COMUNE DI BARI TEATRO COMUNALE "NICCOLO` PICCINNI"

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COMUNE DI BARI TEATRO COMUNALE "NICCOLO` PICCINNI"
COMUNE DI BARI
TEATRO COMUNALE "NICCOLO' PICCINNI"
PROGETTO ESECUTIVO DEI LAVORI DI
RIPRISTINO E DI ADEGUAMENTO ALLE
NORME DI SICUREZZA E RELATIVA
NORMALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
ELABORATI ESECUTIVI
PER LOTTI E STRALCI DI ATTUAZIONE
serie:
ALLEGATI AMMINISTRATIVI
elab:
CAPITOLATO SPECIALE D'APPALTO
data:
28/09/2007
scala:
tavola:
aggiornamento:
6 am
giugno 2010
progettista incaricato:
prof. ing. arch. Vincenzo Nuzzolese
010
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f
i
rett
via Dalmazia 169 - 70121 Bari - tel/fax: 0805583255
collaborazioni:
rilievo e progetto: dott. ing. Mirella Bindo - dott. ing. Antonio De Giorgi
impianti elettrici e speciali: prof. ing. Giuseppe Cafaro
impianti a fluido: dott. ing. Michele Cisternino
verifica sismica e calcoli strutture in c.a. e acciaio: dott. ing. Maria Anna Manicone
calcoli strutture palchi e orizzontamenti: dott. ing. Stefano De Vito
computo metrico estimativo: dott. arch. Angelo Moccia
elaborazioni grafiche e modellazioni: dott. ing. Giovanni Roberto Runcio
piano di manutenzione ed uso: dott. ing. Maurizio Cramarossa
restauro apparato decorativo, dipinti e arredi: restauratore di beni culturali Kristian Schneider
consulenza storica e museografica: prof.ssa Luciana Zingarelli
committente:
Comune di Bari
Responsabile Unico del Procedimento:
dott. arch. Giuseppe Davide Cusatelli
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Comune di Bari
Provincia di Bari
CAPITOLATO SPECIALE D'APPALTO
Parte I
OGGETTO:
TEATRO COMUNALE "N.PICCINNI" - BARI
LAVORI DI RIPRISTINO E DI ADEGUAMENTO
E RELATIVA NORMALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
PARTE D'OPERA: STRALCIO 1 e STRALCIO 2
COMMITTENTE:
COMUNE DI BARI
Data: giugno 2010
IL TECNICO
prof. ing. arch. Vincenzo Nuzzolese
pag.1
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Art 1.1
OGGETTO, IMPORTO E FINANZIAMENTO DEGLI INTERVENTI
Gli interventi oggetto del presente Capitolato riguardano l'esecuzione di tutte le opere e provviste
occorrenti per eseguire e dare completamente ultimati i lavori di: RIPRISTINO ED ADEGUAMENTO ALLE
NORME DI SICUREZZA E RELATIVA NORMALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI DEL TEATRO COMUNALE
PICCINNI DI BARI, come da progetto generale dell’importo complessivo di € 18.650.000.00, così distinto:
- STRALCIO 1: € 11.727.000,00
- STRALCIO 2: € 6.923.000,00
Il primo stralcio sarà affidato immediatamente, all’esito della procedura aperta.
L’Amministrazione si riserva, ai sensi e per gli effetti dell’art. 204, comma 1-bis, del D.Lgs. 163/2006
e s.m.i., la facoltà di affidare all’impresa titolare dell’appalto concernente il primo stralcio il
secondo, mediante procedura negoziata, nei limiti e con le modalità di cui alla vigente normativa in
materia.
Le opere comprese nello STRALCIO 1 consistono:
- in tutti gli interventi inerenti le strutture, di consolidamento e di risanamento;
- nelle operazioni di riconfigurazione degli spazi finalizzate alle nuove destinazioni;
- in quanto inerente le coperture ed i serramenti esterni;
- nella realizzazione dei nuovi collegamenti verticali;
- nelle predisposizioni impiantistiche (reti e installazioni primarie).
Le opere dello STRALCIO 2 comprendono invece:
- tutte le finiture (lucidatura pavimenti, tinteggiature, trattamenti superficiali, ecc.)
- i serramenti interni;
- tutti gli interventi di restauro (sala e spazi accessori: apparato decorativo, velario dipinto,
ecc.)
- le installazioni scenotecniche;
- i completamenti impiantistici (apparecchiature e terminali);
- gli arredi.
Il tutto come più dettagliatamente specificato in articolo successivo.
Per meglio delineare gli interventi da porre in essere si sono individuati 5 "lotti" distinti
consistenti in 5 zone differenziate di cantiere.
Tali "lotti" comprendono:
- n. 4 zone esterne al Teatro;
- il Teatro nel suo insieme.
I quattro "lotti" inerenti le "zone esterne" risultano relativi:
- lotto A:
-ai nuovi locali impianti ed alle cisterne a piano seminterrato prospiciente via Cairoli;
- lotto B:
- ai nuovi camerini artisti ed al nuovo ingresso artisti su via Piccinni;
- lotto C:
- alla nuova scala con ascensore ed ai nuovi servizi igienici per il pubblico in vani prospicienti il
cortile interno;
- lotto D: gli interventi relativi al sottotetto.
L'ulteriore 5° "lotto" (il lotto E) comprende l'intero Teatro e quindi le opere di ripristino, adeguamento e
restauro previste nello stesso.
La suddivisione in lotti - quali zone differenziate di cantiere e come evidenziati negli elaborati
progettuali - conserva validità in entrambi gli stralci attuativi (Stralcio 1 e Stralcio 2) previsti.
L’intervento è finanziato come segue:
il primo stralcio per € 5.014.000,00 con Fondi PO Fesr 2007/2013 Mis. 4.2, per € 1.549.370,70 con
devoluzione del Mutuo Cassa DD.PP. Pos. 4423271 e per € 5.163.629,30 con residui passivi del
Civico Bilancio;
il secondo stralcio è compreso nel Piano Triennale delle OO.PP..
pag.2
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
L’Amministrazione comunale di Bari si riserva, a suo insindacabile giudizio, nel caso di mancata
erogazione del contributo regionale, di perdita o revoca del finanziamento stesso, per qualsiasi titolo, di
procedere all’annullamento od alla revoca dell’affidamento, senza che ciò comporti pretesa alcuna da parte
del soggetto affidatario. I concorrenti non potranno pretendere alcunché a qualsivoglia titolo, anche
risarcitorio. Allo stesso modo l’aggiudicatario – ove anche disposta l’aggiudicazione definitiva - non potrà
pretendere né l’adempimento in forma specifica né la corresponsione di qualsivoglia somma, a qualsiasi
titolo, anche risarcitorio.
In caso di mancata erogazione, perdita o revoca del finanziamento per fatto non imputabile
all’affidatario dopo la stipula del contratto, è facoltà dell’Amministrazione esercitare il diritto di recesso dal
contratto, previo pagamento delle prestazioni contrattuali già eseguite, escluso il riconoscimento di ulteriori
somme a qualsiasi titolo in favore dell’affidatario.
In caso di risoluzione del contratto per fatto e colpa del contraente che comporti anche la perdita del
finanziamento, lo stesso contraente sarà tenuto anche al risarcimento del maggior danno subito dalla
Pubblica Amministrazione per la perdita del finanziamento stesso.
Nessuna somma potrà essere richiesta all’Amministrazione Comunale, a qualsivoglia titolo, anche di
natura moratoria, per il tempo intercorrente tra la data di spedizione della richiesta di erogazione del
finanziamento, sino alla data di erogazione del finanziamento stesso da parte dell’Ente finanziatore.
Nessuna somma potrà essere richiesta all’Amministrazione Comunale, a qualsivoglia titolo, anche di
natura moratoria, per il tempo intercorrente tra la data di emissione del certificato di pagamento sino alla
data di erogazione del finanziamento stesso da parte dell’Ente finanziatore.
Art. 1.2
PROCEDURA DI GARA, CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE E AMMONTARE DEGLI INTERVENTI
Gli interventi relativi al primo stralcio saranno affidati mediante procedura aperta, ai sensi degli artt. 3,
comma 37, 54 e 55 del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.,
Tali interventi saranno aggiudicati in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi
dell’art. 83 del D.Lgs. 163/2006, sulla base degli elementi di valutazione e parametri – tutti riferiti a
proposte tecnicamente realizzabili nell’ambito dei lavori del primo stralcio - di seguito elencati:
a) offerta economica: punti massimo 60/100.
b) offerta tecnica: punti complessivi massimo 40/100, così suddivisi:
ƒ
b 1) proposte migliorative inerenti in generale l’ottimizzazione
e le eventuali soluzioni migliorative o alternative della fase di
cantierizzazione; ed in particolare, con riferimento alla
sicurezza del Cantiere e dei lavori e alla mitigazione degli
effetti sull’ambiente e sugli spazi confinanti:…………..........
.massimo punti 12
sulla base dei sub-elementi, di egual peso, riportati di seguito
a)
b)
c)
d)
misure per ottimizzare la cantierizzazione;
la programmazione dei lavori, evidenziandone l’impatto in
termini di gestione della sicurezza;
mitigazione delle interferenze con gli uffici confinanti del
municipio e con l’ambiente esterno;
riduzione dell’impatto acustico e contenimento delle polveri.
pag.3
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
b 2) organigramma e curriculum delle figure professionali da
destinare alle attività di coordinamento e controllo del cantiere;
……………………………………............massimo punti 3
b 3) proposte migliorative con riferimento alle dotazioni di
scena ed alla funzionalità teatrale in generale;
...........................................................massimo punti 8
b 4) proposte migliorative con riferimento all’efficienza
energetica e alla sostenibilità ambientale ed agli aspetti di
riduzione degli oneri di manutenzione sia dei materiali che
degli impianti, soggetti all’usura
ed alla frequenza di
utilizzazione
...........................................................massimo punti 6
b 5) proposta concernente le modalità di pubblicizzazione e
documentazione delle diverse fasi di lavorazione;
.......................…………………………..massimo punti 3
b 6) tempo di esecuzione dei lavori;
………………………….………………. massimo punti 8
Le offerte saranno esaminate e valutate da un’apposita Commissione giudicatrice, da nominarsi dopo la
scadenza del termine assegnato per la presentazione delle offerte stesse, ai sensi dell’art. 84 D. Lgs.
163/2006.
La modalità di attribuzione dei punteggi avverrà con il metodo aggregativo-compensatore di cui
all’allegato B del D.P.R. n. 554/99.
Risulterà aggiudicatario del primo stralcio il concorrente che avrà ottenuto il maggior punteggio
complessivo, determinato dalla somma dei singoli punteggi.
Si precisa che gli interventi oggetto del presente capitolato saranno contabilizzati “a misura” e l’offerta
economica dovrà essere espressa mediante ribasso unico sull’elenco prezzi del primo stralcio posto a
base di gara, ai sensi dell’art. 82, comma 2, lettera a) del D.Lgs. 163/2006.
Tale ribasso varrà per il primo stralcio di immediato affidamento e sarà posto quale base ai fini della
procedura negoziata per l’affidamento del secondo stralcio, nel caso in cui l’Amministrazione intenda
avvalersi della facoltà di cui al comma 1-bis dell’art. 204 del D.Lgs. 163/2006.
Non sono ammesse:
ƒ
offerte economiche in aumento;
ƒ
offerte economiche parziali o plurime, condizionate o espresse in modo indeterminato;
In caso di discordanza fra il ribasso percentuale offerto scritto in cifre e quello scritto in lettere, sarà ritenuta
valida l’offerta più vantaggiosa per l’Amministrazione.
L’offerta tecnica dovrà essere resa come di seguito specificato:
- per quanto concerne gli elementi inerenti il sub b.1), i concorrenti dovranno produrre una relazione
metodologica sulle tecniche e i sistemi che intendono applicare per facilitare la pianificazione ed il controllo
dei lavori, individuando i percorsi critici tra le varie fasi di lavorazione. Dovranno inoltre produrre una
relazione articolata, corredata da elaborati grafici, se necessari, per l’illustrazione della soluzione
migliorativa proposta per l’organizzazione del cantiere.
La proposta, fermo restando i vincoli posti dal progetto e in coerenza con il cronoprogramma di offerta,
dovrà riguardare i sub–elementi di cui al punti b.1;
- per quanto concerne l’elemento sub b.2 i concorrenti dovranno produrre l’organigramma con allegati
curricula delle figure professionali che intendono destinare alle attività di coordinamento e controllo di
cantiere;
- gli elementi di cui ai sub b.3), b.4), b.5), dovranno essere esaurientemente esplicitati (pena l’attribuzione
di un punteggio nullo) con riferimento alle caratteristiche quantitative e qualitative (mediante schede
tecniche, specifiche relazioni/elaborati e quant’altro ritenuto utile dal concorrente come materiale illustrativo
a corredo);
- il tempo di esecuzione dei lavori relativi al primo stralcio, di cui al punto b.6), dovrà essere giustificato da
elaborato di programmazione contenente la sequenza delle lavorazioni e la precisa individuazione dei
luoghi di esecuzione delle stesse. Tale elaborato deve, altresì contenere, l’individuazione dei rischi
pag.4
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
interferenziali, conseguenti alla nuova programmazione prodotta, nonché la loro risoluzione con idonee
misure preventive e protettive. Il tempo massimo risulta costituito da quanto stabilito nella
programmazione di progetto e in riferimento al 1° stralcio è pari a 485 giorni naturali e consecutivi. Il
tempo minimo per il 1°Stralcio è pari a 440 giorni naturali e consecutivi.
Nel caso di tempi inferiori al tempo minimo (come sopra specificati) non sarà attribuito alcun punteggio.
Tutte le proposte migliorative non devono comportare la necessità dell’espressione di nuovo parere da
parte dei vari Organi di controllo e non devono, quindi, essere in contrasto con quanto previsto dal progetto
esecutivo nè configurarsi come variazioni delle scelte e soluzioni progettuali già approvate, quanto
piuttosto come elementi aggiuntivi e/o di miglioramento.
A parità di punteggio complessivo, tra due o più concorrenti, si procederà mediante sorteggio.
Non saranno ammesse alla valutazione dell’offerta economica le offerte tecniche che non abbiano
ottenuto un punteggio minimo di 25.
Si darà corso all’aggiudicazione anche in presenza di una sola offerta purché validamente prodotta,
ritenuta congrua dalla Commissione di gara.
In caso di decadenza dell’aggiudicatario del primo stralcio, si procederà ad aggiudicare il medesimo
stralcio in favore dell’offerta che avrà ottenuto il secondo miglior punteggio e, quindi, a scorrere nella
graduatoria dei punteggi, fino al quinto miglior punteggio, ai sensi dell’art. 140 D. Lgs. 163/2006.
La Commissione procederà alla valutazione della congruità delle offerte ai sensi dell’art. 86 e
seguenti del D. Lgs. 163/2006.
L’Amministrazione ha facoltà di non aggiudicare l’appalto, senza che tanto comporti alcuna pretesa
risarcitoria da parte dei concorrenti.
Le offerte dovranno avere validità minima di 180 giorni dalla data di scadenza per la presentazione delle
stesse, ferma la facoltà di cui all’art. 204 comma 1-bis D.Lgs. 163/2006.
L'importo complessivo degli interventi ed oneri ammonta ad Euro 18.650.000,00
Diciottomilioniseicentocinquantamila/00 – IVA compresa) derivante dalla somma di:
- Euro 11.727.000,00 (Euro Undicimilionisettecentoventisettemila/00) per lo STRALCIO 1
di cui € 8.387.000,00 per lavori, € 510.000,00 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso e
€ 2.830.000,00 per Somme a disposizione dell’Amministrazione;
e di
- Euro 6.923.000,00 (euro Seimilioninovecentoventitremila/00) per lo STRALCIO 2
di cui € 5.805.000,00 per lavori, € 58.000,00 per oneri della sicurezza non soggetti a ribasso e
€ 1.060.000,00 per Somme a disposizione dell’Amministrazione.
(Euro
INDIVIDUAZIONE DELLE CATEGORIE OMOGENEE DEI LAVORI
SOMMARIO IMPORTI PER SUBCATEGORIE E STRALCI
SUBCATEGORIE
IMPORTO TOTALE
1° STRALCIO
2° STRALCIO
1 SCAVI E VESPAI
€
57.280,15
€
57.280,15
€
-
2 RIMOZIONI E DEMOLIZIONI
€
473.081,82
€
453.831,42
€
19.250,40
3 OPERE STRADALI
€
25.038,21
€
25.038,21
€
-
4 TRASPORTI E CONFERIMENTI
€
37.662,48
€
37.662,48
€
-
€
371.161,56
€
371.161,56
€
-
€
1.155.055,74
€
1.155.055,74
€
-
€
42.941,61
€
42.941,61
€
-
5 CALCESTRUZZI-ACCIAI-CASSERI
6 CONSOLIDAMENTI E
RISANAMENTI
7 SOLAI
pag.5
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
8 MASSETTI
€
24.667,35
€
24.667,35
€
-
9 MURATURE E TRAMEZZATURE
€
185.762,60
€
185.762,60
€
-
10 OPERE E STRUTTURE IN
METALLO, PVC, ECC.
€
464.396,05
€
435.146,05
€
29.250,00
11 OPERE E STRUTTURE IN LEGNO
€
514.292,58
€
305.217,95
€
209.074,62
12 INTERVENTI A CORPO
€
325.729,49
€
325.729,49
€
-
13 IMPERMEABILIZZAZIONI
€
468.502,77
€
468.502,77
€
-
14 ISOLAMENTI ACUSTICI E
TERMICI (PREV. INC.)
€
99.976,28
€
99.976,28
€
-
15 INTONACI
€
115.365,55
€
115.365,55
€
-
16 PIETRE E MARMI
€
676.320,79
€
676.320,79
€
-
17 PAVIMENTAZIONI
€
340.127,64
€
261.622,23
€
78.505,41
18 CONTROSOFFITTI
€
9.780,75
€
9.780,75
€
-
19 PORTE REI
€
381.988,15
-
€
381.988,15
20 TAPPEZZERIE
€
254.268,21
-
€
254.268,21
21 PITTURAZIONI
€
442.678,29
€
288.264,26
€
154.414,03
€
680.479,96
€
149.208,59
€
531.271,37
€
129.555,80
€
11.000,00
€
118.555,80
€
533.261,73
€
1.821,60
€
531.440,13
€
237.634,05
€
237.634,05
€
-
€
1.497.735,71
€
535.566,59
€
962.169,12
€
342.658,24
-
€
342.658,24
644,40
€
420.196,05
22 RESTAURI ELEMENTI
DECORATIVI
23 INTERVENTI SU ARREDI
ESISTENTI
24 NUOVI ELEMENTI DI ARREDO
DEL TEATRO
25 ARREDI E ALLESTIMENTI DELLA
SALA SOTTOTETTO
26 DOTAZIONI E MECCANICA DI
SCENA
27 LUCI DI SCENA
28 APPARECCHI DI ILLUMINAZIONE
ORDINARIA/ EMERGENZA E
ALTRI DISPOSITIVI SPECIALI
€
€
€
€
420.840,45
29 IMPIANTI DI SICUREZZA
€
65.458,67
-
€
65.458,67
30 INSTALLAZIONE PUNTI LUCE
€
16.263,05
€
16.263,05
€
-
31 PRESE E ACCESSORI
€
23.228,99
€
23.228,99
€
-
32 CAVI, TUBAZIONI E CAVIDOTTI
€
281.364,84
€
281.364,84
33 DIFFUSIONE SONORA
€
29.652,27
34 CABINA TRASFORMAZIONE
MT/BT
35 GRUPPO ELETTROGENO
€
65.464,37
€
40.114,45
€
40.114,45
36 QUADRI ELETTRICI
€
192.658,69
€
192.658,69
€
78.593,46
€
78.593,46
€
22.699,25
€
22.699,25
€
41.837,69
€
41.837,69
37 IMPIANTO RIVELAZIONE
INCENDIO
38 IMPIANTO DI ANTINTRUSIONE
39 IMPIANTO TVCC
40 IMPIANTO DI TERRA - SCARICHE
ATMOSFERICHE
41 ASCENSORI E MONTASCALE
42 IMPIANTO ANTINCENDIO AD
IDRANTI
43 IMPIANTO ANTINCENDIO
SPRINKLER
44 IMPIANTO ANTINCENDIO A
NEBULIZZAZIONE (WATER-MIST)
45 IMPIANTO ANTINCENDIO EFC,
RILEVAZIONE AD ASPIRAZIONE
(VESDA), ESTINTORI
46 IMPIANTO
TERMOCONDIZIONAMENTO
47 POZZI DI EMUNGIMENTO E
SCARICO
€
€
€
€
-
-
€
-
€
29.652,27
€
65.464,37
€
2.797,92
€
2.797,92
€
-
€
220.236,50
€
109.043,00
€
111.193,50
€
46.924,89
€
46.924,89
€
-
€
124.848,75
€
124.848,75
€
-
€
603.905,41
€
603.905,41
€
-
€
157.445,28
€
60.014,78
€
97.430,50
€
1.486.036,42
€
623.564,61
€
862.471,81
€
52.165,37
€
52.165,37
€
-
pag.6
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
48 IMPIANTO IDRICOSANITARIO
€
49 APPARECCHI IGIENICO SANITARI RUBINETTERIA E
ACCESSORI
50 LAVORI IN ECONOMIA
€
125.275,68
€
118.941,53
€
€
57.111,43
€
€
510.888,57
€
14.760.000,00
51 ONERI PER LA SICUREZZA realizzazioni da lasciare in dotazione
52 ONERI PER LA SICUREZZA realizzazioni provvisorie o altri costi
Totale SUB CATEGORIE euro
87.842,51
€
82.681,06
€
5.161,45
-
€
125.275,68
84.994,86
€
33.946,68
56.292,27
€
819,16
€
453.707,73
€
57.180,84
€
8.897.000,00
€
5.863.000,00
€
L’importo netto contrattuale per il primo stralcio sarà costituito dall’importo netto dei lavori, soggetto a
ribasso, più i compensi per gli oneri della sicurezza, non assoggettabili a ribasso d’asta (costituiti dagli
oneri specificati al punto 4 dell’Allegato 15 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.).
Le cifre indicanti gli importi presuntivi delle diverse categorie di lavori a misura potranno variare tanto in più
quanto in meno per effetto di variazioni nelle rispettive quantità, e ciò tanto in via assoluta quanto nelle
rispettive proporzioni, con l'osservanza delle prescrizioni ed entro i limiti stabiliti negli artt. 10, 11, e 12 del
Capitolato Generale d’appalto dei Lavori Pubblici, approvato con D. M. LL.PP. n. 145 del 19 aprile 2000.
Art. 1.3
QUALIFICAZIONE DELL'APPALTATORE
Il concorrente che intende partecipare alla gara d’appalto dei lavori oggetto del presente Capitolato
Speciale d’Appalto, dovrà dimostrare di possedere i requisiti in relazione alle seguenti categorie e per gli
importi accanto riportati:
IMPORTO COMPLESSIVO DELL’OPERA
Cat.
Denominazione
RESTAURO E MANUTENZIONE DEI BENI
OG 2 IMMOBILI SOTTOPOSTI A TUTELA
CATEGORIA PREVALENTE
Cat.
Denominazione
RESTAURO E MANUTENZIONE DEI BENI
OG 2 IMMOBILI SOTTOPOSTI A TUTELA
Importo
14.760.000,00
Importo
9.473.816,46
Classifica
VII
(fino ad Euro
15.493.707,00)
Classifica
VI
(fino ad Euro
10.329.138,00)
N.B. vista la nota n. 1936 del 19.02.2002 della Ripartizione LL.PP., l’importo della Categoria Prevalente è
comprensivo dell’importo degli oneri speciali della sicurezza.
CATEGORIE NON PREVALENTI
SUBAPPALTABILI O AFFIDABILI A COTTIMO E COMUNQUE SCORPORABILI
Cat.
Denominazione
Importo
OS 2
OG 11
SUPERFICI DECORATE E BENI MOBILI DI
INTERESSE STORICO E ARTISTICO
810.035,76
4.476.147,78
IMPIANTI TECNOLOGICI
pag.7
Classifica
III
(fino ad Euro
1.032.913,00)
V
(fino ad Euro
5.164.569,00)
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Per le categorie si fa riferimento a quelle indicate nell’Allegato A del D. P .R. 25 gennaio 2000 n. 34.
Per la classifica si fa riferimento alla classifica stabilita nell’art. 3 comma 4 del D.P.R. 25 gennaio 2000 n.
34.
In relazione agli importi su indicati, sono ammesse a partecipare alla gara le sole imprese in possesso
altresì dei requisiti d’ordine generale per la qualificazione, specificati negli artt. 34 e 38 del D.Lgs. 163/2006
e s.m.i..
Per l’esecuzione degli impianti elettrici, termici, idrosanitari ed impianti in genere, dovrà essere
rilasciata apposita dichiarazione di conformità degli stessi ai sensi delle normative vigenti in materia di che
trattasi.
È facoltà del Direttore dei Lavori prescrivere l’integrazione delle attrezzature tecniche, qualora quelle in
uso siano giudicate dallo stesso non idonee, senza che ciò comporti richiesta di maggiori compensi da
parte dell’Impresa.
Ai sensi dell’art. 49, comma 6, del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., il concorrente può avvalersi di una sola
impresa ausiliaria per ciascun requisito o categoria.
Art. 1.4
DESCRIZIONE DEI LAVORI
I lavori che formano l'oggetto degli interventi possono riassumersi come appresso, salvo più precise
indicazioni che all'atto esecutivo potranno essere impartite dalla Direzione dei Lavori:
- adeguamento normativo e funzionale della struttura teatrale;
- adeguamento degli impianti;
- restauro del manufatto nel suo insieme.
In tale ambito, secondo un'elencazione sommaria, sono ricompresi:
-
-
-
-
-
la realizzazione di nuova "centrale impianti" in locali esistenti ubicati a piano seminterrato dell'ala
del fabbricato prospiciente via Cairoli (ala Ovest);
il ripristino di cisterne (riserva anticendio e sanitaria) esistenti a piano seminterrato dell'ala Ovest
del fabbricato;
la realizzazione di nuovi camerini artisti, dislocati su tre piani, e di un nuovo accesso artisti
prospiciente via Piccinni;
la riqualificazione del sottotetto e la sua destinazione a Sala polifunzionale/museo del Teatro;
l'adeguamento dei percorsi di esodo con realizzazione di n.2 nuovi collegamenti verticali (scale
"gemelle") posizionate simmetricamente rispetto all'asse longitudinale della sala e costituenti uscite
di sicurezza ed emergenza a servizio di tutti gli ordini di posti e della nuova Sala sottotetto;
la realizzazione di un nuovo collegamento verticale, dotato anche di ascensore REI 120, posto sul
lato a levante della Sala, prospiciente il cortile interno della Sede comunale e a servizio di tutti gli
ordini di posti e della nuova Sala sottotetto;
il prolungamento dell'attuale scala di accesso alla Sede comunale sino al raggiungimento della
nuova Sala sottotetto;
la realizzazione di nuovi servizi igienici a servizio di tutti gli ordini di posti;
il consolidamento delle parti murarie interessate dalla realizzazione dei nuovi collegamenti verticali;
il consolidamento degli orizzontamenti in "putrelle e laterizi" dei corridoi dei vari ordini di palchi;
la verifica delle strutture lignee della sala con sostituzione delle parti ammalorate, i trattamenti
protettivi del caso ed il consolidamento degli orizzontamenti dei palchi per l'adeguamento ai carichi
di esercizio regolamentari;
la verifica delle strutture lignee del tetto e del sottotetto con sostituzione delle parti ammalorate, il
ripristino del manto in coppi, la realizzazione di un "pacchetto" di copertura di prestazioni adeguate,
i trattamenti protettivi di tutte le parti lignee ed il consolidamento dell'orizzontamento per
l'adeguamento alla normativa di prevenzione incendi, nonché ai carichi di esercizio derivanti dalla
nuova destinazione (Sala polifunzionale/museo del Teatro);
gli interventi di adeguamento alla normativa antincendio delle strutture e degli elementi di
separazione;
la realizzazione delle dotazioni attive di sicurezza ed antincendio (impianti di spegnimento ad
azionamento manuale - ad idranti - ed automatico - sprinklers tradizionali e water-mist, impianto di
rivelazione fumi, impianto di rivelazione precoce d'incendio, impianto TVCC, impianto
antintrusione, ecc.);
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
-
-
il restauro dei decori della Sala e l'arredo della platea, dei palchi e degli spazi accessori (foyer,
salette di attesa, corridoi palchi, ecc.);
la riqualificazione della scena con la demolizione e ricostruzione delle strutture in c.a di sottopalco,
l’installazione di nuovo sipario di sicurezza e delle dotazioni di base necessarie,
l'integrazione/ristrutturazione degli spazi accessori e dei servizi;
la configurazione di spazi esistenti come "sede amministrativa" ed il ripristino del "bar" del Teatro in
ambiente adiacente il foyer.
Gli impianti da realizzare comprendono:
- IMPIANTO IDRICO-SANITARIO-FOGNANTE;
- IMPIANTI ANTINCENDIO AD IDRANTI;
- IMPIANTI ANTINCENDIO AD ESTINTORI;
- IMPIANTI ANTINCENDIO SPRINKLER;
- IMPIANTI ANTICENDIO A NEBULIZZAZIONE;
- IMPIANTO ANTINCENDIO A GAS INERTE;
- IMPIANTO DI RIVELAZIONE PRECOCE D’INCENDIO;
- IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE;
- POZZI DI EMUNGIMENTO E DI SCARICO ACQUA DI MARE;
- IMPIANTO ELETTRICO;
- IMPIANTO LUCI DI SCENA;
- IMPIANTO ANTINTRUSIONE;
- IMPIANTO DI RILEVAZIONE FUMI;
- IMPIANTO TV A CIRCUITO CHIUSO;
- IMPIANTO DI DIFFUSIONE SONORA;
- SISTEMA DI SUPERVISIONE IMPIANTI.
Art. 1.5
FORMA E PRINCIPALI DIMENSIONI DELLE OPERE
La forma e le dimensioni delle opere, che formano oggetto dell'appalto, risultano dai disegni allegati al
contratto.
Per l’opportuna e preventiva individuazione dei lotti si riporta, di seguito, una più dettagliata descrizione
degli stessi.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
LOTTO A
Ubicazione
Locali interrati prospicienti via Cairoli
Finalità delle opere
Realizzazione intercapedine e risanamento locali interrati (locali impianti e cisterne riserva idrica
antincendio e sanitaria).
Condizioni preliminari
Non sussistono particolari provvidenze da porre in essere prima dell'inizio dei lavori.
Descrizione sommaria delle opere
Gli interventi del lotto A hanno inizio, dopo i necessari allestimenti di cantiere, con le operazioni relative
alla trivellazione del pozzo di dispersione dell'impianto di condizionamento "acqua-acqua" adottato per il
Teatro.
Completata tale operazione (da condurre secondo le modalità e le prescrizioni espresse dall’Autorità di
Bacino e di cui nel presente Capitolato alla voce specifica – scarico da attivare solo dopo concessione di
autorizzazione) si procede con lo scavo e la realizzazione dell'intercapedine su via Cairoli nel tratto
prospiciente i locali interrati destinati ad ospitare la centrale antincendio e di condizionamento del Teatro.
Prima di procedere con l'apertura degli accessi dall'intercapedine ai locali interrati e quindi con le opere di
risanamento dei locali stessi, viene effettuato un trattamento preventivo (incapsulamento) della tubazione
di scarico in cemento-amianto attraversante i locali 8c, 8a e 7o. Per effettuare tale trattamento verrà
utilizzata, come accesso, la botola presente su marciapiede posta in corrispondenza di una "presa di
pozzo" preesistente. L'esecuzione del trattamento preventivo consente, quindi, la realizzazione delle
aperture di accesso ai locali interrati e la predisposizione (senza effettuare l'allaccio) di una condotta di
scarico sostitutiva della tubazione in cemento amianto presente. Nel predisporre tale tubazione si terrà
conto del previsto allaccio alla stessa dello scarico del realizzando (nel lotto E) w.c. a servizio del bar del
Teatro.
Con la sola presenza delle maestranze della Ditta specializzata in bonifiche da amianto si darà quindi
corso al completamento della bonifica effettuando la rimozione della tubazione in cemento-amianto e
l'immediata messa in servizio (riducendo allo stretto indispensabile l'interruzione di funzionalità dei servizi
igienici degli uffici comunali) della nuova tubazione di scarico.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Seguono le operazioni di risanamento delle cisterne (riserva idrica antincendio e riserva idrica sanitaria) e
dei locali interrati. Nella cisterna antincendio vengono realizzate le aperture di ventilazione che,
incanalate sino alla sommità del fabbricato in idonee montanti poste in una delle chiostrine esistenti,
consentiranno, attraverso le altre aperture "persianate" e "grigliate" prospicienti l'intercapedine ventilata e la
stessa via Cairoli (poste sulla parte basamentale in pietra dell'edificio), l'opportuna ventilazione delle
cisterne e dei locali interrati.
I locali oggetto degli interventi sono attualmente interessati dalla presenza di un battente d'acqua variabile
in relazione alla quote differenziate del piano pavimentale dei locali stessi. Anche nell'esecuzione degli
scavi e dell'intercapedine si raggiungeranno quote interessate da presenza d'acqua di falda. Si dovranno
prevedere, in entrambi i casi, idonei sistemi di aggottamento che consentano l'esecuzione delle opere di
drenaggio previste.
Concludono il lotto A le installazioni relative agli impianti antincendio (gruppi di pompaggio, tubazioni di
collegam., ecc.) dei portelli di accesso alle cisterne, delle griglie di camminamento nell'intercapedine e
delle porte verso l'intercapedine stessa e le opere di ripristino della pavimentazione stradale e del
marciapiede.
Nell’ambito del primo stralcio le cisterne saranno pronte (intonaco e massetto impermeabili nella cisterna
antincendio - amb. 8c – e nella cisterna riserva idrica sanitaria - amb. 8d) e saranno riempite d'acqua; gli
altri ambienti saranno pavimentati, con pareti con tufo a vista e trattamento antispolvero; saranno state
effettuate tutte le predisposizioni impiantistiche (posa tubi di presa dalle cisterne, predisposizione di
attraversamenti, ecc.) e i locali i questione, completamente risanati, saranno pronti e idonei per le ulteriori
successive installazioni di macchinari e apparecchiature e i relativi completamenti impiantistici (in
particolare relativi all’impianto di climatizzazione) operazioni tutte, queste ultime, afferenti il secondo
stralcio.
Il lotto A non presenta particolari vincoli "esterni". Non sono coinvolti ambienti destinati ad uffici comunali.
La sua attivazione non è legata a date particolari o a periodi predefiniti da rispettare.
Le cisterne devono essere, comunque, completate e riempite prima della disattivazione dell'attuale
cisterna antincendio del Teatro. Dovrà, in ogni caso, essere garantita la continuità della protezione
antincendio del Teatro (operatività di gruppo di pressurizzazione e riserva idrica).
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
LOTTO B
Ubicazione
Locali interrati prospicienti via Piccinni, cameroni del Teatro e uffici comunali a piano rialzato
prospicienti via Piccinni
Finalità delle opere
Realizzazione intercapedine su via Piccinni, realizzazione nuovi camerini artisti e nuovo ingresso artisti
su via Piccinni.
Condizioni preliminari
Risulta necessario:
- aver sgombrato gli uffici (parte dell'Ufficio elettorale del Comune) interessati dagli interventi
(divengono spazi afferenti al Teatro);
- aver sgombrato i "cameroni" del Teatro (posti sul lato ovest del palcoscenico);
- aver concordato con l’ENEL la temporanea disattivazione e quindi il trasferimento in nuovi locali
risanati dell’esistente cabina di trasformazione.
Descrizione sommaria delle opere
Gli interventi del lotto B hanno inizio, dopo i necessari allestimenti di cantiere, con le operazioni relative
alla realizzazione dell'altro tratto di intercapedine su via Cairoli (in prossimità dell’incrocio con via
Piccinni). Nell'esecuzione degli scavi si raggiungeranno quote interessate da presenza d'acqua di falda. Si
dovranno, quindi, prevedere idonei sistemi di aggottamento.
Seguono gli interventi di risanamento/riconfigurazione dei locali seminterrati destinati a “nuova cabina di
trasformazione ENEL” e “locale gruppo elettrogeno”. Tali interventi comportano la temporanea
disattivazione dell’esistente cabina di trasformazione ENEL e la realizzazione di nuova cabina di
trasformazione (secondo modalità e tempi da concordare preventivamente con ENEL) nei nuovi locali
risanati.
Fanno seguito le operazioni inerenti l’attivazione della nuova riserva idrica antincendio (costituita dalla
cisterna realizzata nel lotto A) con conseguente svuotamento dell’attuale cisterna antincendio. Tale
operazione dovrà essere eseguita predisponendo preventivamente gli allacci necessari e limitando al minor
tempo possibile l’assenza di sistemi di protezione antincendio del Teatro. Il lasso di tempo necessario alla
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
conversione di alimentazione dei sistemi antincendio del Teatro dovrà essere coperto da idoneo servizio
(mezzi e personale) espletato dai Vigili del Fuoco.
Effettuato lo svuotamento dell’attuale cisterna antincendio possono avviarsi le opere inerenti i nuovi
camerini artisti a cominciare dal tratto di intercapedine su via Piccinni posto in prossimità dall’incrocio con
via Cairoli (intercapedine 3b). Nell'esecuzione degli scavi si raggiungeranno quote interessate da
presenza d'acqua di falda. Si dovranno, quindi, prevedere idonei sistemi di aggottamento.
Completata l'intercapedine si realizzano le aperture per accedere dall'esterno alla zona destinata ad
ospitare i nuovi camerini artisti. Tali aperture comprendono gli accessi ai locali interrati dalla nuova
intercapedine, nonché l'apertura del nuovo "ingresso artisti" posto, in prospetto, in posizione simmetrica
rispetto all'altro fornice costituente l'accesso da via Piccinni al cortile del Comune. Verrà anche aperta una
delle due nuove porte (quella sul lato Ovest) previste su via Piccinni e a servizio dalle nuove "scale
gemelle"(realizzate nel lotto E).
Per poter attuare gli interventi inerenti la realizzazione dei nuovi camerini artisti è necessario che i locali
coinvolti e utilizzati come uffici della sede comunale (parte dell'ufficio elettorale), siano stati già sgomberati.
Attraverso limitate demolizioni interne si ricaverà il volume del vano della nuova scala a servizio dei tre
livelli di camerini previsti. Configurato tale nuovo vano scala (anche attraverso la realizzazione di nuove
murature portanti) si procederà al montaggio delle rampe della nuova scala a struttura metallica prevista.
Le rampe in questione dovranno essere state già stoccate nel nuovo vano al livello interrato, prima della
realizzazione della nuova muratura che costituisce la chiusura del vano stesso sul lato verso via Piccinni e
prima della realizzazione del nuovo solaio previsto in corrispondenza della nuova uscita già richiamata. La
configurazione di tali rampe è tale che, se non si provvede allo stoccaggio preventivo prima di realizzare la
muratura portante a piano terra ed il solaio citato, non risulta più possibile portare le strutture della scala "in
posizione".
Realizzata la scala, nonché completati gli altri interventi di risanamento dei locali interrati previsti (vespaio
aerato, taglio chimico delle murature di base, ecc.), si potrà dar luogo alla realizzazione delle tramezzature
che configurano i nuovi servizi igienici, a servizio dei camerini, ai vari piani.
Seguirà la realizzazione dell'impianto idrico-fognante (già iniziato prima del vespaio), la posa dei
cavidotti dell'impianto elettrico e l’infilaggio dei conduttori, la predisposizione dei canali e delle reti
dell’impianto di climatizzazione, la posa delle pavimentazioni e dei rivestimenti, il montaggio dei
serramenti esterni.
Completate le operazioni inerenti le strutture di palcoscenico (di cui nel lotto E: demolizione e ricostruzione
strutture in c.a. di sottopalco, portale di boccascena, sipario di sicurezza, ecc.) si può dar corso alla
trivellazione del 2° pozzo previsto (quello di emungimento), posto su via Piccinni ed a servizio del
previsto impianto di climatizzazione "acqua-acqua" del Teatro (sempre seguendo quanto prescritto, in
merito, dall’Autorità di Bacino e di cui in articolo specifico di questo Capitolato) e quindi, sempre nell’ambito
delle opere del primo stralcio del lotto B, alla realizzazione del secondo tratto di intercapedine su via
Piccinni (intercapedine 3a – zona prospiciente il Teatro - cfr. programmazione lavori). Nell'esecuzione
degli scavi si raggiungeranno quote interessate da presenza d'acqua di falda. Si dovranno, quindi,
prevedere idonei sistemi di aggottamento.
Concludono il lotto B (stralcio 1) i ripristini della pavimentazione stradale e dei marciapiedi su via
Piccinni.
