Il reggae e la Giamaica

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Il reggae e la Giamaica
Il reggae e la Giamaica: da una piccola nazione una musica universale
Sabato 30 Luglio 2011 10:45
I ‘Rasta’ con i loro capelli lunghi a treccine (dreadlocks), il mare e la natura della Giamaic
a, le tante diverse tendenze di un sound e di una filosofia di vita difficile da descrivere: il
reggae è molto più di questo!
di Livia Rocco
La musica reggae, prima di ogni altra cosa, trasmette una sensazione di libertà, e la sua forza
sta in una misteriosa semplicità: un ritmo lento ma non troppo, ripetitivo ma non troppo, che
riecheggia suoni africani trasformandoli in qualcosa di originale…qualcosa che fa muovere i
piedi da soli, che fa ondeggiare o saltare, non importa come. Il Reggae è così: irresistibile
eppure non codificato in passi di danza…ognuno lo balla o lo ascolta come vuole, magari anche
rimanendo immobile!
Il reggae e …la libertà
Ma il reggae è anche altro: è espressione del movimento religioso rastafari, e più in generale
della voglia di giustizia, di pace e di libertà dei…cittadini del mondo che vivono in condizioni
difficili. Il messaggio inviato tramite questa musica parla spesso di povertà e diritti umani,
perché il reggae sostiene la lotta contro ogni forma di oppressione. E’ uno dei motivi per cui
questo sound ha attecchito anche in
Italia
, specialmente nel sud ma non solo, dove tanti gruppi o singoli artisti lo hanno reinterpretato
adattandolo alla propria realtà (tra gli altri
Sud Sound System
,
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Radici nel cemento
), mentre ormai non si contano più i grandi musicisti pop che hanno inciso almeno un brano
‘reggae’: da David Bowie a Eric Clapton, per citarne solo alcuni.
Come molti altri tipi di musica, il raggae è in continua evoluzione, ma ancora oggi questo sound
ruota intorno a due forze trainanti: la religione rastafari e Bob Marley (nella foto), l’icona –
indistruttibile e più viva che mai dopo la morte nel 1981, all’età di 36 anni - che lo ha fatto
conoscere al mondo. Negli anni settanta, quando gli artisti reggae cominciarono a convertirsti
al rastafarianesimo, gli elementi tipici afro-giamaicani divennero centrali come simbolo d'identità
e
orgoglio. Bob Marley & The Wailers hanno diffuso più di ogni altro questa religione o ‘filosofia’
(che prevede anche l’uso di marijuana), facendo emergere il
roots reggae
un ritorno alla meravigliosa essenzialità delle radici africane.
Reggae e ‘rasta’
Così il reggae è per definizione la musica dei rastafari, e anche se la religione ‘rasta’ si è
sviluppata molto prima della nascita del raggae (negli anni Trenta), questo sound ha giocato un
ruolo fondamentale nella diffusione della cultura Rasta a partire dagli anni Ottanta. Il
rastafarianesimo è un movimento spirituale e culturale, nato su ispirazione della fede religiosa
ortodossa etiope, e in particolare dell’ ‘etiopismo’ predicato dal leader Marcus Garvey. Il nome
deriva da
Ras Tafari
, l'imperatore che salì al trono d'Etiopia nel 1930 con il nome di
Hailé Selassié I
e con il titolo di Re dei Re (
Negus Neghesti
). Dopo il suo esilio volontario, dovuto all'invasione italiana dell'Etiopia, e il rientro in patria
cinque anni dopo, alcuni credenti riconobbero in lui il
Cristo
nella sua “seconda venuta”, essendo diretto discendente della Tribù di Giuda che affonda le sue
radici nell'incontro tra Re Salomone (figlio di Davide) e la regina di Saba. Per i seguaci del
rastafarianesimo, quindi, l’Etiopia rappresenta la terra promessa, il ritorno del popolo nero
sparso nel mondo alla terra d’origine, e Selassiè è il messia portatore di questo messaggio.
Marley stesso ha spiegato molto chiaramente la sua missione: “
il mio compito è di far rimanere vivo e diffondere nel mondo il messaggio di Marcus Garvey.
