7. IL LIGHTING DESIGNER

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CHI È?
In termini piuttosto generici si può affermare che il lighting designer sia
un professionista laureato in architettura o in design con un’esperienza specifica nel settore dell’illuminazione.
La figura del lighting designer può confinare con quella del product
designer quando si tratta di progettare e realizzare oggetti d’illuminazione in grado di incontrare gusti ed esigenze del pubblico. Il suo ambito d’azione principale riguarda però la progettazione dell’illuminazione,
nei contesti più diversi.
L’importanza di una figura dedicata esclusivamente alla progettazione
della luce si coglie pensando a quanta parte ha la luce, naturale o artificiale, nella qualità di vita degli esseri umani. L’abitabilità di un
ambiente, ma anche la salute stessa dell’uomo, subiscono profondi condizionamenti in caso di eccessiva privazione di luce. Inoltre, l’illuminazione è uno dei fattori basilari affinché l’uomo possa utilizzare il più sviluppato dei suoi sensi: la vista. Vedere correttamente l’ambiente circostante permette di interagire con esso, innescando nel contempo processi comportamentali, emozionali e cognitivi.
Tra le sfide lanciate dall’uomo moderno alla natura, ribellarsi all’alternanza tra giorno e notte, luce e buio, è una di quelle che più profondamente hanno alterato i ritmi di vita e le abitudini. L’illuminazione artificiale si è dunque guadagnata un posto sempre più importante nei processi di progettazione, legando l’esigenza dell’intervento di un lighting
designer non solo alla componente impiantistica, ma anche ad aspetti
come il comfort e la comunicazione.
Infatti, soprattutto negli ambienti di lavoro, deve essere garantito il
comfort necessario per non sforzare la vista o non incappare in disturbi visivi. Ma il legame tra luce e comunicazione è più forte in contesti
come il teatro o le sale museali, dove l’illuminazione fa parte di un messaggio. Davanti a uno spettacolo teatrale, lo spettatore deve guardare
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più che semplicemente vedere quello che accade in scena, e la luce è
soltanto uno degli elementi che aiutano a costruire l’immagine complessiva.
Proprio perché la luce è un elemento essenziale alla vista e l’illuminazione deve rispondere a esigenze utilitaristiche ed estetiche, il lighting
designer spesso è costretto a limitare la propria creatività. Altri limiti
con cui questo professionista è costretto a confrontarsi sono la fattibilità tecnica e i vincoli strutturali, ma anche alcuni condizionamenti di natura normativa.
In genere, tra le richieste rivolte al lighting designer vi è anche quella
di ricercare un certo valore estestico. L’impianto d’illuminazione
dovrebbe produrre un effetto efficace e gradevole quando è in funzione, ma dovrebbe essere altrettanto gradevole a vedersi anche quando è
spento. Si parla in questo caso di estetica delle fonti luminose.
Le sfide cui può essere chiamato l’esperto in light design sono numerose e molto diverse tra loro, in ragione della diversità di ambienti, sia
interni sia esterni, che necessitano di un impianto di illuminazione artificiale.
Nelle abitazioni, dove per i ritmi di vita moderni le persone si radunano
soprattutto nelle ore serali, l’illuminazione è una componente imprescindibile della vita famigliare e delle attività domestiche. L’illuminazione di una casa deve essere modulata sulla base delle attività che solitamente vengono svolte nelle varie stanze; in questo senso è molto utile
procedere con una raccolta di dati sulle abitudini e sullo stile di vita
degli abitanti.
Negli alberghi invece si verifica una commistione di esigenze, poiché si
tratta nel contempo di luoghi di lavoro ma anche di accoglienza delle
persone di passaggio, che hanno bisogno di trovare ambienti rassicuranti e confortevoli. Così si hanno ambienti dove l’intensità luminosa è
maggiore per permettere ai dipendenti dell’albergo di svolgere il loro
lavoro, e ambienti più gradevoli e accoglienti per gli ospiti, con zone di
confine dove le due esigenze si trovano a convivere come, per esempio,
la sala ristorante. Ci sono inoltre le zone di passaggio, come i corridoi,
dove deve essere comunque presente un’illuminazione tale da garanti-
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re la sicurezza, la possibilità di ritrovare la stanza giusta senza problemi
e di utilizzare comodamente la chiave o il badge.