A lavori dello stralcio 1 ultimati gli ambienti interessati dal lotto B saranno completi in ogni loro parte con
esclusione della lucidatura dei pavimenti e dei trattamenti delle parti a parquèt, delle tinteggiature,
del montaggio dei pezzi sanitari e dei serramenti interni, degli arredi e del completamento degli
impianti (installaz. frutti e corpi illuminanti, restanti apparecchiature imp. di climatizzazione, ecc.) interventi
tutti oggetto dello stralcio 2.
Sempre nell’ambito dello stralcio 2 avverranno, in tale lotto/zona:
- le installazioni inerenti la cabina di trasformazione del Teatro, dei quadri elettrici e dei dimmers;
- l’installazione del gruppo elettrogeno del Teatro;
- l’installazione dei due servo-scala previsti;
- la realizzazione della postazione di controllo-supervisione (zona nuovo ingresso artisti).
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
LOTTO C
Gli interventi del lotto c, per quanto concerne la sopraelevazione della scala di accesso agli uffici comunali,
la realizzazione del nuovo lucernaio e dell’abbaino che consente l’ accesso al sottotetto, sono subordinati
al concordamento, in corso d’opera, con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della
Puglia, di ipotesi risolutive della relativa prescrizione di cui al punto 5 del “Nullaosta preventivo” sul
progetto ( prot. n. 4217 del 23.04.2010 e successiva nota del 07.05.2010 della Direzione Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia.
Ubicazione
Scala principale di accesso alla Sede comunale e ascensore relativo, ambienti prospicienti il cortile
interno del Municipio posti sul lato Nord dello stesso, cortile interno del Municipio.
Finalità delle opere
Prolungamento della scala principale di accesso alla Sede comunale e del relativo ascensore (sino a
raggiungimento, rispettivamente, della quota sottotetto e dell'ultimo piano uffici), realizzazione della nuova
scala con ascensore e del nuovo blocco servizi igienici a servizio del Teatro.
Condizioni preliminari
Risulta necessario:
- aver sgomberato il locale Bar, posto nel cortile e oggetto di demolizione, ed il locale deposito Bar
(ubicato in locale prospiciente il cortile interno);
- aver sgomberato gli ambienti ufficio posti a primo e secondo piano nella zona interessata;
- aver realizzato i nuovi w.c. a servizio degli uffici comunali a primo piano (nella nuova sistemazione
prevista - intervento non compreso nei lavori inerenti il Teatro);
- avere la disponibilità del locale destinato a nuova postazione Vigili Urbani.
Descrizione sommaria delle opere
Il lotto C comprende gli interventi inerenti:
- il nuovo collegamento verticale con ascensore a servizio del Teatro;
- la colonna dei nuovi servizi igienici a servizio del Teatro;
- il prolungamento dell'ascensore e della scala della Sede municipale.
Per la natura e l'ubicazione degli interventi, l'attuazione del lotto C coinvolge, in certa misura, la normale
operatività dell'accesso alla Sede comunale. La programmazione redatta individua una sequenza delle
operazioni e specifiche modalità di intervento tendenti a minimizzare le interferenze con l'operatività della
Sede comunale.
Preliminarmente all'attivazione del lotto risulta necessario accertare l'avvenuto sgombero degli ambienti,
facenti parte degli uffici comunali e comprendenti anche servizi igienici a servizio del personale, interessati
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
dalle opere. Si tratta degli ambienti prospicienti il cortile interno e ubicati nella parte di fabbricato che
diviene parte afferente il Teatro dalle fondazioni alla copertura.
Per la normale operatività degli uffici comunali posti a piano primo è anche opportuno che siano stati già
realizzati (a cura e spese dell'Amministrazione comunale) i nuovi servizi igienici, sostitutivi di quelli
compresi nella zona di intervento, ubicati sempre a primo piano in zona limitrofa a quella dei servizi
dismessi.
Oltre lo sgombero della zona uffici coinvolta, risulta necessario aver provveduto allo sgombero del Bar
posto nel cortile. Il progetto redatto, infatti, prevede la demolizione di tale volume (di fatto superfetativo)
con il ripristino della configurazione originaria del cortile interno.
Il lotto C inizia con un primo insieme di operazioni preliminari. La durata di tali operazioni preliminari è
pari a circa un mese.
In tale periodo si provvede:
- al trasferimento della postazione dei Vigili Urbani;
- alla demolizione del Bar;
- alla installazione del cantiere nel cortile (montaggio elevatore, ecc.).
Il trasferimento della postazione dei Vigili Urbani risulta piuttosto agevole in quanto la nuova collocazione è
costituita da ambiente, prospiciente l'accesso alla scala principale del Municipio, già servito da
alimentazione elettrica e telefono. A parte ulteriori sistemazioni successive (installazione di desk vetrato,
arredo interno, condizionam., ecc. - tutte opere non comprese negli interventi interessanti il Teatro e che
potranno essere eseguiti a cura e spese dell’Amministrazione) tale nuova postazione può divenire
immediatamente operativa.
Effettuata la demolizione del Bar si provvede all'installazione della piattaforma elevatrice di cantiere per
persone e materiali.
Si dà quindi corso alla sopraelevazione della scala principale di accesso alla Sede comunale. Ciò
comporta la sua chiusura al pubblico per un periodo stimato di circa 45 giorni; tale chiusura va
programmata possibilmente in un periodo caratterizzato da riduzione dell’afflussi di pubblico alla sede
comunale.
Mentre avvengono gli interventi nella scala del Municipio, l'accesso agli uffici risulta comunque assicurato
dall'ascensore (che non viene, per il momento, coinvolto dagli interventi) e dall'altra scala esistente e
sfociante sulla rampa di accesso al palcoscenico del Teatro.
Completato il prolungamento della scala del Comune (senza aver ancora rimosso la copertura a cupolini
presente) la scala, limitatamente alla parte originaria ed alla sola prima rampa aggiuntiva a servizio degli
uffici posti a 2° piano, viene riaperta al pubblico. La restante parte della scala, sino alla copertura della
stessa, viene separata dalla parte accessibile al pubblico mediante opportuno diaframma.
Si passa, quindi, alla realizzazione del nuovo vano scala con ascensore e del blocco servizi a servizio
del Teatro.
Completati i consolidamenti murari, si procede con i necessari sopralzi delle murature perimetrali sia nel
nuovo blocco scala/servizi, sia nella scala del Municipio dove avviene anche la demolizione del lucernario
a cupolini esistente. Si realizzano, quindi, le nuove coperture costituite da solaio latero-cementizio per il
blocco scala/servizi e da lucernario a vetri per la scala del Municipio.
Seguono le demolizioni e le operazioni localizzate di consolidamento per la realizzazione del nuovo
vano scala e del blocco servizi, la realizzazione delle nuove murature portanti e dei nuovi orizzontamenti
(zona w.c.), il montaggio della nuova scala a struttura metallica.
Come già per la scala di cui nel lotto B, per il montaggio della nuova scala va osservata la specifica
procedura ipotizzata che prevede:
- l'installazione di opportuni paranchi posti a quota prossima alla copertura del vano scala;
- lo stoccaggio delle varie rampe "portanti" sui due lati (est ed ovest) del vano scala;
- la realizzazione di ponteggio di servizio posto nella parte centrale del vano scala;
- il posizionamento delle rampe "portanti" (solo travi a ginocchio) partendo da quelle a quota più
elevata e procedendo dall'alto verso il basso;
- il montaggio delle rampe "portate" trasversali;
- il posizionamento dei "casseri" in cortèn;
- il getto dei gradini e pianerottoli.
Parallelamente al montaggio della scala avviene, nel blocco servizi igienici, la realizzazione dei cavedi
impianti e la posa delle canne shunt di ventilazione dei filtri.
Le ultime operazioni del lotto C nell’ambito dello stralcio 1 riguardano i completamenti dei servizi
igienici (pavimenti e rivestimenti, serramenti esterni, impianto elettrico escluso frutti e corpi illuminanti,
impianto idrico-fognante, impianto di ventilazione, impianto di riscaldamento) e della scala (montaggio
vano corsa ascensore, gradini e pianerottoli in pietra) e la sostituzione dell'ascensore del Comune. La
rimozione del vecchio ascensore e l'installazione del nuovo avviene in un tempo stimato in circa 30 giorni.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Nello stralcio 2 hanno luogo: la lucidatura dei pavimenti, il montaggio dei pezzi sanitari, dei serramenti
interni e del corrimano della scala, le tinteggiature, il completamento dell’impianto elettrico e
l’installazione dei corpi illuminanti, l’installazione dei terminali dell’impianto di riscaldamento,
l’installazione degli accessori, l’installazione dell’ascensore.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
LOTTO D
Ubicazione
Zona plafone e sottotetto della sala del Teatro.
Finalità delle opere
Controllo e consolidamento delle strutture di copertura della sala del Teatro. Riqualificazione
dell'orizzontamento di sottotetto, Pacchetto di copertura e ripristino del manto in coppi.
Condizioni preliminari
Prima di dar corso al lotto D, l’Impresa deve aver provveduto al trasferimento a deposito dell’Appaltatore,
giudicato idoneo dalla D.L. e dall’Amministrazione, delle “matrici” in gesso e degli altri materiali presenti
nella zona plafone (“matrici” delle decorazioni del Teatro - operazione ipotizzata con inizio un mese prima
della data prevista per l'attivazione del lotto D). Tale operazione comprende la redazione di inventario
completo di documentazione fotografica e va condotta, a cura e spese dell’Appaltatore, concordandone le
modalità e sotto la supervisione della Sovrintendenza e avvalendosi di maestranze qualificate
(restauratori). Tutto il materiale dovrà restare depositato in sede idonea sino alla conclusione dei lavori
dello Stralcio 1 o all’affidamento dei lavori dello Stralcio 2. Nell’ambito dello Stralcio 2 sono previsti gli
interventi conservativi e di restauro/consolidamento.
Descrizione sommaria delle opere
Il lotto D comprende gli interventi inerenti il sottotetto nella parte sovrastante la sala del Teatro. Vengono
attuate sia tutte le opere di ripristino delle strutture di copertura, sia tutti gli interventi di consolidamento e
riqualificazione derivanti dalle prescrizioni di prevenzione incendi e dalle previsioni di utilizzo dello spazio
sottotetto.
Per poter dar corso alle opere del lotto D risulta necessario aver provveduto al trasferimento (presso
idoneo deposito dell’Appaltatore) delle "matrici" in gesso e degli altri materiali (da catalogare e
restaurare in funzione della loro possibile collocazione nella zona espositiva prevista nella sala museo
sottotetto, il tutto nello Stralcio 2) presenti nella zona del plafone. Si ritiene opportuno prevedere tale
operazione, che comprende anche la redazione di inventario documentato fotograficamente, con un
anticipo di un mese dall'inizio previsto per le opere del lotto D.
Le lavorazioni del lotto D iniziano con un insieme di "operazioni preliminari" che comprendono:
- le aperture temporanee per l’accesso dal montacarichi al sottotetto ed al loggione;
- la realizzazione di orizzontamento REI tra una piccola area del plafone e gli uffici comunali;
- il consolidamento dell'orizzontamento (camminamento perimetrale alla muratura a ferro di
cavallo della sala) del plafone (soluzione legno-calcestruzzo);
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
-
la rimozione del battuto in cemento presente su una parte dell’orizzontamento di sottotetto, la
pulitura ed il trattamento dello stesso.
Realizzate, attraverso le opere preliminari, le condizioni per poter operare nella zona plafone, si dà quindi
corso agli interventi sulle catene delle capriate di copertura, sulle testate delle stesse e sull'orditura
dell'orizzontamento di sottotetto.
Predisposti i “cestelli traslabili” nella zona centrale del plafone (velario della sala), si procede:
- alla verifica delle testate delle capriate ed agli interventi necessari sulle stesse (ripristino
ventilazione, integrazioni di sezione, ecc.);
- all'integrazione dell'orditura secondaria dell'orizzontamento di sottotetto;
- alla installazione degli ancoraggi e dei cavi delle soluzioni "a trave armato";
il tutto attuato secondo una sequenza "seriale" che vede gli interventi susseguirsi campata dopo campata.
In parallelo avvengono gli interventi sulle murature (rincocciature, consolidamenti, antispolvero, ecc.) del
plafone e del sottotetto.
Completate le operazioni nel plafone si procede alle operazioni di pulitura delle strutture lignee del velario
della sala.
Si passa, quindi, al sottotetto dove, rimossi i tiranti centrali presenti sulle prime 6 capriate, si procede con la
realizzazione della soluzione "legno-calcestruzzo" di consolidamento dell'orizzontamento.
Tale operazione determina le condizioni necessarie per poter dar corso agli interventi riguardanti le
capriate vere e proprie e la copertura.
Nella programmazione effettuata si é ipotizzato di intervenire sulla copertura prima di restaurare le capriate
del sottotetto e operando con n.2 squadre distinte poste, rispettivamente, sul lato Est e su quello Ovest.
Tali squadre procedono parallelamente effettuando, in sequenza:
- la rimozione della copertura metallica presente;
- gli interventi sul tavolato di copertura;
- gli interventi sulle gronde;
- la posa del nuovo pacchetto di copertura.
Tali operazioni vengono effettuate predisponendo, nelle pause lavorative, opportuni teli impermeabili
di protezione ed allontanamento di eventuali acque meteoriche.
Completata la copertura si dà, quindi, corso a tutti gli interventi inerenti le capriate e comprendenti:
- la pulitura delle capriate e dell'intradosso del tavolato di copertura delle varie campate;
- gli interventi puntuali su parti ammalorate e la realizzazione delle "imperniature";
- i trattamenti di protezione antiparassitaria e di finitura di tutte la parti in legno.
Il lotto D si conclude, nello stralcio 1, con:
- le installazioni impiantistiche (pannelli radianti, reti impianto elettrico, impianto water-mist nel
sottotetto e nel plafone, ventilazione filtri);
- il montaggio delle ultime rampe delle “scale gemelle” (di cui nel lotto E);
- la realizzazione delle tramezzature e soffittature di fondo sala in calcio-silicato;
- la posa della pavimentazione in listoni anticati nel sottotetto e la finitura del pavimento del
plafone;
- il montaggio dei serramenti esterni;
- il montaggio delle “pedane espositive” laterali;
- il montaggio della pedana, della graticcia (parte di quella smontata dal palcoscenico del Teatro) e
dei tiri.
Nello stralcio 2 del lotto D avranno quindi luogo:
gli interventi di completamento dell’impianto di condizionamento con installazione, nella zona
plafone, delle macchine del sistema “ad alta velocità” (High Velocity Air Conditioning System –
a servizio, oltre che del plafone, anche della sala del Teatro);
le tinteggiature e il trattamento dei “listoni lignei” a pavimento
il montaggio delle porte interne;
il completamento degli impianti elettrico e speciale e l’installazione dei corpi illuminanti.
pag.18
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
LOTTO E
Ubicazione
Il Teatro nella sua interezza.
Finalità delle opere
Interventi di consolidamento nella zona palcoscenico con demolizione e ricostruzione delle strutture di
sottopalcoscenico e consolidamento del portale di boccascena. Realizzazione delle nuove "scale gemelle"
di sicurezza. Interventi di consolidamento delle strutture dei palchi e dei corridoi dei vari ordini di posti.
Interventi di restauro nella sala e nella zona ingresso-foyer. Dotazioni di scena, buca orchestrali e
montacarichi di scena, nuovo sipario di sicurezza. Impianti di climatizzazione. Impianti antincendio.
Impianti elettrici e speciali. Realizzazione del Bar del Teatro, Arredi della sala, dei palchi e degli spazi
accessori.
Condizioni preliminari
Realizzazione (nella nuova collocazione già individuata - operazione non compresa negli interventi inerenti
il Teatro e da eseguirsi a cura e spese dell’Amministrazione) dei servizi igienici sostitutivi di quelli posti a
quota loggione da dismettere – in quanto ubicati in spazi afferenti il Teatro - e a servizio del secondo piano
uffici comunali.
Descrizione sommaria delle opere
Il lotto E ha inizio, dopo le operazioni di installazione del cantiere nel cortile interno del Municipio, con un
insieme di operazioni "preliminari" (tutte effettuate a cura e spese dell’Appaltatore) comprendenti:
- la predisposizione di idoneo sistema di rilevazione fumi di cantiere a protezione del Teatro;
- il riscontro inventariale degli arredi ed il loro trasferimento a deposito dell’Appaltatore, giudicato
idoneo dalla D.L. e dall’Amministrazione (dove permarranno sino all’affidamento dello Stralcio 2
che comprende il restauro e la ricollocazione in Teatro degli stessi);
- il trasferimento a deposito dell’Appaltatore, giudicato idoneo dalla D.L. e dall’Amministrazione del
sipario storico del De Napoli (oggetto di restauro nell’ambito dello Stralcio 2);
- il trasferimento a deposito dell’Appaltatore, giudicato idoneo dalla D.L. e dall’Amministrazione, o ad
altra locazione temporanea idonea indicata dall’Amministrazione, del secondo sipario o
“comodino”;
- la rimozione delle poltrone della platea e delle sedie, degli specchi e degli appendini dei palchi
ed il loro trasferimento a deposito dell’Appaltatore, giudicato idoneo dalla D.L. e
dall’Amministrazione;
- la rimozione della caldaia e del serbatoio dell’impianto di riscaldamento;
- la demolizione della ribalta e la realizzazione della fondazione della nuova buca orchestra.
pag.19
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Prima del trasferimento a deposito dell’Appaltatore, giudicato idoneo da parte della D.L. e
dell’Amministrazione, di parti mobili del Teatro da rimuovere per dar corso alle opere, si procederà alla
individuazione degli elementi oggetto di riutilizzo nel Teatro o presso altra locazione afferente
l’Amministrazione. Tali elementi saranno trasferiti, a cura e spese dell’Appaltatore e con tutte le necessarie
accortezze atte ad evitare danneggiamenti, rispettivamente a deposito dell’Appaltatore (come prima
specificato e per tutto il tempo necessario) o presso la nuova sede/destinazione di utilizzo indicata
dall’Amministrazione. Gli elementi residuali (non oggetto di riuso) saranno comunque trasferiti a cura e
spese dell’Appaltatore e resteranno nella disponibilità dello stesso.
A parte le normali operazioni di sgombero degli ambienti e trasferimento a deposito delle parti oggetto di
successivi interventi, tra le operazioni iniziali citate vi sono interventi (ribalta e buca orchestra) propedeutici
ad un ulteriore realizzazione da porre in essere prima di dar corso, estesamente, agli interventi sul Teatro:
il montaggio del nuovo sipario di sicurezza. Si è, cioè, considerato opportuno, per operare in condizioni di
maggiore sicurezza, provvedere preventivamente al montaggio dell'elemento di separazione REI tra la
sala ed il palcoscenico.
Tale operazione, per le caratteristiche riscontrate del portale di boccascena (costituente l'elemento portante
del sipario di sicurezza stesso) nonché per l'aggravio di carico derivante dalle caratteristiche del nuovo
sipario (in base alla più recente normativa in merito) non risulta limitata alla sola sostituzione dello "scudo"
REI ma coinvolge operazioni di consolidamento delle strutture in c.a. con rimozione di parti ammalorate
e integrazione di armature.
Tutto ciò determina:
- la necessità di provvedere alla realizzazione di un "diaframma antipolvere" temporaneo di
separazione tra la sala e il palcoscenico a protezione delle parti decorate, realizzato con teli in
polietilene ancorati a ponteggio metallico realizzato a ridosso dell'arco di boccascena;
- lo slittamento dell'inizio degli ulteriori interventi interessanti la “scena” a circa tre mesi dall'inizio del
lotto.
Il montaggio del nuovo sipario di sicurezza sarà limitato al solo posizionamento del nuovo "scudo"; tutta la
parte relativa ai nuovi sistemi di movimentazione dello stesso sarà oggetto di successivo montaggio
quando si interviene per le ulteriori dotazioni di scena (nell’ambito dello Stralcio 2).
La realizzazione del diaframma di separazione sala/scena conclude le operazioni "preliminari" e possono,
quindi, essere attivate più parti del cantiere riguardanti:
- i palchi e i corridoi dei vari ordini di posti;
- i locali accessori posti sul lato Est del palcoscenico (zona sala orchestrali, lavanderia, ecc.);
- la zona foyer e spazi limitrofi e la sede amministrativa;
- alcuni primi interventi nel cortile della Sede municipale.
Tra le "zone di cantiere" attivate (prima riportate) quanto relativo ai palchi comprende un primo insieme di
operazioni interessanti i pilastrini lignei (previa rimozione temporanea dei tramezzi lignei – cfr. "primi
interventi palchi" nella programmazione lavori redatta). Si tratta di operazione da effettuare con la massima
cura (per evitare danneggiamenti) che impegna per circa due mesi.
Seguono gli interventi di consolidamento delle strutture degli orizzontamenti dei corridoi dei vari ordini di
posti e dei palchi stessi. La sequenza individuata vede, a ciascun livello, prima l'esecuzione degli interventi
sui corridoi e quindi quelli sulle strutture dei palchi procedendo dal basso (1a fila) verso l'alto (loggione). Gli
interventi sugli orizzontamenti dei corridoi comportano il preventivo puntellamento e banchinaggio degli
stessi. Per l'esecuzione risulta ipotizzabile l'attivazione di n.2 squadre distinte operanti, ciascuna, su uno
dei lati (sinistro e destro) della sala.
Al termine delle operazioni di consolidamento degli orizzontamenti (comprendenti anche alcune
predisposizioni impiantistiche) seguono le ulteriori opere comprendenti:
- gli interventi a soffitto dei corridoi (rimozione intonaco, trattamento putrelle, intonaco REI, posa
pannelli radianti, cavidotti impianto elettrico, ecc.);
- le pavimentazioni (biancone di Trani nei corridoi e parquèt nel palchi);
- il riposizionamento dei tramezzi nei palchi;
- i trattamenti di base delle pareti e dei soffitti dei corridoi (fondo tinteggiature e rasatura);
- gli interventi sui parapetti dei palchi e l'installazione dei nuovi corrimano;
- i completamenti impiantistici nei corridoi dei vari ordini di posti e nei palchi.
Per tali lavorazioni si procede dall’alto (loggione) verso il basso (1a fila) provvedendo, di volta in volta, alla
preventiva rimozione dei banchinaggi e delle puntellature.
Tutte le lavorazioni interessanti i palchi, pur non costituendo (nella programmazione effettuata) il "percorso
critico" rappresentano una parte rilevante dell'impegno operativo.
Il "percorso critico" risulta costituito da tutte le lavorazioni inerenti la scena e quindi da quanto relativo al
tratto di intercapedine su via Piccinni prospiciente il Teatro (di cui nel lotto B). E’, comunque, sufficiente un
limitato "slittamento" o ritardo nelle operazioni interessanti le strutture dei palchi e dei corridoi, nonché dei
palchi stessi, per determinare il trasferimento della "criticità" dalla “scena” alle lavorazioni nei palchi.
pag.20
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Oltre la parte relativa ai palchi, le altre zone di cantiere (sala orchestrali, foyer/sede amministrativa, cortile),
attivate dopo l'esaurimento delle operazioni preliminari, procedono senza particolari problematiche. Al
termine dei primi interventi previsti nella zona foyer, si dà corso al consolidamento della volta del portico in
prospetto (inserimento di “catene” per assorbimento spinta).
Un ulteriore nucleo consistente di lavorazioni riguarda la zona del palcoscenico. In tale parte viene
effettuata, a partire dal montaggio del nuovo sipario di sicurezza, la demolizione e la ricostruzione delle
strutture in c.a. poste ai livelli inferiori al palcoscenico. Seguono la realizzazione delle "scale gemelle"
(vano in muratura e rampe a struttura metallica) e, parallelamente, gli interventi relativi alle strutture di
copertura della “scena”. Le modalità operative sono le stesse adottate nel sottotetto salvo le variazioni
determinate dalla presenza della graticcia manovra scene (da smontare e rimontare, in parte, nel
sottotetto) e la differente configurazione e “condizione” (risulta necessario un “riassetto” delle stesse) che
caratterizzano le capriate nella zona del palcoscenico.
Si provvede, quindi, agli interventi sul timpano Sud (consolidam., rincocciatura e stilatura giunti, ecc.), ai
trattamenti intradossali delle strutture lignee di copertura del palcoscenico, al montaggio della nuova
passerella di fondo palcoscenico e della nuova scala macchinisti, alle installazioni impiantistiche
interessanti la “scena” (imp. elettrico e imp. sprinkler).
In successione a tali lavorazioni vengono avviati gli interventi sulla copertura della scena. Nella
programmazione redatta quest’ultimi risultano coordinati e in sequenza alle analoghe operazioni (nuovo
“pacchetto” di copertura) poste in essere nel lotto D (zona sottotetto).
Mentre sono in corso le operazioni inerenti il “pacchetto” di copertura si provvede, all’interno:
al completamento del sipario di sicurezza (montaggio argano e contrappesi);
al montaggio della nuova “graticia manovra scene”;
al montaggio dei serramenti esterni della scena;
alla tinteggiatura delle pareti delle scale gemelle e del palcoscenico;
al completamento del palcoscenico (rimozione di tutti i ponteggi, realizzaz. parte sbotolabile e
non, realizzazione proscenio).
In parallelo a tali ultime operazioni avviene il recupero del tavolato ligneo della platea (previo rimozione
della moquette e della vernice intumescente), si effettuano i trattamenti delle parti strutturali dello stesso e
si dà corso alle installazioni impiantistiche a livello sotto-platea.
Concluse le operazioni interessanti i vari ordini di palchi e del loggione vengono montati i serramenti
esterni relativi, si procede al completamento del prospetto sul cortile (compreso doccioni in pietra, nuovi
pluviali in rame e tinteggiatura), si ripristina la pavimentazione in basole del cortile (previo rimozione del
montacarichi e sgombero del “cantiere”).
Si conclude, a questo punto, lo stralcio 1 dei lavori inerenti il Teatro (lotto E).
Lo stralcio 2 del lotto E (il Teatro) inizia con la predisposizione dei ponteggi nella sala necessari per dar
corso agli interventi di restauro dell’apparato decorativo e del velario. Viene predisposta un’idonea
“illuminazione di cantiere” (con caratteristiche idonee alle operazioni da svolgere e requisiti di sicurezza
antincendio adeguati), si procede allo smontaggio dei corpi illuminanti della sala (da avviare, unitamente
agli altri, a laboratorio) e viene attivato/adeguato il sistema di protezione antincendio (rilevazione fumi di
cantiere).
In parallelo si provvede al trasferimento (a cura e spese dell’Impresa appaltatrice) ai rispettivi Laboratori di
restauro:
del sipario storico;
degli arredi mobili;
delle matrici delle decorazioni e altro materiale rinvenuto nella zona plafone (lotto D);
determinando, in tal modo, lo sgombero del deposito dell’Appaltatore messo a disposizione
dell’Amministrazione. Eventuali elementi non oggetto di riutilizzo saranno trasferiti, a cura e spese
dell’Appaltatore, presso deposito indicato dall’Amministrazione.
Segue l’avvio delle indagini preliminari estese a tutte le parti da restaurare. Tali indagini si protraggono,
nella programmazione redatta, per 30 giorni lavorativi e condizionano i successivi interventi di restauro
nella sala. Valutazioni effettuate in corso d’opera possono, ad ogni modo, determinare scelte differenziate
comportanti, ad esempio, anche l’inizio di determinati interventi di restauro in alcune parti anche prima di
tale termine. Nei primi giorni, dopo il montaggio dei ponteggi nella sala, avviene anche la rimozione delle
pannellature in “masonite” dalle pareti della platea.
In parallelo a tali precedenti prime attività dello stralcio 2 avviene l’avvio dei completamenti dei vari ordini di
palchi e del loggione comprendenti:
la pulitura delle scale in pietra;
la lucidatura delle pavimentazioni in pietra ed i trattamenti delle parti a parquèt;
pag.21
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
-
le tinteggiature di pareti e soffitti dei corridoi e le ulteriori finiture (cornici, parti in marmorizzato,
ecc.);
la finitura della “boiserie” dei palchi;
la posa della “carta di Francia” nei palchi;
il completamento degli impianti;
Tali operazioni procedono dall’alto (il loggione) verso il basso (la 1a fila) e sono propedeutiche alle ulteriori
opere di completamento (montaggio corpi illuminanti nella sala e nei corridoi, poggioli imbottiti e
mantovane palchi) che vengono poste in essere, fila dopo fila e sempre procedendo dall’alto verso il
basso, coordinandosi e in prosecuzione degli interventi di restauro inerenti i vari ordini che hanno inizio in
conseguenza degli accertamenti preventivi effettuati.
In buona sostanza le attività critiche e condizionanti sono costituite dai restauri nella sala e, in
particolare, da quanto inerente l’apparato decorativo delle balaustre dei palchi. Il restauro del velario
(distinto come: dipinto centrale e parte perimetrale), come pure del baldacchino del Palco Reale e
dell’arco scenico, non condizionano gli interventi nei palchi risultando estesi all’intero periodo dedicato alle
operazioni di restauro della sala (circa 5 mesi).
Mentre hanno luogo i primi interventi nella sala, sul palcoscenico si provvede a:
installare il montacarichi di palcoscenico;
a realizzare l’impianto delle luci di scena (quadro di spinamento e linee di alimentazione);
al montaggio dei tiri motorizzati e delle bilance luci.
Completato il restauro della sala si dà corso:
ai completamenti impiantistici estesi a tutte le parti del Teatro;
al montaggio e al completamento di tutte le porte interne;
al montaggio dei corpi illuminanti e degli altri elementi inerenti le protezioni antincendio;
allo smontaggio dei ponteggi della sala;
agli interventi di completamento del foyer e degli spazi accessori;
alla realizzazione del Bar;
al montaggio della piattaforma mobile della buca dell’orchestra;
all’installazione del sipario in velluto con mantovana “all’imperiale” e degli altri tendaggi;
al posizionamento sulla scena (ancorandoli ai tiri predisposti) del sipario storico (restaurato) e
del secondo sipario;
al posizionamento delle poltrone della platea e dell’arredo dei palchi;
al posizionamento degli ulteriori arredi mobili;
alla sistemazione, negli spazi espositivi del sottotetto, delle matrici delle decorazioni.
Terminano lo stralcio 2 e i lavori tutti interessanti il Teatro le operazioni di pulizia generale e di
smobilizzo delle parti residuali di cantiere (servizi e spogliatoi in prospetto e tabellone relativo, recinzioni,
ecc.).
Art. 1.6
DOCUMENTI CHE FANNO PARTE DEL CONTRATTO
Fanno parte integrante del contratto d'appalto, oltre al presente Capitolato speciale e al Capitolato
Generale (D.M. 145/2000) anche i seguenti documenti:
a) le Leggi, i Decreti, i Regolamenti e le Circolari Ministeriali emanate e vigenti alla data di esecuzione
dei lavori;
b) le Leggi, i Decreti, i Regolamenti e le Circolari emanate e vigenti, per i rispettivi ambiti territoriali, nella
Regione, Provincia e Comune in cui si eseguono le opere oggetto dell’appalto;
c) le norme emanate dal C.N.R., le norme U.N.I., le norme C.E.I., le tabelle CEI-UNEL, le altre norme
tecniche ed i testi citati nel presente Capitolato;
d) l’elenco dei Prezzi Unitari;
e) il Cronoprogramma;
f) il Piano di Sicurezza e di Coordinamento ed i piani di cui all’art. 131 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e
s.m.i.;
g) i seguenti elaborati di progetto:
pag.22
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
•
RILIEVO E PROGETTO
RELAZIONI
0
r1
r2
r3
r4
r5
r6
ELENCO ELABORATI DI GARA
RELAZIONE GENERALE
RELAZIONE STORICO ARTISTICA
RELAZIONE SUL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE
ARCHITETTONICHE
RELAZIONE SULLA SICUREZZA E IGIENE NEI LUOGHI DI
LAVORO
RELAZIONE SULLA RISPONDENZA NORMATIVA DEL BAR DEL
TEATRO
PREVISIONE DI IMPATTO ACUSTICO
ALLEGATI AMMINISTRATIVI
1/1 am
ELENCO PREZZI – 1° STRALCIO
1/2 am
ELENCO PREZZI – 2° STRALCIO
2/1 am
ANALISI PREZZI – 1° STRALCIO
2/2 am
ANALISI PREZZI – 2° STRALCIO
3/1 am/L
COMPUTO METRICO ESTIMATIVO – 1° STRALCIO
3/2 am/L
COMPUTO METRICO ESTIMATIVO – 2° STRALCIO
4 am/L
QUADRI ECONOMICI: - LAVORI 1° STRALCIO - LAVORI 2° STRALCIO
PROGETTO COMPLESSIVO - QUADRO RIEPILOGATIVO
5 am/L
6 am
QUADRO DELL’INCIDENZA PERCENTUALE DELLA QUANTITÀ’
DI MANODOPERA
CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO
CRONOPROGRAMMA LAVORI
1 cro/L
DIAGRAMMA RETICOLARE (P.E.R.T.) - 1° STRALCIO
non in scala
DOCUMENTO DI RACCORDO TRA PROGETTO E PIANO DI SICUREZZA E OOORDINAMENTO
2 cro/L
DIAGRAMMA RETICOLARE (P.E.R.T.) - 2° STRALCIO
non in scala
DOCUMENTO DI RACCORDO TRA PROGETTO E PIANO DI SICUREZZA E OOORDINAMENTO
3 cro/L
DIAGRAMMA FINANZIARIO
non in scala
PIANO DI MANUTENZIONE
1 pm
PIANO DI MANUTENZIONE: MANUALE D’USO
2 pm
PIANO DI MANUTENZIONE: MANUALE DI MANUTENZIONE –
RIEPILOGO COSTI DI MANUTENZIONE
3 pm
PIANO DI MANUTENZIONE: SOTTOPROGRAMMA DELLE
PRESTAZIONI
4 pm
PIANO DI MANUTENZIONE: SOTTOPROGRAMMA DEI
CONTROLLI
5 pm
PIANO DI MANUTENZIONE: SOTTOPROGRAMMA DEGLI
INTERVENTI
RILIEVO
1ril
2ril
3ril
4ril
5ril
6ril
7ril
PIANTA 2° LIVELLO SOTTOPALCO
PIANTA 1° LIVELLO SOTTOPALCO
PIANTA PLATEA E 1ª FILA PALCHI
PIANTA 2ª FILA PALCHI
PIANTA 3ª FILA PALCHI
PIANTA 4ª FILA PALCHI
PIANTA LOGGIONE
pag.23
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
8ril
9ril
10ril
11ril
12ril
13ril
PIANTA PLAFONE
PIANTA SOTTOTETTO
PIANTA COPERTURE
PROSPETTI
SEZIONI A-A & DD
SEZIONI B-B & CC
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
PROGETTO - ARCHITETTONICO PER LOTTI E STRALCI
1 arc/L
LOTTO A:
PIANTA
2°
LIVELLO
SOTTOPALCO,
SEZIONE B-B E PROSPETTI
2 arc/L
LOTTO B:
PIANTA 2° LIV. SOTTOPALCO, PIANTA 1°
LIV. SOTTOPALCO, PIANTA PLATEA E 1ª
FILA, PIANTA 2ª FILA, PROSPETTO, SEZ. CC
3 arc/L
LOTTO C - tav.1/3: PIANTA 2° LIV. SOTTOPALCO, PIANTA 1°
LIV. SOTTOPALCO, PIANTA PLATEA E 1ª
FILA, PIANTA 2ª FILA
4 arc/L
LOTTO C - tav.2/3: PIANTA 3ª FILA, PIANTA 4ª FILA, PIANTA
LOGGIONE, PIANTA PLAFONE
5 arc/L
LOTTO C - tav.3/3: PIANTA
SOTTOTETTO,
PIANTA
COPERTURA, SEZIONE B-B, SEZIONE D-D
6 arc/L
LOTTO D - tav.1/5: PIANTA PLAFONE
7 arc/L
LOTTO D - tav.2/5: PIANTA SOTTOTETTO
8 arc/L
LOTTO D - tav.3/5: PIANTA COPERTURE
9 arc/L
LOTTO D - tav.4/5: SEZIONE B-B
10 arc/L
LOTTO D - tav.5/5: SEZIONI A-A & D-D
11 arc/L
LOTTO E - tav.1/13: PIANTA 2° LIVELLO SOTTOPALCO
12 arc/L
LOTTO E - tav.2/13: PIANTA 1° LIVELLO SOTTOPALCO
13 arc/L
LOTTO E - tav.3/13: PIANTA PLATEA E 1ª FILA PALCHI
14 arc/L
LOTTO E - tav.4/13: PIANTA 2ª FILA PALCHI
15 arc/L
LOTTO E - tav.5/13: PIANTA 3ª FILA PALCHI
16 arc/L
LOTTO E - tav.6/13: PIANTA 4ª FILA PALCHI
17 arc/L
LOTTO E - tav.7/13: PIANTA LOGGIONE
18 arc/L
LOTTO E - tav.8/13: PIANTA PLAFONE
19 arc/L
LOTTO E - tav.9/13: PIANTA SOTTOTETTO
20 arc/L
LOTTO E - tav.10/13:
PIANTA COPERTURE
21 arc/L
LOTTO E - tav.11/13:
PROSPETTI
22 arc/L
LOTTO E - tav.12/13:
SEZIONI A-A & DD
23 arc/L
LOTTO E - tav.13/13:
SEZIONI B-B & CC
PROGETTO - INTERVENTI PER LOTTI E STRALCI
1 int/L
LOTTO A:
PIANTA
2°
LIVELLO
SOTTOPALCO,
SEZIONE B-B E PROSPETTI
2 int/L
LOTTO B:
PIANTA 2° LIV. SOTTOPALCO, PIANTA 1°
LIV. SOTTOPALCO, PIANTA PLATEA E 1ª
FILA, PIANTA 2ª FILA, PROSPETTO, SEZ. CC
3 int/L
LOTTO C - tav.1/3: PIANTA 2° LIV. SOTTOPALCO, PIANTA 1°
LIV. SOTTOPALCO, PIANTA PLATEA E 1ª
FILA, PIANTA 2ª FILA
4 int/L
LOTTO C - tav.2/3: PIANTA 3ª FILA, PIANTA 4ª FILA, PIANTA
LOGGIONE, PIANTA PLAFONE
5 int/L
LOTTO C - tav.3/3: PIANTA
SOTTOTETTO,
PIANTA
pag.24
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
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scala 1:100
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scala 1:100
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scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
6 int/L
7 int/L
8 int/L
9 int/L
10 int/L
11 int/L
12 int/L
13 int/L
14 int/L
15 int/L
16 int/L
17 int/L
18 int/L
19 int/L
20 int/L
21 int/L
22 int/L
23 int/L
24 int/L
25 int/L
COPERTURA, SEZIONE B-B, SEZIONE D-D
LOTTO D - tav.1/5: PIANTA PLAFONE
LOTTO D - tav.2/5: PIANTA SOTTOTETTO
LOTTO D - tav.3/5: PIANTA COPERTURE
LOTTO D - tav.4/5: SEZIONE B-B
LOTTO D - tav.5/5: SEZIONI A-A & D-D
LOTTO E - tav.1/15: PIANTA 2° LIVELLO SOTTOPALCO
LOTTO E - tav.2/15: PIANTA 1° LIVELLO SOTTOPALCO
LOTTO E - tav.3/15: PIANTA PLATEA E 1ª FILA PALCHI
LOTTO E - tav.4/15: PIANTA 2ª FILA PALCHI
LOTTO E - tav.5/15: PIANTA 3ª FILA PALCHI
LOTTO E - tav.6/15: PIANTA 4ª FILA PALCHI
LOTTO E - tav.7/15: PIANTA LOGGIONE
LOTTO E - tav.8/15: PIANTA PLAFONE
LOTTO E - tav.9/15: PIANTA SOTTOTETTO
LOTTO E - tav.10/15:
PIANTA COPERTURE
LOTTO E - tav.11/15:
PROSPETTI
LOTTO E - tav.12/15:
SEZIONE A-A
LOTTO E - tav.13/15:
SEZIONE B-B
LOTTO E - tav.14/15:
SEZIONE C-C
LOTTO E - tav.15/15:
SEZIONE D-D
PARTICOLARI COSTRUTTIVI PER LOTTI E STRALCI
1 pc/L
CHIUSURE ORIZZONTALI DI BASE – PACCHETTI B1-B2-B3
2 pc/L
COPERTURE PIANE E COPERTURE A FALDA
3 pc/L
4 pc/L
PAVIMENTI TIPO P1-P2-P3-P4-P5-P6-P7-P8-P9
MODANATURE TIPO M1-M2-M3-M4-M5-M6
INTERCAPEDINI INT1 - INT2 - INT3a - INT3b - PIANTE E SEZIONI
ABACO INFISSI
1 inf
INFISSI DI RILIEVO DA 1 A 14
2 inf
INFISSI DI RILIEVO DA 15 A 32
3 inf
INFISSI DI RILIEVO DA 33 A 47
4 inf
INFISSI DI RILIEVO DA 49 A 65
5 inf
INFISSI DI RILIEVO DA 66 A 73
6 inf
INFISSI DI PROGETTO DA P1 A P10
7 inf
INFISSI DI PROGETTO DA P11 A P31
DOTAZIONI DI SCENA PER LOTTI E STRALCI
1 sc/L
PALCOSCENICO – PARTI FISSE E SBOTOLABILI
2 sc/L
GRATICCIA MANOVRASCENE – PIANTE
3 sc/L
PALCOSCENICO – SEZIONI LONGITUDINALI
4 sc/L
PALCOSCENICO – SEZIONI TRASVERSALI
5 sc/L
BUCA ORCHESTRALI – PEDANA MOBILE
6 sc/L
MACCHINE DEI RUMORI - PIOGGIA, SAETTA, VENTO E TUONO
ALLESTIMENTI E ARREDI PER LOTTI E STRALCI
1A all/L
CAMERINI ARTISTI
– RIVESTIMENTO A PANNELLI ED ELEMENTI DI ARREDO
1B/1 all/L
CAMERINI ARTISTI
pag.25
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scale 1:200-1:10
scale 1:200-1:201:10
scala 1:10-1:5
scala 1:50
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:50 – 1:10
scala 1:50
scala 1:50 – 1:10
scala 1:50 – 1:10
scala 1:20
scala 1:20
scala 1:50
scala 1:50
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
4 all/L
5A all/L
– ABACO PANNELLI
CAMERINI ARTISTI
– ABACO PANNELLI
SERVIZI IGIENICI DEL PUBBLICO E DEL PERSONALE
– RIVESTIMENTO A PANNELLI ED ELEMENTI DI ARREDO
SERVIZI IGIENICI DEL PUBBLICO E DEL PERSONALE
– ABACO PANNELLI
SCALA MUNICIPIO
– PLAFONE IN CARTONGESSO E TELO TESATO
BAR DEL TEATRO – BANCO E RETROBANCO
SALA SOTTOTETTO – PEDANE ESPOSITIVE E PASSAIMPIANTI
5B all/L
6 all/L
7 all/L
8 all/L
9 all/L
10 all/L
11 all/L
SALA SOTTOTETTO – VISTE D’INSIEME
CASSETTIERE ESPOSITIVE
TECHE ESPOSITIVE
DELIMITATORI LUMINOSI
TUTOR PER APPARECCHIATURE IMPIANTI SPECIALI
APPLIQUE IN CRISTALLO - CODICI L2 E L3
CORRIMANO MOBILI DEI PALCHI
1B/2 all/L
2A all/L
2B all/L
3 all/L
pag.26
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scale 1:50 – 1:5
scale 1:50-1:10-1:2
scale 1:100-1:501:10
non in scala
scala 1:10
scala 1:10
scala 1:5
scale 1:4-1:2
scale 1:5
scale 1:10-1:2
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
• RESTAURO DELL’APPARATO DECORATIVO, FINITURE E ARREDI
RELAZIONI
1 ad/r
INDAGINI PER LA CARATTERIZZAZIONE DI ALCUNI MATERIALI
COSTITUTIVI E INDAGINI STRATIGRAFICHE PER LA
CARATTERIZZAZIONE DELL’ASPETTO ORIGINARIO
SCHEDE INVENTARI
si/b
APPARECCHI ILLUMINANTI
si/c
ARREDI
si/d
STUCCHI E DECORI
si/e
TESSUTI, TENDAGGI E TAPPEZZERIE
si/g
INFISSI
si/h
PAVIMENTI
ELABORATI GRAFICI PER LOTTI E STRALCI
1 ad/L
RILIEVO DELL'APPARATO DECORATIVO DELLA SALA DEL TEATRO
MOSAICO DI ORTOFOTO
2 ad/L
APPARATO DECORATIVO DELLA SALA DEL TEATRO
ANALISI CONOSCITIVE E IPOTESI DI PROGETTO
3 ad/L
VELARIO DELLA SALA DEL TEATRO
RILIEVO E IPOTESI DI PROGETTO
4 ad/L
APPARATO DECORATIVO E VELARIO DELLA SALA DEL TEATRO
MODALITA' DI INTERVENTO
5 ad/L
ARREDI DELLA SALA DEL TEATRO
ANALISI CONOSCITIVE E IPOTESI DI PROGETTO
6 ad/L
PALCHI DEL TEATRO
ANALISI CONOSCITIVE E IPOTESI DI PROGETTO
7 ad/L
CORRIDOI DEI PALCHI E SCALE STORICHE DEL TEATRO
ANALISI CONOSCITIVE E IPOTESI DI PROGETTO
8 ad/L
FOYER DEL TEATRO
ANALISI CONOSCITIVE E IPOTESI DI PROGETTO
pag.27
scale varie
scale varie
scale varie
scale varie
scale varie
scale varie
scala 1:25
scala 1:100
scala 1:50
non in scala
scale 1:1001:10
scale varie
scale varie
scale varie
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
•
SICUREZZA E PREVENZIONE INCENDI
RELAZIONI
r pi 1
RELAZIONE TECNICA DI SICUREZZA ANTINCENDIO
r pi 2
COMPARTIMENTI ANTINCENDIO – Carico d’incendio e Classe di
riferimento
r pi 3
RISCONTRO CON REGOLA TECNICA (D.M. 19/08/1996)
r pi 4
CRITERI E MODALITA’ DI INTERVENTO DEGLI IMPIANTI
ANTINCENDIO
r pi 5
CARATTERISTICHE ASCENSORE ANTINCENDIO DEL TEATRO
ELABORATI GRAFICI
0 pi
PLANIMETRIA GENERALE
1 pi
PIANTA 2° LIVELLO SOTTOPALCOSCENICO
2 pi
PIANTA I° LIVELLO SOTTOPALCOSCENICO
3 pi
PIANTA PLATEA E 1ª FILA PALCHI
4 pi
PIANTA 2ª FILA PALCHI
5 pi
PIANTA 3ª FILA PALCHI
6 pi
PIANTA 4ª FILA PALCHI
7 pi
PIANTA LOGGIONE
8 pi
PIANTA PLAFONE
9 pi
PIANTA SALA MUSEO DEL TEATRO (SOTTOTETTO)
10 pi
PIANTA COPERTURE
11 pi
PROSPETTI
12 pi
SEZIONE A-A
13 pi
SEZIONI B-B
14 pi
SEZIONI C-C
15 pi
SEZIONE D-D
pag.28
scala 1:1000
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
• STRUTTURE
RELAZIONI
1 st/r
RELAZIONE DI INQUADRAMENTO DEGLI INTERVENTI STRUTTURALI
2 st/r
INDAGINI MECCANICO-STRUTTURALI PER LA CARATTERIZZAZIONE
DEGLI ELEMENTI PORTANTI
3 st/r
INDAGINI SCLEROMETRICHE SULLE STRUTTURE PORTANTI DEL
PALCOSCENICO
4 st/r
RELAZIONE GEOLOGICA-GEOTECNICA
5 st/r
PROGETTO STUTTURALE DELLE SCALE - RELAZIONE DI CALCOLO
TABULATI
6 st/r
VERIFICA CAPRIATE - RELAZIONE DI CALCOLO E TABULATI
7 st/r
STRUTTURE MINORI - RELAZIONE DI CALCOLO
7.1 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - LUCERNAIO
7.2 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - PORTALE BOCCASCENA
7.3 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - PALCOSCENICO
7.4 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - INTERCAPEDINI
7.5 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI – PASSERELLA MANOVRASCENE
7.6 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI – FOSSA ORCHESTRALI E RIBALTA
7.7 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - FONDAZIONE ASCENSORE
7.8 st/r
STRUTTURE MINORI - TABULATI - TRAVI DI SOSTEGNO TIRI DI
SCENA
8 st/r
VERIFICHE E CONSOLIDAMENTI DEGLI ORIZZONTAMENTI DI
CALPESTIO DEI PALCHI E RELATIVI CORRIDOI, DELLA SALA
SOTTOTETTO, DELLA PLATEA, DEL PALCOSCENICO E VERIFICA DEI
TELAI IN C.A. PER L’APERTURA DEI VARCHI NELLE
MURATURE
PORTANTI.
