Accuse tra commesse 5-6 i casi a settimana

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Accuse tra commesse 5-6 i casi a settimana
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DOMENICA
30 MARZO 2014
La Provincia
SPAZIO APERTO
Vie Giuseppina e Trento Trieste
Alle 6 scene da autodromo
Mister Dionigi e la fede
L’intervista mi è piaciuta
Signore direttore,
riguardo l’articolo del 27 marzo sulle
multe, vorrei dare un consiglio al Comune di Cremona. Ogni mattina alle 6
nella via Giuseppina, via Dante e via
Trento Trieste posizionate qualche
speed chek, vedrete che incassi. Ve lo
posso garantire in quanto ogni mattina
percorro queste strade e (mancando il
funzionamento dei semafori) vedo scene da autodromo.
Z.M.R
(Cremona)
Caro direttore,
ho letto con molta attenzione la lunga
intervista fatta al mister della
Cremonese, Dionigi, forse a molti
sembrerà strana e potrà essere
interpretata con diverse sfaccettature.
Sinceramente, a me è piaciuta molto
(sono credente anch’io). Sentire tutto il
suo passato (letto la Bibbia), moglie
seconda a Miss Italia, poi ‘letterina’,
eccetera e ora, solo mamma a tempo
pieno. Ma, la domanda (e di
conseguenza, la risposta data), che mi
ha colpito in modo particolare, è stata
quando il giornalista Fabrizio Barbieri
ha detto: «Non è facile trovare il tempo
per pregare, soprattutto per chi alla
domenica gioca?». Dionigi ha risposto:
«Questo è un falso problema. Alla
domenica non troviamo il tempo per
mangiare? Lo consideriamo una cosa
normale e pregare il Signore deve
essere la stessa cosa. Il tempo si trova
basta volerlo». Con queste parole
chiudo, e a ciascuno lascio trarre le
proprie deduzioni.
Andrea Delindati
(Cremona)
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Brebemi, il consorzio Bbm
non paga la Lis inadempiente
Egregio direttore,
con riferimento all’articolo «Brebemi
non paga, lavori fermi», pubblicato il
26 marzo 2014, chiediamo di voler
cortesemente provvedere alla
pubblicazione, ai sensi dell’art. 8, L. 8
febbraio 1948, n. 47, della seguente
dichiarazione. La società di progetto
Brebemi S.p.A. è concessionaria per la
progettazione, costruzione e gestione
del collegamento autostradale
Brescia-Milano e si avvale, ai fini della
realizzazione dell’infrastruttura, del
Consorzio Bbm che opera nella qualità
di contraente generale ai sensi degli
art. 174 e ss., d.lgs 11 aprile 2006, n. 163.
Nel rispetto del codice dei contratti, il
nostro contraente generale stipula
pertanto appositi contratti di
affidamento a terzi. In tale quadro
normativo e contrattuale, la società Lis
S.r.l. ha sottoscritto in data 27 gennaio
2012 un contratto con il Consorzio Bbm,
il quale ha sempre provveduto al
puntuale e tempestivo pagamento
delle attività svolte fino a
quando le necessarie
verifiche hanno dato esito
positivo. La recente
sospensione dei
pagamenti da parte del
contraente generale,
operante nel pieno
rispetto delle disposizioni
di legge, è dovuta ad
aspetti patologici del
rapporto contrattuale che
evidentemente non
debbono nè possono essere
chiariti in questa sede.
Non è pertanto la società di
progetto Brebemi S.p.a. ad
aver bloccato i pagamenti,
sussistendo invero ragioni
che, alla luce delle
pattuizioni contrattuali e a
meno di voler
illegittimamente derogare
alla vigente normativa,
non consentono al Consorzio Bbm di
procedere alla liquidazione di ulteriori
somme a favore della Società Lis a r.l.
avvocato Antonio Comes
(responsabile affari legali Società di
progetto Brebemi Spa, Bs)
IL CASO
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Vivere in macroregioni si può
Tedeschi e americani lo fanno
Stimato direttore,
ho letto con grande interesse sul
giornale ‘La Provincia’, la strana
lettera di un opinionista cremasco dal
titolo: «Italia divisa in macroregioni?
