HERMES 2015-16 N. 1

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HERMES 2015-16 N. 1
N°1 SETTEMBREOTTOBRE 20152016  ANNO XXX
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hermes:novità in hermes
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satira/attualità:LUIGI BRUGNARO
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ATTUALITà: DA SETTANT’ANNI ONU
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Direttore:
editoriale
4-5-6 scuola:INterviste ai rappresentanti
dei rappresentanti
di FRANCESCA PAROLIN
di marco filippin
di ANNAMARIA TESSARIN
Lucrezia Angela Volpato(3AS)
Vicedirettore:
Marco Filippin(3BC)
Impaginazione:
Leonardo Cattarin (4BSA)
Marco Uderzo (3BC)
storia:LIBERTà GRAZIE ALLA STORIA
di cecilia artuso
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attualità:tutti hanno un prezzo?
Grafica:
Samuele Vidale (3AC)
di riccardo tessarin
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cultura:qualcosaltro
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curiosità:perchè siamo terrorizzati dal silenzio?
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di elena menon
di elena sofia furlan
concorsi:il pianeta che vorrei
di irene cinel
15mondo:il new england
di chiara brunetti
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curiosità:dracula
di giuliano maria
cinema:che cosa ci passa per la testa?
di beatrice tonietto
salute:lunedÌ mi metto a dieta
di giorgia parronato
videogiochi:counter-strike:Global offensive
di m&m
20tv:mamma, da grande farÒ un talent show
di sofia fantin
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ipse dixit e svago
Per collaborare scrivete a:
[email protected]
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le storie che amiamo hanno una fine,
“Tutte
ma è proprio perché finiscono che ne può
cominciare un’altra.
“
”
Ognuno di noi vorrebbe che nessuna delle storie che ama finisse. Desideriamo
sempre che quell’ultima frase, in quell’ultima pagina di quel libro adorato,
non segni mai la parola ‘fine’. Speriamo sempre in un sequel, in un altro libro,
in un’altra avventura: un viaggio a cui possiamo far parte, immedesimandoci
nei protagonisti, immaginandoci le vicende e le epoche tramite un’armoniosa
sinfonia di parole e sentimenti.
Per ben trent’anni a questa parte, Hermes non ha mai smesso di far parte di
noi, di questa scuola. Da quel fatidico 18 Ottobre, Hermes è cambiato, sì, ma
sempre in positivo, regalandoci ogni volta un racconto nuovo, avventure diverse, grazie a delle persone accomunate dalla passione di scrivere.
Per un anno che in realtà è sembrato così breve, ho avuto l’onore di conoscere
Irene Cinel (5CS), l’ex-direttrice di questo giornalino, che ha condiviso con
noi la gioia di esprimersi, di lavorare ad un progetto con passione e dedizione,
insieme all’ex-vicedirettore Riccardo Tessarin (5BS), l’impaginatore Leonardo
Cattarin (5BSA), il grafico Michele Beraldin (5BS), nonché la nostra colonna
portante, il sempre presente professor Dellai.
E’ un onore per noi tutti poter far parte di questa redazione, essere gli eredi di
una lunga tradizione, collaborare tutti insieme all’unisono per uno stesso obiettivo: dedicandovi tempo, mettendovi passione, pensando sempre a qualcosa di
nuovo.
“La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi
la volontà di estenderli e farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.”
”
Lucrezia Angela Volpato
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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intervista ai candidati
rappresentanti d’istituto
di Laura Sambruna(3AC)
ho avuto molte esperienze di
vario genere, dall’aiuto all’organizzazione di assemblee fino
alla partecipazione attiva alle
suddette. Sono in questa scuola da ormai 5 anni e mi sento
sicuro nel poter affermare che
la conosco molto bene, di conseguenza, so anche come comportarmi per poter ottenere
determinati risultati.
La voglia di candidarmi mi è
venuta circa un anno fa quando, discutendo con degli amici
abbiamo sottolineato tutte le
cose che vorremmo funzionassero meglio all’interno della
scuola, da lì riflettendo su me
Perché pensi di essere la stesso e notando di avere alle
persona giusta per rappre- spalle quasi tre anni come rapsentare il liceo Brocchi e presentante di classe ho capito
cosa ti ha spinto a candi- di essere la persona giusta per
coprire questo incarico.
darti?
A. Penso di essere la persona F. Penso di essere la persona
adatta per questa carica perché giusta per rappresentare il liritengo di poter apportare dei ceo Brocchi perché mi è sempre
cambiamenti concreti a questa piaciuto lavorare per miglioracomunità che è la nostra scuo- re le cose e perché desidero che
ogni singolo studente si senta
la.
Sono ben cinque anni che la parte attiva della nostra scuofrequento, e sono sempre stato la anche grazie alla presenza di
coinvolto nelle attività lega- persone decise ed affidabili nei
ruoli di rappresentanza.
te al benessere collettivo. Da
rappresentato vorrei ora rap- Mi ha spinto a candidarmi inpresentare; infatti, come tut- nanzitutto una grandissima voti possiamo notare, la nostra glia di dare qualcosa in cambio
scuola non è perfetta, ma in- per tutto ciò che finora il Liceo
sieme possiamo cambiarla per Brocchi mi ha dato, e c’è stato
poi il sostegno di tanti che mi
renderla un luogo migliore.
L. Penso di essere la persona hanno spinto a credere nella
adatta a rappresentare la scuo- mia candidatura, vedendomi
la perché all’interno di questa adatto a questo ruolo. Inoltre
In vista delle prossime elezioni, noi dell’Hermes vi forniamo,
come facciamo da anni, un’intervista agli studenti che hanno
presentato la candidatura al ruolo di rappresentanti d’istituto:
Anas Fakher, Luca Bonaldi (lista
1, Better together: il meglio con
voi) , Francesco Guazzo, Kevin
Alberti ( lista 2, The Iron List).
Purtroppo quest’anno i candidati
sono solo quattro, di conseguenza
saranno loro i successori di Luca
Favero, Elena Perozzo, Nicola
Pozzato e Riccardo De Martino,
ma nonostante ciò vi proponiamo
questa intervista affinché ognuno
di voi conosca meglio le persone
che lo rappresenteranno durante
quest’anno scolastico!
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non posso nascondere di aver
sempre sentito una volontà profonda di cambiare ciò che,
con evidenza, da troppi anni al
Brocchi continua a non andare.
K. Credo che il liceo Brocchi
abbia bisogno di essere rappresentato da qualcuno convinto
delle proprie idee, che sappia
metterle a frutto per aiutare
tutti gli studenti e sfruttare le
potenzialità di tutto l’istituto,
portando a quel cambiamento tanto agognato. Ed io sono
convinto di potercela fare.
Vedere nel corso degli anni gli
studenti smettere di credere
in un possibile cambiamento
e pensare che la scuola fosse
destinata a restare così, senza
modificarsi, mi ha fatto capire
quanto servisse qualcuno che
facesse rinascere quella voglia
di cambiare e di migliorare le
cose, e in prima persona voglio
che questa trasformazione avvenga. Inoltre sono certo che
questa esperienza mi aiuterebbe a crescere e mi permetterebbe di rendere il mio impegno meno anonimo ma più
attivo per il bene comune.
Qual è il vostro programma? Quale pensi che sia il
vostro punto di forza?
A. Il nostro programma verte
su tre punti in particolare: la
semplicità, la concretezza e la
comunicazione. Nel corso degli
anni, ci siamo resi conto che le
proposte e le idee presentate in
sede d’assemblea erano quasi sempre dei progetti troppo
ambiziosi, od addirittura irrealizzabili. Dunque abbiamo
focalizzato i nostri punti sulla
semplicità, nel senso che sono
idee meno pretenziose, ma
concrete e realizzabili nell’immediato futuro. Infine con
comunicazione,
intendiamo
l’intensificazione del rapporto
rappresentati-alunni, come abbiamo spiegato nell’assemblea
di presentazione.
