numero 13 - Giardinaggio Indoor

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numero 13 - Giardinaggio Indoor
NUMERO TREDICI
NOVEMBRE/DICEMBRE 2008
Giardinaggio Indoor
www.giardinaggioindoor.it
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Pubblicazione e distribuzione gratuita
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Michel Venturelli
CAPOREDATTORE
Massone Giada
REDAZIONE
Massone Giada
Michel Venturelli
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Manzilli Clementina
Lodi Lidia
Roccatagliata Giustina
COLLABORATORI DI REDAZIONE
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William Texier
Mal Lane
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PUBBLICITÀ
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GIARDINAGGIO INDOOR È UNA PUBBLICAZIONE
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6500 Bellinzona 5
Svizzera
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negli articoli dai giornalisti partecipanti alla redazione
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Foto copertina: Jesuino Souza
Foto pagina 3: Robert Owen-Wahl
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GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
Di quando in quando leggiamo notizie che ci sembrano belle e ci rallegrano.
Tutti i media riportano un improvviso interesse ad investimenti su larga scala nelle fonti di energia rinnovabili, nella ricerca in campo
dei biocarburanti per l'industria e il trasporto, nel boom dell'alga impiegata nei più disparati campi, dal substrato al combustibile.
Il 2009 sembra profilarsi all'orizzonte all'insegna della sensatezza e dell'ecologia dunque? La risposta, a parer nostro, è sì e no.
Sì, perchè in ogni caso è finalmente chiaro a tutti che si è raschiato il fondo del barile e che non si può cavare sangue dalle rape. La
maggiore consapevolezza dei consumatori è sicuramente un buon segno, gli utenti reclamano il diritto di comprare servizi e prodotti
che ritengono sostenibili, le industrie hanno fiutato l'aria e finalmente propongono tecnologie e materiali meno obsoleti.
E no, perchè la famosa "bolla verde" in cui tanti si stanno buttando a capofitto rischia di svilupparsi male e in fretta, sotto il marchio
della paura della crisi. Il pericolo è che gli investitori rischino manovre azzardate nel tentativo di cavalcare quello che è il destriero
vincente, sponsorizzato da personaggi famosi e con un'altissimo potenziale di credibiltà e penetrazione presso il risparmiatore.
Attenzione quindi a considerare buona qualunque iniziativa si presenti sotto il vessillo verde, colore di moda nella politica 2009: tutti,
comprese le multinazionali con la coscienza più sporca, stanno ritingendosi smeraldine facciate.
Speriamo i nostri lettori ci perdonino quest'inedita introduzione a tema finanziario - politico, ma i tempi correnti richiedono occhi
bene aperti anche quando si tratta di coltivare pomodori (idroponici).
Per tornare a noi, segnaliamo che i lavori sul sito sono purtroppo ancora in corso, e che la ricerca di collaboratori è sempre aperta: se avete
scritto articoli, o volete vedere pubblicato il vostro report sull'avventura del bonsai idroponico, o ancora volete condividere l'odissea della
costruzione della serra sul balcone per coltivare il lattughino contattateci come sempre all'indirizzo [email protected].
Il materiale viene vagliato e se idoneo pubblicato sul primo numero in uscita, senza nessun tipo di vincolo e corredato dei dati e dei
link che vorrete.
Lo stesso indirizzo email vi permette di porre domande al nostro esperto.
Infine, vorremmo correggere una nostra inesattezza. Nel numero scorso abbiamo pubblicato un articolo a titolo Foglie Verdi, omettendo
il nome completo dell'autrice: si tratta di Siglinde Winkler, direttrice della ditta Hesi e ingegnere chimico.
FOTO: JOHN NYBERG
editoriale
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Lo studio dell'agricoltura sinergica, come
dell'agricoltura naturale, nasce dall'osservazione dei processi naturali, dalla presa di
coscienza che è necessario mantenere
l'organismo suolo autonomo in grado di
rigenerarsi, mettendo tn relazione i diversi
elementi in modo che possano essere
equilibrati e protetti. É un lavoro che
dobbiamo fare tutti, in modo da essere in
grado di consigliare altri agricoltori in
merito alle tecniche di concimazione verde
da adottare, alle sementi, alle strategie di
progettazione, ad
una
produzione
vegetale sotenibile
perché realmente
ecologica, attraverso
i processi dell'autofertilità del suolo.
In agricoltura le
piante
vengono
accusate di assorbire
elementi fertilizzanti
dal suolo, ma com'è
possibile che, se in
natura le piante
creano il suolo, in
agricoltura
lo
distruggono?
L'arte dell'agricoltura si perderà per colpa
d'insegnanti ignoranti, ascientifici e miopi
che convinceranno gli agricoltori a riporre
tutte le loro speranze in rimedi universali,
che non esistono in natura. Seguendo i
loro consigli, abbagliati da risultati effimeri,
gli agricoltori dimenticheranno il suolo e
perderanno di vista il suo valore intrinseco
e la sua influenza; la causa reale dell'impoverimento del suolo è data dal modo in
cui lo manipoliamo per la produzione,
pensando alla "forma del frutto" come
unico elemento da salvaguardare.
L'agricoltura naturale, usando la legge
della sinergia, rifiuta la prima legge in cui
crede l'agricoltura convenzionale, che dice:
se una data quantità di elementi si trova in
una pianta coltivata e raccolta, la stessa
quantità di elementi dovrebbe essere
re-introdotta nel suolo. Questo principio
non tiene conto della capacità delle piante
di sintetizzare e convertire elementi ad esse
necessari. Gli elementi nutritivi utili alle
piante vengono dal sole, dai gas atmosferici
e dall'acqua per il 95% del loro volume,
ma viene comunque addebitata a loro la
perdita di fertilità del suolo che invece si
determina a seguito della sua lavorazione.
Le piante prendono dal suolo solo azoto,
oligoelementi e minerali, e un suolo
destrutturato lo impedisce.
Purtroppo l'idea di dover compensare le
perdite di fertilità del suolo continua a determinare i calcoli che si fanno per fertilizzare,
per integrare la sua materia organica.
Per praticare quest'agricoltura è necessario
sentire prima di tutto un'empatia molto
forte con l'organismo terra/suolo.
Realizzare la complessità straordinaria
d'interrelazione microscopica tra le specie
presenti su un suolo selvaggio, vuol dire
mantenere un equilibrio di salute; in un
suolo non lavorato questo benessere si trasmette alle piante che crescono nel suo seno.
La scoperta del dottor Alan Smith del
dipartimento agricolo del New South
Wales - Australia (uno specialista della
materia), è uno schema complesso di
relazioni tra le piante, i microrganismi del
suolo e gli elementi nutritivi. Nei suoli
naturali (imperturbati), questi processi
funzionano in maniera sana e controllano
efficacemente l'attività microbica, ivi
compresa quella delle popolazioni
d'organismi patogeni. Rendono inoltre
assimilabili gli elementi nutritivi presenti
nel suolo. Nei suoli perturbati da arature,
lavori colturali e fertilizzanti con nitrati,
questi processi non hanno e non possono
avere luogo.
Sebbene le piante abbiano questa capacità
unica di trasformare
l'energia solare in
energia chimica che
utilizzano per crescere, metabolizzare e
riprodursi,
esse
hanno anche bisogno
d'altri elementi che
sono incapaci di produrre direttamente.
Per esempio hanno
bisogno d'azoto, di
fosforo di zolfo di
calcio di magnesio, di
potassio e di oligoelementi. Il suolo
costituisce una riserva
di questi elementi,
ma per un approvvigionamento adeguato,
le piante devono mobilitare questi elementi
alterando il suolo attorno alle loro radici.
Un modo per far ciò è stimolare l'attività
dei microrganismi che allora accrescono la
mobilitazione degli elementi nutritivi.
Gli studi di Alan Smith dimostrano perché
sistemi come la coltura senza aratura
ottengano un tale successo.
Masanobu Fukuoka, un microbiologo ed
agricoltore giapponese, cominciò negli
anni '30 a sperimentare un nuovo metodo
di produzione vegetale. La sua sperimentazione ha un significato rivoluzionario
perché ha eliminato l'aratro e copre il
suolo con una "pacciamatura vivente"
permanente durante la crescita delle colture.
Fukuoka ha dimostrato che l'agricoltura, la
programmazione delle colture, può essere
praticata rispettando la dinamica degli
agricoltura sinergica - ecco cos’è
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
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GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
Il modo migliore sperimentato per distribuire l'acqua e non viziare le piante è quello
d'installare un impianto d'irrigazione a
goccia.
Non è necessario comunque acquistare
sistemi costosi, il sistema d'irrigazione più
semplice funziona con la gravità: l'acqua
arriva ai tubi da una vasca posta ad un
livello superiore rispetto all'orto.
Dopo aver seminato e trapiantato il suolo
viene coperto con uno strato di pacciamatura,
ideale la paglia per i bancali e segatura per i
passaggi.
agricoltura sinergica - ecco cos’è
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organismi viventi che si trovano naturalmente nel suolo.
