Jellyfish Barge

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Jellyfish Barge
Jellyfish Barge
La Banca Mondiale stima per il 2050 una popolazione del pianeta vicina ai 10 miliardi di persone,
con una conseguente richiesta globale di cibo in aumento del 60-70% rispetto ad oggi. Riuscire a
soddisfare questo crescente bisogno di cibo in maniera ragionevole, senza incidere
eccessivamente sulle risorse esistenti sembra essere al momento un obiettivo di difficile
realizzazione, principalmente a causa della scarsità di acqua e di terreni disponibili per la
coltivazione. Gran parte dei terreni potenzialmente coltivabili è concentrata in poche aree
geografiche, mentre molte nazioni del Medio Oriente, Nord Africa e Asia del Sud, ad elevata
crescita demografica, hanno già raggiunto o sono prossimi a raggiungere i limiti della disponibilità
di terra agricola.
L'agricoltura, utilizzando il 70% dell'acqua dolce del pianeta, è l'attività umana che pesa di più
sulle risorse idriche esistenti. In molte aree del mondo come ad esempio in India, Pakistan e nel
sud della Spagna, il crescente fabbisogno di acqua a fini agricoli oggi è soddisfatto dall'estrazione
da riserve sotterranee, consumate ad un ritmo più veloce di quanto le precipitazioni restituiscano.
In molte aree del Medioriente, invece, l'acqua è ottenuta con energivori processi industriali di
dissalazione.
La scarsità di acqua e di terreni disponibili per l’agricoltura sarà verosimilmente aumentata dai
cambiamenti climatici. L'innalzamento del livello del mare, ad esempio, contribuirà all'inondazione
con acqua salata di fasce sempre più estese di terra fertile. Questo fenomeno ha già iniziato a
presentarsi con preoccupante frequenza in tutto il Golfo del Bengala.
Jellyfish Barge si propone di fornire un modulo per le coltivazioni che non comporta il consumo di
suolo, acqua dolce o energia chimica. Jellyfish Barge è un modulo galleggiante per la
coltivazione in grado di produrre acqua dolce da acqua salata, salmastra o inquinata, grazie alla
sola energia del sole. La struttura è costruita da materiali a basso costo, assemblati con
tecnologie semplici e facilmente realizzabili. E' composta da un basamento in legno di circa 70
mq che galleggia su dei fusti in plastica riciclati, sopra cui viene montata una serra in vetro per le
coltivazioni. All'interno della serra un sistema di coltivazione idroponica garantisce un risparmio di
acqua fino al 70% rispetto alle culture tradizionali, grazie al riuso continuo dell'acqua. Il sistema
ha un innovativo impianto di automazione con monitoraggio e controllo remoto.
L'acqua necessaria viene fornita da dei dissalatori solari disposti lungo il perimetro, in grado di
produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata.
La distillazione solare è un fenomeno naturale: nei mari, l'energia del sole fa evaporare l'acqua,
che poi ricade come acqua piovana. In Jellyfish Barge il sistema di dissalazione solare replica
questo fenomeno naturale in piccola scala, risucchiando l'aria umida e facendola condensare in
dei fusti a contatto con la superficie fredda del mare.
La poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe verrà fornita da pannelli
fotovoltaici, da mini turbine eoliche e da un innovativo sistema che sfrutta il moto ondoso per
produrre elettricità.
Secondo la FAO le strategie per lo sviluppo agricolo che abbiano chance di successo nel lungo
periodo, dipendono non solo dall’innovazione tecnologica, ma anche dalla capacità dei piccoli
coltivatori di essere agenti economici in grado di soddisfare le proprie esigenze. Perciò Jellyfish
Barge si propone come un sistema a basso costo in grado di garantire sicurezza idrica e
alimentare fornendo acqua dolce sia per i bisogni umani che per la coltivazione. Il sistema è
innovativo anche nella sua capacità di dare risposte efficaci con risorse limitate. Per questo
motivo Jellyfish Barge è stata pensata di taglia relativamente ridotta, in grado di sostenere circa
due nuclei familiari, rendendo semplice e fattibile la sua costruzione anche in condizioni di
ristrettezze economiche. È comunque modulare, per cui un singolo elemento è completamente
autonomo, mentre più serre affiancate creano un organismo più resistente e più forte.
Jellyfish Barge nasce da un progetto di Antonio Girardi e Cristiana Favretto (Studiomobile) ed è
stato sviluppato da un team multidisciplinare coordinato dal professor Stefano Mancuso
dell'Università di Firenze, direttore del Laboratrio Internazionale di Neurobiologia Vegetale
(www.linv.org). Jellyfish Barge diventerà uno dei prodotti di punta della nascente start-up
innovativa Pnat S.r.l., progetto Spin-off dell’università di Firenze. Il team è composto dal Prof.
Mancuso, dai botanici e fisiologi vegetali Camilla Pandolfi, Elisa Azzarello, Elisa Masi, dagli
architetti Cristiana Favretto, Antonio Girardi e si avvale della stretta collaborazione dello
scienziato ambientale Paolo Franceschetti e di dottorandi e assegnisti di ricerca dell’Università di
Firenze. E' il primo think tank nato in Italia dove si interfacciano design, scienza e biologia per
trovare soluzioni creative e teconlogiche alle questioni legate alla sostenibilità come la sicurezza
alimentare, l'accessibilità all'acqua, i processi di riciclo, la qualità dell'aria, le energie rinnovabili e
l'equità sociale.
Il progetto Jellyfish Barge è coordinato dall’Università di Firenze e supportato da finanziamenti
dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e della Regione Toscana.
Un prototipo funzionante verrà costruito e installato a fine Giugno 2014, nel canale Navicelli tra
Pisa e Livorno per essere monitorato e nel caso implementato nei mesi successivi. A maggio
2015 Jellyfish Barge verrà presentata all’Expo 2015.