HERMES 2015-16 N. 1
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HERMES 2015-16 N. 1
N°1 SETTEMBREOTTOBRE 20152016 ANNO XXX 3 7 hermes:novità in hermes 8 satira/attualità:LUIGI BRUGNARO 9 ATTUALITà: DA SETTANT’ANNI ONU 10 Direttore: editoriale 4-5-6 scuola:INterviste ai rappresentanti dei rappresentanti di FRANCESCA PAROLIN di marco filippin di ANNAMARIA TESSARIN Lucrezia Angela Volpato(3AS) Vicedirettore: Marco Filippin(3BC) Impaginazione: Leonardo Cattarin (4BSA) Marco Uderzo (3BC) storia:LIBERTà GRAZIE ALLA STORIA di cecilia artuso 11 attualità:tutti hanno un prezzo? Grafica: Samuele Vidale (3AC) di riccardo tessarin 12 cultura:qualcosaltro 13 curiosità:perchè siamo terrorizzati dal silenzio? 14 di elena menon di elena sofia furlan concorsi:il pianeta che vorrei di irene cinel 15mondo:il new england di chiara brunetti 16 17 18 19 curiosità:dracula di giuliano maria cinema:che cosa ci passa per la testa? di beatrice tonietto salute:lunedÌ mi metto a dieta di giorgia parronato videogiochi:counter-strike:Global offensive di m&m 20tv:mamma, da grande farÒ un talent show di sofia fantin 21 ipse dixit e svago Per collaborare scrivete a: [email protected] 2 le storie che amiamo hanno una fine, “Tutte ma è proprio perché finiscono che ne può cominciare un’altra. “ ” Ognuno di noi vorrebbe che nessuna delle storie che ama finisse. Desideriamo sempre che quell’ultima frase, in quell’ultima pagina di quel libro adorato, non segni mai la parola ‘fine’. Speriamo sempre in un sequel, in un altro libro, in un’altra avventura: un viaggio a cui possiamo far parte, immedesimandoci nei protagonisti, immaginandoci le vicende e le epoche tramite un’armoniosa sinfonia di parole e sentimenti. Per ben trent’anni a questa parte, Hermes non ha mai smesso di far parte di noi, di questa scuola. Da quel fatidico 18 Ottobre, Hermes è cambiato, sì, ma sempre in positivo, regalandoci ogni volta un racconto nuovo, avventure diverse, grazie a delle persone accomunate dalla passione di scrivere. Per un anno che in realtà è sembrato così breve, ho avuto l’onore di conoscere Irene Cinel (5CS), l’ex-direttrice di questo giornalino, che ha condiviso con noi la gioia di esprimersi, di lavorare ad un progetto con passione e dedizione, insieme all’ex-vicedirettore Riccardo Tessarin (5BS), l’impaginatore Leonardo Cattarin (5BSA), il grafico Michele Beraldin (5BS), nonché la nostra colonna portante, il sempre presente professor Dellai. E’ un onore per noi tutti poter far parte di questa redazione, essere gli eredi di una lunga tradizione, collaborare tutti insieme all’unisono per uno stesso obiettivo: dedicandovi tempo, mettendovi passione, pensando sempre a qualcosa di nuovo. “La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.” ” Lucrezia Angela Volpato N.1 Settembre-Ottobre 2015 3 intervista ai candidati rappresentanti d’istituto di Laura Sambruna(3AC) ho avuto molte esperienze di vario genere, dall’aiuto all’organizzazione di assemblee fino alla partecipazione attiva alle suddette. Sono in questa scuola da ormai 5 anni e mi sento sicuro nel poter affermare che la conosco molto bene, di conseguenza, so anche come comportarmi per poter ottenere determinati risultati. La voglia di candidarmi mi è venuta circa un anno fa quando, discutendo con degli amici abbiamo sottolineato tutte le cose che vorremmo funzionassero meglio all’interno della scuola, da lì riflettendo su me Perché pensi di essere la stesso e notando di avere alle persona giusta per rappre- spalle quasi tre anni come rapsentare il liceo Brocchi e presentante di classe ho capito cosa ti ha spinto a candi- di essere la persona giusta per coprire questo incarico. darti? A. Penso di essere la persona F. Penso di essere la persona adatta per questa carica perché giusta per rappresentare il liritengo di poter apportare dei ceo Brocchi perché mi è sempre cambiamenti concreti a questa piaciuto lavorare per miglioracomunità che è la nostra scuo- re le cose e perché desidero che ogni singolo studente si senta la. Sono ben cinque anni che la parte attiva della nostra scuofrequento, e sono sempre stato la anche grazie alla presenza di coinvolto nelle attività lega- persone decise ed affidabili nei ruoli di rappresentanza. te al benessere collettivo. Da rappresentato vorrei ora rap- Mi ha spinto a candidarmi inpresentare; infatti, come tut- nanzitutto una grandissima voti possiamo notare, la nostra glia di dare qualcosa in cambio scuola non è perfetta, ma in- per tutto ciò che finora il Liceo sieme possiamo cambiarla per Brocchi mi ha dato, e c’è stato poi il sostegno di tanti che mi renderla un luogo migliore. L. Penso di essere la persona hanno spinto a credere nella adatta a rappresentare la scuo- mia candidatura, vedendomi la perché all’interno di questa adatto a questo ruolo. Inoltre In vista delle prossime elezioni, noi dell’Hermes vi forniamo, come facciamo da anni, un’intervista agli studenti che hanno presentato la candidatura al ruolo di rappresentanti d’istituto: Anas Fakher, Luca Bonaldi (lista 1, Better together: il meglio con voi) , Francesco Guazzo, Kevin Alberti ( lista 2, The Iron List). Purtroppo quest’anno i candidati sono solo quattro, di conseguenza saranno loro i successori di Luca Favero, Elena Perozzo, Nicola Pozzato e Riccardo De Martino, ma nonostante ciò vi proponiamo questa intervista affinché ognuno di voi conosca meglio le persone che lo rappresenteranno durante quest’anno scolastico! 4 non posso nascondere di aver sempre sentito una volontà profonda di cambiare ciò che, con evidenza, da troppi anni al Brocchi continua a non andare. K. Credo che il liceo Brocchi abbia bisogno di essere rappresentato da qualcuno convinto delle proprie idee, che sappia metterle a frutto per aiutare tutti gli studenti e sfruttare le potenzialità di tutto l’istituto, portando a quel cambiamento tanto agognato. Ed io sono convinto di potercela fare. Vedere nel corso degli anni gli studenti smettere di credere in un possibile cambiamento e pensare che la scuola fosse destinata a restare così, senza modificarsi, mi ha fatto capire quanto servisse qualcuno che facesse rinascere quella voglia di cambiare e di migliorare le cose, e in prima persona voglio che questa trasformazione avvenga. Inoltre sono certo che questa esperienza mi aiuterebbe a crescere e mi permetterebbe di rendere il mio impegno meno anonimo ma più attivo per il bene comune. Qual è il vostro programma? Quale pensi che sia il vostro punto di forza? A. Il nostro programma verte su tre punti in particolare: la semplicità, la concretezza e la comunicazione. Nel corso degli anni, ci siamo resi conto che le proposte e le idee presentate in sede d’assemblea erano quasi sempre dei progetti troppo ambiziosi, od addirittura irrealizzabili. Dunque abbiamo focalizzato i nostri punti sulla semplicità, nel senso che sono idee meno pretenziose, ma concrete e realizzabili nell’immediato futuro. Infine con comunicazione, intendiamo l’intensificazione del rapporto rappresentati-alunni, come abbiamo spiegato nell’assemblea di presentazione. L. Il nostro programma è basato fondamentalmente sulla concretezza e fattibilità delle idee, ciò non significa che queste siano