9 st/r
PIANO DI MANUTENZIONE DELLE STRUTTURE
GRAFICI ESECUTIVI PER LOTTI E STRALCI
1A st/L
INTERCAPEDINI CARPENTERIE - PIANTE E SEZIONI
1B st/L
INTERCAPEDINI ARMATURE
2A st/L
PALCOSCENICO - CARPENTERIE STRUTTURE IN C.A. - PIANTE E
SEZIONI
2B st/L
PALCOSCENICO - ARMATURE STRUTTURE IN C.A.
3 st/L
FONDAZIONI VARIE - CARPENTERIE E ARMATURE
4A st/L
SOLAI E TRAVI ZONA NUOVI WC PER IL PUBBLICO - CARPENTERIE
E ARMATURE
4B st/L
SOLAI VARI E TRAVI - CARPENTERIE E ARMATURE
5A st/L
CAPRIATE IN LEGNO (1s-2s-3s-4s-5s-6s) – SITUAZIONE DI RILIEVO
5B st/L
CAPRIATE IN LEGNO (7s-8s-9s-1p-2p-3p) – SITUAZIONE DI RILIEVO
5C st/L
CAPRIATE IN LEGNO – INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO
5D st/L
CAPRIATE IN LEGNO DEL PALCOSCENICO – CARICHI DI PROGETTO
E INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO
6 st/L
PORTALE DI BOCCASCENA ESISTENTE – CONSOLIDAMENTO E
VERIFICA ARMATURE MINIME
7 st/L
FOSSA ORCHESTRALI E RIBALTA - CARPENTERIE E ARMATURE
8 st/L
9 st/L
10 st/L
11 st/L
PASSERELLA MANOVRASCENE - PIANTA, SEZIONI E CARPENTERIE
NUOVI ABBAINI LIGNEI DELLA COPERTURA
LUCERNAIO DI COPERTURA VANO SCALE MUNICIPIO
CARPENTERIE E ARMATURE - ACCIAIO E CEMENTO ARMATO
PROLUNGAMENTO SCALE IN C.A. DEL MUNICIPIO – CARPENTERIE
pag.29
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
scala 1:50
sc. 1:50-1:251:5
scala 1:50-1:5
scala 1:50-1:5
sc. 1:50-1:251:5
scala 1:50
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
14A st/L
14B st/L
E ARMATURE
NUOVA SCALA DI ACCESSO (CON ASCENSORE) AL TEATRO E ALLA
SALA SOTTOTETTO - PIANTE E SEZIONI
NUOVA SCALA DI ACCESSO (CON ASCENSORE) AL TEATRO E ALLA
SALA SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
NUOVA SCALA DI ACCESSO (CON ASCENSORE) AL TEATRO E ALLA
SALA SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
NUOVA SCALA DI ACCESSO (CON ASCENSORE) AL TEATRO E ALLA
SALA SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
NUOVA SCALA DI ACCESSO (CON ASCENSORE) AL TEATRO E ALLA
SALA SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALE DI SICUREZZA "GEMELLE" DEL TEATRO E DELLA SALA
SOTTOTETTO - PIANTE E SEZIONI
SCALE DI SICUREZZA "GEMELLE" DEL TEATRO E DELLA SALA
SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALE DI SICUREZZA "GEMELLE" DEL TEATRO E DELLA SALA
SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALE DI SICUREZZA "GEMELLE" DEL TEATRO E DELLA SALA
SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALE DI SICUREZZA "GEMELLE" DEL TEATRO E DELLA SALA
SOTTOTETTO - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALA CAMERINI ARTISTI - PIANTE E SEZIONI
SCALA CAMERINI ARTISTI – CARPENTERIE IN ACCIAIO
14C st/L
15A st/L
15B st/L
SCALA CAMERINI ARTISTI - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALA CAMERINI ORCHESTRALI - PIANTE E SEZIONI
SCALA CAMERINI ORCHESTRALI - CARPENTERIE IN ACCIAIO
15C st/L
16A st/L
16B/1
st/L
16B/2
st/L
16B/3
st/L
16C st/L
17 st/L
SCALA CAMERINI ORCHESTRALI - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALA MACCHINISTI DI SCENA - PIANTE E SEZIONI
SCALA MACCHINISTI DI SCENA - CARPENTERIE IN ACCIAIO
12A st/L
12B/1
st/L
12B/2
st/L
12B/3
st/L
12C st/L
13A st/L
13B/1
st/L
13B/2
st/L
13B/3
st/L
13C st/L
18 st/L
19 st/L
20 st/L
21 st/L
SCALA MACCHINISTI DI SCENA - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALA MACCHINISTI DI SCENA - CARPENTERIE IN ACCIAIO
SCALA MACCHINISTI DI SCENA - CARPENTERIE IN ACCIAIO
CONSOLIDAMENTO ORIZZONTAMENTI PALCHI E RELATIVI
CORRIDOI
CONSOLIDAMENTO ORIZZONTAMENTO DEL PLAFONE
CONSOLIDAMENTO ORIZZONTAMENTO DEL SOTTOTETTO
NUOVO ORIZZONTAMENTO DEL PALCOSCENICO – STRUTTURE
LIGNEE
VERIFICA ORIZZONTAMENTO DI CALPESTIO DELLA PLATEA –
ORDITO IN PUTRELLE METALLICHE E CORRENTI LIGNEI
pag.30
scala 1:50
sc. 1:20-1:101:5
sc. 1:20-1:101:5
sc. 1:20-1:101:5
scala 1:20
scala 1:50
sc. 1:20-1:101:5
sc. 1:20-1:101:5
sc. 1:20-1:101:5
scala 1:20
scala 1:50
sc. 1:20-1:101:1
scala 1:20
scala 1:50
sc. 1:20-1:101:1
scala 1:20
scala 1:50
sc. 1:20-1:101:1
sc. 1:20-1:101:1
sc. 1:20-1:101:1
scala 1:20
sc. 1:50-1:201:5
1:50-1:5
1:50-1:5
1:50-1:10
1:50-1:5
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
• IMPIANTI ELETTRICI E SPECIALI
RELAZIONI
1 ie/r
RELAZIONE TECNICA
2 ie/r
IMPIANTO DI PROTEZIONE CONTRO I FULMINI
3 ie/r
IMPIANTO DI RIVELAZIONE FUMO E DI ALLARME
4 ie/r
RISPONDENZA AL D.M. 19/08/1996
GRAFICI ESECUTIVI PER LOTTI E STRALCI
1 ie/L
SCHEMA A BLOCCHI DISTRIBUZIONE
2 ie/L
CABINA DI TRASFORMAZIONE
3 ie/L
SCHEMI UNIFILARI QUADRI ELETTRICI
4 ie/L
DISTRIBUZIONE PRIMARIA
5 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI 2° SOTTOPALCO
6 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI 1° SOTTOPALCO
7 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI PLATEA E 1° FILA
8 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI 2° FILA
9 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI 3° FILA
10 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI 4° FILA
11 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI LOGGIONE
12 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI PLAFONE
13 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA E SPECIALI SOTTOTETTO
14 ie/L
DISTRIBUZIONE IMPIANTI DI ENERGIA PIANO COPERTURA
15 ie/L
PARTICOLARI COSTRUTTIVI
pag.31
scala 1:200
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
non in scala
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
• IMPIANTI A FLUIDO
RELAZIONI
1 if/r
RELAZIONE TECNICO - SPECIALISTICA E DI CALCOLO
2 if/r
RELAZIONE TECNICA DI CUI ALL’ART. 28 DELLA LEGGE 9 GENNAIO
1991, N. 10 ATTESTANTE LA RISPONDENZA ALLE PRESCRIZIONI IN
MATERIA DI CONTENIMENTO DEL CONSUMO ENERGETICO DEGLI
EDIFICI AI SENSI DEL DPR 59/2009
3 if/r
RELAZIONE TECNICA IMPIANTO DI RIVELAZIONE INCENDI “AD
ASPIRAZIONE”
4 if/r
RELAZIONE TECNICA IMPIANTI ANTINCENDIO “WATERMIST –
SPRINKLER - IDRANTI”
GRAFICI ESECUTIVI PER LOTTI E STRALCI
1if.A/L
Impianti Antincendio
SCHEMI GENERALI
Compendio grafico illustrativo dell'associazione impianto di
protezione/area protetta
2 if.A/L
Impianto Antincendio ad idranti
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
3 if.A/L
Impianti Antincendio sprinkler
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
4 if.A/L
Impianti Antincendio water-mist
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
5 if.A/L
Impianto Antincendio a gas inerte
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale
6 if.A/L
Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
2° livello Sottopalcoscenico Reti idr. e Terminali - Layout centr. tecnologica
e part. costrutt.
7 if.A/L
Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
1° livello Sottopalcoscenico Reti idrauliche . e Terminali
8 if.A/L
Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
Platea e 1a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
9 if.A/L
Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
2a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
10 if.A/L Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
3a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
11 if.A/L Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
4a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
12 if.A/L Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
Loggione Reti idrauliche e Terminali
13 if.A/L Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
Plafone Reti idrauliche e Terminali
14 if.A/L Impianti Antincendio Idranti, Estintori, Sprinkler e Water-mist
Sala Museo sottotetto Reti idrauliche e Terminali
15 if.A/L Impianti Antincendio Water-mist
Particolari
16 if.A /L Impianti Antincendio
schema di flusso impianto di climatizzazione
piante ubicazione serrande tagliafuoco e estrazione fumi dalla sala
pag.32
non in scala
non in scala
non in scala
non in scala
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
scala 1:100
non in scala
non in scala
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
1 if.S/L
2 if.S/L
3 if.S/L
4 if.S/L
5 if.S/L
6 if.S/L
7 if.S/L
8 if.S/L
9 if.S/L
10 if.S/L
11 if.S/L
1 if.C/L
2 if.C/L
3 if.C/L
4 if.C/L
5 if.C/L
6 if.C/L
7 if.C/L
8 if.C/L
9 if.C/L
10 if.C/L
11 if.C/L
12 if.C/L
13 if.C/L
1 if.R
Impianti Idrico-sanitario
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
Impianto di scarico Fognante
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
2° livello Sottopalcoscenico Centrale, Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
1° livello Sottopalcoscenico Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
Platea e 1a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
2a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
3a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
4a Fila Palchi Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
Loggione Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
Plafone Reti idrauliche e Terminali
Impianti Idrico-sanitario, Fognante
Sala Museo sottotetto Reti idrauliche e Terminali
Impianto di Climatizzazione
SCHEMI GENERALI
Schema funzionale ed altimetrico
Impianto di Climatizzazione
SCHEMI GENERALI
Supervisione e controllo impianti a fluido Schema carte punti
Impianto di Climatizzazione
SCHEMI GENERALI
Impianti Elettrici a servizio degli impianti a fluido – Schemi Quadri elettrici
Impianto di Climatizzazione
2° livello Sottopalcoscenico Centrale, Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
1° livello Sottopalcoscenico Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
Platea e 1a Fila Palchi Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
2a Fila Palchi Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
3a Fila Palchi Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
4a Fila Palchi Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
Loggione Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
Plafone Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
Sala Museo sottotetto Reti e Terminali
Impianto di Climatizzazione
Copertura Reti e Terminali
IMPIANTO DI RIVELAZIONE INCENDI “AD ASPIRAZIONE”
Palchi e corridoi
pag.33
non in scala
non in scala
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
sc. 1:100-1:50
non in scala
non in scala
non in scala
sc. 1:100-1:50
1:25
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
sc. 1:100
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
2 if.R
IMPIANTO DI RIVELAZIONE INCENDI “AD ASPIRAZIONE”
Sottoplatea, Sala, Palcoscenico, Plafone e Sottotetto
sc. 1:100
ELABORATI PER AUTORIZZAZZIONI ALLA REALIZZAZIONE DEI POZZI
rt-pozzi
RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA SUL PRELIEVO DELL’ ACQUA DI
SOTTOSUOLO, L’USO PER SCAMBIO TERMICO IN UN SISTEMA A
POMPA DI CALORE FINALIZZATO AL RISPARMIO ENERGETICO
NELLA CLIMATIZZAZIONE DEL TEATRO E LA RICONSEGNA AL
SOTTOSUOLO
sgSCHEMI GRAFICI ESEMPLIFICATIVI DEL PRELIEVO DELL’ ACQUA DI
pozzi/L
SOTTOSUOLO, L’USO PER SCAMBIO TERMICO IN UN SISTEMA A
POMPA DI CALORE FINALIZZATO AL RISPARMIO ENERGETICO
NELLA CLIMATIZZAZIONE DEL TEATRO E LA RICONSEGNA AL
SOTTOSUOLO
sc. 1:100
• PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO
RELAZIONI E ALLEGATI AMMINISTRATIVI
1 sic/r
2 sic/r
3 sic/r
PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO
- RELAZIONE
PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO
- ANALISI E VALUTAZIONE DEI RISCHI
PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO
- COSTI DELLA SICUREZZA
CRONOPROGRAMMA
1 sic /cro
2 sic /cro
1 cro/L
CRONOPROGRAMMA DI GANTT-1° STRALCIO
CRONOPROGRAMMA DI GANTT-2° STRALCIO
DIAGRAMMA RETICOLARE (P.E.R.T.) - 1° STRALCIO
2 cro/L
DIAGRAMMA RETICOLARE (P.E.R.T.) - 2° STRALCIO
DOCUMENTO DI RACCORDO TRA PROGETTO E PIANO DI SICUREZZA E OOORDINAMENTO
DOCUMENTO DI RACCORDO TRA PROGETTO E PIANO DI SICUREZZA E OOORDINAMENTO
ELABORATI GRAFICI
1 sic/LAY
2 sic/LAY
3 sic/LAY
4 sic/LAY
5 sic/LAY
6 sic/LAY
7 sic/LAY
SCHEMA DEI SOTTOSERVIZI E LINEE AEREE PRESENTI NELL'AREA
DI INTERVENTO
INDIVIDUAZIONE DEI LOTTI
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
PRIMO IMPIANTO DI CANTIERE
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
SCAVI INT.1 E INT.2 / SCALA COMUNALE
SOTTOPALCOSCENICO / SCENA
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
SCAVO INT 3b / SOTTOPALCOSCENICO
SCENA / NUOVA SCALA TEATRO
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
SCAVO INT 3a / NUOVA SCALA TEATRO / CORRIDOI E PALCHI
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
DEMOLIZIONI / SOPRELEVAZIONI
RIFACIMENTO PROSPETTO CORTILE
pag.34
SCALA 1:100
non in scala
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100-1:50
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
8 sic/LAY
9 sic/LAY
10 sic/LAY
11 sic/LAY
12 sic/LAY
13 sic/LAY
1 sic/PO
2 sic/PO
3 sic/PO
4 sic/PO
5 sic/PO
6 sic/PO
7 sic/PO
8 sic/PO
9 sic/PO
10 sic/PO
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
LAVORI PLAFONE / SCAVI INT.1 E INT.2
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
LAVORI SOTTOTETTO / SCAVI INT.1 E INT.2
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
LAVORI SOSTITUZIONE COPERTURA TETTO
POSA LUCERNARIO
LAYOUT DI CANTIERE - 1° STRALCIO
DISALLESTIMENTO CANTIERE 1° STRALCIO
LAYOUT DI CANTIERE - 2° STRALCIO
SECONDO IMPIANTO DI CANTIERE
LAYOUT DI CANTIERE - 2° STRALCIO
RESTAURO / FINITURE / ALLESTIMENTI
DEL TEATRO E DEI LOCALI ACCESSORI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
TAVOLA TECNICA DEGLI SCAVI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
DEMOLIZIONI E RICOSTRUZIONI NELLA ZONA DELLA SCENA
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
DISPOSITIVI DI MOVIMENTAZIONE SUL PLAFONE
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
PROCEDURA DI MONTAGGIO DELLA SCALA CON ASCENSORE
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
PROCEDURA DI MONTAGGIO DELLE SCALE GEMELLE
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
PROCEDURA DI MONTAGGIO DELLA SCALA ARTISTI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
PROCEDURA DI MONTAGGIO DELLA SCALA ORCHESTRALI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
PROCEDURA DI MONTAGGIO DELLA SCALA MACCHINISTI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 1° STRALCIO
LAVORAZIONI CORRIDOI E PALCHI
PRESCRIZIONI OPERATIVE - 2° STRALCIO
LAVORAZIONI SALA TEATRO
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100
SCALA 1:100-1:50
SCALA 1:100
SCALA 1:1001:50-1:25
SCALA 1:200-1:50
SCALA 1:2501:100-1:50
SCALA 1:2001:100-1:50
SCALA
1:200-1:100-1:50
SCALA 1:200 1:50
non in scala
SCALA 1:100
• FASCICOLO
RELAZIONE E SCHEDE
4 sic/r
FASCICOLO CON LE CARATTERISTICHE DELL’OPERA
A questi si aggiungeranno eventuali disegni e particolari costruttivi che il Direttore dei Lavori consegnerà
all'impresa nel corso dei lavori, e/o gli esecutivi di cantiere a carico dell'Impresa stessa.
In caso di discordanza tra i vari elaborati di progetto vale la soluzione più aderente alle finalità dell’opera,
cosi come indicato dalla D.L. e comunque la meglio rispondente ai criteri di buona tecnica esecutiva ,
ancorché la più onerosa.
Eventuali altri disegni e particolari costruttivi delle opere da eseguire non formeranno parte integrante
dei documenti di appalto. Alla Direzione dei Lavori è riservata la facoltà di consegnarli all’Appaltatore in
quell’ordine che crederà più opportuno, in qualsiasi tempo, durante il corso dei lavori.
Qualora uno stesso atto contrattuale dovesse riportare delle disposizioni di carattere discordante,
l’Appaltatore ne farà oggetto d’immediata segnalazione scritta alla Stazione Appaltante per i conseguenti
provvedimenti di modifica.
Se le discordanze dovessero riferirsi a caratteristiche di dimensionamento grafico, saranno di norma
ritenute valide le indicazioni riportate nel disegno con scala di riduzione minore. In ogni caso dovrà ritenersi
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
nulla la disposizione che contrasta o che in minor misura collima con il contesto delle norme e disposizioni
riportate nei rimanenti atti contrattuali.
Nel caso si riscontrassero disposizioni discordanti tra i diversi atti di contratto, fermo restando quanto
stabilito nella seconda parte del precedente capoverso, l’Appaltatore rispetterà, nell’ordine, quelle indicate
dagli atti seguenti: Contratto - Capitolato Speciale d’Appalto - Elenco Prezzi (ovvero modulo in caso di
offerta prezzi) - Disegni.
Qualora gli atti contrattuali prevedessero delle soluzioni alternative, resta espressamente stabilito che la
scelta spetterà, di norma e salvo diversa specifica, alla Direzione dei Lavori.
L’Appaltatore dovrà comunque rispettare i minimi inderogabili fissati dal presente Capitolato avendo gli
stessi, per esplicita statuizione, carattere di prevalenza rispetto alle diverse o minori prescrizioni riportate
negli altri atti contrattuali.
Art. 1.7
SICUREZZA DEI LAVORI - PIANI DI SICUREZZA
II Piano di Sicurezza e Coordinamento, è il documento contrattuale, redatto dal Coordinatore in fase di
Progettazione nel caso di opera a realizzarsi con la presenza anche non contestuale di più di una Impresa.
Tale documento, costituito da una relazione tecnica e da specifiche prescrizioni correlate alla complessità
dell’opera da realizzare ed alle eventuali fasi critiche del processo di costruzione, è finalizzato a prevenire o
ridurre i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori e comprende anche la stima dei costi della
sicurezza, calcolati analiticamente secondo le indicazioni del punto 4 dell’ALLEGATO XV del D. Lgs n.
81/2008 e s.m.i., da non assoggettare a ribasso.
E’ obbligatorio per le parti osservare in modo rigoroso il Piano di Sicurezza e Coordinamento.
Le Imprese esecutrici dovranno attenersi e osservare tutte le disposizioni normative vigenti in campo di sicurezza
ed igiene del lavoro che le concernono e che riguardano le proprie maestranze, mezzi d’opera ed eventuali
lavoratori autonomi cui esse ritengano di affidare, anche in parte, i lavori o prestazioni specialistiche in essi
compresi.
Vanno, comunque, osservate e si applicano le disposizioni contenute nel combinato disposto dell’art. 131
del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i. e del D. Lgs n. 81/2008 Codice Unico per la
Sicurezza.
L'Appaltatore e ciascuna Impresa subappaltatrice o subaffidataria sono obbligati prima della consegna dei
lavori e, in caso di consegna d’urgenza, entro 5 gg. dalla data fissata per la consegna medesima, a
presentare al Coordinatore per l'esecuzione (ai sensi dell'art. 100 del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i.) le
eventuali proposte di integrazione al Piano di Sicurezza e coordinamento o una dichiarazione di
accettazione dello stesso ai sensi del comma 2. lettera a) e b) dell’art. 131 del Decreto Legislativo 12
aprile 2006 n. 163 e s.m.i. nonché alla redazione del Piano Operativo di Sicurezza ai sensi del comma 2.
lettera c) dell’art. 131 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., entrambi redatti ai sensi del
D. Lgs n. 81/2008 e s.m.i.
Il Piano Operativo di Sicurezza è il piano complementare di dettaglio del Piano di Sicurezza e
Coordinamento per quanto attiene le scelte autonome dell’Impresa e di questa descrive le responsabilità
nell'organizzazione del cantiere e nell'esecuzione dei lavori, i cui contenuti minimi sono quelli richiamati in
dettaglio al punto 3.2.1 dell’ALLEGATO XV del D. Lgs n. 81/2008 e s.m.i.
La dichiarazione dì accettazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento ed il Piano Operativo di
Sicurezza dovranno essere consegnati e messi a disposizione delle autorità competenti preposte alle
verifiche ispettive di controllo dei cantieri, prima dell'inizio dei lavori e, comunque, non oltre trenta giorni
dalla data del verbale di consegna degli stessi.
L'eventuale mancata presentazione del Piano Operativo di Sicurezza nonché la inosservanza delle
prescrizioni contenute in detti Piano di Sicurezza e Coordinamento e Piano Operativo di Sicurezza,
costituiranno motivo di risoluzione anticipata del contratto in danno all'Appaltatore.
In sede di sottoscrizione del contratto il Soggetto giuridico partecipante alla gara (ATI, Consorzio, Impresa,
Società, ecc.) dovrà individuare l'Impresa affidataria del cantiere.
Il Soggetto giuridico affidatario (ATI, Consorzio, Impresa, Società, ecc.) dovrà individuare e segnalare
l'Impresa esecutrice responsabile ed attuatrice della sicurezza del cantiere. Tale Impresa assolverà,
direttamente e senza possibilità di sub-affidamenti, agli obblighi individuati nel P.S.C. in capo alla stessa.
In sede di presentazione dei POS l'Impresa affidataria produrrà un Documento di Inquadramento
Generale della Gestione della sicurezza del cantiere contenente almeno:
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
- l’attribuzione formale (nomina controfirmata per accettazione) del ruolo di “Responsabile tecnico di
cantiere” per gli aspetti della sicurezza al Direttore tecnico di cantiere dell'Impresa esecutrice responsabile
ed attuatrice della sicurezza del cantiere;
a) la nomina del Direttore tecnico di cantiere;
b) la ripartizione delle varie attività e lavorazioni di cantiere tra le differenti persone giuridiche o fisiche
esecutrici;
c) il cronoprogramma esecutivo dei lavori dove siano definiti i tempi di esecuzione dell'intera opera e
delle varie fasi e sottofasi con l'indicazione delle persone giuridiche o fisiche esecutrici delle singole
fasi o sottofasi;
d) l'organigramma di tutte le persone fisiche presenti in cantiere (nei vari periodi) e responsabili della
gestione della sicurezza del cantiere compreso i preposti ai vari compiti di sorveglianza
espressamente richiamati nel presente PSC o comunque previsti dall’organizzazione delle Imprese;
e) l'organigramma delle persone fisiche, presenti in cantiere in tutti i turni di lavoro, addette alla
gestione delle emergenze del cantiere con l’individuazione del capo squadra emergenze e dei
soggetti supplenti in caso di assenza dei titolari;
f) il piano di evacuazione che sarà adottato dalla squadra degli addetti alle emergenze e le procedure
ed informazioni che saranno rese note a tutte le persone fisiche presenti in cantiere (maestranze,
tecnici, ecc.) a cura del capo squadra emergenze;
g) un Registro delle informazioni erogate ai lavoratori presenti in cantiere (a fogli numerati e non
intercambiabili da compilarsi durante il corso dei lavori).
L’Impresa affidataria trasmetterà la Documentazione di Inquadramento Generale della Gestione della
sicurezza del cantiere a tutte le differenti persone giuridiche o fisiche esecutrici che dovranno redigere i
propri POS (ad eccezione dei lavoratori autonomi) in coerenza con tale Documentazione di
Inquadramento. L’Impresa affidataria prima della trasmissione dei POS al CSE si accerterà della coerenza
degli stessi tra di loro, con il PSC e con la Documentazione di Inquadramento Generale della Gestione
della sicurezza del cantiere.
Ogni Impresa esecutrice formalizzarà nel suo POS, oltre ai contenuti minimi previsti dalla norma (cfr. all.
XV del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.), i nominativi con i recapiti e le reperibilità, del Direttore Tecnico, del
Capocantiere, dei Preposti alla sicurezza in cantiere e del rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza.
Inoltre ciascuna Impresa esecutrice, per ogni fase di propria pertinenza, dovrà riportare nel proprio POS:
- la descrizione della fase e, se necessario, scomporla nei singoli processi operativi che la caratterizzano
(per processo operativo si intenda lavoro svolto dall'entità minima ovvero da una squadra o anche da un
lavoratore se lo stesso è indipendente da altri nel compimento del lavoro stesso);
- la descrizione delle caratteristiche tecniche delle macchine che saranno utilizzate;
- la descrizione delle procedure operative necessarie per l'esecuzione di ciascuna fase, ad esempio per:
• la gestione del materiale o delle sostanze inquinanti;
• eseguire le operazioni di accesso dei mezzi di trasporto delle attrezzature e/o dello scarico e/o del
montaggio nonché delle verifiche prima dell'inizio dei lavori delle stesse;
• minimizzare le emissioni di polvere e/o gas e/o rumore;
• evitare la caduta di materiali al di fuori delle aree di lavoro;
• limitare il rischio di interferenze tra le macchine presenti nell'area di lavoro;
• garantire l'incolumità del personale di supporto durante la preparazione dei piani di lavoro quali posizione
addetti, distanze, ecc., assicurare la stabilità delle opere (anche provvisionali) durante il lavoro, garantire
l'uso di attrezzature comuni.
• l'individuazione dei lavoratori facenti parte della squadra tipo con ivi riportato nome e cognome,
mansione;
• le attività che avvengono contemporaneamente sulla stessa area di lavoro con le procedure di
coordinamento;
- eventuali immagini e/o schemi esemplificativi di costruzione o montaggio;
- cronoprogramma di dettaglio dei lavori di competenza;
- le procedure riguardanti la gestione delle eventuali interferenze con particolare riferimento ai percorsi e
gli accessi alle aree di cantiere nonché alla logistica di intervento;
Sarà cura e diritto del CSE richiedere all’Impresa/e ogni ulteriore documentazioni e certificazioni afferenti la
materia della sicurezza e ritenuta utile o necessaria.
I POS dovranno essere costantemente aggiornati sulla scorta delle variazioni programmate od impreviste e
in tutti i casi di subaffidamenti non pianificati.
Nel caso il Soggetto giuridico concorrente fosse costituito da un'unica Impresa le indicazioni precedenti si
intendono corrispondentemente semplificate.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
La Stazione Appaltante provvede a nominare un Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione, con i
compiti di verificare, nei limiti dei poteri conferitogli dall’art. 131 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n.
163 e s.m.i., dal Regolamento dei LL.PP, DPR n° 554 del 21/12/1999 e dal D. Lgs n. 81/2008 e s.m.i., la
ottemperanza delle predette normative e il rispetto del PSC da parte dell'Appaltatore, delle Imprese
subappaltatrici o subaffidatarie e dei lavoratori autonomi.
Ai sensi dell’art. 92 D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., nella fase di realizzazione dell’opera il Coordinatore
per l’esecuzione dei lavori dovrà segnalare al Committente o al responsabile dei lavori, previa
contestazione scritta, le inadempienze da parte delle Imprese e dei lavoratori autonomi potendo giungere a
proporre la sospensione dei lavori, l’allontanamento delle Imprese o la risoluzione del contratto.
In questi ultimi casi l’Amministrazione avrà diritto al risarcimento del danno subito per il ritardo nella
conduzione dei lavori per via della sospensione dei lavori o della nuova procedura per l’individuazione
dell’Impresa sostitutiva. Nel caso di sospensione dei lavori si applicherà una penale giornaliera pari a
quella stabilita per il ritardo nella consegna dell’opera (0,5 per mille dell’importo dei lavori affidati).
Art. 1.8
DIVIETI NELLE AREE DI CANTIERE E DEL TEATRO
E’ espressamente vietato in tutta l’area del cantiere, nel Teatro e nelle zone interessate dai lavori:
1) effettuare, negli ambienti interni, operazioni (taglio metalli, abrasioni di elementi lapidei, ecc.) o
adoperare attrezzature (flessibile, mola, ecc.) o sostanze di qualsiasi tipo che possano produrre fonte
di innesco per l'incendio (scintille, innalzamenti di temperature, vapori infiammabili, ecc); tali operazioni
potranno essere svolte unicamente nelle aree esterne di cantiere previo assenso formale del CSE su
motivata richiesta scritta del Direttore tecnico di cantiere;
2) effettuare lavorazioni che comportino la presenza di fiamme libere;
3) effettuare saldature di metalli con qualsiasi tecnica, salvo motivata richiesta scritta del Direttore tecnico
di cantiere, avallata dal Direttore dei Lavori e approvata dal CSE;
4) fumare sia negli ambienti interni, sia all’esterno;
5) effettuare operazioni che comportino la produzione di polveri (si dovranno adottare gli opportuni
accorgimenti e strumenti – ad es. taglierina “ad acqua” – per evitare la produzione di polveri sia
all’interno, sia all’esterno in considerazione delle necessità di protezione del Teatro e di tutela degli
ambienti di lavoro - gli uffici comunali - limitrofi al cantiere);
6) depositare negli ambienti del manufatto oggetto di intervento solventi e/o sostanze facilmente
infiammabili; gli eventuali prodotti di tale tipo necessari per le lavorazioni previste dovranno essere
portati sul luogo di utilizzo nelle quantità limitate occorrenti per le operazioni del singolo turno lavorativo
e dovranno, a fine turno, essere depositate in apposita zona dedicata e segnalata, ubicata all’esterno;
7) utilizzare lampade ad incandescenza; nel caso le stesse risultino assolutamente necessarie per lo
svolgimento di particolari lavorazioni (ad es.: restauro elementi pittorici) si dovranno adottare tipologie
dotate delle necessarie protezioni antincendio e tutte le accortezze del caso.
L’inosservanza di tali divieti, oltre a costituire inadempienza contrattuale grave dell’Appaltatore con quanto
di conseguenza, comporterà l’immediato e definitivo allontanamento dal cantiere del personale
responsabile delle inadempienze e dei preposti ai relativi controlli, a semplice richiesta del CSE o della
Direzione Lavori.
Art. 1.9
CONOSCENZA DEI LUOGHI, DEGLI ELABORATI E DELLE NORME DI APPALTO
Ai sensi di quanto previsto dall'art. 71 del D.P.R. 554/99, l'Appaltatore è tenuto a presentare una
dichiarazione dalla quale risulta di avere esaminato gli elaborati progettuali, compreso il computo metrico, il
cronoprogramma dei lavori, di essersi recati sul luogo di esecuzione dei lavori, di avere preso conoscenza
delle condizioni locali, della viabilità di accesso, delle cave eventualmente necessarie e delle discariche
autorizzate nonché di tutte le circostanze generali e particolari suscettibili di influire sulla determinazione
dei prezzi, sulle condizioni contrattuali e sull'esecuzione dei lavori e di aver giudicato i lavori stessi
realizzabili, gli elaborati progettuali adeguati, il computo ed i prezzi congruenti al progetto e nel loro
complesso remunerativi e tali da consentire il ribasso offerto. La dichiarazione conterrà altresì l'attestazione
di avere effettuato una verifica della disponibilità della mano d'opera necessaria per l'esecuzione dei lavori
nonché della disponibilità di attrezzature adeguate all'entità e alla tipologia e categoria dei lavori in appalto.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Inoltre lo stesso Appaltatore con la sottoscrizione del contratto dichiara di conoscere pienamente
gli adempimenti relativi al rispetto delle norme di sicurezza nonché le particolari limitazioni da rispettare in
merito ai mezzi d'opera che potranno essere usati; dichiara inoltre di aver tenuto conto, nella formulazione
dell’offerta, dei tempi contrattuali predeterminati per la consegna; dichiara infine di aver visionato il progetto
esecutivo, di averlo ritenuto fattibile e tecnicamente idoneo.