Le piante sulla terra e nell'acqua formano
la base della piramide energetica e sostengono quasi tutte le altre forme di vita;
quindi sono certamente in grado di sviluppare e mantenere la materia organica e le
comunità di vita del suolo.
Il lavoro di Emilia consiste principalmente
nell'adattamento ai nostri climi ed alla
nostra cultura, dei principi che Fukuoka
individua per l'agricoltura naturale:
1.Fertilizzazione continua del suolo
tramite una copertura organica permanente.
2.Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari, con
l'integrazione d'alberi azoto-fissatori.
3.Assenza d'aratura o di qualsiasi altro tipo
di disturbo del suolo: il suolo si lavora da
solo.
4.Il suolo sì area da solo se noi evitiamo di
provocarne il compattamento.
Capiamo ora, in sintesi, come questi
principi possano essere applicati alla realizzazione di un orto di sussistenza; ulteriori
approfondimenti si possono trovare nei
documenti di archivio.
PREPARAZIONE DEL SUOLO
Il primo passo per l'agricoltura sinergica è
la preparazione del suolo.
Quando instauriamo un sistema di coltivazione che succede ad un sistema presente
in un area agricola, sia esso di piante spontanee o coltivate, dobbiamo destrutturare
il primo per far sviluppare il secondo.
In suoli destrutturati e impoveriti da colture
precedenti o da processi di laterizzazione è
necessario, oltre che ripulire il suolo dalle
radici di vegetazione spontanea che lo
occupa, riattivare un sistema evolutivo con
tecniche adeguate.
Un modo per fare questo è la coltura della
patata sotto una copertura di cartoni e
paglia. Questo sistema integrato di coltivazione e pacciamatura aiuta a mantenere
l'umidità del suolo ed attrae i lombrichi,
rivitalizzando il suolo e preparandolo al
processo di riequilibrio dell'auto-fertilità.
FORMAZIONE DI BANCALI
Dopo la pulizia del suolo comincia la
preparazione dell'orto che avviene scavando
e formando le aiuole ed i passaggi.
E' l'ultima volta che il terreno verrà rimosso;
è quindi necessario definire con chiarezza
quali saranno i luoghi per il passaggio e
quelli dove il terreno verrà coltivato: i
bancali. In grande scala questi bancali possono essere fatti con gli aratri, ma la lavorazione a mano è quella più appropriata.
I bancali possono essere realizzati in forme
e dimensioni diverse; l'importante è poter
arrivare al centro senza rischiare di calpestare l'aiuola. Se si ritiene necessario si può
aggiungere materiale organico al momento
della realizzazione per compensare al
danno fatto con l'aratura. Anche se il
"nutrimento forzato" del suolo è normalmente da evitare, quando le circostanze lo
richiedono, è consigliabile aggiungere
concime ben stagionato, compost, o altro
materiale organico.
TUTORI
Nella maggior parte dei bancali, si possono
installare archi tutori permanenti - usando
anche tondini di ferro, tipo quelli usati in
edilizia - su cui far arrampicare le piante.
Ogni pianta viene attaccata all'arco o a un
ulteriore orditura in filo di ferro, da uno
spago teso. I tutori vengono assicurati
anche tra loro in modo da formare una rete
staticamente resistente.
Questo sistema funziona molto bene per
pomodori, cetrioli, piante in seme etc. in
quanto lascia passare l'aria tra le foglie,
riducendo così i problemi dovuti alle
muffe e ai funghi e liberando spazio in
basso tenendo i frutti sollevati dal suolo,
dove potrebbero essere danneggiati
dall'umidità o dagli insetti. Inoltre, i
legumi rampicanti e le zucche possono
correre sopra i tondini stessi, in modo che
possano essere utili come ombreggianti,
quando il caldo sole estivo non permetterebbe più di coltivare insalate e piante che
soffrono le alte temperature.
Un ulteriore vantaggio di questo sistema è
che non c'è pericolo che il vento distrugga
il raccolto buttando giù tutto.
SIEPI E PROTEZIONI NATURALI
Dobbiamo tener conto anche di una siepe
tagliavento intorno all'orto, della varietà
più idonea secondo il clima e la pluviometria. Possiamo piantare insieme agli alberi
e agli arbusti calendule, nasturzi, tageti,
ricino, aglio, erba cedrina, tanaceto, lavanda,
basilico etc. Queste piante hanno azione
insetticida, e più ce ne sono meglio è;
infatti con la loro presenza risultano
benefiche alle colture proteggendole dai
nematodi e da altri insetti nocivi, e sono
inoltre utilizzabili per usi culinari e per la
preparazione di insetticidi biologici, da
usare se necessario.
La stessa logica si può applicare alle coltivazioni da campo. Come nell'orto si predilige una pacciamatura morta (paglia, foglie,
lana di pecora etc) prendendo esempio dal
bosco, così per aree grandi si utilizza una
pacciamatura vivente come in natura
avviene nella prateria.
La scelta delle colture e delle coperture
vegetali varia a seconda dell'area geografica,
ma il sistema è sempre lo stesso.
Per le colture in pieno campo, in ambienti
siccitosi, si prepara il suolo stabilendovi
una copertura vegetale permanente di
piante azoto-fissatrici a portamento basso,
con massima copertura del suolo, resistenti
alla siccità e che si mantengano in vita
durante la stagione secca.
Per cominciare, si semina la specie di
copertura in tutto il campo, e questa
operazione può richiedere un'aratura...
sarà l'ultima volta che si disturba il suolo.
Una volta stabilitasi la copertura vegetale,
le colture verranno seminate e raccolte
senza disturbare il suolo.
Le pratiche agricole non mono-culturali
implicano la presenza simultanea nel
campo di più di una specie da raccogliere.
Se si vuole coltivare un cereale, esso si
seminerà a distanza maggiore rispetto alle
colture convenzionali, per permettere alla
luce del sole di raggiungere la copertura
verde. Quest'ultima deve mantenersi
rigogliosa per proteggere il suolo dalle
spaccature e dalla compattazione, ed anche
per liberare azoto ammoniacale che potrà
essere utilizzato dalla nostra coltura.
Si possono piantare leguminose lungo la
fila del cereale, in alternanza. Negli spazi
lasciati per il passaggio fra i letti di coltura,
si può piantare una fila di cucurbitacee.
Alberi azoto-fissatori invece, vengono
piantati tutto intorno al campo, nelle siepi
di contorno, a circa 5 m fra loro. Insieme
agli alberi e agli arbusti che formano le
siepi, si possono piantare le aromatiche o
altre perenni come abbiamo visto per l'orto.
Al momento del raccolto tutte le piante
vanno tagliate al livello del terreno, non
estirpate. Il suolo ha bisogno di radici in
decomposizione. Permettendo alle radici
di decomporsi nel suolo, si arricchisce il
terreno di biomassa, oltre al generoso
ammontare di azoto ammonico lasciato da
batteri che lavorano in simbiosi con le
radici delle leguminose.
L'anno successivo, senza cambiare la
disposizione dei letti di coltura, si sposta la
zona seminata in modo da mettere il cereale
negli spazi che erano di inter-letto l'anno
precedente, le cucurbitacee vengono lasciate
nella stessa fila, ma si piantano nel mezzo,
fra gli steli del cereale dell'anno precedente.
In questo modo, continuando ad alternare
le zone di cultura, varieremo la biomassa
radicale lasciata nel suolo, ed i residui
lasciati come pacciamatura. Se si desidera
cambiare completamente il tipo di coltura
nel campo, basta stabilire le distanze di
coltura per il nuovo raccolto, tenendo
sempre in mente le necessità dì luce della
copertura verde, e la necessità del suolo di
essere occupato da diverse specie di piante.
Negli spazi lasciati tra i letti di coltura si
possono anche coltivare diverse erbe
aromatiche, per cui non sono da considerare
inutili; anche se da essi non si ottiene direttamente il raccolto della coltura principale,
grazie alla loro presenza la qualità e la
quantità di tale raccolto migliora. Nelle
coltivazioni pluriennali, questi spazi
proteggono i letti di coltura dalla compattazione da parte delle macchine, degli
animali e dell'uomo; la loro presenza va
quindi considerata come essenziale alla
produzione generale.
Il campo viene coltivato con questo tipo di
rotazione anno dopo anno, senza che la
fertilità del suolo si esaurisca, anzi migliorandone la qualità. Questo vale per suoli
agricoli di qualsiasi tipo.
SITO: http://www.agricolturasinergica.it/
(FOTO: www.agricolturasinergica.it
www.associazioni.prato.it)
agricoltura sinergica - ecco cos’è
IRRIGAZIONE E
PACCIAMATURA
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GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
Da cosa dipende questo strabiliante
successo? Che conseguenze ha?
COS'È QUESTA COSA CHE
STO MANGIANDO?
E DA DOVE DIAVOLO ARRIVA?
Michael Pollan: indovina che cosa mangi.
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Tutto ha avuto inizio da queste due
(all'apparenza) semplici domande.
