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UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Emmanuelle Antille, Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger Su proposta della Commissione federale d’arte (CFA) la Svizzera sarà rappresentata alla 50. Biennale internazionale d’arte di Venezia dall’artista Emmanuelle Antille e dalla coppia di artisti Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger. L’Ufficio federale della cultura (UFC) organizza la presentazione di un’opera di Emmanuelle Antille nel padiglione svizzero, all’interno dell’area riservata alla Biennale, nonché di un’installazione di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger nella chiesa di San Staë. Le due esposizioni patrocinate dall’UFC offrono uno spaccato della giovane arte svizzera. Il padiglione nei Giardini della Biennale ospita l’installazione filmica Angels Camp dell’artista losannese Emmanuelle Antille, nata nel 1972. All’interno della chiesa barocca di San Staë, sul Canal Grande, gli artisti Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger, nati rispettivamente nel 1964 e nel 1967 e residenti a Uster, nel canton Zurigo, collocano l’installazione Giardino calante. Il loro sodalizio artistico sussiste dal 1997. Angels Camp di Emmanuelle Antille viene presentato a Venezia per la prima volta in versione integrale: si tratta di un’ opera che colpisce per la stupefacente e ricca concomitanza di elementi diversi. Intorno al nucleo centrale – un film – si raggruppano molteplici e svariate installazioni video e sonore, diapositive, musica, testi, un oggetto luminescente e fotografie. L’artista, creatrice e insieme regista di questo lavoro, si produce qui anche come cantante, su musiche del gruppo losannese Honey For Petzi. Il catalogo espositivo, tratto dalla sceneggiatura pensata dall’artista stessa, contiene inoltre quattro racconti brevi e i testi delle canzoni di suo pugno. Tutti questi elementi costituiscono l’universo di Angels Camp, che deve la sua genesi esclusivamente allo slancio di Emmanuelle Antille e alla determinazione con cui ella ha portato avanti la sua idea, realizzandola infine con l’aiuto di una squadra numerosa. L’installazione Giardino calante, originata dalla collaborazione artistica di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger, si modella sull’atmosfera mistica della chiesa di San Staë. Sopra un letto al centro della navata lussureggia con ariosa levità un delicato rigoglio di vegetazione. Semi, fioriture e ramaglie, sia naturali che artificiali, si ritrovano nel Giardino calante unitamente a mari di cristallo, concorrendo a creare una natura in sé conchiusa. Gli steli, le fibre e i calici sono stati raccolti con cura dalla coppia di artisti nel corso di lunghi viaggi e formano qui una flora di meditata serenità che serba intatta la fede nel meraviglioso. Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger vogliono incantare. La loro macrobiologia costituisce un nuovo cosmo di natura possibile. A documentazione dell’esposizione di Emmanuelle Antille nel padiglione svizzero, l’UFC cura un catalogo pubblicato dalla casa editrice Artimo di Amsterdam. La mostra di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger nella chiesa di San Staë è accompagnata da un catalogo edito dalla casa Lars Müller di Baden. Il contributo presentato al padiglione svizzero è curato dal dr. Urs Staub, capo della sezione arte e design dell’UFC, mentre di quello nella chiesa di San Staë si è occupato il dr. Andreas Münch, responsabile del servizio arte. Il 12, 13 e 14 giugno i rappresentanti della stampa internazionale avranno libero accesso all’area della Biennale e alla chiesa di San Staë nel quadro di una visita preliminare. L’apertura ufficiale della 50. Biennale internazionale d’arte di Venezia avrà luogo il 14 giugno 2003; la rassegna si svolgerà dal 15 giugno al 2 novembre 2003. UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA Comunicazione www.kultur-schweiz.admin.ch/biennale Telefono per la stampa: ++41 79 763 92 39 Informazioni: Dr. Urs Staub, capo della sezione arte e design, Hallwylstrasse 15, 3003 Berna Tel.: ++41 / 31 / 322 92 70; Fax: ++41 / 31 / 322 78 34; e-mail: [email protected] Dr. Andreas Münch, responsabile servizio arte, Hallwylstrasse 15, 3003 Berna Tel.: ++41 / 31 / 322 92 89; Fax: ++41 / 31 / 322 78 34; e-mail: [email protected] UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Emmanuelle Antille Emmanuelle Antille, Angels Camp Padiglione Svizzero www.kultur-schweiz.admin.ch/biennale www.angelscamp.ch www.labiennale.org Il progetto Angels Camp è stato generosamente sostenuto: Dalla Banca