L. Il nostro programma è basato fondamentalmente sulla
concretezza e fattibilità delle
idee, ciò non significa che queste siano di minore importanza
o comunque meno utili, bensì il contrario, di fatto TUTTE
le nostre idee sono attuabili a
differenza di ciò che spesso accade in campagna elettorale.
Vogliamo rendere gli studenti
finalmente parte attiva della
scuola, creando canali comunicativi diretti fra rappresentanza/docenti e studenti, dando loro inoltre la possibilità di
scegliere gli ospiti delle assemblee con un metodo innovativo
e di prendere parte attiva al
rinnovo dell’aula studenti.
F. Il nostro è un programma
che guarda molto al futuro
della scuola e che crede veramente nelle immense potenzialità del nostro liceo. Non
proponiamo cose irrealizzabili
per avere voti che non sarebbero meritati: le nostre propo-
ste sono concrete e, se saremo
eletti, potremo metterle in atto
sin da subito. Il nostro punto di
forza si concretizza nel miglioramento della comunicazione
interna al liceo e nelle novità ideate per le assemblee: maggiore partecipazione per tutti
gli studenti, coinvolgimento
pratico, possibilità di mettersi in gioco e proposte sempre
nuove.
K. Semplice, concreto ed efficace. Queste sono le tre parole
chiave del nostro programma.
Non vogliamo proporre nulla
di irrealizzabile, soltanto ciò
che potremo davvero fare se
saremo eletti. Esso è un programma che punta a migliorare in tutti i settori che hanno
secondo noi bisogno di essere
rivisitati: oltre ad una maggior
sensibilizzazione ecologica e a
rendere più efficiente la comunicazione nella scuola, il punto
focale sono le assemblee. Queste ultime non vorranno più
essere solo frontali, ma seguire
la modalità dei laboratori, anche per permettere a tutti gli
studenti di dedicarsi alle attività che preferiscono.
3) Tre parole per descriverti
A. Estroverso, testardo, ottimista
L. Solare, estroverso, responsabile
F. Disponibile, affidabile, umano
K. Socievole, efficiente, loquace
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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parola ai (oramai Ex)
rappresentanti d’istituto
di Martina Garziera(4BC)
Anno nuovo, rappresentanti nuovi. Il 23 ottobre tutti gli studenti
del nostro liceo saranno chiamati ad esercitare il proprio diritto-dovere di voto e a scegliere
coloro che ci rappresenteranno
nella scuola, durante l’anno scolastico 2015/2016. È doveroso
innanzitutto ringraziare e ricordare l’impegno di Elena Perozzo,
Riccardo De Martino, Luca Favero e Nicola Pozzato, ormai exrappresentanti d’istituto, che ci
hanno accompagnato nello scorso anno scolastico e si sono presi
l’onere e l’onore di questo ruolo.
“Che bilancio fate del vostro
operato?”
Pozzato: “Il bilancio è sicuramente
positivo. Quest’anno infatti siamo riusciti a portare a termine
la maggior parte dei punti che
avevamo posto come obiettivi del
nostro mandato, tranne poche
idee che purtroppo non sono state
attuabili. Siamo stati molto contenti delle assemblee che abbiamo organizzato e degli argomenti che in esse sono stati trattati.”
“È complicato portare a termine
le proposte fatte?”
Perozzo: “Sicuramente non è semplice
attuare le proposte che si fanno a
inizio anno. Alcune di esse richiedono lunghi tempi di attuazione,
altre talvolta risultano poco fattibili. Anche organizzare un’assemblea, per esempio, all’apparenza
può sembrare facile quando in
realtà richiede molto impegno
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e dedizione, soprattutto se ci si
mette buona volontà e cuore nelle cose, come nel nostro caso.
“Com’è stata la vostra relazione con professori e studenti?”
De Martino: “I professori sono stati generalmente
molto disponibili e ci hanno
coinvolto sempre in modo attivo. In particolare, una delle persone che si è sempre dimostrata
molto aperta nei nostri confronti
è stato il preside, che ha ascoltato e discusso con noi i progetti
che proponevamo. Gli studenti sono stati molto collaborativi (anche se talvolta non è stato
sempre semplice farsi ascoltare)
e nella maggior parte dei casi siamo riusciti a instaurare con loro
bellissimi rapporti di amicizia.”
“Che cosa vi ha regalato
questa
esperienza?”
Favero: “Secondo me, fare il rappresentante è l’esperienza migliore che un ragazzo della nostra età
possa fare in ambito formativo
perché permette di migliorare e accrescere le proprie abilità relazionali e organizzative. Se da un lato,
infatti, consente di confrontarsi
con persone che ricoprono ruoli
diversi e hanno opinioni differenti
dalle proprie, dall’altro permette
di acquisire un certa capacità organizzativa, importante ad esempio per preparare le assemblee
e per gestire il ruolo di rappresentante e gli impegni di scuola.
“Che consigli vi sentite di dare
ai nuovi rappresentanti?”
Tutti: “Innanzitutto consigliamo
di trovare la giusta via di mezzo tra lo studio e gli impegni che
questo compito comporta. Inoltre
sarebbe bene cercare di mantenere un buon rapporto tra di voi, lavorando in gruppo e confrontandovi in modo costruttivo, senza
portare rancori e supportandovi
l’un l’altro di fronte alle difficoltà
del percorso. Siate umili, aperti a
tutte le opportunità, ricordandovi
che prima si è studenti e poi rappresentanti. Ma soprattutto godetevi questa esperienza e cogliete
l’attimo!”
novità in “hermes”
Il giornalino della scuola
di Francesca Parolin(1AS)
Un nuovo anno scolastico, un
nuovo inizio ed una nuova direttrice di “Hermes”, il giornalino
scolastico del Liceo Brocchi.
La sua precedente Irene Cinel, che
lo scorso anno aveva guidato il
gruppo, lascia il posto a Lucrezia
Angelo Volpato, già ricca di idee
e di propositi per l’anno a venire.
Ed è questo che colpisce, oltre alla
sua gentilezza, la voglia di portare qualcosa di concreto, nuovo e
spumeggiante.
Chiedo un’intervista per il primo
numero, sfortunatamente la mancanza di tempo ci costringe a sentirci per mail, ma le sue risposte
mi colpiscono per la voglia di portare qualcosa di nuovo e utile per
tutti gli studenti del Brocchi.
Che cosa ti ha spinto ad iscriverti
al giornalino scolastico?
L: Ciò che mi ha spinta a iscrivermi al giornale è stata senz’altro la
passione per la scrittura. Inoltre,
trovo che collaborare insieme per
un obbiettivo comune, ovvero l’uscita di un buon articolo, sia una
bellissima sensazione.
Qual’è stato il primo articolo che
hai scritto?
L: Il mio primo articolo riguardava l’eventuale scelta del liceo
linguistico di aggiungere una terza lingua, e soprattutto quale, fra
quelle presentate, fosse più utile
in ambito lavorativo.
Ti sei proposta per il titolo di di-
rettrice perché ….
L: Mi sono proposta come direttrice con il desiderio di mettermi in gioco e dare una continuità
all’ottimo lavoro svolto dall’ex direttrice.
Qual è il tuo obbiettivo per
quest’anno?
L: Il mio, anzi, nostro obbiettivo
per quest’anno è dare il massimo
affinché il giornalino sia sempre
un punto di riferimento ed interesse per tutti gli studenti.