di minore importanza o comunque meno utili, bensì il contrario, di fatto TUTTE le nostre idee sono attuabili a differenza di ciò che spesso accade in campagna elettorale. Vogliamo rendere gli studenti finalmente parte attiva della scuola, creando canali comunicativi diretti fra rappresentanza/docenti e studenti, dando loro inoltre la possibilità di scegliere gli ospiti delle assemblee con un metodo innovativo e di prendere parte attiva al rinnovo dell’aula studenti. F. Il nostro è un programma che guarda molto al futuro della scuola e che crede veramente nelle immense potenzialità del nostro liceo. Non proponiamo cose irrealizzabili per avere voti che non sarebbero meritati: le nostre propo- ste sono concrete e, se saremo eletti, potremo metterle in atto sin da subito. Il nostro punto di forza si concretizza nel miglioramento della comunicazione interna al liceo e nelle novità ideate per le assemblee: maggiore partecipazione per tutti gli studenti, coinvolgimento pratico, possibilità di mettersi in gioco e proposte sempre nuove. K. Semplice, concreto ed efficace. Queste sono le tre parole chiave del nostro programma. Non vogliamo proporre nulla di irrealizzabile, soltanto ciò che potremo davvero fare se saremo eletti. Esso è un programma che punta a migliorare in tutti i settori che hanno secondo noi bisogno di essere rivisitati: oltre ad una maggior sensibilizzazione ecologica e a rendere più efficiente la comunicazione nella scuola, il punto focale sono le assemblee. Queste ultime non vorranno più essere solo frontali, ma seguire la modalità dei laboratori, anche per permettere a tutti gli studenti di dedicarsi alle attività che preferiscono. 3) Tre parole per descriverti A. Estroverso, testardo, ottimista L. Solare, estroverso, responsabile F. Disponibile, affidabile, umano K. Socievole, efficiente, loquace N.1 Settembre-Ottobre 2015 5 parola ai (oramai Ex) rappresentanti d’istituto di Martina Garziera(4BC) Anno nuovo, rappresentanti nuovi. Il 23 ottobre tutti gli studenti del nostro liceo saranno chiamati ad esercitare il proprio diritto-dovere di voto e a scegliere coloro che ci rappresenteranno nella scuola, durante l’anno scolastico 2015/2016. È doveroso innanzitutto ringraziare e ricordare l’impegno di Elena Perozzo, Riccardo De Martino, Luca Favero e Nicola Pozzato, ormai exrappresentanti d’istituto, che ci hanno accompagnato nello scorso anno scolastico e si sono presi l’onere e l’onore di questo ruolo. “Che bilancio fate del vostro operato?” Pozzato: “Il bilancio è sicuramente positivo. Quest’anno infatti siamo riusciti a portare a termine la maggior parte dei punti che avevamo posto come obiettivi del nostro mandato, tranne poche idee che purtroppo non sono state attuabili. Siamo stati molto contenti delle assemblee che abbiamo organizzato e degli argomenti che in esse sono stati trattati.” “È complicato portare a termine le proposte fatte?” Perozzo: “Sicuramente non è semplice attuare le proposte che si fanno a inizio anno. Alcune di esse richiedono lunghi tempi di attuazione, altre talvolta risultano poco fattibili. Anche organizzare un’assemblea, per esempio, all’apparenza può sembrare facile quando in realtà richiede molto impegno 6 e dedizione, soprattutto se ci si mette buona volontà e cuore nelle cose, come nel nostro caso. “Com’è stata la vostra relazione con professori e studenti?” De Martino: “I professori sono stati generalmente molto disponibili e ci hanno coinvolto sempre in modo attivo. In particolare, una delle persone che si è sempre dimostrata molto aperta nei nostri confronti è stato il preside, che ha ascoltato e discusso con noi i progetti che proponevamo. Gli studenti sono stati molto collaborativi (anche se talvolta non è stato sempre semplice farsi ascoltare) e nella maggior parte dei casi siamo riusciti a instaurare con loro bellissimi rapporti di amicizia.” “Che cosa vi ha regalato questa esperienza?” Favero: “Secondo me, fare il rappresentante è l’esperienza migliore che un ragazzo della nostra età possa fare in ambito formativo perché permette di migliorare e accrescere le proprie abilità relazionali e organizzative. Se da un lato, infatti, consente di confrontarsi con persone che ricoprono ruoli diversi e hanno opinioni differenti dalle proprie, dall’altro permette di acquisire un certa capacità organizzativa, importante ad esempio per preparare le assemblee e per gestire il ruolo di rappresentante e gli impegni di scuola. “Che consigli vi sentite di dare ai nuovi rappresentanti?” Tutti: “Innanzitutto consigliamo di trovare la giusta via di mezzo tra lo studio e gli impegni che questo compito comporta. Inoltre sarebbe bene cercare di mantenere un buon rapporto tra di voi, lavorando in gruppo e confrontandovi in modo costruttivo, senza portare rancori e supportandovi l’un l’altro di fronte alle difficoltà del percorso. Siate umili, aperti a tutte le opportunità, ricordandovi che prima si è studenti e poi rappresentanti. Ma soprattutto godetevi questa esperienza e cogliete l’attimo!” novità in “hermes” Il giornalino della scuola di Francesca Parolin(1AS) Un nuovo anno scolastico, un nuovo inizio ed una nuova direttrice di “Hermes”, il giornalino scolastico del Liceo Brocchi. La sua precedente Irene Cinel, che lo scorso anno aveva guidato il gruppo, lascia il posto a Lucrezia Angelo Volpato, già ricca di idee e di propositi per l’anno a venire. Ed è questo che colpisce, oltre alla sua gentilezza, la voglia di portare qualcosa di concreto, nuovo e spumeggiante. Chiedo un’intervista per il primo numero, sfortunatamente la mancanza di tempo ci costringe a sentirci per mail, ma le sue risposte mi colpiscono per la voglia di portare qualcosa di nuovo e utile per tutti gli studenti del Brocchi. Che cosa ti ha spinto ad iscriverti al giornalino scolastico? L: Ciò che mi ha spinta a iscrivermi al giornale è stata senz’altro la passione per la scrittura. Inoltre, trovo che collaborare insieme per un obbiettivo comune, ovvero l’uscita di un buon articolo, sia una bellissima sensazione. Qual’è stato il primo articolo che hai scritto? L: Il mio primo articolo riguardava l’eventuale scelta del liceo linguistico di aggiungere una terza lingua, e soprattutto quale, fra quelle presentate, fosse più utile in ambito lavorativo. Ti sei proposta per il titolo di di- rettrice perché …. L: Mi sono proposta come direttrice con il desiderio di mettermi in gioco e dare una continuità all’ottimo lavoro svolto dall’ex direttrice. Qual è il tuo obbiettivo per quest’anno? L: Il mio, anzi, nostro obbiettivo per quest’anno è dare il massimo affinché il giornalino sia sempre un punto di riferimento ed interesse per tutti gli studenti. Avete letto bene? Vuol dire anche che se avete spunti, idee, ma anche disegni o articoli scrivete alla mail del giornalino: giornalinodeglistudenti@ gmail.com N.1 Settembre-Ottobre 2015 7 luigi brugnaro Un nome, una leggenda di Marco Filippin(3BC) Il 15 Giugno 2015 venne eletto sindaco di Venezia l’illuminato Luigi Brugnaro, che dopo pochi giorni già dava prova della sua grandezza: si mise infatti subito a combattere contro la più grande minaccia per i giovani: i libri (gender)! Ebbe infatti il coraggio di