IL METODO ZONALE DI ANSEL ADAMS di Roberto Pacciani

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IL METODO ZONALE DI ANSEL ADAMS di Roberto Pacciani
Il metodo zonale
Introduzione
Esposizione
Latitudine di posa e gamma dinamica
Sviluppo
La scala di Adams
Impiego del metodo
Esempi
www.rifredimmagine .it – Via delle Panche 212 - 50141 Firenze
Introduzione
¾ Introdotto da Ansel Adams (1902-1984) intorno agli anni ‘30
¾ E’ un metodo scientifico per rappresentare la massima scala tonale di un
immagine, capace cioe’ di comprendere sia i dettagli in ombra, sia quelli presenti
sulle luci
¾ Rappresenta uno straordinario mezzo di espressione artistica, in quanto
formisce uno strumento di scelta interpretativa e quindi comunicativa da parte
del fotografo
¾Si fonda sul concetto di previsualizzazione: “…visualizzare un’immagine [..]
consiste nell’immaginarla, ancor prima dell’esposizione…” (Ansel Adams, “La
fotocamera”).
¾ Nasce ed e’ destinato preminentemente al bianco e nero
¾ Coinvolge tutte le successive fasi della produzione di un’immagine: dallo
scatto, allo sviluppo, alla stampa.
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L’esposizione
¾ L’esposizione (reflex) riguarda la misura della quantita’ di luce che - riflessa
dal soggetto - giunge - attraverso l’obiettivo - a colpire il piano focale su cui giace
l'elemento sensibile.
¾ E’ funzionale all'ottenimento di
un'immagine leggibile, in cui i
valori tonali siano correttamente
bilanciati.
¾ Faremo riferimento al metodo
di lettura puntuale (tipo spot)
¾Questa fornisce la coppia
tempo/diaframma necessaria per
ottenere, nella zona letta, la
luminosita’ del grigio medio (o
grigio 18% o grigio Kodak)
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L’esposizione
¾ L’esposizione corretta NON ESISTE!!! lo stesso soggetto puo’ assumere
significati diversi a seconda di come viene letto, interpretato e quindi esposto.
¾ Esporre significa
scegliere…interpretare la propria
percezione visiva in modo tale che
il grado di luminosita’ degli
elementi della composizione
concorra a comunicare il
messaggio desiderato
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Latitudine di posa e gamma dinamica
Alta Luce
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Bassa Luce
Latitudine di posa e gamma dinamica
¾
¾
Latitudine di posa: fa riferimento
alla scena inquadrata e riguarda
la differenza di esposizione (in
diaframmi) fra le zone a piu’ alta e
piu’ bassa luminosita’
Gamma dinamica: riguarda
l’elemento sensibile e
rappresenta l’ampiezza del campo
di diaframmi (fra le basse e le alte
luci) compreso fra i due
estremiche esso e’ in grado di
riprodurre con un livello di
dettaglio apprezzabile
Gamma dinamica:
¾
Pellicole negative b/n
¾
Negative colore
¾
Sensori
¾
Diapositive
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Latitudine di posa e gamma dinamica
¾
Supponiamo che per riprendere una determinata scena, si effettui la lettura
della luce in una zona di luminosita’ media. Potranno allora aversi due casi:
¾
La fotografia presenta delle zone di ombra e di alta luce in cui I dettagli
sono ancora ben leggibili. Cio’ significa che la pellicola/sensore ha ben
tollerato le differenze di esposizione fra la lettura media e le luminosita’
estreme dell’inquadratura (gamma dinamica uguale o maggiore della
latitudine di posa dell’inquadratura)
¾
La fotografia si presenta con ombre chiuse e/o alte luci bruciate: La
latitudine di posa dell’inquadratura eccede la gamma dinamica della
pellicola sensore.
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Lo sviluppo
¾
Genericamente indica la successione delle fasi di rivelazione e fissaggio
che consentono di trasformare l’immagine latente presente sul film in una
immagine negativa che poi potra’ essere stampata su carta.
¾
La durata della permanenza del film nel bagno di rivelazione e la
temperatura di quest’ultimo influenzano la gamma tonale ottenibile
nell’immagine negativa
¾
L’ azione del bagno di rivelazione si esplica maggiormente nelle zone piu’
colpite dalla luce che sul negativo sono quelle piu’ scure (o, piu’
correttamente, quelle piu’ dense).
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Lo sviluppo
¾
Un sovrasviluppo tende ad indurire il contrasto e produce una
contrazione della della gamma dinamica
¾
Un sottosviluppo ammorbidisce il contrasto e tende all’allargamento
della gamma dinamica
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La scala di Adams
¾
Gamma tonale suddivisa in 11 zone. La differenza di luminanza fra una
zona e la successiva corrisponde a un diaframma. A diaframma fissato
(scelta della profondita’ di campo) ad una zona corrisponde un tempo di
esposizione doppio rispetto alla precedente.
¾
Zona 0: nero puro
¾
Zona V: grigio 18%
¾
Zona X: Bianco puro
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La scala di Adams
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Impiego del metodo zonale
¾
Esporre significa quindi porre la zona letta nella Zona V della scala
adamsiana (Scelta del grigio medio!)
¾
L’esposizione dell’intera scena ruotera’ attorno alla coppia
tempo/diaframma fissata dalla lettura: gli altri valori di luminanza presnti
nella scena si distribuiranno di conseguenza nella scala adamsiana
¾
Se la latitudine di posa e’ interamente compresa nella scala, le alte luci
dovrebbero cadere in Zona VII-VIII e le ombre in Zona II-III
¾
Esiste un’unica coppia tempo/diaframma capace di garantire tale
distribuzione delle luminanze
¾
Se la latitudine di posa e’ troppo ampia occorre apportare delle correzioni
¾
Lo stesso accade se vogliamo traguardare invece del grigio 18% un
differente valore di luminanza (Es. Il bianco)
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Impiego del metodo zonale
Operativamente:
¾
Si espone per il grigio medio
¾
Si verificano le letture di luci e ombre
¾
In base alla differenza in diaframmi fra queste e la lettura media si
determinano le zone in cui cadranno ombre e luci
¾
Se ombre e luci non cadono nelle zone opportune si corregge tramite una
diversa scelta del grigio medio
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Impiego del metodo zonale
E se, dopo aver individuato l’esposizione per la Zona V dovessimo verificare che
la gamma di luminanze cade al di fuori delle Zone limite (troppo ampia
latitudine di posa)?
Si puo’ regolare la gamma dinamica del negativo modificando il tempo di sviluppo
¾
Se le alte luci cadono fuori delle Zone Limite dovremo sottosviluppare
¾
Se sono le ombre a cadere fuori dovremo sovrasviluppare
Di quanto?
¾
Di un numero di unita’ di tempo pari, in diaframmi, a:
Zona desiderata - Zona di caduta
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Esempi
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V
Esempi
VIII
II
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V
Esempi
VIII
II
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Esempi
X
VIII
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V
Esempi
Zona VIII - Zona X = -2 Zone = -2 fstop
(tempo di riduzione del bagno di sviluppo)
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Esempi
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