L`avventura del Poseidon

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L`avventura del Poseidon
Mare&Cinema
L’avventura del Poseidon
Roberto Valentini
Giornalista
C
he furbo quel Wolfang Petersen ,
tedesco dalle ascendenze scandinava, di cultura mitteleuropea, eppure saldamente legato, da oltre venti anni, alla macchina produttiva hollywoodiana. Con un occhio guarda,innanzitutto, ai
risultati del box-office, mentre con l’altro
cerca una valenza estetica, più vicina al
gusto europeo. Con Poseidon è ritornato
al suo primo amore: il mare, drammatizzando al massimo un copione già ricco
nella sceneggiatura di suspense, e tratto
da un romanzo di Paul Gallico, che ebbe,a
suo tempo,un buon successo.
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Uscito sui nostri schermi a giugno il film
ha fatto incassare alla Warner, in Italia, oltre 5 milioni di euro, dopo i ricavi più che
soddisfacenti ottenuti nel resto d’Europa.
Ovviamente in questa pellicola si affonda
a piene mani nella “mitologia americana”
fatta di eroi buoni e di avversari cattivi, di
grandi catastrofi (chi non ricorda il primogenito della serie: L’inferno di cristallo?) e
di eroismo da fumetto da parte dei protagonisti. A volerlo criticare, sotto questo
aspetto, il film rientrerebbe nelle pellicole
vietate ai maggiori di 18 anni, ma considerando l’angosciante suspense, la verosi-
miglianza degli effetti speciali e la grandiosità del tutto, il giudizio diviene più morbido con l’ attenuante data dal fatto che i
film di cassetta sono rivolti al grande pubblico, che ,a sua volta, vuole forti emozioni e l’immancabile happy end. Alla fine
muoiono tutti e i soli a salvarsi, dopo innumerevoli peripezie, sono solo i protagonisti. La premessa fatta sulla predilezione di
Petersen verso l’elemento acqua, in particolare quella oceanica, nasce dal suo primo grande successo internazionale: quel
“Das Boot 96” girato nel 1981, a tutt’oggi,
il più grande successo cinematografico
tedesco del dopoguerra, corredato di due
candidature agli Oscar. Girato negli studi
di Monaco della Bavaria Film con una
equipe di tecnici e maestranze di buon livello, “Das Boot” ambientato nella seconda guerra mondiale raggiunge vette
estreme di terrore claustrofobico nell’episodio in cui i sommergibilisti tedeschi
sfuggono alle navi da guerra della Royal
Navy sotto una martellante pioggia di
bombe di profondità. Girato interamente
con una macchina a spalla nell’angusto
ventre dell’U-Boot, ricreato dagli scenografi,le sequenze indugiano sui primi piani
degli uomini dai visi contratti dal terrore
nella penombra data dalla fioca luce delle
lampade d’emergenza. Un film di grande
tensione da rivedere in videocassetta.
Dopo questo fortunato esordio la sirena
hollywoodiana attirò Petersen affidandogli fantasy e thriller come “La storia infinita”, “Virus letale” e “Air Force One”, ma
seppe sfruttare sapientemente il ritorno
nostalgico alle sue acque affidandogli la
regia di “Perfect storm-La tempesta perfetta” con il divo George Clooney. Una
storia vera; la scomparsa, nel 1991, di un
peschereccio con sei uomini a bordo al
largo delle coste del New England, durante una tempesta provocata da una combinazione di fattori così rara che i meteorologi definirono “perfetta”.. In una vasca
enorme della Warner di Los Angeles il cast inondato da valanghe d’acqua non potè
fare ricorso a controfigure per le riprese
“strette” e si portò in esterni sfruttando
l’occasione di un vero tifone e dove nessuno si salvò ...dal mal di mare.
Era l’anno 2000, e guarda caso, Dino e
Marta De Laurentiis affidarono al giovane
ma già esperto Jonathan Mostow la regia
di “U-571” che ricalcava il “cult”tedesco
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firmato da Petersen mentre la Paramount
produsse l’ottimo“Caccia a Ottobre rosso” con la regia di John Mc Tiernan che
aveva attirato nelle sale anche il pubblico
femminile grazie all’imponente presenza
di Sean Connery. Ottobre rosso era il più
moderno sottomarino della flotta sovietica, dotato di un rivoluzionario sistema di
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propulsione che lo rendeva silenzioso e
difficilmente individuabile. Ma quando il
comandante (l’ormai ex 007 già semicalvo
e con tanto di barba fluente) decise di disertare e di consegnarsi agli americani divenne preda di una caccia spietata da
parte dei russi e degli stessi americani
che temevano un attacco nucleare a sor-
presa. Tratto da un best-seller di Tom
Clancy che ha venduto ben sei milioni di
copie,il film ha una sua verosimiglianza
con la realtà in quanto gli equipaggi erano
composti, non da comparse, ma da autentici sommergibilisti della marina militare
statunitense. U-571, girato in esterni a
Malta e in interni nello studio 15 di Cinecittà,il più grande d’Europa, invece è ambientato nella seconda guerra mondiale e
ricalca, compresa una certa retorica, gli
stereotipi precedenti senza mai arrivare
ad eguagliarli tanto da ottenere critiche
poco favorevoli. Buoni gli interpreti: il veterano Harvey Keitel e l’allora pivellino
Matthew MC Conaughey, oggi star da copertina di giornali femminili per esser stato, per un certo periodo,l’affettuoso compagno di Penelope Cruz e giudicato uno
degli attor più sexy di Hollywood.