Avete letto bene? Vuol dire anche
che se avete spunti, idee, ma anche disegni o articoli scrivete alla
mail del giornalino:
giornalinodeglistudenti@
gmail.com
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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luigi brugnaro
Un nome, una leggenda
di Marco Filippin(3BC)
Il 15 Giugno 2015 venne eletto
sindaco di Venezia l’illuminato
Luigi Brugnaro, che dopo pochi
giorni già dava prova della sua
grandezza: si mise infatti subito
a combattere contro la più grande minaccia per i giovani: i libri
(gender)! Ebbe infatti il coraggio di bandire da asili e materne
quelle opere oscene che osavano
sostenere che esistono più tipi di
famiglie, non solo quella formata
da marito (uomo) e moglie (donna)! Opere oscene come “Piccolo
blu e piccolo giallo”, l’ignominiosa storia di due piccole macchie
di colore che si fondono, letteralmente, in un’amicizia ambigua,
quasi amorosa! Due colori chiaramente maschi! Colori attentatori!
Dove siamo andati a finire?
Per ringraziarlo di questo nobile atto, oggi ho deciso di offrire
aiuto diretto al nostro Lancillotto,
proponendo altre opere per codesta purificazione! Ma non parlo
di libri, bensì di film! Perché un
singolo volume può essere letto
da un solo individuo per volta, ma
una pellicola può corrompere innumerevoli giovani nel medesimo
istante!
Giustizia!
La gabbianella e il gatto: innanzitutto l’intera opera si basa su
un’adozione non regolare. Avete
forse mai visto Zorba firmare un
documento? Io no! E poi, tremendo, quel gatto, chiaramente uomo,
che cerca disperatamente di assumere un ruolo materno, per di più
di materno volatile! Cova l’uovo!
Che esempio può dare una figura
ambigua come questa? Confusa,
ve lo dico io! E infatti quella povera gabbianella crescerà non solo
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come un maschiaccio, ma addirittura si vorrà fingere gatto! Nascondete i bambini!
Balto: il dilemma un cane-lupo in
bilico tra queste identità opposte.
Ma insomma, o è cane o è lupo,
che si decida quel distruttore di
infanzie!
La sirenetta: già il soggetto è
un essere ibrido, mezzo donna e
mezzo pesce, che ancora si aggrava con la trasformazione in essere umano! Gender al quadrato!
Con un vero e proprio cambio di
genitali nel mezzo! Pensateci, la
sirenetta è pesce dalla vita in giù,
e cosa c’è proprio sotto la vita?
L’ombra del transgender si allunga con il calare delle tenebre!
Il libro della giungla: in assoluto, il peggiore. Un bambino che
viene cresciuto da due uomini,
Baloo e Bagheera (uomo nonostante il nome femmineo! Argh!),
per di più perdigiorno e fannulloni. Infatti il povero Mowgli viene
quasi divorato e rapito! Più volte! Chiara dimostrazione di irresponsabilità omogenitoriale, ma
quest’oscena pellicola mostra il
tutto come se fosse bello e giusto!
Come siamo caduti in basso.
Spero di essere stato utile, e invito anche voi a lottare contro il
gender! Infuriate contro il morire
della famiglia tradizionale!
Ora, serietà
24 Giugno 2015: il neo-eletto sindaco di Venezia Luigi Brugnaro
decide di bandire da asili nido e
scuole materne 49 libri per bambini (introdotti dalla precedente
amministrazione con un costo
di 10mila euro) che illustrano,
in modo semplice e colorato, i
diversi tipi di famiglie esistenti. Semplici ed educativi, ma per
Brugnaro “temi che non devono
riguardare i bambini, materie da
lasciare ai loro genitori”. Decisione che già di per sé molto opinabile (la scuola non è fatta solo
per inserire nozioni nel cittadino,
ma a prepararlo alla vita in toto),
aggravata dalla presenza nell’elenco di libri che trattano di divorzi, bullismo e soprusi. Il vaso,
già traboccato, esplode e nascono
forti “ribellioni” e proteste contro
questa censura. Partecipa anche
Elton John, con il quale Brugnaro
inizia una lite online.
23 Settembre: Dopo una “nuova”
esaminazione, arriva a dire di aver
“tolto solo due libri”, perché “testi
con due mamme e due papà fanno
confusione”. Ma signor sindaco,
un bambino potrebbe tranquillamente trovarsi davanti situazioni
del genere, e allora sarà meglio
che riceva spiegazioni acide da
una famiglia magari omofoba o
chiare e rispettose dalla scuola?
Chissà. Continuano ancora le lotte contro la censura e la lite con
Elton John, colpevole di crescere
un bambino con l’uomo che ama.
da settant’anni onu
di Annamaria Tessarin(1DL)
L’esigenza di garantire pace nel
mondo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale era diventata
necessaria per tutti gli stati che
erano stati coinvolti da guerre
negli anni precedenti. Per questo il 24 ottobre del 1945 a San
Francisco nacque ufficialmente
l’Organizzazione delle Nazioni
Unite (ONU): si era già formato
qualcosa di simile dopo la Prima
Guerra Mondiale, la cosiddetta
Società delle Nazioni, idea nata
dal presidente americano Thomas
W. Wilson. Questo organismo,
però, nacque già debole e né la
Germania, nè la Russia e neppure
gli stessi Stati Uniti vi entrarono,
in quanto il Congresso Americano
non approvò la richiesta del presidente. Nel 1945 invece, aderirono immediatamente 51 stati ed
attualmente, dopo sette decenni,
sono arrivati a 193, quasi la totalità delle nazioni del pianeta,
considerando che in tutto gli stati
sono 205. Vari organi si occupano
della gestione dell’ONU, di cui il
più importante è probabilmente
Il Consiglio di Sicurezza. Esso è
composto da quindici stati, di cui
cinque sono membri permanenti
(Stati Uniti, Russia, Cina, Gran
Bretagna, Francia) mentre gli altri
dieci vengono eletti ogni due anni
dall’assemblea generale. Il Consiglio è sempre in funzione ed ha
il compito di mantenere la sicurezza internazionale. Le decisioni
vengono approvate se ottengono
un voto favorevole dalla maggioranza dei componenti, compresi i
membri permanenti. Essi dispongono inoltre del diritto di veto,
cioè della possibilità di impedire
l’adozione di un provvedimento,
anche contro il parere degli altri
14 membri.
L’ONU era ed è nato per impedire lo scoppio di nuovi conflitti e
favorire una soluzione diplomatica. Purtroppo questo non è sempre avvenuto, infatti tuttora continuano ad esservi guerre in tutto
il mondo, provocando la morte di
centinaia di civili innocenti e la
distruzione di intere città.
Nonostante questo, L’ONU ha
contribuito attivamente a diffondere la tutela dei diritti dei popoli, creando organizzazioni come
l’Unicef (fondo di emergenza delle nazioni unite per i bambini),
l’Unhcr (alto commissariato delle
nazioni unite per i rifugiati) e la
Fao (organizzazione delle nazioni
unite per l’alimentazione e l’agricoltura). Tutti gli Stati Membri,
che siano grandi o piccoli, ricchi,
poveri o con diverse idee politiche
fanno sentire la propria voce e votano per dar forma alle politiche
della comunità internazionale.
L’ONU inoltre dispone di un contingente militare, comunemente
chiamato “I caschi blu”. Il Segretario Generale dell’organizzazione è il sud-coreano Ban Ki-moon,
che finirà il suo mandato il prossimo 31 dicembre 2016.
Attualmente, però, sembra che il
contributo dell’ONU non sia più
efficace come un tempo: stiamo
vivendo in un periodo storico in
cui il suo aiuto sarebbe essenziale, fondamentale, specialmente
pensando all’avanzata dell’Isis …
sono temi che meriterebbero un
concreto intervento da parte di
questa istituzione. Aspettando
dei miglioramenti, auguro nuovamente buon 70° compleanno
all’ONU ed auspico in tanti altri
anni di collaborazione globale.
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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Libertà grazie alla storia.
Il nostro passato per capire il nostro presente
di Cecilia Artuso(3AC)
Ho riflettuto sul vero senso della
libertà partecipando ad un’incontro dove si parlava della Seconda
Guerra Mondiale, ma dal punto
di vista della “nostra” Bassano.
