principale del realismo
pittorico francese fu Gustave Courbet. La sua pittura produsse un grande
impatto su quel panorama artistico
che considerava ancora l’arte il luogo
nobile di fatti epici e grandiosi. Courbet propose invece quadri i cui soggetti erano gente povera, semplice,
brutta. Questa scelta ebbe un effetto
provocatorio e polemico proprio perché aveva l’obiettivo di imporre al
pubblico dell’arte, composto di grandi
borghesi, la descrizione di quelle sofferenze delle classi inferiori, la cui condizione era socialmente imputabile
proprio ai privilegi di cui godeva la
ricca borghesia. Superfluo affermare
che l’arte di Courbet non ricevette
una accoglienza entusiastica.
Gustave Courbet nacque ad Ornans
(Dipartimento del Doubs) in una famiglia di agricoltori benestanti, si trasferì a Parigi nel 1839, trovando lavoro nello studio di Steuben e Hesse.
Spirito indipendente, abbandonò
presto i maestri preferendo svilup-
Les demoiselles
des bords
de la Seine
Parigi, Petit Palais,
Musée
des Beaux-Arts
Les demoiselles
de village
New York,
Metropolitan Museum
pare uno stile personale attraverso lo
studio dei pittori spagnoli, francesi e
fiamminghi ed eseguendo copie delle
loro opere. I suoi primi lavori sono
Odalisca, ispirata agli scritti di Victor Hugo, e Lélia, illustrazione per
l’omonimo romanzo di George Sand,
ma l’artista abbandonò presto le ispirazioni di tipo letterario per dedicarsi
alla studio della vita reale.
Un soggiorno nei Paesi Bassi rafforza
in lui la convinzione che la pittura
debba rappresentare la vita quotidiana, come avevano fatto Rembrandt,
Hals e gli altri maestri olandesi.
Tra i suoi primi dipinti vi sono due
autoritratti, uno con il suo cane e l’altro con la pipa in bocca: entrambe le
opere vengono rifiutate dalla giuria
del Salon di Parigi. Tuttavia i critici
più giovani, cominciano ad acclamarlo e lodarlo già nel 1849. Courbet raggiunge una certa notorietà realizzando dipinti come Dopocena ad
3
In alto
Gli spaccapietre (opera distrutta durante la Seconda
guerra mondiale)
a lato Les Dormeuses (part.) - Parigi, Musée du
Petit Palais
Ornans (per il quale il Salon lo premia con una medaglia) e La valle della
Loira.
Una delle opere principali della sua
vasta produzione è Funerale a Ornans,
una tela sulla quale fissa un avvenimento a cui assiste nel settembre 1848.
Il quadro, che rappresenta il funerale
di un prozio dell’artista, viene considerato uno dei primi capolavori dello
stile realista, è un’opera di grandi dimensioni (cm 660 x 315) e per realizzarla Courbet si serve di modelli
cercandoli semplicemente tra le persone che hanno partecipato alla cerimonia. Il risultato è una rappresentazione quasi fotografica, apparentemente priva di ricerca formale e dove
sembra trascurato anche l’equilibrio
della composizione.
Il dipinto suscita un vivo dibattito sia
tra la critica che tra il pubblico e finisce comunque per trovare sempre
maggiori estimatori, togliendo ulteriore prestigio e popolarità all’ormai decadente Romanticismo. Courbet è pienamente consapevole dell’importanza della sua opera e infatti
sostiene: «Il funerale a Ornans è stato
in realtà il funerale del Romanticismo».
Per Courbet il realismo non ha a che
fare con la perfezione del tratto e delle
forme, ma richiede un uso del colore
spontaneo e immediato, che suggerisca come l’artista, grazie all’osservazione diretta, raffiguri la realtà anche nelle sue imperfezioni e irregolarità. Ritrae la durezza della vita e, così
facendo, sfida il concetto di arte accademica, tipico della sua epoca, attirando su di sé la critica di aver deliberatamente adottato una sorta di
“culto della bruttezza”.
Al Salon del 1850 Courbet riscuote
un grande successo grazie a Funerale
a Ornans, Gli spaccapietre (dipinto
poi andato distrutto durante la seconda guerra mondiale) e I contadini
di Flagey. Realizza altre opere a carattere figurativo in cui ritrae persone
comuni o amici, come Le fanciulle del
villaggio (1852), I lottatori e Le bagnanti.
Courbet, oltre a sviluppare le basi del
movimento realista in campo artistico, abbraccia l’ideologia anarchica
e, sfruttando la propria popolarità,
sostiene e diffonde pubblicamente
ideali democratici e socialisti scrivendo saggi e dissertazioni politiche.
Il Realismo fu anche la premessa per
la pittura di Manet e degli impressionisti, la cui grande carica innova-
pag. 2
tiva sul piano del linguaggio pittorico non deve far dimenticare che anche l’Impressionismo fu soprattutto
un movimento di rappresentazione
del vero. In effetti, l’adesione alla realtà quotidiana e alla storia del presente, è una caratteristica che segna
tutta l’arte francese dell’Ottocento.
Dal tardo neoclassicismo di David e
Gros, il Realismo attraversa, se pur
marginalmente, il Romanticismo di
Gericault e Delacroix, passa per la
pittura di Courbet e degli impressionisti e arriva fino a Cézanne.
Ma ciò che porta a definire realista la
pittura di Courbet più delle altre fu
proprio il diverso contenuto ideologico della sua arte: la rappresentazione della realtà come denuncia della
società. E da questo momento qualsiasi arte di forte contenuto ideologico ha scelto il Realismo come stile
documentario identificato come “vero”
e “inoppugnabile”.
Verso la fine degli anni Sessanta, Courbet dipinge una serie di opere a carattere soprattutto erotico, come
Femme nue couchée. La serie ha il suo
culmine con L’origine du monde (1866),
che ritrae l’organo genitale femmi-
nile e Les Dormeuses, che rappresenta
due donne nude, abbracciate a letto.
Questa opera, nonostante non avesse
ricevuto l’autorizzazione per essere
esposta in pubblico, (o forse proprio
per questo divieto!) fece ulteriormente
aumentare il prestigio e la notorietà
dell’artista.
Il 14 aprile 1870 Courbet fonda la
Fédération des artistes per sostenere lo
sviluppo delle arti libero e senza alcuna forma di censura, e il suo rifiuto
di accettare l’onorificenza della Legion d’onore offertagli da Napoleone
III lo rese enormemente popolare tra
gli oppositori del regime; nel 1871,
durante il periodo di governo della
Comune di Parigi, Courbet diviene
capo di tutti i musei della città contribuendo, da quel ruolo importante
e prestigioso, a salvarli dal rischio di
saccheggi ad opera della folla in rivolta.
Il 31 dicembre 1877, a cinquantotto
anni, Courbet muore a La Tour de
Peilz, in Svizzera, per le conseguenze
della cirrosi epatica, aggravata, pare,
dalla sua propensione all’abuso di alcol.
lorenzo gualtieri