Risultato: un caso editoriale forse senza
precedenti, dato l'argomento, centinaia di
migliaia di copie vendute in tutto il mondo
e la richiesta pressante di una seconda
puntata da parte di migliaia lettori.
Si tratta de “Il dilemma dell'onnivoro”, il
libro culto dedicato all'alimentazione, in
uscita in Italia con Adelphi il 4 giugno,
scritto da Michael Pollan, pluripremiato
giornalista collaboratore del 'New York
Times', docente di Giornalismo scientifico
e ambientale all'Università di Berkeley, che
ha evidentemente toccato un nervo più che
scoperto, e cioè la schizofrenia che vede
milioni di persone al tempo stesso sempre
più pigre, malate, obese, ma anche alla
ricerca nevrotica della dieta ideale, o
dell'alimento che le può salvare.
E lo ha fatto con l'occhio del naturalista,
intraprendendo un viaggio anche fisico,
non solo culturale, in quattro pasti-tipo,
arrivando così a scoprire realtà sconcertanti,
spesso tragicomiche; che lo hanno condotto,
infine, a mettere sotto accusa tutto ciò che
mangiamo. Il successo del libro manifesta
lo sconcerto di noi tutti davanti a quello
che lui chiama 'il dilemma dell'onnivoro':
più ci arricchiamo, più mangiamo male,
più ci ammaliamo. Già, ma i lettori non si
sono accontentati di un'accusa, ancorché
argomentata e globale. E hanno chiesto a
gran voce la soluzione del dilemma che,
nelle settimane scorse, Pollan ha pubblicato
col titolo 'In Defense of Food - an Eater
Manifesto', e che è già tra i dieci libri più
venduti negli Stati Uniti.
Qual è la soluzione?
Glielo abbiamo chiesto.
Michael Pollan, cominciamo dal dilemma:
che cosa c'è di così strano nelle merci in
vendita al supermercato?
"Nulla, all'apparenza, anzi. Se osserviamo
l'immensa biodiversità presente in
quell'ambiente così perfetto, dove gli odori
sono banditi, le merci hanno un aspetto
invitante e fresco, non possiamo che
pensare, soddisfatti, ai passi in avanti fatti
negli ultimi decenni. Tuttavia, se cerchiamo
di conoscere meglio ciò che viene offerto,
la situazione cambia radicalmente. Per
capire quanto, basta leggere le etichette,
con il loro gergo per iniziati e le interminabili liste di sostanze chimiche anche nei
cibi più semplici, e con l'indicazione della
provenienza, che spesso rimanda a produ-
zioni situate a migliaia di chilometri. Per
questo ho deciso di comprendere davvero
che cosa mangiamo, e mi sono convinto
che, per farlo, non ci fosse che una strada:
quella di vivere in prima persona i processi
che portano a quattro tipi di pasti, il fast
food, la catena biologica industriale, quella
integrata e quella dei nostri antenati
cacciatori e raccoglitori".
E cosa l'ha più impressionata?
"Ad esempio la pervasività del mais, che ha
soppiantato molti tipi di colture e che
domina ormai ogni aspetto della catena
"Ogni supermercato americano offre
all'incira 45 mila prodotti: oltre un quarto
di essi, compresi molti non alimentari,
contiene mais in tutte le sue forme.
Questa dipendenza dal mais è il risultato di
politiche di incentivi portate avanti fino
dagli anni Cinquanta, che hanno spinto i
contadini e allevatori a coltivarne e a utilizzarne sempre di più.
Ma tutto ciò ha un prezzo: ho vissuto in
una delle grandi fattorie dove si produce
solo mais e ho scoperto che il nonno
dell'attuale proprietario riusciva a sfamare
la sua famiglia e altri 12 compatrioti grazie
alla diversità di colture e allevamenti.
Il nipote oggi mantiene 129 americani, un
indubbio vantaggio, ma non produce nulla
di commestibile per sé (neppure il mais,
che è di una varietà non utilizzabile direttamente), deve fare i conti con un terreno
sterile, inquinato dai fertilizzanti e
pesticidi".
Meglio i cibi biologici....
"Sicuramente gli alimenti biologici hanno
un contenuto di inquinanti più basso, e
devastano in misura nettamente minore il
territorio. Tuttavia l'industrializzazione
delle produzioni bio le sta portando
rapidamente nel solco di tutte le altre: in
alcune delle grandi aziende del settore ho
visto immense monocolture, allevamenti
di bovini e ovini che di biologico hanno
solo il cibo di cui si nutrono, processi di
confezionamento e conservazione che si
avvalgono di sostanze tutt'altro che naturali
e, soprattutto, il trasporto a grandi distanze.
Tutto ciò rende questi cibi talvolta più
dannosi per l'ambiente rispetto a quelli
tradizionali, e non molto più salutari di
quelli industriali. Al consumatore spesso
resta un costo finale più elevato e pochissima
chiarezza sulla vera natura dell'alimento".
Il modello migliore sembra quello delle
fattorie nelle quali c'è una varietà di
coltivazioni e di allevamenti che costituisce
un microcosmo equilibrato che non ha
bisogno della chimica.
Un modello difficile da espandere?
"No. Anzi, si sta diffondendo sempre di
più. Certo, non credo che potrà mai rimpiazzare in toto la produzione industriale,
perché richiede molto impegno, non può
assicurare la quantità di cibo di cui abbiamo
bisogno e perché i contadini sono ormai
troppo abituati a servirsi della chimica.
Tuttavia è possibile che questo approccio
modifichi profondamente il nostro rapporto
con il cibo, come del resto sta avvenendo in
Italia grazie al movimento dello Slow
Food, che reputo uno dei più importanti
tentativi al mondo di salvaguardare la
cultura dell'alimentazione ancora prima
che la qualità del cibo.
Dovrebbero essere introdotte opportune
modifiche normative, cioè leggi e accordi
che incentivino questo tipo di agroalimentare a scapito di quello industriale (e non il
contrario, come accade oggi), e che
promuovano la distribuzione locale
attraverso i farmer market e i punti
vendita gestiti direttamente dai contadini.
Solo comprendendo e valorizzando quanto
si mangia ci si può nutrire in modo
consapevole e sano".
La consapevolezza di ciò che mangiamo
le sta a cuore. E la carne?
"Credo che se si mangia carne sarebbe
meglio, almeno una volta nella vita, partecipare alle fasi finali della produzione. È
l'unico strumento efficace per comprendere
fino in fondo il sacrificio degli animali,
sprecare di meno, supportare i metodi di
allevamento e uccisione più sostenibili e
diventare consapevoli del fatto che attualmente mangiamo davvero troppa carne,
anche perché i metodi industriali l'hanno
resa accessibile in grandi quantità a prezzi
di saldo".
Crede che dipenda da questo l'epidemia
di obesità, in America e nel mondo?
"Gli scienziati stanno ancora speculando
sulle cause dell'obesità, del diabete e delle
malattie collegate alla dieta occidentale;
alcuni chiamano in causa i troppi grassi,
altri i troppi zuccheri, altri ancora nuovi
alimenti come l'onnipresente sciroppo di
glucosio (derivato dal mais) e così via.
Si ostinano a percorrere la strada del
nutrizionismo, cioè tentano di scindere la
dieta in una somma di elementi più
semplici, per poi rimontarla a piacimento
fino a eliminare i colpevoli e ottenere
quella ideale. Ma questo oscura una verità
molto più semplice: è tutta la nostra
alimentazione a costituire il problema.
Per questo la cosa migliore che possiamo
fare per la nostra salute (ma anche per
l'ambiente e per tutti gli altri abitanti del
pianeta) è abbandonare questo tipo di
alimentazione folle e tornare a consumare
cibi più tradizionali, in quantità minori,
ridurre gli alimenti lavorati industrialmente,
quelli ad alto contenuto di oli e farine
processati e quelli che contengono qualunque cosa che non siano vegetali freschi e
farine integrali".
E lei, come ha modificato la sua dieta?
"Evito la carne industriale e acquisto la
poca carne che consumo esclusivamente
dai produttori locali che allevano il bestiame
all'aria aperta nutrendolo con una dieta
adeguata (nel caso del manzo erba, e non
mais). Nei supermercati compro il minimo
indispensabile, perché cerco di acquistare
tutto ciò che mi occorre nei farmer market,
e coltivo nel mio piccolo giardino alcuni
ortaggi.
Tuttavia non voglio essere un purista: cerco
di non esasperare chi mi sta vicino, e molto
raramente rifiuto un alimento che mi viene
offerto da amici. Sono convinto che avere
un comportamento corretto anche una sola
volta alla settimana possa già contribuire
molto a costruire una catena alimentare
diversa. Anche perché, come dimostra lo
Slow Food, mangiare è molto più che
alimentare il corpo: è un'attività al cuore
stesso della cultura umana e chiama in
causa il piacere, l'identità di una comunità".
In conclusione: come dovremmo mangiare?