del Gottardo Dal Cantone di Vaud Dalla Città di Losanna Dalla Fondazione Leenaards Da SHARP Svizzera. Il sito web www.angelscamp.ch è stato reso possibile grazie alla Banque Cantonale Vaudoise. UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Emmanuelle Antille Angels Camp è il titolo generico dato a un corpo di lavori che si articola intorno a una fiction. Questo progetto è composto da un lungometraggio (80’), da numerose installazioni sonore e video, da fotografie, da oggetti, da musiche e da un romanzo. Tutti questi elementi funzionano tra loro come una famiglia, a un tempo autonomi e intimamente legati. Si completano e contribuiscono ciascuno a suo modo a sviluppare questa fiction, a dare vita alle storie e all’universo di Angels Camp. Questo progetto ha avuto inizio nel luglio 2001 e sarà presentato integralmente nel padiglione svizzero della 50. Biennale di Venezia 2003. Angels Camp: il film, gli scenari, i personaggi Questo lungometraggio ripercorre la storia di una regione e dei suoi abitanti. E’ una saga in quattro episodi, filmata nel corso di un anno, sul filo delle stagioni e i cui personaggi sono: The woman with a Torch, sua Mother e The Imaginary Sister, Celya e Arantxa, le due Cabin Girls, The Man of the Woods, The River Girl, Marie, Dani, the White Dog e The Kids with the Foal. Questa finzione ci immerge nella loro vita, nei loro sogni e nel loro destino. Insieme, sono i guardiani di una memoria, quella di questo territorio immaginario che è Angels Camp. Gli scenari che ospitano i personaggi hanno un rilievo determinante all’interno della storia: le foreste di pini, le grotte e le fungaie, la cala selvaggia, il villaggio di capanni abbandonati sono tutte “terre di nessuno” che evocano la gioia degli spazi liberi, il mondo dell’infanzia, tra sogno e realtà, i suoi rituali, la disinibizione dei gesti, la libertà di infrangere i codici e di stabilire le proprie regole. Così i luoghi sono gli specchi riflettenti l’intimità e l’anima dei personaggi. 1° episodio (16’): Primo dei quattro episodi del film, By the river si svolge in autunno in una casa al cuore del villaggio, così come nelle piantagioni di mais dei dintorni. Questo episodio traccia il ritratto di una donna di una cinquantina d’anni che soggiorna con sua madre nella casa di famiglia. Avendo rifiutato di crescere, questa donna vive in un mondo immaginario, un universo di bambina nel quale lei trova rifugio. Lì si è inventata una sorella, un doppio, con il quale comunica e che l’accompagna nelle sue fughe mentali. A sera, questa donna sogna di una ragazza vicino a un fiume, una sorta di angelo che somiglia stranamente al quadro che decora la sua camera da letto. Ogni notte, lei si leva dal sonno come una sonnambula, va alla finestra con una torcia e fa dei segnali a un uomo che, lei crede, l’aspetta fuori nella sua automobile per condurla con sé. 2° episodio (21’): L’azione di The red cabins si svolge in gennaio sulle rive del lago che orla il paese, in un complesso di capanni di vacanze abbandonate per l’inverno. Questo episodio descrive la vita di due adolescenti che occupano uno dei capanni. Lasciate a loro stesse in questo angolo desolato, vegliano una sull’altra e tentano, da sole, di vivere alla giornata. Durante il giorno, appaiono come due ragazze perdute, che passano il tempo a giocare in questa “terra di nessuno” addestrandosi vicendevolmente a temprarsi nel fisico e nella mente. Così loro si creano dei rituali spesso teneri, talora violenti e crudeli per diventare più forti. Al cadere della notte, si dedicano a altri giochi, più pericolosi, che le trascinano loro malgrado in situazioni estreme. Il loro capanno diviene il luogo di appuntamento degli uomini del paese che vengono a visitarle per ottenere i loro favori. Tutta la loro storia è accompagnata dalla presenza di un uomo che vive nella sua automobile nella foresta circostante. Quest’uomo è il medesimo personaggio che compariva nell’episodio precedente. Costui le osserva e, una notte, assiste impotente al dramma che le perderà. 3° episodio (18’): From the woods è il titolo dato alla terza parte, filmata di primavera nei boschi dei dintorni. E’ la storia e il punto di vista dell’uomo che si è visto nei due episodi precedenti. Costui soggiorna da parecchi mesi nella foresta, da solo, nella sua automobile. La notte, dorme presso delle grotte nei boschi. Egli ha delle visioni, dove si mescolano ricordi e predizioni, uomini, angeli e animali. Di giorno, solca i dintorni e spia gli abitanti del paese. L’uomo è perseguitato dall’immagine delle adolescenti dei capanni, della donna che vede alla finestra con la torcia, della ragazza vicino al fiume. Tenta di comprendere la violenza e la disperazione dei loro atti, le forze misteriose che le trascinano, loro malgrado. Questa ricerca lo turba ogni giorno più a fondo. Egli sembra perdersi sempre un po’ più lontano nella foresta, al cuore dei suoi sogni, attraverso le vite dei personaggi che osserva. 