Ricordo di Natalino Otto a 40 anni dalla morte
Transcript
Ricordo di Natalino Otto a 40 anni dalla morte
The Mellophonium Online Ricordo di Natalino Otto a 40 anni dalla morte Inviato da Freddy Colt sabato 28 marzo 2009 Ricordiamo Natalino come si conviene ricordare un sovrano scomparso: con somma venerazione. Se poi al trasporto devozionale e al rispetto istituzionale vogliamo far seguire – giustamente – un giudizio ponderato, la stima e la riconoscenza nei suoi confronti non sarà minore. Per tutti i «ragazzi sincopati» di ieri e di oggi egli è l’icona; per tutti i musicisti e ancor più i cantanti egli è il maestro ineguagliabile, per stile, lindore e bravura. La voce cristallina di Natalino, divincolata su e giù per frasi spezzate, a rottadicollo su ritmo binario, incantava i giovani modernisti degli anni ‘40, ma ancora affascina gli innumerevoli sudditi del Sultanato dello Swing, e non solo i gran dignitarî, negli anni 2000. All’epoca il fanatismo coglieva i teenagers, suscitando le ire dei genitori ancora legati a schemi tradizionali. Ce ne dà memoria il grande Beppe Fenoglio nel suo "Partigiano Johnny", quando descrive un gruppo di amici che, malgrado la guerra, cercano un po’ di evasione con una festicciola casalinga animata dall’ascolto di dischi sul fonografo. E cosa vanno ad ascoltare le ragazze? Lungo il viale, ossia "Ripassando la lezione", musica di Odino (pseudonimo di Otto) e versi del conterraneo Ottavio De Santis. Negli stessi anni anche giovani promesse della vocalità moderna come Lucia Mannucci – non ancora first lady dei Cetra – guardava a Natalino come ad un maestro. Per non parlare delle tante imitazioni coeve, a partire dal cugino Elio Lotti, lodevoli ma nessuna in grado di rivaleggiare con lui. Un esordio da batterista, una carriera da crooner e da autore, eppure scarse soddisfazioni in vita: tanto ostracismo, prima di regime, poi di costume. Non meritava certo questa sorte il grande Natalino, ma il riscatto è dietro l’angolo. Perché oggi molti studiosi, critici e operatori di settore dimostrano sincero interesse verso l’arte di Natalino. C’è chi lo definisce il cantante italiano di maggior caratura in assoluto; chi ne riprende la voce «campionata» per inserirla in brani di successo. Ma i veri artisti già lo stimavano prima delle riabilitazioni: da Mina ad Arigliano, da Lauzi a Freak Antoni. Il più grande omaggio, però, che si dovrebbe concepire per degnamente celebrare i 40 anni dalla sua dipartita, sarebbe il riordino e la pubblicazione organica della sua produzione discografica. È indegno che si possano solo reperire compilation raffazzonate, senza criterio ed estremamente parziali: occorre un cofanetto, almeno una trilogia con materiali restaurati e scelti tra la sua vastissima produzione e i vari periodi. Bisogna poter ascoltare "La scuola del ritmo" così come le diverse versioni di "Stardust" (solitamente è ristampata solo una di esse), le incisioni jazzistiche con Enrico Intra e quelle – squisite – di bossanova genovese con i fratelli Reverberi. Opere della giovinezza e opere della maturità. Alle Teche Rai bisognerebbe ritrovare le sue apparizioni televisive, autentiche preziosità. La realtà è che Otto va meglio conosciuto, riscoperto, ascoltato, studiato, capito. Poi sarà anche ammirato, ma a ragion veduta. Non ci piacciono i miti facili, quelli “per sentito dire”. E dunque vogliamo auspicare per Natalino un mito giusto, ragionato. Non sarà per questo meno spontaneo e sentito. Anzi, sarà forse il miglior modo per rendergli giustizia, per riamarlo nell’ascolto della sua musica e onorarne la memoria. (tratto dall'Almanacco del Sultanato dello Swing 2009) http://www.mellophonium.it/online Realizzata con Joomla! Generata: 30 September, 2016, 03:31