"Bisogna mangiare alimenti che non
abbiano subito trasformazioni tali da
diventare irriconoscibili, ed evitare tutto
ciò che contiene ingredienti oscuri e
troppo numerosi. Mangiare meno ma
meglio è l'unica soluzione per smettere di
essere un popolo con il codice a barre e per
guarire dal disturbo del comportamento
alimentare globale che ci affligge".
AGNESE CODIGNOLA,
L'ESPRESSO DEL 22/05/08.
DI
TRATTO DA
Michael Pollan: indovina che cosa mangi.
alimentare industriale, compresa la nutrizione dei bovini, che non hanno un
organismo adatto a digerirlo".
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GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
COSTRUZIONE
LA LICENZA. Affronto subito l'argomento
più spinoso (cactus a parte), riguardante la
licenza edilizia.
Chi è in grado di procurarsela in un tempo
ragionevole, fa bene a chiederla, altrimenti
esiste la possibilità di evitarla non eseguendo
opere in muratura ancorate a terra.
Comunque è opportuno informarsi su cosa
prevedono i regolamenti comunali.
Alcuni richiedono il montaggio della serra
su ruote, che però complica notevolmente
la costruzione.
Chi invece ha un appezzamento di terra in
campagna di almeno due ettari non ha
problemi di
sorta.
Per essere certi di riuscire occorre una certa
predisposizione al fai da te o almeno un
amico esperto, disposto a dare una mano.
L'ATTREZZATURA
- trapano elettrico e set di punte;
- rivettatrice e relativi rivetti in alluminio
(meglio se in rame);
- pistola sparapunti per fissare il telo e la
rete in plastica; in mancanza si possono
usare chiodi da tappezziere e martello;
- seghetto a ferro;
- set di cacciaviti;
- viti autofilettanti;
- filo a piombo, livella da muratore,
squadra in legno di circa 50 cm. di lato
(autocostruita).
IL MATERIALE OCCORRENTE
la serra, ovvero come realizzare un sogno
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- profilato di ferro quadrato di cm. 3 x 3
per i quattro sostegni laterali (angoli);
- verghe di alluminio a L (di recupero o
di scarto da aziende che lo lavorano)
oppure verghe di ferro a L di mm. 30 x
30 x 2 (spessore) per la struttura delle
pareti e del tetto;
- profilato rettangolare di ferro cm. 4 x 2
per il longherone di colmo;
- cm. 160 di guida a scorrere con rotelle
per la porta;
- fogli di policarbonato alveolare da 6
mm. di spessore; o meglio da 10 mm.
(ma il prezzo raddoppia);
- alcuni listelli di legno da applicare sul
tetto per la sua coibentazione mediante
film plastico;
- alcuni metri quadrati di film plastico
sottile per l'isolamento del tetto;
- alcuni cavalletti in legno o in metallo
per sorreggere i bancali;
- tavelle altezza cm. 20, lunghezza cm.
50/100;
- colla al silicone e vernice antiruggine in
gel;
- rete in plastica con maglie di circa un
cm., per impedire agli animali l'entrata
nella serra quando si tolgono i pannelli
laterali;
- rete antigrandine da collocare a circa 20
cm. al di sopra del tetto;
- materiale per l'allaccio dell'acqua, della
luce e del gas (eventuale).
- minuteria metallica.
LA DOTAZIONE DI MASSIMA
-
Stufa per il riscaldamento,
ventilatore oscillante;
aspiratore;
programmatore (timer) per l'attivazione
temporanea del ventilatore e dell'aspiratore;
- termometro a massima e minima;
- igrometro;
Il principale errore che viene
commesso è quello di costruire
la serra troppo piccola. E' vero
che più è grande e più costa,
ma è anche vero che un volume
maggiore è meno sensibile alle
variazioni di temperatura.
Inoltre ben presto le piante
aumenteranno di numero e di
dimensione e reclameranno
sempre più spazio.
L'orientamento migliore è
quello est-ovest, cioè con i lati
longitudinali (quelli lunghi),
rivolti uno a nord e l'altro a
sud, così da usufruire di più
luce durante l'inverno e meno
d'estate.
IL DISEGNO.
La prima cosa da fare è quella di predisporre
un disegno, possibilmente in scala.
E' importante l'ottimizzare lo
spazio, prezioso in una serra,
cercando di limitare i camminamenti e al tempo
stesso evitare gli sprechi di policarbonato che in
commercio si
trovano nelle
misure
di
circa mt 2 x 3
(foglio singolo) e 2 x
6 (foglio doppio).
Consiglio questo
materiale
perchè
leggero,
non
molto
costoso,
facile da
lavorare e
fissare, trattato
contro i raggi
UV in grado,
perciò, di restare
inalterato nel
tempo.
Il luogo va scelto in
posizione aperta,
lontano da grandi
alberi siano essi a
foglia caduca che
sempreverdi,
per
usufruire della maggiore quantità di luce
possibile.
Anche gli avvallamenti sono da evitare se
non si vuole che acqua e umidità ristagnino.
Non deve trovarsi neppure troppo lontano
dall'abitazione, così da facilitare l'allaccio
di acqua, luce, gas, ecc.
La costruzione può anche essere appoggiata
ad un muro della casa, così da beneficiare,
d'inverno, del calore emanato dalla parete
e dell'estensione dell'impianto centrale,
fornendo il radiatore della serra di una
valvola termostatica.
L'assemblaggio della struttura può essere
eseguito in vari modi a seconda delle preferenze personali.
Si possono usare ribattini di rame di 4-5
mm. oppure rivetti da 4,8 mm. od anche
ricorrere alla saldatura elettrica.
Il policarbonato è fissato alla struttura
mediante viti autofilettanti e rivetti aventi
il diametro di 3,2 mm. ed una lunghezza di
11 mm. (con policarbonato da 6 mm.).
Il foro che li deve accogliere sarà fatto con
una punta HSS di 2/10 più grande del
rivetto e perciò da 3,4 mm. Per evitare che
il vento possa strappare il policarbonato è
indispensabile ampliare la base del rivetto
inserendo delle rondelle di acciaio inox del
diametro di 15 mm. aventi un foro di 5
mm. Al fine di assicurare la necessaria
robustezza, bisogna fare in modo che tutto
il reticolato della struttura non abbia
dimensioni superiori a cm 100 x 100.
Lo zoccolo, costituito da tavelle alte cm 20,
lunghe cm 50 o 100, dovrà essere applicato lungo tutto il perimetro della serra, fatta
la serra, ovvero come realizzare un sogno
- serbatoio per la raccolta dell'acqua
piovana;
- qualche contenitore per i terricci.
11
eccezione per il vano porta, dove l'altezza
dello zoccolo sarà ridotto a 10 cm.
LA PARETE LATERALE. Al fine di favorire
nella buona stagione la indispensabile circolazione dell'aria, occorre fare in modo
che una delle due pareti laterali (longitudinali), possa accogliere dei telai mobili, da
togliere verso aprile-maggio e rimettere in
autunno. I telai saranno fissati alla struttura
mediante viti autofilettanti. Poiché alcuni
animali potrebbero entrare nella serra
procurando danni alle piante e rovesciare
vasi, è preferibile montare direttamente
sulla parete dal lato interno, in modo
permanente, una rete plastica con maglie
di circa 1 cm.
la serra, ovvero come realizzare un sogno
12
Il tetto deve essere robusto ed in grado di
reggere la neve. Va costruito in modo che
d'estate possa essere sollevato
di una cinquantina di cm.
sia lungo il
versante
destro
che
quello
sinistro.
Ciò è
facilmente ottenibile
incernierando i telai
che costituiscono il
tetto, lungo
l'asse longitudinale
rappresentato dal longherone di
colmo. Il tetto
sollevabile e
le pareti
mobili hanno
lo scopo di favorire la circolazione dell'aria
evitando così
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
che d'estate si raggiungano
temperature proibitive per le
piante, tanto da richiedere
il loro spostamento
all'esterno.
I COMPARTIMENTI.
La serra, se lo si desidera,
può essere divisa in due o tre
comparti, inserendo all'interno
una o due porte scorrevoli, o più
semplicemente un foglio di polietilene,
così da creare zone con differenti temperature. Ad esempio 10-12°C per le succulente più sensibili; 4-6°C per la
maggior parte delle cactacee; 0-3°C per le
specie più rustiche. La stufa sarà
ovviamente collocata nella zona dove è
richiesta la temperatura più alta, mentre le
temperature più basse si otterranno
regolando opportunamente le aperture
delle porte.
La porta d'ingresso avrà le dimensioni di
cm. 180 x 75 e dovrà essere del tipo appeso,
facilmente ottenibile con una guida a
scorrere acquistabile in ferramenta.
Dovrà risultare sollevata di circa 10 cm.
dal terreno.
Il pavimento, perfettamente in piano,
può essere realizzato mediante uno
strato di 5 cm di ghiaietto. Sono
possibili anche altre soluzioni più
rifinite come il massetto di cemento,
il pavimento in mattoni, ecc.