4° episodio (21’): Il quarto episodio s’intitola The creek. Si svolge d’ estate, in una cala. Questa ultima parte presenta le relazioni tra un gruppo composto da adulti, bambini e adolescenti venuti lì per fuggire la foresta e il mondo disadattato nel quale vivevano. In questo gruppo si ritrovano The Woman with a Torch, The River Girl, The man of the Woods, Arantxa, The Cabin Girl che è sopravissuta e il White Dog. Costoro sono riuniti ora tutti insieme su questa spiaggia, in questa comunità funzionante come una famiglia eteroclita e ricomposta, ben definita con le sue regole e rituali. Angels Camp: progetto per il padiglione svizzero Sviluppando questo progetto per il padiglione svizzero, il mio desiderio è stato di abitare questi luoghi attraverso una fiction, di caricarne l’architettura con la memoria di una regione immaginaria e dei suoi abitanti, e di proporre così ai visitatori di penetrare nel contempo in uno spazio, ma anche all’interno di una narrazione. A partire dal film Angels Camp, ho dunque immaginato questa doppia deambulazione per gli spettatori, al fine di permettere loro di slittare man mano nel rovescio della medaglia e di far spiccare differenti modalità di percepire e di apprendere un racconto. Si tratta di un’esperienza cognitiva attraverso la decostruzione di una fiction. Questo percorso si svolge attraverso i cinque spazi del padiglione: l’ingresso, la corte interna, la grande sala, il corridoio e la piccola sala. L’ingresso: Welcome to Angels Camp All’ingresso del padiglione, integrata alla sua architettura, fluttua in segno di benvenuto la bandiera di Angels Camp. La corte interna: Between your lips, my dark shelter Questa prima tappa del percorso è una installazione sonora. E’ il primo contatto proposto agli spettatori: una esperienza uditiva come punto di partenza per entrare nella fiction. Questa installazione elaborata alla maniera di una colonna sonora è nel contempo narrativa e dinamica. Si tratta di una deambulazione diurna all’interno dei campi e delle foreste, al cuore delle rivelazioni e dei segreti dei personaggi. Composta da suoni naturali registrati durante le riprese del film, da una musica realizzata dal gruppo Honey For Petzi, così come dalle voci fuori campo degli attori, tale colonna sonora circola, si sviluppa nello spazio accompagnando lo spettatore nel percorso attraverso la corte. Viene emessa attraverso dei piccoli altoparlanti attaccati attorno al perimetro e sull’albero al centro. Cuscini e tendaggi sono disposti nello spazio, trasformandolo in un luogo di riposo. La grande sala: Into the purple circle La grande sala è interamente investita da una installazione video intitolata Into the purple circle. Questa installazione costituita da quattro proiezioni su schermi propone un approccio molto fisico e tattile, immergendo gli spettatori direttamente nell’atmosfera e negli scenari del film. Questa parte del percorso si concentra sulla nozione di scenario e del suo rovescio, sul passaggio dal reale all’immaginario e sui legami tra i personaggi. Tramite il loro contenuto e il loro montaggio, le immagini si rispondono tra loro per formare uno spazio interattivo e avvolgente, nel quale i visitatori possono muoversi come in un paesaggio che li attornia. Basata sull’ultimo episodio del film, i suoi rituali e la presentazione dei personaggi principali, l’azione si concentra su un giorno e una notte durante i quali i destini precipiteranno per unirsi simultaneamente. Come un perno centrale, le loro storie formeranno una sola storia. La colonna sonora dell’installazione è stata anche composta dai musicisti del gruppo Honey For Petzi. Accompagna tutti i personaggi rafforzandone l’identità. Durante le tre giornate di inaugurazione della Biennale, i musicisti saranno presenti nella sala e interpreteranno in diretta la musica, l’ambientazione sonora dell’installazione. Come all’inizio del cinema in occasione della proiezione di film muti, il gruppo suonerà dal vivo davanti alle immagini. Il corridoio: Angels and Landscapes Nel corridoio che unisce le due sale del padiglione è appesa una serie di fotografie. Si tratta dei ritratti dei personaggi. Questa serie presenta ciascuno di loro nello scenario che gli è proprio. La natura inquadra ogni corpo, ogni volto creando attorno ad esso un’architettura appropriata