Questo offre la nuova politica». Il
lettore afferma di essere terrorizzato
(non da un presidente del consiglio non
eletto dai cittadini come avviene in
ogni nazione civile e democratica), ma
dall’idea di vivere in un
Paese diviso in
macroregioni, facendo
dell’insana ironia su
ipotetici confini da
attraversare pagando il
dazio, sulla nuova moneta
che verrà introdotta o
addirittura sulla lingua
parlata. Mi permetto di
ricordare al signore in
questione che nel mondo
già esistono Paesi federati
o confederati che
funzionano meglio di
vetusti Stati centralisti, ne
cito alcuni: Stati Uniti
d’America, Repubblica
federale Tedesca,
Confederazione Elvetica,
Confederazione Russa e
molti altri. Non mi rimane
che concludere invitando
il lettore ad uscire dal
proprio guscio e di aprirsi al nuovo per
il semplice fatto che è possibile vivere
in un Paese diviso in macroregioni e
unito sotto un’unica bandiera.
Andrea Zecchini
(Camisano)
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Basta buonismo, rispediamo
a casa loro gli indesiderati
Il Nuovo Centro destra il primo
ad appoggiare il Perri bis
Signor direttore,
oramai non passa giorno che sui
giornali non appaiono notizie di
cronaca nera dove i protagonisti sono
nella quasi totalità dei casi romeni.
Notizie di reati spesso estremamente
gravi tra i quali spiccano le estorsioni,
lo sfruttamento della prostituzione
anche minorile, stupri, sequestri fino
ad arrivare a quelli ‘meno’ gravi cioè
furti, rapine, truffe. Specifico che qui a
parlare sono i numeri, perché se ogni
dieci reati risolti nove sono da
attribuire a romeni, si capisce
l’estrema gravità della situazione.
Volevo quindi chiedere all’illustre
popolo italiano se non sia arrivato il
momento di finirla con questo assurdo
e pericoloso buonismo e se non sia
arrivato il momento di prendere questa
gente indesiderata e rispedirla a casa
propria.
Marco Pedrabissi
(Trescore Cremasco)
Egregio direttore,
con riferimento alla lettera pubblicata
in data 28 marzo 2014, tengo a far
LA POLEMICA
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Accuse tra commesse
5-6 i casi a settimana
Egregio direttore,
vorrei intervenire in merito all’articolo
apparso sul suo giornale in data giovedì
27 marzo 2014, a pagina 17, in merito alla causa inoltrata da alcune lavoratrici
commesse del centro commerciale Cremona Po nei confronti di una loro collega
di lavoro per diffamazione ai loro danni
ed anche nei confronti delle clientela.
La mia precisazione, che intendo sottolineare, non per me personalmente ma per
l’etica della organizzazione che rappresento, è riferita ad alcune affermazioni
dell’avvocato Cortellazzi che segue, giustamente e con diligenza, il patrocinio
esclusivo delle lavoratrici che hanno
promosso il ricorso.
L’avvocato afferma: «Che di ciò, le lavoratrici, avevano pure parlato con un sindacalista della Cgil, che stava meditando, incalzato dall’imputata, di muoversi
contro l’azienda».
Premesso che non garantisco di essere io
il sindacalista di cui parla l’avvocato
Cortellazzi, visto che di casi analoghi ne
notare al signor Massimo Rizzi che,
circa il sostegno elettorale al sindaco
uscente Oreste Perri, il Nuovo
Centrodestra è stato tra i primi partiti a
manifestarlo pubblicamente, ed è forse
l’unico che, al momento, è passato dalle
parole ai fatti: sabato scorso eravamo in
piazza con il nostro banchetto e ci
saremo domani, per proporre ai
cremonesi il voto al nostro movimento e
al proprio candidato sindaco: Oreste
Perri.
