numero 13 - Giardinaggio Indoor
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numero 13 - Giardinaggio Indoor
NUMERO TREDICI NOVEMBRE/DICEMBRE 2008 Giardinaggio Indoor www.giardinaggioindoor.it [email protected] Pubblicazione e distribuzione gratuita ---------------------------RESPONSABILE DI REDAZIONE Michel Venturelli CAPOREDATTORE Massone Giada REDAZIONE Massone Giada Michel Venturelli Cantabrina Glauco Manzilli Clementina Lodi Lidia Roccatagliata Giustina COLLABORATORI DI REDAZIONE Noucetta Kehdi William Texier Mal Lane Andrea Sommariva Christian Cantelli ---------------------------CONTATTI [email protected] PUBBLICITÀ [email protected] GIARDINAGGIO INDOOR È UNA PUBBLICAZIONE BIMESTRALE A DISTRIBUZIONE GRATUITA EDITA DA: Michel Venturelli Casella Postale 207 6500 Bellinzona 5 Svizzera ---------------------------GIARDINAGGIO INDOOR È DISPONIBILE PRESSO I DISTRIBUTORI UFFICIALI: Indoorline (GE) Italgrow (GE) MCK Bio-Gardening (LI) Arios Grow Shop (CA) Greentown Biogardening Growshop (MI) Growshop (NO) Fronte del porto (SP) City Jungle (UD) IndoorHeart (PR) Il Giardino Idroponico (VE) I contenuti della pubblicazione sono di proprietà dell’editore, nessuna parte della rivista può essere utilizzata senza espresso consenso dell’editore. Le opinioni contenute nella pubblicazione ed espresse negli articoli dai giornalisti partecipanti alla redazione sono da considerarsi personali e non necessariamente condivise dall’editore. Foto copertina: Jesuino Souza Foto pagina 3: Robert Owen-Wahl (www.lockstockphotography.com/) GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 Di quando in quando leggiamo notizie che ci sembrano belle e ci rallegrano. Tutti i media riportano un improvviso interesse ad investimenti su larga scala nelle fonti di energia rinnovabili, nella ricerca in campo dei biocarburanti per l'industria e il trasporto, nel boom dell'alga impiegata nei più disparati campi, dal substrato al combustibile. Il 2009 sembra profilarsi all'orizzonte all'insegna della sensatezza e dell'ecologia dunque? La risposta, a parer nostro, è sì e no. Sì, perchè in ogni caso è finalmente chiaro a tutti che si è raschiato il fondo del barile e che non si può cavare sangue dalle rape. La maggiore consapevolezza dei consumatori è sicuramente un buon segno, gli utenti reclamano il diritto di comprare servizi e prodotti che ritengono sostenibili, le industrie hanno fiutato l'aria e finalmente propongono tecnologie e materiali meno obsoleti. E no, perchè la famosa "bolla verde" in cui tanti si stanno buttando a capofitto rischia di svilupparsi male e in fretta, sotto il marchio della paura della crisi. Il pericolo è che gli investitori rischino manovre azzardate nel tentativo di cavalcare quello che è il destriero vincente, sponsorizzato da personaggi famosi e con un'altissimo potenziale di credibiltà e penetrazione presso il risparmiatore. Attenzione quindi a considerare buona qualunque iniziativa si presenti sotto il vessillo verde, colore di moda nella politica 2009: tutti, comprese le multinazionali con la coscienza più sporca, stanno ritingendosi smeraldine facciate. Speriamo i nostri lettori ci perdonino quest'inedita introduzione a tema finanziario - politico, ma i tempi correnti richiedono occhi bene aperti anche quando si tratta di coltivare pomodori (idroponici). Per tornare a noi, segnaliamo che i lavori sul sito sono purtroppo ancora in corso, e che la ricerca di collaboratori è sempre aperta: se avete scritto articoli, o volete vedere pubblicato il vostro report sull'avventura del bonsai idroponico, o ancora volete condividere l'odissea della costruzione della serra sul balcone per coltivare il lattughino contattateci come sempre all'indirizzo [email protected]. Il materiale viene vagliato e se idoneo pubblicato sul primo numero in uscita, senza nessun tipo di vincolo e corredato dei dati e dei link che vorrete. Lo stesso indirizzo email vi permette di porre domande al nostro esperto. Infine, vorremmo correggere una nostra inesattezza. Nel numero scorso abbiamo pubblicato un articolo a titolo Foglie Verdi, omettendo il nome completo dell'autrice: si tratta di Siglinde Winkler, direttrice della ditta Hesi e ingegnere chimico. FOTO: JOHN NYBERG editoriale 4 Lo studio dell'agricoltura sinergica, come dell'agricoltura naturale, nasce dall'osservazione dei processi naturali, dalla presa di coscienza che è necessario mantenere l'organismo suolo autonomo in grado di rigenerarsi, mettendo tn relazione i diversi elementi in modo che possano essere equilibrati e protetti. É un lavoro che dobbiamo fare tutti, in modo da essere in grado di consigliare altri agricoltori in merito alle tecniche di concimazione verde da adottare, alle sementi, alle strategie di progettazione, ad una produzione vegetale sotenibile perché realmente ecologica, attraverso i processi dell'autofertilità del suolo. In agricoltura le piante vengono accusate di assorbire elementi fertilizzanti dal suolo, ma com'è possibile che, se in natura le piante creano il suolo, in agricoltura lo distruggono? L'arte dell'agricoltura si perderà per colpa d'insegnanti ignoranti, ascientifici e miopi che convinceranno gli agricoltori a riporre tutte le loro speranze in rimedi universali, che non esistono in natura. Seguendo i loro consigli, abbagliati da risultati effimeri, gli agricoltori dimenticheranno il suolo e perderanno di vista il suo valore intrinseco e la sua influenza; la causa reale dell'impoverimento del suolo è data dal modo in cui lo manipoliamo per la produzione, pensando alla "forma del frutto" come unico elemento da salvaguardare. L'agricoltura naturale, usando la legge della sinergia, rifiuta la prima legge in cui crede l'agricoltura convenzionale, che dice: se una data quantità di elementi si trova in una pianta coltivata e raccolta, la stessa quantità di elementi dovrebbe essere re-introdotta nel suolo. Questo principio non tiene conto della capacità delle piante di sintetizzare e convertire elementi ad esse necessari. Gli elementi nutritivi utili alle piante vengono dal sole, dai gas atmosferici e dall'acqua per il 95% del loro volume, ma viene comunque addebitata a loro la perdita di fertilità del suolo che invece si determina a seguito della sua lavorazione. Le piante prendono dal suolo solo azoto, oligoelementi e minerali, e un suolo destrutturato lo impedisce. Purtroppo l'idea di dover compensare le perdite di fertilità del suolo continua a determinare i calcoli che si fanno per fertilizzare, per integrare la sua materia organica. Per praticare quest'agricoltura è necessario sentire prima di tutto un'empatia molto forte con l'organismo terra/suolo. Realizzare la complessità straordinaria d'interrelazione microscopica tra le specie presenti su un suolo selvaggio, vuol dire mantenere un equilibrio di salute; in un suolo non lavorato questo benessere si trasmette alle piante che crescono nel suo seno. La scoperta del dottor Alan Smith del dipartimento agricolo del New South Wales - Australia (uno specialista della materia), è uno schema complesso di relazioni tra le piante, i microrganismi del suolo e gli elementi nutritivi. Nei suoli naturali (imperturbati), questi processi funzionano in maniera sana e controllano efficacemente l'attività microbica, ivi compresa quella delle popolazioni d'organismi patogeni. Rendono inoltre assimilabili gli elementi nutritivi presenti nel suolo. Nei suoli perturbati da arature, lavori colturali e fertilizzanti con nitrati, questi processi non hanno e non possono avere luogo. Sebbene le piante abbiano questa capacità unica di trasformare l'energia solare in energia chimica che utilizzano per crescere, metabolizzare e riprodursi, esse hanno anche bisogno d'altri elementi che sono incapaci di produrre direttamente. Per esempio hanno bisogno d'azoto, di fosforo di zolfo di calcio di magnesio, di potassio e di oligoelementi. Il suolo costituisce una riserva di questi elementi, ma per un approvvigionamento adeguato, le piante devono mobilitare questi elementi alterando il suolo attorno alle loro radici. Un modo per far ciò è stimolare l'attività dei microrganismi che allora accrescono la mobilitazione degli elementi nutritivi. Gli studi di Alan Smith dimostrano perché sistemi come la coltura senza aratura ottengano un tale successo. Masanobu Fukuoka, un microbiologo ed agricoltore giapponese, cominciò negli anni '30 a sperimentare un nuovo metodo di produzione vegetale. La sua sperimentazione ha un significato rivoluzionario perché ha