L’appaltatore prima della sottoscrizione del Contratto di Appalto, dovrà verificare, congiuntamente
con il Responsabile del Procedimento, il permanere delle condizioni ai sensi del comma 3 - art. 71 del
D.P.R. n° 554/99 ed allegare al contratto il verbale dell’accertamento delle condizioni che consentono
l’esecuzione dei lavori oggetto di appalto.
Nel prezzo devono intendersi comprese tutte le opere e le prestazioni necessarie al raggiungimento
delle finalità dell'Appalto, realizzato dall'Appaltatore anche per quelle prestazioni o interventi che non
fossero eventualmente specificati negli atti contrattuali. S’intendono compresi, inoltre, il pagamento delle
tasse e l'accollo d’altri oneri per concessioni comunali, nonché l'assolvimento d’ogni tassa presente e
futura relativa ai materiali ed ai mezzi d'opera da impiegarsi.
Conseguentemente l'Appaltatore dichiara, e specificatamente sottoscrive, di aver preso perfetta e
completa visione dei luoghi oggetto dell'Appalto, e conseguentemente d’avere piena e completa contezza
degli oneri derivanti in relazione agli obblighi contrattuali, alle pertinenze, alle accessibilità, alle servitù ed
alle limitazioni, e pertanto dichiara che nella formulazione dell'offerta ha tenuto in debito conto sia quanto
sopra descritto, sia la valutazione economica dei tempi, degli oneri generali, delle penalità, degli obblighi,
delle circostanze di fatto che possono influire sull’onerosità dei lavori, e su quant'altro necessario al
raggiungimento degli obiettivi d'Appalto.
Per il solo fatto di sottoscrivere il Contratto di Appalto, l’Appaltatore implicitamente ammette e dichiara
di farsi carico dell’onere per la progettazione, con la esecuzione dei disegni costruttivi particolareggiati e di
officina e per la costruzione di eventuali prototipi, per alcune soluzioni particolari individuate nel progetto da
sottoporre a prova funzionale prima della definitiva installazione. Il tutto sotto il diretto controllo e previa
approvazione della D.L. e di tutte quelle opere, comprese nell’appalto, alle quali si fa esplicito riferimento
negli elaborati contrattuali e per tutte quelle per cui la D.L. lo ritenga opportuno.
Art. 1.10
OSSERVANZA DEL CAPITOLATO GENERALE E DI PARTICOLARI DISPOSIZIONI DI LEGGE
L'appalto è soggetto all'esatta osservanza di tutte le condizioni stabilite nel D.M. 145/2000, recante il
Capitolato generale d'appalto dei Lavori Pubblici.
L’Appaltatore è tenuto alla piena e diretta osservanza di tutte le norme vigenti in Italia derivanti sia da
leggi che da decreti, circolari e regolamenti con particolare riguardo ai regolamenti edilizi, d’igiene, di
polizia urbana, dei cavi stradali, alle norme sulla circolazione stradale, a quelle sulla sicurezza ed igiene del
lavoro vigenti al momento dell’esecuzione delle opere (sia per quanto riguarda il personale dell’Appaltatore
stesso, che di eventuali subappaltatori, cottimisti e lavoratori autonomi), alle disposizioni impartite dalle
AUSL, alle norme CEI, UNI, CNR.
Dovranno inoltre essere osservate le disposizioni di cui al D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., in materia
di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, di segnaletica di sicurezza sul posto di lavoro,
nonché le disposizioni di cui al D.P.C.M. 1 marzo 1991 e s.m.i. riguardanti i “limiti massimi di esposizione al
rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”, alla legge 447/95 e s.m.i (Legge quadro
sull’inquinamento acustico) e relativi decreti attuativi, al D.M. 22 gennaio 2008, n. 37 e s.m.i. e alle altre
norme vigenti in materia.
Art. 1.11
RIFERIMENTO ALLE LEGGI ED AI REGOLAMENTI
I lavori e le forniture oggetto dell'Appalto dovranno essere eseguiti in base alle condizioni del Capitolato
Generale per l'Appalto delle Opere Pubbliche e del presente Capitolato Speciale, nel rispetto degli articoli
dell'Elenco Prezzi allegato, che fa parte integrante del Contratto.
L'Appalto è subordinato alle disposizioni delle seguenti leggi e regolamenti:
1) D.Lgs 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.;
2) D.P.R. 21 Dicembre 1999, n. 554, Regolamento d’attuazione della legge quadro in materia di lavori
pubblici articoli non abrogati dal D.Lgs 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.;
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
3) D.M. 19 aprile 2000, n. 145, Regolamento recante il Capitolato Generale d’Appalto dei lavori pubblici
che qui si richiama in quanto applicabile;
4) D.P.R. 25 gennaio 2000, n. 34, Regolamento recante istituzione del sistema di qualificazione per gli
esecutori ai lavori pubblici;
5) Legge Regione Puglia 11 Maggio 2001 n. 13;
6) Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 “Codice Unico per la Sicurezza”;
7) Legge e regolamento per gli infortuni sul lavoro D.P.R. 3 luglio 2003 n. 222;
8) Regio Decreto 18 Novembre 1923 n. 2440 sull’Amministrazione del patrimonio e sulla Contabilità
Generale dello Stato e regolamento per l’esecuzione della medesima n. 827 del 23 Maggio 1924;
9) D.L. 16 Novembre 1939 n. 2228-29-30 contenente le norme per l’accettazione degli agglomerati
idraulici e l’esecuzione delle opere in conglomerato cementizio semplice ed armato;
10) Legge 21 Agosto 1921 n. 1312 per l’assunzione obbligatoria degli invalidi di guerra, nonché alle
disposizioni dei RR. DD. 30 Dicembre 1923 n.3158 e 21 Agosto 1924 n. 1422 relativi alle assicurazioni
obbligatorie contro la disoccupazione involontaria, contro l’invalidità e vecchiaia e contro la tubercolosi;
11) Decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 - Nuovo codice della strada e ai regolamenti di Polizia
Urbana e stradale per quanto riguarda la sicurezza della circolazione diurna e notturna;
12) Legge 30 Marzo 1893 n. 184 sulla Polizia Mineraria e il relativo regolamento 14 Gennaio 1894 n. 19;
13) Legge 13 Settembre 1982 n. 646;
14) Legge 23 Dicembre 1982 n. 936;
15) Legge 10 Dicembre 1981 n. 741, articoli non abrogati dal Regolamento n.554/1999 e articoli non
abrogati dal D.Lgs 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.;
16) Legge 26 Aprile 1983 n. 131;
17) Legge 10 Giugno 1982 n. 348;
18) Legge 17 Febbraio 1987 n. 80;
19) D.M. Sviluppo Economico n. 37 del 22.01.2008 e relativo Regolamento d’Attuazione, nonché le vigenti
normative in materia di sicurezza degli impianti (ex L.46/90);
20) Legge 19 marzo 1990 n. 55 e successive modificazioni e integrazioni limitato alle disposizioni vigenti;
21) Legge 9 gennaio 1991 n. 10 e s.m.i.;
22) D.L.vo 19 agosto 2005, n. 192;
23) Legge Regionale 23 novembre 2005, n. 15 - “Misure urgenti per il contenimento dell’inquinamento
luminoso e per il risparmio energetico”;
24) Legge 28 Dicembre 1995 n. 549;
25) Legge 16 Giugno 1998 n. 191;
26) Legge n° 64 del 02/02/1974 e s.m.i.;
27) Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n° 3274 del 20/03/2003 e s.m.i.
28) Regolamento Regionale 12 giugno 2006 n. 6 “Regolamento per la gestione dei materiali edili”
A norma dell’art. 1 del Capitolato generale dei lavori pubblici, D.M. LL.PP. 19 aprile 2000 n° 145, le
disposizioni del Capitolato generale su citato, si sostituiscono di diritto alle eventuali clausole di contratto o
di Capitolato speciale, in contrasto con il D.Lgs 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i. , e dal regolamento D.P.R.
21 dicembre 1999 n° 554.
L'appalto, oltre che dalle norme sopra indicate, è regolato da tutte le leggi statali e regionali, dai relativi
regolamenti, dalle istruzioni ministeriali vigenti, inerenti e conseguenti la materia d’appalto e d’esecuzione
d’opere pubbliche. L'Appaltatore, con la firma del contratto, dichiara di conoscere integralmente tutte le
normative ad esso inerenti, impegnandosi all'osservanza delle stesse.
Una particolare attenzione dovrà essere riservata dall'Appaltatore al pieno rispetto delle condizioni previste
dalla legge in ordine alla sicurezza degli impianti ed ai conseguenti adempimenti, in osservanza all'art. 1
della legge 5 marzo 1990, n. 46 e s.m.i.
Egli dovrà quindi:
Affidare l'installazione, la trasformazione e la manutenzione degli impianti previsti da tale legge a soggetti a
ciò abilitati ed in possesso dei requisiti tecnico-professionali previsti, accertati e riconosciuti a sensi degli
artt. 2-3-4 e 5 della legge medesima;
Pretendere il rispetto delle disposizioni di cui alle norme vigenti per quanto concerne l'iter previsto per la
progettazione degli impianti;
Garantire l’utilizzazione di materiali di qualità;
Produrre e consegnare all’Amministrazione, la dichiarazione di conformità degli impianti così come
prescritto dal D.M. n.37 del 2008, completa degli elaborati grafici “come costruito” di tutti gli impianti in
almeno numero due copie oltre a copia su supporto informatico, nonché dovranno essere effettuati i
collaudi funzionali degli impianti da parte di tecnico a ciò abilitato, a cura e spese dell’Appaltatore.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Art. 1.12
TRIVELLAZIONE POZZI – MODALITA’ DA SEGUIRE NELL’ATTIVITA’ PRELIMINARE DI RICERCA E
ONERI ED OBBLIGHI A CARICO DELL’APPALTATORE
Durante l’esecuzione del pozzo devono essere attentamente verificate le caratteristiche geologiche ed
idrogeologiche dell’acquifero interessato (con esplicito riferimento alla stratificazione salina delle acque e
alla profondità di attestazione dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata) e, conseguentemente, sia
confermata ovvero rideterminata la profondità finale di scavo e le relative modalità di condizionamento del
perforo, al fine di garantire che il fondo dello stesso pozzo sia ad una quota significativamente minore
dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata realmente rinvenuta, fermo restando l’obbligo di assicurare il
perfetto isolamento dello stesso scavo nel tratto superiore di acquifero interessato dalla circolazione di
acque dolci e di transizione, ovvero con salinità minore di 35-40 g/l.
La valutazione dei volumi idrici annui e delle portate massime di estrazione di cui chiedere la concessione,
ai fini del controllo dell’equilibrio del bilancio idrico ed idrologico, nonché la definizione della più opportuna
profondità di posizionamento dell’elettropompa sarà oggetto di successiva verifica all’atto dell’istanza di
concessione, la quale dovrà essere nello specifico corredata da una dettagliata analisi dei fabbisogni idrici
in relazione all’utilizzo previsto e da una precisa valutazione degli effetti prodotti dall’emungimento
sull’equilibrio dell’interfaccia acqua dolce-acqua salata.
All’atto dell’istanza di concessione all’utilizzo delle acque marine di invasione continentale oggetto del
previsto emungimento dovrà essere prodotta, a cura e spese dell’Appaltatore, opportuna certificazione
della conformità delle caratteristiche tecniche del pozzo e delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque
emunte rispetto alle condizioni previste dall’Autorità di Bacino con nota del 12/03/2010 - 0002710. Allo
stesso modo dovrà essere certificata l’idoneità del recapito finale delle acque usate in rapporto al rispetto
della normativa di settore vigente.
Le attività di ricerca dovranno essere attuate senza arrecare alcun pregiudizio al complessivo regime
naturale di infiltrazione e deflusso delle acque superficiali. Tale condizione comporta l’attuazione di tutte le
migliori buone pratiche di realizzazione del pozzo di ricerca; in particolare il boccapozzo dovrà risultare
opportunamente isolato dal terreno circostante, onde evitare infiltrazione di acque superficiali nel perforo
che possano contaminare la falda; inoltre in caso di esito negativo delle attività di ricerca, il perforo dovrà
essere ritombato con materiale di caratteristiche chimico-fisiche analoghe a quelle originariamente
presenti, e dovrà essere ripristinato a regola d’arte lo stato iniziale dei luoghi.
Una copia dell’istanza di concessione all’estrazione ed utilizzazione delle acque sotterranee e relativa
documentazione tecnica dovrà essere inviata, a cura e spese dell’Appaltatore, anche all’Autorità di Bacino,
in ottemperanza all’art. 7 del R.D. 1775/1933 e all’art. 4 comma 5 della L.R. 18/1999, ai fini dell’emissione
del parere della compatibilità delle utilizzazioni con l’equilibrio del bilancio idrico e idrologico.
Si dovrà anche verificare l’esistenza di eventuali ulteriori utenze di acque sotterranee già in possesso di
regolare concessione nell’intorno del sito di cui all’istanza in oggetto (in particolar modo quelle ad uso
umano) e, in caso affermativo, alla conseguente verifica dell’assenza di eventuali interferenze verso le
stesse in rapporto all’entità dei prelievi dal pozzo a realizzarsi.
Oltre a quanto sopra, all’osservanza di norme urbanistiche, sanitarie e/o vincoli di Legge, ci si dovrà
attenere a quanto ai punti di seguito riportati e di cui all’autorizzazione alla ricerca emessa in data 06
aprile 2010 - prot. AOO_064/n°31349 (rif.ist. 18573/10) dall’Ufficio Coordinamento SPT BA/FG – Servizio
Lavori Pubblici della Regione Puglia.
1) I lavori di trivellazione per la ricerca di acque sotterranee, ai sensi dell’art. 13 comma 1 della L.R.
n°18/99, devono essere commissionati ad Imprese munite di iscrizione S.O.A. corrispondente alla
categoria OS21 (ex XI F) ai sensi del D.P.R. n° 34/00 e iscritte presso la Camera di Commercio.
L’impresa incaricata dei lavori di trivellazione, almeno 15 giorni prima dell’inizio dei lavori deve
comunicare all’Ufficio Coordinamento STP BA/FG della Regione Puglia – Servizio Lavori Pubblici e al
Comune di Bari, la data di inizio degli stessi, gli estremi catastali del sito interessato dalla ricerca,
nonché gli estremi dell’autorizzazione, pena l’applicazione della sanzione amministrativa da € 2.582,28
a € 7.746,85 (è opportuno allegare copia dell’autorizzazione alla ricerca). Inoltre, qualora la ricerca
supera la profondità dei 30 (trenta) metri dal piano di campagna, l’Impresa esecutrice dei lavori,
a propria cura e in solido con il Committente Comune di Bari ha l’obbligo, ai sensi della Legge
n° 464 del 4 Agosto 1984, di comunicare all’APAT – Servizio Geologico d’Italia – Dipartimento
Difesa del Suolo – Geologia Applicata ed Idrologia – Via Vitaliano Brancati n° 48 – 00144 Roma,
l’inizio lavori, la sospensione dei lavori, la ripresa dei lavori, la fine dei lavori secondo la
modulistica di rito (Modelli 1, 2, 3 , 4 e 4bis) reperibile sul sito www.apat.gov.it. L’inosservanza
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
della sopracitata Legge n°464 del 4 agosto 1984 è sanzionabile con ammenda da € 258,23 ad €
2.582,28.
2) I lavori di trivellazione dovranno essere eseguiti con la buona regola dell’arte e comunque secondo le
indicazioni dettate dal Geologo, da incaricare a cura e spese dell’Appaltatore.
In particolare il Geologo dovrà:
ƒ attestare l’osservanza del disposto di cui al D.M. 11/03/1988 n°47 punto “L”, secondo cui occorre
accertare che le opere di emungimento siano compatibili con le caratteristiche dell’acquifero e che
eventuali cedimenti della superficie del suolo siano compatibili con la stabilità e funzionalità dei
manufatti presenti nella zona interessata dall’emungimento. Dovranno essere altresì adottati tutti i
mezzi e le modalità di estrazione idonee ad evitare che con l’acqua venga estratto anche il terreno
o la sua frazione più fina;
ƒ accertare la presenza di falde superficiali e dettare, in tal caso, gli accorgimenti tecnici da eseguire
(cementazioni, riperforazioni, ...) al fine di evitare interferenze tra le suddette falde superficiali e
quella profonda;
ƒ determinare la portata critica oltre la quale potrebbero verificarsi fenomeni di turbolenza nella falda
profonda tali da compromettere l’equilibrio della medesima;
ƒ redigere il certificato stratigrafico degli strati di terreno interessati dalla trivellazione;
ƒ assistere all’esecuzione della prova di portata estesa a tre gradini redigendo il relativo certificato.
Gli accertamenti eseguiti come sopra dovranno essere inseriti in apposita relazione idrogeologica da
allegare all’istanza di concessione alla estrazione ed utilizzo di acque sotterranee di cui alla normativa
tecnica allegata alla L.R. n°18/99.
3) In caso di rinvenimento di acque minerali o termali, se ne dovrà dare immediata comunicazione
all’Ufficio Minerario Regionale – Settore Industria, dovendosi osservare, in tal caso, le norme di cui alla
L.R. 28.05.1975 n°44, in quanto non compete al proprietario del suolo il diritto di disporre di tali acque.
4) Nel caso di rinvenimento di minerali di prima categoria (metalliferi e non, gas e vapori endogeni) di cui
all’art. 2 del R.D. 29.07.1927 n°1443, si dovrà dare immediata comunicazione al Corpo delle Miniere di
Napoli, ai sensi delle vigenti disposizioni minerarie di cui al R.D. succitato, nonché di quelle contenute
nel D.P.R. 28.06.1995 n°620.
5) Durante il corso dei lavori o ancorché il pozzo non venisse utilizzato, la Ditta autorizzata nonché la
Ditta esecutrice, sono tenuti in solido ad adottare tutte le cautele ed accorgimenti necessari per
garantire l’incolumità delle persone e per evitare che si verifichino danni di qualsiasi genere,
provvedendo in primo luogo alla protezione del boccapozzo mediante idonee piastre in cemento
armato oppure con robuste grate metalliche.
6) Qualora, a causa del prelievo di acqua, si dovessero verificare interferenze con altri pozzi,
precedentemente autorizzati o titolari di concessioni, l’Appaltatore è obbligato ad effettuare, a proprie
cure e spese, su disposizione dell’Ufficio Coordinamento SPT BA/FG - Servizio Lavori Pubblici della
Regione Puglia, idonee prove di portata in simultanea con gli altri pozzi interessati.
7) L’autorizzazione alla ricerca, ai sensi dell’art. 3 comma 6 – L.R. n°18/99 ha la validità di un anno a far
data dal 6 aprile 2010 (data di emissione della stessa per il Progetto Teatro Piccinni). La stessa potrà
esser prorogata, previa istanza da inviare almeno 30 giorni prima della scadenza, una sola volta e per
un periodo non superiore a sei (6) mesi. L’autorizzazione è nominativa e può essere volturata, previa
istanza, dall’Ufficio Coordinamento STP BA/FG del Servizio Lavori Pubblici della Regione Puglia.
8) L’Appaltatore, in caso di esito positivo della ricerca di acquee sotterranee, ai sensi dell’art. 4 comma 2
della L.R. 18/99, entro un anno, a far data dal termine di scadenza dell’autorizzazione emessa il 6
aprile 2010 – prot. AOO_064/n°31349 (rif.ist. 18573/10), deve predisporre, a propria cura e spese,
l’istanza di concessione all’estrazione ed utilizzazione delle acque reperite, corredata degli elaborati
tecnici di cui alla normativa tecnica contemplata dalla L.R. n°18/99, deve sottoporla alla firma del
Committente Comune di Bari e deve inoltrarla all’Ufficio Coordinamento STP BA/FG del Servizio Lavori
Pubblici della Regione Puglia. Altra copia della suddetta istanza va trasmessa, sempre a cura e spese
dell’Appaltatore, all’Autorità di Bacino della Puglia, c/0 TECNOPOLIS – Strada Provinciale per
Casamassima Km 3 – VALENZANO (BA), ai fini della valutazione del parere di compatibilità delle
derivazioni con le previsioni del Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia da parte della
succitata Autorità di Bacino, in ottemperanza dell’art. 4 – comma 5 – della L.R. n°18/99 e dell’art.7 del
R.D. n°1775/33, modificato con D.Lgs. n°152/2006 art.96.
9) L’Appaltatore, sempre nel caso di esito positivo della ricerca di acque sotterranee, deve ri-attivare, a
propria cura e spese, sottoponendo l’istanza alla firma del Committente Comune di Bari, la procedura
di autorizzazione (di cui in nota prot. n.3064/AMB dell 11/05/2010 della Provincia di Bari) allo scarico
nel sottosuolo delle acque di falda salmastre utilizzate da impianto di scambio termico del Teatro da
parte del Servizio Ambiente della Provincia di Bari.
10) L’esecuzione dei lavori di trivellazione comporta automaticamente l’accettazione di tutte le condizioni e
prescrizioni qui riportate (e di cui all’autorizzazione alla ricerca citata) da parte dell’Appaltatore che è
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
tenuto a consentire l’accesso ai fondi serviti dal pozzo a funzionari dell’Ufficio Coordinamento STP
BA/FG della Regione Puglia, per tutti quegli accertamenti che siano ritenuti necessari al controllo
dell’osservanza delle citate prescrizioni.
11) In caso di accertata inosservanza delle prescrizioni di cui ai punti precedenti, saranno applicate le
sanzioni amministrative di cui all’art. 12 della L.R. n°18/99.
12) In caso di accertata interferenza con altri pozzi viciniori, di insorgenza di fenomeni d’inquinamento
salino o di altra natura e/o di eventi naturali eccezionali, l’autorizzazione alla ricerca potrà essere
sottoposta a revoca e/o qualsiasi altro provvedimento restrittivo ritenuto idoneo per la salvaguardia
delle risorse idriche sotterranee, ai sensi delle vigenti leggi in materia, senza che ciò, fatto salvo il
pagamento delle opere eseguite, dia diritto a compensi o indennità.
Art. 1.13
DOMICILIO DELL'APPALTATORE
L'Appaltatore deve, nel contratto, eleggere domicilio, per tutti gli effetti del contratto stesso, nel luogo ove
ha sede la Direzione e la Sorveglianza dei lavori appaltati, è tenuto altresì a comunicare tempestivamente
ogni variazione del domicilio.
Art. 1.14
CAUZIONI
Cauzione provvisoria
L'offerta da presentare per l'affidamento dell'esecuzione dei lavori in parola, deve essere corredata,
ai sensi e per gli effetti del comma 1 dell’art. 75 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.,
da una cauzione pari al 2% dell’importo dei lavori affidati, da prestare anche mediante fideiussione
bancaria o assicurativa, di pari importo, e rilasciata da un Istituto Bancario o Assicurativo all'uopo
autorizzato dallo Stato. La polizza deve contenere l'impegno del fideiussore verso il concorrente a
rilasciare la cauzione di cui al comma 1 dell’art. 75 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e
s.m.i., qualora l'Impresa risultasse aggiudicataria. La fideiussione bancaria o la polizza assicurativa
dovrà prevedere espressamente la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore
principale e la sua operatività entro 15 giorni a semplice richiesta scritta della stazione appaltante, e
dovrà avere validità per almeno centottanta giorni dalla data di presentazione dell’offerta.
La cauzione provvisoria copre la mancata sottoscrizione del contratto per volontà dell'aggiudicatario
ed è svincolata automaticamente al momento della sottoscrizione del contratto medesimo ed al rilascio
della cauzione definitiva.
L’importo della cauzione, e del suo eventuale rinnovo, è ridotto del cinquanta per cento per gli
operatori economici ai quali venga rilasciata, da organismi accreditati, ai sensi delle norme europee
della serie UNI CEI EN 45000 e della serie UNI CEI EN ISO/IEC 17000, la certificazione del sistema di
qualità conforme alle norme europee della serie UNI CEI ISO 9000, ovvero la dichiarazione della
presenza di elementi significativi e tra loro correlati di tale sistema. Per fruire di tale beneficio,
l’operatore economico segnala, in sede di offerta, il possesso del requisito, e lo documenta nei modi
prescritti dalle norme vigenti.
La cauzione sarà restituita ai non aggiudicatari, non appena avvenuta l'aggiudicazione.
Cauzione definitiva
Contestualmente alla stipula del contratto, l'esecutore delle opere è obbligato, ai sensi dell’art. 113
comma 1 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., a costituire una garanzia fideiussoria
del 10% dell’importo dei lavori affidati, oltre a tutto quanto previsto dell’art. 113 comma 1 del Decreto
Legislativo n. 163/2006 e s.m.i..
Essa dovrà essere depositata in data antecedente alla data fissata del contratto a garanzia
dell’esatto adempimento delle obbligazioni contrattuali.
La cauzione definitiva potrà essere prestata anche mediante polizza fideiussoria debitamente
autenticata di pari importo, rilasciata da Società Assicuratrice ovvero da Istituto Bancario all'uopo
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
autorizzato e contenente la clausola di pagamento a vista in favore del Comune di Bari, in caso
d’inadempienza del soggetto appaltatore. Le fideiussioni bancarie o le polizze assicurative di cui
innanzi, ai sensi dell’art. 113 comma 2 del Decreto Legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i. dovranno
prevedere espressamente la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore principale e
la sua operatività entro 15 giorni, a semplice richiesta scritta della stazione appaltante.
La garanzia fideiussoria di cui innanzi è progressivamente svincolata a misura dell'avanzamento
dell'esecuzione, nel limite massimo del 75 per cento dell'iniziale importo garantito. Lo svincolo, nei
termini e per le entità anzidetti, è automatico, senza necessità di benestare del committente, con la sola
condizione della preventiva consegna all'istituto garante, da parte dell'appaltatore o del concessionario,
degli stati di avanzamento dei lavori o di analogo documento, in originale o in copia autentica, attestanti
l'avvenuta esecuzione. L'ammontare residuo, pari al 25 per cento dell'iniziale importo garantito, è
svincolato secondo la normativa vigente. Sono nulle le eventuali pattuizioni contrarie o in deroga. Il
mancato svincolo nei quindici giorni dalla consegna degli stati di avanzamento o della documentazione
analoga costituisce inadempimento del garante nei confronti dell'impresa per la quale la garanzia è
prestata.
La mancata costituzione della garanzia determina la revoca dell’affidamento e l’acquisizione della
cauzione provvisoria di cui all’art. 75 del D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i. da parte del soggetto
appaltante o concedente che aggiudicherà l’Appalto o la Concessione al concorrente che segue nella
graduatoria.
La garanzia copre gli oneri per il mancato o inesatto adempimento di tutte le obbligazioni del
contratto, nonché a garanzia del rimborso delle somme pagate in più all’Appaltatore rispetto alle
risultanze della liquidazione finale, salva comunque la risarcibilità del maggior danno, e cessa di aver
effetto solo alla data di emissione del certificato di collaudo provvisorio o del certificato di regolare
esecuzione
Inoltre la clausola seguente dovrà essere riportata nel contesto della suddetta polizza fideiussoria: “
La cauzione definitiva contrattuale potrà essere svincolata – ai sensi del comma 5 dell’art. 113 del
D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i. e per gli effetti degli artt. 101 e 205 del Regolamento sui LL.PP. –
D.P.R. 554 21/12/1999 e s.m.i.”.
La stazione appaltante può richiedere all’appaltatore la reintegrazione della cauzione ove questa sia
venuta meno o in parte o in tutto; in caso d’inottemperanza, la reintegrazione si effettuerà a valere su
cauzione è ridotta al 50%.
Le fideiussioni bancarie o le polizze assicurative di cui innanzi dovranno possedere la firma con
autentica che accerti identità personale, qualifica e potere del firmatario a rilasciare la fideiussione e/o la
polizza,.
Le fideiussioni bancarie o le polizze assicurative di cui innanzi dovranno essere redatte
conformemente alla normativa vigente ed a quanto disposto dall’art. 252, comma 6, del D.Lgs.
12/04/2006, n. 163 e s.m.i.
Art. 1.15
COPERTURE ASSICURATIVE
Polizze di assicurazione a copertura del periodo di esecuzione dei lavori
A norma dell’art. 129, comma 1, del D.Lgs. n. 163/2006 e s.m.i. e dell’art. 103 del D.P.R. 554/1999 e
s.m.i. l’Impresa Appaltatrice è obbligata, altresì, a stipulare le seguenti polizze:
- una polizza di assicurazione che copra i danni subiti dalla Stazione Appaltante a causa del
danneggiamento o della distruzione totale o parziale di impianti ed opere, anche preesistenti, verificatisi nel
corso dell’esecuzione dei lavori: la somma assicurata deve essere almeno pari a euro 40 milioni (diconsi
euro quaranta milioni);
- una polizza assicurativa per responsabilità civile verso terzi che tenga indenne l’Amministrazione da
ogni responsabilità civile per danni causati a terzi nel corso dell’esecuzione dei lavori con un massimale
che deve essere almeno pari a euro 2 milioni (diconsi euro due milioni);
- una polizza assicurativa per danni derivanti dall'incendio, da atti dolosi e/o vandalici, dallo scoppio e
dall’azione del fulmine per l'intero Teatro e suoi spazi accessori, per gli ulteriori manufatti coinvolti dalle
opere, per i materiali, le attrezzature e le opere provvisionali di cantiere con massimale pari al 25%
dell’ammontare contrattuale.
Tutte le coperture assicurative sopra descritte devono essere conformi agli Schemi tipo approvati con il
D.M. 12 marzo 2004, n. 123, nei limiti di compatibilità con le prescrizioni dettate dal D.Lgs. 12 aprile 2006
n. 163 e s.m.i. cui le medesime coperture devono sempre essere adeguate.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Le polizze di cui ai precedenti commi dovranno essere accese prima della consegna dei lavori e devono
portare la dichiarazione di vincolo a favore della Stazione Appaltante e devono coprire l’intero periodo
dell’appalto fino al completamento della consegna delle opere; devono altresì risultare in regola con il
pagamento del relativo premio per lo stesso periodo indicato e devono essere esibite alla Stazione
appaltante prima dell’inizio dei lavori. La mancata esibizione di dette polizze, in originale o in copia
autenticata, all’atto della sottoscrizione del "verbale di consegna dei lavori" costituisce "colpa gravissima",
che faculta l'Amministrazione alla immediata risoluzione del contratto senza formalità alcuna e salvo, in
ogni caso, il diritto di adire l'autorità giudiziaria per il risarcimento dei danni. La copertura delle predette
garanzie assicurative decorre dalla data di consegna dei lavori e cessa alla data di emissione del
Certificato di Collaudo provvisorio e comunque decorsi dodici mesi dalla data di ultimazione dei lavori
risultante dal relativo certificato.
Le polizze assicurative dovranno possedere la firma con autentica che accerti identità personale,
qualifica e potere del firmatario a rilasciare la polizza.
Polizza di assicurazione indennitaria decennale
Oltre a quanto sopra l’esecutore del contratto è tenuto a stipulare, ai sensi dell’art. 129, comma 2, D.Lgs.
12/04/2006, n. 163 e s.m.i con decorrenza dalla data di emissione del certificato di collaudo provvisorio o
del certificato di regolare esecuzione o comunque decorsi dodici mesi dalla data di ultimazione dei lavori
risultante dal relativo certificato, una polizza indennitaria decennale a copertura dei rischi di rovina totale o
parziale dell’opera, ovvero dei rischi derivanti da gravi difetti costruttivi.
La polizza deve contenere la previsione del pagamento in favore del committente non appena questi lo
richieda, anche in pendenza dell’accertamento della responsabilità e senza che occorrano consensi ed
autorizzazioni di qualunque specie. Il Limite d’indennizzo della polizza decennale non deve essere inferiore
al 20% del valore dell’opera realizzata.
L’esecutore del contratto è altresì obbligato a stipulare, per i lavori di cui sopra, una polizza di
assicurazione delle responsabilità civile per danni cagionati a terzi, con decorrenza dalla data di emissione
del certificato di collaudo provvisorio o del certificato di regolare esecuzione e per la durata di dieci anni,
con massimale non inferiore a 4 milioni di euro.
La polizza assicurativa di cui innanzi dovrà possedere la firma con autentica che accerti identità
personale, qualifica e potere del firmatario a rilasciare la polizza e dovrà essere redatta conformemente
alla normativa vigente ed a quanto disposto dall’art. 252, comma 6, del D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i..
Art. 1.16
ONERI ED OBBLIGHI DIVERSI A CARICO DELL'APPALTATORE
RESPONSABILITA' DELL'APPALTATORE
Sono a carico dell’Appaltatore, oltre gli oneri e gli obblighi di cui al D.M. 145/2000 Capitolato Generale
d’Appalto e al presente Capitolato Speciale, anche quelli di seguito elencati:
1. Nomina, prima dell'inizio dei lavori, del Direttore tecnico di cantiere, che dovrà essere
professionalmente abilitato ed iscritto all'albo professionale. L'Appaltatore dovrà fornire alla
Direzione dei Lavori apposita dichiarazione del direttore tecnico di cantiere di accettazione
dell'incarico.
2. I movimenti di terra ed ogni altro onere relativo alla formazione del cantiere attrezzato, in relazione
all'entità dell'opera, con tutti i più moderni e perfezionati impianti per assicurare una perfetta e
rapida esecuzione di tutte le opere prestabilite, la recinzione del cantiere stesso con solido
stecconato in legno mordenzato, in muratura, o metallico, secondo la richiesta della Direzione dei
Lavori, nonché la pulizia e la manutenzione del cantiere, l'inghiaiamento e la sistemazione delle
sue strade in modo da rendere sicuri il transito e la circolazione dei veicoli e delle persone addette
ai lavori tutti.
3. La guardia e la sorveglianza sia di giorno che di notte del cantiere e di tutti i materiali in esso
esistenti, nonché di tutte le cose della Stazione Appaltante che saranno consegnate
all'Appaltatore. Per la custodia dei cantieri installati per la realizzazione di opere pubbliche,
l'Appaltatore dovrà servirsi di persone provviste della qualifica di guardia particolare giurata come
disposto dall'art. 22 della Legge 646/1982 e s.m.i.
4. La predisposizione di idoneo servizio di prevenzione incendi e antintrusione esteso a tutte le aree
del cantiere e del Teatro, dotato dei necessari sistemi di rilevazione e controllo, dei mezzi di primo
intervento e di personale addetto qualificato per tale mansione.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
5. La costruzione, entro il recinto del cantiere e nei luoghi che saranno designati dalla Direzione dei
Lavori, di locali ad uso Ufficio del personale della direzione ed assistenza, arredati, illuminati e
riscaldati a seconda delle richieste della direzione, compresa la relativa manutenzione.
6. L'approntamento dei necessari locali di cantiere, che dovranno essere dotati di adeguati servizi
igienici e di idoneo smaltimento dei liquami.
7. L'Appaltatore dovrà far eseguire, a proprie spese, le prove sui cubetti di calcestruzzo e sui tondini
d'acciaio, per i quali i laboratori legalmente autorizzati rilasceranno i richiesti certificati.
8. La esecuzione, presso gli Istituti incaricati, di tutte le esperienze e saggi che verranno in ogni
tempo ordinati dalla Direzione dei Lavori, sui materiali impiegati o da impiegarsi nella costruzione,
in correlazione a quanto prescritto circa l'accettazione dei materiali stessi. Dei campioni potrà
essere ordinata la conservazione nel competente ufficio direttivo munendoli di suggelli a firma della
Direzione dei Lavori e dell'Appaltatore nei modi più adatti a garantirne l'autenticità.
9. La esecuzione di ogni prova di carico che sia ordinata dalla Direzione dei Lavori su pali di
fondazione, solai, balconi, e qualsiasi altra struttura portante, di notevole importanza statica.
10. La fornitura e manutenzione di cartelli di avviso, di fanali di segnalazione notturna nei punti
prescritti e di quanto altro venisse particolarmente indicato dalla Direzione dei Lavori, a scopo di
sicurezza.
11. Il mantenimento, fino al collaudo, della continuità degli scoli delle acque e del transito sulle vie o
sentieri pubblici o privati latistanti alle opere da eseguire.
12. La gratuita assistenza medica agli operai che siano colpiti da febbri palustri.
13. La fornitura di acqua potabile per gli operai addetti ai lavori.
14. L'osservanza delle norme derivanti dalle vigenti leggi e decreti relativi alle assicurazioni varie degli
operai contro gli infortuni sul lavoro, la disoccupazione involontaria, la invalidità e vecchiaia, la
tubercolosi, e delle altre disposizioni in vigore o che potranno intervenire in corso di appalto.
15. L'osservanza delle disposizioni di cui alla legge 68/99 e s.m.i. sulle “Norme per il diritto al lavoro
dei disabili” e successivi decreti di attuazione.
16. La comunicazione all'Ufficio, da cui i lavori dipendono, entro i termini prefissati dallo stesso, di tutte
le notizie relative all'impiego della mano d'opera, notizie che dovranno pervenire in copia anche
alla Direzione Lavori. In particolare si precisa che l'Appaltatore ha l'obbligo di comunicare
mensilmente al Direttore dei Lavori il proprio calcolo dell'importo netto dei lavori eseguiti nel mese,
nonché il numero delle giornate-operaio impiegate nello stesso periodo. Il Direttore dei Lavori ha il
diritto di esigere dall'Appaltatore la comunicazione scritta di tali dati entro il 25 d’ogni mese
successivo a quello cui si riferiscono i dati, contemporaneamente alla comunicazione che
l'Appaltatore farà uffici competenti per territorio. Il Direttore dei Lavori, a sua volta, trasmetterà
tempestivamente tali dati, con le eventuali note e commenti, ai predetti uffici. Per ogni giorno di
ritardo rispetto alla data fissata dall'Ufficio per l'inoltro delle notizie suddette, verrà applicata una
multa pari al 10% della penalità prevista all'art. "Consegna dei Lavori - Programma Operativo dei
Lavori– Piano di Qualità di Costruzione e di Installazione - Inizio e Termine per l'Esecuzione Consegne Parziali - Sospensioni" del presente Capitolato, restando salvi i più gravi provvedimenti
che potranno essere adottati in conformità a quanto sancisce il Capitolato generale per la
irregolarità di gestione e per le gravi inadempienze contrattuali.
17. L'osservanza delle norme contenute nelle vigenti disposizioni sulla polizia mineraria di cui al D.P.R.
128/59 e s.m.i.
18. Le spese per la fornitura di fotografie delle opere in corso nei vari periodi dell'appalto, nel numero,
dimensioni, tipo di supporto, ecc. che saranno di volta in volta indicati dalla Direzione dei Lavori e
comunque di quelle necessarie a documentare le fasi più caratteristiche dei lavori.
19. L'assicurazione contro gli incendi di tutte le opere e del cantiere dall'inizio dei lavori fino al collaudo
finale, comprendendo nel valore assicurato anche le opere eseguite da altre Ditte; l'assicurazione
contro tali rischi dovrà farsi con polizza intestata alla Stazione Appaltante.
20. Il pagamento delle tasse e l'accollo di altri oneri per concessioni comunali (licenza di costruzione,
di occupazione temporanea di suolo pubblico, di passi carrabili, ecc.), nonché il pagamento di ogni
tassa presente e futura inerente ai materiali e mezzi d'opera da impiegarsi, ovvero alle stesse
opere finite, esclusi, nei Comuni in cui essi sono dovuti, i diritti per l'allacciamento alla fognatura
comunale.
21. La pulizia quotidiana dei locali in costruzione e delle vie di transito del cantiere, col personale
necessario, compreso lo sgombero dei materiali di rifiuto lasciati da altre Ditte.
22. Il libero accesso al cantiere ed il passaggio, nello stesso e sulle opere eseguite od in corso
d'esecuzione, alle persone addette a qualunque altra Impresa alla quale siano stati affidati lavori
non compresi nel presente appalto, e alle persone che eseguono lavori per conto diretto della
Stazione Appaltante, nonché, a richiesta della Direzione dei Lavori, l'uso parziale o totale, da parte
di dette Imprese o persone, dei ponti di servizio, impalcature, costruzioni provvisorie, e degli
apparecchi di sollevamento, per tutto il tempo occorrente alla esecuzione dei lavori che la Stazione
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Appaltante intenderà eseguire direttamente ovvero a mezzo di altre Ditte, dalle quali, come dalla
Stazione Appaltante, l'Appaltatore non potrà pretendere compensi di sorta.
Provvedere, a sua cura e spese e sotto la sua completa responsabilità, al ricevimento in cantiere,
allo scarico e al trasporto nei luoghi di deposito, situati nell'interno del cantiere, od a piè d'opera,
secondo le disposizioni della Direzione dei Lavori, nonché alla buona conservazione ed alla
perfetta custodia dei materiali e dei manufatti esclusi dal presente appalto e provvisti od eseguiti da
altre Ditte per conto della Stazione Appaltante. I danni che per cause dipendenti o per sua
negligenza fossero apportati ai materiali e manufatti suddetti dovranno essere riparati a carico
esclusivo dell'Appaltatore.