ad arricchire il suo legame intimo e segreto con l’ambiente di circostante. La piccola sala: Angels Camp il film Ultima tappa del percorso corrispondente al suo epilogo. E’ qui che si svelano le storie individuali e le vite di tutti gli abitanti di Angels Camp. Trasformato in sala cinematografica con le file di sedie a ribalta, questo spazio presenta il film nella sua totalità, ovvero i quattro episodi riuniti, proiettati su grande schermo. Emmanuelle Antille, aprile 2003. Cataloghi: Emmanuelle Antille: Angels Camp Padiglione Svizzero, 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2003. Pubblicato dal Ufficio federale della cultura, Berna, ed Artimo Foundation, Amsterdam, Olanda. Amsterdam: Artimo, 2003. ISBN: 90-75380-65-8 Emmanuelle Antille: Angels Camp. First Songs Pubblicato dal Ufficio federale della cultura, Berna, in collaborazione con il Kunsthaus Baselland, Muttenz, in occasione del esposizione “NB”. Amsterdam: Artimo, 2003 ISBN: 90-75380-64-X Musica: Original Soundtrack by Honey for Petzi Angels Camp, A movie by Emmanuelle Antille Honey for Petzi: Sami Benhadj: guitar, bass. Philippe Oberson: bass, lyrics. Christian Pahud: drums, guitar, electronics. Gentlemen Music, Lausanne, GTL 013-2 Starring: Woman with a Torch Imaginary Sister Mother River Girl Man of the woods Cabin Girl I Cabin Girl II Client I Client II Biker Kid with the Foal I Kid with the Foal II Marie Child with the Red Dress Dani Voice-off I Voice-off II Voice-off III Voice-off IV Kids on horses Crew: Camera Sound Lights Camera and sound assistant Set assistants Set photographers Image editing Sound editing Special effects Original Soundtrack Written and directed Antoinette Antille Pierrette Isoz Emilie Gutknecht Emmanuelle Antille Roberto Garieri Celya Larré Arantxa Martinez Claude Barras Stéphane Noël Stéphane Vecchione Hanni Cambridge Marie-France Josi Marie-Delphine Jaquet Julie Greset Dani Ramos Vanessa Larré Marie-Delphine Jaquet Roger Worrod Emma Ribbing The voltige school of Avenches Kata Trüb Sébastien Dubugnon Kata Trüb Marc Göhring Eric Diener Marie-Delphine Jaquet Sébastien Dubugnon Marc Göhring Emmanuelle Antille Sandrine Normand Emmanuelle Antille Alexander Miesch Electron Libre Honey For Petzi Emmanuelle Antille UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Emmanuelle Antille Falling angels All’origine, vi sono appunti di viaggio, fogli anneriti di ricordi di un viaggio attraverso la California nell’agosto 2001. Angels Camp è nato dal desiderio di rappresentare una regione immaginaria e i suoi abitanti durante un intero anno. Fiction in quattro episodi ciascuno dei quali simboleggia una stagione: By the river, l’autunno, The red cabins, l’inverno, From the woods, la primavera e The creek, l’estate. Un film alla maniera di una saga nel corso della quale i protagonisti, male adattati al mondo nel quale si muovono, sono isolati in un ambiente selvaggio e finiranno per costituire una memoria e una famiglia ricomposta. Angels Camp diventa un luogo della mente1, tra sogno e realtà. Liberati, i personaggi rivelano segreti che sono i fantasmi della loro infelicità. Lontano dalla civiltà urbana, è negli scenari naturali della Broye in Svizzera – regione che cristallizza i ricordi d’infanzia di Emmanuelle Antille – che si svolge Angels Camp. Dei paesaggi scabri, una materia viva nel cui nucleo è proiettato un gruppo di individui, gli uni con un destino tragico, gli altri portati a sopravvivere. La natura è l’elemento che riflette l’identità dei protagonisti fungendo da rivelatore della loro psicologia. Liberandosi da affetti rimossi tramite gesti istintivi, essi guadagnano la loro libertà, individualmente vissuta in un isolamento profondo. La loro rappresentazione tratteggia una poesia dei gesti, un linguaggio immaginario e un modo di comunicazione che assicura la sopravvivenza di questi esseri in pericolo. Affascinata dal quotidiano, Emmanuelle Antille ha sempre trasposto la sfera dei rapporti umani al centro del suo lavoro. I gesti semplici in apparenza anodini sono concentrati, ripetuti e dislocati, funzionando perciò come l’equivalente della parola. Esistendo per il mezzo delle interazioni che essi generano con gli altri e con il loro ambiente, i personaggi del film fanno loro propria la verità dei fatti, moltiplicando gli aspetti di una medesima realtà. Ogni parte dispone la narrazione secondo lo sguardo di uno dei protagonisti. Inesorabilmente legati, i loro destini si incrociano. Sul filo del racconto si organizza una rete di scambi attorno a cui l’identità individuale sfuma a vantaggio dell’affermazione della comunità con i suoi codici e valori, quelle di