eliminato l'aratro e copre il suolo con una "pacciamatura vivente" permanente durante la crescita delle colture. Fukuoka ha dimostrato che l'agricoltura, la programmazione delle colture, può essere praticata rispettando la dinamica degli agricoltura sinergica - ecco cos’è GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 5 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 Il modo migliore sperimentato per distribuire l'acqua e non viziare le piante è quello d'installare un impianto d'irrigazione a goccia. Non è necessario comunque acquistare sistemi costosi, il sistema d'irrigazione più semplice funziona con la gravità: l'acqua arriva ai tubi da una vasca posta ad un livello superiore rispetto all'orto. Dopo aver seminato e trapiantato il suolo viene coperto con uno strato di pacciamatura, ideale la paglia per i bancali e segatura per i passaggi. agricoltura sinergica - ecco cos’è 6 organismi viventi che si trovano naturalmente nel suolo. Le piante sulla terra e nell'acqua formano la base della piramide energetica e sostengono quasi tutte le altre forme di vita; quindi sono certamente in grado di sviluppare e mantenere la materia organica e le comunità di vita del suolo. Il lavoro di Emilia consiste principalmente nell'adattamento ai nostri climi ed alla nostra cultura, dei principi che Fukuoka individua per l'agricoltura naturale: 1.Fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente. 2.Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari, con l'integrazione d'alberi azoto-fissatori. 3.Assenza d'aratura o di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo: il suolo si lavora da solo. 4.Il suolo sì area da solo se noi evitiamo di provocarne il compattamento. Capiamo ora, in sintesi, come questi principi possano essere applicati alla realizzazione di un orto di sussistenza; ulteriori approfondimenti si possono trovare nei documenti di archivio. PREPARAZIONE DEL SUOLO Il primo passo per l'agricoltura sinergica è la preparazione del suolo. Quando instauriamo un sistema di coltivazione che succede ad un sistema presente in un area agricola, sia esso di piante spontanee o coltivate, dobbiamo destrutturare il primo per far sviluppare il secondo. In suoli destrutturati e impoveriti da colture precedenti o da processi di laterizzazione è necessario, oltre che ripulire il suolo dalle radici di vegetazione spontanea che lo occupa, riattivare un sistema evolutivo con tecniche adeguate. Un modo per fare questo è la coltura della patata sotto una copertura di cartoni e paglia. Questo sistema integrato di coltivazione e pacciamatura aiuta a mantenere l'umidità del suolo ed attrae i lombrichi, rivitalizzando il suolo e preparandolo al processo di riequilibrio dell'auto-fertilità. FORMAZIONE DI BANCALI Dopo la pulizia del suolo comincia la preparazione dell'orto che avviene scavando e formando le aiuole ed i passaggi. E' l'ultima volta che il terreno verrà rimosso; è quindi necessario definire con chiarezza quali saranno i luoghi per il passaggio e quelli dove il terreno verrà coltivato: i bancali. In grande scala questi bancali possono essere fatti con gli aratri, ma la lavorazione a mano è quella più appropriata. I bancali possono essere realizzati in forme e dimensioni diverse; l'importante è poter arrivare al centro senza rischiare di calpestare l'aiuola. Se si ritiene necessario si può aggiungere materiale organico al momento della realizzazione per compensare al danno fatto con l'aratura. Anche se il "nutrimento forzato" del suolo è normalmente da evitare, quando le circostanze lo richiedono, è consigliabile aggiungere concime ben stagionato, compost, o altro materiale organico. TUTORI Nella maggior parte dei bancali, si possono installare archi tutori permanenti - usando anche tondini di ferro, tipo quelli usati in edilizia - su cui far arrampicare le piante. Ogni pianta viene attaccata all'arco o a un ulteriore orditura in filo di ferro, da uno spago teso. I tutori vengono assicurati anche tra loro in modo da formare una rete staticamente resistente. Questo sistema funziona molto bene per pomodori, cetrioli, piante in seme etc. in quanto lascia passare l'aria tra le foglie, riducendo così i problemi dovuti alle muffe e ai funghi e liberando spazio in basso tenendo i frutti sollevati dal suolo, dove potrebbero essere danneggiati dall'umidità o dagli insetti. Inoltre, i legumi rampicanti e le zucche possono correre sopra i tondini stessi, in modo che possano essere utili come ombreggianti, quando il caldo sole estivo non permetterebbe più di coltivare insalate e piante che soffrono le alte temperature. Un ulteriore vantaggio di questo sistema è che non c'è pericolo che il vento distrugga il raccolto buttando giù tutto. SIEPI E PROTEZIONI NATURALI Dobbiamo tener conto anche di una siepe tagliavento intorno all'orto, della varietà più idonea secondo il clima e la pluviometria. Possiamo piantare insieme agli alberi e agli arbusti calendule, nasturzi, tageti, ricino, aglio, erba cedrina, tanaceto, lavanda, basilico etc. Queste piante hanno azione insetticida, e più ce ne sono meglio è; infatti con la loro presenza risultano benefiche alle colture proteggendole dai nematodi e da altri insetti nocivi, e sono inoltre utilizzabili per usi culinari e per la preparazione di insetticidi biologici, da usare se necessario. La stessa logica si può applicare alle coltivazioni da campo. Come nell'orto si predilige una pacciamatura morta (paglia, foglie, lana di pecora etc) prendendo esempio dal bosco, così per aree grandi si utilizza una pacciamatura vivente come in natura avviene nella prateria. La scelta delle colture e delle coperture vegetali varia a seconda dell'area geografica, ma il sistema è sempre lo stesso. Per le colture in pieno campo, in ambienti siccitosi, si prepara il suolo stabilendovi una copertura vegetale permanente di piante azoto-fissatrici a portamento basso, con massima copertura del suolo, resistenti alla siccità e che si mantengano in vita durante la stagione secca. Per cominciare, si semina la specie di copertura in tutto il campo, e questa operazione può richiedere un'aratura... sarà l'ultima volta che si disturba il suolo. Una volta stabilitasi la copertura vegetale, le colture verranno seminate e raccolte senza disturbare il suolo. Le pratiche agricole non mono-culturali implicano la presenza simultanea nel campo di più di una specie da raccogliere. Se si vuole coltivare un cereale, esso si seminerà a distanza maggiore rispetto alle colture convenzionali, per permettere alla luce del sole di raggiungere la copertura verde. Quest'ultima deve mantenersi rigogliosa per proteggere il suolo dalle spaccature e dalla compattazione, ed anche per liberare azoto ammoniacale che potrà essere utilizzato dalla nostra coltura. Si possono piantare leguminose lungo la fila del cereale, in alternanza. Negli spazi lasciati per il passaggio fra i letti di coltura, si può piantare una fila di cucurbitacee. Alberi azoto-fissatori invece, vengono piantati tutto intorno al campo, nelle siepi di contorno, a circa 5 m fra loro. Insieme agli alberi e agli arbusti che formano le siepi, si possono piantare le aromatiche o altre perenni come abbiamo visto per l'orto. Al momento del raccolto tutte le piante vanno tagliate al livello del terreno, non estirpate. Il suolo ha bisogno di radici in decomposizione. Permettendo alle radici di decomporsi nel suolo, si arricchisce il terreno di biomassa, oltre al generoso ammontare di azoto ammonico lasciato da batteri che lavorano in simbiosi con le radici delle leguminose. L'anno successivo, senza cambiare la disposizione dei letti di coltura, si sposta la zona seminata in modo da mettere il cereale negli spazi che erano di inter-letto l'anno precedente, le cucurbitacee vengono lasciate nella stessa fila, ma si piantano nel mezzo, fra gli steli del cereale dell'anno precedente. In questo modo, continuando ad alternare le zone di cultura, varieremo la biomassa radicale lasciata nel suolo, ed i residui lasciati come pacciamatura. Se si desidera cambiare completamente il tipo di coltura nel campo, basta stabilire le distanze di coltura per il nuovo raccolto, tenendo sempre in mente le necessità dì luce della copertura verde, e la necessità del suolo di essere occupato da diverse specie di piante. Negli spazi lasciati tra i letti di coltura si possono anche coltivare diverse erbe aromatiche, per cui non sono da considerare inutili; anche se da essi non si ottiene direttamente il raccolto della coltura principale, grazie alla loro presenza la qualità e la quantità di tale raccolto migliora. Nelle coltivazioni pluriennali, questi spazi proteggono i letti di coltura dalla compattazione da parte delle macchine, degli animali e dell'uomo; la loro presenza va quindi considerata come essenziale alla produzione generale. Il campo viene coltivato con questo tipo di rotazione anno dopo anno, senza che la fertilità del suolo si esaurisca, anzi migliorandone la qualità. Questo vale per suoli agricoli di qualsiasi tipo. SITO: http://www.agricolturasinergica.it/ (FOTO: www.agricolturasinergica.it www.associazioni.prato.it) agricoltura sinergica - ecco cos’è IRRIGAZIONE E PACCIAMATURA 7 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 Da cosa dipende questo strabiliante successo? Che conseguenze ha? COS'È QUESTA COSA CHE STO MANGIANDO? E DA DOVE DIAVOLO ARRIVA? Michael Pollan: indovina che cosa mangi. 