La predisposizione, prima dell'inizio dei lavori, del piano delle misure per la sicurezza fisica dei
lavoratori di cui al comma 7 dell’art. 118 e all’art. 131 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
L'adozione, nell'eseguimento di tutti i lavori, dei procedimenti e delle cautele necessarie per
garantire la vita e la incolumità degli operai, delle persone addette ai lavori stessi e dei terzi,
nonché per evitare danni ai beni pubblici e privati, osservando le disposizioni contenute nel D.Lgs.
9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., e di tutte le norme in vigore in materia di infortunistica. Ogni
responsabilità in caso di infortuni ricadrà pertanto sulla Direzione dei Lavori e sull'Appaltatore
restandone sollevata la Stazione Appaltante nonché il suo personale preposto alla direzione e
sorveglianza.
Consentire l'uso anticipato dei locali che venissero richiesti dalla Direzione dei Lavori, senza che
l'Appaltatore abbia perciò diritto a speciali compensi. Esso potrà, però, richiedere che sia redatto
apposito verbale circa lo stato delle opere, per essere garantito dai possibili danni che potessero
derivare ad esse. Entro 20 giorni dal verbale di ultimazione l'Appaltatore dovrà completamente
sgombrare il cantiere dei materiali, mezzi d'opera ed impianti di sua proprietà.
Provvedere, a sua cura e spese, alla fornitura e posa in opera, nei cantieri di lavoro, delle apposite
tabelle indicative dei lavori, anche ai sensi di quanto previsto dall’art. 118 comma 5 del D.Lgs. 12
aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Trasmettere alla Stazione Appaltante, a sua cura e spese, gli eventuali contratti di subappalto che
egli dovesse stipulare, entro 20 giorni dalla loro stipula, ai sensi del comma 2 dell’art. 118 del
D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i. La disposizione si applica anche ai noli a caldo ed ai contratti
similari.
Disciplina e buon ordine dei cantieri: l'appaltatore è responsabile della disciplina e del buon ordine
nel cantiere e ha l'obbligo di osservare e far osservare al proprio personale le norme di legge e di
regolamento. L'appaltatore, tramite il direttore di cantiere, assicura l'organizzazione, la gestione
tecnica e la conduzione del cantiere. La direzione del cantiere è assunta dal direttore tecnico
dell'impresa o da altro tecnico formalmente incaricato dall'appaltatore. In caso di appalto affidato
ad associazione temporanea di imprese o a consorzio, l'incarico della direzione di cantiere è
attribuito mediante delega conferita da tutte le imprese operanti nel cantiere; la delega deve
indicare specificamente le attribuzioni da esercitare dal direttore anche in rapporto a quelle degli
altri soggetti operanti nel cantiere. Il Direttore dei Lavori ha il diritto, previa motivata comunicazione
all'appaltatore, di esigere il cambiamento del direttore di cantiere e del personale per indisciplina,
incapacità o grave negligenza. L'appaltatore è comunque responsabile dei danni causati
dall'imperizia o dalla negligenza di detti soggetti, e risponde nei confronti dell'amministrazione
committente per la malafede o la frode dei medesimi nell'impiego dei materiali.
Tutte le spese di contratto come spese di registrazione del contratto, diritti e spese contrattuali,
contributi a favore della Cassa per gli ingegneri ed architetti, ed ogni altra imposta inerente ai
lavori, ivi compreso il pagamento dei diritti dell'U.T.C., se ed in quanto dovuti a sensi dei
regolamenti comunali vigenti.
Le spese per l'adozione di tutti i provvedimenti e di tutte le cautele necessarie per garantire la vita
e l'incolumità agli operai, alle persone addette ai lavori ed ai terzi, nonché per evitare danni ai beni
pubblici e privati. Ogni responsabilità ricadrà, pertanto, sull'Appaltatore, con pieno sollievo tanto
dell'Appaltante quanto del personale da essa preposto alla direzione e sorveglianza.
L'onere per custodire e conservare qualsiasi materiale di proprietà dell'Appaltante, in attesa della
posa in opera e quindi, ultimati i lavori, l'onere di trasportare i materiali residuati nei magazzini o nei
depositi che saranno indicati dalla Direzione dei Lavori.
La fornitura, dal giorno della consegna dei lavori, sino a lavoro ultimato, di strumenti topografici,
personale e mezzi d'opera per tracciamenti, rilievi, misurazioni e verifiche d’ogni genere.
La redazione dei calcoli di stabilità di tutti i manufatti che lo richiedono. Detti calcoli di stabilità ed i
relativi disegni, riuniti in un progetto esecutivo costruttivo delle opere, dovranno corrispondere ai
tipi stabiliti dalla Direzione dei Lavori oltre che a tutte le vigenti disposizioni di legge e norme
ministeriali in materia. Tali progetti (disegni e calcoli) saranno consegnati alla Direzione dei Lavori
in n. 3 copie, unitamente ad una copia su supporto informatico di tutti gli elaborati.
Per le strutture o parte di esse per le quali la Stazione appaltante fornisce il progetto completo di
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calcoli statici, la verifica di detti calcoli dovrà essere eseguita dall'Appaltatore. L'Appaltatore perciò
dovrà dichiarare per iscritto, prima dell'inizio dei relativi lavori e provviste, di aver preso
conoscenza del progetto, averne controllato i calcoli statici a mezzo d’ingegnere di sua fiducia
(qualora l'Appaltatore stesso non rivesta tale qualità) concordando nei risultati finali e di
riconoscere quindi il progetto perfettamente attendibile e di assumere piena ed intera
responsabilità tanto del progetto come dell'esecuzione dell'opera.
Per i progetti delle strutture, nel caso sia necessaria l'autorizzazione del Genio Civile o di chi per
esso, la relativa pratica, istruita a cura e spese dell'Appaltatore, dovrà essere trasmessa al
competente ufficio solo tramite l'Appaltante.
La manutenzione di tutte le opere eseguite, nel periodo che intercorrerà dalla loro ultimazione sino
al collaudo definitivo. Tale manutenzione comprende tutti i lavori di riparazione dei danni che si
verificassero alle opere eseguite e quanto occorre per dare all'atto del collaudo le opere stesse in
perfetto stato, rimanendo esclusi solamente i danni prodotti da forza maggiore e sempre che
l'Appaltatore ne faccia regolare denuncia nei termini prescritti dall'art. 24 del Capitolato Generale.
La rispondenza di tutti i materiali da utilizzarsi ai requisiti prescritti, ed al giudizio insindacabile della
Direzione dei Lavori sulla loro idoneità.
Tutti gli adempimenti, le spese e gli oneri necessari per l’ottenimento del Certificato di Collaudo e
della Omologazione da parte degli Organi Ufficiali.
Tutti gli adempimenti e spese relativi al collaudo tecnico-funzionale degli impianti.
Tutti gli adempimenti e spese relativi al rilascio dell’agibilità da parte della Commissione Locali di
Pubblico Spettacolo.
Tutti gli adempimenti e spese relativi al rilascio del C.P.I. per le attività previste nel Teatro e negli
altri spazi interessati dai lavori.
La consegna di tutte le Certificazioni di Conformità e degli elaborati grafici “come realizzato” degli
impianti elettrici ed idrico-sanitari, in duplice copia.
La consegna di tutte le Certificazioni di Conformità inerenti le caratteristiche di reazione e
resistenza al fuoco.
La pulizia dei manufatti oggetto dell’intervento, effettuato da Ditta specializzata, per dare l’opera
pronta all’uso.
Le spese, i collaudi, la predisposizione degli atti, istanze per la produzione delle certificazioni di cui
alla legge n. 46/90 e L.R. n. 15/2005.
Evitare di intralciare la circolazione del traffico veicolare e, fatto salvo quanto previsto in progetto e
nella programmazione lavori, il normale accesso agli Uffici comunali.
Collocare, ove necessario, durante le ore di lavoro, transenne, cartelli e segnalazioni varie atte a
garantire la pubblica incolumità e che siano in regola con le vigenti norme sulla circolazione
stradale.
Evitare ingombro di suolo pubblico non strettamente necessario per l'esecuzione dei lavori.
Ritirare in giornata, con mezzi propri, ed a condurre nelle discariche autorizzate, a qualunque
distanza, a propria cura e spese, tutto il materiale di risulta proveniente dai lavori, nonché a
lasciare libero e perfettamente pulito lo spazio occupato nella sede di lavoro. È inoltre obbligata a
tenere una scrupolosa pulizia quotidiana dei locali, delle aree e della via di transito del cantiere, col
personale necessario, compreso lo sgombero dei materiali di rifiuto eventualmente lasciati da altre
ditte nonché delle scale, dei passaggi, e di tutte le aree impegnate per l'esecuzione dei lavori
stessi. Qualora l'appaltatore non provvedesse a tali adempimenti, sarà passibile di una penale di
Euro 200,00 (diconsi Euro duecento/00) per ogni giorno di inadempienza, da applicarsi dalla
D.L., mediante detrazione diretta dalla contabilità.
Effettuare i lavori nella stagione tecnicamente opportuna e/o adottando le necessarie provvidenze
per l’ottenimento delle qualità richieste ed evitare danni ai manufatti, e comunque, in accordo con
la D.L..
Non lasciare in nessun momento gli attrezzi di lavoro incustoditi.
Non bruciare per nessun motivo alcun materiale di risulta sul posto di lavoro.
Vigilare sull’osservanza dei divieti previsti in tutte le aree del cantiere e del Teatro (di cui ad
articolo precedente: saldature, fiamme libere, operazioni determinanti scintille, solventi e sostanze
infiammabili, ecc.).
Segnalare immediatamente alla Direzione Lavori eventuali situazioni di pericolo che dovessero
manifestarsi nelle aree per la presenza di elementi pericolanti, pozzetti o altre strutture
danneggiate che potrebbero costituire pericolo per la pubblica incolumità. Le superfici dovranno
essere prontamente segnalate con cavalletti, nastro e quant’altro necessario per evitare l’accesso
del pubblico nelle zone soggette a pericolo ed in attesa delle disposizioni che verranno impartite
dalla Direzione Lavori. L’Impresa è tenuta, per tutta la durata dell’appalto, a segnalare rotture o
anomalie di qualsiasi genere a carico delle porzioni immobiliari oggetto dell’appalto.
Curare che le varie fasi dell’intervento (con particolare riguardo agli interventi di restauro degli
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PARTE I
elementi decorativi e pittorici) siano documentate da un completo corredo fotografico e grafico,
nonché da una dettagliata relazione tecnica da sottoporre alla firma del Direttore dei Lavori e dei
Restauratori incaricati; copie dei suddetti elaborati, corredati da documentazione fotografica
effettuata prima durante e dopo i lavori ed il restauro (negativo e stampa cartacea formato 18 x 24;
digitale: formato JPEG, qualità min 300dpi, peso di almeno 2,5 Mbytes) dovranno essere
consegnate, a cura e spese dell’Appaltatore e su supporto informatico e cartaceo,
all’Amministrazione ed alle rispettive Soprintendenze.
La mancata ottemperanza dell'Appaltatore alle precedenti disposizioni sarà considerata grave
inadempienza contrattuale. Quando l'Appaltatore non adempia a tutti questi obblighi, l'Appaltante sarà in
diritto — previo avviso dato per iscritto, e restando questo senza effetto, entro il termine fissato nella
notifica — di provvedere direttamente alla spesa necessaria, disponendo il dovuto pagamento a carico
dell'Appaltatore. In caso di rifiuto o di ritardo di tali pagamenti da parte dell'Appaltatore, essi saranno fatti
d'ufficio e l'Appaltante recupererà la spesa sostenuta dal successivo acconto.
Sarà applicata una penale pari al 10% sull'importo dei pagamenti derivati dal mancato rispetto agli
obblighi sopra descritti nel caso che ai pagamenti stessi debba provvedere l'Appaltante.
Tale penale sarà ridotta del 5% qualora l'Appaltatore ottemperi all'ordine di pagamento entro il termine
fissato nell'atto di notifica.
L'Appaltatore ha l’obbligo, prima dell'inizio dei lavori, di verificare sui luoghi tutte le misurazioni previste
nel progetto e, nel caso riscontrasse differenze, di segnalarlo alla D.L. in modo da dare la possibilità di
predisporre la eventuale variante in tempo utile, rispetto ai tempi dell’appalto, senza che ciò comporti la
necessità di sospendere i lavori.
Il corrispettivo per tutti gli obblighi ed oneri sopra specificati è conglobato nei prezzi dei lavori e
nell'eventuale compenso a corpo di cui all'art. "Forma e Ammontare dell'Appalto" del presente Capitolato.
Detto eventuale compenso a corpo è fisso ed invariabile, essendo soggetto soltanto alla riduzione relativa
all'offerto ribasso contrattuale.
Art. 1.17
CARTELLI ALL'ESTERNO DEL CANTIERE
L'Appaltatore ha l'obbligo di fornire in opera a sua cura e spese quanto previsto negli elaborati inerenti
le sistemazioni di cantiere anche con riferimento alla configurazione ed alla decorazione delle superfici e,
in particolare, di quelle poste in corrispondenza del prospetto principale del Teatro.
Su tali ultime superfici saranno sistemate:
una grande riproduzione a colori del velario e di eventuali altri elementi del Teatro;
una riproduzione a colori di elementi decorativi del Teatro (da porre in corrispondenza della
fascia basamentale);
una sequenza di elaborati inerenti il progetto da concordare con la D.L. (n. 10 pannelli da porre
a quota direttamente visibile da parte dei pedoni) e fornite dal Progettista su supporto
informatico;
e quindi (come dispone la Circolare Min. LL.PP. 1 giugno 1990, n. 1729/UL):
due cartelli di dimensioni non inferiori a m. 1,00 (larghezza) per m. 2,00 (altezza) e comunque
da concordare con la D.L. e coordinare con quanto prima elencato, in cui devono essere
indicati la Stazione Appaltante, l'oggetto dei lavori, i nominativi dell'Impresa, del Progettista, di
tutti i Professionisti coinvolti nella Progettazione, della Direzione dei Lavori e dell' Assistente ai
lavori; in detti cartelli, ai sensi dell’art. 118 comma 5 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.,
devono essere indicati, altresì, i nominativi di tutte le imprese subappaltatrici e dei cottimisti
nonché tutti i dati richiesti dalle vigenti normative nazionali e locali.
Il tutto come nello schema di seguito riportato (che prevede anche spazi a disposizione delle Ditte
produttrici/fornitrici/installatrici) che costituisce soluzione base di riferimento.
I materiali e le tecnologie prescelte per la cartellonistica di cui sopra dovranno assicurare un aspetto di
qualità costante per l’intera durata dei lavori. Sarà cura dell’Appaltatore, senza spese per la Stazione
appaltante, effettuare tutte le operazioni che si dovessero rendere necessarie, per qualsiasi motivazione,
per il mantenimento del tutto in perfette condizioni.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Art. 1.18
DISCIPLINA DEL SUBAPPALTO
L’affidamento in subappalto di parte delle opere e dei lavori deve essere sempre autorizzato dalla
Stazione Appaltante ed è subordinato al rispetto delle disposizioni di cui all’art. 118 del D.Lgs. 12 aprile
2006 n. 163 e s.m.i.
Le imprese aggiudicatarie, in possesso della qualificazione nella categoria di opere generali ovvero
nella categoria di opere specializzate, indicate nel bando di gara come categorie prevalenti, possono, salvo
quanto di seguito specificato, eseguire direttamente tutte le lavorazioni di cui si compone l'opera o il lavoro,
comprese quelle specializzate, anche se non sono in possesso delle relative qualificazioni, oppure
subappaltare dette lavorazioni specializzate esclusivamente ad imprese in possesso delle relative
qualificazioni.
Non possono essere eseguite direttamente dalle imprese qualificate per la sola categoria prevalente
indicata nel bando di gara, se prive delle relative adeguate qualificazioni, alcune lavorazioni relative a
strutture, impianti ed opere speciali, quali:
- il restauro, la manutenzione di superfici decorate di beni architettonici, il restauro di beni mobili, di
interesse storico, artistico ed archeologico;
- l'installazione, la gestione e la manutenzione ordinaria di impianti idrosanitari, del gas, antincendio, di
termoregolazione, di cucina e di lavanderia;
- l'installazione, la gestione e la manutenzione di impianti trasportatori, ascensori, scale mobili, di
sollevamento e di trasporto;
- l'installazione, gestione e manutenzione di impianti pneumatici, di impianti antintrusione;
- l'installazione, gestione e manutenzione di impianti elettrici, telefonici, radiotelefonici, televisivi e simili;
- i rilevamenti topografici speciali e le esplorazioni del sottosuolo con mezzi speciali;
- le fondazioni speciali, i consolidamenti di terreni, i pozzi;
- la bonifica ambientale di materiali tossici e nocivi;
- i dispositivi strutturali, i giunti di dilatazione e gli apparecchi di appoggio, i ritegni antisismici;
- la fornitura e posa in opera di strutture e di elementi prefabbricati prodotti industrialmente;
- l'armamento ferroviario;
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
- gli impianti per la trazione elettrica;
- gli impianti di trattamento rifiuti;
- gli impianti di potabilizzazione.
Tali lavorazioni, fatto salvo quanto previsto dall’art. 37 comma 11 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e
s.m.i., sono comunque subappaltabili ad imprese in possesso delle relative qualificazioni.
Ai sensi dell’art. 37 comma 11 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., qualora nell'oggetto dell'appalto
rientrino, oltre ai lavori prevalenti, opere per le quali sono necessari lavori o componenti di notevole
contenuto tecnologico o di rilevante complessità tecnica, quali strutture, impianti e opere speciali, e qualora
una o più di tali opere superi in valore il 15% dell’importo totale dei lavori, se i soggetti affidatari non siano
in grado di realizzare le predette componenti, possono utilizzare il subappalto con i limiti dettati dall’articolo
118, comma 2, terzo periodo. In tal caso la stazione appaltante provvede alla corresponsione diretta al
subappaltatore o al cottimista dell’importo delle prestazioni eseguite dagli stessi, nei limiti del contratto di
subappalto; gli affidatari, a tal uopo, comunicano alla stazione appaltante la parte delle prestazioni eseguite
dal subappaltatore o dal cottimista, con la specificazione del relativo importo e con proposta motivata di
pagamento.
Ai sensi dell’art. 118 comma 2 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., l'affidamento in subappalto o in
cottimo è sottoposto alle seguenti condizioni:
a) che il concorrente all’atto dell’offerta o l'impresa affidataria, nel caso di varianti in corso d’opera,
all’atto dell’affidamento, abbiano indicato i lavori o le parti di opere, ovvero i servizi e le forniture o
parti di servizi e forniture, che intendono subappaltare o concedere in cottimo;
b) che l’appaltatore provveda al deposito del contratto di subappalto presso la Stazione Appaltante
almeno venti giorni prima della data di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative prestazioni;
c) che al momento del deposito del contratto di subappalto presso la Stazione Appaltante l’appaltatore
trasmetta altresì la certificazione attestante il possesso da parte del subappaltatore dei requisiti di
qualificazione prescritti dal D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i. in relazione alla prestazione
subappaltata, salvo i casi in cui, secondo la legislazione vigente, è sufficiente per eseguire i lavori
l’iscrizione alla C.C.I.A.A., e la dichiarazione del subappaltatore attestante il possesso dei requisiti
generali di cui all'articolo 38 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i.;
d) che non sussista nei confronti dell’affidatario del subappalto o del cottimo, alcuno dei divieti previsti
dall’art. 10 della legge 575/65 e s.m.i.
Eventuali subappalti o cottimi sono altresì soggetti alle seguenti ulteriori condizioni:
1) l’appaltatore deve praticare, per i lavori e le opere affidate in subappalto, gli stessi prezzi unitari
risultanti dall’aggiudicazione ribassati in misura non superiore al 20 per cento;
2) l'affidatario deve corrispondere gli oneri della sicurezza, relativi alle prestazioni affidate in subappalto,
alle imprese subappaltatrici senza alcun ribasso; la stazione appaltante, sentito il direttore dei lavori,
il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione, ovvero il direttore dell'esecuzione, deve
provvedere alla verifica dell'effettiva applicazione della presente disposizione. L'affidatario è
solidalmente responsabile con il subappaltatore degli adempimenti, da parte di questo ultimo, degli
obblighi di sicurezza previsti dalla normativa vigente;
3) l'affidatario deve trasmettere, entro venti giorni dalla data di ciascun pagamento effettuato nei suoi
confronti, copia delle fatture quietanzate relative ai pagamenti da esso affidatario via via corrisposti
al subappaltatore o cottimista, con l’indicazione delle ritenute di garanzia effettuate. Il mancato
adempimento sarà considerato grave inadempienza ai sensi dell’art. 136 D.Lgs 12 aprile 2006
e dell’art. 119 del D.P.R. 21 Dicembre 1999, n. 554, ai fini della rescissione in danno del
contratto. Qualora l'affidatario non trasmetta le fatture quietanziate del subappaltatore o del
cottimista entro il predetto termine, la Stazione Appaltante sospende il successivo pagamento a
favore dell'affidatario. Nel caso in cui, invece, il pagamento sia effettuato direttamente dalla Stazione
Appaltante al subappaltatore o al cottimista, l'affidatario comunica alla Stazione Appaltante la parte
delle prestazioni eseguite dal subappaltatore o dal cottimista, con la specificazione del relativo
importo e con proposta motivata di pagamento;
4) l'affidatario che si avvale del subappalto o del cottimo deve allegare alla copia autentica del contratto,
da trasmettere entro il termine di cui al precedente punto b), la dichiarazione circa la sussistenza o
meno di eventuali forme di controllo o di collegamento a norma dell’art. 2359 c.c. con il titolare del
subappalto o del cottimo. Analoga dichiarazione deve essere effettuata da ciascuno dei soggetti
partecipanti nel caso di raggruppamento temporaneo, società o consorzio;
5) prima dell’effettivo inizio dei lavori oggetto di subappalto o di cottimo e comunque non oltre dieci
giorni dall’autorizzazione da parte della Stazione Appaltante, l’Appaltatore, e per suo tramite i
subappaltatori, dovranno trasmettere, alla Stazione Appaltante stessa, la documentazione
dell’avvenuta denunzia agli Enti previdenziali (inclusa la Cassa Edile), assicurativi e infortunistici
unitamente al Documento Unico di Regolarità Contributiva la documentazione di cui all’art. 90,
comma 9, del D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i, nonché copia del piano di sicurezza di cui all’art.
131 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i.;
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
6) l'appaltatore risponde in solido con il subappaltatore:
- della effettuazione e del versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente;
- del versamento dei contributi previdenziali e dei contributi assicurativi obbligatori per gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali dei dipendenti a cui è tenuto il subappaltatore;
7) ai fini del pagamento degli stati di avanzamento dei lavori o dello stato finale dei lavori, l'affidatario e,
suo tramite, i subappaltatori trasmettono all'amministrazione o ente committente il documento unico di
regolarità contributiva così come previsto dall'art. 118, comma 6, del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Ai sensi dell’art. 118 comma 8 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., la Stazione Appaltante
provvede al rilascio dell’autorizzazione al subappalto entro 30 gg. dalla relativa richiesta. Il termine di 30
gg. può essere prorogato una sola volta, ove ricorrano giustificati motivi. Trascorso tale termine senza che
si sia provveduto, l’autorizzazione si intende concessa a tutti gli effetti qualora siano verificate tutte le
condizioni di legge per l’affidamento del subappalto.
Per i subappalti o cottimi di importo inferiore al 2 per cento dell’importo delle prestazioni affidate o di
importo inferiore a 100.000 euro, i termini per il rilascio dell’autorizzazione da parte della Stazione
Appaltante sono ridotti della metà.
L’Appaltatore resta in ogni caso l’unico responsabile nei confronti della Stazione Appaltante per
l’esecuzione delle opere oggetto di subappalto, sollevando quest’ultima da qualsiasi eventuale pretesa
delle imprese subappaltatrici o da richieste di risarcimento danni eventualmente avanzate da terzi in
conseguenza anche delle opere subappaltate.
Art. 1.19
TRATTAMENTO DEI LAVORATORI
Nell’esecuzione dei lavori che formano oggetto del presente appalto, l’Appaltatore è tenuto ad
osservare, integralmente, il trattamento economico e normativo stabilito dai contratti collettivi, nazionale e
territoriale, in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni.
L’Appaltatore si obbliga, altresì, ad applicare il contratto o gli accordi medesimi, anche dopo la
scadenza e fino alla loro sostituzione, e, se cooperative, anche nei rapporti con soci.
I suddetti obblighi vincolano l’Appaltatore, anche se non aderisce alle associazioni stipulanti o se receda
da esse, e ciò indipendentemente dalla natura industriale o artigiana, dalla struttura, dalla dimensione
dell’Impresa stessa e da ogni altra sua qualificazione giuridica, economica o sindacale.
L’Appaltatore è responsabile in solido, nei confronti della Stazione Appaltante, dell’osservanza delle
norme anzidette da parte degli eventuali subappaltatori nei confronti dei loro dipendenti per le prestazioni
rese nell'ambito del subappalto.
Il fatto che il subappalto non sia stato autorizzato, non esime l’Appaltatore dalla responsabilità di cui al
comma precedente e ciò senza pregiudizio degli altri diritti della Stazione Appaltante.
L’Appaltatore è inoltre obbligato ad applicare integralmente le disposizioni di cui al comma 6 dell’art. 118 e
dell'art. 131 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
L’Appaltatore è inoltre obbligato al versamento all’INAIL, nonché, ove tenuta, alle Casse Edili, agli Enti
Scuola, agli altri Enti Previdenziali ed Assistenziali cui il lavoratore risulti iscritto, dei contributi stabiliti per
fini mutualistici e per la scuola professionale.
L’Appaltatore è altresì obbligato al pagamento delle competenze spettanti agli operai per ferie,
gratifiche, ecc. in conformità alle clausole contenute nei patti nazionali e provinciali sulle Casse Edili ed
Enti-Scuola. Tutto quanto sopra secondo il contratto nazionale per gli addetti alle industrie edili vigente al
momento della firma del presente capitolato.
Art. 1.20
ORDINE DA TENERSI NELL'ANDAMENTO DEI LAVORI
I lavori dovranno essere eseguiti attenendosi alla sequenza prevista nella programmazione dei lavori
redatta dal Progettista per ciascuno stralcio e con riferimento ai vari lotti previsti.
L'Appaltatore, ferma restando la suddivisione in due stralci, può proporre sequenze differenziate delle
lavorazioni definite sulla base di motivate esigenze operative, ma le stesse potranno essere attuate solo se
ritenute idonee a giudizio insindacabile della Direzione dei Lavori e sentito il Coordinatore per la Sicurezza
in fase di esecuzione.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
L'Appaltatore, fermo restando il rispetto: 1) delle procedure previste nel Piano di Sicurezza, 2) della
programmazione redatta dal Progettista e 3) delle modalità di intervento previste in progetto ha facoltà di
sviluppare i lavori, previo approvazione della Direzione Lavori e del Coordinatore per la Sicurezza in fase di
esecuzione, nel modo che crederà più conveniente per darli perfettamente compiuti nel termine
contrattuale, purché esso, a giudizio della Direzione Lavori e del Coordinatore per la Sicurezza in fase di
esecuzione, non riesca pregiudizievole alla buona riuscita delle opere, non riduca i livelli di sicurezza e/o
l'insorgenza di rischi aggiuntivi, non corrisponda agli interessi della Stazione Appaltante.
La Stazione Appaltante si riserva in ogni modo il diritto di ordinare l'esecuzione di un determinato lavoro
entro un prestabilito termine di tempo o di disporre l'ordine di esecuzione dei lavori nel modo che riterrà più
conveniente, specialmente in relazione ad esigenze derivanti dal coinvolgimento nei lavori di parti della
Sede comunale, alle esigenze dipendenti dalla esecuzione di opere ed alla consegna delle forniture
escluse dall'appalto, senza che l'Appaltatore possa rifiutarsi o farne oggetto di richiesta di speciali
compensi.
L'Appaltatore presenterà alla Direzione dei Lavori per l'approvazione, prima dell'inizio lavori (e
anticipando tale scadenza di un lasso temporale adeguato all'espletamento degli obblighi di cui al D.Lgs. 9
aprile 2008, n. 81 e s.m.i.), il programma esecutivo, secondo il comma 10, art. 45 del D.P.R. 554/99 e
s.m.i., in armonia col programma di cui all'art. 128 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Il programma dei lavori approvato, mentre non vincola l'Appaltante che potrà ordinare modifiche anche
in corso d’attuazione, è invece impegnativo per l'Appaltatore che ha l'obbligo di rispettare il programma
d’esecuzione. La mancata osservanza delle disposizioni del presente articolo dà facoltà all'Appaltante di
non stipulare o di risolvere il contratto per colpa dell'Appaltatore.
Art. 1.21
VARIAZIONI ALLE OPERE PROGETTATE
La Stazione Appaltante si riserva la insindacabile facoltà di introdurre nelle opere, all'atto esecutivo,
quelle varianti che riterrà opportune, nell'interesse della buona riuscita e dell'economia dei lavori o derivanti
da prescrizioni espresse dai vari Enti preposti ai controlli/pareri di competenza, senza che l'Appaltatore
possa trarne motivi per avanzare pretese di compensi ed indennizzi, di qualsiasi natura e specie, non
stabiliti nel Capitolato Generale d’Appalto dei Lavori Pubblici approvato con D.M. 145/2000 e nel presente
Capitolato Speciale.
Dovranno essere comunque rispettate le disposizioni di cui al D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., ex
artt. 132 e 205.
Se le varianti derivano da errori od omissioni del progetto esecutivo ed eccedono il quinto dell'importo
originario del contratto, si dovrà andare alla risoluzione del contratto ed alla indizione di una nuova gara,
alla quale dovrà essere invitato a partecipare l'aggiudicatario iniziale.
La risoluzione darà luogo al pagamento dei lavori eseguiti, dei materiali utili e del 10% dei lavori non
eseguiti calcolato fino all'ammontare dei 4/5 dell'importo del contratto.
Nessuna variazione potrà essere apportata dalla ditta appaltatrice al progetto originario senza il
preventivo assenso dell'Amministrazione Appaltante.
Ogni contravvenzione a questa tassativa disposizione comporterà per la Ditta l'onere della rimozione a
propria cura e spese delle opere eseguite e non autorizzate, senza che la Ditta stessa possa comunque
pretendere compensi od indennizzi e senza pregiudizio per il termine dell'ultimazione delle opere.
Le varianti e le modificazioni richieste dall'Amministrazione Appaltante saranno indicate
tempestivamente, prima cioè dell'esecuzione di quella parte di lavoro che dovrà essere modificata, e
saranno eseguite dalla Ditta Appaltatrice secondo gli oneri ed obblighi previsti dal presente capitolato.
Se invece quella parte di lavoro da modificare fosse già effettuata, il lavoro di modificazione sarà eseguito
in economia, le ore lavorative ed i materiali saranno pagati secondo note compilate dalla D.L.
Art. 1.22
LAVORI DIVERSI NON SPECIFICATI
Per tutti gli altri lavori previsti nei prezzi d'elenco, ma non specificati e descritti nel presente Capitolato,
si seguiranno le prescrizioni riportate nelle voci di elenco prezzi, le indicazioni progettuali e quelle fornite
dalla Direzione Lavori.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Art. 1.23
LAVORI EVENTUALI NON PREVISTI
Nel caso in cui la Stazione Appaltante, tramite la Direzione dei Lavori, ritenesse di dover introdurre
modifiche o varianti in corso d’opera, ferme restando le disposizioni di cui agli artt. 132 e 205 del D.Lgs. 12
aprile 2006 n. 163 e.s.m.i., le stesse verranno concordate e successivamente liquidate sulla base di una
nuova perizia, eventualmente redatta e approvata in base a nuovi prezzi concordati mediante apposito
verbale ai sensi dell'art. 136 del D.P.R. 554/99 e s.m.i.
In tal caso si applicherà la disciplina di cui all'art. 45, comma 8 e artt. 134 e 135 del D.P.R. 554/99 e
s.m.i.
Se l’Appaltatore non accetta i nuovi prezzi così determinati e approvati, la Stazione Appaltante può
ingiungergli l’esecuzione delle lavorazioni o la somministrazione dei materiali sulla base di detti prezzi,
comunque ammessi nella contabilità; ove l’appaltatore non iscriva riserva negli atti contabili nei modi
previsti, i prezzi s’intendono definitivamente accettati.
Per quei lavori e quelle somministrazioni che la stazione appaltante intendesse fare eseguire mediante
forniture d’operai, l'impresa avrà obbligo di somministrare i giornalieri forniti dei relativi attrezzi che gli
saranno richiesti d'ufficio e gliene sarà corrisposto l'importo in base ai prezzi unitari della mano d’opera
desunti dal "Bollettino d’informazione tecnica - elenco prezzi dei materiali e delle opere" dall'ARIAP, ultimo
edito alla data di ordinazione dei lavori, oltre alle spese generali del 15% e all’utile d’impresa pari al 10%.
Con tali prezzi si intenderanno corrisposti all'impresa il beneficio di diritto e i compensi per tutti gli oneri
a suo carico fissati dal presente Capitolato.
Sull'importo maturato non sarà applicato alcun ribasso.
Gli operai forniti per le opere in economia dovranno essere idonei ai lavori da eseguirsi e provvisti dei
necessari attrezzi. Le macchine ed attrezzi dati a noleggio dovranno essere in perfetto stato di servibilità e
provvisti di tutti gli accessori necessari per il loro regolare funzionamento.
Saranno a carico dell'Appaltatore la manutenzione degli attrezzi e delle macchine e le eventuali
riparazioni, in modo che essi siano sempre in buono stato di servizio.
I mezzi di trasporto per i lavori in economia dovranno essere forniti in pieno stato di efficienza ed il loro
corrispettivo si intenderà comprensivo del costo dell’operatore.
Art. 1.24
DISPOSIZIONI GENERALI RELATIVE AI PREZZI DEI LAVORI A MISURA
E DELLE SOMMINISTRAZIONI PER OPERE IN ECONOMIA
INVARIABILITA' DEI PREZZI - NUOVI PREZZI
I prezzi unitari in base ai quali, dopo deduzione del pattuito ribasso d'asta calcolato sull'importo
complessivo a base d’asta (o sulle singole voci di elenco nel caso di affidamento mediante offerta a prezzi
unitari), saranno pagati i lavori appaltati a misura e le somministrazioni, sono quelli risultanti dall'elenco
prezzi allegato al contratto.
Essi compensano:
a) circa i materiali, ogni spesa (per fornitura, trasporto, dazi, cali, perdite, sprechi, ecc.), nessuna
eccettuata, che venga sostenuta per darli pronti all'impiego, a piede di qualunque opera;
b) circa gli operai e mezzi d'opera, ogni spesa per fornire i medesimi di attrezzi e utensili del mestiere,
nonché per premi di assicurazioni sociali, per illuminazione dei cantieri in caso di lavoro notturno;
c) circa i noli, ogni spesa per dare a piè d'opera i macchinari e mezzi pronti al loro uso;
d) circa i lavori a misura ed a corpo, tutte le spese per forniture, lavorazioni, mezzi d'opera,
assicurazioni d'ogni specie, indennità di cave, di passaggi o di deposito, di cantiere, di occupazione
temporanea e d'altra specie, mezzi d'opera provvisionali, carichi, trasporti e scarichi in ascesa o
discesa, ecc., e per quanto occorre per dare il lavoro compiuto a perfetta regola d'arte, intendendosi
nei prezzi stessi compreso ogni compenso per gli oneri tutti che l'Appaltatore dovrà sostenere a tale
scopo, anche se non esplicitamente detti o richiamati nei vari articoli e nell'elenco dei prezzi del
presente Capitolato.
I prezzi medesimi, per lavori a misura ed a corpo, nonché il compenso a corpo, diminuiti del ribasso
offerto, si intendono accettati dall'Appaltatore in base ai calcoli di sua convenienza, a tutto suo rischio e
pag.54
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
sono fissi ed invariabili.
E’ esclusa ogni forma di revisione prezzi e non si applica il primo comma dell’art. 1664 del Codice
Civile, ai sensi di quanto previsto dall’art. 133 comma 2 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Tuttavia, ai sensi dell’art. 133 comma 4 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i., qualora il prezzo di
singoli materiali da costruzione, per effetto di circostanze eccezionali, subisca variazioni in aumento o in
diminuzione, superiori al 10 per cento rispetto al prezzo rilevato dal Ministero delle infrastrutture e dei
trasporti nell'anno di presentazione dell'offerta con apposito decreto (da emanarsi ai sensi del comma 6
dell’art. 133 D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i.), si fa luogo a compensazioni, in aumento o in
diminuzione, per la percentuale eccedente il 10 per cento e nel limite delle risorse di cui al comma 7,
dell'art. 133 D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i. A tal fine, e a pena di decadenza, l’appaltatore presenta
alla Stazione Appaltante istanza di compensazione entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del decreto ministeriale di cui al comma 6 dell’art. 133 D.Lgs.
12 aprile 2006 n.163 e s.m.i.
La compensazione è determinata applicando la percentuale di variazione che eccede il 10 per cento al
prezzo dei singoli materiali da costruzione impiegati nelle lavorazioni contabilizzate nell'anno solare
precedente al decreto di cui al comma 6 dell’art. 133 D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i., nelle quantità
accertate dalla Direzione dei Lavori.
Per quanto riguarda eventuali categorie di lavoro non contemplate nelle voci dell’elenco prezzi allegato,
si procederà alla determinazione di nuovi prezzi con le modalità stabilite dall'art. 136 del D.P.R. 554/99 e
s.m.i..
Art. 1.25
CONSEGNA DEI LAVORI - PROGRAMMA OPERATIVO DEI LAVORI - PIANO DI QUALITA’ DI
COSTRUZIONE E DI INSTALLAZIONE - INIZIO E TERMINE PER L'ESECUZIONE CONSEGNE PARZIALI - SOSPENSIONE
Il tempo massimo risulta costituito da quanto stabilito nella programmazione di progetto con riferimento ad
entrambi gli Stralci ed è, quindi, pari a 485 giorni naturali e consecutivi (durata 1° Stralcio) + 280 giorni
naturali e consecutivi (durata 2° stralcio) per un totale di 765 giorni naturali e consecutivi per l’intera
opera. Il tempo minimo, per ciascuno Stralcio, risulta costituito da quanto stabilito nella programmazione
di progetto detratti 45 giorni con riferimento al 1° Stralcio e detratti 30 giorni relativamente al 2° Stralcio
(tempo minimo 1° Stralcio 440 giorni naturali e consecutivi - tempo minimo 2° Stralcio 250 giorni naturali
e consecutivi).
La consegna dei lavori all’Appaltatore sarà effettuata entro 45 giorni (secondo disposizione
insindacabile del Direttore dei Lavori) dalla data di registrazione del contratto, in conformità a quanto
previsto nel Capitolato Generale d’Appalto e secondo le modalità previste dal D.P.R. 554/99 e s.m.i.
Qualora la consegna, per colpa della Stazione Appaltante, non avviene nei termini stabiliti, l’Appaltatore
ha facoltà di richiedere la rescissione del contratto;
Nel giorno e nell’ora fissati dalla Stazione Appaltante, l’Appaltatore dovrà trovarsi sul posto indicato per
ricevere la consegna dei lavori, che sarà certificata mediante formale verbale redatto in contraddittorio.
All’atto della consegna dei lavori, l’Appaltatore dovrà esibire le polizze assicurative contro gli infortuni, i
cui estremi dovranno essere esplicitamente richiamati nel verbale di consegna.
L’ Appaltatore è tenuto a trasmettere alla Stazione appaltante, prima dell’effettivo inizio dei lavori e
comunque entro cinque giorni dalla consegna degli stessi, la documentazione dell’avvenuta denunzia agli
Enti previdenziali (inclusa la Cassa Edile) assicurativi ed infortunistici comprensiva della valutazione
dell’Appaltatore circa il numero giornaliero minimo e massimo di personale che si prevede di impiegare
nell’appalto.
Lo stesso obbligo fa carico all’Appaltatore, per quanto concerne la trasmissione della documentazione
di cui sopra da parte delle proprie imprese subappaltatrici, cosa che dovrà avvenire prima dell’effettivo
inizio dei lavori e comunque non oltre dieci giorni dalla data dell’autorizzazione, da parte della Stazione
appaltante, del subappalto o cottimo.
L’ Appaltatore dovrà comunque dare inizio ai lavori entro il termine improrogabile di giorni dieci dalla
data del verbale di consegna fermo restando il rispetto del termine di cui al successivo paragrafo per la
presentazione del programma operativo dei lavori.
Entro 10 giorni dalla consegna dei lavori, l’Appaltatore presenterà alla Direzione dei Lavori una proposta
di programma operativo dettagliato per l’esecuzione delle opere che dovrà essere redatto tenendo conto
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
del tempo concesso per dare le opere ultimate entro il termine fissato dal presente Capitolato e delle
indicazioni fornite dal Progettista nell'ambito del Cronoprogramma.