Diverso è il caso degli ambienti di lavoro, per i quali è difficile rintracciare un modello di riferimento unico. Data la moltitudine di attività produttive, probabilmente ogni ambiente dovrà essere studiato e adattato
secondo esigenze peculiari e in relazione a variabili come la dimensione, il rischio di incidenti, il livello di inquinamento ecc.
Anche gli uffici, pur presentando un minor numero di variabili rispetto agli ambienti produttivi, sono difficilmente riconducibili a un
modello unico. In linea di principio, le esigenze principali sono quelle di carattere ergonomico, soprattutto quando nell’ufficio si svolgono
prevalentemente compiti di tipo impiegatizio che costringono i
dipendenti a passare molte ore seduti alla scrivania davanti agli schermi del computer.
Ancora, il lighting designer può cimentarsi nei luoghi aperti al pubblico della Pubblica amministrazione, negli ospedali e in altre strutture
sanitarie, inclusi gli studi medici. Anche in questi casi si tratta di mescolare spazi dedicati al pubblico, che deve sentirsi rassicurato e poter
attendere comodamente il proprio turno, spazi riservati ai dipendenti
che svolgono il loro lavoro e spazi di confine, nei quali le due figure
vengono a contatto.
Un ambito di lavoro che sta trovando sempre maggiore espansione è
quello legato al commercio. Si tratta di un compito legato alla comunicazione visiva e sfruttato soprattutto nei cosiddetti negozi monomarca, le
cui vetrine devono soprattutto attirare l’attenzione del pubblico. Sono
ormai numerosi i marchi, di diversi settori merceologici, che hanno
dato vita alla propria catena di negozi: dall’abbigliamento all’editoria,
dalla gioielleria agli alimentari, negli ambienti preposti tutto entra a far
parte del brand. Gli spazi, l’arredamento e l’illuminazione contribuiscono
in egual misura alla costruzione di un’immagine univoca dell’azienda.
Ugualmente legati alla comunicazione visiva, ma con esigenze molto
particolari, sono gli impianti per musei, gallerie d’arte, chiese e altri luoghi di culto. Oltre a garantire la corretta fruizione delle opere d’arte e
la deambulazione in sicurezza tra i diversi ambienti, infatti, la luce deve
anche rispettare i dipinti e le sculture che, se sottoposti a un’illumina-
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zione non corretta, potrebbero riportare danni come alterazioni cromatiche e strutturali.
Poiché, come già accennato, i ritmi di vita dell’uomo moderno sono
mutati profondamente grazie alla diffusione dell’illuminazione, anche
numerosi ambienti esterni necessitano di impianti studiati ad hoc, per
poter essere utilizzabili nelle ore serali e notturne.
Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo cambiamento nelle strategie di illuminazione delle città, frutto di una rinnovata sensibilità
rispetto a ciò che deve essere l’ambiente urbano nelle ore notturne. In
questa direzione ha fatto la sua apparizione il Piano Regolatore
dell’Illuminazione Comunale (PRIC), uno strumento di pianificazione che
riguarda, appunto, gli impianti di illuminazione pubblica e tutte quelle
fonti luminose che possono influenzare aree pubbliche.
Gli ambienti esterni nei quali un lighting designer può trovarsi a operare sono parchi, giardini, parcheggi e aree di sosta, impianti sportivi, ma
egli può intervenire anche su monumenti e complessi architettonici di
pregio, che non sono stati pensati per essere osservati se non alla luce
del giorno e per i quali spetta al designer ideare giochi di luce che possano sottolineare particolari e scorci ritenuti di maggiore interesse.