8 Tutto ha avuto inizio da queste due (all'apparenza) semplici domande. Risultato: un caso editoriale forse senza precedenti, dato l'argomento, centinaia di migliaia di copie vendute in tutto il mondo e la richiesta pressante di una seconda puntata da parte di migliaia lettori. Si tratta de “Il dilemma dell'onnivoro”, il libro culto dedicato all'alimentazione, in uscita in Italia con Adelphi il 4 giugno, scritto da Michael Pollan, pluripremiato giornalista collaboratore del 'New York Times', docente di Giornalismo scientifico e ambientale all'Università di Berkeley, che ha evidentemente toccato un nervo più che scoperto, e cioè la schizofrenia che vede milioni di persone al tempo stesso sempre più pigre, malate, obese, ma anche alla ricerca nevrotica della dieta ideale, o dell'alimento che le può salvare. E lo ha fatto con l'occhio del naturalista, intraprendendo un viaggio anche fisico, non solo culturale, in quattro pasti-tipo, arrivando così a scoprire realtà sconcertanti, spesso tragicomiche; che lo hanno condotto, infine, a mettere sotto accusa tutto ciò che mangiamo. Il successo del libro manifesta lo sconcerto di noi tutti davanti a quello che lui chiama 'il dilemma dell'onnivoro': più ci arricchiamo, più mangiamo male, più ci ammaliamo. Già, ma i lettori non si sono accontentati di un'accusa, ancorché argomentata e globale. E hanno chiesto a gran voce la soluzione del dilemma che, nelle settimane scorse, Pollan ha pubblicato col titolo 'In Defense of Food - an Eater Manifesto', e che è già tra i dieci libri più venduti negli Stati Uniti. Qual è la soluzione? Glielo abbiamo chiesto. Michael Pollan, cominciamo dal dilemma: che cosa c'è di così strano nelle merci in vendita al supermercato? "Nulla, all'apparenza, anzi. Se osserviamo l'immensa biodiversità presente in quell'ambiente così perfetto, dove gli odori sono banditi, le merci hanno un aspetto invitante e fresco, non possiamo che pensare, soddisfatti, ai passi in avanti fatti negli ultimi decenni. Tuttavia, se cerchiamo di conoscere meglio ciò che viene offerto, la situazione cambia radicalmente. Per capire quanto, basta leggere le etichette, con il loro gergo per iniziati e le interminabili liste di sostanze chimiche anche nei cibi più semplici, e con l'indicazione della provenienza, che spesso rimanda a produ- zioni situate a migliaia di chilometri. Per questo ho deciso di comprendere davvero che cosa mangiamo, e mi sono convinto che, per farlo, non ci fosse che una strada: quella di vivere in prima persona i processi che portano a quattro tipi di pasti, il fast food, la catena biologica industriale, quella integrata e quella dei nostri antenati cacciatori e raccoglitori". E cosa l'ha più impressionata? "Ad esempio la pervasività del mais, che ha soppiantato molti tipi di colture e che domina ormai ogni aspetto della catena "Ogni supermercato americano offre all'incira 45 mila prodotti: oltre un quarto di essi, compresi molti non alimentari, contiene mais in tutte le sue forme. Questa dipendenza dal mais è il risultato di politiche di incentivi portate avanti fino dagli anni Cinquanta, che hanno spinto i contadini e allevatori a coltivarne e a utilizzarne sempre di più. Ma tutto ciò ha un prezzo: ho vissuto in una delle grandi fattorie dove si produce solo mais e ho scoperto che il nonno dell'attuale proprietario riusciva a sfamare la sua famiglia e altri 12 compatrioti grazie alla diversità di colture e allevamenti. Il nipote oggi mantiene 129 americani, un indubbio vantaggio, ma non produce nulla di commestibile per sé (neppure il mais, che è di una varietà non utilizzabile direttamente), deve fare i conti con un terreno sterile, inquinato dai fertilizzanti e pesticidi". Meglio i cibi biologici.... "Sicuramente gli alimenti biologici hanno un contenuto di inquinanti più basso, e devastano in misura nettamente minore il territorio. Tuttavia l'industrializzazione delle produzioni bio le sta portando rapidamente nel solco di tutte le altre: in alcune delle grandi aziende del settore ho visto immense monocolture, allevamenti di bovini e ovini che di biologico hanno solo il cibo di cui si nutrono, processi di confezionamento e conservazione che si avvalgono di sostanze tutt'altro che naturali e, soprattutto, il trasporto a grandi distanze. Tutto ciò rende questi cibi talvolta più dannosi per l'ambiente rispetto a quelli tradizionali, e non molto più salutari di quelli industriali. Al consumatore spesso resta un costo finale più elevato e pochissima chiarezza sulla vera natura dell'alimento". Il modello migliore sembra quello delle fattorie nelle quali c'è una varietà di coltivazioni e di allevamenti che costituisce un microcosmo equilibrato che non ha bisogno della chimica. Un modello difficile da espandere? "No. Anzi, si sta diffondendo sempre di più. Certo, non credo che potrà mai rimpiazzare in toto la produzione industriale, perché richiede molto impegno, non può assicurare la quantità di cibo di cui abbiamo bisogno e perché i contadini sono ormai troppo abituati a servirsi della chimica. Tuttavia è possibile che questo approccio modifichi profondamente il nostro rapporto con il cibo, come del resto sta avvenendo in Italia grazie al movimento dello Slow Food, che reputo uno dei più importanti tentativi al mondo di salvaguardare la cultura dell'alimentazione ancora prima che la qualità del cibo. Dovrebbero essere introdotte opportune modifiche normative, cioè leggi e accordi che incentivino questo tipo di agroalimentare a scapito di quello industriale (e non il contrario, come accade oggi), e che promuovano la distribuzione locale attraverso i farmer market e i punti vendita gestiti direttamente dai contadini. Solo comprendendo e valorizzando quanto si mangia ci si può nutrire in modo consapevole e sano". La consapevolezza di ciò che mangiamo le sta a cuore. E la carne? "Credo che se si mangia carne sarebbe meglio, almeno una volta nella vita, partecipare alle fasi finali della produzione. È l'unico strumento efficace per comprendere fino in fondo il sacrificio degli animali, sprecare di meno, supportare i metodi di allevamento e uccisione più sostenibili e diventare consapevoli del fatto che attualmente mangiamo davvero troppa carne, anche perché i metodi industriali l'hanno resa accessibile in grandi quantità a prezzi di saldo". Crede che dipenda da questo l'epidemia di obesità, in America e nel mondo? "Gli scienziati stanno ancora speculando sulle cause dell'obesità, del diabete e delle malattie collegate alla dieta occidentale; alcuni chiamano in causa i troppi grassi, altri i troppi zuccheri, altri ancora nuovi alimenti come l'onnipresente sciroppo di glucosio (derivato dal mais) e così via. Si ostinano a percorrere la strada del nutrizionismo, cioè tentano di scindere la dieta in una somma di elementi più semplici, per poi rimontarla a piacimento fino a eliminare i colpevoli e ottenere quella ideale. Ma questo oscura una verità molto più semplice: è tutta la nostra alimentazione a costituire il problema. Per questo la cosa migliore che possiamo fare per la nostra salute (ma anche per l'ambiente e per tutti gli altri abitanti del pianeta) è abbandonare questo tipo di alimentazione folle e tornare a consumare cibi più tradizionali, in quantità minori, ridurre gli alimenti lavorati industrialmente, quelli ad alto contenuto di oli e farine processati e quelli che contengono qualunque cosa che non siano vegetali freschi e farine integrali". E lei, come ha modificato la sua dieta? "Evito la carne industriale e acquisto la poca carne che consumo esclusivamente dai produttori