una famiglia eteroclita come la descrive l’artista. The creek è il momento che riunisce il gruppo e lo organizza in un’unica entità. L’intimità dei rapporti fra i personaggi è arricchita e sostenuta da un’ambientazione sonora specifica per ciascuna parte del film. Composta dal gruppo Honey for Petzi, la colonna sonora è stata elaborata su misura, suonata e registrata dal vivo sullo scorrere delle immagini: una performance alla maniera dei primi rumoristi del cinema. Questo processo creativo illustra un approccio intuitivo all’immagine mirante a produrre una “texture”, una impressione tattile dello spazio sonoro grazie alla miscela delle melodie, dei suoni e dei fruscii della natura che conferisce un’energia primordiale alle immagini. Queste “ballate” suscitano un’ atmosfera ipnotica e divengono, secondo Emmanuelle Antille, l’alter ego musicale2dei personaggi, tratteggiando un tema per ciascuno di essi, nel senso di una voce fuori campo melodica… Filmati sulla scena di un club di strip-tease, i musicisti sono accompagnati da uno dei personaggi della finzione, la figura dell’angelo che interpreta una canzone malinconica. Queste sequenze, inserite nella continuità del film come dei piccoli interludii o come altrettanti respiri3 scandiscono il ritmo della narrazione con una temporalità alternativa al resto del film. In questo modo l’artista eleva il gruppo e le loro composizioni al rango di narratore nel contempo immaginario e onnipresente. I quattro episodi del film funzionano come una famiglia ma anche in modo autonomo. Un film genera le sue necessità4, sulle quali l’artista può operare e alle quali può rispondere. Il lavoro di Emmanuelle Antille consiste nel comporre una struttura narrativa, uno spazio tangibile e inglobante che si articola attorno al crescendo delle emozioni5, così come avviene in un dramma teatrale. Invitato a provare l’intimità delle relazioni che legano i protagonisti e catapultato al cuore di un intrigo di cui scopre i moventi, lo spettatore si confronta con gli effetti della “liberazione delle passioni” (secondo Aristotele), della catarsi come acme della narrazione. In sintesi, Angels Camp si caratterizza per un insieme di lavori costituiti da un lungometraggio, da una serie di ritratti fotografici, da una installazione sonora e video, da oggetti, così come da un romanzo. Questo progetto nella sua forma integrale è presentato nel padiglione svizzero della Biennale di Venezia. E’ a partire dal film che Emmanuelle Antille ha realiz- zato, associando i differenti supporti, una installazione complessa nella quale il pubblico è invitato a percorrere l’universo onirico dell’opera. Contrariamente al film, che possiede un modo di esistere e uno spazio-tempo autonomi, il dispositivo dell’installazione suggerisce un’architettura immaginaria, caricata di una memoria, nella quale lo spettatore diviene l’attore privilegiato dell’incontro intemporale di tutti i personaggi. Crocevia interattivo tra le immagini e lo spettatore – sommerso dalla dimensione delle proiezioni simultanee – l’installazione è un modo di (rap)presentazione frammentaria della fiction che preesiste ad essa. Concepita per materializzare un rapporto immediato e fisico con l’immagine, essa è necessaria all’artista per comprendere i meccanismi emozionali e narrativi6 e concretizzare gli scambi tra l’opera e il pubblico. Usando la decostruzione del racconto come modalità di funzionamento, l’installazione diventa il contesto e il ricettacolo ideale della catarsi ricercata dall’artista. Come dice uno dei personaggi alla fine del film: “Angels Camp, era il posto che ci legava. Un luogo dove avevamo sotterrato i nostri sogni, la nostra verginità, e tutte le altre cose perdute che non rivedremo mai più.” Celya Reverdin Storica dell’arte Giornale “24heures”, 9.01.03, conversazione Emmanuelle Antille campeggia con gli angeli, Françoise Jaunin id. 3 Cartella stampa, Biennale di Venezia 2003 4 Conversazione con Emmanuelle Antille, Jean-Luc Manz e Franz Treichler, gennaio 2003 5 id. 6 id. 1 2 UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Emmanuelle Antille Emmanuelle Antille Born in Lausanne, Switzerland, in 1972. 1991–1996 1997–1998 Ecole Supérieure d’Art Visuel, Geneva. Rijksakademie van Beeldende Kunsten, Amsterdam. Solo exhibitions (selection): 1998 Training Lounge, Attitudes, Geneva. 1999 Until nothing can reach us, Kunsthaus Glarus, Glarus. Change is Good, Fridericianum Museum, Kassel. Reflecting Home, Galerie Akinci, Amsterdam. 2001 Wouldn’t it be nice, Extra Muros, Fri-Art, Fribourg. As deep as our sleep, as fast as your heart, Galerie Hauser&Wirth&Presenhuber, Zurich. Night For Day, Art Unlimited, Basel. 