bandire da asili e materne quelle opere oscene che osavano sostenere che esistono più tipi di famiglie, non solo quella formata da marito (uomo) e moglie (donna)! Opere oscene come “Piccolo blu e piccolo giallo”, l’ignominiosa storia di due piccole macchie di colore che si fondono, letteralmente, in un’amicizia ambigua, quasi amorosa! Due colori chiaramente maschi! Colori attentatori! Dove siamo andati a finire? Per ringraziarlo di questo nobile atto, oggi ho deciso di offrire aiuto diretto al nostro Lancillotto, proponendo altre opere per codesta purificazione! Ma non parlo di libri, bensì di film! Perché un singolo volume può essere letto da un solo individuo per volta, ma una pellicola può corrompere innumerevoli giovani nel medesimo istante! Giustizia! La gabbianella e il gatto: innanzitutto l’intera opera si basa su un’adozione non regolare. Avete forse mai visto Zorba firmare un documento? Io no! E poi, tremendo, quel gatto, chiaramente uomo, che cerca disperatamente di assumere un ruolo materno, per di più di materno volatile! Cova l’uovo! Che esempio può dare una figura ambigua come questa? Confusa, ve lo dico io! E infatti quella povera gabbianella crescerà non solo 8 come un maschiaccio, ma addirittura si vorrà fingere gatto! Nascondete i bambini! Balto: il dilemma un cane-lupo in bilico tra queste identità opposte. Ma insomma, o è cane o è lupo, che si decida quel distruttore di infanzie! La sirenetta: già il soggetto è un essere ibrido, mezzo donna e mezzo pesce, che ancora si aggrava con la trasformazione in essere umano! Gender al quadrato! Con un vero e proprio cambio di genitali nel mezzo! Pensateci, la sirenetta è pesce dalla vita in giù, e cosa c’è proprio sotto la vita? L’ombra del transgender si allunga con il calare delle tenebre! Il libro della giungla: in assoluto, il peggiore. Un bambino che viene cresciuto da due uomini, Baloo e Bagheera (uomo nonostante il nome femmineo! Argh!), per di più perdigiorno e fannulloni. Infatti il povero Mowgli viene quasi divorato e rapito! Più volte! Chiara dimostrazione di irresponsabilità omogenitoriale, ma quest’oscena pellicola mostra il tutto come se fosse bello e giusto! Come siamo caduti in basso. Spero di essere stato utile, e invito anche voi a lottare contro il gender! Infuriate contro il morire della famiglia tradizionale! Ora, serietà 24 Giugno 2015: il neo-eletto sindaco di Venezia Luigi Brugnaro decide di bandire da asili nido e scuole materne 49 libri per bambini (introdotti dalla precedente amministrazione con un costo di 10mila euro) che illustrano, in modo semplice e colorato, i diversi tipi di famiglie esistenti. Semplici ed educativi, ma per Brugnaro “temi che non devono riguardare i bambini, materie da lasciare ai loro genitori”. Decisione che già di per sé molto opinabile (la scuola non è fatta solo per inserire nozioni nel cittadino, ma a prepararlo alla vita in toto), aggravata dalla presenza nell’elenco di libri che trattano di divorzi, bullismo e soprusi. Il vaso, già traboccato, esplode e nascono forti “ribellioni” e proteste contro questa censura. Partecipa anche Elton John, con il quale Brugnaro inizia una lite online. 23 Settembre: Dopo una “nuova” esaminazione, arriva a dire di aver “tolto solo due libri”, perché “testi con due mamme e due papà fanno confusione”. Ma signor sindaco, un bambino potrebbe tranquillamente trovarsi davanti situazioni del genere, e allora sarà meglio che riceva spiegazioni acide da una famiglia magari omofoba o chiare e rispettose dalla scuola? Chissà. Continuano ancora le lotte contro la censura e la lite con Elton John, colpevole di crescere un bambino con l’uomo che ama. da settant’anni onu di Annamaria Tessarin(1DL) L’esigenza di garantire pace nel mondo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale era diventata necessaria per tutti gli stati che erano stati coinvolti da guerre negli anni precedenti. Per questo il 24 ottobre del 1945 a San Francisco nacque ufficialmente l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU): si era già formato qualcosa di simile dopo la Prima Guerra Mondiale, la cosiddetta Società delle Nazioni, idea nata dal presidente americano Thomas W. Wilson. Questo organismo, però, nacque già debole e né la Germania, nè la Russia e neppure gli stessi Stati Uniti vi entrarono, in quanto il Congresso Americano non approvò la richiesta del presidente. Nel 1945 invece, aderirono immediatamente 51 stati ed attualmente, dopo sette decenni, sono arrivati a 193, quasi la totalità delle nazioni del pianeta, considerando che in tutto gli stati sono 205. Vari organi si occupano della gestione dell’ONU, di cui il più importante è probabilmente Il Consiglio di Sicurezza. Esso è composto da quindici stati, di cui cinque sono membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) mentre gli altri dieci vengono eletti ogni due anni dall’assemblea generale. Il Consiglio è sempre in funzione ed ha il compito di mantenere la sicurezza internazionale. Le decisioni vengono approvate se ottengono un voto favorevole dalla maggioranza dei componenti, compresi i membri permanenti. Essi dispongono inoltre del diritto di veto, cioè della possibilità di impedire l’adozione di un provvedimento, anche contro il parere degli altri 14 membri. L’ONU era ed è nato per impedire lo scoppio di nuovi conflitti e favorire una soluzione diplomatica. Purtroppo questo non è sempre avvenuto, infatti tuttora continuano ad esservi guerre in tutto il mondo, provocando la morte di centinaia di civili innocenti e la distruzione di intere città. Nonostante questo, L’ONU ha contribuito attivamente a diffondere la tutela dei diritti dei popoli, creando organizzazioni come l’Unicef (fondo di emergenza delle nazioni unite per i bambini), l’Unhcr (alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati) e la Fao (organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura). Tutti gli Stati Membri, che siano grandi o piccoli, ricchi, poveri o con diverse idee politiche fanno sentire la propria voce e votano per dar forma alle politiche della comunità internazionale. L’ONU inoltre dispone di un contingente militare, comunemente chiamato “I caschi blu”. Il Segretario Generale dell’organizzazione è il sud-coreano Ban Ki-moon, che finirà il suo mandato il prossimo 31 dicembre 2016. Attualmente, però, sembra che il contributo dell’ONU non sia più efficace come un tempo: stiamo vivendo in un periodo storico in cui il suo aiuto sarebbe essenziale, fondamentale, specialmente pensando all’avanzata dell’Isis … sono temi che meriterebbero un concreto intervento da parte di questa istituzione. Aspettando dei miglioramenti, auguro nuovamente buon 70° compleanno all’ONU ed auspico in tanti altri anni di collaborazione globale. N.1 Settembre-Ottobre 2015 9 Libertà grazie alla storia. Il nostro passato per capire il nostro presente di Cecilia Artuso(3AC) Ho riflettuto sul vero senso della libertà partecipando ad un’incontro dove si parlava della Seconda Guerra Mondiale, ma dal punto di vista della “nostra” Bassano. Grazie a delle immagini e dei video si poteva notare come la nostra città fosse cambiata dopo la guerra, mostrando paesaggi completamente