locali che allevano il bestiame all'aria aperta nutrendolo con una dieta adeguata (nel caso del manzo erba, e non mais). Nei supermercati compro il minimo indispensabile, perché cerco di acquistare tutto ciò che mi occorre nei farmer market, e coltivo nel mio piccolo giardino alcuni ortaggi. Tuttavia non voglio essere un purista: cerco di non esasperare chi mi sta vicino, e molto raramente rifiuto un alimento che mi viene offerto da amici. Sono convinto che avere un comportamento corretto anche una sola volta alla settimana possa già contribuire molto a costruire una catena alimentare diversa. Anche perché, come dimostra lo Slow Food, mangiare è molto più che alimentare il corpo: è un'attività al cuore stesso della cultura umana e chiama in causa il piacere, l'identità di una comunità". In conclusione: come dovremmo mangiare? "Bisogna mangiare alimenti che non abbiano subito trasformazioni tali da diventare irriconoscibili, ed evitare tutto ciò che contiene ingredienti oscuri e troppo numerosi. Mangiare meno ma meglio è l'unica soluzione per smettere di essere un popolo con il codice a barre e per guarire dal disturbo del comportamento alimentare globale che ci affligge". AGNESE CODIGNOLA, L'ESPRESSO DEL 22/05/08. DI TRATTO DA Michael Pollan: indovina che cosa mangi. alimentare industriale, compresa la nutrizione dei bovini, che non hanno un organismo adatto a digerirlo". 9 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 COSTRUZIONE LA LICENZA. Affronto subito l'argomento più spinoso (cactus a parte), riguardante la licenza edilizia. Chi è in grado di procurarsela in un tempo ragionevole, fa bene a chiederla, altrimenti esiste la possibilità di evitarla non eseguendo opere in muratura ancorate a terra. Comunque è opportuno informarsi su cosa prevedono i regolamenti comunali. Alcuni richiedono il montaggio della serra su ruote, che però complica notevolmente la costruzione. Chi invece ha un appezzamento di terra in campagna di almeno due ettari non ha problemi di sorta. Per essere certi di riuscire occorre una certa predisposizione al fai da te o almeno un amico esperto, disposto a dare una mano. L'ATTREZZATURA - trapano elettrico e set di punte; - rivettatrice e relativi rivetti in alluminio (meglio se in rame); - pistola sparapunti per fissare il telo e la rete in plastica; in mancanza si possono usare chiodi da tappezziere e martello; - seghetto a ferro; - set di cacciaviti; - viti autofilettanti; - filo a piombo, livella da muratore, squadra in legno di circa 50 cm. di lato (autocostruita). IL MATERIALE OCCORRENTE la serra, ovvero come realizzare un sogno 10 - profilato di ferro quadrato di cm. 3 x 3 per i quattro sostegni laterali (angoli); - verghe di alluminio a L (di recupero o di scarto da aziende che lo lavorano) oppure verghe di ferro a L di mm. 30 x 30 x 2 (spessore) per la struttura delle pareti e del tetto; - profilato rettangolare di ferro cm. 4 x 2 per il longherone di colmo; - cm. 160 di guida a scorrere con rotelle per la porta; - fogli di policarbonato alveolare da 6 mm. di spessore; o meglio da 10 mm. (ma il prezzo raddoppia); - alcuni listelli di legno da applicare sul tetto per la sua coibentazione mediante film plastico; - alcuni metri quadrati di film plastico sottile per l'isolamento del tetto; - alcuni cavalletti in legno o in metallo per sorreggere i bancali; - tavelle altezza cm. 20, lunghezza cm. 50/100; - colla al silicone e vernice antiruggine in gel; - rete in plastica con maglie di circa un cm., per impedire agli animali l'entrata nella serra quando si tolgono i pannelli laterali; - rete antigrandine da collocare a circa 20 cm. al di sopra del tetto; - materiale per l'allaccio dell'acqua, della luce e del gas (eventuale). - minuteria metallica. LA DOTAZIONE DI MASSIMA - Stufa per il riscaldamento, ventilatore oscillante; aspiratore; programmatore (timer) per l'attivazione temporanea del ventilatore e dell'aspiratore; - termometro a massima e minima; - igrometro; Il principale errore che viene commesso è quello di costruire la serra troppo piccola. E' vero che più è grande e più costa, ma è anche vero che un volume maggiore è meno sensibile alle variazioni di temperatura. Inoltre ben presto le piante aumenteranno di numero e di dimensione e reclameranno sempre più spazio. L'orientamento migliore è quello est-ovest, cioè con i lati longitudinali (quelli lunghi), rivolti uno a nord e l'altro a sud, così da usufruire di più luce durante l'inverno e meno d'estate. IL DISEGNO. La prima cosa da fare è quella di predisporre un disegno, possibilmente in scala. E' importante l'ottimizzare lo spazio, prezioso in una serra, cercando di limitare i camminamenti e al tempo stesso evitare gli sprechi di policarbonato che in commercio si trovano nelle misure di circa mt 2 x 3 (foglio singolo) e 2 x 6 (foglio doppio). Consiglio questo materiale perchè leggero, non molto costoso, facile da lavorare e fissare, trattato contro i raggi UV in grado, perciò, di restare inalterato nel tempo. Il luogo va scelto in posizione aperta, lontano da grandi alberi siano essi a foglia caduca che sempreverdi, per usufruire della maggiore quantità di luce possibile. Anche gli avvallamenti sono da evitare se non si vuole che acqua e umidità ristagnino. Non deve trovarsi neppure troppo lontano dall'abitazione, così da facilitare l'allaccio di acqua, luce, gas, ecc. La costruzione può anche essere appoggiata ad un muro della casa, così da beneficiare, d'inverno, del calore emanato dalla parete e dell'estensione dell'impianto centrale, fornendo il radiatore della serra di una valvola termostatica. L'assemblaggio della struttura può essere eseguito in vari modi a seconda delle preferenze personali. Si possono usare ribattini di rame di 4-5 mm. oppure rivetti da 4,8 mm. od anche ricorrere alla saldatura elettrica. Il policarbonato è fissato alla struttura mediante viti autofilettanti e rivetti aventi il diametro di 3,2 mm. ed una lunghezza di 11 mm. (con policarbonato da 6 mm.). Il foro che li deve accogliere sarà fatto con una punta HSS di 2/10 più grande del rivetto e perciò da 3,4 mm. Per evitare che il vento possa strappare il policarbonato è indispensabile ampliare la base del rivetto inserendo delle rondelle di acciaio inox del diametro di 15 mm. aventi un foro di 5 mm. Al fine di assicurare la necessaria robustezza, bisogna fare in modo che tutto il reticolato della struttura non abbia dimensioni superiori a cm 100 x 100. Lo zoccolo, costituito da tavelle alte cm 20, lunghe cm 50 o 100, dovrà essere applicato lungo tutto il perimetro della serra, fatta la serra, ovvero come realizzare un sogno - serbatoio per la raccolta dell'acqua piovana; - qualche contenitore per i terricci. 11 eccezione per il vano porta, dove l'altezza dello zoccolo sarà ridotto a 10 cm. LA PARETE LATERALE. Al fine di favorire nella buona stagione la indispensabile circolazione dell'aria, occorre fare in modo che una delle due pareti laterali (longitudinali), possa accogliere dei telai mobili, da togliere verso aprile-maggio e rimettere in autunno. I telai saranno fissati alla struttura mediante viti autofilettanti. Poiché alcuni animali potrebbero entrare nella serra procurando danni alle piante e rovesciare vasi, è preferibile montare direttamente sulla parete dal lato interno, in modo permanente, una rete plastica con maglie di circa 1 cm. la serra, ovvero come realizzare un sogno 12 Il tetto deve essere robusto ed in grado di reggere la neve. Va costruito in modo che d'estate possa essere sollevato di una cinquantina di cm. sia lungo il versante destro che quello sinistro. Ciò è facilmente ottenibile incernierando i telai che costituiscono il tetto, lungo l'asse longitudinale rappresentato dal longherone di colmo. Il tetto sollevabile e le pareti mobili hanno lo scopo di favorire la circolazione dell'aria evitando così GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 che d'estate si raggiungano temperature proibitive per le piante, tanto da richiedere il loro spostamento all'esterno. I COMPARTIMENTI. La serra, se lo si desidera, può essere divisa in due o tre comparti, inserendo all'interno una o due porte scorrevoli, o più semplicemente un foglio di polietilene, così da creare zone con differenti temperature. Ad esempio 10-12°C per le succulente più sensibili; 4-6°C per la maggior parte delle cactacee; 0-3°C per le specie più rustiche. La stufa sarà ovviamente collocata nella zona dove è richiesta la temperatura più alta, mentre le temperature più