Anche l’illuminazione delle strade può ricadere nell’ambito delle competenze di questo professionista, e si tratta di un settore importante e
delicato dal momento che investe la sfera della sicurezza stradale.
Nell’analisi di un progetto per illuminazione viaria e stradale non si
deve tenere conto unicamente delle esigenze per la visione corretta e
puntuale degli ostacoli che potrebbero trovarsi sulla strada, ma anche
dei problemi che potrebbero derivare dal fenomeno dell’abbagliamento, in relazione alla presenza di veicoli che procedono in direzione contraria e alle proprietà dell’asfalto. L’illuminazione stradale, inoltre,
gioca un ruolo fondamentale quando applicata a strutture come gallerie e sottopassaggi.
Ormai di prassi, tra le richieste della committenza vi è quella relativa al
contenimento energetico. Questo obiettivo deve ovviamente essere raggiunto senza compromettere la salute e la sicurezza delle persone che
dovranno vivere o lavorare nell’ambiente oggetto dell’intervento. In
questo caso il designer dovrà scegliere opportunamente gli apparecchi
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da utilizzare, ma soprattutto opererà sull’articolazione dell’impianto in
modo da evitare gli sprechi e da consentire un utilizzo articolato per
momenti della giornata, presenze effettive e attività svolte. Vengono
quindi creati alcuni scenari da applicare a seconda dei momenti e delle
situazioni.
Rapportarsi con i diversi momenti della giornata significa, in un certo
senso, che il lighting designer deve progettare anche l’utilizzo della
luce solare. I forti illuminamenti o i cambiamenti di intensità che possono abbagliare chi si trova all’interno di una stanza devono essere previsti e controllati, attraverso vetri oscuranti, tende o altri sistemi. Allo
stesso modo, deve essere controllato anche l’innalzamento termico che
deriva dall’eccessiva illuminazione solare.
CHE COSA FA?
La progettazione è quella somma di attività che collega il momento di
espressione di un’esigenza da parte di un committente alla messa in
opera di un intervento nell’ambiente che possa soddisfare quell’esigenza.
In questo senso, il designer conosce le possibilità offerte dai prodotti
reperibili sul mercato ed è in grado di valutarne l’impiego.
Il primo passo da compiere nell’affrontare un nuovo progetto è quello
di osservare l’ambiente nel quale si dovrà operare. Componenti quali
lo spazio e i volumi, i materiali e le superfici hanno comportamenti differenti nei confronti della luce, influendo su caratteristiche come la trasmissione, l’assorbimento, la riflessione, la rifrazione.
La fase di osservazione e rilevamento dell’esistente comprende anche
un’indagine sulle attività svolte nell’ambiente, sulle funzioni alle quali
è adibito e sulle necessità legate alla visione in tale contesto, ma anche
sull’orientamento della struttura, per valutare in quale modo la luce
naturale penetra nell’ambiente nelle diverse ore del giorno e nelle
diverse stagioni, e come questo influisce sulla temperatura interna.
Naturalmente devono essere considerate anche la componente illuminotecnica e le caratteristiche dell’impianto elettrico già esistenti.
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Poiché l’impiantistica di un edificio non riguarda unicamente la distribuzione dell’energia elettrica, è indispensabile valutare anche come
altri impianti, relativi alle linee telefoniche, alla distribuzione dell’acqua o al riscaldamento, potrebbero rappresentare un limite o un ostacolo al lavoro.
L’analisi dell’esistente non si svolge soltanto con carta e penna alla
mano, ma comporta anche la necessità di fotografare e filmare l’ambiente. Le immagini serviranno, oltre che per effettuare valutazioni più
approfondite, anche per ricavare le elaborazioni grafiche che permettono di valutare in anticipo l’impatto che la messa in opera del progetto potrebbe avere.