Grazie a delle immagini e dei video si poteva notare come la nostra città fosse cambiata dopo la
guerra, mostrando paesaggi completamente sconvolti nelle zone
che erano state bombardate, fra
cui persino la nostra “Via beata
Giovanna”. Ciò che fa riflettere
è che a quel tempo la libertà non
esisteva, poiché tutti erano obbligati con la forza a stare dalla parte dei fascisti. Solo pochi ragazzi
coraggiosi sceglievano, al costo
della loro stessa vita, di opporsi a
questa proibizione di libertà: i famosi partigiani.
Molto forti erano le testimonianze
di questi ragazzetti che coraggiosamente si ribellavano, per mantenere la loro idea ed essere liberi
di decidere quello che ritenevano
giusto e quello in cui credevano.
Fra le innumerevoli testimonianze mi ha particolarmente colpita il
racconto di un ex-partigiano che,
all’arrivo dei fascisti, si è salvato
nascondendosi nei cespugli mentre questi uccidevano due ragazzi
coraggiosi come lui.
Forse non ci rendiamo conto della
fortuna che abbiamo di essere li-
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beri e di poter esprimere le nostre
idee, i nostri pensieri, senza che
essi vengano censurati. Ma se abbiamo questa possibilità, perché
non utilizzarla? Invece di sprecare quest’occasione dovremmo
pensare a quanta fatica sia stata
fatta per ottenerla.
Forse al giorno d’oggi la libertà di
parola è data troppo per scontata
ed è qualcosa di cui probabilmente nemmeno ci rendiamo conto,
ma
riflettendoci realizzeremo
di quanto sia straordinaria e di
quanto sia meraviglioso scegliere
da soli quello che si vuole.
Nelle testimonianze degli ex-partigiani c’era la fierezza di chi aveva fatto qualcosa di straordinario,
la certezza di aver contribuito a
salvare il proprio paese.
“L’incoscienza giovanile di quei
ragazzi ha permesso la liberazione di allora e la libertà e democrazia di adesso. Ed ora è
tutto nello nostre mani.” Queste
le splendide parole del prof. Tessarolo, che ha presieduto l’assemblea fino alla fine.
Dato che tutto è nelle nostre
mani, si auspica che tutti noi potremmo, un giorno, sentirci fieri e
soddisfatti per aver fatto qualcosa
per il nostro Paese.
Per finire, cito una splendida
frase di Pietro Calamandrei, po-
litico, avvocato ed accademico
italiano: “Se voi volete andare in
pellegrinaggio nel luogo dove è
nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove
furono imprigionati, nei campi
dove furono impiccati. Dovunque
è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della
nazione, andate là, o giovani, col
pensiero, perché là è nata la nostra Costituzione».”
tutti hanno un prezzo?
di Riccardo Tessarin(5BS)
Martedì 29 Settembre scorso alcune classi quinte del nostro istituto, assieme ad altre sezioni di
Da Ponte, ITIS, Enaudi e De Fabbris, hanno avuto l’opportunità
di dialogare per circa due ore con
Gherardo Colombo.
Egli è l’ex giudice che fece parte del pool di Mani Pulite,che
da diversi anni dedica gran parte del suo tempo incontrando e
confrontandosi con i giovani sul
complesso tema della corruzione.
Lo scoppio di Tangentopoli e delle indagini di Mani Pulite sono di
fondamentale importanza per affrontare questo argomento. Prima
del 17 Febbraio 1992 e dell’arresto
di Mario Chiesa, direttore di una
casa di riposo, colto in fragrante
mentre accettava una tangente
nessuno immaginava che potesse
esistere un così grande sistema
opaco e sommerso di tangenti,
appelli truccati, falsi in bilancio,
truffe e bustarelle. L’inchiesta che
scaturì da questo arresto, chiamata appunto Mani Pulite, coinvolse
più di 500 indagati, tra cui 4 ex
presidenti del consiglio, ministri,
centinaia di parlamentari di tutti
i partiti politici e moltissimi dirigenti di enti pubblici e aziende.
Da questo scandalo e dalla sua
esperienza di magistrato all’interno delle indagini nasce il desiderio di Gherardo Colombo di
parlare di corruzione, e non con
i politici o con altre autorità, ma
partendo dal futuro, dai giovani.
Spesso esiste purtroppo una naturale predisposizione ad essere
corrotti, e non serve accettare una
tangente per diventarlo: basta,
come ci ha fatto notare, scaricare
versioni da internet. La corruzione ci fa divenire disuguali, con lo
scopo di avvantaggiarsi sugli altri,
quando il primo principio dello
stare assieme dovrebbe essere l’equalità.
Quello che invece avviene è che i
bambini fin da piccoli si trovano
davanti pessimi esempi di comportamento. Crescendo non fanno che vedere episodi ed atteggiamenti degli adulti che li portano
ad accettare come naturale la corruzione, la piccola truffa, la furbata. Si abituano a pensare che quello possa essere l’unico funzionale
stile di vita, quando invece la verità è che alla fine i cittadini sono
danneggiati dalla corruzione.
Ogni volta che un’azienda vince
una gara d’appalto corrompendo l’ente che svolge il servizio da
gestire, il risultato di questo reato sarà molto probabilmente una
realizzazione e gestione peggiore
del lavoro affidatogli, di quella
che si avrebbe potuto avere se la
gara d’appalto si fosse svolta regolarmente e a vincere fosse stata
l’azienda più meritevole.
In questo modo ad essere premiato è invece chi intrallazza, chi
pensa a curare solo i suoi affari,
mentre chi perde sono il merito e
i cittadini, che vivono nel disservizio e non capiscono perché tanti
soldi sono persi in ritardi ed errori.
Esiste un modo per uscire da
questo circolo vizioso? Si, bisogna cambiare la cultura. Il cambiamento però deve venire da
noi tutti e da una nostra seria e
consapevole presa di posizione.
Gherardo colombo ha invitato
i presenti in sala, ma il suo è un
appello per tutti, ad assumersi le
proprie responsabilità, a smetterla di lamentarsi ed ad agire quotidianamente.
Se desideriamo una politica migliore, fatta di onestà e non di false
speranze, siamo noi cittadini che
dobbiamo partecipare. I politici
corrotti sono scelti dai cittadini.
Spetta quindi a noi lavorare per
avere una sana Repubblica Democratica, informandosi su cosa
succede realmente e analizzando
le cose sotto diversi punti di vista.
Per farlo non bisogna credere ciecamente in ciò che ci viene detto
dall’alto, ma sviluppare un personale senso critico. Un’altra chiave
sta nell’iniziare fin da giovani un
percorso di formazione e rispetto
delle leggi: nel rispetto degli altri
e delle regole sta infatti la base su
cui costruire una società più equa.
L’ex giudice ci ha così lasciato diverse provocazioni e molto su cui
riflettere, invitandoci a guardare innanzitutto dentro noi stessi,
motivandoci a credere e ad impegnarci ogni giorno per sconfiggere
questa grande piaga che è la corruzione.
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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qualcosaltro
Il magazine di “insegnamoci qualcosa
di Elena Menon(3BC)
No, nessun errore, si scrive proprio così: ‘qualcosaltro’, senza
apostrofo.
Non è una rivista, ma contiene
articoli d’attualità; non è un libro, eppure racconta delle storie;
non è un’enciclopedia, nonostante raccolga nozioni; non è un poster, anche se si può appendere
in camera; non è un oggetto da
collezione, però fa una gran bella
figura sullo scaffale della libreria
in salotto. Qualcosaltro è, appunto, qualcos’altro. Si tratta di una
pubblicazione trimestrale, dove
vengono trattati vari argomenti ruotando però intorno ad un
tema centrale. Ha una grafica accattivante, contenuti audaci, foto,
illustrazioni e opere d’arte memorabili. Anche il formato è molto originale: ogni pubblicazione
comprende una serie di 5 pieghevoli da 8 facciate l’uno, raccolti
da un contenitore rigido a colori.