basse si otterranno regolando opportunamente le aperture delle porte. La porta d'ingresso avrà le dimensioni di cm. 180 x 75 e dovrà essere del tipo appeso, facilmente ottenibile con una guida a scorrere acquistabile in ferramenta. Dovrà risultare sollevata di circa 10 cm. dal terreno. Il pavimento, perfettamente in piano, può essere realizzato mediante uno strato di 5 cm di ghiaietto. Sono possibili anche altre soluzioni più rifinite come il massetto di cemento, il pavimento in mattoni, ecc. L'UMIDITÀ. Le succulente non la gradiscono, specialmente d'inverno quando invece il tasso tende a salire in modo naturale fino al 100%, e più probabile è lo sviluppo delle malattie fungine. Inoltre il carburante usato per il riscaldamento, bruciando produce acqua che sottoforma di vapore si condensa sul tetto, per poi ricadere sulle piante con effetti nefasti. Ciò può essere evitato adottando due accorgimenti: coibentando il tetto con un telo di plastica leggera alla distanza di circa 5 cm. alluminio allungabili appositamente predisposti. Il riscaldamento elettrico è da scartare per l'elevato costo di gestione anche se presenta il vantaggio di non creare umidità e di essere facilmente controllabile da un termostato ambiente. Prima di procedere al fissaggio del telo plastico occorre accertarsi che dal tetto non piova acqua all'interno della serra. Il silicone, del tipo adatto per incollare sia il policarbonato che i metalli, provvederà alla bisogna. Il telo plastico sarà fissato mediante punti metallici sparati da un'apposita pistola su dei righelli di legno preventivamente fissati alla struttura del tetto mediante viti autofilettanti. In alternativa alla pistola si possono usare chiodi da tappezziere o robuste puntine da disegno. La ventilazione estiva si ottiene togliendo i pannelli longitudinali e sollevando il tetto di 50-70 cm. D'inverno si usa un ventilatore oscillante ed un aspiratore, entrambi controllati da un programmatore (timer) che ad orari prestabiliti provvede l'uno a far circolare l'aria e l'altro al suo ricambio. La ventilazione produce effetti sia sulla temperatura che sull'umidità. I bancali possono essere sorretti da appositi sostegni costruiti con mattoni o tavelle, o più semplicemente mediante cavalletti in legno o metallo. Sopra i sostegni si stendono delle assi di legno o barre di profilato metallico con lo scopo di sorreggere, a loro volta, i ripiani costituiti da lastre piane di fibrocemento opportunamente tagliate. L'altezza da terra può essere compresa fra i 50 ed i 70 cm. Lo spazio sotto i bancali può essere utilizzato per accogliere le specie amanti dell'ombra, il propagatore per le semine, i terricci, i vasi disinfettati, un serbatoio in grado di raccogliere l'acqua del tetto, ecc. Gli scaffali vanno fissati alle pareti della struttura mediante mensole, ad una altezza da terra di circa 120 cm. La sporgenza (larghezza) non dovrà superare i 50 cm. La strumentazione ideale potrebbe essere costituita da un apparecchio elettronico in grado di registrare l'umidità e le temperature minime e massime all'interno e all'esterno della serra. Tuttavia anche un semplice igrometro ed un termometro a massima e minima risultano sufficienti. Il riscaldamento si ottiene mediante stufa a cherosene, gas liquido o metano, necessariamente fornita di un termostato automatico, sensibile nella gamma delle temperature comprese fra i 5 e i 12°C. Una soluzione migliore è fornita dagli aerotermi, dove un ventilatore diffonde il calore prodotto da una caldaia. Occorre prevedere un tubo di scarico per i gas combusti, utilizzando uno di quei tubi di L'illuminazione è normalmente fornita da un neon da 40 w. E' utile predisporre alcune prese elettriche da utilizzare per la ventilazione, il riscaldamento, il propagatore, ecc. L'acqua è indispensabile, per cui occorre prevedere, in posizione comoda, un rubinetto tipo lavatrice, cioè con un attacco supplementare per un tubo di lunghezza tale da raggiungere ogni angolo della serra. All'estremità del tubo si applicherà una pistola in grado di elargire acqua a getto, a pioggia e con effetto nebbia. La rete antigrandine serve ad evitare danni al policarbonato del tetto e va applicata a circa 20 cm. da esso mediante appositi sostegni. L'ombreggiamento necessario quando l'esposizione della serra è a sud, si realizza mediante apposito telo, in vendita presso le ferramenta, da stendere sopra quello antigrandine. Il grado di copertura può variare, a seconda dei casi, dal 20 al 50%. La verniciatura sarà costituita da due mani di gel antiruggine, così da assicurare la protezione dagli agenti atmosferici per almeno due, tre anni. Non richiesta per i profilati in alluminio. ILLUSTRAZIONI: Mario Cecarini. Foto: Syam Hassan, Gokhan Okur, Marcello U, Eveline Lippet la serra, ovvero come realizzare un sogno GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 13 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 Queste prime giornate fredde mi fanno pensare all'inverno, mi rattrista un pò pensare al periodi di stasi di crescita, ma buttando uno sguardo al mio pseudogerminatoio ritrovo subito l'allegria! è vero la luce dei neon non può minimamente essere comparata alla luce solare, ma riguardo alle semine indoor fa un ottimo lavoro. [Preparatevi ad un poema, la prima parte è teoria, se avete fretta leggete gli ultimi paragrafi...] Ebbene si alle semine effettuate tra ottobre e aprile serve la luce per iniziare e continuare a crescere correttamente, dopo aver sudato tanto per reperire i semi, preparare la composta e i contenitori se non vogliamo o possiamo seminare all'esterno dobbiamo provvedere ad alimentare i nostri semenzali con il loro cibo preferito, la Luce... il vero problema che deve risolvere anche un coltivatore esperto abituato a seminare all'aperto è quale e quanta luce serve? Anche se la luce da sola basta a far germinare e crescere le piante, in certi casi: temperatura bassa, problematiche estetiche, madri/mogli, ecc è preferibile costruire un germinatoio chiuso, che si mimetizza con l'ambiente domestico, non è questo comunque l'argomento di questo articolo, che è già abbastanza lungo e riguarda unicamente la scelta delle luci per le semine! CHE LUCE SERVE PER LE SEMINE? Bisogna distinguere subito tra luce fredda e luce calda, la fredda è più brillante ed ha uno spettro più accentuato sul blu, la calda è meno brillante ed ha uno spettro più sul rosso/arancio. Il caldo o freddo della luce è definito dalla tonalità o temperatura di colore, questa è misurata in °K (gradi kelvin). Inoltre le luci possono essere considerate fredde o calde oltre che per la tonalità, per la vera e propria emissione di calore: storicamente le luci fredde sono i neon e i led, le luci calde sono le lampadine ad incandescenza o a filamento, ma ormai da diversi anni sono in commercio neon capaci di fornire luce con tonalità calda, che non liberano calore come le lampade ad incandescenza. Per le semine devono essere utilizzate solo ed esclusivamente luci neon o led per i più esosi! Poi dato che i neon comuni emettono una luce che non viene sfruttata al massimo dalle piante serviranno anche neon specifici. Premetto che le basi in acquariofilia mi hanno aiutato in questo, vedere il differente comportamento delle piante d'acquario in base al neon utilizzato è interessante, la questione "luci per semine" è poco trattata, negozianti e vivai vi riderebbero dietro: "perchè sprecare la corrente se posso seminare con la bella stagione senza sborsare un euro?". Per una produzione su larga scala fornire luce artificiale diventa dispendioso, anche se necessario in certi casi, ma per tenere qualche semina in casa la spesa è più che sostenibile, nel mio caso il carico sulla bolletta è quasi nullo dato che il lampadario della mia camera fornito di luci alogene GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 consuma circa 100w e da quando ho le semine in camera non lo accendo quasi più. Tornando al tipo di luce necessario per le semine, questa deve essere intensa, per evitarne la dispersione deve essere vicina ai contenitori per la semina cosa impossibile con le lampadine ad incandescenza, perchè producono molto calore, per questo abbiamo scelto di utilizzare dei neon. I neon sono di diverso tipo sia per forma che per luce emessa. Le forme principali sono il tubo e le compatte (dette comunemente lampadine a risparmio energetico). I tubi al neon sino a pochi anni fa erano l'unica possibilità dato che le lampadine compatte sono entrate in commercio