Sulla base di questo sopralluogo si può procedere all’individuazione degli
obiettivi da raggiungere, che però nella maggior parte dei casi saranno
vincolati a limiti fisici della struttura o a specifiche di tipo normativo e
legislativo. Bisogna garantire alle persone che vivranno o lavoreranno
in quell’ambiente che la loro visione sarà adeguata e non andranno
incontro ad affaticamenti o disturbi della vista, ma anche che potranno
spostarsi da un punto all’altro o sostare in una certa zona in totale sicurezza.
Tra gli obiettivi da conseguire vi è solitamente anche quello dell’economicità, che riguarda la fase di installazione, il consumo di energia elettrica per il funzionamento e le operazioni di manutenzione che inevitabilmente saranno richieste con il passare del tempo. Nella stessa direzione
può andare anche la ricerca della flessibilità dell’impianto, in modo che
eventuali piccole modifiche che dovessero rendersi indispensabili in
futuro siano attuabili con interventi poco invasivi e dispendiosi.
L’efficienza energetica si lega anche ad accorgimenti e dispositivi come
interruttori per la parzializzazione dell’impianto, regolatori del flusso
luminoso, temporizzatori e fotocellule che possono aiutare a razionalizzare l’uso dell’energia elettrica. Per la loro adozione è necessario imparare a conoscere bene le esigenze degli utenti.
Individuati gli obiettivi, la fase successiva è quella di definire i requisiti
necessari a soddisfarli. In pratica, è necessario quantificare secondo
parametri di tipo fotometrico e colorimetrico le prestazioni e le qualità
delle soluzioni che saranno proposte. Entrano in gioco concetti piutto-
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sto tecnici, la cui spiegazione esula dagli obiettivi di questo testo; essi
riguardano la possibilità di misurare e valutare che il tipo di soluzione
proposto sia adatto a fare sì che chi opererà nell’ambiente oggetto dell’intervento avrà una possibilità di visione corretta e ottimale. Le grandezze fotometriche utilizzate per descrivere il fenomeno luminoso sono
il flusso luminoso, l’intensità luminosa, l’illuminamento e la luminanza.
Per misurare l’illuminamento, che è dato dalle fonti di luce, dal loro posizionamento e dal modo in cui il flusso luminoso emesso investe le
superfici presenti, si usa una grandezza di misura chiamata lux in cui
sono espressi valori minimi e massimi che, se superati per difetto o per
eccesso, possono rendere difficoltosa la visione. Allo stesso modo, sono
stati individuati valori ottimali per tipo di ambiente, interno ed esterno,
e per tipo di attività. Sempre a proposito di illuminamento, si deve fare
in modo che questo risulti uniforme, o meglio, equilibrato: un piano o
un pavimento non uniformemente illuminato può portare problemi
legati alla sicurezza in un ambiente di lavoro, mentre in una struttura
museale lo stesso fenomeno potrebbe pregiudicare la corretta fruizione delle opere d’arte.
Un’altra componente da considerare, anche se è possibile farlo solo in
alcuni contesti, è quella dell’acuità visiva degli individui che dovranno
soggiornare nell’ambiente. È il caso per esempio delle case di riposo,
dove le persone anziane avranno bisogno di livelli d’illuminamento
superiori a quelli normali.
Inoltre, bisogna considerare che le lampade, gli apparecchi e anche i
locali stessi sono destinati a sporcarsi con il tempo; questo fattore incide sensibilmente sull’illuminamento complessivo. In fase progettuale è
quindi opportuno prevedere illuminamenti iniziali superiori a quelli
effettivamente necessari, per compensare il calo di prestazioni che si
verificherà tra un intervento manutentivo e l’altro.
Il modo in cui le superfici riflettono la luce riguarda invece le luminanze, che data la vasta gamma di superfici riscontrabili in un ambiente
rappresentano un aspetto da valutare attentamente. Il problema più
comune che può verificarsi è quello dovuto all’abbagliamento, che si
verifica quando superfici lucide riflettono la luce in modo da abbagliare le persone che si trovano nell’ambiente. Eliminare questo problema
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è ovviamente molto più semplice qualora le persone siano destinate ad
assumere sempre posizioni fisse, come in un ufficio o in un teatro. Al
contrario, in una sala espositiva o in una stanza di passaggio diventa
molto più complicato controllare tutti i possibili punti di osservazione.