Al programma sarà allegato un grafico che metterà in risalto: l’inizio, l’avanzamento mensile ed il
termine di ultimazione delle principali categorie di opere, nonché una relazione nella quale saranno
specificati tipo, potenza e numero delle macchine e degli impianti che l’Appaltatore si impegna ad utilizzare
in rapporto ai singoli avanzamenti.
Entro quindici giorni dalla presentazione, la Direzione dei Lavori d’intesa con la Stazione Appaltante
comunicherà all’Appaltatore l’esito dell’esame della proposta di programma; qualora esso non abbia
conseguito l’approvazione, l’Appaltatore entro 10 giorni, predisporrà una nuova proposta oppure adeguerà
quella già presentata secondo le direttive che avrà ricevuto dalla Direzione dei Lavori.
Decorsi 10 giorni dalla ricezione della nuova proposta senza che il Responsabile del Procedimento si
sia espresso, il programma operativo si darà per approvato.
La proposta approvata sarà impegnativa per l'Appaltatore, il quale rispetterà i termini di avanzamento
mensili ed ogni altra modalità proposta, salvo modifiche al programma operativo in corso di attuazione, per
comprovate esigenze non prevedibili che dovranno essere approvate od ordinate dalla Direzione dei
Lavori.
L’Appaltatore deve altresì tenere conto, nella redazione del programma:
- delle particolari condizioni dell’accesso al cantiere;
- della riduzione o sospensione delle attività di cantiere per festività o godimento di ferie degli addetti ai
lavori;
- delle eventuali difficoltà di esecuzione di alcuni lavori in relazione alla specificità dell’intervento e al
periodo stagionale in cui vanno a ricadere;
- dell’eventuale obbligo contrattuale di ultimazione anticipata di alcune parti laddove previsto.
Nel caso di sospensione dei lavori, parziale o totale, per cause non attribuibili a responsabilità
dell’appaltatore, il programma dei lavori viene aggiornato in relazione all'eventuale incremento della
scadenza contrattuale.
Eventuali aggiornamenti del programma, legati a motivate esigenze organizzative dell’Appaltatore e che
non comportino modifica delle scadenze contrattuali, sono approvate dalla Direzione dei Lavori,
subordinatamente alla verifica della loro effettiva necessità ed attendibilità per il pieno rispetto delle
scadenze contrattuali.
L’Appaltatore dovrà dare ultimate tutte le opere appaltate nel tempo previsto in offerta.
In caso di ritardo sarà applicata una penale giornaliera pari allo 0,5 per mille dell’importo dei lavori
affidati. Se il ritardo dovesse essere superiore a giorni 45 a partire dalla data di consegna prevista, la
Stazione Appaltante potrà procedere alla risoluzione del contratto ed all’incameramento della cauzione.
L’Appaltatore dovrà comunicare per iscritto a mezzo lettera raccomandata R.R. alla Direzione dei Lavori
l’ultimazione dei lavori non appena avvenuta.
Nel caso in cui i lavori in appalto fossero molto estesi, ovvero mancasse l’intera disponibilità dell’area
sulla quale dovrà svilupparsi il cantiere o comunque per qualsiasi altra causa ed impedimento, la Stazione
Appaltante potrà disporre la consegna anche in più tempi successivi, con verbali parziali, senza che per
questo l’Appaltatore possa sollevare eccezioni o trarre motivi per richiedere maggiori compensi o
indennizzi.
La data legale della consegna dei lavori, per tutti gli effetti di legge e regolamenti, sarà quella dell'ultimo
verbale di consegna parziale.
In caso di consegne parziali, l’Appaltatore è tenuto a predisporre il programma operativo dei lavori, in
modo da prevedere l’esecuzione prioritaria dei lavori nell’ambito delle zone disponibili e ad indicare, nello
stesso programma, la durata delle opere ricadenti nelle zone non consegnate e, di conseguenza, il termine
massimo entro il quale, per il rispetto della scadenza contrattuale, tali zone debbano essere consegnate.
Ove le ulteriori consegne avvengano entro il termine di inizio dei relativi lavori indicato dal programma
operativo dei lavori redatto dall’Appaltatore e approvato dalla Direzione dei Lavori, non si da luogo a
spostamenti del termine utile contrattuale; in caso contrario, la scadenza contrattuale viene
automaticamente prorogata in funzione dei giorni necessari per l’esecuzione dei lavori ricadenti nelle zone
consegnate in ritardo, deducibili dal programma operativo suddetto, indipendentemente dall’ammontare del
ritardo verificatosi nell’ulteriore consegna, con conseguente aggiornamento del programma operativo di
esecuzione dei lavori.
Nel caso di consegna parziale, decorsi novanta giorni naturali consecutivi dal termine massimo
risultante dal programma di esecuzione dei lavori di cui al comma precedente senza che si sia provveduto,
da parte della Stazione Appaltante, alla consegna delle zone non disponibili, l’Appaltatore potrà chiedere
formalmente di recedere dall’esecuzione delle sole opere ricadenti nelle aree suddette.
Nel caso in cui l’Appaltatore, trascorsi i novanta giorni di cui detto in precedenza, non ritenga di
avanzare richiesta di recesso per propria autonoma valutazione di convenienza, non avrà diritto ad alcun
maggiore compenso o indennizzo, per il ritardo nella consegna, rispetto a quello negozialmente convenuto.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Non appena intervenuta la consegna dei lavori, è obbligo dell’Appaltatore procedere, nel termine di 5
giorni, all’impianto del cantiere, tenendo in particolare considerazione la situazione di fatto esistente sui
luoghi interessati dai lavori, nonché il fatto che nell’installazione e nella gestione del cantiere ci si dovrà
attenere alle norme di cui al D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., nonché alle norme vigenti relative alla
omologazione, alla revisione annuale e ai requisiti di sicurezza di tutti i mezzi d’opera e delle attrezzature di
cantiere.
L’Appaltatore è tenuto, quindi, non appena avuti in consegna i lavori, ad iniziarli, proseguendoli poi
attenendosi al programma operativo di esecuzione da esso redatto in modo da darli completamente
ultimati nel numero di giorni naturali consecutivi previsti per l’esecuzione indicato in precedenza, decorrenti
dalla data di consegna dei lavori, eventualmente prorogati in relazione a quanto disposto dai precedenti
paragrafi.
Le sospensioni parziali o totali delle lavorazioni, già contemplate nel programma operativo dei lavori non
rientrano tra quelle regolate dalla vigente normativa e non danno diritto all’Appaltatore di richiedere
compenso o indennizzo di sorta né protrazione di termini contrattuali oltre quelli stabiliti.
Nell’eventualità che, successivamente alla consegna dei lavori insorgano, per cause imprevedibili o di forza
maggiore, impedimenti che non consentano di procedere, parzialmente o totalmente, al regolare svolgimento
delle singole categorie di lavori, l’Appaltatore è tenuto a proseguire i lavori eventualmente eseguibili, mentre si
provvede alla sospensione, anche parziale, dei lavori non eseguibili in conseguenza di detti impedimenti.
Con la ripresa dei lavori sospesi parzialmente, il termine contrattuale di esecuzione dei lavori viene
incrementato, su istanza dell’Appaltatore, soltanto degli eventuali maggiori tempi tecnici strettamente necessari
per dare completamente ultimate tutte le opere, dedotti dal programma operativo dei lavori, indipendentemente
dalla durata della sospensione.
Ove pertanto, secondo tale programma, la esecuzione dei lavori sospesi possa essere effettuata, una
volta intervenuta la ripresa, entro il termine di scadenza contrattuale, la sospensione temporanea non
determinerà prolungamento della scadenza contrattuale medesima.
Le sospensioni dovranno risultare da regolare verbale, redatto in contraddittorio tra Direzione dei Lavori
ed Appaltatore, nel quale dovranno essere specificati i motivi della sospensione e, nel caso di sospensione
parziale, le opere sospese.
Nel caso di opere e impianti di speciale complessità o di particolare rilevanza sotto il profilo tecnologico
o rispondenti alle definizioni dell'articolo 2, comma 1, lettera h) del D.P.R. 554/1999 e s.m.i. e degli artt. 91,
comma 5, e 141, comma 7 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n.163 e s.m.i., l'impresa aggiudicataria dei lavori
dovrà redigere un piano di qualità di costruzione e di installazione che dovrà essere sottoposto
all'approvazione della Direzione dei Lavori.
Tale documento prevede, pianifica e programma le condizioni, le sequenze, i mezzi d'opera e le fasi
delle attività di controllo da porre in essere durante l'esecuzione dei lavori, anche in funzione della loro
classe di importanza.
Art. 1.26
ANTICIPAZIONE E PAGAMENTI IN ACCONTO
Ai sensi dell'art. 5, comma 1, del D.L. 79/97 e s.m.i., convertito con modificazioni dalla legge 140/97,
non è dovuta alcuna anticipazione.
L'Appaltatore avrà diritto a pagamenti in acconto, in corso d'opera, ogni qual volta il suo credito,
risultante avendo detratto il ribasso d'asta e le prescritte ritenute, raggiunga la cifra di Euro 400.000,00
(diconsi Euro quattrocentomila/00).
Per esercitare il suddetto diritto l’Appaltatore dovrà produrre periodicamente, durante il corso dei lavori,
la documentazione comprovante la regolarità dei versamenti agli Enti previdenziali (inclusa la Cassa Edile),
assicurativi e infortunistici anche mediante la produzione del Documento Unico di Regolarità Contributiva di
cui all’art. 90, comma 9, del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i.
Il certificato per il pagamento dell’ultima rata del corrispettivo, qualunque sia l'ammontare, verrà
rilasciato dopo l'ultimazione dei lavori.
I materiali approvvigionati nel cantiere, sempreché siano stati accettati dalla Direzione dei lavori,
potranno, a giudizio insindacabile della Direzione Lavori, essere compresi negli stati di avanzamento dei
lavori per i pagamenti suddetti in misura non superiore alla metà del loro valore secondo quanto disposto
dall'art. 28 del D.M. 145/2000.
Ai sensi dell'art. 133 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i., in caso di ritardo nella emissione dei
certificati di pagamento o dei titoli di spesa relativi agli acconti e alla rata di saldo rispetto alle condizioni e
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
ai termini stabiliti dal contratto, spettano all'esecutore dei lavori gli interessi, legali e moratori, ferma
restando la sua facoltà, trascorsi i richiamati termini contrattuali o, nel caso in cui l'ammontare delle rate di
acconto, per le quali non sia stato tempestivamente emesso il certificato o il titolo di spesa, raggiunga il
quarto dell'importo netto contrattuale, di agire ai sensi dell'articolo 1460 del codice civile, ovvero, previa
costituzione in mora dell'amministrazione aggiudicatrice e trascorsi sessanta giorni dalla data della
costituzione stessa, di promuovere il giudizio arbitrale per la dichiarazione di risoluzione del contratto.
Art. 1.27
CONTO FINALE E PAGAMENTO DELLA RATA DI SALDO
Si stabilisce che il conto finale verrà compilato entro 30 giorni dalla data dell'ultimazione dei lavori.
Il pagamento della rata di saldo è subordinato, così come prescritto dalla normativa vigente (art. 141,
comma 9, del D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i.), alla costituzione di garanzia fideiussoria bancaria o
assicurativa d’importo pari alla rata stessa, maggiorato del tasso d’interesse legale applicato per il periodo
intercorrente tra il collaudo provvisorio e d il collaudo definitivo.
Resta convenuto che anche quando a collaudo finale eseguito nulla osti nei riguardi
dell'Amministrazione alla restituzione della cauzione, questa continuerà a restare in tutto o in parte
vincolata, a garanzia dei diritti dei creditori per il titolo di cui all'art. 360 della Legge sui LL.PP. ogniqualvolta
la rata di saldo dovuta all'Impresa non sia a giudizio dell'Amministrazione sufficiente.
La garanzia fideiussoria dovrà possedere la firma con autentica di Notaio che accerti identità personale,
qualifica e potere del firmatario a rilasciare la polizza e dovrà essere redatta conformemente alla normativa
vigente ed a quanto disposto dall’art. 252, comma 6, del D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i.. .
La liquidazione della rata di saldo è subordinata all’accensione delle polizze di cui all’art. 129, comma 2,
D.Lgs. 12/04/2006, n. 163 e s.m.i. .
Art. 1.28
COLLAUDO
La Stazione Appaltante entro trenta giorni dalla data di ultimazione dei lavori, ovvero dalla data di
consegna dei lavori in caso di collaudo in corso d'opera, attribuisce l'incarico del collaudo a soggetti di
specifica qualificazione professionale commisurata alla tipologia e categoria degli interventi, alla loro
complessità e al relativo importo.
Il collaudo stesso deve essere concluso entro sei mesi dalla data di ultimazione dei lavori.
I termini di inizio e di conclusione delle operazioni di collaudo dovranno comunque rispettare le
disposizioni di cui al D.P.R. 554/99 e s.m.i., nonché le disposizioni dell’art. 141 comma 1 del D.Lgs. 12
aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Art. 1.29
DANNI DI FORZA MAGGIORE
I danni riconosciuti esclusivamente di forza maggiore perché provocati da eventi eccezionali saranno
compensati all'Appaltatore ai sensi e nei limiti stabiliti dall'art. 20 del Capitolato Generale, sempre che i
lavori siano stati misurati ed iscritti a libretto.
Spetta all'appaltatore provare che il danno verificatosi sia dovuto esclusivamente all'eccezionalità
dell'evento e dimostrare la diligenza avuta in corso d'opera perché non si verificasse il danno lamentato.
Pertanto l'appaltatore non potrà sospendere o rallentare l'esecuzione dei lavori, tranne in quelle parti che
dovessero rimanere inalterate sino a che non sia stato eseguito l'accertamento dei fatti.
Nessun compenso però sarà dovuto per danni prodotti da forza maggiore, quando essi siano imputabili
anche alla negligenza dell'appaltatore o delle persone delle quali è tenuto a rispondere e che non abbiano
osservato le regole d'arte o le prescrizioni della Direzione dei Lavori.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Art. 1.30
APPROVVIGIONAMENTO DEI MATERIALI
Qualora l'Appaltatore non provveda tempestivamente all'approvvigionamento dei materiali occorrenti
per assicurare a giudizio insindacabile dell'Appaltante l'esecuzione dei lavori entro i termini stabiliti dal
contratto, l'Appaltante stesso potrà, con semplice ordine di servizio, diffidare l'Appaltatore a provvedere a
tale approvvigionamento entro un termine perentorio.
Scaduto tale termine infruttuosamente, l'Appaltante potrà provvedere senz'altro all'approvvigionamento
dei materiali predetti, nelle quantità e qualità che riterrà più opportune, comunicandone all'Appaltatore,
precisando la qualità, le quantità ed i prezzi dei materiali e l'epoca in cui questi potranno essere consegnati
all'Appaltatore stesso.
In tal caso detti materiali saranno senz'altro contabilizzati a debito dell'Appaltatore, al loro prezzo di
costo a piè d'opera, maggiorato dell'aliquota del 5% (cinque per cento) per spese generali dell'Appaltante,
mentre d'altra parte continueranno ad essere contabilizzati all'Appaltatore ai prezzi di contratto.
Per effetto del provvedimento di cui sopra l'Appaltatore è senz'altro obbligato a ricevere in consegna
tutti i materiali ordinati dall'Appaltante e ad accettarne il relativo addebito in contabilità, restando
esplicitamente stabilito che, ove i materiali così approvvigionati risultino eventualmente esuberanti al
fabbisogno, nessuna pretesa od eccezione potrà essere sollevata dall'Appaltatore stesso che in tal caso
rimarrà proprietario del materiale residuato. L'adozione di siffatto provvedimento non pregiudica in alcun
modo la facoltà dell'Appaltante di applicare in danno dell'Appaltatore, se del caso, gli altri provvedimenti
previsti nel presente Capitolato o dalle vigenti leggi.
Art. 1.31
NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI
MODALITÀ GENERALI
Il direttore dei lavori potrà procedere in qualunque momento all’accertamento e misurazione delle opere
compiute in contraddittorio con l’appaltatore o un suo rappresentante formalmente delegato; ove
l’appaltatore o il suo rappresentante non si prestasse ad eseguire tali operazioni, gli sarà assegnato un
termine perentorio di cinque giorni, scaduto il quale verranno comunque effettuate le misurazioni
necessarie in presenza di due testimoni indicati dal direttore dei lavori.
Nel caso di mancata presenza dell’appaltatore alle misurazioni indicate, quest’ultimo non potrà avanzare
alcuna richiesta per eventuali ritardi, nella contabilizzazione dei lavori eseguiti o nell’emissione dei
certificati di pagamento, riconducibili a tale inottemperanza.
La misurazione e la verifica quantitativa dei lavori eseguiti andrà effettuata, dal direttore dei lavori o dai
collaboratori preposti, in prima stesura sui libretti delle misure che costituiscono il documento ufficiale ed
iniziale del processo di registrazione e contabilizzazione delle opere eseguite da parte dell’appaltatore ai
fini della loro liquidazione. Tale contabilizzazione dovrà essere effettuata, sotto la piena responsabilità dello
stesso direttore dei lavori, nei modi previsti dalla normativa vigente in materia ed in particolare dal D.P.R.
554/99.
L’importo di ciascuno Stato di Avanzamento dei Lavori deve essere calcolato moltiplicando i prezzi di
progetto di ciascuna lavorazione per le quantità di lavorazioni realizzate; all'importo così calcolato viene
detratto il ribasso d’asta.
All’importo così calcolato viene aggiunto l'importo degli oneri della sicurezza corrispondente
all'avanzamento dei lavori.
Anche se non esplicitato nelle singole voci di Elenco Prezzi, il prezzo è sempre compensativo di tutte le
movimentazioni occorrenti in cantiere sia per i materiali da installare, sia per quelli rimossi o da allontanare.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
CONTABILIZZAZIONE DELLE VARIANTI
Nel caso di variante in corso d'opera gli importi in più ed in meno sono valutati con i prezzi di progetto e
soggetti al ribasso d'asta che ha determinato l'aggiudicazione della gara ovvero con i prezzi offerti
dall'appaltatore nella lista in sede di gara.
La quantità dei lavori e delle provviste sarà determinata a misura, a peso, a corpo, in relazione a quanto
previsto nell'elenco dei prezzi allegato.
Le misure verranno rilevate in contraddittorio in base all'effettiva esecuzione. Qualora esse risultino
maggiori di quelle indicate nei grafici di progetto o di quelle ordinate dalla Direzione, le eccedenze non
verranno contabilizzate.
Soltanto nel caso che la Direzione dei Lavori abbia ordinato per iscritto maggiori dimensioni se ne terrà
conto nella contabilizzazione.
In nessun caso saranno tollerate dimensioni minori di quelle ordinate, le quali potranno essere motivo di
rifacimento a carico dell'Appaltatore. Resta sempre salva in ogni caso la possibilità di verifica e rettifica in
occasione delle operazioni di collaudo.
MATERIALI A PIÈ D’OPERA
Ferme le disposizioni del regolamento in materia di contabilizzazione e di pagamento del corrispettivo, è
previsto il prezzo a piè d'opera dei materiali costosi, che potranno, a giudizio insindacabile della Direzione
Lavori, essere accreditati in contabilità prima della messa in opera, in misura non superiore al 40% del
prezzo stesso. All'importo dei lavori eseguiti è aggiunto, se approvato dalla Direzione Lavori, il 40% di
quello dei materiali provvisti a piè d'opera, destinati ad essere impiegati in opere definitive facenti parte
dell'appalto ed accettati dal direttore dei lavori, da valutarsi a prezzo di contratto o, in difetto, ai prezzi di
stima.
I materiali e i manufatti portati in contabilità rimangono a rischio e pericolo dell'appaltatore, e possono
sempre essere rifiutati dal direttore dei lavori ai sensi dell'articolo 18, comma 1 del Decreto Ministero dei
LL.PP. 19 aprile 2000 n. 145.
S’intende che i prezzi dei lavori si applicano in tutte le parti di ciascun edificio, dalle fondazioni alla
massima elevazione (quando non sia diversamente prescritto nella tariffa), e ciò anche per piccole
variazioni che l'Amministrazione appaltante riterrà opportuno effettuare.
Per ciascun intervento, tutti gli oneri derivanti dalle particolari prescrizioni indicate, sia precedentemente
sia successivamente nel presente Capitolato, si intendono completamente ed esaustivamente compensati
con i prezzi unitari di elenco e col compenso a corpo.
Le norme di misurazione per la contabilizzazione saranno le seguenti:
SCAVI IN GENERE
Oltre che per gli obblighi particolari emergenti dal presente articolo, con i prezzi di elenco per gli scavi in
genere l'Appaltatore devesi ritenere compensato per tutti gli oneri che esso dovrà incontrare:
- per taglio di piante, estirpazione di ceppaie, radici, ecc.;
- per il taglio e lo scavo con qualsiasi mezzo delle materie sia asciutte che bagnate, di qualsiasi
consistenza ed anche in presenza d'acqua;
- per paleggi, innalzamento, carico, trasporto e scarico a rinterro od a rifiuto entro i limiti previsti in
elenco prezzi, sistemazione della materie di rifiuto, deposito provvisorio e successiva ripresa;
- per la regolazione delle scarpate o pareti, per lo spianamento del fondo, per la formazione di gradoni,
attorno e sopra le condotte di acqua od altre condotte in genere, e sopra le fognature o drenaggi
secondo le sagome definitive di progetto;
- per puntellature, sbadacchiature ed armature di qualsiasi importanza e genere secondo tutte le
prescrizioni contenute nel presente capitolato, comprese le composizioni, scomposizioni, estrazioni ed
allontanamento, nonché sfridi, deterioramenti, perdite parziali o totali del legname o dei ferri;
- per impalcature ponti e costruzioni provvisorie, occorrenti sia per il trasporto delle materie di scavo e
sia per la formazione di rilevati, per passaggi, attraversamenti, ecc.;
- per ogni altra spesa necessaria per l'esecuzione completa degli scavi.
La misurazione degli scavi verrà effettuata nei seguenti modi:
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
- il volume degli scavi di sbancamento verrà determinato con il metodo delle sezioni ragguagliate in
base ai rilevamenti eseguiti in contraddittorio con l'Appaltatore, prima e dopo i relativi lavori;
- gli scavi di fondazione saranno computati per un volume uguale a quello risultante dal prodotto della base di
fondazione per la sua profondità sotto il piano degli scavi di sbancamento, ovvero del terreno naturale
quando detto scavo di sbancamento non viene effettuato.
Al volume così calcolato si applicheranno i vari prezzi fissati nell'elenco per tali scavi; vale a dire che essi
saranno valutati sempre come eseguiti a pareti verticali ritenendosi già compreso e compensato con il prezzo
unitario di elenco ogni maggiore scavo.
Tuttavia per gli scavi di fondazione da eseguire con l'impiego di casseri, paratie o simili strutture, sarà incluso
nel volume di scavo per fondazione anche lo spazio occupato dalle strutture stesse.
I prezzi di elenco, relativi agli scavi di fondazione, sono applicabili unicamente e rispettivamente ai volumi di
scavo compresi fra piani orizzontali consecutivi, stabiliti per diverse profondità, nello stesso elenco dei prezzi.
Pertanto la valutazione dello scavo risulterà definita per ciascuna zona, dal volume ricadente nella zona stessa e
dall'applicazione ad esso del relativo prezzo di elenco.
RILEVATI E RINTERRI
Il volume dei rilevati sarà determinato con il metodo delle sezioni ragguagliate, in base a rilevamenti
eseguiti come per gli scavi di sbancamento. I rinterri di cavi a sezione ristretta saranno valutati a metro
cubo per il loro volume effettivo misurato in opera. Nei prezzi di elenco sono previsti tutti gli oneri per il
trasporto dei terreni da qualsiasi distanza e per gli eventuali indennizzi a cave di prestito.
RIEMPIMENTI CON MISTO GRANULARE
Il riempimento con misto granulare a ridosso delle murature per drenaggi, vespai, ecc., sarà valutato a
metro cubo per il suo volume effettivo misurato in opera.
PARATIE DI CALCESTRUZZO ARMATO
Saranno valutate per la loro superficie misurata tra le quote di imposta e la quota di testata della trave
superiore di collegamento.
Nel prezzo sono compresi tutti gli oneri per la trivellazione, la fornitura ed il getto del calcestruzzo, la
fornitura e posa del ferro d'armatura, la formazione e successiva demolizione delle corree di guida nonché
la scapitozzatura, la formazione della trave superiore di collegamento, l'impiego di fanghi bentonitici,
l'allontanamento dal cantiere di tutti i materiali di risulta e gli spostamenti delle attrezzature.
MURATURE IN GENERE
Tutte le murature in genere, salvo le eccezioni in appresso specificate, saranno misurate
geometricamente, a volume od a superficie, secondo la categoria, in base a misure prese sul vivo dei muri,
esclusi cioè gli intonaci. Sarà fatta deduzione di tutti i vuoti di luce superiore a 1,00 m² e dei vuoti di canne
fumarie, canalizzazioni, ecc., che abbiano sezione superiore a 0,25 m², rimanendo per questi ultimi,
all'Appaltatore, l'onere della loro eventuale chiusura con materiale in cotto. Così pure sarà sempre fatta
deduzione del volume corrispondente alla parte incastrata di pilastri, piattabande, ecc., di strutture diverse
nonché di pietre naturali od artificiali, da pagarsi con altri prezzi di tariffa.
Nei prezzi unitari delle murature di qualsiasi genere, qualora non debbano essere eseguite con
paramento di faccia vista, si intende compreso il rinzaffo delle facce visibili dei muri. Tale rinzaffo sarà
sempre eseguito, ed è compreso nel prezzo unitario, anche a tergo dei muri che debbono essere poi
caricati a terrapieni. Per questi ultimi muri è pure sempre compresa l'eventuale formazione di feritoie
regolari e regolarmente disposte per lo scolo delle acque ed in generale quella delle immorsature e la
costruzione di tutti gli incastri per la posa in opera della pietra da taglio od artificiale.
Nei prezzi della muratura di qualsiasi specie si intende compreso ogni onere per la formazione di spalle,
sguinci, canne, spigoli, strombature, incassature per imposte di archi, volte e piattabande.
Qualunque sia la curvatura data alla pianta ed alle sezioni dei muri, anche se si debbano costruire sotto
raggio, le relative murature non potranno essere comprese nella categoria delle volte e saranno valutate
con i prezzi delle murature rette senza alcun compenso in più.
Le ossature di cornici, cornicioni, lesene, pilastri, ecc., di aggetto superiore a 5 cm sul filo esterno del
muro, saranno valutate per il loro volume effettivo in aggetto con l'applicazione dei prezzi di tariffa stabiliti
per le murature.
Per le ossature di aggetto inferiore ai 5 cm non verrà applicato alcun sovrapprezzo.
Quando la muratura in aggetto è diversa da quella del muro sul quale insiste, la parte incastrata sarà
considerata come della stessa specie del muro stesso
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Le murature di mattoni ad una testa od in foglio si misureranno a vuoto per pieno, al rustico, deducendo
soltanto le aperture di superficie uguale o superiori a 1 m², intendendo nel prezzo compensata la
formazione di sordini, spalle, piattabande, ecc., nonché eventuali intelaiature in legno che la Direzione dei
lavori ritenesse opportuno di ordinare allo scopo di fissare i serramenti al telaio anziché alla parete.
MURATURE IN PIETRA DA TAGLIO
La pietra da taglio da pagarsi a volume sarà sempre valutata a metro cubo in base al volume del primo
parallepipedo retto rettangolare, circoscrivibile a ciascun pezzo. Le lastre, i lastroni e gli altri pezzi da
pagarsi a superficie, saranno valutati in base al minimo rettangolo circoscrivibile.
Per le pietre di cui una parte viene lasciata grezza, si comprenderà anche questa nella misurazione,
non tenendo però alcun conto delle eventuali maggiori sporgenze della parte non lavorata in confronto
delle dimensioni assegnate dai tipi prescritti.
Nei prezzi relativi di elenco si intenderanno sempre compresi tutti gli oneri specificati nelle norme sui
materiali e sui modi di esecuzione.
CALCESTRUZZI
I calcestruzzi per fondazioni, murature, volte, ecc., e le strutture costituite da getto in opera, saranno in
genere pagati a metro cubo e misurati in opera in base alle dimensioni prescritte, esclusa quindi ogni
eccedenza, ancorché inevitabile, dipendente dalla forma degli scavi aperti e dal modo di esecuzione dei
lavori. Nei relativi prezzi, oltre agli oneri delle murature in genere, si intendono compensati tutti gli oneri
specificati nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione.
CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO
Il conglomerato per opere in cemento armato di qualsiasi natura e spessore sarà valutato per il suo
volume effettivo, senza detrazione del volume del ferro che verrà pagato a parte.
Quando trattasi di elementi a carattere ornamentale gettati fuori opera (pietra artificiale), la misurazione
verrà effettuata in ragione del minimo parallelepipedo retto a base rettangolare circoscrivibile a ciascun
pezzo, e nel relativo prezzo si deve intendere compreso, oltre che il costo dell'armatura metallica, tutti gli
oneri specificati nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione, nonché la posa in opera, sempreché
non sia pagata a parte.
I casseri, le casseforme e le relative armature di sostegno, se non comprese nei prezzi di elenco del
conglomerato cementizio, saranno computati separatamente con i relativi prezzi di elenco. Pertanto, per il
compenso di tali opere, bisognerà attenersi a quanto previsto nell'Elenco dei Prezzi Unitari.
Nei prezzi del conglomerato sono inoltre compresi tutti gli oneri derivanti dalla formazione di palchi
provvisori di servizio, dall'innalzamento dei materiali, qualunque sia l'altezza alla quale l'opera di cemento
armato dovrà essere eseguita, nonché per il getto e la vibratura.
Il ferro tondo per armature di opere di cemento armato di qualsiasi tipo nonché la rete elettrosaldata
sarà valutato secondo il peso effettivo; nel prezzo oltre alla lavorazione e lo sfrido è compreso l'onere della
legatura dei singoli elementi e la posa in opera dell'armatura stessa.
SOLAI
I solai interamente di cemento armato (senza laterizi) saranno valutati al metro cubo come ogni altra
opera di cemento armato.
Ogni altro tipo di solaio, qualunque sia la forma, sarà invece pagata al metro quadrato di superficie netta
misurato all'interno dei cordoli e delle travi di calcestruzzo, esclusi, quindi, la presa e l'appoggio su cordoli
perimetrali o travi di calcestruzzo o su eventuali murature portanti.
Nei prezzi dei solai in genere è compreso l'onere per lo spianamento superiore della caldana, nonché
ogni opera e materiale occorrente per dare il solaio completamente finito, come prescritto nelle norme sui
materiali e sui modi di esecuzione. Nel prezzo dei solai, di tipo prefabbricato, misti di cemento armato,
anche predalles o di cemento armato precompresso e laterizi sono escluse la fornitura, lavorazione e posa
in opera del ferro occorrente, è invece compreso il noleggio delle casseforme e delle impalcature di
sostegno di qualsiasi entità, con tutti gli oneri specificati per le casseforme dei cementi armati.
Il prezzo a metro quadrato dei solai suddetti si applicherà senza alcuna maggiorazione anche a quelle
porzioni in cui, per resistere a momenti negativi, il laterizio sia sostituito da calcestruzzo; saranno però
pagati a parte tutti i cordoli perimetrali relativi ai solai stessi.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
CONTROSOFFITTI
I controsoffitti piani saranno pagati in base alla superficie della loro proiezione orizzontale. E' compreso
e compensato nel prezzo anche il raccordo con eventuali muri perimetrali curvi, tutte le forniture, magisteri
e mezzi d'opera per dare controsoffitti finiti in opera come prescritto nelle norme sui materiali e sui modi di
esecuzione; è esclusa e compensata a parte l'orditura portante principale.
VESPAI
Nei prezzi dei vespai è compreso ogni onere per la fornitura di materiali e posa in opera come prescritto
nelle norme sui modi di esecuzione. La valutazione sarà effettuata al metro cubo di materiali in opera.
PAVIMENTI
I pavimenti, di qualunque genere, saranno valutati per la superficie vista tra le pareti intonacate
dell'ambiente. Nella misura non sarà perciò compresa l'incassatura dei pavimenti nell'intonaco.
I prezzi di elenco per ciascun genere di pavimento comprendono l'onere per la fornitura dei materiali e
per ogni lavorazione intesa a dare i pavimenti stessi completi e rifiniti come prescritto nelle norme sui
materiali e sui modi di esecuzione, compreso il sottofondo.
In ciascuno dei prezzi concernenti i pavimenti, anche nel caso di sola posa in opera, si intendono
compresi gli oneri, le opere di ripristino e di raccordo con gli intonaci, qualunque possa essere l'entità delle
opere stesse.
RIVESTIMENTI DI PARETI
I rivestimenti di piastrelle o di mosaico verranno misurati per la superficie effettiva qualunque sia la
sagoma e la posizione delle pareti da rivestire. Nel prezzo al metro quadrato sono comprese la fornitura e
la posa in opera di tutti i pezzi speciali di raccordo, angoli, ecc., che saranno computati nella misurazione,
nonché l'onere per la preventiva preparazione con malta delle pareti da rivestire, la stuccatura finale dei
giunti e la fornitura di collante per rivestimenti.
FORNITURA IN OPERA DEI MARMI, PIETRE NATURALI OD ARTIFICIALI
I prezzi della fornitura in opera dei marmi e delle pietre naturali od artificiali, previsti in elenco saranno
applicati alle superfici effettive dei materiali in opera. Ogni onere derivante dall'osservanza delle norme,
prescritte nel presente capitolato, si intende compreso nei prezzi.
Specificatamente detti prezzi comprendono gli oneri per la fornitura, lo scarico in cantiere, il deposito e
la provvisoria protezione in deposito, la ripresa, il successivo trasporto ed il sollevamento dei materiali a
qualunque altezza, con eventuale protezione, copertura o fasciatura; per ogni successivo sollevamento e
per ogni ripresa con boiacca di cemento od altro materiale, per la fornitura di lastre di piombo, di grappe,
staffe, regolini, chiavette, perni occorrenti per il fissaggio; per ogni occorrente scalpellamento delle strutture
murarie e per la successiva, chiusura e ripresa delle stesse, per la stuccatura dei giunti, per la pulizia
accurata e completa, per la protezione a mezzo di opportune opere provvisorie delle pietre già collocate in
opera, e per tutti i lavori che risultassero necessari per il perfetto rifinimento dopo la posa in opera.
I prezzi di elenco sono pure comprensivi dell'onere dell'imbottitura dei vani dietro i pezzi, fra i pezzi
stessi o comunque tra i pezzi e le opere murarie da rivestire, in modo da ottenere un buon collegamento e,
dove richiesto, un incastro perfetto.
INTONACI
I prezzi degli intonaci saranno applicati alla superficie intonacata senza tener conto delle superfici
laterali di risalti, lesene e simili. Tuttavia saranno valutate anche tali superfici laterali quando la loro
larghezza superi 5 cm. Varranno sia per superfici piane che curve. L'esecuzione di gusci di raccordo, se
richiesti, negli angoli fra pareti e soffitto e fra pareti e pareti, con raggio non superiore a 15 cm, è pure
compresa nel prezzo, avuto riguardo che gli intonaci verranno misurati anche in questo caso come se
esistessero gli spigoli vivi.
Nel prezzo degli intonaci è compreso l'onere della ripresa, dopo la chiusura, di tracce di qualunque
genere, della muratura di eventuali ganci al soffitto e delle riprese contro pavimenti, zoccolatura e
serramenti.
I prezzi dell'elenco valgono anche per intonaci su murature di mattoni forati dello spessore di una testa,
essendo essi comprensivi dell'onere dell'intasamento dei fori dei laterizi.
Gli intonaci interni sui muri di spessore maggiore di 15 cm saranno computati a vuoto per pieno, a
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
compenso dell'intonaco nelle riquadrature dei vani, che non saranno perciò sviluppate. Tuttavia saranno
detratti i vani di superficie maggiore di 4 m², valutando a parte la riquadratura di detti vani.
Gli intonaci interni su tramezzi in foglio od ad una testa saranno computati per la loro superficie effettiva,
dovranno essere pertanto detratti tutti i vuoti di qualunque dimensione essi siano ed aggiunte le loro
riquadrature.
Nessuno speciale compenso sarà dovuto per gli intonaci eseguiti a piccoli tratti anche in corrispondenza
di spalle e mazzette di vani di porte e finestre.
TINTEGGIATURE, COLORITURE E VERNICIATURE
Nei prezzi delle tinteggiature, coloriture e verniciature in genere sono compresi tutti gli oneri prescritti
nelle norme sui materiali e sui modi di esecuzione del presente capitolato oltre a quelli per mezzi d'opera,
trasporto, sfilatura e rinfilatura di infissi, ecc.
Le tinteggiature interne ed esterne per pareti e soffitti saranno in generale misurate con le stesse norme
sancite per gli intonaci.
Per la coloritura o verniciatura degli infissi e simili si osservano le norme seguenti:
- per le porte, bussole e simili, si computerà due volte la luce netta del l'infisso, oltre alla mostra o allo
sguincio, se ci sono, non detraendo l'eventuale superficie del vetro.
E' compresa con ciò anche la verniciatura del telaio per muri grossi o del cassettoncino tipo romano
per tramezzi e dell'imbotto tipo lombardo, pure per tramezzi. La misurazione della mostra e dello
sguincio sarà eseguita in proiezione su piano verticale parallelo a quello medio della bussola
(chiusa) senza tener conto di sagome, risalti o risvolti;
- per le opere di ferro semplici e senza ornati, quali finestre grandi e vetrate e lucernari, serrande
avvolgibili a maglia, saranno computati i tre quarti della loro superficie complessiva, misurata sempre
in proiezione, ritenendo così compensata la coloritura di sostegni, grappe e simili accessori, dei quali
non si terrà conto alcuno nella misurazione;
- per le opere di ferro di tipo normale a disegno, quali ringhiere, cancelli anche riducibili, inferriate e
simili, sarà computata due volte l'intera loro superficie, misurata con le norme e con le conclusioni di
cui alla lettera precedente;
- per le serrande di lamiera ondulata o ad elementi di lamiera sarà computato due volte e mezza la
luce netta del vano, in altezza, tra la soglia e la battitura della serranda, intendendo con ciò
compensato anche la coloritura della superficie non in vista.
Tutte le coloriture o verniciature si intendono eseguite su ambo le facce e con rispettivi prezzi di elenco
si intende altresì compensata la coloritura, o verniciatura di nottole, braccioletti e simili accessori.
INFISSI DI LEGNO
Gli infissi, come porte, finestre, vetrate, coprirulli e simili, si misureranno da una sola faccia sul
perimetro esterno dei telai, siano essi semplici o a cassettoni, senza tener conto degli zampini da incassare
nei pavimenti o soglie.
Le parti centinate saranno valutate secondo la superficie del minimo rettangolo circoscritto, ad infisso
chiuso, compreso come sopra il telaio maestro, se esistente. Nel prezzo degli infissi sono comprese mostre
e contromostre.
Gli spessori indicati nelle varie voci della tariffa sono quelli che debbono risultare a lavoro compiuto.
Tutti gli infissi dovranno essere sempre provvisti delle ferramente di sostegno e di chiusura, delle
codette a muro, maniglie e di ogni altro accessorio occorrente per il loro buon funzionamento. Essi
dovranno inoltre corrispondere in ogni particolare ai campioni approvati dalla Direzione dei Lavori.
I prezzi elencati comprendono la fornitura a piè d'opera dell'infisso e dei relativi accessori di cui sopra,
l'onere dello scarico e del trasporto sino ai singoli vani di destinazione e la posa in opera.
INFISSI DI ALLUMINIO
Gli infissi di alluminio, come finestre, vetrate di ingresso, porte, pareti a facciate continue, saranno
valutati od a cadauno elemento od al metro quadrato di superficie misurata all'esterno delle mostre e
coprifili e compensati con le rispettive voci d'elenco. Nei prezzi sono compresi i controtelai da murare, tutte
le ferramenta e le eventuali pompe a pavimento per la chiusura automatica delle vetrate, nonché tutti gli
oneri derivanti dall'osservanza delle norme e prescrizioni contenute nelle norme sui materiali e sui modi di
esecuzione.
LAVORI DI METALLO
Tutti i lavori di metallo saranno in generale valutati a peso ed i relativi prezzi verranno applicati al peso
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
effettivo dei metalli stessi a lavorazione completamente ultimata e determinato prima della loro posa in
opera, con pesatura diretta fatta in contraddittorio ed a spese dell'Appaltatore, escluse ben inteso dal peso
le verniciature e coloriture.
Nei prezzi dei lavori in metallo è compreso ogni e qualunque compenso per forniture accessorie, per
lavorazioni, montatura e posizione in opera.
