VISITA DI ISTRUZIONE A ROMA PRIMO ITINERARIO

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VISITA DI ISTRUZIONE A ROMA PRIMO ITINERARIO
VISITA DI ISTRUZIONE A ROMA
PRIMO ITINERARIO (pomeriggio del primo giorno)
Piazza Venezia (Palazzo Venezia e Vittoriano), piazza del Campidoglio (Musei Capitolini),
vista del Foro Romano dall’alto, via del Teatro di Marcello (parte dai piedi della scalinata del
Campidoglio), Teatro di Marcello, chiesa di S. Nicola in Carcere, Arco di Giano, Arco degli
Argentari, Chiesa di S. Giorgio al Velabro, Chiesa di S. Maria in Cosmedin (Bocca della
Verità), via del Foro Olitorio, tratto del Lungotevere di fronte all’isola Tiberina, via del Portico
d’Ottavia (dare un’occhiata alla chiesa di S. Angelo in Pescheria), via della Reginella, piazza
Mattei (Fontana delle Tartarughe), via dei Falegnami, via Arenula, piazza Cairoli, via dei
Giubbonari, via Arco del Monte, via dei Pettinari, Ponte Sisto, via dei Pettinari all’indietro, via
Capodiferro (Palazzo Spada: prospettiva del Borromini), piazza Farnese (palazzo Farnese),
Campo de’ Fiori (Arco degli Acetari), via dei Baullari (Palazzo della Cancelleria), largo S.
Pantaleo, piazza Navona, corso Rinascimento, via degli Staderari, piazza S. Eustachio, via della
Rotonda, Piazza della Rotonda (Pantheon), via del Seminario, piazza S. Ignazio (chiesa di S.
Ignazio), via del Caravita, via del Corso, via delle Muratte, piazza Fontana di Trevi (Fontana di
Trevi), ritorno su via del Corso fino a piazza Venezia (luogo dell’appuntamento con il pullman).
In alternativa, da piazza della Fontana di Trevi si può ritornare sul Corso in direzione di piazza
del Popolo e aspettare il pullman a piazzale Flaminio (subito dietro piazza del Popolo).
Se si vuole abbreviare il percorso si può
1) Non considerare la visita ai Musei Capitolini (peraltro non inserita nell’itinerario)
2) Rinunciare a vedere la Fontana delle Tartarughe (conosciuta perché era raffigurata su una
banconota da 5000 delle vecchie lire). In questo caso si imbocca via del Portico d’Ottavia, si
prosegue per via S. Maria del Pianto e si arriva subito a via Arenula (eliminando via Reginella,
piazza Mattei e via dei Falegnami)
3) Rinunciare a vedere ponte Sisto
4) Se si è fatto tardi si può rimandare la visita alla Fontana di Trevi (recuperabile il giorno seguente)
e da via del Corso arrivare subito a piazza Venezia per prendere il pullman.
5) Rimandare la visita dell’interno di S. Ignazio al giorno dopo (secondo o terzo itinerario)
PIAZZA VENEZIA
VITTORIANO (ALTARE DELLA PATRIA): PANORAMA DALL’ALTO
Salire sulla terrazza ed ammirare il panorama di Roma su via del Corso, su piazza del Campidoglio con il
Gianicolo sullo sfondo, sui Fori imperiali. Attualmente però è agibile solo una parte (con vista soprattutto su via
dei Fori Imperiali) perché è in corso un restauro in vista delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Se si vuole si può visitare l’interno dando uno sguardo ai cimeli relativi all’epoca risorgimentale e soprattutto al
sepolcro del Milite Ignoto visto dall’interno e da dietro.
PALAZZO VENEZIA
E’ la prima grande opera rinascimentale di architettura civile a Roma. Fu iniziato nel 1455 come residenza
privata del cardinale veneziano Pietro Barbo che, divenuto pontefice nel 1464 con il nome di Paolo II, lo volle
ampliare.
Dei castelli medievali conserva la merlatura e la mole robusta
Questo palazzo segna l’affermazione a Roma del modello rinascimentale di palazzo affermatosi con Leon
Battista Alberti. La sua progettazione è attribuita al Rossellino.
Salire fino a PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO
Osservare la piazza di forma trapezoidale disegnata da Michelangelo.