L'UMIDITÀ. Le succulente non
la gradiscono, specialmente
d'inverno quando invece il
tasso tende a salire in modo
naturale fino al 100%, e più
probabile è lo sviluppo delle
malattie fungine. Inoltre il
carburante usato per il riscaldamento, bruciando produce acqua
che sottoforma di vapore si
condensa sul tetto, per poi ricadere
sulle piante con effetti nefasti. Ciò
può essere evitato adottando due
accorgimenti: coibentando il
tetto con un telo di plastica
leggera alla distanza di circa
5 cm.
alluminio allungabili appositamente predisposti. Il riscaldamento elettrico è da
scartare per l'elevato costo di gestione
anche se presenta il vantaggio di non
creare umidità e di essere facilmente
controllabile da un termostato ambiente.
Prima di procedere al fissaggio del telo
plastico occorre accertarsi che dal tetto non
piova acqua all'interno della serra. Il silicone,
del tipo adatto per incollare sia il policarbonato che i metalli, provvederà alla bisogna. Il telo plastico sarà fissato mediante
punti metallici sparati da un'apposita
pistola su dei righelli di legno preventivamente fissati alla struttura del tetto
mediante viti autofilettanti. In alternativa
alla pistola si possono usare chiodi da
tappezziere o robuste puntine da disegno.
La ventilazione estiva si ottiene togliendo i
pannelli longitudinali e sollevando il tetto
di 50-70 cm. D'inverno si usa un ventilatore oscillante ed un aspiratore, entrambi
controllati da un programmatore (timer)
che ad orari prestabiliti provvede l'uno a
far circolare l'aria e l'altro al suo ricambio.
La ventilazione produce effetti sia sulla
temperatura che sull'umidità.
I bancali possono essere sorretti da appositi
sostegni costruiti con mattoni o tavelle, o
più semplicemente mediante cavalletti in
legno o metallo. Sopra i sostegni si stendono
delle assi di legno o barre di profilato
metallico con lo scopo di sorreggere, a loro
volta, i ripiani costituiti da lastre piane di
fibrocemento opportunamente tagliate.
L'altezza da terra può essere compresa fra i
50 ed i 70 cm.
Lo spazio sotto i bancali può essere utilizzato per accogliere le specie amanti
dell'ombra, il propagatore per le semine, i
terricci, i vasi disinfettati, un serbatoio in
grado di raccogliere l'acqua del tetto, ecc.
Gli scaffali vanno fissati alle pareti della
struttura mediante mensole, ad una altezza
da terra di circa 120 cm. La sporgenza (larghezza) non dovrà superare i 50 cm.
La strumentazione ideale potrebbe essere
costituita da un apparecchio elettronico in
grado di registrare l'umidità e le temperature minime e massime all'interno e
all'esterno della serra. Tuttavia anche un
semplice igrometro ed un termometro a
massima e minima risultano sufficienti.
Il riscaldamento si ottiene mediante stufa a
cherosene, gas liquido o metano, necessariamente fornita di un termostato automatico, sensibile nella gamma delle temperature comprese fra i 5 e i 12°C.
Una soluzione migliore è fornita dagli
aerotermi, dove un ventilatore diffonde il
calore prodotto da una caldaia. Occorre
prevedere un tubo di scarico per i gas
combusti, utilizzando uno di quei tubi di
L'illuminazione è normalmente fornita da
un neon da 40 w.
E' utile predisporre alcune prese elettriche
da utilizzare per la ventilazione, il riscaldamento, il propagatore, ecc.
L'acqua è indispensabile, per cui occorre
prevedere, in posizione comoda, un
rubinetto tipo lavatrice, cioè con un
attacco supplementare per un tubo di
lunghezza tale da raggiungere ogni angolo
della serra. All'estremità del tubo si
applicherà una pistola in grado di elargire
acqua a getto, a pioggia e con effetto
nebbia.
La rete antigrandine serve ad evitare danni
al policarbonato del tetto e va applicata a
circa 20 cm. da esso mediante appositi
sostegni.
L'ombreggiamento necessario quando
l'esposizione della serra è a sud, si realizza
mediante apposito telo, in vendita presso
le ferramenta, da stendere sopra quello
antigrandine. Il grado di copertura può
variare, a seconda dei casi, dal 20 al 50%.
La verniciatura sarà costituita da due mani
di gel antiruggine, così da assicurare la
protezione dagli agenti atmosferici per
almeno due, tre anni. Non richiesta per i
profilati in alluminio.
ILLUSTRAZIONI: Mario Cecarini. Foto:
Syam Hassan, Gokhan Okur, Marcello U,
Eveline Lippet
la serra, ovvero come realizzare un sogno
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
13
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
Queste prime giornate fredde mi fanno
pensare all'inverno, mi rattrista un pò
pensare al periodi di stasi di crescita, ma
buttando uno sguardo al mio pseudogerminatoio ritrovo subito l'allegria! è vero la
luce dei neon non può minimamente essere
comparata alla luce solare, ma riguardo alle
semine indoor fa un ottimo lavoro.
[Preparatevi ad un poema, la prima parte è
teoria, se avete fretta leggete gli ultimi
paragrafi...]
Ebbene si alle semine effettuate tra ottobre
e aprile serve la luce per iniziare e continuare a crescere correttamente, dopo aver
sudato tanto per reperire i semi, preparare
la composta e i contenitori se non vogliamo
o possiamo seminare all'esterno dobbiamo
provvedere ad alimentare i nostri semenzali
con il loro cibo preferito, la Luce... il vero
problema che deve risolvere anche un
coltivatore esperto abituato a seminare
all'aperto è quale e quanta luce serve?
Anche se la luce da sola basta a far germinare e crescere le piante, in certi casi:
temperatura
bassa,
problematiche
estetiche, madri/mogli, ecc è preferibile
costruire un germinatoio chiuso, che si
mimetizza con l'ambiente domestico, non
è questo comunque l'argomento di questo
articolo, che è già abbastanza lungo e
riguarda unicamente la scelta delle luci per
le semine!
CHE LUCE SERVE
PER LE SEMINE?
Bisogna distinguere subito tra luce fredda e
luce calda, la fredda è più brillante ed ha
uno spettro più accentuato sul blu, la calda
è meno brillante ed ha uno spettro più sul
rosso/arancio.
Il caldo o freddo della luce è definito dalla
tonalità o temperatura di colore, questa è
misurata in °K (gradi kelvin).
Inoltre le luci possono essere considerate
fredde o calde oltre che per la tonalità, per
la vera e propria emissione di calore:
storicamente le luci fredde sono i neon e i
led, le luci calde sono le lampadine ad
incandescenza o a filamento, ma ormai da
diversi anni sono in commercio neon
capaci di fornire luce con tonalità calda,
che non liberano calore come le lampade
ad incandescenza.
Per le semine devono essere utilizzate solo
ed esclusivamente luci neon o led per i più
esosi! Poi dato che i neon comuni
emettono una luce che non viene sfruttata
al massimo dalle piante serviranno anche
neon specifici.
Premetto che le basi in acquariofilia mi
hanno aiutato in questo, vedere il differente
comportamento delle piante d'acquario
in base al neon utilizzato è interessante,
la questione "luci per semine" è poco
trattata, negozianti e vivai vi riderebbero
dietro: "perchè sprecare la corrente se
posso seminare con la bella stagione senza
sborsare un euro?".
Per una produzione su larga scala fornire
luce artificiale diventa dispendioso, anche
se necessario in certi casi, ma per tenere
qualche semina in casa la spesa è più che
sostenibile, nel mio caso il carico sulla
bolletta è quasi nullo dato che il lampadario
della mia camera fornito di luci alogene
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
consuma circa 100w e da quando ho le
semine in camera non lo accendo quasi
più.
Tornando al tipo di luce necessario per le
semine, questa deve essere intensa, per
evitarne la dispersione deve essere vicina ai
contenitori per la semina cosa impossibile
con le lampadine ad incandescenza, perchè
producono molto calore, per questo
abbiamo scelto di utilizzare dei neon.
I neon sono di diverso tipo sia per forma
che per luce emessa. Le forme principali
sono il tubo e le compatte (dette comunemente lampadine a risparmio energetico).
I tubi al neon sino a pochi anni fa erano
l'unica possibilità dato che le lampadine
compatte sono entrate in commercio solo
negli ultimi anni (queste sono le cose che ti
fanno capire che stai invecchiando!), e solo
ultimamente si iniziano a trovare compatte specifiche per la crescita delle piante, ma
ancora con un pò di difficoltà.
semplici oltre che più sicuri.
I reattori tradizionali necessitano di uno
starter, che deve essere appropriato (stessi
w) al neon e al reattore.
-
-
-
luci neon per seminare piante grasse
18
Le lampadine a risparmio energetico non
sono altro che tubi neon ripiegati, la
grande innovazione delle lampadine a
risparmio energetico sta nel fatto che basta
avvitarle in un portalampada, non necessitano di collegamenti e di altri strumenti
per funzionare come invece accade per i
tubi al neon.