TUBI PLUVIALI
I tubi pluviali potranno essere di plastica, metallo, ecc. I tubi pluviali di plastica saranno misurati al metro
lineare in opera, senza cioè tener conto delle parti sovrapposte, intendendosi compresa nei rispettivi prezzi
di elenco la fornitura a posa in opera di staffe e cravatte di ferro.
I tubi pluviali di rame o lamiera zincata, ecc. saranno valutati a peso, determinato con le stesse modalità
di cui al punto relativo ai "Lavori in Metallo"e con tutti gli oneri di cui sopra.
IMPIANTI TERMICO, IDRICO-SANITARIO, ANTINCENDIO, GAS, INNAFFIAMENTO
a) Tubazioni e canalizzazioni.
- Le tubazioni di ferro e di acciaio saranno valutate a peso, la quantificazione verrà effettuata
misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera, comprendendo linearmente anche i pezzi speciali,
al quale verrà applicato il peso unitario del tubo accertato attraverso la pesatura di campioni
effettuata in cantiere in contraddittorio. Nella misurazione a chilogrammi di tubo sono compresi: i
materiali di consumo e tenuta, la verniciatura con una mano di antiruggine per le tubazioni di ferro
nero, la fornitura delle staffe di sostegno ed il relativo fissaggio con tasselli di espansione.
- Le tubazioni di ferro nero o zincato con rivestimento esterno bituminoso saranno valutate al metro
lineare; la quantificazione verrà valutata misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera,
comprendente linearmente anche i pezzi speciali. Nelle misurazioni sono comprese le incidenze
dei pezzi speciali, gli sfridi i materiali di consumo e di tenuta e l'esecuzione del rivestimento in
corrispondenza delle giunzioni e dei pezzi speciali.
- Le tubazioni di rame nude o rivestite di PVC saranno valutate al metro lineare; la quantificazione
verrà effettuata misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera, comprendendo linearmente anche i
pezzi speciali, i materiali di consumo e di tenuta, l'esecuzione del rivestimento in corrispondenza
delle giunzioni e dei pezzi speciali, la fornitura delle staffe di sostegno ed il relativo fissaggio con
tasselli ad espansione.
- Le tubazioni in pressione di polietilene poste in vista o interrate saranno valutate al metro lineare; la
quantificazione verrà effettuata misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera, comprendendo
linearmente anche i vari pezzi speciali, la fornitura delle staffe di sostegno e il relativo fissaggio
con tasselli ad espansione.
- Le tubazioni di plastica, le condutture di esalazione, ventilazione e scarico saranno valutate al
metro lineare; la quantificazione verrà effettuata misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera
(senza tener conto delle parti sovrapposte) comprendendo linearmente anche i pezzi speciali, gli
sfridi, i materiali di tenuta, la fornitura delle staffe di sostegno e il relativo fissaggio con tasselli ad
espansione.
- I canali, i pezzi speciali e gli elementi di giunzione, eseguiti in lamiera zincata (mandata e ripresa
dell'aria) o in lamiera di ferro nera (condotto dei fumi) saranno valutati a peso sulla base di
pesature convenzionali. La quantificazione verrà effettuata misurando l'effettivo sviluppo lineare
in opera, misurato in mezzeria del canale, comprendendo linearmente anche i pezzi speciali,
giunzioni, flange, risvolti della lamiera, staffe di sostegno e fissaggi, al quale verrà applicato il
peso unitario della lamiera secondo lo spessore e moltiplicando per i metri quadrati della lamiera,
ricavati questi dallo sviluppo perimetrale delle sezioni di progetto moltiplicate per le varie
lunghezze parziali.
Il peso della lamiera verrà stabilito sulla base di listini ufficiali senza tener conto delle variazioni
percentuali del peso. E' compresa la verniciatura con una mano di antiruggine per gli elementi in
lamiera nera.
b) Apparecchiature.
- Gli organi di intercettazione, misura e sicurezza, saranno valutati a numero nei rispettivi diametri e
dimensioni. Sono comprese le incidenze per i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di
tenuta.
- I radiatori saranno valutati, nelle rispettive tipologie, sulla base dell'emissione termica ricavata dalle
rispettive tabelle della Ditta costruttrice (watt). Sono comprese la protezione antiruggine, i tappi e
le riduzioni agli estremi, i materiali di tenuta e le mensole di sostegno.
- I ventilconvettori saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive ed in
relazione alla portata d'aria e alla emissione termica, ricavata dalle tabelle della Ditta costruttrice.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
Nei prezzi sono compresi i materiali di tenuta.
- Le caldaie saranno valutate a numero secondo le caratteristiche costruttive ed in relazione alla
potenzialità resa. Sono compresi i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
- I bruciatori saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche di funzionamento ed in
relazione alla portata del combustibile. Sono compresi l'apparecchiatura elettrica ed i tubi flessibili
di collegamento.
- Gli scambiatori di calore saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive
e di funzionamento ed in relazione alla potenzialità resa. Sono compresi i pezzi speciali di
collegamento ed i materiali di tenuta.
- Le elettropompe saranno valutate a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive e di
funzionamento ed in relazione alla portata e prevalenza. Sono compresi i pezzi speciali di
collegamento ed i materiali di tenuta.
- I serbatoi di accumulo saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive ed
in relazione alla capacità. Sono compresi gli accessori d'uso, i pezzi speciali di collegamento ed i
materiali di tenuta.
- I serbatoi autoclave saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche costruttive ed in
relazione alla capacità. Sono compresi gli accessori d'uso, i pezzi speciali di collegamento ed i
materiali di tenuta.
- I gruppi completi autoclave monoblocco saranno valutati a numero secondo le rispettive
caratteristiche costruttive, in relazione alla portata e prevalenza delle elettropompe ed alla
capacità del serbatoio. Sono compresi gli accessori d'uso, tutte le apparecchiature di
funzionamento, i pezzi speciali di collegamento ed i materiali di tenuta.
- Le bocchette, gli anemostati, le griglie, le serrande di regolazione, sovrappressione e tagliafuoco ed
i silenziatori saranno valutati a decimetro quadrato ricavando le dimensioni dai rispettivi cataloghi
delle Ditte costruttrici. Sono compresi i controtelai ed i materiali di collegamento.
- Le cassette terminali riduttrici della pressione dell'aria saranno valutate a numero in relazione della
portata dell'aria. E' compresa la fornitura e posa in opera di tubi flessibili di raccordo, i supporti
elastici e le staffe di sostegno.
- Gli elettroventilatori saranno valutati a numero secondo le loro caratteristiche costruttive e di
funzionamento ed in relazione alla portata e prevalenza. Sono compresi i materiali di
collegamento.
- Le batterie di scambio termico saranno valutate a superficie frontale per il numero di ranghi. Sono
compresi i materiali di fissaggio e collegamento.
- I condizionatori monoblocco, le unità di trattamento dell'aria, i generatori di aria calda ed i
recuperatori di calore, saranno valutati a numero secondo le loro caratteristiche costruttive e di
funzionamento ed in relazione alla portata d'aria e alla emissione termica. Sono compresi i
materiali di collegamento.
- I gruppi refrigeratori d'acqua e le torri di raffreddamento saranno valutati a numero secondo le loro
caratteristiche costruttive e di funzionamento ed in relazione alla potenzialità resa. Sono
comprese le apparecchiature elettriche relative ed i pezzi speciali di collegamento.
- Gli apparecchi per il trattamento dell'acqua saranno valutati a numero secondo le rispettive
caratteristiche costruttive e di funzionamento ed in relazione alla portata. Sono comprese le
apparecchiature elettriche relative ed i pezzi speciali di collegamento.
- I gruppi completi antincendio per attacco motopompa e gli estintori portatili, saranno valutati a
numero secondo i rispettivi componenti ed in relazione alla capacità.
- I rivestimenti termoisolanti saranno valutati al metro quadrato di sviluppo effettivo misurando la
superficie esterna dello strato coibente. Le valvole, le saracinesche saranno valutate con uno
sviluppo convenzionale di 2 m² cadauna.
- Le rubinetterie per gli apparecchi sanitari saranno valutate a numero per gruppi completi secondo
le rispettive caratteristiche, tipologie e dimensioni. Sono compresi i materiali di tenuta.
- Le valvole, le saracinesche e le rubinetterie varie saranno valutate a numero secondo le rispettive
caratteristiche e dimensioni. Sono compresi i materiali di tenuta.
- I quadri elettrici relativi alle centrali, i tubi protettivi, le linee elettriche di alimentazione e di comando
delle apparecchiature, le linee di terra ed i collegamenti equipotenziali sono valutati nel prezzo di
ogni apparecchiatura a piè d'opera alimentata elettricamente.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
IMPIANTI ELETTRICO E TELEFONICO
a) Canalizzazioni e cavi.
- I tubi di protezione, le canalette portacavi, i condotti sbarre, il piatto di ferro zincato per le reti di
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
terra, saranno valutati al metro lineare misurando l'effettivo sviluppo lineare in opera. Sono
comprese le incidenze per gli sfridi e per i pezzi speciali per gli spostamenti, raccordi, supporti,
staffe, mensole e morsetti di sostegno ed il relativo fissaggio a parete con tasselli ad espansione.
- I cavi multipolari o unipolari di MT e di BT saranno valutati al metro lineare misurando l'effettivo
sviluppo lineare in opera, aggiungendo 1 m per ogni quadro al quale essi sono attestati. Nei cavi
unipolari o multipolari di MT e di BT sono comprese le incidenze per gli sfridi, i capi corda ed i
marca cavi, esclusi i terminali dei cavi di MT.
- I terminali dei cavi a MT saranno valutati a numero. Nel prezzo dei cavi di MT sono compresi tutti i
materiali occorrenti per l'esecuzione dei terminali stessi.
- I cavi unipolari isolati saranno valutati al metro lineare misurando l'effettivo sviluppo in opera,
aggiungendo 30 cm per ogni scatola o cassetta di derivazione e 20 cm per ogni scatola da frutto.
Sono comprese le incidenze per gli sfridi, morsetti volanti fino alla sezione di 6 mm², morsetti fissi
oltre tale sezione.
- Le scatole, le cassette di derivazione ed i box telefonici, saranno valutati a numero secondo le
rispettive caratteristiche, tipologia e dimensione. Nelle scatole di derivazione stagne sono
compresi tutti gli accessori quali passacavi pareti chiuse, pareti a cono, guarnizioni di tenuta, in
quelle dei box telefonici sono comprese le morsettiere.
b) Apparecchiature in generale e quadri elettrici.
- Le apparecchiature in generale saranno valutate a numero secondo le rispettive caratteristiche,
tipologie e portata entro i campi prestabiliti. Sono compresi tutti gli accessori per dare in opera
l'apparecchiatura completa e funzionante.
- I quadri elettrici saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche e tipologie in
funzione di:
- superficie frontale della carpenteria e relativo grado di protezione (IP);
- numero e caratteristiche degli interruttori, contattori, fusibili, ecc.
Nei quadri la carpenteria comprenderà le cerniere, le maniglie, le serrature, i pannelli traforati per
contenere le apparecchiature, le etichette, ecc. Gli interruttori automatici magnetotermici o
differenziali, i sezionatori ed i contattori da quadro, saranno distinti secondo le rispettive
caratteristiche e tipologie quali:
a) il numero dei poli;
b) la tensione nominale;
c) la corrente nominale;
d) il potere di interruzione simmetrico;
e) il tipo di montaggio (contatti anteriori, contatti posteriori, asportabili o sezionabili su carrello);
comprenderanno l'incidenza dei materiali occorrenti per il cablaggio e la connessione alle sbarre
del quadro e quanto occorre per dare l'interruttore funzionante.
- I corpi illuminanti saranno valutati a numero secondo le rispettive caratteristiche, tipologie e
potenzialità. Sono comprese le lampade, i portalampade e tutti gli accessori per dare in opera
l'apparecchiatura completa e funzionante.
- I frutti elettrici di qualsiasi tipo saranno valutati a numero di frutto montato. Sono escluse le scatole,
le placche e gli accessori di fissaggio che saranno valutati a numero.
IMPIANTI ASCENSORI E MONTACARICHI
Gli impianti saranno valutati a corpo per ciascun impianto.
Nel prezzo a corpo sono compresi tutti i materiali e prestazioni di mano d'opera specializzata necessari
per dare l'impianto completo e funzionante.
OPERE DI ASSISTENZA AGLI IMPIANTI
Le opere e gli oneri di assistenza di tutti gli impianti compensano e comprendono le seguenti
prestazioni:
- scarico dagli automezzi, collocazione in loco compreso il tiro in alto ai vari piani e sistemazione in
magazzino di tutti i materiali pertinenti agli impianti;
- apertura e chiusura di tracce, predisposizione e formazione di fori ed asole su murature e strutture di
calcestruzzo armato;
- muratura di scatole, cassette, sportelli, controtelai di bocchette, serrande e griglie, guide e porte
ascensori;
- fissaggio di apparecchiature in genere ai relativi basamenti e supporti;
- formazione di basamenti di calcestruzzo o muratura e, ove richiesto, la interposizione di strato
isolante, baggioli, ancoraggi di fondazione e nicchie;
- manovalanza e mezzi d'opera in aiuto ai montatori per la movimentazione inerente alla posa in opera
pag.67
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
di quei materiali che per il loro peso e/o volume esigono tali prestazioni;
- i materiali di consumo ed i mezzi d'opera occorrenti per le prestazioni di cui sopra;
- il trasporto alla discarica dei materiali di risulta delle lavorazioni;
- scavi e rinterri relativi a tubazioni od apparecchiature poste interrate;
- ponteggi di servizio interni ed esterni;
- le opere e gli oneri di assistenza agli impianti dovranno essere calcolate in ore lavoro sulla base della
categoria della mano d'opera impiegata e della quantità di materiali necessari e riferiti a ciascun
gruppo di lavoro.
MANODOPERA
Gli operai per i lavori in economia dovranno essere idonei al lavoro per il quale sono richiesti e
dovranno essere provvisti dei necessari attrezzi.
L'Appaltatore è obbligato, senza compenso alcuno, a sostituire tutti quegli operai che non soddisfino
alla Direzione dei Lavori.
Circa le prestazioni di mano d'opera saranno osservate le disposizioni e convenzioni stabilite dalle leggi
e dai contratti collettivi di lavoro, stipulati e convalidati a norma delle leggi sulla disciplina giuridica dei
rapporti collettivi.
Nell'esecuzione dei lavori che formano oggetto del presente appalto, l'Appaltatore si obbliga ad
applicare integralmente tutte le norme contenute nel contratto collettivo nazionale di lavoro per gli operai
dipendenti dalle aziende industriali edili ed affini e negli accordi locali integrativi dello stesso, in vigore per il
tempo e nella località in cui si svolgono i lavori anzidetti.
L'Appaltatore si obbliga altresì ad applicare il contratto e gli accordi medesimi anche dopo la scadenza
e fino alla sostituzione e, se cooperative, anche nei rapporti con i soci.
I suddetti obblighi vincolano l'Appaltatore anche se non sia aderente alle associazioni stipulanti o
receda da esse e indipendentemente dalla natura industriale della stessa e da ogni altra sua qualificazione
giuridica, economica o sindacale.
L'Appaltatore è responsabile in rapporto alla Stazione appaltante dell'osservanza delle norme anzidette
da parte degli eventuali subappaltatori nei confronti dei rispettivi loro dipendenti, anche nei casi in cui il
contratto collettivo non disciplini l'ipotesi del subappalto.
Il fatto che il subappalto sia o non sia stato autorizzato, non esime l'Impresa dalla responsabilità di cui al
comma precedente e ciò senza pregiudizio degli altri diritti della Stazione Appaltante.
NOLEGGI
Le macchine e gli attrezzi dati a noleggio debbono essere in perfetto stato di servibilità e provvisti di tutti
gli accessori necessari per il loro regolare funzionamento. Sono a carico esclusivo dell'Appaltatore la
manutenzione degli attrezzi e delle macchine.
Il prezzo comprende gli oneri relativi alla mano d'opera, al combustibile, ai lubrificanti, ai materiali di
consumo, all'energia elettrica ed a tutto quanto occorre per il funzionamento delle macchine.
Con i prezzi di noleggio delle motopompe oltre la pompa sono compensati il motore, o la motrice, il
gassogeno, e la caldaia, la linea per il trasporto dell'energia elettrica ed, ove occorra, anche il
trasformatore.
I prezzi di noleggio di meccanismi in genere si intendono corrisposti per tutto il tempo durante il quale i
meccanismi rimangono a piè d'opera a disposizione della Stazione Appaltante e cioè anche per le ore in
cui i meccanismi stessi non funzionano, applicandosi il prezzo stabilito per meccanismi in funzione soltanto
alle ore in cui essi sono in attività di lavoro; quello relativo a meccanismi in riposo in ogni altra condizione di
cose anche per tutto il tempo impiegato per riscaldare la caldaia e per portare a regime i meccanismi.
Nel prezzo del noleggio sono compresi e compensati gli oneri e tutte le spese per il trasporto a piè
d'opera, montaggio, smontaggio ed allontanamento dei detti meccanismi.
Per il noleggio dei carri e degli autocarri il prezzo verrà corrisposto soltanto per le ore di effettivo lavoro
rimanendo escluso ogni compenso per qualsiasi altra causa o perditempo.
TRASPORTI
Con i prezzi dei trasporti si intende compensata anche la spesa per i materiali di consumo, la mano
d'opera del conducente, e ogni altra spesa occorrente.
I mezzi di trasporto per i lavori in economia debbono essere forniti in pieno stato di efficienza e
corrispondere alle prescritte caratteristiche.
La valutazione delle materie da trasportare è fatta a seconda dei casi, a volume od a peso con
riferimento alla distanza.
pag.68
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
DEMOLIZIONI E TAGLI
Le demolizioni che non ricadono nella sede degli scavi saranno valutate a volume od a superficie
effettivamente demolita o tagliata. I prezzi di tariffa si applicheranno, qualunque sia il mezzo adoperato,
tanto nel caso di murature entro terra, che fuori terra.
Negli articoli dell'elenco prezzi allegato al presente capitolato, sono in genere comprese e computate
nei prezzi stessi (ove non fosse esplicitamente escluso), tutti gli oneri per le armature e la puntellatura di
ogni genere, per la scalcinatura, l'accatastamento ed il trasporto ai magazzini del Comune, dei materiali
dichiarati utilizzabili dalla Direzione dei Lavori e per il trasporto alle pubbliche discariche con qualunque
mezzo, del materiale inutilizzabile.
Art. 1.32
PROPRIETA' DEI MATERIALI DI ESCAVAZIONE E DI DEMOLIZIONE
Per i materiali provenienti da escavazioni o demolizioni si prescrive quanto segue: conferimento a
discarica autorizzata ove da non riutilizzare in cantiere.
Nel caso in cui detti materiali restino in proprietà alla Stazione Appaltante, l'Appaltatore deve trasportarli
e regolarmente accatastarli in sito indicato intendendosi di ciò compensato coi prezzi degli scavi e delle
demolizioni.
Nel caso in cui detti materiali siano ceduti all'Appaltatore si applica il disposto del terzo comma dell'art.
36 del Capitolato Generale.
Art. 1.33
RINVENIMENTI
Tutti gli oggetti di pregio intrinseco ed archeologico che si rinvenissero nelle demolizioni, negli scavi e
comunque nella zona dei lavori, spettano di pieno diritto alla Stazione Appaltante, salvo quanto su di essi
possa competere allo Stato. L'Appaltatore dovrà dare immediato avviso dei loro rinvenimento, quindi
depositarli negli uffici della Direzione dei Lavori che redigerà regolare verbale in proposito, da trasmettere
alle competenti autorità.
Per quanto detto, però, non saranno pregiudicati i diritti spettanti per legge agli autori della scoperta.
Art. 1.34
BREVETTI DI INVENZIONE
Sia che la Stazione Appaltante prescriva l'impiego di disposizioni o sistemi protetti da brevetti
d'invenzione,sia che l'Appaltatore vi ricorra di propria iniziativa con il consenso della Direzione dei Lavori,
l'Appaltatore deve dimostrare di aver pagato i dovuti canoni e diritti e di aver adempiuto a tutti i relativi
obblighi di legge.
Art. 1.35
RISERVATEZZA E TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
Per la partecipazione alla gara, nonché per la stipula del successivo contratto con l'aggiudicatario, è
richiesto ai concorrenti di fornire dati ed informazioni, anche sotto forma documentale, che rientrano
nell'ambito di applicazione del D.Lgs. n. 196/2003 ("Codice in materia di protezione dei dati personali").
Ai sensi e per gli effetti della citata normativa, all'Amministrazione compete l'obbligo di fornire alcune
informazioni riguardanti il loro utilizzo:
- finalità del trattamento: In relazione alle finalità del trattamento dei dati forniti si precisa che: i dati
comunicati vengono acquisiti ai fini della partecipazione ed in particolare ai fini della effettuazione della
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
verifica delle capacità amministrative e tecnico-economiche del concorrente all'esecuzione della
prestazione nonché dell'aggiudicazione e, per quanto riguarda la normativa antimafia, in adempimento di
precisi obblighi di legge; i dati da fornire da parte del concorrente aggiudicatario vengono acquisiti ai fini
della stipula e dell'esecuzione del contratto, ivi compresi gli adempimenti contabili ed il pagamento del
corrispettivo contrattuale.
- dati sensibili: I dati forniti dai concorrenti e dall'aggiudicatario non rientrano tra i dati classificabili come
"sensibili", ai sensi dell'art. 4 del D.Lgs. n. 196/2003.
- Modalità del trattamento dei dati: Il trattamento dei dati verrà effettuato in modo da garantire la
sicurezza e a riservatezza e potrà essere attuato mediante strumenti manuali, informatici e telematici
idonei a memorizzarli, gestirli e trasmetterli. Tali dati potranno essere anche abbinati a quelli di altri soggetti
in base a criteri qualitativi, quantitativi e temporali di volta in volta individuati.
- Categorie di soggetti ai quali i dati possono essere comunicati: I dati potranno essere comunicati a:
soggetti esterni, i cui nominativi sono a disposizione degli interessati facenti parte delle Commissioni di
aggiudicazione e di collaudo che verranno di volta in volta costituite; Ministero dell'Economia e delle
Finanze, relativamente ai dati forniti dal concorrente aggiudicatario; altri concorrenti che facciano richiesta
di accesso ai documenti di gara nei limiti consentiti ai sensi della Legge n. 241/1990:
- Diritti del concorrente interessato: Relativamente ai suddetti dati, al concorrente in qualità di interessato
vengono riconosciuti i diritti di cui all'art. 7 del D.Lgs. n. 196/2003. Acquisite le suddette informazioni, ai
sensi dell'art. 13 del D.Lgs. 196/2003, con la presentazione dell'offerta e la sottoscrizione del contratto, il
concorrente acconsente espressamente al trattamento dei dati personali secondo le modalità indicate
precedentemente.
Si precisa, altresì, che il soggetto aggiudicatario dovrà utilizzare tutti i dati di cui verrà a conoscenza per
soli fini istituzionali, assicurando la protezione e la riservatezza delle informazioni secondo la vigente
normativa. In caso di inosservanza degli obblighi di riservatezza, l'Amministrazione Comunale ha la facoltà
di dichiarare risolto di diritto il contratto, restando salvo ed impregiudicato il diritto dell'Amministrazione
Comunale al risarcimento degli eventuali danni alla stessa cagionati.
Art. 1.36
DEFINIZIONE DELLE CONTROVERSIE
La definizione di eventuali controversie tra l’Appaltatore e la Stazione Appaltante dovrà avvenire
secondo le procedure indicate dagli artt. 240, 240-bis, 241 e 243 del D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163 e s.m.i.
Ogni controversia tra l’Amministrazione appaltante e l’Impresa potrà essere risolta in linea amministrativa
nei modi e nei termini tassativamente prescritti dall’art. 240 del D. Lgs 12/4/2006.
In caso di mancato raggiungimento dell’accordo bonario, la competenza a conoscere delle controversie è
fissata secondo l’art. 34 comma 1 del Capitolato Generale di cui al D.M. n. 145/2000, al Giudice del luogo
dove il contratto è stato stipulato.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
INDICE – PARTE I
OGGETTO, IMPORTO E FINANZIAMENTO DEGLI INTERVENTI
ART 1.1
2
OGGETTO, IMPORTO E FINANZIAMENTO DEGLI INTERVENTI
2
ART. 1.2
3
PROCEDURA DI GARA, CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE E AMMONTARE DEGLI INTERVENTI 3
ART. 1.3
7
QUALIFICAZIONE DELL'APPALTATORE
7
ART. 1.4
8
DESCRIZIONE DEI LAVORI
8
ART. 1.5
9
FORMA E PRINCIPALI DIMENSIONI DELLE OPERE
9
ART. 1.6
22
DOCUMENTI CHE FANNO PARTE DEL CONTRATTO
22
ART. 1.7
36
SICUREZZA DEI LAVORI - PIANI DI SICUREZZA
36
ART. 1.8
38
DIVIETI NELLE AREE DI CANTIERE E DEL TEATRO
38
ART. 1.9
38
CONOSCENZA DEI LUOGHI, DEGLI ELABORATI E DELLE NORME DI APPALTO
38
ART. 1.10
39
OSSERVANZA DEL CAPITOLATO GENERALE E DI PARTICOLARI DISPOSIZIONI DI LEGGE
39
ART. 1.11
39
RIFERIMENTO ALLE LEGGI ED AI REGOLAMENTI
39
ART. 1.12
41
TRIVELLAZIONE POZZI – MODALITA’ DA SEGUIRE NELL’ATTIVITA’ PRELIMINARE DI
RICERCA E ONERI ED OBBLIGHI A CARICO DELL’APPALTATORE
41
ART. 1.13
43
DOMICILIO DELL'APPALTATORE
43
ART. 1.14
43
CAUZIONI
43
CAUZIONE PROVVISORIA
43
CAUZIONE DEFINITIVA
43
ART. 1.15
44
COPERTURE ASSICURATIVE
44
POLIZZE DI ASSICURAZIONE A COPERTURA DEL PERIODO DI ESECUZIONE DEI LAVORI
44
POLIZZA DI ASSICURAZIONE INDENNITARIA DECENNALE
45
ART. 1.16
45
ONERI ED OBBLIGHI DIVERSI A CARICO DELL'APPALTATORE
45
RESPONSABILITA' DELL'APPALTATORE
45
ART. 1.17
49
CARTELLI ALL'ESTERNO DEL CANTIERE
49
ART. 1.18
50
DISCIPLINA DEL SUBAPPALTO
50
ART. 1.19
52
TRATTAMENTO DEI LAVORATORI
52
ART. 1.20
52
ORDINE DA TENERSI NELL'ANDAMENTO DEI LAVORI
52
ART. 1.21
53
VARIAZIONI ALLE OPERE PROGETTATE
53
ART. 1.22
53
LAVORI DIVERSI NON SPECIFICATI
53
ART. 1.23
54
LAVORI EVENTUALI NON PREVISTI
54
ART. 1.24
54
pag.71
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE I
DISPOSIZIONI GENERALI RELATIVE AI PREZZI DEI LAVORI A MISURA
E DELLE SOMMINISTRAZIONI PER OPERE IN ECONOMIA
INVARIABILITA' DEI PREZZI - NUOVI PREZZI
ART. 1.25
CONSEGNA DEI LAVORI - PROGRAMMA OPERATIVO DEI LAVORI - PIANO DI QUALITA’ DI
COSTRUZIONE E DI INSTALLAZIONE - INIZIO E TERMINE PER L'ESECUZIONE CONSEGNE PARZIALI - SOSPENSIONE
ART. 1.26
ANTICIPAZIONE E PAGAMENTI IN ACCONTO
ART. 1.27
CONTO FINALE E PAGAMENTO DELLA RATA DI SALDO
ART. 1.28
COLLAUDO
ART. 1.29
DANNI DI FORZA MAGGIORE
ART. 1.30
APPROVVIGIONAMENTO DEI MATERIALI
ART. 1.31
NORME PER LA MISURAZIONE E VALUTAZIONE DEI LAVORI
ART. 1.32
PROPRIETA' DEI MATERIALI DI ESCAVAZIONE E DI DEMOLIZIONE
ART. 1.33
RINVENIMENTI
ART. 1.34
BREVETTI DI INVENZIONE
ART. 1.35
RISERVATEZZA E TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
ART. 1.36
DEFINIZIONE DELLE CONTROVERSIE
pag.72
54
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Comune di Bari
Provincia di Bari
CAPITOLATO SPECIALE D'APPALTO
LAVORI EDILI - RESTAURI - IMPIANTI
Parte II
OGGETTO:
TEATRO COMUNALE "N.PICCINNI" - BARI
LAVORI DI RIPRISTINO E DI ADEGUAMENTO
E RELATIVA NORMALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
PARTE D'OPERA: STRALCIO 1 e STRALCIO 2
COMMITTENTE:
COMUNE DI BARI
Data: giugno 2010
IL TECNICO
prof. ing. arch. Vincenzo Nuzzolese
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
CAPITOLO 2 – LAVORI EDILI - MATERIALI
QUALITA' DEI MATERIALI E DEI COMPONENTI
Art. 2.1 - NORME GENERALI
Quale regola generale si intende che i materiali, i prodotti ed i componenti occorrenti per la
costruzione delle opere, proverranno da quelle località che l'Appaltatore riterrà di sua convenienza,
purché, ad insindacabile giudizio della Direzione dei Lavori, rispondano alle caratteristiche/prestazioni
di seguito indicate e/o riportate sugli elaborati progettuali. I materiali, inoltre, dovranno corrispondere
alle prescrizioni di legge e del presente Capitolato Speciale; essi dovranno essere della migliore
qualità e perfettamente lavorati. Le caratteristiche dei materiali da impiegare dovranno corrispondere
alle prescrizioni degli articoli ed alle relative voci dell'Elenco Prezzi allegato al presente Capitolato.
Nel caso di prodotti industriali la rispondenza a questo capitolato nonché alle indicazioni progettuali
deve risultare da un attestato di conformità rilasciato dal produttore e deve essere comprovato da
idonea documentazione e/o certificazione.
Anche se non esplicitato nelle singole voci, tutte le forniture e i materiali utilizzati, se diversi da
quelli proposti nelle voci di Elenco Prezzi, devono essere sottoposti alla preventiva approvazione della
Direzione Lavori e del Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione.
Art. 2.2 - ACQUA, CALCI, CEMENTI ED AGGLOMERATI CEMENTIZI,
POZZOLANE, GESSO
a) Acqua - L'acqua per l'impasto con leganti idraulici dovrà essere limpida, priva di grassi o sostanze
organiche e priva di sali (particolarmente solfati e cloruri) in percentuali dannose e non essere
aggressiva per il conglomerato risultante.
b) Calci - Le calci aeree ed idrauliche, dovranno rispondere ai requisiti di accettazione delle norme
tecniche vigenti; le calci idrauliche dovranno altresì corrispondere alle prescrizioni contenute nella
legge 595/65 (Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici), ai requisiti di accettazione
contenuti nelle norme tecniche vigenti, nonché alle norme UNI EN 459-1 e 459-2.
c) Cementi e agglomerati cementizi.
1) Devono impiegarsi esclusivamente i cementi previsti dalle disposizioni vigenti in materia
(legge 26 maggio 1995 n. 595 e norme armonizzate della serie EN 197), dotati di attestato di
conformità ai sensi delle norme UNI EN 197-1, UNI EN 197-2 e UNI EN 197-4.
2) A norma di quanto previsto dal Decreto 12 luglio 1999, n. 314 (Regolamento recante norme
per il rilascio dell'attestato di conformità per i cementi), i cementi di cui all'art. 1 lettera A)
della legge 595/65 (e cioè i cementi normali e ad alta resistenza portland, pozzolanico e
d'altoforno), se utilizzati per confezionare il conglomerato cementizio normale, armato e
precompresso, devono essere certificati presso i laboratori di cui all'art. 6 della legge 595/65
e all'art. 59 del D.P.R. 380/2001 e s.m.i. Per i cementi di importazione, la procedura di
controllo e di certificazione potrà essere svolta nei luoghi di produzione da analoghi
laboratori esteri di analisi.
3) I cementi e gli agglomerati cementizi dovranno essere conservati in magazzini coperti, ben
riparati dall'umidità e da altri agenti capaci di degradarli prima dell'impiego.
d) Pozzolane - Le pozzolane saranno ricavate da strati mondi da cappellaccio ed esenti da sostanze
eterogenee o di parti inerti; qualunque sia la provenienza dovranno rispondere a tutti i requisiti
prescritti dalle norme tecniche vigenti.
e) Gesso - Il gesso dovrà essere di recente cottura, perfettamente asciutto, di fine macinazione in
modo da non lasciare residui sullo staccio di 56 maglie a centimetro quadrato, scevro da materie
eterogenee e senza parti alterate per estinzione spontanea. Il gesso dovrà essere conservato in
locali coperti, ben riparati dall'umidità e da agenti degradanti. Per l'accettazione valgono i criteri
pag. 74
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
generali dell'articolo "Materiali in Genere" e le condizioni di accettazione stabilite dalle norme
vigenti.
f) Sabbie - Le sabbie dovranno essere assolutamente prive di terra, materie organiche o altre materie
nocive, essere di tipo siliceo (o in subordine quarzoso, granitico o calcareo), avere grana
omogenea, e provenire da rocce con elevata resistenza alla compressione. Sottoposta alla prova
di decantazione in acqua, la perdita in peso della sabbia non dovrà superare il 2%.
La sabbia utilizzata per le murature, per gli intonaci, le stuccature, le murature a faccia vista e per i
conglomerati cementizi dovrà essere conforme a quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008 e dalle
relative norme vigenti.
La granulometria dovrà essere adeguata alla destinazione del getto ed alle condizioni di posa in
opera. E’ assolutamente vietato l’uso di sabbia marina.
I materiali dovranno trovarsi, al momento dell'uso in perfetto stato di conservazione.
Il loro impiego nella preparazione di malte e conglomerati cementizi dovrà avvenire con l'osservanza
delle migliori regole d'arte.
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN 459
- UNI EN 197 - UNI EN ISO 7027 - UNI EN 413 - UNI 9156 - UNI 9606.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.3 - MATERIALI INERTI PER CONGLOMERATI CEMENTIZI E PER MALTE
1) Tutti gli inerti da impiegare nella formazione degli impasti destinati alla esecuzione di opere in
conglomerato cementizio semplice od armato devono corrispondere alle condizioni di accettazione
stabilite dalle norme vigenti in materia.
2) Gli aggregati per conglomerati cementizi, naturali e di frantumazione, devono essere costituiti da
elementi non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche, limose ed argillose, di getto, ecc., in
proporzioni non nocive all'indurimento del conglomerato o alla conservazione delle armature. La
ghiaia o il pietrisco devono avere dimensioni massime commisurate alle caratteristiche
geometriche della carpenteria del getto ed all'ingombro delle armature. La sabbia per malte dovrà
essere priva di sostanze organiche, terrose o argillose, ed avere dimensione massima dei grani di
2 mm per murature in genere, di 1 mm per gli intonaci e murature di parametro o in pietra da taglio.
3) Gli additivi per impasti cementizi, come da norma UNI EN 934, si intendono classificati come segue:
fluidificanti; aeranti; ritardanti; acceleranti; fluidificanti-aeranti; fluidificanti-ritardanti; fluidificantiacceleranti; antigelo-superfluidificanti. Per le modalità di controllo ed accettazione il Direttore dei
lavori potrà far eseguire prove od accettare, secondo i criteri dell'articolo "Materiali in Genere",
l'attestazione di conformità alle norme UNI EN 934, UNI EN 480 (varie parti) e UNI 10765.
4) I conglomerati cementizi per strutture in cemento armato dovranno rispettare tutte le prescrizioni di
cui al D.M. 14 gennaio 2008 e relative circolari esplicative.
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN 934
(varie parti), UNI EN 480 (varie parti), UNI EN 13139, UNI EN 13055-1, UNI EN 12620.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.4 - ELEMENTI DI LATERIZIO E CALCESTRUZZO
Gli elementi resistenti artificiali da impiegare nelle murature (elementi in laterizio ed in
calcestruzzo) possono essere costituiti di laterizio normale, laterizio alleggerito in pasta, calcestruzzo
normale, calcestruzzo alleggerito.
Quando impiegati nella costruzione di murature portanti, essi debbono rispondere alle prescrizioni
contenute nel D.M. 14 gennaio 2008, nelle relative circolari esplicative e norme vigenti.
Nel caso di murature non portanti le suddette prescrizioni possono costituire utile riferimento,
insieme a quelle della norma UNI EN 771.
Gli elementi resistenti di laterizio e di calcestruzzo possono contenere forature rispondenti alle
prescrizioni del succitato D.M. 14 gennaio 2008 e dalle relative norme vigenti.
La resistenza meccanica degli elementi deve essere dimostrata attraverso certificazioni contenenti
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PARTE II
risultati delle prove e condotte da laboratori ufficiali negli stabilimenti di produzione, con le modalità
previste nel D.M. di cui sopra.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
E' facoltà della Direzione dei Lavori richiedere un controllo di accettazione, avente lo scopo di
accertare se gli elementi da mettere in opera abbiano le caratteristiche dichiarate dal produttore.
Art. 2.5 - MATERIALI E PRODOTTI PER USO STRUTTURALE
Generalità
I materiali ed i prodotti per uso strutturale, utilizzati nelle opere soggette al D.M. 14 gennaio 2008
devono rispondere ai requisiti indicati nel seguito.
I materiali e prodotti per uso strutturale devono essere:
- identificati univocamente a cura del produttore, secondo le procedure applicabili;
- qualificati sotto la responsabilità del produttore, secondo le procedure applicabili;
- accettati dal Direttore dei Lavori mediante acquisizione e verifica della documentazione di
qualificazione, nonché mediante eventuali prove sperimentali di accettazione.
Per i materiali e prodotti recanti la Marcatura CE sarà onere del Direttore dei Lavori, in fase di
accettazione, accertarsi del possesso della marcatura stessa e richiedere ad ogni fornitore, per ogni
diverso prodotto, il Certificato ovvero Dichiarazione di Conformità alla parte armonizzata della
specifica norma europea ovvero allo specifico Benestare Tecnico Europeo, per quanto applicabile.
Sarà inoltre onere del Direttore dei Lavori verificare che tali prodotti rientrino nelle tipologie, classi e/o
famiglie previsti nella detta documentazione.
Per i prodotti non recanti la Marcatura CE, il Direttore dei Lavori dovrà accertarsi del possesso e
del regime di validità dell’Attestato di Qualificazione o del Certificato di Idoneità Tecnica all’impiego
rilasciato del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Le prove su materiali e prodotti, a seconda delle specifiche procedure applicabili, devono
generalmente essere effettuate da:
a) laboratori di prova notificati ai sensi dell’art.18 della Direttiva n. 89/106/CEE;
b) laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R. n. 380/2001;
c) altri laboratori, dotati di adeguata competenza ed idonee attrezzature, appositamente abilitati dal
Servizio Tecnico Centrale.
2.5.1 Calcestruzzo per Usi Strutturali, Armato e non, Normale e Precompresso.
Controllo di Accettazione
Il Direttore dei Lavori ha l’obbligo di eseguire controlli sistematici in corso d’opera per verificare la
conformità delle caratteristiche del calcestruzzo messo in opera rispetto a quello stabilito dal progetto
e sperimentalmente verificato in sede di valutazione preliminare.
Il controllo di accettazione va eseguito su miscele omogenee e si configura, in funzione del
quantitativo di calcestruzzo in accettazione come previsto dal D.M. 14 gennaio 2008.
Il prelievo dei provini per il controllo di accettazione va eseguito alla presenza del Direttore dei Lavori o
di un tecnico di sua fiducia che provvede alla redazione di apposito verbale di prelievo e dispone
l’identificazione dei provini mediante sigle, etichettature indelebili, ecc.; la certificazione effettuata dal
laboratorio prove materiali deve riportare riferimento a tale verbale.
La domanda di prove al laboratorio deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e deve
contenere precise indicazioni sulla posizione delle strutture interessate da ciascun prelievo.
Le prove non richieste dal Direttore dei Lavori non possono fare parte dell’insieme statistico che
serve per la determinazione della resistenza caratteristica del materiale.
Le prove a compressione vanno eseguite conformemente alle norme UNI EN 12390-3.
I certificati di prova emessi dai laboratori devono contenere almeno:
- l’identificazione del laboratorio che rilascia il certificato;
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PARTE II
- una identificazione univoca del certificato (numero di serie e data di emissione) e di ciascuna sua
pagina, oltre al numero totale di pagine;
- l’identificazione del committente dei lavori in esecuzione e del cantiere di riferimento;
- il nominativo del Direttore dei Lavori che richiede la prova;
- la descrizione, l’identificazione e la data di prelievo dei campioni da provare;
- la data di ricevimento dei campioni e la data di esecuzione delle prove;
- l’identificazione delle specifiche di prova o la descrizione del metodo o procedura adottata, con
l’indicazione delle norme di riferimento per l’esecuzione della stessa;
- le dimensioni effettivamente misurate dei campioni provati, dopo eventuale rettifica;
- le modalità di rottura dei campioni;
- la massa volumica del campione;
- i valori di resistenza misurati.