Voglio muovere il cuore di ogni uomo nero perché tutti gli uomini neri sparsi nel mondo si
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rendano conto che il tempo è arrivato, ora, adesso, oggi, per liberare l'Africa e gli africani.
Uomini neri di tutto il mondo, unitevi come in un corpo solo e ribellatevi:
l'Africa è nostra, è la vostra terra, la nostra patria ...Ribellatevi al mondo corrotto di Babilonia,
emancipate la vostra razza, riconquistate la vostra terra!
”.
Il reggae oggi
L'influenza di Bob Marley è ancora forte, e almeno due dei suoi tredici figli oggi contribuiscono
non poco a mantenere viva la sua eredità musicale: il più famoso è Ziggy Marley, quest’estate
in tournée mondiale con tappa a Bologna. Tra i membri originari del famoso gruppo dei
Wailers
(nato negli anni sessanta), oltre a Marley c’era anche
Peter Tosh
, altra grande icona del reggae prematuramente scomparsa nel 1987. Il gruppo divenne famoso
durante i primi anni 70 per poi sciogliersi, e Bob Marley decise poi di proseguire il suo progetto
come "Bob Marley and the Wailers".
Al roots reggae hanno fatto seguito le nuove tendenze degli anni Ottanta come il dancehall e il
ra
ggamuffin
, oggi molto in voga (il
dancehall
, in particolare, si è imposto come fenomeno emergente). Dagli anni Novanta, però, ha trovato
spazio anche un revival del ‘roots’ (‘
new roots
’), con il suo inconfondibile ritmo ipnotico e la sua ‘anima’ africana. Tra i cantanti e musicisti che
oggi ben rappresentano questo filone ‘purista’ c’è il giamaicano
Luciano
, oltre naturalmente alla ormai leggendaria e ineguagliabile band dei
Wailers
, che ancora attrae numerosi fans nei concerti in giro per il mondo, Italia compresa. Sempre tra
i ‘classici’, punta sul raggae ‘puro’ anche
Eddy Grant
, di origine guyanese ma cittadino britannico, che ha inserito nei testi delle sue canzoni
messaggi contro il razzismo e l’apartheid in Sudafrica, mentre più contaminato con il pop
appare il reggae del giamaicano
Gimmy Cliff
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(nella foto), con la sua famosa ‘Reggae night’.
Il Reggae e la Giamaica
Nonostante la sua enorme diffusione in tutto il mondo, Italia compresa, il
reggae rimane un fenomeno strettamente legato alla Giamaica, un Paese che continua a
coltivare e a celebrare questa musica con festival e raduni. Tra questi il Reggae Sumfest ( ww
w.reggaesumfest.com
), che si svolge a luglio a
Montego Bay,
ed è giunto quest’anno alla XIX edizione. Considerato il principale evento mondiale di reggae,
il festival richiama ogni anno oltre 30 mila visitatori ed è sponsorizzato dall’Ufficio del turismo
giamaicano. “
La Giamaica è la culla del reggae, con artisti leggendari come Bob Marley e Jimmy Cliff che ne
segnarono l’inizio
– sottolinea
John Lynch, direttore del Turismo in Giamaica
-.
L’Ufficio del Turismo della Giamaica ogni anno patrocina il Reggae Sumfest perchè sentiamo
che è molto importante sviluppare i generi musicali della Giamaica, strettamente legati alla
nostra cultura. Il reggae si identifica con la Giamaica. Continueremo ad offrire una piattafoma ai
musicisti che coltivano il reggae, e anche ad altri artisti popolari di tutto il mondo
”.
Oltre alla ‘capitale turistica’ Montego Bay, molte altre località di questa splendida isola
caraibica, un tempo colonia britannica, sono legate al reggae. Numerose le serate con musica
dal vivo nei locali delle meravigliose spiagge bianche della costa, tra cui spicca quella
‘mozzafiato’ di
Negril, in alcuni punti molto estesa.
La musica si può ascoltare anche a
Bull Bay
, che ospita il più grande insediamento di Rasta dell’isola (circa 300 persone che ogni giorno
pregano, cantano e suonano).
Poco lontano da Ocho Rios – altra località turistica con resort in riva al mare -
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[email protected]
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www.visitjamaica.com
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www.jtbonline.org)
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