Tormalina apoteosi del colore

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Tormalina apoteosi del colore
Tormalina, apoteosi del colore
Una delle poche gemme che non può essere sintetizzata in laboratorio
scritto da Alberto Scarani, Paolo Minieri | 27 gennaio 2011 |
Cosa vi viene in mente se dico Paraiba? Probabilmente solo fino a qualche anno fa molti avrebbero
pensato ad un nuovo cocktail caraibico, oggigiorno saranno pochissimi tra di voi quelli a cui questo
nome non farà venire subito in mente la splendida tormalina varietà elbaite contenente un alto
tasso di rame che dal 1982 viene estratta nei dintorni di Sao Jose’ da Batalha, stato del Paraiba,
appunto.
Il boom commerciale di questa splendida tormalina che, nella tonalità maggiormente apprezzata
esibisce un azzurro elettrico molto intenso è stato talmente improvviso ed inarrestabile da far
schizzare le quotazioni a vette una volta impensate anche per gemme tradizionalmente più
blasonate: una gemma di 3 carati di ottima qualita’ può oggi spuntare 3000 dollari per carato
e più.
Questo fenomeno commerciale piuttosto inconsueto e la possibilità di disporre di materiale dei toni
cromatici più disparati sono tra i fattori alla base della rapidissima diffusione della tormalina come
gemma tra le più apprezzate al giorno d’oggi. Il mercato è costantemente alla continua ricerca di
gemme che possano soddisfare le più svariate esigenze cromatiche dell’esercito di designer che
giornalmente si combattono sull’aspro terreno della concorrenza, in molti casi ci si spinge oltre il
limite proponendo materiali che non hanno caratteristiche di durevolezza e stabilità adeguate ad un
uso quotidiano del gioiello e non stupisce che, grazie anche alla disponibilità di più di 100 toni
di colore la tormalina stia caratterizzandosi come una delle più apprezzate opportunità per gli
operatori di disporre di una pietra versatilissima da molti punti di vista.
In più, fatto salvo il caso della sunnominata paraiba, le quotazioni di cristalli anche relativamente
grandi sono tutto sommato abbordabili. Particolarmente apprezzata la varietà rubellite che,
grazie all’ampia disponibilità di toni che vanno dal rosa al rosso vivo ha trovato immediatamente
una sua stabile collocazione di mercato. Similmente ad altre gemme meno “tradizionali” anche la
tormalina sta faticando un pò ad imporsi sul nostro mercato, principalmente a causa della clientela
italiana, tendenzialmente molto conservativa quando si tratta di colore. Fortunatamente a dar
manforte ai pochissimi piccoli operatori che stoicamente si sforzano di educare gli acquirenti ad
apprezzare anche altre pietre che non siano i soliti rubino, smeraldo e zaffiro, giungono alcuni
grandi marchi da sempre alle prese con la spasmodica concorrenza resa recentemente ancor più dura
dal fenomeno della globalizzazione.
E allora anche il cliente che maggiormente si fa influenzare dalle scelte dei brand di
riferimento inizia a prendere coscienza che una splendida cromo tormalina può rivaleggiare
dal punto di vista dell’aspetto con uno smeraldo di buona qualità. Il successo crescente si deve
anche in parte alle caratteristiche fisiche e di resistenza della tormalina che grazie al buon grado di
durezza e stabilità consente alle maestranze coinvolte nella creazione del gioiello una maggior
versatilità di utilizzo. Parlare di quotazione della tormalina è praticamente un nonsenso, grazie
infatti alla sterminata varietà di materiale disponibile i prezzi possono variare da pochi euro alle
decine di migliaia per carato richiesti (e pagati) per le paraiba più belle; esclusi gli estremi
tuttavia, per le pietre più comunemente apprezzate ed utilizzate si pagano mediamente dai 30-40 ai
2-300 euro per carato.
Carta d’identità della Tormalina
La Tormalina è una vasta famiglia di borosilicati complessi che, grazie alla presenza di numerosi
elementi in tracce può esibire il più ampio spettro di colorazioni disponibili in ambito
gemmologico. Cristallizza nel sistema trigonale e delle diverse specie facenti parte del gruppo
l’elbaite è quella senz’altro di maggior importanza, ad essa appartengono infatti la stragrande
maggioranza delle tormaline qualità gemma. Tra le varietà più apprezzate ricordiamo la
Rubellite, di colore rosso o rosa (a causa del Ferro e del Manganese), l’Indicolite, di colore blu (a
causa del ferro), la Verdelite, di colore verde (a causa del Ferro e del Titanio), La Paraiba, dalle
accese colorazioni azzurre (a causa del Rame e del Manganese). Si tratta di un minerale
birifrangente con indici di rifrazione di 1,620 e 1,640 che però possono variare tra pietre di colori
differenti; la birifrangenza, solitamente attorno a 0,019, ma che può assumere valori tra 0,014 e
0,039 è sufficiente per consentire l’osservazione dello sdoppiamento delle faccette anche con la sola
lente a 10 ingrandimenti.