Per accendere una lampadina a risparmio
energetico è sufficiente un portalampada
perchè il reattore elettronico è inserito
nella base bianca sempre presente tra la
lampada e la filettatura.
Per accendere un neon a tubo è necessario
un reattore ed uno starter, più una basetta
per starter e fili per i collegamenti; oppure
un reattore elettronico, che riduce i consumi,
aumenta le prestazioni, ma costa molto
molto di più.
Attacchi stagni, portaneon o plafoniera
generalmente rendono i collegamenti più
PER UNA RESA DI 30W CIRCA
A questo punto analizziamo le differenze
tra le compatte e i tubi al neon:
TUBO NEON
- Costo iniziale: Per un neon bianco
10-15 euro, per un neon Gro 20-30
euro
- Costo gestione: Costo di sostituzione
della lampada, e solo occasionalmente
-
sostituzione del reattore e/o starter
Facilità di montaggio: Facile per chi lo
ha già fatto, in 10 minuti è tutto
pronto; il primo montaggio deve essere
eseguito con attenzione e solo se si è in
grado di farlo.
Emissione di calore: Elevata, ma limitata
al reattore (se di tipo convenzionale);
anche gli estremi del tubo si scaldano,
ma non eccessivamente. Il pro è che
facendo i collegamenti sono io a decidere
dove posizionare il reattore, e posso
sfruttarlo ad es per produrre calore sotto
le semine
Caratteristiche luce: Il grande pro dei
tubi al neon è che essendo utilizzati da
decenni in acquariologia sono disponibili in decine di varianti di spettri di luce
emessa, e sarà quindi possibile combinare
tubi diversi per ottenere il tipo di luce
desiderata.
Reperibilità: In tutti i negozi di elettricità
si trovano quelle bianche o super
bianche, in quelli più forniti si trovano
anche le lampade specifiche per piante,
nei negozi di acquari c'è l'imbarazzo
della scelta.
LAMPADINA COMPATTA
- Costo iniziale: luce bianca 5-30 euro,
modello Gro 10-35 euro
- Costo gestione: La lampada compatta va
sostituita interamente quindi il costo è
pari al primo acquisto
- Facilità di montaggio: Facilissima basta
avvitare come una qualsiasi lampadina
- Emissione di calore: Modesta, limitata
al corpo bianco dato che il reattore
elettronico si trova al suo interno, il
contro è che non è scindibile dalla
lampadina, quindi dove sarà indirizzata
la luce andrà anche il calore.
- Caratteristiche luce: Purtroppo queste
lampade sono in commercio relativamente da poco, e solo poche case hanno
iniziato a produrle con specifici spettri;
la maggior parte delle volte non è
possibile conoscere lo spettro di una
compatta.
- Reperibilità: Quelle bianche a spettro
sconosciuto si trovano in qualsiasi
supermercato, negozio di elettronica o
mercato rionale.
I problemi iniziano quando si cercano
quelle specifiche per le piante, che al
momento sono reperibili solo in qualche
negozio di acquariofilia, sono facilmente
reperibili online, ma spesso a prezzi
proibitivi inoltre gravati dalla spedizione.
un germinatoio stabile e di dimensioni
medio-grandi, compatte se voglio provare,
o se la zona da illuminare è piccola-media.
Ho parlato di spettri, di luci bianche e di
luci dedicate alle piante... che confusione!
Lo spettro è un analisi della luce emessa da
una lampada, che permette di apprezzare
visivamente tramite un grafico, di quali
lunghezze d'onda è la luce emessa da una
lampada. Per spettro di luce visibile si
intende lo spettro di luce che l'occhio
umano riesce a vedere; l'arcobaleno può
essere visto come lo spettro della luce
solare all'interno dell'atmosfera, che per
una serie di riflessioni e rifrazioni viene
divisa nei colori che la compongono.
Lo spettro visibile va circa da 400 a 700
nanometri, lo spettro elettromagnetico è
molto più vasto, agli estremi di quello
visibile ci sono gli ultravioletti e gli
infrarossi, che generalmente non sono
visibili all'occhio umano.
QUINDI CHE SCELGO?
Neon a tubo se ho intenzione di costruire
Le luci bianche sebbene apparentemente
tutte uguali all'occhio umano sono diverse
a livello dello spettro e quindi alcune
vanno meglio di altre se utilizzate per la
crescita di piante. La maggior parte dei
neon bianchi comuni emettono un ampio
spettro di luci, con priorità nella lunghezza
d'onda del blu.
Le luci dedicate alle piante sono luci meno
luminose per l'occhio umano, emettono
una luce rosata, con lunghezza d'onda che
"piace" alle piante, ossia lo spettro è meno
ricco ed è concentrato nella lunghezza
d'onda del rosso.
Quindi più che la quantità di luce, è
importante la qualità, la lunghezza d'onda,
della luce che forniamo, probabilmente le
semine crescerebbero bene sotto 4 neon da
30 w a luce bianca con spettro omogeneo,
ma crescerebbero ugualmente bene sotto
un neon per piante + uno bianco, quindi
perchè spendere di più?
Quindi che spettro deve avere la luce per
una crescita ottimale delle piante?
Lo spettro deve avere la maggior parte
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
della luce nella lunghezza d'onda
dell'arancio/rosso e una parte nel blu, le
altre lunghezze d'onda sono meno utili, in
particolare il verde, ma devono comunque
essere presenti in minima parte; bisogna
dare priorità al rosso/arancio e al blu
perchè la clorofilla assorbe la luce di
queste lunghezze d'onda.
Se ricordate un minimo
le nozioni di base di
fisica, vi ricorderete
che l'occhio
vede i
colori
riflessi
dall'oggetto
osservato, se si guarda un oggetto bianco,
questo appare bianco perchè tutta la luce
viene riflessa, se osserviamo un oggetto
nero, questo appare tale perchè tutta la
luce viene assorbita, una semplice prova di
questo potete farla lasciando al sole un
vaso bianco e un vaso nero, al tatto dopo
qualche tempo, il vaso nero sarà molto più
caldo di quello bianco, appunto perchè ha
assorbito la radiazione luminosa.
Un oggetto verde assorbe tutta la luce
tranne quella nella lunghezza d'onda del
verde, lo stesso accade per le piante.
luci neon per seminare piante grasse
20
Per ottenere uno spettro ottimale in una
coltivazione indoor dovremo sommare gli
spettri offerti da differenti tipi di luci,
quindi metteremo una luce bianca ed una
luce specifica per piante, la luce prodotta
dalle due lampade avrà uno spettro ampio
con picchi sul blu e sull'arancio/rosso è
importante che lo spettro sia ampio e non
solo blu e rosso, perché oltre alla clorofilla
esistono altri pigmenti che assorbono altre
lunghezze d'onda.
Ciò non significa che sotto neon rosati o
sotto neon bianchi le piante non crescerebbero, entrambe le lampade hanno uno spettro più o meno completo, ma è bene sfruttarle al massimo, abbinandole, in questo
modo
si risparmia in elettricità e si è
sicuri di fornire
una qualità di luce
ottimale per le piante.
Per capirci due neon bianchi o
due neon rosati danno risultati
peggiori di un abbinamento neon
rosato+neon bianco, ma il consumo di
elettricità è lo stesso.
Riguardo ad i neon bianchi ho detto che
non tutti hanno lo stesso spettro, bisogna
scegliere quelli molto luminosi con una
temperatura di colore il più possibile
tendente a 10000°K nei negozi di acquari
si trovano facilmente anche se volte sono
più cari rispetto a quelli venduti da elettricisti ben forniti. Non è tanto importante la
scelta del neon bianco, dovendo scegliere
tra un neon bianco da 3 euro (elettricista)
e un o da 10 (acquariologia) sceglierei
(normalmente scelgo!) il più economico,
l'importante che abbia uno spettro ampio.
Volendo esiste un solo neon, chiamato
True Light, sarebbe quello più appropriato
perchè con spettro più simile alla luce solare,
si tratta di un neon professionale, normalmente non utilizzato per scopo amatoriale
a causa del costo molto elevato, è utilizzato
per avere una visione dei colori ottimale
anche in ambienti chiusi. Ha una temperatura di colore di 5500°K sarebbe uno
schiaffo alla povertà utilizzarlo per la
crescita di piante, ma il risultato sarebbe
buono. Probabilmente ridurrebbe i consumi
perchè basterebbe una sola lampada... ma
secondo me non ne vale la pena, anche
perchè con due neon raddoppiamo la
superficie illuminata.
Il problema dei neon è che devono essere il
più vicino possibile alle semine, ma questo
in realtà non è un problema per i tubi,
perchè accesi scaldano, ma non così tanto,
normalmente vengono posizionati a circa
20 cm dalle piante, anche 5-10 cm vanno
bene, l'importante è che non tocchino le
piante. In un germinatoio chiuso è preferibile proteggere i collegamenti dei neon con
appositi attacchi venduti nei negozi di
acquariologia a 10-15 euro. Questo può
diventare un problema se il neon è una
compatta utilizzata in un germinatoio
chiuso. Se avete avuto la pazienza di leggere
tutto, prima ho scritto che le compatte
avendo il reattore elettronico vicino al
bulbo irradiano calore oltre che luce, in un
germinatoio chiuso questo incrementerebbe
notevolmente la temperatura (e dovremmo
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
un costo che va da 40 a 70 euro, probabilmente non sono sfruttabili al massimo per
le semine), e un altro tipo più economico
Hasse, forse più indicato, il prezzo è di
circa 10-30 euro ed esistono da 15 e 30w.
