saturnalia - Liceo Classico Dettori

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saturnalia - Liceo Classico Dettori
SATURNALIA
Nell’antica Roma i Saturnali erano feste religiose dedicate al dio Saturno.
Saturno è un antico dio italico, identificato con il dio Crono del pantheon greco e con il dio Baal dei Fenici.
Il mito racconta che Saturno si rifugiò in Italia, quando Giove/Zeus lo detronizzò e lo cacciò dall’Olimpo, il
monte degli dei. Il dio fu accolto dagli abitanti del Lazio e si stabilì sul colle Capitolino, dove fondò un
villaggio fortificato nel luogo in cui sarebbe sorta Roma. Nel periodo in cui Saturno regnò, il Lazio fu
prospero e felice, perché Saturno portò la civiltà, fece conoscere l’agricoltura e diede le prime leggi ai primi
abitanti dell’Italia, gli Aborigeni (i figli degli alberi), che vivevano senza leggi e si nutrivano di frutti
selvatici.
Per tutta l’età di Saturno gli uomini coltivavano la fertile terra senza fatica e senza affanni nel cuore. Questo
periodo prese il nome di età dell’oro, come l’età di Crono nel mito greco delle cinque età raccontato da
Esiodo nel poema Opere e Giorni, vv.111-120.
A Saturno erano dedicati i ludi chiamati Saturnalia, feste religiose che duravano dal 17 al 23 dicembre, in
cui si ricordavano i bei tempi dell’età dell’oro, dove tutti erano felici e non c’erano differenze sociali.
Durante i Saturnalia si ribaltavano perciò i ruoli e tutte le convenzioni sociali: per tutta la festa uno schiavo
faceva il re, rivestendo il ruolo di nuovo Saturno, e poi veniva sacrificato (come succede ancora nel
Carnevale con re Giorgio, chiamato a Cagliari Cancioffali). Infatti a Saturno in origine si dedicavano
sacrifici umani, fino a quando, dice la leggenda, Ercules (Ercole), passando dal Lazio, convinse gli abitanti a
non sacrificare vite umane, ma a offrire piuttosto statue di argilla e ceri accesi.
Nei giorni dei Saturnali c’era l’usanza di scambiarsi doni (candele, noci, datteri, dolci di miele) e, nella
Roma imperiale, durante questa festa le scuole restavano chiuse. Per la popolazione, che in gran parte
svolgeva il lavoro agricolo, con i Saturnali iniziava un periodo di riposo, in attesa della primavera.
Durante i Saturnali gli schiavi non avevano obblighi verso i loro padroni e tutti potevano andare in giro
mascherati.
Il primo giorno della celebrazione religiosa si svolgeva una processione fino al tempio di Saturno, eretto ai
piedi del Campidoglio (il Colle Capitolino), dove si facevano sacrifici su un altare, si accendevano le
candele, s’imbandiva un grande banchetto, al quale tutti erano invitati, e ci si scambiavano gli auguri con
un brindisi.
Vi era l’uso di giocare ai dadi (la tombola), un modo per predire il futuro attraverso i numeri. E solo
durante questa festività era concesso a Roma il gioco d’azzardo.
Nel solstizio d’inverno, il 21 dicembre, quando le giornate iniziano a riallungarsi e la luce vince sulle
tenebre, si vegliava per tutta la notte, per attendere e salutare la nascita del Sole nuovo.
Quando a Roma giunse il culto di Dioniso, introdotto dai Greci, con le festività dei Saturnali si ricordava
anche l’ eterna giovinezza di questa divinità e si regalavano tre piante sempreverdi: il mirto, l’alloro e
l’edera. Da quel momento Saturno e Dioniso vennero festeggiati come le divinità del ciclo delle stagioni e
della vita. Dioniso è infatti un dio che rappresenta la forza generatrice
della natura.
Come possiamo notare, la festività dei Saturnali ricorda per molti
aspetti il Natale cristiano: le luci e le luminarie, i pranzi e i cenoni, la
consumazione di datteri, noci e dolci, lo scambio di doni, i brindisi e
gli auguri, i giochi con i numeri, la chiusura delle scuole, le vacanze
dal lavoro. Ma altri aspetti dei Saturnalia, come il ribaltamento dei
ruoli e l’allegria sfrenata, sono invece presenti nel nostro Carnevale,
che si festeggia dal 17 gennaio e finisce con l’inizio della Quaresima.