I pieghevoli possono essere letti
uno ad uno sfogliandoli come dei
piccoli libricini, o possono essere aperti nella loro lunghezza per
apprezzare tutto il contenuto artistico. In più, tutti e 5 i pieghevoli
possono essere avvicinati e appesi
al muro per collegare le immagini
e formare un unico, grande poster.
Si tratta di un oggetto innovativo,
che prende le migliori idee di una
pubblicazione scientifico-divulgativa e le unisce alla bellezza di
un book artistico, creando così un
qualcosa di grande valore e assolutamente da collezionare.
Quest’anno il tema centrale è
“Materia” e il 19 settembre è uscita la sua prima declinazione “Carne”, che si può acquistare a Palaz-
12
zo Roberti al costo di 5,90€.
Ma chi l’ha creato?
Si tratta di 12 ragazzi, 12 studenti universitari, 12 talenti che formano il gruppo di Insegniamoci
Qualcosa.
Sono tutti cresciuti nella zona di
Bassano del Grappa e, anche se
arrivano da strade diverse, grazie
alla curiosità per le meraviglie del
mondo e alla voglia di scoprirle,
si sono incontrati e hanno dato
inizio ad una sorta di gioco culturale. Alla sera, ognuno di loro
mandava per messaggio ai propri
amici una curiosità che aveva imparato durante la giornata. Scienza, storia, letteratura, arte, musica, sport o videogiochi: qualsiasi
fosse l’argomento, l’importante
era condividere la propria conoscenza con chi era loro vicino,
creando così un network d’informazione che sfruttasse le passioni di ognuno e li facesse crescere
come un organismo. L’iniziativa
ebbe un così grande successo che
in poche settimane decisero di
trasferire l’idea in rete, creando
una piattaforma che potesse raccogliere e diffondere il sapere di
molte più persone contemporaneamente. È nata così la pagina
facebook “Insegniamoci Qualcosa”. In poco tempo hanno raccolto più di 8.000 seguaci, che non
solo apprezzano i contenuti e le
curiosità che pubblicano, ma collaborano loro stessi alla crescita
del progetto con la loro conoscenza. Ed è così che possono riunire
nella stessa piattaforma astrofisica e ingegneria meccanica, storia
antica e geopolitica, arte moderna e tecnologia. Il loro obiettivo
è informare nel modo più ampio
possibile, facendo germogliare il
seme della curiosità e invogliando chi li segue ad approfondire gli
argomenti che lo hanno colpito.
Ora che il progetto ha preso piede, grazie al suggerimento di alcuni fan ed ad un po’ di genuino,
spavaldo coraggio, hanno voluto
espandere la loro idea e proporre
qualcosa di ancora più originale.
È arrivato il momento, insomma,
di insegnarci Qualcosaltro.
perchè siamo terrorizati
dal silenzio?
La ricchezza nascosta nel silenzio
Viviamo in un mondo in cui a
ognuno importa solo di se stesso: l’individualismo è presente
in ogni passo che muoviamo.
Tuttavia, capita raramente di
trovare qualcuno che si prenda
qualche minuto al giorno per
pensare davvero al suo essere,
nel modo più profondo possibile, perché pochi sanno che lo
si può fare attraverso il silenzio.
Purtroppo il silenzio nelle nostre vite subisce un assalto costante: notizie urlate, clacson
assordanti, smartphone che
vibrano, sirene spiegate, musica a tutto volume e schermi
inseriti in ogni più piccolo spazio. Siamo costantemente sommersi dai suoni prodotti da ciò
che ci circonda e sempre più
terrorizzati dal silenzio, perché
inconsapevoli di ciò che può
offrire.
Il silenzio è un ottimo mezzo per ottenere svariate cose:
dall’arricchire la nostra vita
interiore ad aiutarci quando
ci sentiamo ansiosi, nervosi o
stressati; ma sono tanti coloro
che, nel loro inconscio, non lo
accettano, hanno paura di ammetterlo e tentano in qualsiasi
modo di evirarlo o comunque
sperano che duri il meno possibile, e allora cercano di riempirlo, quasi fosse uno spazio
vuoto in cui si teme di poter
cadere. Il silenzio è mistero e
per questo motivo diventa temibile.
di Elena Sofia Furlan(4ASA)
Forse ciò che spaventa di più
non è neanche tutto ciò, ma il
fatto che il silenzio ci obblighi
a porci davanti a noi stessi ed è
proprio il paragone con la nostra identità quello più duro da
sostenere, ma è la sola occasione che abbiamo per stare con la
persona che meglio ci conosce:
noi; è un modo per “scoprirci”
e renderci più consapevoli e sicuri di noi stessi, permettendo
ad ciascuno di noi di crearci il
nostro guscio.
E allora annulliamo questa fobia del silenzio, perché esso
non è uno spazio vuoto, al contrario è un luogo prezioso dove
si insinua la riflessione, non c’è
alcun motivo per temerlo… ma
ormai si sa: l’uomo è strano e
forse è proprio in questo che
sta il suo fascino.
ENJOY THE SILENCE!!
N.1 Settembre-Ottobre 2015
13
il pianeta che vorrei
Scuole premiate e Teatro Olimpico in festa
di Irene Cinel(5CS)
Un Teatro Olimpico festante,
vivo e rumoroso ha accolto la
mattina del 28 Settembre innumerevoli studenti che, come me,
hanno partecipato al concorso “Il pianeta che vorrei, nuovo
cibo per un pianeta nuovo”, promosso dall’Associazione Progetto Marzotto. Un evento che ha
dimostrato come questo palco
possa accogliere tante iniziative, anche insolite, senza timore
di sembrare svilito o profanato.
Nel corso della cerimonia di premiazione sono state assegnate
27 borse di studio e 3 premi speciali per un montepremi complessivo di oltre 40mila euro.
“Sono felice ed orgoglioso di poter rinnovare per il quinto anno la
tradizione di questo concorso, che
in cinque anni ha già distribuito
178mila euro e accolto 2.783 progetti” ha detto Matteo Marzotto,
presidente di Associazione Progetto Marzotto e Ambassador di
Expo 2015. “Quest’anno abbiamo
scelto di invitare i nostri giovani
ad una riflessione su tematiche
della massima importanza per il
nostro presente e per il loro futuro.
Questo progetto nasce proprio da
un’idea di futuro e da una visione
di mio zio Giannino Marzotto, che
trova le sue radici in quella tradizione famigliare di mecenatismo
illuminato, già promossa da mio
nonno Gaetano nel secolo scorso”.
I ragazzi erano chiamati a confrontarsi con il tema del cibo, inteso come nutrimento per l’uomo
e per il pianeta, anche in concomitanza coi temi promossi da Expo
Milano 2015. Dalle scuole sono
arrivati soprattutto video, ma anche testi, fotografie, disegni, com-
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posizioni musicali. Tanti progetti
ed elaborati, alcuni anche di livello semiprofessionale, che hanno
messo in evidenza l’impegno dei
più giovani per cercare soluzioni
concrete alla questione proposta.
Tanti gli istituti e gli studenti premiati, dalle scuole primarie fino
alle secondarie di secondo grado. Gli studenti coinvolti sono
stati in totale 1831, 1103 delle
scuole primarie, 504 delle secondarie di primo grado e 224 delle secondarie di secondo grado.
In particolare dei 305 progetti presentati, 97 sono pervenuti
dalla scuola primaria, 110 dalla
scuola secondaria di primo grado e 98 dalla scuola secondaria
di secondo grado. Un alto livello di partecipazione da parte di
tutte le realtà scolastiche a testimonianza del fatto che il problema del nutrimento dell’uomo
e della Terra tocca da vicino le
generazioni più giovani, che si
sono impegnate a trovare una
soluzione concreta alla questione, e tema di Expo Milano 2015.
Anche noi studenti di Bassano
abbiamo fatto la nostra parte,
vincendo ben tre borse di studio (Bellavitis per le medie, Da
Ponte e Brocchi per le superiori) e il premio speciale Expo.