Altro elemento da tenere sotto controllo è dato dai contrasti, in particolare quelli cromatici e quelli che regolano la formazione delle ombre. I
colori possono influire sensibilmente sulla percezione dell’ampiezza
dello spazio da parte dell’osservatore, mentre le ombre consentono di
mettere in rilievo gli oggetti che si trovano nell’ambiente. Naturalmente
esistono ambiti in cui la riduzione al minimo delle ombre è vitale per il
corretto svolgimento del lavoro e altri, come gli allestimenti teatrali,
dove illuminare una certa zona lasciando in ombra il resto fa parte del
messaggio che deve essere trasmesso al pubblico.
Un altro fattore da considerare è la tonalità della luce, misurata sulla
base di una grandezza termica che si esprime in kelvin. Sulla base di
questa temperatura di colore si può parlare di tonalità calde, fredde o
intermedie. L’impiego di una certa tonalità deve essere valutato sulla
base della destinazione dell’ambiente e del clima del luogo in cui questo è ubicato; generalmente, l’adozione di luce calda o fredda avviene
in termini compensativi.
Qualità e temperatura della luce possono anche alterare la percezione
cromatica e questo può rappresentare un problema, soprattutto negli
ambienti di lavoro in cui la resa e il riconoscimento dei colori è parte
integrante del processo produttivo. Una resa cromatica scadente può
però comportare anche problemi legati alla sicurezza, dal momento
che la segnaletica, il riconoscimento di particolari componenti o dei
simboli che indicano percorsi, entrate e uscite di emergenza sono
ormai convenzionalmente legati a colori determinati.
Esiste poi tutta una serie di requisiti legati alla facilità di utilizzo dell’impianto. Se a volte per ottenere un buon risultato è sufficiente predisporre un numero sufficiente di interruttori collocati strategicamente, in
altre occasioni è necessario affidarsi a sistemi dedicati che regolino il
funzionamento sulla base di diversi criteri come, per esempio, la luce
naturale disponibile. Altri aspetti da considerare sono lo smaltimento e
l’eventuale riciclo dei materiali giunti a fine vita, la tutela dell’ambien-
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te naturale quando si effettuano scavi e ripristini di una certa entità, la
possibilità di svolgere le attività di manutenzione, ampliamento o ridimensionamento dell’impianto con relativa semplicità.
Esaurite queste valutazioni, si passa alla fase più creativa della progettazione, nella quale si procede a sviluppare la soluzione in grado di soddisfare tutti gli obiettivi prefissati. Nel progetto bisogna considerare diverse
componenti: l’illuminazione dell’ambiente nel suo complesso; l’illuminazione degli oggetti che si trovano nell’ambiente; la struttura dell’impianto; le altre componenti ambientali, come i colori e le superfici degli arredi; la dislocazione planimetrica e altimetrica delle fonti di illuminazione.
Prima di arrivare a una versione definitiva del progetto è necessario
procedere con una serie di verifiche. Si effettuano elaborando calcoli
sulle grandezze fotometriche esposte sinteticamente in precedenza, ma
si ricorre anche all’aiuto di software di elaborazione grafica come i programmi CAD, di rendering e di animazione. In questo modo è possibile valutare sia l’illuminazione sia gli effetti luminosi, grazie anche alla
capacità di questi software di simulare il comportamento di materiali
diversi in relazione a qualsiasi fonte luminosa.
Dopo la fase delle verifiche, il progetto definitivo viene reso in una serie
di disegni tecnici e di schede tecniche dei prodotti selezionati. Questi
elaborati sono indispensabili per dare l’avvio ai lavori e fornire indicazioni precise agli esecutori.
