UMBRIA La ceramica a vetrina pesante rinvenuta nel Palazzo

Transcript

UMBRIA La ceramica a vetrina pesante rinvenuta nel Palazzo
UMBRIA
La ceramica a vetrina pesante rinvenuta nel Palazzo Ducale di Gubbio (PG) (* )
Il materiale presentato è stato rinvenuto durante l'indagine archeologica effettuata nel Palazzo
Ducale di Gubbio (PG) negli anni 1986-1988.
Lo scavo, attualmente in corso di studio, ha messo in luce strutture insediative riferibili ai
seguente periodi:
Periodo 1 — Fine X-XII secolo. Periodo precedente all'urbanizzazione programmata dall'area,
a cui si possono attribuire una capanna in legno, successivamente ricostruita con tecnica mista (base di
muratura, alzati di legno) ed alcuni focolari in pietra.
Periodo 2 — Fine XII-inizi XIV secolo. Vede lo spostamento del centro urbano verso il Monte
Ingino e la creazione e la vita del centro monumentale della città comunale (Palazzo e piazza del
Comune, Cattedrale). Lo scavo ha messo in luce alcuni ambienti degli edifici civili.
Periodo 3 — XIV secolo. Si verifica un cambiamento nell'utilizzazione delle strutture comunali,
in seguito alla costruzione di un nuovo centro civico più a valle, decretata nel 1312 (Palazzo del Popolo,
palazzo del Podestà e piazza Pensile). Uno degli ambienti individuati nell'area di scavo viene
trasformato, in questo periodo, in cisterna.
Periodo 4 — XV secolo. Viene costruito il Palazzo Ducale (1476-1480), attribuito all'architetto
senese Franceso di Giorgio Martini, e commissionato da Federico da Montefeltro. Il nuovo palazzo
ingloba e oblitera in gran parte le strutture precedenti1 . [319]
La ceramica a vetrina pesante è interamente attribuibile al periodo 1.
I frammenti più antichi, con superficie interamente invetriata (gruppo 1, Figg. 1 e 2), sono
pertinenti alla fase che vede il consolidamento delle strutture abitative con elementi parzialmente
realizzati in muratura.
Gli altri reperti, a vetrina sparsa (gruppi 2 e 3, Figg. 3-5), appartengono ad una fase più tarda,
che prelude ad un breve periodo di abbandono del sito prima dell'urbanizzazione dell'intera area.
Si tratta di una presenza quantitativamente non rilevante. In alcuni casi i frammenti di invetriata
rappresentano, nello strato di provenienza, gli unici ritrovamenti.
Il materiale è stato diviso in tre gruppi secondo il tipo di vetrina e le caratteristiche dell'impasto,
su cui sono state effettuate le analisi mineralogiche.
La datazione si basa essenzialmente sui dati stratigrafici, non disponendo di elementi
morfologici e di confronto sufficienti per dedurre cronologie su base tipologica.
GRUPPO 1 (analisi 44)
I1 gruppo comprende tre frammenti di forma chiusa, non ricostruibile: un fondo piano (Fig. 1),
un'ansa a nastro (Fig. 2), una parete.
L'invetriatura è di colore verde oliva, di medio spessore, lucida, con numerosi “crateri”, stesa abbastanza
uniformemente sulla superficie esterna. Sull'ansa c'è una piccola zona nuda provocata dal ritiro della
vetrina in cottura. Sulle superfici interne sono visibili poche tracce puntiformi di invetriatura.
Impasto depurato, con frattura irregolare, color arancio. L'analisi mineralogica rivela la presenza di
materiale vulcanico, che orienta le ipotesi di provenienza verso la media valle del Tevere. Anche se non
si può escludere la produzione romana, questa non sembra essere confermata dai pochi elementi
morfologici e tecnici rilevabili dai frammenti analizzati.
Unici rinvenimenti fittili del contesto di provenienza, questi reperti possono essere datati su base
stratigrafica tra il X e l'XI secolo.
GRUPPO 2 (analisi 43)
Due frammenti di forma chiusa, non ricostruibile: un orlo con attacco di parete (Fig. 3) e u n
fondo. L'orlo è assottigliato, con due linee di tornio in rilievo sulla superficie esterna. All'attacco del
*
Indagini Archeologiche in occasione delle operazioni di restauro-Direzione dei lavori di restauro: Giovanni Venturini
(Soprintendenza BB.AA.AA.AA.SS. di Perugia). Direzione scientifica delle indagini archeologiche: Dorica Manconi
(Soprintendenza Archeologica dell'Umbria). Realizzazione dello scavo: Manuela Bernardi, Luana Cenciaioli
(Soprintendenza Archeologica dell'Umbria).