A premiare i ragazzi erano presenti sul palco, oltre a Matteo
Marzotto, Ferdinando Businaro,
amministratore delegato dell’Associazione Progetto Marzotto,
Patrizia Galeazzo, responsabile del Progetto Scuola del Padiglione Italia di Expo, Giorgio
Corà, provveditore di Vicenza,
Filippo Zanetti, assessore alla
semplificazione e innovazione
del Comune di Vicenza, il prefetto vicario Massimo Marchesiello e il direttore del Giornale di Vicenza Ario Gervasutti.
Ad intervallare le premiazioni gli Jashgawronski Brothers,
tra “The Final Countdown” suonato con i maiali di gomma e
un gran finale a base di “We
will rock you” con accompagnamento di fogli di giornale.
A fine evento, Fernando Businaro
ha lanciato il nuovo tema per l’anno a venire: “La scuola che vorrei”,
annuncia, e poi si rivolge ai ragazzi: “Non avete responsabilità sulle
condizioni del pianeta che vi trovate ad abitare oggi, ma con la vostra intelligenza, capacità creativa
e senso di appartenenza a questo pianeta, saprete migliorarlo”.
il new england
Cape Cod e le isole
di Chiara Brunetti(2AL)
Situata a sud-est della meravigliosa città di Boston (Massachusetts), la penisola di Cape Cod,
che si protende nell’Oceano per
circa 12 km, è una delle più rinomate destinazioni turistiche
del New England, se non degli interi Stati Uniti. È la punta
estrema degli States nell’Atlantic: comprende la maggior parte
della Contea di Barnstable e della Contea di Plymouth, dove l’11
novembre 1620 sbarcarono dalla
nave Mayflower i padri pellegrini. E’ suddivisa in quattro aree:
Upper Cape, Mid Cape, Lower
Cape e Outer Cape, ognuna delle quali comprende tre o quattro
città principali, tra le quali Barnstable, Chatham, Harwich, Truro
e Provincetown. Vi risiedono circa 230.000 abitanti, ma d’estate la penisola ospita più di mezzo milione di persone. Tra tutte
le meravigliose spiagge di Cape
Cod, spiccano quelle comprese
nel Cape Cod National Seashore
Park, un’area protetta che fu istituita dal presidente J. F. Kennedy
il 7 agosto del 1961. Il presidente comprò anche una proprietà,
la Kennedy Compound, situata a
Hyannis Port: l’area da lui creata comprende sei spiagge (Coast
Guard, Nauset Light, Marconi,
Head of the Meadow, Race Point
e Herring Cove) e tre percorsi ciclabili. La posizione geografica
della penisola ha favorito la costruzione di fari durante la storia,
otto dei quali ancora in funzione,
tra cui quello di Truro. Gestiti dalla US Coast Guard, i fari, oltre ad
aiutare le navi in transito viste le
frequenti nebbie e i fondali marittimi bassi e sabbiosi, sono diventati il vero e proprio simbolo di
Cape Cod.
L’autunno è la stagione più colorata, grazie al Fall Foliage (caduta e cambiamento di colore delle
foglie) e ai campi di mirtilli rossi.
Una delle curiosità più interessanti riguarda la prima trasmissione
transatlantica senza fili, compiuta
a Wellfleet, cittadina della costa
occidentale, da Guglielmo Marconi, da cui prese il nome la Marconi Beach.
Vicino alla costa meridionale, si
trova la più grande isola del New
England, Martha’s Vineyard, nota
come luogo di villeggiatura estiva.
Secondo quanto dicono gli americani, è come Capri per gli italiani.
Martha’s Vineyard è puntellata di
coloratissime casette in stile vittoriano, soprattutto ad Oak Bluff. Il
celebre film “Lo Squalo”, di Steven
Spielberg, fu girato su quest’isola,
purtroppo tristemente famosa per
essere stata teatro dell’incidente aereo del quale furono vittime
John Fitzgerald Kennedy Jr e sua
moglie Carolyn.
Un’altra isola situata a sud di Cape
Cod è Nantucket, la cui popolazione nei mesi estivi aumenta da
10.000 a 50.000 persone. Le città
di Nantucket e di Siasconet hanno fatto diventare l’isola National
Historic District. Nantucket ospita una delle maggiori concentrazioni di caseggiati e di architetture antecedenti il 19° secolo. Sono
state emanate leggi severe con lo
scopo di mantenere case e strade
il più possibile come una volta.
Qui è possibile visitare le numerose gallerie d’arte, l’acquario e i
vari musei.
Su entrambe le isole è presente
un piccolo aeroporto, i cui voli
collegano l’un l’altra le isole di
Martha’s Vineyard e Nantucket
e raggiungono Hyannis (Cape
Code), Boston e Providence (Rhode Island).
L’anno scorso ho visitato Cape
Cod e Martha’s Vineyard e consiglio a tutti, avendone l’opportunità, di andare a vedere questo
bellissimo angolo di America che,
a dire il vero, assomiglia di più
all’Inghilterra.
N.1 Settembre-Ottobre 2015
15
dracula
Di Bram Stoker
di Giuliano Maria(3AC)
Nel corso degli anni sono state
centinaia le reinterpretazioni delle creature della notte per eccellenza: i vampiri.
Ma dimenticate quelli vegetariani
che brillano come diamanti al sole
o quelli che indossano degli anelli
magici per evitare di ridursi polvere! Torniamo indietro di 118 anni,
quando Bram Stoker, un giovane
di trent’anni, pubblicò per la prima volta “Dracula”, un romanzo
destinato a divenire un’icona del
genere gotico-horror.
Narrata sotto forma di stralci di
diari e lettere, la storia prende
vita con il giovane avvocato Jonathan Harker che viene inviato in
Transilvania per curare gli affari
del Conte Dracula, un nobile del
luogo che intende acquistare una
proprietà a Londra.
Jonathan, diviso tra la curiosità
e la soggezione dovuta al mondo
superstizioso degli abitanti locali
con cui entra in contatto, scopre
ben presto che il conte, di cui è
ospite, è in realtà un temibile mostro che ha bisogno di nutrirsi di
sangue umano per rimanere in
forze.
A questo punto Stoker, interrompendo bruscamente la narrazione
da parte di Harker, ci catapulta
in Inghilterra dove incontriamo
Mina Murray, la fidanzata di Jonathan, e la sua amica Lucy Westenra. Attraverso le lettere delle
due donne facciamo la conoscenza di altri tre personaggi: John
Seward, direttore di un manicomio, il texano Quincey P. Morris e
Lord Arthur Holmwood, fidanzato e promesso sposo di Lucy.
Con la maestria che lo contraddistingue, Bram Stoker traccia una
linea invisibile che collega tut-
16
ti questi personaggi rendendoli,
loro malgrado, vittime del Conte
Dracula, giunto ormai in Inghilterra con l’intenzione di prolungare ulteriormente la sua esistenza. Solo l’intervento del professor
Abrahaam Van Helsing riuscirà a
dare una svolta alla vicenda.
La figura del Conte Dracula, ispirato al personaggio storico di Vlad
III, detto Lord Impalatore, ha influenzato e continua a influenzare enormemente la letteratura e
il mondo cinematografico, così
come quello teatrale.
Basti pensare a “Nosferatu, il
principe della notte” con Klaus
Kinski o ai film interpretati da
Bela Lugosi (che arrivò perfino a
credersi veramente Dracula), senza dimenticare però i molteplici
episodi con protagonista Christopher Lee e il capolavoro “Dracula
di Bram Stoker” di Francis Ford
Coppola, vincitore di tre premi
oscar. Tutto questo sorvolando le
innumerevoli parodie del genere,
una tra tutte “Dracula morto e
contento” di Mel Brooks.