E poi venne il successo planetario di Titanic. Film dai molti record: ben 14 nomination all’ Oscar con 11 statuette vinte
tanto per giustificare i quaranta milioni
di dollari che era venuto a costare. Una
sceneggiatura “furba” che inserisce nel
tragico viaggio inaugurale del transatlantico più famoso di tutti tempi una
struggente love story e una colonna sonora da hit parade. Un film giusto uscito
al momento giusto, Titanic è stato subito
amato dal pubblico di tutte le età ed è
sfociato subito nella “Dicapriomania”
ma ha dimenticato ben presto la burrosa
protagonista Kate Winslet.
Buon ultimo questo Poseidon dai super
effetti speciali. Remake di un film di parecchi anni fa ,diretto da Ronald Neame
con Gene Hackman, Shelley Winters e
Ernest Borgnine e con un titolo più a
sensazione: “l’avventura del Poseidon.
Uno di quei film che restano ancorati alla memoria. Quel transatlantico, prossimo alla demolizione,alla sua ultima crociera, durante la notte di Capodanno,
viene investito da un terremoto sottomarino che provoca la morte di quasi
tutti passeggeri. Ma una decina di croceristi,con a capo un sacerdote, cercano di uscire dalla nave, riescono ,alla fine, a salvarsi. Un classico, ormai, del
genere. Poseidon 2006 è un rifacimento,
come è sempre più facile quando vengono a mancare idee nuove, che prende
in prestito l’idea di un lussuoso transatlantico con migliaia di persone a bordo,
colpito da un’onda anomala. Le prime
immagini, grazie al computer, ci mostrano una delle imbarcazioni più belle nel
suo genere, alta più di un palazzo di 20
piani, con 8oo cabine e una dozzina di
ponti passeggeri. Qualcosa di simile a
Musica, l’ultima nata fra le navi italiane
da crociera lunga circa 300 metri con 13
ponti e una capienza di tremila passeggeri. Quando il Poseidon investito dall’onda anomala , si rovescia,il comandante fa chiudere le paratie e prova a sigillare gli scompartimenti per rallentarne l’affondamento. La nave emette
profondi gemiti metallici, man mano che
cedono i sostegni e l’acqua lentamente
la trascina verso il fondo. Come un’enorme bestia ferita a morte dove tutto implode, brucia e affonda. Il film si snoda
così in un’angosciante corsa dei prota-
gonisti, fra sorprendenti effetti speciali,
in cerca della salvezza dal salone delle
feste su su fino a ...riveder le stelle. Il ritmo estremamente sostenuto ammorbidisce il nostro senso critico nei confronti di alcune situazioni che finiscono per
essere poco credibili facendoci tenere,
in questa estenuante corsa verso la salvezza,con il fiato sospeso per un’ora e
quaranta minuti.
Onde anomale esistono - afferma il regista in una recente intervista: queste che
un tempo erano leggende di mare,questi
veri e propri muri d’acqua,così descritti da
testimoni oculari,sono diventate in anni
recenti oggetto di analisi scientifica grazie alla tecnologia satellitare dell’ESA (
Agenzia Spaziale Europea). A lungo sospettate, senza prove, di essere la causa
di un numero imprecisato di disastri oceanici, sono oggi ritenute responsabili di
danni alla imbarcazioni da crociera e alle
piattaforme petrolifere grazie alle ricerche avviate negli anni Novanta.
I rapporti radar provenienti da un campo
petrolifero nel Mare del Nord indicano
quasi 500 onde anomale negli ultimi dodici anni e, cosa più grave, l’ESA ritiene che
potrebbero essere queste la causa dell’affondamento di molte delle duecento
petroliere colate a picco negli ultimi venti
anni, circostanza genericamente attribuita alla difficili condizioni meteorologiche.
Un esempio rilevante è quello della petroliera Munchen di 43 mila tonnellate, rovesciatasi nell’Atlantico nel 1978 senza sopravissuti. Nel 1995 la nave da crociera
Queen Mary 2 è stata più fortunata,scampando per poco, durante un uragano, ad
uno scontro con un’onda alta circa 30 metri. Sebbene gli scienziati menzionino come probabile origine le forti correnti che
fanno convergere i flussi naturali degli
oceani in una singola forza, ci sono anche
casi di onde anomale che si sviluppano in
assenza di forti correnti, venendo fuori letteralmente dal ...Nulla.
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