Licenziamenti Omsa, su Facebook parte il boicottaggio dei collant

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Licenziamenti Omsa, su Facebook parte il boicottaggio dei collant
Fuoritempo
Licenziamenti Omsa, su Facebook parte il boicottaggio dei collant
Inviato da Eva Perasso da "Il Corriere della Sera"
martedì 03 gennaio 2012
Ultimo aggiornamento venerdì 06 gennaio 2012
Si chiama “Mai più Omsa”
ed è uno dei quegli eventi virtuali, senza appuntamento reale, che si
possono creare su Facebook: quasi senza data, chiede solo l'impegno, nel
futuro, di non comprare calze e prodotti di un noto marchio italiano,
Omsa, parte del gruppo Golden Lady Company con sede a Castiglione delle
Stiviere, Mantova, e proprietario non solo del marchio Omsa, ma anche di
altri nomi famosi come Sisi e Golden Lady.
L'APPELLO - Alle ore 12 del 3
gennaio, a meno di 48 ore dalla creazione, l'evento “Mai più Omsa”,
lanciato dall'utente Massimo Malerba (la cui omonimia con un altro noto
marchio di produttori di calze non deve trarre in inganno) aveva
raccolto tra gli utenti Facebook oltre 17mila iscritti. Intanto anche
Twitter con gli hashtag #Omsa #goldenlady #boicottaomsa da un paio di
giorni inizia a dare visibilità, mobilitare, fare da cassa di risonanza
di una storia italiana dei tempi di crisi: il licenziamento collettivo di 239 operaie del sito produttivo Omsa di Faenza,
comunicato ufficialmente dopo mesi di trattative a poche ore dal
Capodanno, effettivo a partire da metà marzo 2012 al termine di un
periodo di cassa integrazione straordinaria ora in corso. Una notizia
definita dai sindacati un «colpo di mano», un comportamento «arrogante»
da parte dell'azienda manifatturiera. Che avrebbe deciso già nel 2010 di
spostare la sua produzione da Faenza alla Serbia, all'interno di un
piano di ristrutturazione globale. Ecco perché in Rete si chiede ora di
non facilitare il lavoro di un'azienda che «licenzia le sue dipendenti»,
boicottandone i prodotti, ma anche, più sensatamente, si propone di far
circolare la notizia per «far cambiare idea alla proprietà». E gli
utenti iscritti crescono a ritmi di una decina al minuto.
LA RISPOSTA – Omsa, le cui
pagine web sono state bersagliate da commenti poco lusinghieri da parte
di centinaia di utenti negli ultimi giorni, ha risposto con un commento,
riportato dal blog Popolo Viola:
«Abbiamo preso in considerazione il vostro punto di vista e abbiamo
conversato con voi più volte riguardo a tali avvenimenti. Rimaniamo
aperti alla discussione, ma per una serena convivenza di chi utilizza la
nostra community per altri scopi i commenti off topic o con un
linguaggio scorretto verranno moderati».
IL PASSATO – In realtà il caso
Omsa non è nuovo agli appelli in Rete e alla mobilitazione attraverso i
social network: da oltre un anno per esempio è attiva la comunità di
Facebook “Boicotta Omsa”,
con relativo blog, voce di un appello firmato dai parlamentari di
Italia dei Valori lo scorso anno in maggio, quando la notizia della
delocalizzazione delle attività produttive iniziò a circolare e le
operaie furono ospiti di trasmissioni tv nazionali. A supportare la
causa delle operaie Omsa nacque anche un documentario (“Licenziata”)
firmato dalle “brigate teatrali dell'Omsa” e nei mesi scorsi vari
tentativi di boicottaggio, inclusi picchetti del sabato pomeriggio
davanti ai negozi del marchio Golden Lady per impedirne gli acquisti
all'interno.
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