Se siete amanti del genere o semplicemente curiosi, sono da consigliare anche “Il vampiro” di John
Polidori, primo, vero racconto
sulla figura del vampiro, la serie
“Cronache di vampiri” della brillante Anne Rice e per ultimo, ma
non per questo meno importante,
“Le notti di Salem” del maestro
dell’horror Stephen King.
che cosa ci passa per la testa?
La Disney lo spiega con il suo nuovo film d’animazione
di Beatrice Tonietto(5AS)
Vi siete mai chiesti come funziona
la nostra mente? Oppure, vi è mai
capitato di osservare una persona
e domandarvi perché diamine si
sta comportando in quel modo?
Se lo avete fatto e siete andati a
cercare una risposta consultando
libri impegnativi di Freud oppure
chiedendo spiegazioni a psicologi,
psicoterapeuti, o ad altri, avete faticato per niente. Dimenticatevi le
risposte complicate e contorte che
avete ricevuto e andate al cinema
a vedere Inside Out, l’ultimo film
d’animazione targato DisneyPixar.
Nel nuovo lungometraggio, il protagonista della storia è la mente
di una bambina ed in particolare
le cinque emozioni animate che
la abitano, che sono: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto.
Durante la storia, questi esseri
colorati interagiscono tra di loro,
discutono, si confrontano, e fanno
compiere a Riley -la piccola a cui
appartiene la mente- delle scelte, in modo tale da farle scoprire
nuove cose e farla crescere. Il film
ci permette anche di fare un viaggio attraverso gli oscuri meandri
della mente umana mostrandoci
i vari luoghi che la compongono
e dandone una descrizione semplice e originale, come ad esempio la Memoria a Lungo Termine
che viene rappresentata come un
enorme labirinto colmo di ricordi.
La storia è divertente, semplice e,
devo ammettere, davvero toccante. Nonostante sia un cartone animato, e quindi realizzato per un
pubblico di bambini, il film può
essere tranquillamente apprezzato anche dai più grandi perché
è in grado di conquistare spetta-
tori di ogni età e forse è proprio
questa la chiave del suo successo.
Infatti, Inside Out ha scosso un
enorme successo già dalla prima
settimana, scalando la classifica
dei boxoffice per piazzarsi al primo posto, e attualmente è il terzo film più visto del 2015 grazie
ai suoi 18 milioni e 751 mila euro
incassati.
Ovviamente, come per ogni film
che si rispetti, ha ricevuto delle
critiche negative che riguardano in particolare la scelta delle
emozioni rappresentate. Se per
il precedente lungometraggio di
successo, ovvero Frozen, si era
insinuato che la presenza di due
principesse fosse un chiaro messaggio a favore dell’omosessualità, questa volta l’accusa è la mancanza della ragione nella storia.
La critica ha puntato il dito contro i creatori rimproverandoli di
non aver inserito la ragione tra i
pupazzetti animati che popolano
la testolina di Riley, ma questi si
sono difesi sottolineando che la
ragione è il compromesso che le
varie emozioni trovano confrontandosi tra di loro. L’altra accusa
è stata quella di aver adoperato
un numero molto limitato di sentimenti e a questa ci ha pensato il
regista Pete Docter (vincitore del
premio Oscar per Up), spiegando che per il film si sono dovute
scegliere solo determinate emozioni per non affollare la “sala dei
comandi” e sono state predilette quelle fondamentali che sono
presenti fin dalla nascita. Inoltre,
se si guarda tutta la storia, si nota
che alla fine le biglie che rappresentano i ricordi di Riley non sono
più di un solo colore bensì di due,
segno che c’è stata una fusione tra
due emozioni che ha creato a un
nuovo sentimento.
Dimenticandoci della mancanza della ragione e di tutte le altre
critiche negative, Inside Out è un
film che appassiona e non lascia
indifferenti, che regala risate e
lacrime, e che rimescola le emozioni proprio come accade nel
racconto.
N.1 Settembre-Ottobre 2015
17
“lunedì mi metto a dieta”
di Giorgia Farronato(4DL)
Chi non è tornato dalle vacanze a
pancia piena e sulla bocca ancora le parole “da lunedì: dieta!”?
Eccoci qui un’altra volta, un altro
anno: tutti insieme contro i chiletti presi e conservati insieme
ai ricordi e alle foto di una calda
estate passata nel più totale relax,
con sforzi ridotti al minimo indispensabile e come compagno di
avventure un bel frigorifero pieno.
E adesso ragazzi, è il momento di
correre ai ripari, palestra e sport
per recuperare ciò che abbiamo
perduto, il tutto da conciliare con
compiti e studio… se anche voi state tentando di ritornare in forma,
ci sono alcuni semplici trucchi di
cui dovreste essere a conoscenza.
-Innanzitutto, anche se ci sembra banale, l’acqua è una vera
pozione magica per perdere peso
definitivamente. Bere molta acqua (2-3l al giorno) facilita la
metabolizzazione del grasso accumulato, senza contare che aiuta
il buon funzionamento dei reni,
rende più bella e forte la pelle, e
ci aiuta ad eliminare le impurità. Come se non bastasse l’acqua
è l’unico rimedio efficace contro
una delle cose che noi ragazze temiamo di più, la ritenzione idrica.
-Se l’acqua è fondamentale per il
nostro benessere fisico, il movimento non lo è di meno. Lo sport
che può farci perdere quel grasso accumulato però, non è quello
sfrenato e sregolato. In realtà è lo
sport a bassa intensità, prolungato, e costante, che ci fa bruciare preferenzialmente i grassi. La
scelta dello sport da praticare è
una cosa molto importante per-
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ché ha a che fare con le nostre
caratteristiche personali, fisiche e
caratteriali, ed è un grande aiuto
anche per il nostro umore e la nostra autostima. Una cosa da tenere in considerazione ad esempio è
la nostra attitudine ad integrarci
in un gruppo, se siamo portati per
il gioco di squadra potremo scegliere ad esempio uno sport come
la pallavolo, il calcio, il basket e
molti altri. Se invece preferiamo
affrontare le sfide con le sole nostre forze e con un particolare tipo
di concentrazione abbiamo una
scelta altrettanto ampia: atletica,
tennis ecc. Ricordiamoci poi di
eventuali difetti fisici (ad esempio scoliosi o piede piatto) che
potremmo attenuare con lo sport.
-L’ultimo consiglio, ma non meno
importante, riguarda una eventuale dieta dimagrante che qualcuno può voler affrontare. Ciò che
è davvero fondamentale ricorda-
re è che non possiamo affidarci a
diete trovate su internet o consigliate da amici e conoscenti. Se si
decide di seguire una dieta, questa deve essere pensata per noi e
adatta alle nostre caratteristiche
fisiche. E’ per questo che bisogna
rivolgersi al proprio dottore di
base od ad una dietologa perché
tracci un programma “su misura” e che non ci arrechi danno.
Detto ciò ricordiamoci che una
certa quantità di grasso è non
solo importante, bensì essenziale
per la salute. È come una riserva
di energie che può sempre venirci
in soccorso in caso di necessità.
Ma soprattutto ragazzi¸ ricordiamo che se anche dovessimo
fallire nell’impresa, rimarremo
sempre uniti e felici nel club di
quelli che “lunedì mi metto a dieta!” e anche l’anno prossimo ci faremo una bella risata assieme!
Counter-strike: global offensive
Quando il gioco diventa sport
di M&M(3BC)
Counter-Strike: Global Offensive (o CS:GO) è un fps (first person shooter: sparatutto in prima
persona) sviluppato da Valve e
da Hidden Path Entertainment
uscito il 21 Agosto 2012 su PC,
Mac, Xbox360 e PS3 (nonostante la stragrande maggioranza dei
giocatori possieda la versione per
PC). Si tratta ormai di uno dei pochissimi fps online competitivi rimasti in vita. Ma perché?