Il Campidoglio prima dell’intervento di Michelangelo in
una incisione anonima del 1555 (oggi al Louvre)
Progetto di Michelangelo per piazza del Campidoglio.
Incisione di E. Duperac (1569)
A destra c’è il PALAZZO DEI CONSERVATORI e a sinistra il PALAZZO NUOVO.
Il primo fu costruito nel 1568, il secondo nel 1655 ma per entrambi fu rispettato il disegno di Michelangelo.
Il disegno centrifugo sul pavimento è opera dello stesso Michelangelo ma è stato eseguito nel secolo scorso in
base a un’incisione del 1569 (v. foto in alto a destra).
Sul fondale della piazza sorge il PALAZZO SENATORIO, uno dei più importanti esempi di palinsesto
architettonico di Roma.
Infatti la facciata del palazzo (oggi sede del Comune di Roma) che dà sulla piazza, eseguita da G. Della Porta e
G. Rainaldi (dal 1582 al 1605), è un adattamento e una semplificazione del progetto di Michelangelo e
sostituisce la precedente facciata medievale.
La facciata opposta, che aggetta direttamente sul Foro romano è quella medievale originale e, a sua volta,
poggia sul TABULARIUM, un edificio del I sec. A. C. (era l’archivio di stato dell’antica Roma).
L’unica parte che ha rispettato del tutto il progetto michelangiolesco è la Scala. Le due colossali statue di
divinità fluviali alle estremità della fontana rappresentano rispettivamente il Nilo e il Tevere (v. foto del Palazzo
Senatorio): furono lì collocate da Michelangelo e risalgono al II sec. D. C.
MUSEI CAPITOLINI (entrata a palazzo Nuovo)
Sono il più antico museo pubblico del mondo.
La visita ai Musei, di per sé opportuna, è legata al tempo s disposizione.
PALAZZO NUOVO: ENTRATA DEI MUSEI CAPITOLINI
AFFACCIO SUL FORO ROMANO DALLA GALLERIA DEL TABULARIUM
STATUA DI MARCO AURELIO (ORIGINALE)
GALATA MORENTE (MUSEI CAPITOLINI)
LUPA CAPITOLINA (MUSEI CAPITOLINI)
1
2
3
5
6
8
PALAZZO NUOVO
PALAZZO SENATORIO
TABULARIUM
PALAZZO DEI CONSERVATORI
PINACOTECA
RESTI DEL TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO
PALAZZO DEI CONSERVATORI
PALAZZO SENATORIO: FACCIATA SU PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO
Piazza del Campidoglio è particolarmente suggestiva la sera (v. foto sotto)
PALAZZO SENATORIO: FACCIATA MEDIEVALE CHE DA’ SUL FORO.
Da notare il TABULARIUM che fa da sostruzione al palazzo e la torre medievale sulla
destra
Camminare lungo il fianco destro del Palazzo Senatorio e giungere sulla terrazza con vista
mozzafiato sul FORO ROMANO
Tornare sotto la scalinata del Campidoglio e percorrere via del teatro di Marcello fino al
teatro di Marcello,
E’ l’unico teatro antico rimasto a Roma. Fu iniziato da Giulio Cesare e portato a termine nell’11 a.C. da Augusto che lo dedicò al nipote Marcello, figlio
della sorella Ottavia. Fu inaugurato nel 13 a. C. Ha il perimetro con due ordini di arcate doriche e ioniche e venne assunto quale modello per la costruzione
del Colosseo.
In epoca medievale fu trasformato in fortezza e nel ‘500 in palazzo ad opera dei Savelli (limitatamente ai piani sopra le arcate) che ne incaricarono
Baldassarre Peruzzi. L'edificio assume forma definitiva nel '700, passando agli Orsini.
Più avanti dare un’occhiata all’esterno di S. Nicola in Carcere, chiesa anch’essa esempio di palinsesto architettonico (è
costruita sui resti di tre templi antichi di uno dei quali ha inglobato le colonne)
La Basilica attuale sorge sulle strutture di tre templi pagani, dedicati: uno al Dio Giano (stile dorico, VI sec. a.C.), un secondo alla Dea Giunone (stile ionico,
III sec. a.C.), un terzo alla Dea Speranza (stile attico, II sec. a.C.). Restano ben visibili, nelle mura esterne laterali, colonne di templi pagani, mentre nei
sotterranei sono intatti i basamenti.