solo negli ultimi anni (queste sono le cose che ti fanno capire che stai invecchiando!), e solo ultimamente si iniziano a trovare compatte specifiche per la crescita delle piante, ma ancora con un pò di difficoltà. semplici oltre che più sicuri. I reattori tradizionali necessitano di uno starter, che deve essere appropriato (stessi w) al neon e al reattore. - - - luci neon per seminare piante grasse 18 Le lampadine a risparmio energetico non sono altro che tubi neon ripiegati, la grande innovazione delle lampadine a risparmio energetico sta nel fatto che basta avvitarle in un portalampada, non necessitano di collegamenti e di altri strumenti per funzionare come invece accade per i tubi al neon. Per accendere una lampadina a risparmio energetico è sufficiente un portalampada perchè il reattore elettronico è inserito nella base bianca sempre presente tra la lampada e la filettatura. Per accendere un neon a tubo è necessario un reattore ed uno starter, più una basetta per starter e fili per i collegamenti; oppure un reattore elettronico, che riduce i consumi, aumenta le prestazioni, ma costa molto molto di più. Attacchi stagni, portaneon o plafoniera generalmente rendono i collegamenti più PER UNA RESA DI 30W CIRCA A questo punto analizziamo le differenze tra le compatte e i tubi al neon: TUBO NEON - Costo iniziale: Per un neon bianco 10-15 euro, per un neon Gro 20-30 euro - Costo gestione: Costo di sostituzione della lampada, e solo occasionalmente - sostituzione del reattore e/o starter Facilità di montaggio: Facile per chi lo ha già fatto, in 10 minuti è tutto pronto; il primo montaggio deve essere eseguito con attenzione e solo se si è in grado di farlo. Emissione di calore: Elevata, ma limitata al reattore (se di tipo convenzionale); anche gli estremi del tubo si scaldano, ma non eccessivamente. Il pro è che facendo i collegamenti sono io a decidere dove posizionare il reattore, e posso sfruttarlo ad es per produrre calore sotto le semine Caratteristiche luce: Il grande pro dei tubi al neon è che essendo utilizzati da decenni in acquariologia sono disponibili in decine di varianti di spettri di luce emessa, e sarà quindi possibile combinare tubi diversi per ottenere il tipo di luce desiderata. Reperibilità: In tutti i negozi di elettricità si trovano quelle bianche o super bianche, in quelli più forniti si trovano anche le lampade specifiche per piante, nei negozi di acquari c'è l'imbarazzo della scelta. LAMPADINA COMPATTA - Costo iniziale: luce bianca 5-30 euro, modello Gro 10-35 euro - Costo gestione: La lampada compatta va sostituita interamente quindi il costo è pari al primo acquisto - Facilità di montaggio: Facilissima basta avvitare come una qualsiasi lampadina - Emissione di calore: Modesta, limitata al corpo bianco dato che il reattore elettronico si trova al suo interno, il contro è che non è scindibile dalla lampadina, quindi dove sarà indirizzata la luce andrà anche il calore. - Caratteristiche luce: Purtroppo queste lampade sono in commercio relativamente da poco, e solo poche case hanno iniziato a produrle con specifici spettri; la maggior parte delle volte non è possibile conoscere lo spettro di una compatta. - Reperibilità: Quelle bianche a spettro sconosciuto si trovano in qualsiasi supermercato, negozio di elettronica o mercato rionale. I problemi iniziano quando si cercano quelle specifiche per le piante, che al momento sono reperibili solo in qualche negozio di acquariofilia, sono facilmente reperibili online, ma spesso a prezzi proibitivi inoltre gravati dalla spedizione. un germinatoio stabile e di dimensioni medio-grandi, compatte se voglio provare, o se la zona da illuminare è piccola-media. Ho parlato di spettri, di luci bianche e di luci dedicate alle piante... che confusione! Lo spettro è un analisi della luce emessa da una lampada, che permette di apprezzare visivamente tramite un grafico, di quali lunghezze d'onda è la luce emessa da una lampada. Per spettro di luce visibile si intende lo spettro di luce che l'occhio umano riesce a vedere; l'arcobaleno può essere visto come lo spettro della luce solare all'interno dell'atmosfera, che per una serie di riflessioni e rifrazioni viene divisa nei colori che la compongono. Lo spettro visibile va circa da 400 a 700 nanometri, lo spettro elettromagnetico è molto più vasto, agli estremi di quello visibile ci sono gli ultravioletti e gli infrarossi, che generalmente non sono visibili all'occhio umano. QUINDI CHE SCELGO? Neon a tubo se ho intenzione di costruire Le luci bianche sebbene apparentemente tutte uguali all'occhio umano sono diverse a livello dello spettro e quindi alcune vanno meglio di altre se utilizzate per la crescita di piante. La maggior parte dei neon bianchi comuni emettono un ampio spettro di luci, con priorità nella lunghezza d'onda del blu. Le luci dedicate alle piante sono luci meno luminose per l'occhio umano, emettono una luce rosata, con lunghezza d'onda che "piace" alle piante, ossia lo spettro è meno ricco ed è concentrato nella lunghezza d'onda del rosso. Quindi più che la quantità di luce, è importante la qualità, la lunghezza d'onda, della luce che forniamo, probabilmente le semine crescerebbero bene sotto 4 neon da 30 w a luce bianca con spettro omogeneo, ma crescerebbero ugualmente bene sotto un neon per piante + uno bianco, quindi perchè spendere di più? Quindi che spettro deve avere la luce per una crescita ottimale delle piante? Lo spettro deve avere la maggior parte GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 della luce nella lunghezza d'onda dell'arancio/rosso e una parte nel blu, le altre lunghezze d'onda sono meno utili, in particolare il verde, ma devono comunque essere presenti in minima parte; bisogna dare priorità al rosso/arancio e al blu perchè la clorofilla assorbe la luce di queste lunghezze d'onda. Se ricordate un minimo le nozioni di base di fisica, vi ricorderete che l'occhio vede i colori riflessi dall'oggetto osservato, se si guarda un oggetto bianco, questo appare bianco perchè tutta la luce viene riflessa, se osserviamo un oggetto nero, questo appare tale perchè tutta la luce viene assorbita, una semplice prova di questo potete farla lasciando al sole un vaso bianco e un vaso nero, al tatto dopo qualche tempo, il vaso nero sarà molto più caldo di quello bianco, appunto perchè ha assorbito la radiazione luminosa. Un oggetto verde assorbe tutta la luce tranne quella nella lunghezza d'onda del verde, lo stesso accade per le piante. luci neon per seminare piante grasse 20 Per ottenere uno spettro ottimale in una coltivazione indoor dovremo sommare gli spettri offerti da differenti tipi di luci, quindi metteremo una luce bianca ed una luce specifica per piante, la luce prodotta dalle due lampade avrà uno spettro ampio con picchi sul blu e sull'arancio/rosso è importante che lo spettro sia ampio e non solo blu e rosso, perché oltre alla clorofilla esistono altri pigmenti che assorbono altre lunghezze d'onda. Ciò non significa che sotto neon rosati o sotto neon bianchi le piante non crescerebbero, entrambe le lampade hanno uno spettro più o meno completo, ma è bene sfruttarle al massimo, abbinandole, in questo modo si risparmia in elettricità e si è sicuri di fornire una qualità di luce ottimale per le piante. Per capirci due neon bianchi o due neon rosati danno risultati peggiori di un abbinamento neon rosato+neon bianco, ma il consumo di elettricità è lo stesso. Riguardo ad i neon bianchi ho detto che non tutti hanno lo stesso spettro, bisogna scegliere quelli molto luminosi con una temperatura di colore il più possibile tendente a 10000°K nei negozi di acquari si trovano facilmente anche se volte sono più cari rispetto a quelli venduti da elettricisti ben forniti. Non è tanto importante la scelta del neon bianco, dovendo scegliere tra un neon bianco da 3 euro (elettricista) e un o da 10 (acquariologia) sceglierei (normalmente scelgo!) il più economico, l'importante che abbia uno spettro ampio. Volendo esiste un solo neon, chiamato True Light, sarebbe quello più appropriato perchè con spettro più simile alla luce solare, si tratta di un neon professionale, normalmente non utilizzato per scopo amatoriale a causa del costo molto elevato, è utilizzato per avere una visione dei colori ottimale anche in ambienti chiusi. Ha una temperatura di colore di 5500°K sarebbe uno schiaffo alla povertà utilizzarlo per la crescita di piante, ma il risultato sarebbe buono. Probabilmente ridurrebbe i consumi perchè