Al quale già oggi il Nuovo Centrodestra
offre convintamente il proprio
sostegno, attraverso il lavoro di due
assessori comunali e sette consiglieri di
maggioranza che, anche
personalmente, hanno più volte
manifestato direttamente al sindaco il
proprio appoggio.
Carlo Zani
(capogruppo gruppo consiliare Ncd,
Cremona)
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Nicchiarelli morì a vent’anni
nella bolgia resistenziale
Signor direttore,
nella lettera pubblicata il 22 intitolata
«Per chi è innamorato dell’Italia, Biagi
ha scritto una bella lettera». Il
‘traghettatore’, disinvolto, aveva
omesso una frase che compendiava,
motivandolo, il racconto dal
commilitone-camerata, Cesare
Nicchiarelli.
Si dà il caso che avevo specificato
chiaramente, che anche lui era
deceduto a 20 anni nella bolgia
dell’Epopea Resistenziale. La frase
L’ingresso del tribunale di Cremona
vediamo 4 o 5 a settimana, la specifica riguarda il fatto che se una lavoratrice viene da me accusando la collega di diffamazione, per deontologia professionale
e come funzionario sindacale, io non
posso procedere nei confronti della collega, in quanto il sindacato si occupa
esclusivamente di cause tra lavoratori e
datori di lavoro e non tra lavoratori e la-
recitava: «Strappato alla vita nella
primavera del ’45, immolatosi
sull’altare della Guerra Civile (...)».
Luciano Pedrini
(Cremona)
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Legalità, pratica condivisa
tra Comune e cittadini
Signor direttore,
come intendo la sicurezza?
1) Essere liberi di vivere sicuri: la
finalità delle politiche della sicurezza
attuate dall’Amministrazione
comunale non può essere priorità
diversa da quella di perseguire una
città che possa essere vissuta da tutti in
libertà e sicurezza.
2) Il Comune deve concorrere al
soddisfacimento di un’esigenza
primaria, fondativa delle virtù della
cittadinanza: l’esigenza di rispetto
della legalità.
3) Promuovere la legalità è un impegno
che non potrà mai affermarsi con la
pura emanazione di norme, pur
indispensabili, né con il semplice
ricorso agli strumenti repressivi di
comportamenti e pratiche illegali, pur
necessari: si deve configurare come
‘pratica condivisa’. Il Comune, dunque,
diviene garante dei diritti e dei doveri
dei cittadini nella vita quotidiana nella
città. (...) La sicurezza è intesa come
diritto di tutti e specialmente delle
fasce più deboli o esposte (dagli anziani
ai bambini) di poter usufruire con
tranquillità gli spazi pubblici e privati,
di abitare e lavorare con serenità nel
proprio quartiere. Dobbiamo esigere
voratori, per cui vi sono le situazioni che
coinvolgono la sfera privata dell’individuo.
E’ chiaro comunque che, se le lavoratrici
avessero ricevuto contestazioni e minacce ‘ufficiali’ da parte dell’azienda, sempre per il discorso deontologico, non
avremmo potuto girarci dall’altra parte
e far finta di nulla, ma tutto questo non è
avvenuto.
Pertanto, e credo che l’avvocato Cortellazzi non intendesse questo, non penso
che vi sia stato menefreghismo da parte
del sindacato e soprattutto della Cgil,
ma l’impossibilità di non procedere in
quanto non prettamente di competenza
sindacale.
Questa era la precisazione dovuta e spero di aver chiarito la questione. Ringrazio per la disponibilità sua e dei suoi lettori e colgo l’occasione per augurare a
tutti buona lettura e buon lavoro che la
Cgil intende sempre difendere.
Mario Giuseppe Santini
(Filcams Cgil Cremona)
rendo atto del fatto che l’azienda è
P
esclusa dalla polemica tra le sue
dipendenti (realtà che peraltro si
desumeva anche dall’articolo). Resto
stupito dalla quantità di casi simili
che lei ci dice essere all’ordine del
giorno. Evidentemente la crisi
economica aumenta il tasso di
litigiosità tra colleghi.
dalle istituzioni che venga fatta
rispettare; dobbiamo esigere anche da
noi stessi il suo rispetto, nel nostro
rapporto con gli altri e con la società; il
senso civico incomincia da
comportamenti apparentemente di
poco conto. (...)