Si giunge poi alla chiesa di S. Giorgio al Velabro nel Foro Boario (l’antico mercato delle carni bovine)
Bella e importante basilica che sorge in uno dei luoghi più suggestivi e storici di Roma, nel cuore del cosiddetto Velabro, in origine valletta paludosa dove
secondo la tradizione si arenò accanto al Ficus Ruminalis la cesta che conteneva Romolo e Remo.
L'edificio attuale fu ricostruito sotto Gregorio IV (847-855), e all'inizio del duecento vi fu
aggiunto il portico, architravato su colonne ioniche e pilastri, con bei fregi e decorazioni di
recupero, mentre il romanico campanile è del secolo precedente.
Nell'abside è un affresco raffigurante Cristo, la Vergine e santi, opera del 1295 di Pietro
Cavallini e dei suoi allievi, restaurato di recente.
Uscendo, al fianco sinistro della chiesa è addossato l'arco degli Argentari, dedicato
dall'omonima corporazione nel 204 all'imperatore Settimio Severo ed alla sua famiglia. L'arco
è costituito da due ornatissimi pilastri che sorreggono un architrave di marmo anch'essa
riccamente decorata
L’arco quadrifronte di Giano (si intravvede la chiesa di S. Giorgio al Velabro) di età costantiniana, contribuisce a rendere ancora più suggestivo questo
angolo di Roma compreso tra il Palatino e il Tevere (il porto di Roma era collocato proprio qui fino al tempo di Traiano). Il palazzo di fronte alla chiesa è
comparso in molti film e fiction televisive.
ARCO DI GIANO
Poco più avanti sorgono due templi antichi abbastanza ben conservati, il tempio di Ercole vincitore e il tempio di Portuno.
Il tempio di Ercole vincitore (detto anche di Vesta)
Il tempio di Ercole vincitore è comunemente e impropriamente detto Tempio di Vesta. Costruito intorno al II secolo a.C. e restaurato in epoca
tiberiana, fu il secondo edificio in marmo ad essere costruito a Roma e il più antico in questo materiale ad essere giunto fino ad oggi.
Situato sul terrapieno costruito agli inizi del II secolo a.C. per sopraelevare l'area del Foro Boario, è visibile il tempio detto della Fortuna Virile ma che è
stato riconosciuto comeil tempio di Portuno (Aedes Portuni), divinità del porto, il cui aspetto oggi è dovuto a una ricostruzione databile alla seconda metà del
II secolo a.C. seguita poi da un rifacimento nel I secolo a.C. (ma è nota l'esistenza di questo tempio a partire dal VI secolo a.C).
Il tempio di Portuno
Veduta d’insieme con l’area dei due templi e la fontana del 1715
Sul lato meridionale di P.za Bocca della Verità si erge la chiesa di S. Maria in Cosmedin. Come poche chiese a Roma mostra la bellezza dell'architettura
medievale, soprattutto all’interno. Fu costruita nel VI sec. sui resti dell'antica annona romana. A questa epoca appartengono, conservate all'interno della
chiesa, dieci colonne corinzie di marmo con capitelli. La chiesa fu ampliata nell'VIII sec. e donata dalla chiesa romana orientale ai profughi fuggiti
dalla Grecia. All’VIII sec. risale il nome Cosmedin, da un celebrato monastero di Costantinopoli, il "cosmidiòn. La chiesa venne ricostruita nell'VIII secolo
e nuove parti vennero aggiunte nei secoli XI, XII e XIII. Oggi vi si celebrano Messe con il rito greco orientale.
Da segnalare
1) L'armonia delle proporzioni del campanile a sette piani fra i più belli dei 43 in stile romanico presenti a Roma. Fu eretto nel XII sec. (conserva una
campana del 1289).
2) L'interno di stile prettamente medievale a tre navate divise da colonne antiche, con tre absidi e matroneo del XII secolo
3) Il pavimento dei Cosmati fatto di smalti e ori, la schola cantorum proprio a metà della navata centrale (con mosaici dell'VIII sec.), la "cattedra"
episcopale, il "baldacchino" gotico dell'altare maggiore (del 1123)
Particolare del pavimento
La chiesa vista dall’alto
INTERNO DELLA CHIESA DI S. MARIA IN COSMEDIN
S. MARIA IN COSMEDIN: ESTERNO
LA BOCCA DELLA VERITA’
La Bocca della Verità è un antico mascherone in marmo, murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin dal 1632 .