sconvolti nelle zone che erano state bombardate, fra cui persino la nostra “Via beata Giovanna”. Ciò che fa riflettere è che a quel tempo la libertà non esisteva, poiché tutti erano obbligati con la forza a stare dalla parte dei fascisti. Solo pochi ragazzi coraggiosi sceglievano, al costo della loro stessa vita, di opporsi a questa proibizione di libertà: i famosi partigiani. Molto forti erano le testimonianze di questi ragazzetti che coraggiosamente si ribellavano, per mantenere la loro idea ed essere liberi di decidere quello che ritenevano giusto e quello in cui credevano. Fra le innumerevoli testimonianze mi ha particolarmente colpita il racconto di un ex-partigiano che, all’arrivo dei fascisti, si è salvato nascondendosi nei cespugli mentre questi uccidevano due ragazzi coraggiosi come lui. Forse non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo di essere li- 10 beri e di poter esprimere le nostre idee, i nostri pensieri, senza che essi vengano censurati. Ma se abbiamo questa possibilità, perché non utilizzarla? Invece di sprecare quest’occasione dovremmo pensare a quanta fatica sia stata fatta per ottenerla. Forse al giorno d’oggi la libertà di parola è data troppo per scontata ed è qualcosa di cui probabilmente nemmeno ci rendiamo conto, ma riflettendoci realizzeremo di quanto sia straordinaria e di quanto sia meraviglioso scegliere da soli quello che si vuole. Nelle testimonianze degli ex-partigiani c’era la fierezza di chi aveva fatto qualcosa di straordinario, la certezza di aver contribuito a salvare il proprio paese. “L’incoscienza giovanile di quei ragazzi ha permesso la liberazione di allora e la libertà e democrazia di adesso. Ed ora è tutto nello nostre mani.” Queste le splendide parole del prof. Tessarolo, che ha presieduto l’assemblea fino alla fine. Dato che tutto è nelle nostre mani, si auspica che tutti noi potremmo, un giorno, sentirci fieri e soddisfatti per aver fatto qualcosa per il nostro Paese. Per finire, cito una splendida frase di Pietro Calamandrei, po- litico, avvocato ed accademico italiano: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione».” tutti hanno un prezzo? di Riccardo Tessarin(5BS) Martedì 29 Settembre scorso alcune classi quinte del nostro istituto, assieme ad altre sezioni di Da Ponte, ITIS, Enaudi e De Fabbris, hanno avuto l’opportunità di dialogare per circa due ore con Gherardo Colombo. Egli è l’ex giudice che fece parte del pool di Mani Pulite,che da diversi anni dedica gran parte del suo tempo incontrando e confrontandosi con i giovani sul complesso tema della corruzione. Lo scoppio di Tangentopoli e delle indagini di Mani Pulite sono di fondamentale importanza per affrontare questo argomento. Prima del 17 Febbraio 1992 e dell’arresto di Mario Chiesa, direttore di una casa di riposo, colto in fragrante mentre accettava una tangente nessuno immaginava che potesse esistere un così grande sistema opaco e sommerso di tangenti, appelli truccati, falsi in bilancio, truffe e bustarelle. L’inchiesta che scaturì da questo arresto, chiamata appunto Mani Pulite, coinvolse più di 500 indagati, tra cui 4 ex presidenti del consiglio, ministri, centinaia di parlamentari di tutti i partiti politici e moltissimi dirigenti di enti pubblici e aziende. Da questo scandalo e dalla sua esperienza di magistrato all’interno delle indagini nasce il desiderio di Gherardo Colombo di parlare di corruzione, e non con i politici o con altre autorità, ma partendo dal futuro, dai giovani. Spesso esiste purtroppo una naturale predisposizione ad essere corrotti, e non serve accettare una tangente per diventarlo: basta, come ci ha fatto notare, scaricare versioni da internet. La corruzione ci fa divenire disuguali, con lo scopo di avvantaggiarsi sugli altri, quando il primo principio dello stare assieme dovrebbe essere l’equalità. Quello che invece avviene è che i bambini fin da piccoli si trovano davanti pessimi esempi di comportamento. Crescendo non fanno che vedere episodi ed atteggiamenti degli adulti che li portano ad accettare come naturale la corruzione, la piccola truffa, la furbata. Si abituano a pensare che quello possa essere l’unico funzionale stile di vita, quando invece la verità è che alla fine i cittadini sono danneggiati dalla corruzione. Ogni volta che un’azienda vince una gara d’appalto corrompendo l’ente che svolge il servizio da gestire, il risultato di questo reato sarà molto probabilmente una realizzazione e gestione peggiore del lavoro affidatogli, di quella che si avrebbe potuto avere se la gara d’appalto si fosse svolta regolarmente e a vincere fosse stata l’azienda più meritevole. In questo modo ad essere premiato è invece chi intrallazza, chi pensa a curare solo i suoi affari, mentre chi perde sono il merito e i cittadini, che vivono nel disservizio e non capiscono perché tanti soldi sono persi in ritardi ed errori. Esiste un modo per uscire da questo circolo vizioso? Si, bisogna cambiare la cultura. Il cambiamento però deve venire da noi tutti e da una nostra seria e consapevole presa di posizione. Gherardo colombo ha invitato i presenti in sala, ma il suo è un appello per tutti, ad assumersi le proprie responsabilità, a smetterla di lamentarsi ed ad agire quotidianamente. Se desideriamo una politica migliore, fatta di onestà e non di false speranze, siamo noi cittadini che dobbiamo partecipare. I politici corrotti sono scelti dai cittadini. Spetta quindi a noi lavorare per avere una sana Repubblica Democratica, informandosi su cosa succede realmente e analizzando le cose sotto diversi punti di vista. Per farlo non bisogna credere ciecamente in ciò che ci viene detto dall’alto, ma sviluppare un personale senso critico. Un’altra chiave sta nell’iniziare fin da giovani un percorso di formazione e rispetto delle leggi: nel rispetto degli altri e delle regole sta infatti la base su cui costruire una società più equa. L’ex giudice ci ha così lasciato diverse provocazioni e molto su cui riflettere, invitandoci a guardare innanzitutto dentro noi stessi, motivandoci a credere e ad impegnarci ogni giorno per sconfiggere questa grande piaga che è la corruzione. N.1 Settembre-Ottobre 2015 11 qualcosaltro Il magazine di “insegnamoci qualcosa di Elena Menon(3BC) No, nessun errore, si scrive proprio così: ‘qualcosaltro’, senza apostrofo. Non è una rivista, ma contiene articoli d’attualità; non è un libro, eppure racconta delle storie; non è un’enciclopedia, nonostante raccolga nozioni; non è un poster, anche se si può appendere in camera; non è un oggetto da collezione, però fa una gran bella figura sullo scaffale della libreria in salotto. Qualcosaltro è, appunto, qualcos’altro. Si tratta di una pubblicazione trimestrale, dove vengono trattati vari argomenti ruotando però intorno ad un tema centrale. Ha una grafica accattivante, contenuti audaci, foto, illustrazioni e opere d’arte memorabili. Anche il formato è molto originale: ogni pubblicazione comprende una serie di 5 pieghevoli da 8 facciate l’uno, raccolti da un contenitore rigido a colori. I pieghevoli possono essere letti uno ad uno sfogliandoli come dei piccoli libricini, o possono essere aperti nella loro lunghezza per apprezzare tutto il