1
Sulle indagini archeologiche precedentemente effettuate vedi: VENTURINI 1980, pp. 70-75 e MARTINES 1977, pp.
89-110. Sull’urbanistica medievale della città vedi COSTANTINI 1970, pp. 53-73 e MICALIZZI 1988.
collo sono visibili tracce di invettiatura trasparente lucida, sottile, che ricoprono una superficie piuttosto
limitata. il fondo è piano, con piccole gocce di invetriatura sulla parete esterna. [320]
Impasto depurato, con frattura netta, color arancio chiaro.
Dalle analisi mineralogiche dell'impasto risulta una certa analogia con prodotti dell'area sabina, anche se
non si può escludere una produzione locale. I materiali possono essere datati al XII secolo.
GRUPPO 3 (analisi 45)
Due frammenti di parete pertinenti a forma chiusa non ricostruibile, probabilmente appartenenti
alla zona di massima espansione di un corpo biconico. Invetriatura verde oliva chiaro, applicata a
macchie, con numerosi “crateri”, sulla superficie esterna.
Impasto abbastanza depurato, con frattura netta, color beige-arancio.
L'analisi mineralogica dell'impasto rivela, anche in questo caso, la presenza di materiale vulcanico,
probabilmente proveniente da una zona situata nell'Appennino laziale.
I frammenti appartengono ad un contesto stratigrafico databile al XII secolo, in cui la ceramica a vetrina sparsa
rappresenta il 16% dei reperti fittili.
Si segnalano, infine, tre frammenti contigui di fondo piano (Fig. 4) ed un frammento di orlo arrotondato con
attacco di ansa a nastro (Fig. 5) pertinenti ad un anforaceo, che hanno labilissime tracce puntiformi di invetriatura,
probabilmente non intenzionale.
L'impasto, non sottoposto ad analisi microscopiche, sembra affine a quello del gruppo 3. La quantità
così limitata di vetrina ha reso impossibile un confronto attendibile con le coperture degli altri reperti
esaminati. [321]
Le attestazioni di vetrina pesante in Umbria, se si eccettuano i boccali di Todi segnalati da
Whitehouse2 , sono sinora praticamente inesistenti. I reperti di Gubbio, a causa della mancanza di
elementi di confronto, non consentono l'elaborazione di dati quantitativi sulla diffusione di questa
classe ceramica, né in ambito urbano, dove la povertà complessiva dei reperti riferibili al periodo 1
falserebbe i dati percentuali, né tantomeno in ambito territoriale, dove non sono documentate presenze
di invetriata.
Le analisi mineralogiche degli impasti sembrano indicare una prevalente importazione dei
manufatti da zone laziali che dall'alto medioevo risultano in contatto con Gubbio tramite due itinerari
principali: quello della via Flaminia, a cui il suo territorio si collegava presso Scheggia, e quello che,
tramite un'arteria secondaria, univa Gubbio a Perugia e quindi alla via Amerina.
2
Cfr. WHITEHOUSE 1980, p. 71
Dalla fine del XII secolo, invece, tali contatti sembrano ridursi drasticamente poiché Gubbio,
violentemente contrastata nelle zone meridionali del suo territorio da Perugia, dirige i suoi interessi
verso le Marche3 .
MANUELA BERNARDI
Bibliografia
F. COSTANTINI, 1970, Ipotesi sulla topografia dell'antica Gubbio, “Atti e memorie delI'Accademia
Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria””, XXXV, pp. 53-73.
G. MARTINES, 1977, Il Palazzo Ducale di Gubbio: un brano sepolto della città medioevale,
un'ipotesi per Francesco di Giorgio, “Ricerche di Storia dell'Arte”, 6, pp. 89-110.
P. MICALIZZI, 1988, Storia dell'Architettura e dell'Urbanistica di Gubbio, Roma.
G. VENTURINI, 1980, Il Palazzo Ducale di Gubbio—riscoperta di antiche strutture urbane,
“Ricerche di Storia dell'Arte”, 11, pp. 70-75.
D. WHITEHOUSE, 1980, Medioeval pottery in Italy: the present state of research, in La ceramique
médiévale en Méditerranée Occidentale, Paris, pp. 75-81. [322]
3
Sulla viabilità medievale nel terrirorio di Gubbio vedi MICHELIZZI 1988.