La scultura, databile attorno al I secolo d. C. , ha un diametro di 1,75 m e un peso di circa 1300 Kg. Rappresenta un volto maschile barbato nel quale occhi,
naso e bocca sono forati e cavi. Anche le sue funzioni sono incerte: fontana o tombino di impluvium o addirittura di cloaca (in questo ultimo caso
rappresenterebbe il più antico chiusino noto in Italia).
Quel che è certo, invece, è che il mascherone gode di fama antica e leggendaria: in epoca più antica le veniva attribuito il potere di pronunciare oracoli. Dal
1632 è stato associato alla leggenda (conosciuta dai turisti di tutto il mondo) per cui i bugiardi che vi introducono la mano resterebbero monchi.
Tornati indietro (verso il Campidoglio) e giunti all’altezza della chiesa di S. Nicola in Carcere, si percorre via del Foro Olitorio
e si giunge sul Lungotevere, quasi di fronte all’isola Tiberina. All’altezza di ponte Fabricio (uno dei due ponti che collegano
all’isola Tiberina), si imbocca via del Portico di Ottavia.
Tra le antichissime chiese di Roma, S. Angelo in Pescheria a tutt'oggi costituisce uno dei più tipici quadri romani, incastonata com'è all'interno del Portico
d'Ottavia, ricostruito da Ottaviano Augusto e dedicato alla sorella Ottavia, La chiesa non ha una facciata vera e propria: infatti il frontespizio è costituito da
un muro in mattoncini con al centro il portale in cui sono inglobate tre colonne corinzie del Portico d’Ottavia.
Il Portico d’Ottavia è nel Ghetto, una delle zone di Roma che più di ogni altra conserva la fisionomia, gli odori e i sapori dell’antica città; la chiesa di
Sant’Angelo in Pescheria era una delle quattro chiese in cui gli Ebrei dovevano recarsi obbligatoriamente ogni sabato, pena una multa, per ascoltare una
predica che li doveva portare alla conversione.
Al centro di piazza Mattei (a cui si giunge attraverso via della Reginella) si può ammirare la Fontana delle
Tartarughe, una delle più eleganti di Roma, città che dispone di oltre 100 fontane artistiche. Fu realizzata su un
progetto di Giacomo della Porta alla fine del Cinquecento. Le sculture in bronzo sono del toscano Taddeo
Landini e danno quel tocco di stile fiorentino alla fontana. Sono quattro efebi ben modellati che poggiano i piedi
su altrettanti delfini e spingono verso la vasca più in alto delle tartarughe per farle bere all'acqua fresca che viene
raccolta dallo zampillo. Le tartarughe furono aggiunte dal Bernini nel 1658.
Le vecchie 5.000 lire con monumenti italiani vari tra cui la Fontana delle Tartarughe (in primo piano)
Arrivati sulla trafficata via Arenula (che va dal Tevere a largo Argentina), sulla quale prospetta il
Ministero di Grazia e Giustizia, si arriva a via dei Giubbonari, una via abbastanza caratteristica
perché conduce a Campo de’ Fiori e perché è fitta di negozi (soprattutto di abbigliamento) a
prezzi buoni. La si percorre per il primo tratto, si gira a sinistra su via dell’Arco del Monte e si
percorre via dei Pettinari (la via dei gioiellieri) fino al Tevere. Qui si può ammirare il ponte Sisto,
costruito per permettere l'attraversamento del Tevere da papa Sisto IV tra il 1473 e il 1479, sul
sito di un più antico ponte romano.
Collega le due rive del fiume fra il quartiere rinascimentale e Trastevere.
Tornati indietro su via dei Pettinari, si gira a sinistra a via Capodiferro sulla quale prospetta Palazzo Spada
Palazzo Spada è famoso soprattutto perché è la sede del Consiglio di Stato. Infatti è stato acquistato, con tutti gli arredi, dallo Stato Italiano nel 1927.