Innanzitutto spieghiamo il gioco: le squadre sono due, terroristi
e anti-terroristi. La modalità più
famosa e giocata è quella competitiva: in essa i primi devono riuscire a piazzare una bomba in punti prestabiliti della mappa (area
di gioco) e a difenderla fino alla
detonazione. Gli anti-terroristi,
invece, devono impedire che ciò
avvenga, eliminando tutti i nemici prima che la bomba venga piazzata, disinnescandola prima che
esploda o impedendo che venga
piazzata prima dello scadere del
tempo (due minuti). Molto meno
giocata è un’altra versione della
competitiva con gli ostaggi: qui lo
scopo dei terroristi è impedire che
gli ostaggi vengano salvati (perdono nel caso ne venga salvato
almeno uno) prima dello scadere del tempo e quello degli antiterroristi è, al contrario, salvarli.
In entrambe le modalità si vince
“alla meglio di trenta round”: una
squadra deve arrivare a vincerne
16 per la vittoria o 15 per il pareggio.
Il metodo con cui vengono scelti
i giocatori all’interno di una singola partita (in gergo matchma-
king) non è casuale: si basa infatti
sul grado di abilità del giocatore
(rank). Esso viene calcolato in
base a punteggi, vittorie e sconfitte secondo il metodo Elo, che è
lo stesso usato per determinare la
bravura di un giocatore di scacchi.
Esistono poi altre modalità per
quei giocatori che vogliono semplicemente allenarsi o giocare
senza troppo impegno: il classico
deathmatch, la demolizione e la
corsa alle armi.
Alcuni però si chiederanno:
com’è possibile che un videogioco
sia considerato sport? Il discorso
è simile a quello degli scacchi: anche lì infatti non è la forma fisica a
determinare la vittoria, ma bensì
la capacità strategica e la velocità
mentale. In CS:GO si aggiungono
inoltre i riflessi fulminei e la coordinazione manuale. Infatti i colpi non vanno a caso ma seguono
sempre una specifica traiettoria
che varia da arma ad arma, e bisogna essere capaci di prevedere
all’istante dove andrà il proiettile e dove si sposterà l’avversario.
Ogni millisecondo può fare la differenza tra una gloriosa vittoria
ed un’umiliante sconfitta. Servono quindi abilità eccezionali.
Per questo vengono organizzati
ogni anno una grandissima quantità di tornei, come i più famosi,
i cosiddetti “major”: in essi le più
brave squadre di giocatori a livello
mondiale si sfidano per premi che
possono arrivare anche al mezzo
milione di dollari, come nel caso
della vittoria dei Fnatic all’ESL
One Cologne 2015.
E questo è solo un esempio, di
gioco e di genere, di videogame
competitivo: vanno citati, tra gli
altri, anche giochi molto diversi come Team Fortess 2, League
of Legends, Hearthstone, Call of
Duty e tutti quegli altri chiamati
“esports”, cioè videogiochi che arrivano a livello competitivo.
Chiaramente, come per qualsiasi altro sport, questi esports
possono diventare un lavoro vero
e proprio, per i professionisti. Si
pensi infatti che oltre ai soldi di
eventuali tornei vinti vi sono anche sponsor disposti a pagare
grandi cifre alle squadre per portare il loro marchio. Un’altra fonte di guadagno proviene poi dalle
donazioni dei fan fatte durante gli
streaming (gioco in diretta online) di questi professionisti. Insomma, si capisce che non stiamo
certo parlando di sciocchezze o di
“cose per bambini”.
N.1 Settembre-Ottobre 2015
19
“mamma, da grande farò
un talent show”
di Sofia Fantin(4DL)
Ebbene sì, la nuova e sempre più
frequente ambizione tra i giovani
d’oggi non è più solo quella di diventare famosi cantanti, ballerini,
cuochi, pasticcieri, parrucchieri,
manager o scrittori, ma è quella
di farlo attraverso una strada ben
precisa. Una strada che appare
come la più conveniente, la più
veloce e la più fruttuosa, ma che
spesso implica una serie di ostacoli
che forse, di primo impatto, sono
invisibili agli occhi degli innumerevoli candidati. Questa strada è
quella dei TALENT SHOW, ossia
la nuova moda televisiva proveniente dal mondo anglo-americano che ha rapidamente sostituito quella precedente dei reality.
E’ indiscutibile l’enorme successo
riscosso dai talent show, diventati i protagonisti assoluti del panorama televisivo odierno. Ma la
domanda che sorge spontanea è:
“Perché tutto questo successo?” ,e
ancora: ”Cosa rende tali trasmissioni così amate e richieste?”.
Innanzitutto è evidente la capacità che essi hanno nell’intrattenere
un pubblico che, annoiato e abbattuto dalla negatività del mondo che lo circonda, cerca serenità
e divertimento nei talent televisivi, che riescono inoltre a renderlo
partecipe attraverso la “votazione
da casa”, in grado di far sentire
gli spettatori parte fondamentale
non solo del programma, ma del
destino del concorrente stesso.
Un ruolo determinante nell’ affermazione di tale successo lo gioca
poi il messaggio che i talent show
fanno arrivare alla gente, ossia
che “tutti hanno almeno una possibilità di raggiungere la fama,
20
indipendentemente dalla propria
posizione sociale”, speranza che
spinge sempre più persone a “volerci provare”.
Altre domande che a questo punto sorge spontaneo porsi sono:
“Questi talent funzionano o no?
Si raggiunge davvero il successo
sperato?”. In alcuni casi, bisogna
ammetterlo, il vincitore riesce
(come nel caso di Emma Marrone, Marco Mengoni, Alessandra
Amoroso e Francesca Michielin)
a incidere dischi e, talvolta, a farli persino entrare nelle “top ten”:
questi successi però sono davvero pochi se si contano i numerosi
aspiranti. Il più delle volte, infatti, come nel caso di Marco Carta
,Martina Stavolo (Amici), Aram
Quartet, Matteo Benucci (X Factor) ,Elhaida Dani (The Voice) e
moltissimi altri, a poca distanza
dalla tanto attesa “finalissima”, i
nomi dei vincitori cadono nel dimenticatoio, pronti ad essere sostituiti da nuovi ed intrepidi concorrenti.
Grande problema dei vincitori che spariscono è che spesso, nel passaggio dall’interpretazione di una cover alla
creazione di una canzone propria,
deludono le aspettative del pubblico, che decide di non seguirli più.
Se è vero poi che il vincitore di
un talent può rendersi noto più
velocemente, è altrettanto vero
che egli deve compiere comunque
una dura battaglia: combattere
una concorrenza spietata, pronta
a dire milioni di “no”, per far salire nel piedistallo finale un solo ed
unico talento.
Ciò che però contraddistingue
maggiormente la carriera dei
professionisti diventati tali senza
aver preso parte ad un talent show
è che, spesso, essi hanno avuto il
tempo e l’esperienza necessaria a
potersi costruire la “casa del successo”, partendo dalle fondamenta, rendendola così ben solida e
duratura.
ipse dixit e svago
IPSE DIXIT
Prof. Romano
“...violentare l’asse linguistico...”
“...violentare la psicologia
umana...”
“I bambini di oggi saranno i
prossimi obesi”
“Grazie a Dio siete in crescita!”
Prof. Vernieri
“Il batterio campa. E campa
anche bene!”
(Per chiamare un alunno)
“Andó sta coso??”
Prof. Baggetto
“Se volete deprosciuttare quelle gambe, dovreste correre un
po’.”
Prof. Bianchin
“Non hai mai visto Shrek?!
Fuori da questa porta!”
*spiegando matematica* “Per
fare ciò dovete andare a strati
… come con una cipolla.”
Prof. Compostella
“La filosofia è quella cosa con
o senza la quale il mondo resta
tale e quale!”
“L’escatologia, ragazzi, non
è lo studio delle scatole da
scarpe!”
“Ontologia: lo studio dell’onto.”
N.1 Settembre-Ottobre 2015
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Il commento di Zen sulla Buona Scuola