Ha un peso specifico medio di 3,05, lucentezza vitrea e Il fattore di durezza Mohs di 7.5 ne
consente un vastissimo utilizzo in gioielleria. Altra caratteristica peculiare del minerale è la
piroelettricità che si manifesta ingenerando carica elettrica a seguito riscaldamento o anche a
seguito di un semplice sfregamento (piezoelettricità). Gli olandesi, che introdussero per primi la
tormalina in Europa conoscevano già questa sua caratteristica prima che venissero condotti studi
scientifici a riguardo e se ne servivano per “aspirare” la cenere dalle pipe. Un’altra peculiarità
piuttosto comune è quella di esibire differenti colorazioni nel medesimo cristallo, molto diffuse
sono le tormaline a 2 o 3 colori, una delle più conosciute ed apprezzate è la cosiddetta varietà
“watermelon” che, tagliata perpendicolarmente all’asse C in fette più o meno spesse ricorda la
caratteristica colorazione del cocomero. Grazie al suo dicroismo sottili strati di tormalina scura
venivano anticamente utilizzati come filtri polarizzatori. I giacimenti di tormalina sono diffusi in
tutto il mondo, persino in Italia (il nome elbaite deriva per l’appunto dall’isola d’Elba dove fu
scoperta nel 1913); la fonte storicamente più antica è lo Sri-Lanka, da cui proviene il nome che
dal singalese “Tura mali” si traduce in “pietra dai colori misti”, di particolare importanza le
miniere brasiliane ed africane (Nigeria, Zimbabwe, Kenya, Tanzania, Mozambico, Sud Africa e
Madagascar) da cui recentemente proviene un flusso veramente consistente di materiale di ottima
qualità, vanno ricordate inoltre le miniere afgane, pakistane, australiane, cinesi, quelle canadesi (in
attività dal 1994) ed anche le statunitensi, situate principalmente nel Maine ed in California.
Trattamenti
Fortunatamente a tutt’oggi la tormalina è una delle poche gemme che non è ancora stato
possibile sintetizzare in laboratorio. Il trattamento più comunemente diffuso è il riscaldamento
effettuato a temperature piuttosto basse se paragonate a quelle raggiunte nel caso del corindone, di
solito mai oltre i 700° C. Il risultato è un generale schiarimento della gemma che consente di
ottenere materiale molto attraente da cristalli grezzi troppo scuri e di basso valore commerciale. A
causa delle temperature non molto elevate che raramente producono modificazioni morfologiche
delle inclusioni, gli effetti del riscaldamento sono difficilmente osservabili al microscopio. Più
recentemente si sono riscontrati trattamenti per irraggiamento nelle rubelliti e indicoliti, meno
frequentemente in gemme dalle tonalità giallo/arancio. In alcuni casi, per gemme di minor valore
ci si può imbattere in materiale trattato per impregnazione ed infiltrazione con sostanze
colorate. Per quanto riguarda il mercato, tormaline riscaldate ed irraggiate sono in realtà la
maggioranza e non sembra che a tutt’oggi, anche a causa dei rilevanti costi di certificazione la loro
separazione dal materiale non trattato sia commercialmente rilevante; diverso il caso del materiale
tinto o impregnato, l’instabilità di questi trattamenti ha incontrato una certa diffidenza nei
tradizionali canali commerciali.
Bruce A. Fry
La collezione Bruce A. Fry
Ne sono passati di anni dal 1962, quando nella mente di Bruce Fry, tagliatore professionista,
inziò ad insinuarsi un’ossessione: possedere un campione di ogni singola tonalità disponibile
di tormalina, a cominciare dalle più inusuali e meno diffuse… all’epoca. Da allora non si è più
fermato: per decenni ha instancabilmente cercato, acquistato e personalmente tagliato cristalli grezzi
di tormalina provenienti da ogni angolo del pianeta, è stato uno dei primi professionisti a rendersi
conto delle straordinarie potenzialità dell’elbaite contenente tracce di rame, o “copper bearing” che
solo anni dopo irromperà nell’olimpo con il nome di Paraiba. E ancor oggi, nonostante quasi mezzo
secolo sia trascorso e la sua collezione conti ormai più di mille straordinari esemplari quel sacro
fuoco è ben lungi dall’essersi spento. “Ho tagliato ogni pietra privilegiando le corrette proporzioni
in modo consentire la miglior resa del colore possibile. La collezione è un contributo a questa
gemma affascinante che ha ancora molto da dire, fortunatamente gli ultimi giacimenti africani
stanno producendo cristalli eccezionali e spero proprio che sempre più persone potranno
apprezzarne la straordinaria bellezza”. Gli splendidi esemplari che fanno da sfondo a questo
articolo rappresentano approssimativamente un decimo dalla sua collezione (Foto: Jeffrey R.
Smith).
Due esemplari di toramlina bicolore, rispettivamente di 1,85 e 3,16 ct. Minas Gerais, Brasile (foto
Barbara Voltaire
Tormalina rubelite africana di 3,11 ct. Prima (sopra) e dopo (sotto) il trattamento termico.. Il
campione è stato tagliato e fotografato da Peter Torraca® (www.torraca.net)
Tormalina watermelon, fetta tagliata dal cristallo grezzo perpendicolarmente all’asse C. Notare la
distribuzione concentrica del colore e la caratteristica sezione che ricorda il Triangolo di Reuleaux
(Foto Barbra Voltaire – www.gemologyonline.com).