Dal punto di vista artistico è notevolissimo per molti motivi: 1) Ha la più ricca facciata del Cinquecento romano per le decorazioni scultoree in stucco di
stile manieristico (che si ripetono anche nel cortile interno, quello che si vede sempre nei TG quando si fa riferimento a sentenze del Consiglio di Stato).
Le sculture sono collocate dentro nicchie circondate da ghirlande di fiori e frutta, grottesche e scene di significato simbolico in bassorilievo.
2) Al suo interno si può ammirare la famosa prospettiva del Borromini. Borromini creò questo capolavoro di trompe-l'oeil (effetto ottico) nell'androne
dell'accesso al cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente ed il pavimento che si alza, generano l'illusione ottica di una galleria lunga 37
metri (mentre è di 8) con una scultura in fondo a un giardino illuminata dal sole, che sembra a grandezza naturale mentre in realtà è alta solo 60 centimetri
3) Racchiude al suo interno la Galleria Spada che contiene importanti pitture del XVI e XVII sec. (Tiziano, Guercino, Parmigianino, Domenichino,
Caravaggio, Rubens ecc.)
PROSPETTIVA DEL BORROMINI
Si può osservare semplicemente entrando nel cortile del Palazzo guardando attraverso un vetro sulla sinistra.
Usciti da Palazzo Spada si giunge a piazza Farnese, una delle piazze più caratteristiche di Roma, dominata dalla mole di
Palazzo Farnese, uno dei monumenti più significativi del Rinascimento italiano e forse il più bel Palazzo romano, oggi sede
dell’Ambasciata francese (i Francesi dicono che questa è la più bella ambasciata del mondo).
Il progetto originario del Palazzo si deve ad Antonio da Sangallo il Giovane, per incarico del cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III). I lavori,
iniziati nel 1514, si interruppero per il sacco di Roma nel 1527 e furono ripresi nel 1541, dopo l'ascesa al papato del cardinal Farnese, con modifiche al
progetto originario. Dopo la morte del Sangallo nel 1546, i lavori furono proseguiti sotto la direzione di Michelangelo: a lui sembra doversi il cornicione che
delimita superiormente la facciata, il balcone sopra il portale centrale con il grande stemma e il completamento di gran parte del cortile interno. Al centro
della piazza vi sono due fontane del XVII secolo: il marmo utilizzato per costruire queste fontane appartiene alle Terme di Caracalla. Le fontane sono
decorate con il simbolo del Gigli, l'emblema della famiglia romana Farnese.
Piantina della zona visitata in questo itinerario
PALAZZO FARNESE
Nelle vicinanze di Piazza Farnese si può godere della vista e dei rumori del mercatino di Campo dei Fiori. Il mercato chiude
alle 2 del pomeriggio, dopodiché c'è una grande operazione di pulizia da parte degli operatori ecologici per preparare la piazza
per la serata e le per gli eventi notturni.
Sulla destra del palazzo che si vede al centro della foto (sull’angolo sinistro del quale c’è un forno dove si può gustare la tipica
“pizza bianca” di Roma) inizia Via del Pellegrino. Fatti pochi metri, a sinistra si apre l’Arco degli Acetari che immette in una
piccola corte chiusa su tutti i lati da case, che seppure piuttosto alterate, conservano un carattere fortemente medioevale
denunciato sia dalla presenza di scale esterne sia dall'uso di elementi di spoglio.
1 L’Arco degli Acetari
2 La piccola corte chiusa, angolo pittoresco di una Roma sparita 3 Campo de’ Fiori con il mercato
1
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CURIOSITA’
All’angolo tra piazza Campo de’ Fiori e via dei Cappellari (sulla sinistra del palazzo già menzionato nella foto della piazza di due
pagine fa), al n. 13 del vicolo del Gallo, si trova la porta di entrata di una delle più famose locande del primo 500, di proprietà di
Vannozza Catanei, l’amante del papa Alessandro VI Borgia e padre di tre suoi figli (tra cui i famosi Cesare Borgia e Lucrezia Borgia).