Successivamente alla realizzazione dell’impianto è buona norma fornire al committente una serie di elaborati grafici e descrittivi che riportino tutte le modifiche effettuate in corso d’opera. In questo modo
rimarrà memoria del lavoro effettivamente realizzato e sarà più semplice procedere agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Il lighting designer può trovarsi a operare anche nel teatro, nonostante
entrare ed emergere in questo settore sia veramente difficile. Le grandi compagnie teatrali hanno bisogno di una figura preparata che diventi responsabile delle principali produzioni. Il lighting designer lavora a
stretto contatto con il direttore del teatro, i costumisti e gli scenografi e
concorre alla creazione dell’aspetto della scena, che deve essere rispondente a quanto previsto dal copione, ma che deve altresì essere realizzato ottimizzando la visibilità, la sicurezza e i costi.
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Il designer incaricato di disegnare le luci di uno spettacolo teatrale deve
essere in grado di leggere attentamente il copione e individuare come
le variazioni delle fonti di luce possano influire sulla messinscena, contribuendo spesso a suggerire i cambiamenti di scena e di situazione. In
questo senso, è indispensabile che il designer osservi e partecipi alle
prove, per capire come attori e ballerini si muovono sul palcoscenico.
Il frutto del suo lavoro è il piano luci, in pratica una mappa delle posizioni delle luci all’interno del teatro e sul palcoscenico che indichi
anche colori, animazioni o altri accessori che potrebbero esservi collegati. A ogni luce è poi assegnata una lista di stati che deve assumere per
un tempo determinato durante tutta la rappresentazione.
STRUMENTI DI LAVORO
Rappresentare graficamente un progetto di lighting design è praticamente impossibile senza l’ausilio del computer e dei software CAD e dedicati. Per quanto un disegnatore possa essere bravo, difficilmente riuscirà a rendere esattamente la luminosità, le ombre e le sfumature, la resa
dei colori e delle superfici.
Il ricorso all’elaborazione al computer è dunque indispensabile per realizzare rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali, nonché le
animazioni che permettono di svolgere verifiche ancora più accurate.
L’utilizzo di un programma di rappresentazione tridimensionale è utile
per ottenere modelli sufficientemente accurati da costituire un vero e
proprio banco di prova per il progetto.
I software dedicati al calcolo assistono il progettista quando si tratta di
dimensionare correttamente l’impianto o di verificare la validità delle
scelte effettuate. Sono però anche in grado di calcolare con estrema
precisione le geometrie degli ambienti e degli oggetti, il comportamento dei materiali inseriti nella scena, il comportamento dell’illuminazione naturale nelle diverse ore del giorno e le caratteristiche degli apparecchi illuminanti (i programmi professionali di software per lighting
design comprendono veri e propri archivi di apparecchi con le loro
caratteristiche tecniche).
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Il rendering fotorealistico è una caratteristica molto importante dei programmi dedicati al progetto d’illuminazione, in particolare per quanto
riguarda l’assegnazione delle texture agli oggetti presenti nella scena.
Questa capacità permette di riprodurre i diversi materiali e di ottenere
una scena realistica.
FORMAZIONE
Alla base della formazione del lighting designer vi è lo studio dell’illuminotecnica, che è una branca della fisica. Per comprendere la luce e
saperla plasmare secondo le proprie esigenze serve dunque una buona
base di fisica, di scienza dei materiali e di scienza della visione. Saranno
da approfondire in particolare discipline come la fotometria, la colorimetria e l’elettrotecnica.
Bisogna poi conoscere alla perfezione gli strumenti del mestiere, ovvero le differenti tipologie di lampade disponibili sul mercato: funzionamento, caratteristiche tecniche, prestazioni e modalità d’impiego sono
le informazioni basilari per operare le scelte giuste in relazione agli
obiettivi stabiliti. Peraltro, l’evoluzione tecnica del settore è in continua
crescita, quindi anche l’aggiornamento costante diventa parte integrante dei compiti del designer della luce.