contenuto artistico. In più, tutti e 5 i pieghevoli possono essere avvicinati e appesi al muro per collegare le immagini e formare un unico, grande poster. Si tratta di un oggetto innovativo, che prende le migliori idee di una pubblicazione scientifico-divulgativa e le unisce alla bellezza di un book artistico, creando così un qualcosa di grande valore e assolutamente da collezionare. Quest’anno il tema centrale è “Materia” e il 19 settembre è uscita la sua prima declinazione “Carne”, che si può acquistare a Palaz- 12 zo Roberti al costo di 5,90€. Ma chi l’ha creato? Si tratta di 12 ragazzi, 12 studenti universitari, 12 talenti che formano il gruppo di Insegniamoci Qualcosa. Sono tutti cresciuti nella zona di Bassano del Grappa e, anche se arrivano da strade diverse, grazie alla curiosità per le meraviglie del mondo e alla voglia di scoprirle, si sono incontrati e hanno dato inizio ad una sorta di gioco culturale. Alla sera, ognuno di loro mandava per messaggio ai propri amici una curiosità che aveva imparato durante la giornata. Scienza, storia, letteratura, arte, musica, sport o videogiochi: qualsiasi fosse l’argomento, l’importante era condividere la propria conoscenza con chi era loro vicino, creando così un network d’informazione che sfruttasse le passioni di ognuno e li facesse crescere come un organismo. L’iniziativa ebbe un così grande successo che in poche settimane decisero di trasferire l’idea in rete, creando una piattaforma che potesse raccogliere e diffondere il sapere di molte più persone contemporaneamente. È nata così la pagina facebook “Insegniamoci Qualcosa”. In poco tempo hanno raccolto più di 8.000 seguaci, che non solo apprezzano i contenuti e le curiosità che pubblicano, ma collaborano loro stessi alla crescita del progetto con la loro conoscenza. Ed è così che possono riunire nella stessa piattaforma astrofisica e ingegneria meccanica, storia antica e geopolitica, arte moderna e tecnologia. Il loro obiettivo è informare nel modo più ampio possibile, facendo germogliare il seme della curiosità e invogliando chi li segue ad approfondire gli argomenti che lo hanno colpito. Ora che il progetto ha preso piede, grazie al suggerimento di alcuni fan ed ad un po’ di genuino, spavaldo coraggio, hanno voluto espandere la loro idea e proporre qualcosa di ancora più originale. È arrivato il momento, insomma, di insegnarci Qualcosaltro. perchè siamo terrorizati dal silenzio? La ricchezza nascosta nel silenzio Viviamo in un mondo in cui a ognuno importa solo di se stesso: l’individualismo è presente in ogni passo che muoviamo. Tuttavia, capita raramente di trovare qualcuno che si prenda qualche minuto al giorno per pensare davvero al suo essere, nel modo più profondo possibile, perché pochi sanno che lo si può fare attraverso il silenzio. Purtroppo il silenzio nelle nostre vite subisce un assalto costante: notizie urlate, clacson assordanti, smartphone che vibrano, sirene spiegate, musica a tutto volume e schermi inseriti in ogni più piccolo spazio. Siamo costantemente sommersi dai suoni prodotti da ciò che ci circonda e sempre più terrorizzati dal silenzio, perché inconsapevoli di ciò che può offrire. Il silenzio è un ottimo mezzo per ottenere svariate cose: dall’arricchire la nostra vita interiore ad aiutarci quando ci sentiamo ansiosi, nervosi o stressati; ma sono tanti coloro che, nel loro inconscio, non lo accettano, hanno paura di ammetterlo e tentano in qualsiasi modo di evirarlo o comunque sperano che duri il meno possibile, e allora cercano di riempirlo, quasi fosse uno spazio vuoto in cui si teme di poter cadere. Il silenzio è mistero e per questo motivo diventa temibile. di Elena Sofia Furlan(4ASA) Forse ciò che spaventa di più non è neanche tutto ciò, ma il fatto che il silenzio ci obblighi a porci davanti a noi stessi ed è proprio il paragone con la nostra identità quello più duro da sostenere, ma è la sola occasione che abbiamo per stare con la persona che meglio ci conosce: noi; è un modo per “scoprirci” e renderci più consapevoli e sicuri di noi stessi, permettendo ad ciascuno di noi di crearci il nostro guscio. E allora annulliamo questa fobia del silenzio, perché esso non è uno spazio vuoto, al contrario è un luogo prezioso dove si insinua la riflessione, non c’è alcun motivo per temerlo… ma ormai si sa: l’uomo è strano e forse è proprio in questo che sta il suo fascino. ENJOY THE SILENCE!! N.1 Settembre-Ottobre 2015 13 il pianeta che vorrei Scuole premiate e Teatro Olimpico in festa di Irene Cinel(5CS) Un Teatro Olimpico festante, vivo e rumoroso ha accolto la mattina del 28 Settembre innumerevoli studenti che, come me, hanno partecipato al concorso “Il pianeta che vorrei, nuovo cibo per un pianeta nuovo”, promosso dall’Associazione Progetto Marzotto. Un evento che ha dimostrato come questo palco possa accogliere tante iniziative, anche insolite, senza timore di sembrare svilito o profanato. Nel corso della cerimonia di premiazione sono state assegnate 27 borse di studio e 3 premi speciali per un montepremi complessivo di oltre 40mila euro. “Sono felice ed orgoglioso di poter rinnovare per il quinto anno la tradizione di questo concorso, che in cinque anni ha già distribuito 178mila euro e accolto 2.783 progetti” ha detto Matteo Marzotto, presidente di Associazione Progetto Marzotto e Ambassador di Expo 2015. “Quest’anno abbiamo scelto di invitare i nostri giovani ad una riflessione su tematiche della massima importanza per il nostro presente e per il loro futuro. Questo progetto nasce proprio da un’idea di futuro e da una visione di mio zio Giannino Marzotto, che trova le sue radici in quella tradizione famigliare di mecenatismo illuminato, già promossa da mio nonno Gaetano nel secolo scorso”. I ragazzi erano chiamati a confrontarsi con il tema del cibo, inteso come nutrimento per l’uomo e per il pianeta, anche in concomitanza coi temi promossi da Expo Milano 2015. Dalle scuole sono arrivati soprattutto video, ma anche testi, fotografie, disegni, com- 14 posizioni musicali. Tanti progetti ed elaborati, alcuni anche di livello semiprofessionale, che hanno messo in evidenza l’impegno dei più giovani per cercare soluzioni concrete alla questione proposta. Tanti gli istituti e gli studenti premiati, dalle scuole primarie fino alle secondarie di secondo grado. Gli studenti coinvolti sono stati in totale 1831, 1103 delle scuole primarie, 504 delle secondarie di primo grado e 224 delle secondarie di secondo grado. In particolare dei 305 progetti presentati, 97 sono pervenuti dalla scuola primaria, 110 dalla scuola secondaria di primo grado e 98 dalla scuola secondaria di secondo grado. Un alto livello di partecipazione da parte di tutte le realtà scolastiche a testimonianza del fatto che il problema del nutrimento dell’uomo e della Terra tocca da vicino le generazioni più giovani, che si sono impegnate a trovare una soluzione concreta alla questione, e tema di Expo Milano 2015. Anche noi studenti di Bassano abbiamo fatto la nostra parte, vincendo ben tre borse di studio (Bellavitis per le medie, Da Ponte e Brocchi per le superiori) e il premio speciale Expo. A premiare i ragazzi erano presenti sul palco, oltre a Matteo