Terminata la sua relazione con il papa, la donna mise a frutto il denaro che aveva accumulato investendo nel settore che oggi
chiameremmo alberghiero acquistando almeno 4 locande, tra cui questa chiamata Osteria della Vacca
Quando nel 1503 papa Alessandro VI morì, la donna cadde in disgrazia e fu costretta a cedere le sue proprietà a dei prestanome. Nel
1513, calmatesi le acque, Vannozza rientrò in pieno possesso delle sue proprietà ed ebbe la sfacciataggine di porre sulla porta di
entrata dell’Osteria della Vacca un suo stemma sul quale comparivano anche gli emblemi del suo terzo marito e quello del defunto
pontefice.
L’entrata dell’Osteria della Vacca
Lo stemma di Vannozza Catanei (con quello del papa!)
PALAZZO DELLA CANCELLERIA
Il palazzo della Cancelleria, costruito tra il 1485 ed il 1513, è un eccellente esempio di architettura del primo Rinascimento: è stato infatti il primo palazzo a
Roma ad essere costruito ex-novo in stile rinascimentale.
A lungo ritenuto per intero opera del Bramante, oggi si ritiene più probabile che il progetto complessivo del Palazzo sia da attribuire ad Andrea Bregno che
pochi anni prima aveva eseguito le tombe dei cardinali Cristoforo e Domenico ospitate nella chiesa di Santa Maria del Popolo.
Il Bramante avrebbe contribuito all'impianto del Palazzo della Cancelleria con la definizione di alcuni prospetti della facciata ed i progetti del cortile e della
chiesa interni. Sicuramente del Bramante è lo splendido chiostro.
Il Palazzo oggi accoglie la Cancelleria Apostolica con il tribunale della Sacra Rota godendo del diritto di extraterritorialità riconosciuto con i Patti
Lateranensi alla Chiesa per alcune residenze lontane dalla Città del Vaticano.
Da piazza S. Pantaleo, su Corso Vittorio Emanuele, si giunge a piazza Navona.
PIAZZA NAVONA
VEDUTA D’INSIEME
PIAZZA NAVONA
CHIESA DI S. AGNESE IN AGONE DEL BORROMINI
PIAZZA NAVONA
Vedi foto
Costituisce uno dei più famosi e spettacolari scenari della Roma barocca, una delle piazze più romane, certamente la più pittoresca, oltre che un vero
palinsesto architettonico.
La sua forma e le sue dimensioni sono esattamente quelle dello stadio di Domiziano (I sec. D. C.) sopra il quale sorge.
Infatti la forma allungata con un lato curvo è per l’appunto quella degli stadi e dei circhi dell’antica Roma.
A metà delle piazza sulla destra (dal lato opposto della chiesa) possiamo vedere le rovine delle sottostrutture dello stadio di Domiziano
Fino alla fine del ‘400 c’erano ancora le rovine dello stadio con le sue gradinate. Sotto il papa Sisto IV (1471 – 1484) fu lastricata l’arena e furono abbattute
le gradinate al posto delle quali furono costruite osterie e taverne.
Fu però nella metà del ‘600 che assunse il suo aspetto attuale grazie al papa Innocenzo X (1644-1655) che volle farne un monumento del suo pontificato. E’
stata sempre una delle piazze preferite dei Romani. Basterà citare questi versi di G. G. Belli
Cuesta nun è una piazza, è una campaggna,
Un treàto, una fiera, un'allegria.
CHIESA DI S. AGNESE IN AGONE DEL BORROMINI
E’ stata costruita sul luogo dove la tredicenne santa subì il martirio (la tomba delle santa non si trova qui ma sulla via Nomentana)
Nella cripta sotto la chiesa esistono ancora frammenti della pavimentazione romana e resti delle strutture dello stadio di Domiziano.
La chiesa è opera del Borromini e di Girolamo e Carlo Rainaldi (G. Rainaldi fece il progetto iniziale che fu notevolmente modificato dal Borromini; C.
Rainaldi, figlio di Girolamo, ultimò i lavori). Si deve però esclusivamente al Borromini l’effetto della splendida facciata concava, dei suoi campanili e della
cupola che gravita sull’insieme.
L’interno è a pianta centrale ed è dominato dalla cupola decorata con un immenso vorticoso affresco di Ciro Ferri (autore poco conosciuto ma della scuola di
Pietro da Cortona, il più grande artista del barocco romano dopo Bernini e Borromini). L’elemento più singolare della chiesa è dato dai grandi altari a rilievo,
in marmo bianco; veri e propri quadri scolpiti.