Allo stesso modo, bisogna imparare a conoscere gli apparecchi, inclusi
gli aspetti della loro fabbricazione, delle modalità di installazione e di
quelle di manutenzione. I committenti apprezzeranno maggiormente
la scelta di apparecchi di semplice manutenzione e che garantiscano
buone prestazioni per lungo tempo. Agli apparecchi si richiede poi la
soddisfazione di altre due tipologie di esigenze: quelle legate alla sicurezza, proteggendo gli utilizzatori sia da scosse elettriche sia da scottature, e quelle legate all’estetica.
Il designer deve sapere come il colore può influenzare la percezione
degli spazi: per esempio, quando i colori predominanti sono quelli definiti “freddi” la percezione sarà quella di uno spazio ampio, mentre l’esatto contrario accadrà con una predominanza di colori caldi; egli deve
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anche conoscere molto bene gli effetti che luce e radiazioni infrarosse e
ultraviolette possono avere sugli oggetti; questo aspetto deve essere considerato con particolare attenzione quando si lavora in ambito museale o
espositivo e la luce viene in contatto con opere d’arte di grande valore.
Allo stesso modo, quando l’illuminazione va a influenzare l’ambiente
esterno, bisogna saper calcolare con attenzione gli effetti che la luce
artificiale può avere sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente in generale.
Una delle accuse che più frequentemente gli amanti della natura rivolgono all’eccesso di illuminazione artificiale prodotto dai nuclei abitati
è la “scomparsa della volta celeste”, ovvero l’impossibilità di effettuare
osservazioni astronomiche a causa delle alterazioni prodotte dalla luce.
PER APPROFONDIRE
ASSOCIAZIONI
• Associazione italiana di illuminazione; via Traiano 7, 20149 Milano; tel.
02 3313463; fax 02 33106393; [email protected]; www.aidiluce.it
• Associazione nazionale produttori illuminazione (ASSIL);via Gattamelata
34, 20149 Milano; tel. 02 3264236; fax 02 3264320; [email protected];
www.assil.it
• International Association of Lighting Designers;Merchandise Mart, Suite 9104, 200 World Trade Center Chicago, IL 60654, USA; tel. 312 5273677;
fax 312 5273680; www.iald.org
SBOCCHI PROFESSIONALI
Al termine del percorso di formazione la ricerca del lavoro dovrebbe
indirizzarsi principalmente verso:
• aziende del settore illuminotecnico;
• studi professionali (ne esistono già diversi specializzati nel lighting
design);
• uffici tecnici della Pubblica amministrazione;
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• musei, teatri e altre istituzioni collegate con il mondo dell’arte e dello
spettacolo;
• negozi di illuminazione.
LIBRI
• A rchitetture in luce. Il progetto d’illuminazione d’esterni, di D. Ravizza,
Franco Angeli 2005
• Illuminazione di parchi e giardini, di G. Forcolini, Calderini edagricole 2000
• Illuminare con i condotti ottici. Fibre ottiche e guide di luce nel lighting
design, di G. Forcolini, Hoepli 1999
• Lighting. Lampade, apparecchi, impianti. Progettazione per ambienti
interni ed esterni, di G. Forcolini, Hoepli 2004
• Lezioni di illuminotecnica, di P. Palladino, Tecniche nuove 2002
• Luce dinamica. Effetti di luce per vetrine, show-room, punti vendita,
allestimenti, di G. Forcolini e S. Forte, Tecniche nuove 2003
• Luci per esporre. Illuminare tra design e tecnica, di A. Pasetti, Marsilio
2006
• Performance in lighting. La luce come strumento di progetto, di M.
Rossi e A. Seassaro, Aracne 2006
• Progettare con la luce, di D. Ravizza, Franco Angeli 2001
RIVISTE
• Luce e design, Tecniche nuove, Milano; tel. 02 390901; [email protected]