basterebbe una sola lampada... ma secondo me non ne vale la pena, anche perchè con due neon raddoppiamo la superficie illuminata. Il problema dei neon è che devono essere il più vicino possibile alle semine, ma questo in realtà non è un problema per i tubi, perchè accesi scaldano, ma non così tanto, normalmente vengono posizionati a circa 20 cm dalle piante, anche 5-10 cm vanno bene, l'importante è che non tocchino le piante. In un germinatoio chiuso è preferibile proteggere i collegamenti dei neon con appositi attacchi venduti nei negozi di acquariologia a 10-15 euro. Questo può diventare un problema se il neon è una compatta utilizzata in un germinatoio chiuso. Se avete avuto la pazienza di leggere tutto, prima ho scritto che le compatte avendo il reattore elettronico vicino al bulbo irradiano calore oltre che luce, in un germinatoio chiuso questo incrementerebbe notevolmente la temperatura (e dovremmo GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 un costo che va da 40 a 70 euro, probabilmente non sono sfruttabili al massimo per le semine), e un altro tipo più economico Hasse, forse più indicato, il prezzo è di circa 10-30 euro ed esistono da 15 e 30w. Accenno solo al fatto che ho visto nei mercati lampadine compatte a luce rosa a 2-3 euro, ma non avendo idea del loro spettro, ne di come misurarlo, non mi azzardo a consigliarle. Personalmente ho utilizzato le compatte solo per brevi periodi, per emergenze, o per incrementare la luce su alcune semine. Da poco le ho montate su un acquario: 2 rosa da 30 w e 5 bianche (2 da 30w e 3 da 11w) le piante acquatiche hanno ovviamente gradito, ma il motivo principale è che adesso ricevono 150w di luce contro i 60w offerti da due tubi neon, ho dovuto Normalmente ho calcolato che ogni neon a tubo illumina efficacemente circa i 12 cm perpendicolari al tubo, quindi sotto due neon le semine sono posizionate in fila per due, max 3 o 4 se si usa un riflettore, quindi l'area disponibile sotto 2 neon da 100 cm è circa 100x24 cm. Ipoteticamente, possedendo contenitori da 10 cm di lato, due neon bastano per 20 semine. Ho l'abitudine di ruotare e/o invertire la posizione dei contenitori ogni volta che bagno le semine. Sulle lampade compatte utilizzabili per la semina di piante grasse purtroppo ho poco da dire, perchè generalmente non sono accompagnate dallo spettro generato, in pochi casi è possibile trovare sul sito della casa produttrice maggiori informazioni. Inoltre quelle specifiche per piante a luce rosa sono ancora poco diffuse, ne ho trovate solo di tre tipi, non escludo che ne esistano altre: Envirolite, che sono le più famose, SonLight simili alle precedenti (di queste due il formato minimo è 125w, ed hanno luci neon per seminare piante grasse prendere maggiori accorgimenti per controllarla) e l'umidità, che a sua volta andrebbe ad interagire pericolosamente con il reattore elettronico. La distanza delle lampade dalle semine è importante anche in orizzontale oltre che verticale, ho notato che semenzali situati oltre 5 cm dal tubo tendono a piegarsi verso la luce, anche se non filano. 23 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 aumentare i w perché a causa della conformazione del tubo ripiegato delle compatte, due compatte da 30 w coprono una superficie minore rispetto a due tubi neon, ma illuminano più intensamente. Poi per sfruttare al massimo le compatte è indispensabile un riflettore, ma è bene usarlo anche per i tubi. Uno schema di montaggio delle compatte utilizzando lampade da 15w può essere configurato in larghezza o in lunghezza (negli schemi in Rosso le aree che ricevono illuminazione ottimale, in Grigio la struttura di un ipotetico telaio). Le rosate dovranno essere posizionate più centralmente, meglio non agli estremi. Quindi a mio avviso le compatte hanno il pregio di essere facili da gestire, inoltre dovendo scegliere più lampade rispetto ai 2-3 neon a tubo, si potranno scegliere lampade con caratteristiche diverse (sia di spettro che di w) posizionandole dove preferiamo, ma allo stesso tempo il costo di gestione e il costo iniziale saranno maggiori. Mini germinatoio: un altro pregio delle luci a risparmio energetico è che essendo appunto compatte, utilizzandone solo due (una rosata e una bianca) si può ottenere GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 un mini-germinatoio, per chi è alle prime armi e vuole provare a seminare, ma non è convinto di continuare a farlo... mattino la zona delle semine riceve luce da una finestra. Si può forzare la crescita tenendo le luci accese 18 ore, ma il costo in bolletta non giustifica i benefici. Sostituzione: le lampade neon perdono potenza con il passare dei mesi, in acquariologia i più fanatici le sostituiscono ogni 5-6 mesi, ma ritengo che 8 mesi un anno per le semine vadano bene. Per limitare le variazioni di luminosità è consigliabile sostituire una lampada per volta, e non tutte le lampade in blocco; le lampade eliminate sono ancora buone e possono durare anche più di due anni prima spegnersi definitivamente, quindi sono utilizzabili per altri scopi, o potrete lasciarle sulle semine aggiungendone però una nuova. Quali luci uso sulle semine indoor? Questo articolo sarebbe potuto essere limitato al prossimo concetto: per ottimizzare le luci su una semina è necessario intervallare una luce rosata ad una bianca, per illuminare un'area di circa 100x25 cm sono sufficienti 2 neon a tubo da 30 watt l'uno, ma si è legati per le dimensioni alla lunghezza del tubo Cercando la temperatura di colore della Grolux Sylvania (che non ho trovato) ho trovato l'Aquastar Sylvania che è una 10000°K che simula lo spettro della luce tropicale, in pratica una Gro-lux, ma con più blu, potrebbe essere interessante per una prova anche se le differenze potrebbero (esistono anche più corti, da 15w x 50cm, bastano per un area di 50x 25 cm), con le compatte potremo gestire gli spazi come vogliamo creando ad es un germinatoio quadrato, ma i watt totali dovranno essere leggermente maggiori a parità di superficie illuminata. Sulle mie semine ho: - [1 Gro-lux + 1 Cool Daylight]: per germinazione e primi mesi. - [1 Gro lux + 1 Polilux 40 + 1 Daylight]: per il successivo periodo di crescita. Le Grolux offrono la maggior parte della luce rosata, la Cool Daylight aggiunge blu e completa lo spettro, anche se l'arancio è poco, ma il rosso è molto. La Polylux e la Daylight sono da 4000 e 5000 °K hanno spettro abbastanza omogeneo per tutte le lunghezze d'onda, ma il blu è più accentuato, e il rosso meno (tanto è fornito dalla Gro-lux). Tempo di accensione e spegnimento sono gestite da un timer che dà 14 ore di luce al giorno, il minimo è 12 ore se ad es al essere poco apprezzabili. Volendo si potrebbero perdere ore ed ore ad analizzare i vari spettri dei tubi in commercio, e probabilmente si troverebbero associazioni migliori di quelle che utilizzo, ma dato che mi sono trovato bene, è da qualche anno che vado avanti così, le piante crescono sane e colorite senza segni di eziolatura; ho visto che esistono due tipi di lampade Osram che potrebbero rivelarsi interessanti, la Fluora e la Biolux, magari abbinate perchè in entrambe il rosso non è molto accentuato (sicuramente è più accentuato rispetto ad altre), ma non ho GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 ancora provato, inoltre da poco è uscita la Skywhite, potrebbe essere un valido sostituto della Cool Daylight nella prima coppia, in quanto la quantità di rosso è simile, ma la Skywhite ha più blu. Sotto queste luci ho ottenuto con successo moltiplicazione per talea oltre che le semine; per brevi periodi (qualche mese) hanno illuminato piante di qualche anno, che dimostravano crescita attiva anche in inverno senza segni di eziolatura, ma non ho mai provato a lasciarle per un anno intero, quindi non so se sarebbe verificata in seguito. Ho utilizzato la stessa postazione per la germinazione e primi mesi di crescita di peperoncini comuni e tropicali, sempre con successo, credo che sia adatta a qualsiasi tipo di pianta. Attenzione!!! Qualsiasi genere di collegamento facciate per un germinatoio chiuso o aperto, ricordate sempre che state giocando con l'elettricità, collegamenti sbagliati possono provocare le migliore dei casi la bruciatura del tubo che non sarà più utilizzabile, o anche la sua esplosione. Dove ci sono le piante, c'è l'acqua e questa si sa non va d'accordo con l'elettricità, quindi fate sempre in modo di non lasciare assolutamente fili scoperti, di proteggere con guaine o