Marzotto, Ferdinando Businaro, amministratore delegato dell’Associazione Progetto Marzotto, Patrizia Galeazzo, responsabile del Progetto Scuola del Padiglione Italia di Expo, Giorgio Corà, provveditore di Vicenza, Filippo Zanetti, assessore alla semplificazione e innovazione del Comune di Vicenza, il prefetto vicario Massimo Marchesiello e il direttore del Giornale di Vicenza Ario Gervasutti. Ad intervallare le premiazioni gli Jashgawronski Brothers, tra “The Final Countdown” suonato con i maiali di gomma e un gran finale a base di “We will rock you” con accompagnamento di fogli di giornale. A fine evento, Fernando Businaro ha lanciato il nuovo tema per l’anno a venire: “La scuola che vorrei”, annuncia, e poi si rivolge ai ragazzi: “Non avete responsabilità sulle condizioni del pianeta che vi trovate ad abitare oggi, ma con la vostra intelligenza, capacità creativa e senso di appartenenza a questo pianeta, saprete migliorarlo”. il new england Cape Cod e le isole di Chiara Brunetti(2AL) Situata a sud-est della meravigliosa città di Boston (Massachusetts), la penisola di Cape Cod, che si protende nell’Oceano per circa 12 km, è una delle più rinomate destinazioni turistiche del New England, se non degli interi Stati Uniti. È la punta estrema degli States nell’Atlantic: comprende la maggior parte della Contea di Barnstable e della Contea di Plymouth, dove l’11 novembre 1620 sbarcarono dalla nave Mayflower i padri pellegrini. E’ suddivisa in quattro aree: Upper Cape, Mid Cape, Lower Cape e Outer Cape, ognuna delle quali comprende tre o quattro città principali, tra le quali Barnstable, Chatham, Harwich, Truro e Provincetown. Vi risiedono circa 230.000 abitanti, ma d’estate la penisola ospita più di mezzo milione di persone. Tra tutte le meravigliose spiagge di Cape Cod, spiccano quelle comprese nel Cape Cod National Seashore Park, un’area protetta che fu istituita dal presidente J. F. Kennedy il 7 agosto del 1961. Il presidente comprò anche una proprietà, la Kennedy Compound, situata a Hyannis Port: l’area da lui creata comprende sei spiagge (Coast Guard, Nauset Light, Marconi, Head of the Meadow, Race Point e Herring Cove) e tre percorsi ciclabili. La posizione geografica della penisola ha favorito la costruzione di fari durante la storia, otto dei quali ancora in funzione, tra cui quello di Truro. Gestiti dalla US Coast Guard, i fari, oltre ad aiutare le navi in transito viste le frequenti nebbie e i fondali marittimi bassi e sabbiosi, sono diventati il vero e proprio simbolo di Cape Cod. L’autunno è la stagione più colorata, grazie al Fall Foliage (caduta e cambiamento di colore delle foglie) e ai campi di mirtilli rossi. Una delle curiosità più interessanti riguarda la prima trasmissione transatlantica senza fili, compiuta a Wellfleet, cittadina della costa occidentale, da Guglielmo Marconi, da cui prese il nome la Marconi Beach. Vicino alla costa meridionale, si trova la più grande isola del New England, Martha’s Vineyard, nota come luogo di villeggiatura estiva. Secondo quanto dicono gli americani, è come Capri per gli italiani. Martha’s Vineyard è puntellata di coloratissime casette in stile vittoriano, soprattutto ad Oak Bluff. Il celebre film “Lo Squalo”, di Steven Spielberg, fu girato su quest’isola, purtroppo tristemente famosa per essere stata teatro dell’incidente aereo del quale furono vittime John Fitzgerald Kennedy Jr e sua moglie Carolyn. Un’altra isola situata a sud di Cape Cod è Nantucket, la cui popolazione nei mesi estivi aumenta da 10.000 a 50.000 persone. Le città di Nantucket e di Siasconet hanno fatto diventare l’isola National Historic District. Nantucket ospita una delle maggiori concentrazioni di caseggiati e di architetture antecedenti il 19° secolo. Sono state emanate leggi severe con lo scopo di mantenere case e strade il più possibile come una volta. Qui è possibile visitare le numerose gallerie d’arte, l’acquario e i vari musei. Su entrambe le isole è presente un piccolo aeroporto, i cui voli collegano l’un l’altra le isole di Martha’s Vineyard e Nantucket e raggiungono Hyannis (Cape Code), Boston e Providence (Rhode Island). L’anno scorso ho visitato Cape Cod e Martha’s Vineyard e consiglio a tutti, avendone l’opportunità, di andare a vedere questo bellissimo angolo di America che, a dire il vero, assomiglia di più all’Inghilterra. N.1 Settembre-Ottobre 2015 15 dracula Di Bram Stoker di Giuliano Maria(3AC) Nel corso degli anni sono state centinaia le reinterpretazioni delle creature della notte per eccellenza: i vampiri. Ma dimenticate quelli vegetariani che brillano come diamanti al sole o quelli che indossano degli anelli magici per evitare di ridursi polvere! Torniamo indietro di 118 anni, quando Bram Stoker, un giovane di trent’anni, pubblicò per la prima volta “Dracula”, un romanzo destinato a divenire un’icona del genere gotico-horror. Narrata sotto forma di stralci di diari e lettere, la storia prende vita con il giovane avvocato Jonathan Harker che viene inviato in Transilvania per curare gli affari del Conte Dracula, un nobile del luogo che intende acquistare una proprietà a Londra. Jonathan, diviso tra la curiosità e la soggezione dovuta al mondo superstizioso degli abitanti locali con cui entra in contatto, scopre ben presto che il conte, di cui è ospite, è in realtà un temibile mostro che ha bisogno di nutrirsi di sangue umano per rimanere in forze. A questo punto Stoker, interrompendo bruscamente la narrazione da parte di Harker, ci catapulta in Inghilterra dove incontriamo Mina Murray, la fidanzata di Jonathan, e la sua amica Lucy Westenra. Attraverso le lettere delle due donne facciamo la conoscenza di altri tre personaggi: John Seward, direttore di un manicomio, il texano Quincey P. Morris e Lord Arthur Holmwood, fidanzato e promesso sposo di Lucy. Con la maestria che lo contraddistingue, Bram Stoker traccia una linea invisibile che collega tut- 16 ti questi personaggi rendendoli, loro malgrado, vittime del Conte Dracula, giunto ormai in Inghilterra con l’intenzione di prolungare ulteriormente la sua esistenza. Solo l’intervento del professor Abrahaam Van Helsing riuscirà a dare una svolta alla vicenda. La figura del Conte Dracula, ispirato al personaggio storico di Vlad III, detto Lord Impalatore, ha influenzato e continua a influenzare enormemente la letteratura e il mondo cinematografico, così come quello teatrale. Basti pensare a “Nosferatu, il principe della notte” con Klaus Kinski o ai film interpretati da Bela Lugosi (che arrivò perfino a credersi veramente Dracula), senza dimenticare però i molteplici episodi con protagonista Christopher Lee e il capolavoro “Dracula di Bram Stoker” di Francis Ford Coppola, vincitore di tre premi oscar. Tutto questo sorvolando le innumerevoli parodie del genere, una tra tutte “Dracula morto e contento” di Mel Brooks. Se siete amanti del genere o semplicemente curiosi, sono da consigliare anche “Il vampiro” di John Polidori, primo, vero racconto sulla figura del vampiro, la serie “Cronache di vampiri” della brillante Anne Rice e per ultimo, ma non per questo meno importante, “Le notti di Salem” del maestro dell’horror Stephen King. che cosa ci passa per la testa? La