FONTANA DEI 4 FIUMI
E’ la più bella e famosa delle tre mostre d’acqua disposte lungo la linea mediana della piazza. In un primo momento Innocenzo X affidò l’incarico al
Borromini ma gli preferì il Bernini rimanendo affascinato dal bozzetto in terracotta (secondo altri in argento) che il Bernini gli presentò (il Borromini,
invece, come suo progetto, portò un semplice disegno dell'obelisco dal cui basamento quattro mascheroni gettavano acqua in una semplice vasca).
Fu interamente progettata dal Bernini che però non fu il solo ad eseguirla Secondo una tradizione abbastanza accreditata diede gli ultimi ritocchi alle rocce
(Bernini era un maestro nella rappresentazione delle rocce e dei panneggi) ed eseguì interamente il palmizio e il cavallo. Come dice il nome rappresenta i
fiumi più lunghi dei 4 continenti allora conosciuti: il Danubio, il Nilo, il Gange ed il Rio della Plata (oggi sappiamo che in realtà il più lungo fiume
americano è il Rio delle Amazzoni). In mezzo al bacino sorge il basamento a scogliera sormontato da un obelisco di tipo egiziano, imitazione romana
dell’età di Domiziano, proveniente da circo di Massenzio. Agli angoli del basamento ( = i 4 angoli del mondo allora conosciuto) siedono le personificazioni
dei 4 fiumi (la figura del Nilo ha il volto coperto perché in quell’epoca non se ne conoscevano le sorgenti). Queste figure umane sono anche contraddistinte
da emblemi: il leone è il simbolo del Nilo, il cavallo del Danubio, un mucchio di monete e un animale mostruoso (il tatù, una specie di armadillo)
rappresentano il Rio della Plata (indicano rispettivamente la ricchezza del Nuovo Mondo e l’esistenza di una fauna ancora poco conosciuta e diversa da
quella occidentale), un lungo remo sta ad indicare la navigabilità del Gange.
Secondo alcuni le monete riferibili al Rio della Plata simbolizzano il colore argentino delle sue acque (dallo spagnolo plata = argento).
La potenza di Innocenzo X è rappresentata con due grandi stemmi posti sul basamento dell'obelisco. La colomba in bronzo, al vertice della fontana, è il
simbolo sia dell'opera pacificatrice della Chiesa nel mondo, sia della famiglia del Pontefice che volle il monumento: i Pamphili (infatti nello stemma dei
Pamphili c’è una colomba).
CURIOSITA’ Secondo una tradizione popolare il Rio della Plata avrebbe la mano alzata per ripararsi dal crollo della facciata della Chiesa di Sant'Agnese
in Agone mentre il Nilo avrebbe il capo velato, non per alludere al fatto che ancora fossero ignoti i luoghi delle sue sorgenti, ma per il rifiuto di vedere
l'opera del Borromini; allo stesso modo gli abitanti di Roma vedono nel gesto di Sant'Agnese (statua posta sulla facciata della chiesa), che si tocca il petto
con la mano, l'assicurazione che il Borromini stesso volle dare circa il fatto che la sua chiesa non sarebbe caduta.
FONTANA DEL MORO
La “Fontana del Moro, tra le più antiche fontane rinascimentali di Roma, si trova sul lato meridionale (quello rettilineo) della piazza. Fu creata da Giacomo
della Porta nel 1575. La figura centrale del Moro che sorregge il delfino è però del Bernini; i tritoni tutt’intorno sono copie di quelli originali del Della Porta
(che sono conservati nella fontana del laghetto di Villa Borghese).
Qualcuno spiega le fattezze esotiche del Moro (che sembra appunto un africano etiope) con il fatto che il Bernini aveva conosciuto personalmente
l’ambasciatore che il re del Congo aveva inviato a Roma e che era morto a Roma poco tempo dopo il suo arrivo.
FONTANA DEL NETTUNO
La Fontana del Nettuno è la fontana che si trova all’estremità settentrionale (quella curva) della piazza.
Il bacino e la vasca polilobata sono del Della Porta (1576). Rimase disadorna finché nel 1878, per simmetria con quella del Moro, non vi furono collocate
due sculture (Putti, Nereidi e cavalli marini e Nettuno che lotta con una piovra; quest’ultima diede il nome alla fontana).