Accenno solo al fatto che ho visto nei
mercati lampadine compatte a luce rosa a
2-3 euro, ma non avendo idea del loro
spettro, ne di come misurarlo, non mi
azzardo a consigliarle.
Personalmente ho utilizzato le compatte
solo per brevi periodi, per emergenze, o per
incrementare la luce su alcune semine. Da
poco le ho montate su un acquario: 2 rosa
da 30 w e 5 bianche (2 da 30w e 3 da 11w)
le piante acquatiche hanno ovviamente
gradito, ma il motivo principale è che
adesso ricevono 150w di luce contro i 60w
offerti da due tubi neon, ho dovuto
Normalmente ho calcolato che ogni neon a
tubo illumina efficacemente circa i 12 cm
perpendicolari al tubo, quindi sotto due
neon le semine sono posizionate in fila per
due, max 3 o 4 se si usa un riflettore,
quindi l'area disponibile sotto 2 neon da
100 cm è circa 100x24 cm.
Ipoteticamente, possedendo contenitori da
10 cm di lato, due neon bastano per 20
semine.
Ho l'abitudine di ruotare e/o invertire la
posizione dei contenitori ogni volta che
bagno le semine.
Sulle lampade compatte utilizzabili per la
semina di piante grasse purtroppo ho poco
da dire, perchè generalmente non sono
accompagnate dallo spettro generato, in
pochi casi è possibile trovare sul sito della
casa produttrice maggiori informazioni.
Inoltre quelle specifiche per piante a luce
rosa sono ancora poco diffuse, ne ho trovate
solo di tre tipi, non escludo che ne esistano
altre: Envirolite, che sono le più famose,
SonLight simili alle precedenti (di queste
due il formato minimo è 125w, ed hanno
luci neon per seminare piante grasse
prendere maggiori accorgimenti per
controllarla) e l'umidità, che a sua volta
andrebbe ad interagire pericolosamente
con il reattore elettronico.
La distanza delle lampade dalle semine è
importante anche in orizzontale oltre che
verticale, ho notato che semenzali situati
oltre 5 cm dal tubo tendono a piegarsi
verso la luce, anche se non filano.
23
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
aumentare i w perché a causa della conformazione del tubo ripiegato delle compatte,
due compatte da 30 w coprono una superficie minore rispetto a due tubi neon, ma
illuminano più intensamente. Poi per
sfruttare al massimo le compatte è indispensabile un riflettore, ma è bene usarlo
anche per i tubi. Uno schema di montaggio
delle compatte utilizzando lampade da
15w può essere configurato in larghezza o
in lunghezza (negli schemi in Rosso le aree
che ricevono illuminazione ottimale, in
Grigio la struttura di un ipotetico telaio).
Le rosate dovranno essere posizionate più
centralmente, meglio non agli estremi.
Quindi a mio avviso le compatte hanno il
pregio di essere facili da gestire, inoltre
dovendo scegliere più lampade rispetto ai
2-3 neon a tubo, si potranno scegliere
lampade con caratteristiche diverse (sia di
spettro che di w) posizionandole dove preferiamo, ma allo stesso tempo il costo di
gestione e il costo iniziale saranno maggiori.
Mini germinatoio: un altro pregio delle
luci a risparmio energetico è che essendo
appunto compatte, utilizzandone solo due
(una rosata e una bianca) si può ottenere
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
un mini-germinatoio, per chi
è alle prime armi e vuole
provare a seminare, ma non
è convinto di continuare a
farlo...
mattino la zona delle semine riceve luce da
una finestra. Si può forzare la crescita
tenendo le luci accese 18 ore, ma il costo in
bolletta non giustifica i benefici.
Sostituzione: le lampade neon perdono
potenza con il passare dei mesi, in acquariologia i più fanatici le sostituiscono ogni
5-6 mesi, ma ritengo che 8 mesi un anno
per le semine vadano bene. Per limitare le
variazioni di luminosità è consigliabile
sostituire una lampada per volta, e non
tutte le lampade in blocco; le lampade
eliminate sono ancora buone e possono
durare anche più di due anni prima
spegnersi definitivamente, quindi sono
utilizzabili per altri scopi, o potrete lasciarle
sulle semine aggiungendone però una
nuova.
Quali luci uso sulle semine
indoor?
Questo articolo sarebbe
potuto essere limitato al
prossimo concetto: per ottimizzare le luci su una semina
è necessario intervallare una
luce rosata ad una bianca, per
illuminare un'area di circa
100x25 cm
sono sufficienti 2
neon
a
tubo da 30
watt l'uno,
ma si è
legati per
le dimensioni alla
lunghezza
del tubo
Cercando la temperatura di colore della
Grolux Sylvania (che non ho trovato) ho
trovato l'Aquastar Sylvania che è una
10000°K che simula lo spettro della luce
tropicale, in pratica una Gro-lux, ma con
più blu, potrebbe essere interessante per
una prova anche se le differenze potrebbero
(esistono anche più corti, da 15w x 50cm,
bastano per un area di 50x 25 cm), con le
compatte potremo gestire gli spazi come
vogliamo creando ad es un germinatoio
quadrato, ma i watt totali dovranno essere
leggermente maggiori a parità di superficie
illuminata.
Sulle mie semine ho:
- [1 Gro-lux + 1 Cool Daylight]: per
germinazione e primi mesi.
- [1 Gro lux + 1 Polilux 40 + 1 Daylight]:
per il successivo periodo di crescita.
Le Grolux offrono la maggior parte della
luce rosata, la Cool Daylight aggiunge blu
e completa lo spettro, anche se l'arancio è
poco, ma il rosso è molto.
La Polylux e la Daylight sono da 4000 e
5000 °K hanno spettro abbastanza omogeneo per tutte le lunghezze d'onda, ma il
blu è più accentuato, e il rosso meno (tanto
è fornito dalla Gro-lux).
Tempo di accensione e spegnimento sono
gestite da un timer che dà 14 ore di luce al
giorno, il minimo è 12 ore se ad es al
essere poco apprezzabili.
Volendo si potrebbero perdere ore ed ore
ad analizzare i vari spettri dei tubi in commercio, e probabilmente si troverebbero
associazioni migliori di quelle che utilizzo,
ma dato che mi sono trovato bene, è da
qualche anno che vado avanti così, le piante
crescono sane e colorite senza segni di
eziolatura; ho visto che esistono due tipi di
lampade Osram che potrebbero rivelarsi
interessanti, la Fluora e la Biolux, magari
abbinate perchè in entrambe il rosso non è
molto accentuato (sicuramente è più
accentuato rispetto ad altre), ma non ho
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
ancora provato, inoltre da poco è uscita la
Skywhite, potrebbe essere un valido
sostituto della Cool Daylight nella prima
coppia, in quanto la quantità di rosso è
simile, ma la Skywhite ha più blu.
Sotto queste luci ho ottenuto con successo
moltiplicazione per talea oltre che le semine;
per brevi periodi (qualche mese) hanno
illuminato piante di qualche anno, che
dimostravano crescita attiva anche in
inverno senza segni di eziolatura, ma non
ho mai provato a lasciarle per un anno
intero, quindi non so se sarebbe verificata
in seguito.
Ho utilizzato la stessa postazione per la
germinazione e primi mesi di crescita di
peperoncini comuni e tropicali, sempre
con successo, credo che sia adatta a
qualsiasi tipo di pianta.
Attenzione!!! Qualsiasi genere di collegamento facciate per un germinatoio chiuso
o aperto, ricordate sempre che state
giocando con l'elettricità, collegamenti
sbagliati possono provocare le migliore dei
casi la bruciatura del tubo che non sarà più
utilizzabile, o anche la sua esplosione. Dove
ci sono le piante, c'è l'acqua e questa si sa
non va d'accordo con l'elettricità, quindi
fate sempre in modo di non lasciare
assolutamente fili scoperti, di proteggere
con guaine o attacchi
appositi tutti i
collegamenti, e con guaine e/o attacchi
stagni tutti i collegamenti che si
troveranno all'interno di un
germinatoio dove inevitabilmente
si crea una certa quantità di umidità!
se avete anche il minimo dubbio di
aver sbagliato qualcosa, non attaccate la spina, ricontrollate
i collegamenti e
in caso chiedete
consulenza ad
un elettricista!
non mi ritengo
responsabile
di danni a cose o persone in seguito
all'applicazione delle osservazioni che
ho esposto.
Con l'elettricità non si scherza ed è
facile sbagliare!
Buon lavoro!