Disney lo spiega con il suo nuovo film d’animazione di Beatrice Tonietto(5AS) Vi siete mai chiesti come funziona la nostra mente? Oppure, vi è mai capitato di osservare una persona e domandarvi perché diamine si sta comportando in quel modo? Se lo avete fatto e siete andati a cercare una risposta consultando libri impegnativi di Freud oppure chiedendo spiegazioni a psicologi, psicoterapeuti, o ad altri, avete faticato per niente. Dimenticatevi le risposte complicate e contorte che avete ricevuto e andate al cinema a vedere Inside Out, l’ultimo film d’animazione targato DisneyPixar. Nel nuovo lungometraggio, il protagonista della storia è la mente di una bambina ed in particolare le cinque emozioni animate che la abitano, che sono: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Durante la storia, questi esseri colorati interagiscono tra di loro, discutono, si confrontano, e fanno compiere a Riley -la piccola a cui appartiene la mente- delle scelte, in modo tale da farle scoprire nuove cose e farla crescere. Il film ci permette anche di fare un viaggio attraverso gli oscuri meandri della mente umana mostrandoci i vari luoghi che la compongono e dandone una descrizione semplice e originale, come ad esempio la Memoria a Lungo Termine che viene rappresentata come un enorme labirinto colmo di ricordi. La storia è divertente, semplice e, devo ammettere, davvero toccante. Nonostante sia un cartone animato, e quindi realizzato per un pubblico di bambini, il film può essere tranquillamente apprezzato anche dai più grandi perché è in grado di conquistare spetta- tori di ogni età e forse è proprio questa la chiave del suo successo. Infatti, Inside Out ha scosso un enorme successo già dalla prima settimana, scalando la classifica dei boxoffice per piazzarsi al primo posto, e attualmente è il terzo film più visto del 2015 grazie ai suoi 18 milioni e 751 mila euro incassati. Ovviamente, come per ogni film che si rispetti, ha ricevuto delle critiche negative che riguardano in particolare la scelta delle emozioni rappresentate. Se per il precedente lungometraggio di successo, ovvero Frozen, si era insinuato che la presenza di due principesse fosse un chiaro messaggio a favore dell’omosessualità, questa volta l’accusa è la mancanza della ragione nella storia. La critica ha puntato il dito contro i creatori rimproverandoli di non aver inserito la ragione tra i pupazzetti animati che popolano la testolina di Riley, ma questi si sono difesi sottolineando che la ragione è il compromesso che le varie emozioni trovano confrontandosi tra di loro. L’altra accusa è stata quella di aver adoperato un numero molto limitato di sentimenti e a questa ci ha pensato il regista Pete Docter (vincitore del premio Oscar per Up), spiegando che per il film si sono dovute scegliere solo determinate emozioni per non affollare la “sala dei comandi” e sono state predilette quelle fondamentali che sono presenti fin dalla nascita. Inoltre, se si guarda tutta la storia, si nota che alla fine le biglie che rappresentano i ricordi di Riley non sono più di un solo colore bensì di due, segno che c’è stata una fusione tra due emozioni che ha creato a un nuovo sentimento. Dimenticandoci della mancanza della ragione e di tutte le altre critiche negative, Inside Out è un film che appassiona e non lascia indifferenti, che regala risate e lacrime, e che rimescola le emozioni proprio come accade nel racconto. N.1 Settembre-Ottobre 2015 17 “lunedì mi metto a dieta” di Giorgia Farronato(4DL) Chi non è tornato dalle vacanze a pancia piena e sulla bocca ancora le parole “da lunedì: dieta!”? Eccoci qui un’altra volta, un altro anno: tutti insieme contro i chiletti presi e conservati insieme ai ricordi e alle foto di una calda estate passata nel più totale relax, con sforzi ridotti al minimo indispensabile e come compagno di avventure un bel frigorifero pieno. E adesso ragazzi, è il momento di correre ai ripari, palestra e sport per recuperare ciò che abbiamo perduto, il tutto da conciliare con compiti e studio… se anche voi state tentando di ritornare in forma, ci sono alcuni semplici trucchi di cui dovreste essere a conoscenza. -Innanzitutto, anche se ci sembra banale, l’acqua è una vera pozione magica per perdere peso definitivamente. Bere molta acqua (2-3l al giorno) facilita la metabolizzazione del grasso accumulato, senza contare che aiuta il buon funzionamento dei reni, rende più bella e forte la pelle, e ci aiuta ad eliminare le impurità. Come se non bastasse l’acqua è l’unico rimedio efficace contro una delle cose che noi ragazze temiamo di più, la ritenzione idrica. -Se l’acqua è fondamentale per il nostro benessere fisico, il movimento non lo è di meno. Lo sport che può farci perdere quel grasso accumulato però, non è quello sfrenato e sregolato. In realtà è lo sport a bassa intensità, prolungato, e costante, che ci fa bruciare preferenzialmente i grassi. La scelta dello sport da praticare è una cosa molto importante per- 18 ché ha a che fare con le nostre caratteristiche personali, fisiche e caratteriali, ed è un grande aiuto anche per il nostro umore e la nostra autostima. Una cosa da tenere in considerazione ad esempio è la nostra attitudine ad integrarci in un gruppo, se siamo portati per il gioco di squadra potremo scegliere ad esempio uno sport come la pallavolo, il calcio, il basket e molti altri. Se invece preferiamo affrontare le sfide con le sole nostre forze e con un particolare tipo di concentrazione abbiamo una scelta altrettanto ampia: atletica, tennis ecc. Ricordiamoci poi di eventuali difetti fisici (ad esempio scoliosi o piede piatto) che potremmo attenuare con lo sport. -L’ultimo consiglio, ma non meno importante, riguarda una eventuale dieta dimagrante che qualcuno può voler affrontare. Ciò che è davvero fondamentale ricorda- re è che non possiamo affidarci a diete trovate su internet o consigliate da amici e conoscenti. Se si decide di seguire una dieta, questa deve essere pensata per noi e adatta alle nostre caratteristiche fisiche. E’ per questo che bisogna rivolgersi al proprio dottore di base od ad una dietologa perché tracci un programma “su misura” e che non ci arrechi danno. Detto ciò ricordiamoci che una certa quantità di grasso è non solo importante, bensì essenziale per la salute. È come una riserva di energie che può sempre venirci in soccorso in caso di necessità. Ma soprattutto ragazzi¸ ricordiamo che se anche dovessimo fallire nell’impresa, rimarremo sempre uniti e felici nel club di quelli che “lunedì mi metto a dieta!” e anche l’anno prossimo ci faremo una bella risata assieme! Counter-strike: global offensive Quando il gioco diventa sport di M&M(3BC) Counter-Strike: Global Offensive (o CS:GO) è un fps (first person shooter: sparatutto in prima persona) sviluppato da Valve e da Hidden Path Entertainment uscito il 21 Agosto 2012 su PC, Mac, Xbox360 e PS3 (nonostante la stragrande maggioranza dei giocatori possieda la versione per PC). Si tratta ormai di uno dei pochissimi fps online competitivi rimasti in vita. Ma perché? Innanzitutto spieghiamo il gioco: le squadre sono due, terroristi e anti-terroristi. La modalità più famosa e giocata è quella competitiva: in essa i primi devono riuscire a piazzare una bomba in punti prestabiliti della mappa (area di gioco) e a difenderla fino alla detonazione. Gli anti-terroristi, invece, devono impedire che ciò avvenga, eliminando tutti i nemici prima che la bomba venga piazzata, disinnescandola prima che esploda o impedendo che venga piazzata prima dello scadere del tempo (due minuti). Molto meno giocata è un’altra versione della competitiva con gli ostaggi: qui lo scopo dei terroristi è impedire che gli ostaggi vengano salvati (perdono nel caso ne venga salvato almeno uno) prima dello scadere del tempo e quello degli antiterroristi è, al contrario, salvarli. In entrambe le modalità si vince “alla meglio di trenta round”: una squadra deve arrivare a vincerne 16 per la vittoria o 15 per il pareggio. Il metodo con cui vengono scelti i giocatori all’interno di una singola partita (in gergo matchma- king) non è casuale: si basa infatti sul grado di abilità del giocatore (rank). Esso viene calcolato in base a punteggi, vittorie e sconfitte secondo il metodo Elo, che è lo stesso usato per determinare la bravura di un giocatore di scacchi. Esistono poi altre modalità per quei giocatori che vogliono semplicemente allenarsi o giocare senza troppo impegno: il classico deathmatch, la demolizione e la corsa alle armi. Alcuni però si chiederanno: com’è possibile che un videogioco sia considerato sport? Il discorso è simile a quello degli scacchi: anche lì infatti non è la forma fisica a determinare la vittoria, ma bensì la capacità strategica e la velocità mentale. In CS:GO si aggiungono inoltre i riflessi fulminei e la coordinazione manuale. Infatti i colpi non vanno a caso ma seguono sempre una specifica traiettoria che varia da arma ad arma, e bisogna essere capaci di prevedere all’istante dove andrà il proiettile e dove si sposterà l’avversario. Ogni millisecondo può fare la differenza tra una gloriosa vittoria ed un’umiliante sconfitta. Servono quindi abilità eccezionali. Per questo vengono organizzati ogni anno una grandissima quantità di tornei, come i più famosi, i cosiddetti “major”: in essi le più brave squadre di giocatori a livello mondiale si sfidano per premi che possono arrivare anche al mezzo milione di dollari, come nel caso della vittoria dei Fnatic all’ESL One Cologne 2015. E questo è solo un esempio, di gioco e di genere, di videogame competitivo: vanno citati, tra gli altri, anche giochi molto diversi come Team Fortess 2, League of Legends, Hearthstone, Call of Duty e tutti quegli altri chiamati “esports”, cioè videogiochi che arrivano a livello competitivo. Chiaramente, come per qualsiasi altro sport, questi esports possono diventare un lavoro vero e proprio, per i professionisti. Si pensi infatti che oltre ai soldi di eventuali tornei vinti vi sono anche sponsor disposti a pagare grandi cifre alle squadre per portare il loro marchio. Un’altra fonte di guadagno proviene poi dalle donazioni dei fan fatte durante gli streaming (gioco in diretta online) di questi professionisti. Insomma, si capisce che non stiamo certo parlando di sciocchezze o di “cose per bambini”. N.1 Settembre-Ottobre 2015 19 “mamma, da grande farò un talent show” di Sofia Fantin(4DL) Ebbene sì, la nuova e sempre più frequente ambizione tra i giovani d’oggi non è più solo quella di diventare famosi cantanti, ballerini, cuochi, pasticcieri, parrucchieri, manager o scrittori, ma è quella di farlo attraverso una strada ben precisa. Una strada che appare come la più conveniente, la più veloce e la più fruttuosa, ma che spesso implica una serie di ostacoli che forse, di primo impatto, sono invisibili agli occhi degli innumerevoli candidati. Questa strada è quella dei TALENT SHOW, ossia la nuova moda televisiva proveniente dal mondo anglo-americano che ha rapidamente sostituito quella precedente dei reality. E’ indiscutibile l’enorme successo riscosso dai talent show, diventati i protagonisti assoluti del panorama televisivo odierno. Ma la domanda che sorge spontanea è: “Perché tutto questo successo?” ,e ancora: ”Cosa rende tali trasmissioni così amate e richieste?”. Innanzitutto è evidente la capacità che essi hanno nell’intrattenere un pubblico che, annoiato e abbattuto dalla negatività del mondo che lo circonda, cerca serenità e divertimento nei talent televisivi, che riescono inoltre a renderlo partecipe attraverso la “votazione da casa”, in grado di far sentire gli spettatori parte fondamentale non solo del programma, ma del destino del concorrente stesso. Un ruolo determinante nell’ affermazione di tale successo lo gioca poi il messaggio che i talent show fanno arrivare alla gente, ossia che “tutti hanno almeno una possibilità di raggiungere la fama, 20 indipendentemente dalla propria posizione sociale”, speranza che spinge sempre più persone a “volerci provare”. Altre domande che a questo punto sorge spontaneo porsi sono: “Questi talent funzionano o no? Si raggiunge davvero il successo sperato?”. In alcuni casi, bisogna ammetterlo, il vincitore riesce (come nel caso di Emma Marrone, Marco Mengoni, Alessandra Amoroso e Francesca Michielin) a incidere dischi e, talvolta, a farli persino entrare nelle “top ten”: questi successi però sono davvero pochi se si contano i numerosi aspiranti. Il più delle volte, infatti, come nel caso di Marco Carta ,Martina Stavolo (Amici), Aram Quartet, Matteo Benucci (X Factor) ,Elhaida Dani (The Voice) e moltissimi altri, a poca distanza dalla tanto attesa “finalissima”, i nomi dei vincitori cadono nel dimenticatoio, pronti ad essere sostituiti da nuovi ed intrepidi concorrenti. Grande problema dei vincitori che spariscono è che spesso, nel passaggio dall’interpretazione di una cover alla creazione di una canzone propria, deludono le aspettative del pubblico, che decide di non seguirli più. Se è vero poi che il vincitore di un talent può rendersi noto più velocemente, è altrettanto vero che egli deve compiere comunque una dura battaglia: combattere una concorrenza spietata, pronta a dire milioni di “no”, per far salire nel piedistallo finale un solo ed unico talento. Ciò che però contraddistingue maggiormente la carriera dei professionisti diventati tali senza aver preso parte ad un talent show è che, spesso, essi hanno avuto il tempo e l’esperienza necessaria a potersi costruire la “casa del successo”, partendo dalle fondamenta, rendendola così ben solida e duratura. ipse dixit e svago IPSE DIXIT Prof. Romano “...violentare l’asse linguistico...” “...violentare la psicologia umana...” “I bambini di oggi saranno i prossimi obesi” “Grazie a Dio siete in crescita!” Prof. Vernieri “Il batterio campa. E campa anche bene!” (Per chiamare un alunno) “Andó sta coso??” Prof. Baggetto “Se volete deprosciuttare quelle gambe, dovreste correre un po’.” Prof. Bianchin “Non hai mai visto Shrek?! Fuori da questa porta!” *spiegando matematica* “Per fare ciò dovete andare a strati … come con una cipolla.” Prof. Compostella “La filosofia è quella cosa con o senza la quale il mondo resta tale e quale!” “L’escatologia, ragazzi, non è lo studio delle scatole da scarpe!” “Ontologia: lo studio dell’onto.” N.1 Settembre-Ottobre 2015 21 Il commento di Zen sulla Buona Scuola