[email protected]
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Da tre anni vivo a Sospiro
Ho trovato un Comune virtuoso
Signor direttore,
da circa tre anni mi sono trasferito da
Vescovato a Sospiro, ho trovato un
Comune organizzato, accogliente, con
servizi pubblici efficienti . Ho potuto
apprezzare la pista ciclabile, le varie
iniziative culturali promosse, l’arredo
urbano e la raccolta rifiuti effettuata in
modo preciso e puntuale. Devo
ammettere che ho notato da subito la
differenza con il mio vecchio Comune,
saper rendere il territorio interessante,
promuovere manifestazioni, saper
gestire un corretto ciclo dei rifiuti da un
valore aggiunto alla qualità della vita a
Sospiro. Credo che la differenza la
faccia la buona Amministrazione,
gestire la cosa pubblica non é facile, ma
se si é attenti alle esigenze dei cittadini,
si riescono a portare avanti progetti
positivi e innovativi. Un grazie da
cittadino all’Amministrazione e al
Sindaco Paolo Abruzzi per aver gestito
in modo virtuoso Sospiro.
Luca Acito
(Sospiro)
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Signor direttore,
con riferimento alla lettera dal titolo «Ecco perché non dO più soldi alla Casa dell’Accoglienza» del 28, riteniamo doveroso provvedere alla rettifica di una comune
convinzione, come emerge dal citato scritto, per cui le ‘Cucine Benefiche’ sono intese erroneamente come una emanazione
della Casa dell’Accoglienza o della Caritas. A onor del vero questa istituzione, pur
avendo sede nella struttura della Casa
dell’Accoglienza, è gestita, in forma autonoma, fin dalla sua fondazione, avvenuta
per volontà del vescovo monsignor Cazzani, nel 1916, dalla Società San Vincenzo
de Paoli – consiglio centrale di Cremona-Onlus. Attraverso l’opera speciale del-
‘CUCINE BENEFICHE’DELLA SAN VINCENZO
NON GODONO DI CONTRIBUTI PUBBLICI
le ‘Cucine Benefiche’, la San Vincenzo assicura gratuitamente, per tutti i giorni
dell’anno, in un ambiente accogliente, un
pasto caldo a circa 45/50 persone di ogni
età, provenienza e religione che vivono in
situazioni di grave povertà. Viene altresì
offerto, a chi non avendo un’abitazione è
costretto a dormire in luoghi di fortuna,
un servizio docce con cambio di biancheria intima. Inoltre, la S. Vincenzo Centrale, unitamente alle Conferenze S. Vincenzo parrocchiali, offre la possibilità a tante
famiglie in gravi difficoltà economiche,
del capoluogo e della provincia, previo accertamento del bisogno, di fruire di un
aiuto concreto e immediato, mediante l’erogazione di pacchi di generi alimentari.
Tutta questa attività è resa possibile grazie alla generosità di tanti cremonesi e del
lavoro gratuito di tutti i volontari che si
avvicendano per tutto l’anno nei vari servizi. Infatti la totalità dell’onere è sostenuto in gran parte da collette fra i soci, da
offerte raccolte nelle parrocchie o tramite
la ‘Buona usanza’, da qualche lascito e dal
beneficio del 5 e 8 x mille dell’Irpef. Nessun contributo ci viene erogato da anni da
enti pubblici. Siamo dispiaciuti per l’autore della lettera che per anni ha creduto
di aiutare le ‘Cucine Benefiche’mentre ha
sostenuto un altro ente di beneficenza.
Pertanto chi riconosce la validità della
suddetta attività caritativa e intende sostenerla, può rivolgersi direttamente alla
Società S. Vincenzo de Paoli-Consiglio
Centrale di Cremona – Onlus , viale Trento Trieste, 37, telefono e fax 0372.21753,
e.mail [email protected].
Angela Pluderi
(presidente della S. Vincenzo De Paoli,
Cremona)
...................................................................................... .
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