PALAZZO PAMPHILI
Eretto da Girolamo Rainaldi nel 1644-50 per la famiglia del papa Innocenzo X, è oggi sede dell’ambasciata del Brasile.
FONTANA DEI 4 FIUMI A PIAZZA NAVONA (G. LORENZO BERNINI)
FONTANA DEL NETTUNO
FONTANA DEL MORO
IL PANTHEON
IL PANTHEON VISTO DALL’ALTO
Il Pantheon (27 a. C.) è di gran lunga il più importante tempio di tutta l'antichità (il Partenone, l’altro grande
tempio, il più importante del mondo greco, non è ben conservato come il Pantheon e da tempo non svolge altra
funzione che quella turistica).
Il Pantheon, perfettamente inserito nel tessuto urbano di Roma, è definito da molti il monumento dei primati.
Infatti:
1) è il tempio meglio conservato dell'antichità
2) ha la cupola con il diametro maggiore della storia dell'architettura di ogni tempo e paese (43,30 m. contro i 42
della cupola di S. Pietro)
3) è l'unico edificio dell'antichità ad aver conservato ininterrottamente per 2000 anni la stessa funzione
(religiosa) per cui fu costruito.
4) è l'opera architettonica più copiata e imitata al mondo nel corso dei secoli. Ad essa si ispirarono Andrea
Palladio per le sue ville venete, gli architetti georgiani per le loro ville nel sud degli Stati Uniti, gli architetti
neoclassici e molti altri. Le chiese di S. Carlo al Corso a Milano, della Madeleine a Parigi, della Gran Madre di
Dio a Torino, di S. Francesco di Paola a Napoli ricalcano direttamente il modello del Pantheon.
Al suo interno si trovano la tomba di Raffaello e quelle dei re d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I.
INTERNO DEL PANTHEON
Tomba di Raffaello nel Pantheon con la famosa epigrafe del Bembo: “Ille hic est Raffaello
Sanzio, timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori”
(Qui giace quel Raffaello dal quale, vivo, la gran madre di tutte le cose – la natura – temette di
essere vinta e, lui morto, di morire.
PIAZZA S. IGNAZIO
A piazza S. Ignazio da notare la pittoresca e vivace scenografia rococò dei tre palazzetti del Raguzzini
(costruiti nel 1727-28) che costituiscono la più geniale manifestazione dello stile rococò a Roma. Sono ad
andamento curvilineo e simulano la scena di un teatro (da segnalare i balconcini in ferro battuto): è bella
soprattutto di sera quando dà l’idea delle quinte di un teatro e quasi ci aspettiamo di veder uscire i personaggi.
PALAZZETTI DEL RAGUZZINI A PIAZZA S. IGNAZIO
(manca la veduta d’insieme)
CHIESA DI S. IGNAZIO
S. IGNAZIO: FACCIATA
NELLA PAGINA SEGUENTE INTERNO DI S. IGNAZIO
E’ uno dei più sontuosi esempi di chiesa dell’età barocca.
Fu iniziata nel 1626 sotto la supervisione di Carlo Maderno, pochi anni dopo la canonizzazione di S. Ignazio
(1622) e ultimata nel 1685 (!). L’impianto è quello tipico delle chiese della Controriforma con le sue tre
immense navate. Il barocco rifulge negli affreschi e negli eleganti stucchi ma soprattutto nelle cappelle del
transetto adorne di magnifici altari.
La chiesa è però celebre per 2 motivi:
1) lo straordinario affresco (la gloria di S. Ignazio) che copre l’intera volta, opera di padre Pozzo (si vede nella
foto di pag. 51). E’ famoso per le fantastiche prospettive a trompe l’oeil. E’ sorprendente l’effetto illusionistico
delle colonne dipinte in alto a sinistra rivolgendo lo sguardo verso l’uscita della chiesa con le spalle all’altare:
osservando queste colonne e camminando all’indietro verso l’altare le colonne sembrano muoversi e arrivati nei
pressi dell’altare appaiono posizionate nel senso opposto (non più così //// ma così \\\\)
2) la finta cupola nella zona dell’altare: appena entrati sembra una vera cupola ma avvicinandosi ci si accorge
che è solo dipinta sul soffitto piatto.
S. IGNAZIO: LA FINTA CUPOLA