2002 Lee’s Season, Galerie Akinci, Amsterdam. Galerie Art&Public, Geneva. Contemporary Art Center, Vilnius. Imago 02, Salamanca. 2003 The Renaissance Society, Chicago. Group exhibitions (selection): 1998 Trapdoor, MK Expositieruimte, Rotterdam. Seamless, De Appel, Amsterdam. Galerie Akinci, Amsterdam. Cairo Youth Salon, Akhenaton Art Center, Cairo. 1999 Failure, W 139, Amsterdam. Young, Fotomuseum Winterthur, Winterthur. Amnesic Cinémas, Galerie du Bellay, Haute-Normandie Exposition Prix Fédéraux des Beaux-Arts 99, Kunsthalle, Zurich. 2000 Pulsions, Centre Culturel Suisse, Paris. Wouldn’t it be nice, Montevideo, Amsterdam. Over, Gallery Akinci, Amsterdam. Prophecies, Swiss Institute, New York. Only Connect, FRAC, Nord-Pas de Calais, France. Review video + film contest, Migros Museum, Zurich. Les trahisons du modèle, Luxembourg/Le Havre. Insensatezza, Fondazione Teseco, Pisa. Exposition Prix Fédéraux des Beaux-Arts 2000, Fri-Art, Fribourg. 2001 Digital Room, Photographic Center, Copenhagen. Tell it like it is, Galerie Diehl Vorderwuelbecke GmbH, Berlin. Ante Prima Bovisa, Milano Europa 2000, Milan. Helle Nächte, Bottmingen/Basel Casino 2001, Stedelijk Museum S.M.A.K., Ghent. M Family, Museum für Gegenwartskunst, Zurich. Psycho-Bobble, Galleria Raucci/Santamaria, Naples. Between Fantasy and Pleasure, University of Arizona, Tucson. 2002 2003 non-places, Kunstverein, Frankfurt. Video Lounge, Fondazione Adriano Olivetti, Rome. Another Swiss Version, Galerie Museum Bozen-Bolzano. Flirt, SMART Project Space, Amsterdam. Tell me (1), CC Ter Dilft, Bornem. 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Night for Day, video film of 23’, colour/sound, 2000. As deep as our sleep, as fast as your heart, video installation, colour/sound, 2001. Eternal Flame, video installation, colour/sound, 2001. Lee’s Season, video film of 26’, colour/sound, 2001. Come as a friend, video installation, colour/sound, 2001-2002. Angels Camp, video film of 80’, colour/sound, 2001-2003. By the river, video film of 16’, colour/sound, 2001-2003. The red cabins, video film of 21’, colour/sound, 2001-2003. From the woods, video film of 18’, colour/sound, 2001-2003. The creek, video film of 21’, colour/sound, 2001-2003. Angels Camp – Into the purple circle, video installation, colour/sound, 2003. Publications: La construction du radeau, Emmanuelle Antille and Marc Göhring in: Revue de Littérature Générale, Digest no. 2, Editions P.O.L., Paris 1996. Exhibits-pièces à conviction, Emmanuelle Antille, Amsterdam, 1997. Radiant Spirits. 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Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger I giardini misteriosi di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger sono una coppia di artisti; dal 1997 lavorano a progetti comuni. Gerda Steiner è nota come autrice di pitture murali di grandi dimensioni, che per le linee curve e i colori decisi ricordano i motivi psichedelici degli anni sessanta. Jörg Lenzlinger si è specializzato nella sperimentazione con l’urea prodotta industrialmente la quale, dopo i suoi trattamenti, si deposita in concrezioni variopinte e paesaggi cristallini. Insieme hanno elaborato spaziose installazioni composite, piccoli paesi delle meraviglie che narrano le loro storie con fascino giocoso e ironico ammiccamento. Cristalli Dalla gola di un’oscura caverna, nelle cui profondità luccicano denti di stalattiti e stalagmiti, scorre una rossa lingua di mare: Il mal di denti del romanticismo (Les maux de dents du romantisme), così era intitolato il contributo di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger all’esposizione Pulsions presso il Centre Culturel Suisse (Parigi, 2000), un gioco ironico con la fantasia paesaggistica antropomorfa. Il mal di denti torturava le fauci spalancate della caverna e la saliva rossa, inizialmente fluida, a poco a poco andava solidificandosi nel corso dell’esposizione fino a divenire fragile cristallo. Il processo della cristallizzazione ha un ruolo centrale in molte opere di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger e vi conferisce una dinamica del tutto propria: a seconda di come è preparata la soluzione salina e del grado di evaporazione, i cristalli crescono più o meno rapidamente, grandi o piccoli, dal colorato liquido di coltura. Se all’inizio la soluzione si presenta come un’acquetta che scorre allegra, con il procedere della cristallizzazione si allarga in una lenta e scintillante fissità. Nel caso di un sufficiente apporto di soluzione salina fresca, essa pian piano prende possesso dello spazio e, continuando a crescere, finisce per