attacchi appositi tutti i collegamenti, e con guaine e/o attacchi stagni tutti i collegamenti che si troveranno all'interno di un germinatoio dove inevitabilmente si crea una certa quantità di umidità! se avete anche il minimo dubbio di aver sbagliato qualcosa, non attaccate la spina, ricontrollate i collegamenti e in caso chiedete consulenza ad un elettricista! non mi ritengo responsabile di danni a cose o persone in seguito all'applicazione delle osservazioni che ho esposto. Con l'elettricità non si scherza ed è facile sbagliare! Buon lavoro! FONTE: http://stranepiante.blogspot.com/ FOTO: www.alllightingproducts.com Matthew Bowdem, Barbara Vartuli, Krystian Sim, Céline Mackowiak, Darian Lanx, Jozsef Szasz-Fabian GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 Realizzata nei laboratori di Biotecnologie dell'Enea una nuova varietà della microalga "Chlamydomonas" che può illuminarsi e spegnersi, grazie all'aggiunta di sali al mezzo di coltura. Con queste microalghe si potrà ridurre l'effetto serra e produrre idrogeno e biodiesel. I ricercatori dell'Enea hanno trasferito in questa alga di acqua dolce, che diversamente da altre alghe marine non ha luminescenza propria, il gene della luciferasi, che rende luminescente la 'Renilla', un'alga conosciuta come viola marina. "Questo gene -spiega l'Enea- viene attivato da una sorta di 'interruttore genetico', detto promotore, ottenuto con l'aggiunta di un sale comune al mezzo di coltura. Per far 'spegnere' l'alga, si aggiunge invece un secondo sale antagonista che funge proprio come un interruttore della luce. La quantità di sali necessaria è bassissima, e quindi il costo è compatibile con grossi impianti di coltura". Queste microalghe convertono l'energia solare con un'efficienza molto più alta delle piante terrestri e sono in grado di 'fissare' la CO2 proveniente dagli impianti industriali, contribuendo ad una mitigazione dell'effetto serra e producendo biocombustibili innovativi: biodiesel e idrogeno. "Questa scoperta - sottolinea l'Ente di ricerca guidato da Luigi Paganetto - apre nuove prospettive nel campo delle energie rinnovabili, ed in particolare per la produzione di biocarburanti da microalghe coltivate su terreni di scarso valore agricolo, senza ripercussioni sul mercato dei prodotti alimentari". Il lavoro di ricerca sulle microalghe "Chlamydomonas" è stato condotto dal Gruppo guidato da Giovanni Giuliano dell'Enea ed i risultati dello studio sono stati pubblicati da "Plos One", rivista 'open access' della Public Library of Science. La ricerca e' finanziata del Ministero per l'Universita' e la Ricerca nell'ambito del progetto "Produzione Biologica di Idrogeno". (FONTE: Adnkronos) Info: www.enea.it NON ESISTE PER LA LEGGE L'IDROPONICA BIOLOGICA Nuovo regolamento (CE) n. 889/2008: Le norme di produzione vegetale da greenplanet.net Dal 01/01/2009 sarà applicato integralmente il Reg. (CE) n. 834/2007 del 28/06/2007 relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Reg. (CEE) n. 2092/91 del 24/06/1991. Premesso che l'agricoltura biologica è un sistema globale di gestione dell'azienda agricola, basato sull'interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità e la salvaguardia delle risorse naturali, con il Reg. (CE) n. 834/2007 il legislatore ha voluto vincolare i suddetti principi, che furono i fondamenti ispiratori del "movimento" sull'agricoltura biologica, definendo gli obiettivi ed i principi generali della produzione biologica (Art. 3 e 4). Inoltre ha esplicitato i principi specifici applicabili all'agricoltura (Art. 5). Tali obiettivi e principi non erano esplicitati nel Reg. (CEE) n. 2092/91 se non leggendo i "considerando" che precedevano l'articolato del regolamento stesso. Successivamente alla pubblicazione del Reg. (CE) n. 889/2008, il legislatore ha definito ed attuato le specifiche norme di news L'ALGA CHE SI ILLUMINA, PRODURRÀ IDROGENO E BIODIESEL 29 GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13 produzione dei prodotti vegetali (escluso le alghe marine). La nuova normativa [combinato disposto tra Reg. (CE) n. 834/2007 e Reg. (CE) n. 889/2008] ribadisce il concetto che la produzione biologica vegetale si basa sul principio che le piante debbano essere essenzialmente nutrite attraverso l'ecosistema del suolo, limitando l'apporto esterno di concimi e di ammendanti poco solubili. Per questo motivo ha vietato, in modo esplicito, la coltura idroponica. Al fine di garantire la continuità alle norme di produzione vegetale, definite dal Reg. (CEE) n. 2092/91, il Reg. (CE) n. 889/2008 ha mantenuto: * l'autorizzazione all'utilizzo di determinati concimi, ammendanti e prodotti fitosanitari, elencandoli, rispettivamente, negli allegati I e II del Reg. (CE) n. 889/2008; * le norme specifiche applicabili alla produzione di funghi; * la possibilità di considerare produzione biologica i prodotti ottenuti dalla raccolta di vegetali selvatici e delle loro parti che crescono nelle aree naturali, nelle foreste e nelle aree agricole. Infine è da segnale la novità introdotta dall'art. 9 del Reg. (CE) n. 834/2007, in merito al divieto di uso di OGM. news 30 Per i prodotti per i quali non possono essere escluse tracce non intenzionali e tecnicamente inevitabili di OGM autorizzati, viene fissata una soglia minima dello 0,9 (richiamata dalla direttiva 2001/18/CE, dai regolamenti (CE) n. 1829/2003 e n. 1830/2003) sotto la quale tali prodotti non devono essere etichettati con la dicitura "questo prodotto contiene OGM". Pertanto i prodotti che non siano etichettati o accompagnati da un documento che riporti la suddetta frase fa presupporre che nella coltivazione degli stessi non si è fatto uso di OGM o prodotti derivati da OGM. In caso di prodotti non biologici acquistati da terzi, il fornitore dovrà rilasciare una dichiarazione di conferma che gli stessi non sono derivati od ottenuti da OGM, secondo il fac simile riportato nell'allegato XIII del Reg. (CE) n. 889/2008. Il Legislatore, con la pubblicazione del Reg. (CE) n. 889/2008, non ha deciso sulle misure di attuazione del divieto di uso di OGM e di prodotti derivati od ottenuti da OGM. Carmelo Bonarrigo QC&I Greenplanet.net SALONE DEL GUSTO: MILLE OSPITI DI TERRA MADRE IN CASE COLDIRETTI © COLDIRETTI.it Nelle 'Case Coldiretti' saranno ospitati oltre mille agricoltori dei diversi continenti partecipanti a Terra Madre con lo scopo di favorire un confronto che avra' come filo conduttore un modo diverso di intendere l'agricoltura, piu' attento alle risorse ambientali, all'origine territoriale dei prodotti, alla dignità dei lavoratori e alla salute dei consumatori. Lo rende noto la Coldiretti che anche quest'anno affianca Slow Food in questo importante appuntamento con le comunitaà del cibo, un'occasione di incontro e scambio sulla sicurezza alimentare, cambiamenti climatici, economia locale, sementi e biopirateria. La piu' grande organizzazione degli imprenditori agricoli in Europa sarà protagonista di incontri e manifestazioni per costruire a un percorso virtuoso dal Sud al Nord, dalla produzione al consumo, dagli agricoltori ai gastronomi fino ai consumatori. L'agricoltura italiana è una realta' da primato per qualità e sicurezza alimentare con la leadership di ben 174 denominazioni di origine italiane riconosciute nell'albo comunitario (il 21 per cento del totale), con un'impresa biologica europea su tre italiana, con una superficie nazionale coltivata a biologico che, con oltre un milione di ettari, rappresenta più di un quarto del totale coltivato a livello Ue, senza dimenticare il divieto sancito a livello nazionale di coltivare produzioni biotech. Ma anche - continua la Coldiretti con il record assoluto del 99 per cento di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge che conferma che la frutta e la verdura Made in Italy sono le più sicure in Europa con una presenza di residui nettamente inferiore a quella di altri Paesi produttori dove le irregolarità rilevate per i prodotti alimentari sono superiori di tre volte in Germania, di quattro volte in Francia e Spagna e di oltre 6 volte in Olanda. Questi primati potranno essere 'visitati' nello stand interattivo di Coldiretti Campagna Amica posto nel padiglione 2 del Salone del Gusto dove sara' possibile affrontare on line un viaggio nella 'campagna amica', ma anche conoscere la prima rete dei farmers market italiani, assaggiare del latte crudo italiano o scoprire le iniziative a chilometri zero avviate dalla Coldiretti nelle diverse regioni. (FOTO: Sanja Gjenero)