FONTE: http://stranepiante.blogspot.com/
FOTO: www.alllightingproducts.com
Matthew Bowdem, Barbara Vartuli,
Krystian Sim, Céline Mackowiak, Darian
Lanx, Jozsef Szasz-Fabian
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
Realizzata nei laboratori di Biotecnologie
dell'Enea una nuova varietà della microalga
"Chlamydomonas" che può illuminarsi e
spegnersi, grazie all'aggiunta di sali al
mezzo di coltura. Con queste microalghe si
potrà ridurre l'effetto serra e produrre
idrogeno e biodiesel. I ricercatori dell'Enea
hanno trasferito in questa alga di acqua
dolce, che diversamente da altre alghe
marine non ha luminescenza propria, il
gene della luciferasi, che rende luminescente la 'Renilla', un'alga conosciuta
come viola marina.
"Questo gene -spiega l'Enea- viene attivato
da una sorta di 'interruttore genetico',
detto promotore, ottenuto con l'aggiunta
di un sale comune al mezzo di coltura. Per
far 'spegnere' l'alga, si aggiunge invece un
secondo sale antagonista che funge proprio
come un interruttore della luce.
La quantità di sali necessaria è bassissima,
e quindi il costo è compatibile con grossi
impianti di coltura".
Queste microalghe convertono l'energia
solare con un'efficienza molto più alta
delle piante terrestri e sono in grado di
'fissare' la CO2 proveniente dagli impianti
industriali, contribuendo ad una mitigazione dell'effetto serra e producendo
biocombustibili innovativi: biodiesel e
idrogeno.
"Questa scoperta - sottolinea l'Ente di
ricerca guidato da Luigi Paganetto - apre
nuove prospettive nel campo delle energie
rinnovabili, ed in particolare per la
produzione di biocarburanti da microalghe
coltivate su terreni di scarso valore
agricolo, senza ripercussioni sul mercato dei
prodotti alimentari".
Il lavoro di ricerca sulle microalghe
"Chlamydomonas"
è stato condotto dal
Gruppo guidato da
Giovanni Giuliano
dell'Enea ed i
risultati
dello
studio sono stati
pubblicati da "Plos
One", rivista 'open
access' della Public
Library of Science.
La ricerca e' finanziata del Ministero
per l'Universita' e
la Ricerca nell'ambito del progetto
"Produzione Biologica di Idrogeno".
(FONTE: Adnkronos)
Info: www.enea.it
NON ESISTE PER LA LEGGE
L'IDROPONICA BIOLOGICA
Nuovo regolamento (CE) n. 889/2008:
Le norme di produzione vegetale
da greenplanet.net
Dal 01/01/2009 sarà applicato integralmente il Reg. (CE) n. 834/2007 del
28/06/2007 relativo alla produzione
biologica e all'etichettatura dei prodotti
biologici e che abroga il Reg. (CEE)
n. 2092/91 del 24/06/1991.
Premesso che l'agricoltura biologica è un
sistema globale di gestione dell'azienda
agricola, basato sull'interazione tra le
migliori pratiche ambientali, un alto livello
di biodiversità e la salvaguardia delle risorse
naturali, con il Reg. (CE) n. 834/2007 il
legislatore ha voluto vincolare i suddetti
principi, che furono i fondamenti ispiratori
del "movimento" sull'agricoltura biologica,
definendo gli obiettivi ed i principi generali
della produzione biologica (Art. 3 e 4).
Inoltre ha esplicitato i principi specifici
applicabili all'agricoltura (Art. 5).
Tali obiettivi e principi non erano esplicitati nel Reg. (CEE) n. 2092/91 se non
leggendo i "considerando" che precedevano
l'articolato del regolamento stesso.
Successivamente alla pubblicazione del
Reg. (CE) n. 889/2008, il legislatore ha
definito ed attuato le specifiche norme di
news
L'ALGA CHE SI ILLUMINA,
PRODURRÀ IDROGENO
E BIODIESEL
29
GIARDINAGGIO INDOOR - N. 13
produzione dei prodotti vegetali (escluso le
alghe marine).
La nuova normativa [combinato disposto tra
Reg. (CE) n. 834/2007 e Reg. (CE)
n. 889/2008] ribadisce il concetto che la
produzione biologica vegetale si basa sul
principio che le piante debbano essere essenzialmente nutrite attraverso l'ecosistema del
suolo, limitando l'apporto esterno di
concimi e di ammendanti poco solubili.
Per questo motivo ha vietato, in modo
esplicito, la coltura idroponica.
Al fine di garantire la continuità alle
norme di produzione vegetale, definite dal
Reg. (CEE) n. 2092/91, il Reg. (CE)
n. 889/2008 ha mantenuto:
* l'autorizzazione all'utilizzo di determinati concimi, ammendanti e prodotti
fitosanitari,
elencandoli,
rispettivamente,
negli
allegati I e
II del Reg. (CE) n. 889/2008;
* le norme specifiche applicabili alla
produzione di funghi;
* la possibilità di considerare produzione
biologica i prodotti ottenuti dalla raccolta
di vegetali selvatici e delle loro parti che
crescono nelle aree naturali, nelle foreste e
nelle aree agricole.
Infine è da segnale la novità introdotta
dall'art. 9 del Reg. (CE) n. 834/2007, in
merito al divieto di uso di OGM.
news
30
Per i prodotti per i quali non possono
essere escluse tracce non intenzionali e
tecnicamente inevitabili di OGM autorizzati, viene fissata una soglia minima dello
0,9
(richiamata
dalla
direttiva
2001/18/CE, dai regolamenti (CE)
n. 1829/2003 e n. 1830/2003) sotto la
quale tali prodotti non devono essere
etichettati con la dicitura "questo prodotto
contiene OGM". Pertanto i prodotti che
non siano etichettati o accompagnati da un
documento che riporti la suddetta frase fa
presupporre che nella coltivazione degli
stessi non si è fatto uso di OGM o prodotti
derivati da OGM.
In caso di prodotti non biologici acquistati
da terzi, il fornitore dovrà rilasciare una
dichiarazione di conferma che gli stessi
non sono derivati od ottenuti da OGM,
secondo il fac simile riportato nell'allegato
XIII del Reg. (CE) n. 889/2008.
Il Legislatore, con la pubblicazione del
Reg. (CE) n. 889/2008, non ha deciso
sulle misure di attuazione del divieto di
uso di OGM e di prodotti derivati od
ottenuti da OGM.
Carmelo Bonarrigo QC&I
Greenplanet.net
SALONE DEL GUSTO: MILLE
OSPITI DI TERRA MADRE
IN CASE COLDIRETTI
© COLDIRETTI.it
Nelle 'Case Coldiretti' saranno ospitati
oltre mille agricoltori dei diversi continenti
partecipanti a Terra Madre con lo scopo di
favorire un confronto che avra' come filo
conduttore un modo diverso di intendere
l'agricoltura, piu' attento alle risorse
ambientali, all'origine territoriale dei
prodotti, alla dignità dei lavoratori e alla
salute dei consumatori. Lo rende noto la
Coldiretti che anche quest'anno affianca
Slow Food in questo importante appuntamento con le comunitaà del cibo, un'occasione di incontro e scambio sulla sicurezza
alimentare, cambiamenti climatici, economia locale, sementi e biopirateria.
La piu' grande organizzazione degli
imprenditori agricoli in Europa sarà
protagonista di incontri e manifestazioni
per costruire a un percorso virtuoso dal
Sud al Nord, dalla produzione al consumo,
dagli agricoltori ai gastronomi fino ai
consumatori.
L'agricoltura italiana è una realta' da
primato per qualità e sicurezza alimentare
con la leadership di ben 174 denominazioni
di origine italiane riconosciute nell'albo
comunitario (il 21 per cento del totale),
con un'impresa biologica europea su tre
italiana, con una superficie
nazionale coltivata a
biologico che, con
oltre un milione
di ettari, rappresenta più di un
quarto del totale
coltivato a livello
Ue, senza dimenticare
il divieto sancito a livello
nazionale di coltivare produzioni
biotech.
Ma anche - continua la Coldiretti con il record assoluto del 99 per cento
di campioni regolari di frutta, verdura,
vino e olio, con residui chimici al di sotto
dei limiti di legge che conferma che la
frutta e la verdura Made in Italy sono le
più sicure in Europa con una presenza di
residui nettamente inferiore a quella di
altri Paesi produttori dove le irregolarità
rilevate per i prodotti alimentari sono
superiori di tre volte in Germania, di
quattro volte in Francia e Spagna e di oltre
6 volte in Olanda.
Questi primati potranno essere 'visitati'
nello stand interattivo di Coldiretti Campagna Amica posto nel padiglione 2
del Salone del Gusto dove sara' possibile
affrontare on line un viaggio nella 'campagna amica', ma anche conoscere la prima
rete dei farmers market italiani, assaggiare
del latte crudo italiano o scoprire le
iniziative a chilometri zero avviate dalla
Coldiretti nelle diverse regioni.
(FOTO: Sanja Gjenero)