ricoprire tutto con un’immagine congelata della sua nascita. Sono belli, questi giardini di cristallo, anche se un po’ inquietanti. La Heimatmaschine (“macchina per la fabbricazione della patria”) che gli artisti hanno messo in funzione per Expo 02 a Moraz era, più ancora che un giardino di cristallo, un enorme organismo pulsante. Come in un sistema circolatorio la macchina pompava urea attraverso innumerevoli tubi nutrendo gli organi della memoria: le piante, il giocattolo, gli scaffali con oggetti di uso domestico e altro. Su tutto si è andato lentamente depositando uno strato protettivo di cristallo variopinto. L’aspetto organico-vitale di questo processo era particolarmente evidente nell’opera Kristallisator: ogni notte, col calare della temperatura, si formava un piumaggio di bianco cristallo costituito da sottili aghi di sale, che si scioglieva poi con il riscaldamento pomeridiano, come un cuore che pulsi al ritmo del giorno. Nervi Con i Sistemi neurovegetativi (Galerie Stampa, Walchenturm, CAC Cincinnati, 2001) Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger hanno trasformato la circolazione di sostanze nutritive in un grande organo sensibile: una rete di tubi, cavi e vasi colorati provvede a far giungere il succo nutritivo e gli impulsi dei centri nervosi ai rami, alle piante e ai fiori che pendono nello spazio. Come nel Viaggio allucinante attraverso il corpo i visitatori percorrono le viscere di questi meravigliosi mondi organici, seguono il corso delle fibre nervose e delle arterie le cui terminazioni sbocciano in un trionfo lussureggiante di fiori e piante esotiche. E similmente a un sistema nervoso organico anche quello “vegetativo” di Steiner e Lenzlinger cela delle memorie, risvegliate dai profumi, dai rumori e dai luoghi della narrazione. Si pensi ai piccoli altari ipogei consacrati alle storie che accompagnarono il tricheco Lolita nel suo viaggio verso il museo di storia naturale di Madrid (Casa Encendida 2003). Storie che parlano di lontananze, ma anche di emigrazione e di come si possa improvvisamente arenarsi nel posto sbagliato, un luogo al quale si appartiene tanto poco quanto un tricheco a Madrid. Miracoli La chiesa barocca di San Staë sul Canal Grande, nella quale dal 1990 la Svizzera è solita organizzare un’ esposizione collaterale a quella per la Biennale di Venezia, è come ogni chiesa un luogo di esperienze mistiche e di miracoli. Per esempio il miracolo di s. Eustachio, patrono della chiesa, illustrato su una pala d’altare laterale: al cacciatore e condottiero imperiale durante una battuta venatoria appare un cervo, che porta tra i palchi l’immagine del Crocifisso circonfusa da raggi luminosi, operando con ciò la conversione del cacciatore. L’installazione di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger non aggiunge un nuovo capitolo a questo luogo di storie miracolose, ma si limita a inscenare il miracolo direttamente come esperienza mistica, formando un contrasto con l’ambiente alquanto severo e freddo della chiesa: una pioggia di piante cade dal soffitto pervadendo l’ambiente, un giardino calante – simile a un respiro trattenuto – che in certe parti si trasforma in un mare di cristalli colorati. Le visitatrici e i visitatori sono invitati a muoversi liberamente nell’ambiente e a ricevere una pioggia fecondatrice a partire da un letto posto al centro dell’installazione. Andreas Münch Accompagna questa esposizione il libro Miracoli buoni e stupidi di Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger. Esso unisce coppie di immagini a circostanze curiose occorse durante i loro viaggi e a installazioni, completate da resoconti su miracoli scritti da autori diversi. A cura dell’Ufficio federale della cultura, Berna, per i tipi della casa editrice Lars Müller, Baden. ISBN: 3-3778-009-6. Prezzo CHF 45.– / € 30.– UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger Le nuove macchine del tempo E se avesse ragione chi teorizza una dimensione di eterno presente, svincolata dal concetto di successione temporale, dove domina esclusivamente la contiguità spaziale? Chi profetizza che la storia conoscerà la sua fine cedendo il passo a un onnicomprensivo equilibrio tra crescita e collasso? Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger hanno creato immagini che bene si accompagnano a questi interrogativi di scottante attualità che tuttavia rimangono senza risposta. Le loro installazioni ruotano intorno al processo della cristallizzazione. Mutano nel corso del tempo espositivo. Crescono, fioriscono, si solidificano e coprono i loro supporti con incrostazioni di cristalli policromi. Avvolgono le strutture architettoniche circostanti e i visitatori in una trama affascinante e seducente. Natura e artificio, apparecchiatura e organismo sono tessuti insieme inseparabilmente. Sono belle da togliere il respiro, queste installazioni, ma al contempo emanano un alito di era glaciale eterna. Nei classici romanzi di fantascienza le macchine del tempo servono a muoversi liberamente tra passato e presente. Questi mezzi di trasporto lineari sono spariti negli anni sessanta assieme alla fede nel progresso per fare spazio alla descrizione di processi antropici. Così i personaggi del romanzo di J.G.Ballard The Crystal World (1966) diventano testimoni, in una qualche foresta vergine, di come le cose comincino a cristallizzarsi. Sono affascinati dalla misteriosa bellezza di questa mutazione, sebbene intuiscano che presto l’intero pianeta vi soggiacerà, irrigidendosi. L’arte di Steiner e Lenzlinger lascia liberi i visitatori di decidere se l’atmosfera dominante sia ottimista o pessimista. Ma dal momento che coinvolge interno ed esterno, memoria e presente, sogno a occhi aperti e osservazione, essa mette in chiaro che distanziarsi è divenuto ormai impossibile e che l’apparenza non esiste più. Philip Ursprung UFFICIO FEDERALE DELLA CULTURA BUNDESAMT FÜR KULTUR OFFICE FEDERAL DE LA CULTURE SWISS FEDERAL OFFICE OF CULTURE PROMOZIONE DELLA CULTURA SEZIONE ARTI E DESIGN Comunicato stampa, maggio 2003 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, 15 giugno–2 novembre 2003 Contributo ufficiale della Svizzera Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger Selected Solo Exhibitions:*, Selected Group Exhibitions:+ Gerda Steiner born in Ettiswil (Lucerne) in 1967, lives and works in Uster ‘92:* The Wolf in the Washing Machine (Der Wolf in der Waschmaschine), installation, Lucerne ‘93: Cité Internationale des Arts, Paris ‘95: Spent time in Montreal under the iaab international artists exchange program ‘97:* “chew me who can!”, wall painting, Galeria Foksal Warsaw (catalogue) ‘98:* Water, Milk and Vodka (Wasser, Milch und Vodka), wall painting, Kunsthalle Basel (catalogue) ‘99:+“color me blind!”, wall painting, Württembergischer Kunstverein Stuttgart (catalogue) ‘01:* Stomach Wall with Brain Cells (Magenwand mit Hirnzellen), wall painting, Stadthausgalerie Münster (catalogue) Jörg Lenzlinger born in Uster (Zurich) in 1964, lives and works in Uster ´88 * The Salt of Life (Das Salz des Lebens) Galerie Binz 39, Zurich ‘89 -’99 Performances with Patrick Siedler ‘92* Soundless Laws (Lautlose Gesetze), Kunst Europa, Künstlerhaus Dortmund (catalogue) ‘94+ Collages (Collagen), art project with soldiers, Asmara, Eritrea ‘96+ Turbulent landscape, crystal garden, The Exploratorium, San Francisco ‘97+ Sensitive chaos, ICC, Tokyo (catalogue) + Discland-Snowscape, stalactites room, Eisenwerk Frauenfeld Collaboration between Gerda Steiner and Jörg Lenzlinger since 1997 1999: Artists in Residence, Queen’s College Melbourne 2000: * Drink, oh Heart, from the Abundance of Time! (Trink, oh Herz, vom Überfluss der Zeit !), a Plant Nursery in the Kunsthalle Winterthur + The Toothache of Romanticism (Les maux de dents du Romantisme), a grotto for Pulsions, Centre Culturel Suisse Paris (catalogue) + Night Garden (Nachtgarten) for Powersources, Fri-Art, Fribourg + The Tug of War (Die Zerreissprobe) for Fleurs, Museum zu Allerheiligen Schaffhausen (catalogue) * Picnic beside the Fountain of Youth – Ageing is relative (Pique-nique au bord de la Fontaine de Jouvence – vieillir est relatif), Attitudes, Geneva + Oasis (Oase), a resting place for tired hikers for Bleibe, Akademie der Künste Berlin (catalogue) * Tests of Courage (Mutproben) for Portes-ouvertes, Basel 2001: * Glacial Luck and Nerve Warmers (Gletscherglück und Nervenwärmer), Galerie Stampa, Basel * The seed sounds of the vegetative nervous system at the hydroponic nectar lakes, CAC Cincinnati (catalogue) + Nature Park Montreal, Circa, Montreal + Grey matter (s’Oberstübli) for mind sediments, Kunstraum Walcheturm Zurich 2002: + The Homeland Machine (Die Heimatmaschine) for Heimatfabrik, Expo’02 Murten + Sleeping Seeds (Schlafende Samen) for Swiss Art Awards, Basel * The Day after the Gravel Pit (Der Tag nach der Kiesgrube) for Art unlimited, Galerie Stampa, Basel + Biosphere 3 (Biosphäre 3) for Kultur hin und her, Altdorf + Lift-up for Public Affairs, Kunsthaus Zurich (catalogue) 2003: * How the Walrus got to Madrid (Cómo llegó la morsa a Madrid), a room for the walrus Lolita in the Casa Encendida, Madrid (catalogue) * We are looking for an old Gravel Pit and an old Plant Nursery (Wir suchen eine alte Kiesgrube und eine alte Gärtnerei), in a sunny place