Per gli elementi prefabbricati di serie, realizzati con processo industrializzato, sono valide le
specifiche indicazioni di cui al punto 11.8.3.1 del D.M. 14 gennaio 2008.
L’opera o la parte di opera non conforme ai controlli di accettazione non può essere accettata
finché la non conformità non sia stata definitivamente rimossa dal costruttore, il quale deve procedere
ad una verifica delle caratteristiche del calcestruzzo messo in opera mediante l’impiego di altri mezzi
d’indagine, secondo quanto prescritto dal Direttore dei Lavori e conformemente a quanto indicato nel
punto 11.2.6. del D.M. 14 gennaio 2008. Qualora gli ulteriori controlli confermino i risultati ottenuti, si
procederà ad un controllo teorico e/o sperimentale della sicurezza della struttura interessata dal
quantitativo di calcestruzzo non conforme, sulla base della resistenza ridotta del calcestruzzo.
Ove ciò non fosse possibile, ovvero i risultati di tale indagine non risultassero soddisfacenti si può
dequalificare l’opera, eseguire lavori di consolidamento ovvero demolire l’opera stessa.
I “controlli di accettazione” sono obbligatori ed il collaudatore è tenuto a controllarne la validità,
qualitativa e quantitativa; ove ciò non fosse, il collaudatore è tenuto a far eseguire delle prove che
attestino le caratteristiche del calcestruzzo, seguendo la medesima procedura che si applica quando
non risultino rispettati i limiti fissati dai “controlli di accettazione”.
Per calcestruzzo confezionato con processo industrializzato, il Direttore dei Lavori, è tenuto a
verificare quanto prescritto nel punto 11.2.8. del succitato decreto ed a rifiutare le eventuali forniture
provenienti da impianti non conformi; dovrà comunque effettuare le prove di accettazione previste al
punto 11.2.5 del D.M. e ricevere, prima dell’inizio della fornitura, copia della certificazione del controllo
di processo produttivo.
Per produzioni di calcestruzzo inferiori a 1500 m3 di miscela omogenea, effettuate direttamente in
cantiere, mediante processi di produzione temporanei e non industrializzati, la stessa deve essere
confezionata sotto la diretta responsabilità del costruttore. Il Direttore dei Lavori deve avere, prima
dell’inizio delle forniture, evidenza documentata dei criteri e delle prove che hanno portato alla
determinazione della resistenza caratteristica di ciascuna miscela omogenea di conglomerato, così
come indicato al punto 11.2.3 del D.M. 14 gennaio 2008.
2.5.2 Acciaio
Prescrizioni Comuni a tutte le Tipologie di Acciaio
Gli acciai per l'armatura del calcestruzzo normale devono rispondere alle prescrizioni contenute nel
vigente D.M. attuativo della legge 1086/71 (D.M. 14 gennaio 2008) e relative circolari esplicative.
E' fatto divieto di impiegare acciai non qualificati all'origine.
Forniture e documentazione di accompagnamento
Tutte le forniture di acciaio, per le quali non sussista l’obbligo della Marcatura CE, devono essere
accompagnate dalla copia dell’attestato di qualificazione del Servizio Tecnico Centrale.
Il riferimento a tale attestato deve essere riportato sul documento di trasporto.
Le forniture effettuate da un commerciante intermedio devono essere accompagnate da copia dei
documenti rilasciati dal Produttore e completati con il riferimento al documento di trasporto del
commerciante stesso.
Il Direttore dei Lavori prima della messa in opera, è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a
rifiutare le eventuali forniture non conformi, ferme restando le responsabilità del produttore.
Centri di trasformazione
Il Centro di trasformazione, impianto esterno alla fabbrica e/o al cantiere, fisso o mobile, che riceve dal
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PARTE II
produttore di acciaio elementi base (barre o rotoli, reti, lamiere o profilati, profilati cavi, ecc.) e
confeziona elementi strutturali direttamente impiegabili in cantiere, pronti per la messa in opera o per
successive lavorazioni, può ricevere e lavorare solo prodotti qualificati all’origine, accompagnati dalla
documentazione prevista dalle norme vigenti.
Il Direttore dei Lavori è tenuto a verificare la conformità a quanto indicato al punto 11.3.1.7 del D.M. 14
gennaio 2008 e a rifiutare le eventuali forniture non conformi, ferme restando le responsabilità del
centro di trasformazione. Della documentazione di cui sopra dovrà prendere atto il collaudatore, che
riporterà, nel Certificato di collaudo, gli estremi del centro di trasformazione che ha fornito l’eventuale
materiale lavorato.
Art. 2.6 - PRODOTTI A BASE DI LEGNO
1) Si intendono per prodotti a base di legno quelli derivati dalla semplice lavorazione e/o dalla
trasformazione del legno e che sono presentati solitamente sotto forma di segati, pannelli, lastre, ecc.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della loro fornitura ed indipendentemente
dalla destinazione d'uso. La Direzione dei Lavori ai fini della loro accettazione può procedere ai
controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure richiedere un attestato di conformità della
stessa alle prescrizioni di seguito indicate.
Per le prescrizioni complementari da considerare in relazione alla destinazione d'uso (strutture,
pavimentazioni, coperture, ecc.) si rinvia agli appositi articoli del presente capitolato ed alle
prescrizioni del progetto.
2) I segati di legno a complemento di quanto specificato nel progetto o negli articoli relativi alla
destinazione d'uso, si intendono forniti con le seguenti caratteristiche:
- tolleranze sulla lunghezza e larghezza: ±10 mm;
- tolleranze sullo spessore: ±2 mm;
- umidità non maggiore del 15%, misurata secondo le norme UNI 8829 e 8939;
- trattamenti preservanti con metodo indicato negli elaborati progettuali o dalla D.L. e comunque
resistenti alle condizioni d'uso, misurati secondo procedure normate e certificate;
3) I pannelli a base di fibra di legno oltre a quanto specificato nel progetto, e/o negli articoli relativi
alla destinazione d'uso, si intendono forniti con le seguenti caratteristiche:
- tolleranza sulla lunghezza e larghezza: ±3 mm;
- tolleranze sullo spessore: ±0,5 mm;
- umidità non maggiore dell'8%;
- massa volumica: per tipo tenero minore di 350 kg/m³; per tipo semiduro tra 350 e 800 kg/m³; per
tipo duro oltre 800 kg/m³, misurate secondo le norme UNI vigenti.
La superficie potrà essere:
- grezza (se mantenuta come risulta dalla pressatura);
- levigata (quando ha subito la levigatura);
- rivestita su uno o due facce (placcatura, carte impregnate, smalti, altri).
Funzionalmente avranno le seguenti caratteristiche:
- assorbimento di acqua massimo: come da indicazioni progettuali o della D.L. (misurato secondo
UNI EN 317);
- resistenza a trazione minima: come da indicazioni progettuali o della D.L. (misurata secondo
procedure normate e certificate);
- resistenza a compressione minima: come da indicazioni progettuali o della D.L. (misurata
secondo procedure normate e certificate);
- resistenza a flessione minima: come da indicazioni progettuali o della D.L. (misurata secondo la
norma UNI 3748);
4) I pannelli a base di particelle di legno a compimento di quanto specificato nel progetto, o negli
articoli relativi alla destinazione d'uso, si intendono forniti con le seguenti caratteristiche:
- tolleranze sulla lunghezza e larghezza: ±5 mm;
- tolleranze sullo spessore: ±0,5 mm;
- umidità del 10% ± 3%;
- massa voluminica (kg/m³) come da indicazioni progettuali o della D.L.;
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PARTE II
- superficie: grezza/levigata o rivestita.
- resistenza al distacco degli strati esterni (N/mm²) minima: come da indicazioni progettuali o della
D.L., misurata secondo la norma UNI EN 311;
Funzionalmente avranno le seguenti caratteristiche:
- rigonfiamento dopo immersione in acqua: 12% massimo (oppure 16%), misurato secondo la
norma UNI EN 317;
- assorbimento d'acqua % massimo: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato secondo
procedure normate e certificate;
- resistenza a flessione di (N/mm²) minimo: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurata
secondo procedure normate e certificate;
5) I pannelli di legno compensato e paniforti a completamento di quanto specificato nel progetto, o
negli articoli relativi alla destinazione d'uso, si intendono forniti con le seguenti caratteristiche:
- tolleranze sulla lunghezza e larghezza: ±5 mm, misurate secondo la norma UNI EN 315;
- intolleranze sullo spessore: ±1 mm, misurate secondo la norma UNI EN 315;
- umidità non maggiore del 12%, misurata secondo procedure normate e certificate
- grado di incollaggio (da 1 a 10) come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato secondo le
norme UNI EN 314-1 e UNI EN 314-2.
Funzionalmente avranno le seguenti caratteristiche:
- resistenza a trazione (N/mm²): come da indicazioni progettuali o della D.L., misurata secondo la
norma UNI 6480;
- resistenza a flessione statica (N/mm²) minima: come da indicazioni progettuali o della D.L.,
misurata secondo la norma UNI 6483;
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN 13986,
UNI EN 1309-1, UNI EN 844, UNI EN 336, UNI EN 1310, UNI EN 975, UNI ISO 1029, UNI EN 309,
UNI EN 311, UNI EN 313, UNI EN 316, UNI EN 318, UNI EN 319, UNI EN 320, UNI EN 321, UNI EN
323, UNI EN 635, UNI 6467 + A58.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.7 - PRODOTTI DI PIETRE NATURALI O RICOSTRUITE
1) La terminologia utilizzata (come da norma UNI EN 12670) ha il significato di seguito riportato, le
denominazioni commerciali devono essere riferite a campioni, atlanti, ecc.
Marmo (termine commerciale).
Roccia cristallina, compatta, lucidabile, da decorazione e da costruzione, prevalentemente
costituita da minerali di durezza Mohs da 3 a 4 (quali calcite, dolomite, serpentino).
A questa categoria appartengono:
- i marmi propriamente detti (calcari metamorfici ricristallizzati), i calcefiri ed i cipollini;
- i calcari, le dolomie e le brecce calcaree lucidabili;
- gli alabastri calcarei;
- le serpentiniti;
- oficalciti.
Granito (termine commerciale).
Roccia fanero-cristallina, compatta, lucidabile, da decorazione e da costruzione,
prevalentemente costituita da minerali di durezza Mohs da 6 a 7 (quali quarzo, feldspati,
felspatoidi)
A questa categoria appartengono:
- i graniti propriamente detti (rocce magmatiche intrusive acide fanerocristalline, costituite da
quarzo, feldspati sodico-potassici e miche);
- altre rocce magmatiche intrusive (dioriti, granodioriti, sieniti, gabbri, ecc.);
- le corrispettive rocce magmatiche effusive, a struttura porfirica;
- alcune rocce metamorfiche di analoga composizione come gneiss e serizzi.
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PARTE II
Travertino
Roccia calcarea sedimentaria di deposito chimico con caratteristica strutturale vacuolare, da
decorazione e da costruzione; alcune varietà sono lucidabili.
Pietra (termine commerciale)
Roccia da costruzione e/o da decorazione, di norma non lucidabile.
A questa categoria appartengono rocce di composizione mineralogica svariatissima, non
inseribili in alcuna classificazione. Esse sono riconducibili ad uno dei due gruppi seguenti:
- rocce tenere e/o poco compatte;
- rocce dure e/o compatte.
Esempi di pietre del primo gruppo sono: varie rocce sedimentarie (calcareniti, arenarie a
cemento calcareo, ecc.), varie rocce piroclastiche, (peperini, tufi, ecc.); al secondo gruppo
appartengono le pietre a spacco naturale (quarziti, micascisti, gneiss lastroidi, ardesie, ecc.), e
talune vulcaniti (basalti, trachiti, leucititi, ecc.).
Per gli altri termini usati per definire il prodotto in base alle forme, dimensioni, tecniche di
lavorazione ed alla conformazione geometrica, vale quanto riportato nella norma UNI EN 12670
e UNI EN 14618.
2) I prodotti di cui sopra devono rispondere a quanto segue:
a) appartenere alla denominazione commerciale e/o petrografica indicata nel progetto, come da
norma UNI EN 12407 oppure avere origine del bacino di estrazione o zona geografica richiesta
nonché essere conformi ad eventuali campioni di riferimento ed essere esenti da crepe,
discontinuità, ecc. che riducano la resistenza o la funzione;
b) avere lavorazione superficiale e/o finiture indicate nel progetto e/o rispondere ai campioni di
riferimento; avere le dimensioni nominali concordate e le relative tolleranze;
c) delle seguenti caratteristiche il fornitore dichiarerà i valori medi (ed i valori minimi e/o la
dispersione percentuale):
- massa volumica reale ed apparente, misurata secondo la norma UNI EN 13755 e UNI EN
14617-1;
- coefficiente di imbibizione della massa secca iniziale, misurato secondo la norma UNI EN
13755 e UNI EN 14617;
- resistenza a compressione, misurata secondo la norma UNI EN 1926 e UNI EN 14617;
- resistenza a flessione, misurata secondo la norma UNI EN 12372 e UNI EN 14617;
- modulo di elasticità, misurato secondo la norma e UNI EN 14146;
- resistenza all'abrasione, misurata secondo le disposizioni del Regio Decreto 2234/39 e UNI
EN 14617;
- microdurezza Knoop, misurato secondo la norma e UNI EN 14205;
d) per le prescrizioni complementari da considerare in relazione alla destinazione d'uso (strutturale
per murature, pavimentazioni, coperture, ecc.) si rinvia agli appositi articoli del presente
capitolato ed alle prescrizioni di progetto.
I valori dichiarati saranno accettati dalla Direzione dei Lavori anche in base ai criteri generali
dell'articolo relativo ai materiali in genere ed in riferimento alle norme UNI EN 12057 e UNI EN 12058.
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN
14617 UNI EN 12407 - UNI EN 13755 - UNI EN 1926 - UNI EN 12372 - UNI EN 14146 - UNI EN
14205.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo e di cui in progetto dovranno essere
preventivamente sottoposti al giudizio della Direzione Lavori mediante fornitura di campionatura e
caratteristiche tecniche certificate. Qualora le campionature fornite dall'Impresa non rispondessero, a
giudizio insindacabile della Direzione Lavori, ai requisiti progettuali l'Impresa sarà tenuta a fornire
nuove campionature sino al raggiungimento dell'accettazione della D.L. In ogni caso solo i prodotti e/o
materiali accettati dalla D.L. potranno essere posti in opera.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Art. 2.8 - PRODOTTI PER PAVIMENTAZIONE
1 - Si definiscono prodotti per pavimentazione quelli utilizzati per realizzare lo strato di rivestimento
dell'intero sistema di pavimentazione.
Per la realizzazione del sistema di pavimentazione si rinvia all'articolo sulla esecuzione delle
pavimentazioni.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori, ai fini
della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure
richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di seguito indicate.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo e di cui in progetto dovranno essere
preventivamente sottoposti al giudizio della Direzione Lavori mediante fornitura di campionatura e
caratteristiche tecniche certificate. Qualora le campionature fornite dall'Impresa non rispondessero, a
giudizio insindacabile della Direzione Lavori, ai requisiti progettuali l'Impresa sarà tenuta a fornire
nuove campionature sino al raggiungimento dell'accettazione della D.L. In ogni caso solo i prodotti e/o
materiali accettati dalla D.L. potranno essere posti in opera.
2 - I prodotti di legno per pavimentazione: tavolette, listoni, mosaico di lamelle, blocchetti, ecc. si
intendono denominati nelle loro parti costituenti come indicato nella letteratura tecnica.
I prodotti di cui sopra devono rispondere a quanto segue:
a) essere della essenza legnosa adatta all'uso e prescritta nel progetto;
b) essere di qualità I ; sono ammessi, quindi, solo i seguenti difetti visibili sulle facce in vista:
- piccoli nodi sani con diametro minore di 2 mm se del colore della specie (minore di 1 mm se di
colore diverso) purché presenti su meno del 10% degli elementi del lotto;
- imperfezioni di lavorazione con profondità minore di 1 mm e purché presenti su meno del 10%
degli elementi;
c) avere contenuto di umidità tra il 10 e il 15%;
d) tolleranze sulle dimensioni e finitura:
d1) listoni: 1 mm sullo spessore; 2 mm sulla larghezza; 5 mm sulla lunghezza;
d2) tavolette: 0,5 mm sullo spessore; 1,5% sulla larghezza e lunghezza;
d3) mosaico, quadrotti, ecc.: 0,5 mm sullo spessore; 1,5% sulla larghezza e lunghezza;
d4) le facce a vista ed i fianchi da accertare saranno lisci;
e) la resistenza meccanica a flessione, la resistenza all'impronta ed altre caratteristiche saranno
nei limiti solitamente riscontrati sulla specie legnosa e saranno comunque dichiarati
nell'attestato che accompagna la fornitura; per i metodi di misura valgono le prescrizioni delle
norme vigenti;
f) i prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggono da azioni meccaniche,
umidità nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Nell'imballo un foglio informativo indicherà, oltre al nome del fornitore e contenuto, almeno le
caratteristiche di cui ai commi da a) ad e).
Nel caso si utilizzino piastrelle di sughero agglomerato le norme di riferimento sono la UNI ISO
3810;
3 - Le piastrelle di ceramica per pavimentazioni dovranno essere del materiale indicato nel progetto
tenendo conto che le dizioni commerciali e/o tradizionali (cotto, cotto forte, gres, ecc.) devono essere
associate alla classificazione di cui alla norma 14411 basata sul metodo di formatura e
sull'assorbimento d'acqua secondo le norme UNI EN ISO 10545-2 e 10545-3.
a) Le piastrelle di ceramica estruse o pressate di prima scelta devono rispondere alla norma UNI
EN 14411.
I prodotti di seconda scelta, cioè quelli che rispondono all'appendice Q della UNI EN 14411,
saranno accettati in base alla rispondenza ai valori previsti dal progetto, ed, in mancanza, in
base ad accordi tra Direzione dei Lavori e fornitore.
b) Per i prodotti definiti "pianelle comuni di argilla", "pianelle pressate ed arrotate di argilla" e
"mattonelle greificate" dal Regio Decreto 2234/39, devono inoltre essere rispettate le
prescrizioni seguenti:
- resistenza all'urto 2 Nm (0,20 kgm) minimo;
- resistenza alla flessione 2,5 N/mm² (25 kg/cm)2 minimo;
- coefficiente di usura al tribometro 15 mm massimo per 1 km di percorso.
c) Per le piastrelle colate (ivi comprese tutte le produzioni artigianali) le caratteristiche rilevanti da
misurare ai fini di una qualificazione del materiale sono le stesse indicate per le piastrelle
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PARTE II
pressate a secco ed estruse, per cui:
- per quanto attiene ai metodi di prova si rimanda alle norme UNI vigenti;
- per quanto attiene i limiti di accettazione, tenendo in dovuto conto il parametro relativo
all'assorbimento d'acqua, i valori di accettazione per le piastrelle ottenute mediante colatura
saranno concordati fra produttore ed acquirente, sulla base dei dati tecnici previsti dal progetto
o dichiarati dai produttori ed accettate dalla Direzione dei Lavori nel rispetto della norma UNI
EN ISO 10545-1.
d) I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche,
sporcatura, ecc. nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa ed essere
accompagnati da fogli informativi riportanti il nome del fornitore e la rispondenza alle
prescrizioni predette.
4 - I prodotti di gomma per pavimentazioni sotto forma di piastrelle e rotoli devono rispondere alle
prescrizioni date dal progetto ed in mancanza e/o a complemento devono rispondere alle prescrizioni
seguenti:
a) essere esenti da difetti visibili (bolle, graffi, macchie, aloni, ecc.) sulle superfici destinate a
restare in vista (norma UNI 8272-1);
b) avere costanza di colore tra i prodotti della stessa fornitura; in caso di contestazione deve
risultare entro il contrasto dell'elemento n. 4 della scala dei grigi di cui alla norma UNI 8272-2.
Per piastrelle di forniture diverse ed in caso di contestazione vale il contrasto dell'elenco n. 3
della scala dei grigi;
c) sulle dimensioni nominali ed ortogonalità dei bordi sono ammesse le tolleranze seguenti:
- rotoli: lunghezza +1%, larghezza +0,3%, spessore +0,2 mm;
- piastrelle: lunghezza e larghezza +0,3%, spessore +0,2 mm;
- piastrelle: scostamento dal lato teorico (in millimetri) non maggiore del prodotto tra dimensione
del lato (in millimetri) e 0,0012;
- rotoli: scostamento dal lato teorico non maggiore di 1,5 mm;
d) la durezza deve essere tra 75 e 85 punti di durezza Shore A (norma UNI EN ISO 868);
e) la resistenza all'abrasione deve essere non maggiore di 300 mm³;
f) la stabilità dimensionale a caldo deve essere non maggiore dello 0,3% per le piastrelle e dello
0,4% per i rotoli;
g) la classe di reazione al fuoco deve essere la prima secondo il D.M. 26 giugno 1984 e s.m.i;
h) la resistenza alla bruciatura da sigaretta, inteso come alterazioni di colore prodotte dalla
combustione, non deve originare contrasto di colore uguale o minore al n. 2 della scala dei grigi
di cui alla norma UNI 8272-2. Non sono inoltre ammessi affioramenti o rigonfiamenti;
i) il potere macchiante, inteso come cessione di sostanze che sporcano gli oggetti che vengono a
contatto con il rivestimento, per i prodotti colorati non deve dare origine ad un contrasto di
colore maggiore di quello dell'elemento N3 della scala dei grigi di cui alla UNI 8272-2. Per i
prodotti neri il contrasto di colore non deve essere maggiore dell'elemento N2;
l) il controllo delle caratteristiche di cui ai commi da a) ad i) si intende effettuato secondo le
modalità indicate nel presente articolo in conformità alla norma UNI 8272 (varie parti);
m) i prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche ed
agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Il foglio di accompagnamento indicherà oltre al nome del fornitore almeno le indicazioni di cui ai
commi da a) ad i).
5 - I prodotti di vinile, omogenei e non ed i tipi eventualmente caricati devono rispondere alle
prescrizioni di cui alla norma UNI EN 649.
I criteri di accettazione sono quelli del punto 1.
I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche ed
agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Il foglio di accompagnamento indicherà le caratteristiche di cui alle norme precitate.
6 - I prodotti di resina (applicati fluidi od in pasta) per rivestimenti di pavimenti saranno del tipo
realizzato:
- mediante impregnazione semplice (I1);
- a saturazione (I2);
- mediante film con spessori fino a 200 mm (F1) o con spessore superiore (F2);
- con prodotti fluidi cosiddetti autolivellanti (A);
- con prodotti spatolati (S).
Le caratteristiche segnate come significative nel prospetto seguente devono rispondere alle
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
prescrizioni del progetto.
I valori di accettazione sono quelli dichiarati dal fabbricante ed accettati dal Direzione dei Lavori.
I metodi di accettazione sono quelli indicati nel presente articolo in conformità alla norma UNI 8298
(varie parti) e UNI 8297.
Grado di significatività rispetto
ai vari tipi
CARATTERISTICHE
I1
I2
F1
F2
A
S
Colore
-
-
+
+
+
-
Identificazione chimico-fisica
+
+
+
+
+
+
Spessore
-
-
+
+
+
+
Resistenza all'abrasione
+
+
+
+
+
+
Resistenza al punzonamento dinamico (urto)
-
+
+
+
+
+
Resistenza al punzonamento statico
+
+
+
+
+
+
Comportamento all'acqua
+
+
+
+
+
+
Resistenza alla pressione idrostatica inversa
-
+
+
+
+
+
Resistenza al fuoco
+
+
+
+
+
+
Resistenza alla bruciatura della sigaretta
-
+
+
+
+
+
Resistenza all'invecchiamento termico in aria
-
+
+
+
+
+
Resistenza meccanica dei ripristini
-
-
+
+
+
+
+ Significativa
- Non significativa
I prodotti devono essere contenuti in appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche e da
agenti atmosferici nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Il foglio informativo indicherà, oltre al nome del fornitore, le caratteristiche, le avvertenze per l'uso e
per la sicurezza durante l'applicazione.
7 - I prodotti di calcestruzzo per pavimentazioni a seconda del tipo di prodotto devono rispondere
alle prescrizioni del progetto ed in mancanza e/o completamento alle seguenti prescrizioni.
a. Mattonelle di cemento con o senza colorazione e superficie levigata; mattonelle di cemento con
o senza colorazione con superficie striata o con impronta; marmette e mattonelle a mosaico di
cemento e di detriti di pietra con superficie levigata. I prodotti sopracitati devono rispondere al
Regio Decreto 2234/39 per quanto riguarda le caratteristiche di resistenza all'urto, resistenza
alla flessione e coefficiente di usura al tribometro ed alle prescrizioni del progetto.
L'accettazione deve avvenire secondo il punto 1 avendo il Regio Decreto sopracitato quale
riferimento.
b. Masselli di calcestruzzo per pavimentazioni saranno definiti e classificati in base alla loro forma,
dimensioni, colore e resistenza caratteristica; per la terminologia delle parti componenti il
massello e delle geometrie di posa ottenibili si rinvia alla norma UNI EN 1338. Essi devono
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza od a loro completamento devono
rispondere a quanto segue:
- essere esenti da difetti visibili e di forma quali protuberanze, bave, incavi che superino le
tolleranze dimensionali ammesse.
Sulle dimensioni nominali è ammessa la tolleranza di 3 mm per un singolo elemento e 2 mm
quale media delle misure sul campione prelevato;
- le facce di usura e di appoggio devono essere parallele tra loro con tolleranza ±15% per il
singolo massello e ±10% sulle medie;
- la massa volumica deve scostarsi da quella nominale (dichiarata dal fabbricante) non più del
15% per il singolo massello e non più del 10% per le medie;
- il coefficiente di trasmissione meccanica non deve essere minore di quello dichiarato dal
fabbricante;
- il coefficiente di aderenza delle facce laterali deve essere il valore nominale con tolleranza
±5% per un singolo elemento e ±3% per la media;
- la resistenza convenzionale alla compressione deve essere maggiore di 50 N/mm² per il
singolo elemento e maggiore di 60 N/mm² per la media;
I criteri di accettazione sono quelli riportati nel punto 1 con riferimento alla norma UNI EN 1338.
I prodotti saranno forniti su appositi pallets opportunamente legati ed eventualmente protetti
dall'azione di sostanze sporcanti. Il foglio informativo indicherà, oltre al nome del fornitore, almeno le
caratteristiche di cui sopra e le istruzioni per la movimentazione, sicurezza e posa.
8 - I prodotti di pietre naturali o ricostruite per pavimentazioni si intendono definiti come segue:
- elemento lapideo naturale: elemento costituito integralmente da materiale lapideo (senza
aggiunta di leganti);
- elemento lapideo ricostituito (conglomerato): elemento costituito da frammenti lapidei naturali
legati con cemento o con resine;
- lastra rifilata: elemento con le dimensioni fissate in funzione del luogo d'impiego, solitamente con
una dimensione di non meno di 50 cm e spessore di regola non minore di 2 cm;
- marmetta: elemento con le dimensioni fissate dal produttore ed indipendenti dal luogo di posa,
solitamente con dimensioni minori di 50 cm e con spessore di regola minore di 2 cm;
- marmetta calibrata: elemento lavorato meccanicamente per mantenere lo spessore entro le
tolleranze dichiarate;
- marmetta rettificata: elemento lavorato meccanicamente per mantenere la lunghezza e/o
larghezza entro le tolleranze dichiarate.
Per gli altri termini specifici dovuti alle lavorazioni, finiture, ecc., fare riferimento alla norma UNI EN
14618.
I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del progetto (dimensioni, tolleranze,
aspetto, ecc.) ed a quanto prescritto nell'articolo prodotti di pietre naturali o ricostruite.
In mancanza di tolleranze su disegni di progetto si intende che le lastre grezze contengono la
dimensione nominale; le lastre finite, marmette, ecc. hanno tolleranza 1 mm sulla larghezza e
lunghezza e 2 mm sullo spessore (per prodotti da incollare le tolleranze predette saranno ridotte);
le lastre ed i quadrelli di marmo o di altre pietre dovranno inoltre rispondere al Regio Decreto
2234/39 per quanto attiene il coefficiente di usura al tribometro in mm;
l'accettazione avverrà secondo il punto 1. Le forniture avverranno su pallets ed i prodotti saranno
opportunamente legati ed eventualmente protetti dall'azione di sostanze sporcanti.
Il foglio informativo indicherà almeno le caratteristiche di cui sopra e le istruzioni per la
movimentazione, sicurezza e posa.
9 - I prodotti tessili per pavimenti (moquettes).
a) Si intendono tutti i rivestimenti nelle loro diverse soluzioni costruttive e cioè:
- rivestimenti tessili a velluto (nei loro sottocasi velluto tagliato, velluto riccio, velluto unilivello,
velluto plurilivello, ecc.);
- rivestimenti tessili piatti (tessuto, nontessuto).
In caso di dubbio e contestazione si farà riferimento alla classificazione e terminologia della
norma UNI 8013-1;
b) i prodotti devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza o completamento a
quanto segue:
- massa areica totale e dello strato di utilizzazione;
- spessore totale e spessore della parte utile dello strato di utilizzazione;
- perdita di spessore dopo applicazione (per breve e lunga durata) di carico statico moderato;
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PARTE II
- perdita di spessore dopo applicazione di carico dinamico.
In relazione all'ambiente di destinazione saranno richieste le seguenti caratteristiche di
comportamento:
- tendenza all'accumulo di cariche elettrostatiche generate dal calpestio;
- numero di fiocchetti per unità di lunghezza e per unità di area;
- forza di strappo dei fiocchetti;
- comportamento al fuoco;
c) i criteri di accettazione sono quelli precisati nel punto 1; i valori saranno quelli dichiarati dal
fabbricante ed accettati dal Direttore dei Lavori. Le modalità di prova da seguire in caso di
contestazione sono quelle indicate nella norma UNI 8014 (varie parti);
d) i prodotti saranno forniti protetti da appositi imballi che li proteggano da azioni meccaniche, da
agenti atmosferici ed altri agenti degradanti nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima
della posa. Il foglio informativo indicherà il nome del produttore, le caratteristiche elencate in b) e le
istruzioni per la posa.
10 - Le mattonelle di asfalto:
a) dovranno rispondere alle prescrizioni del Regio Decreto 2234/39 per quanto riguarda le
caratteristiche di resistenza all'urto: 4 Nm (0,40 kgm minimo; resistenza alla flessione: 3 N/mm² (30
kg/cm²) minimo; coefficiente di usura al tribometro: 15 mm massimo per 1 km di percorso;
b) dovranno inoltre rispondere alle normative vigenti sui bitumi, sul loro utilizzo e sulla produzione
di manufatti con gli stessi;
c) per i criteri di accettazione si fa riferimento al punto 1; in caso di contestazione si fa riferimento
alle norme CNR e UNI applicabili.
I prodotti saranno forniti su appositi pallets ed eventualmente protetti da azioni degradanti dovute
ad agenti meccanici, chimici ed altri nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione in genere prima
della posa. Il foglio informativo indicherà almeno le caratteristiche di cui sopra oltre alle istruzioni per la
posa.
11 - I prodotti di metallo per pavimentazioni dovranno rispondere alle prescrizioni date dalle norme
vigenti. Le lamiere saranno inoltre esenti da difetti visibili (quali scagliature, bave, crepe, crateri, ecc.)
e da difetti di forma (svergolamento, ondulazione, ecc.) che ne pregiudichino l'impiego e/o la messa in
opera e dovranno avere l'eventuale rivestimento superficiale prescritto nel progetto.
12 - I conglomerati bituminosi per pavimentazioni esterne dovranno rispondere alle caratteristiche
seguenti:
- contenuto di legante: % come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato secondo la norma
UNI EN 12697-1;
- granulometria: % come da indicazioni progettuali o della D.L., misurata secondo la norma UNI EN
12697-2;
- massa volumica massima: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato secondo UNI EN
12697-5;
- compattabilità come da indicazioni progettuali o della D.L. misurata secondo la norma UNI EN
12697-10;
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica:, UNI EN
1816, UNI EN 1817, UNI 8297, UNI EN 12199, UNI EN 14342, UNI EN 434, UNI ISO 4649.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.9 - PRODOTTI PER COPERTURE DISCONTINUE (A FALDA)
1 - Si definiscono prodotti per le coperture quelli utilizzati per realizzare lo strato di tenuta all'acqua
nei sistemi di copertura e quelli usati per altri strati complementari.
Per la realizzazione delle coperture discontinue nel loro insieme si rinvia all'articolo sull'esecuzione
delle coperture discontinue.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori ai fini
della loro accettazione può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure
richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di seguito indicate.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Nel caso di contestazione si intende che le procedure di prelievo dei campioni, i metodi di prova e
valutazione dei risultati sono quelli indicati nelle norme UNI citate di seguito.
2 - Le tegole e coppi di laterizio per coperture ed i loro pezzi speciali si intendono denominate
secondo le dizioni commerciali usuali (marsigliese, romana, ecc.) e devono essere conformi alla
norma UNI 9460.
I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza od a
completamento alle seguenti prescrizioni:
a) i difetti visibili sono ammessi nei seguenti limiti:
- le fessure non devono essere visibili o rilevabili a percussione;
- le protuberanze e scagliature non devono avere diametro medio (tra dimensione massima e
minima) maggiore di 15 mm e non deve esserci più di 1 protuberanza; è ammessa 1
protuberanza di diametro medio tra 7 e 15 mm ogni 2 dm² di superficie proiettata;
- sbavature tollerate purché permettano un corretto assemblaggio;
b) sulle dimensioni nominali e forma geometrica sono ammesse le tolleranze seguenti: lunghezza
±3%; larghezza ±3% per tegole e ±8% per coppi;
c) sulla massa convenzionale è ammessa tolleranza del 15%;
d) l'impermeabilità non deve permettere la caduta di goccia d'acqua dall'intradosso;
e) resistenza a flessione: forza F singola maggiore di 1000 N;
f) carico di rottura valore singolo della forza F maggiore di 1000 N e valore medio maggiore di 1500
N;
g) i criteri di accettazione sono quelli indicati nel presente articolo. In caso di contestazione si farà
riferimento alle UNI vigenti.
I prodotti devono essere forniti su appositi pallets, legati e protetti da azioni meccaniche, chimiche
e sporco che possano degradarli nella fase di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
Gli imballi, solitamente di materiale termoretraibile, devono contenere un foglio informativo riportante
almeno il nome del fornitore e le indicazioni dei commi a) ad f) ed eventuali istruzioni complementari.
3 - Le tegole di calcestruzzo per coperture ed i loro pezzi speciali si intendono denominati secondo
le dizioni commerciali usuali (portoghese, olandese, ecc.) e devono essere conformi alla norma UNI
9460.
I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza e/o
completamento alle seguenti prescrizioni:
a) i difetti visibili sono ammessi nei seguenti limiti:
- le fessure non sono ammesse;
- le incavature non devono avere profondità maggiore di 4 mm (escluse le tegole con superficie
granulata);
- le protuberanze sono ammesse in forma lieve per tegole colorate nell'impasto;
- le scagliature sono ammesse in forma leggera;
- e le sbavature e deviazioni sono ammesse purché non impediscano il corretto assemblaggio
del prodotto;
b) sulle dimensioni nominali e forma geometrica sono ammesse le seguenti tolleranze: lunghezza
±1,5%; larghezza ±1%; altre dimensioni dichiarate ±1,6%; ortometria scostamento orizzontale
non maggiore del 1,6% del lato maggiore;
c) sulla massa convenzionale è ammessa la tolleranza del ±10%;
d) l'impermeabilità non deve permettere la caduta di gocce d'acqua, dall'intradosso, dopo 24 h;
e) dopo i cicli di gelività la resistenza a flessione F deve essere maggiore od uguale a 1800 N su
campioni maturati 28 d;
f) la resistenza a rottura F del singolo elemento deve essere maggiore od uguale a 1000 N; la
media deve essere maggiore od uguale a 1500 N;
g) i criteri di accettazione sono quelli indicati nel presente articolo. In caso di contestazione si farà
riferimento alle norme UNI vigenti.
I prodotti devono essere forniti su appositi pallets legati e protetti da azioni meccaniche, chimiche e
sporco che possano degradarli nelle fasi di trasporto, deposito e manipolazione prima della posa.
4 - Le lastre di fibrocemento.
1) Le lastre possono essere dei tipi seguenti:
- lastre piane (a base: fibrocemento e silico calcare; fibrocemento; cellulosa; fibrocemento/silico
calcare rinforzati);
- lastre ondulate a base di fibrocemento aventi sezione trasversale formata da ondulazioni
approssimativamente sinusoidali; possono essere con sezione traslate lungo un piano o lungo
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
un arco di cerchio);
- lastre nervate a base di fibrocemento, aventi sezione trasversale grecata o caratterizzata da
tratti piani e tratti sagomati.
I criteri di controllo sono quelli indicati in 2.
2) Le lastre piane devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza od
integrazione alle seguenti:
a) larghezza 1200 mm, lunghezza scelta tra 1200, 2500 o 5000 mm con tolleranza ±0,4% e
massimo 5 mm;
b) spessori come da indicazioni progettuali o della D.L. (scelto tra le sezioni normate) con
tolleranza ±0,5 mm fino a 5 mm e ±10% fino a 25 mm;
c) rettilineità dei bordi scostamento massimo 2 mm per metro, ortogonalità 3 mm per metro;
d) caratteristiche meccaniche (resistenza a flessione);
- tipo 1: 13 N/mm² minimo con sollecitazione lungo le fibre e 15 N/mm² minimo con
sollecitazione perpendicolare alle fibre;
- tipo 2: 20 N/mm² minimo con sollecitazione lungo le fibre e 16 N/mm² minimo con
sollecitazione perpendicolare alle fibre;
e) massa volumica apparente;
- tipo 1: 1,3 g/cm³ minimo;
- tipo 2: 1,7 g/cm³ minimo;
f) tenuta d'acqua con formazione di macchie di umidità sulle facce inferiori dopo 24 h sotto
battente d'acqua ma senza formazione di gocce d'acqua;
g)resistenza alle temperature di 120 °C per 2 h con decadimento della resistenza a flessione
non maggiore del 10%.
3) Le lastre ondulate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza o
ad integrazione alle seguenti:
a) facce destinate all'esposizione alle intemperie, lisce, bordi diritti e taglio netto e ben
squadrato ed entro i limiti di tolleranza;
b) caratteristiche dimensionali e tolleranze di forma secondo quanto dichiarato dal fabbricante
ed accettato dalla Direzione dei Lavori;
c) tenuta all'acqua, come indicato nel comma 2);
d) resistenza a flessione, secondo i valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Direzione
dei Lavori;
e) resistenza al gelo, dopo 25 cicli in acqua a temperatura di +20 °C seguito da permanenza in
frigo a -20 °C, non devono presentare fessurazioni, cavillature o degradazione;
f) la massa volumica non deve essere minore di 1,4 kg/dm³.
Gli accessori devono rispondere alle prescrizioni sopraddette per quanto attiene l'aspetto, le
caratteristiche dimensionali e di forma, la tenuta all'acqua e la resistenza al gelo.
4) Le lastre nervate devono rispondere alle caratteristiche indicate nel progetto ed in mancanza o
ad integrazione a quelle indicate nel punto 3.
5 - Le lastre di materia plastica rinforzata o non rinforzata si intendono definite e classificate
secondo le norme UNI vigenti.
I prodotti di cui sopra devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza e/o
completamento alle seguenti prescrizioni:
a) le lastre di polistirene devono essere conformi alla norma UNI EN ISO 14631;
b) le lastre di polimetilmetacrilato devono essere conformi alla norma UNI EN ISO 7823 (varie
parti);
c) i criteri di accettazione sono quelli indicati nel presente articolo.
6 - Le lastre di metallo ed i loro pezzi speciali si intendono denominati secondo la usuale
terminologia commerciale. Essi dovranno rispondere alle prescrizioni del progetto ed in mancanza od
a completamento alle seguenti caratteristiche:
a) i prodotti completamente supportati; tolleranze dimensioni e di spessore, resistenza al
punzonamento, resistenza al piegamento a 360 °C come da indicazioni progettuali o della D.L.;
resistenza alla corrosione; resistenza a trazione come da indicazioni progettuali o della D.L..
Le caratteristiche predette saranno quelle riferite al prodotto in lamina prima della lavorazione.
Gli effetti estetici e difetti saranno valutati in relazione alla collocazione dell'edificio;
b) i prodotti autoportanti (compresi i pannelli, le lastre grecate, ecc.) oltre a rispondere alle
prescrizioni predette dovranno soddisfare la resistenza a flessione secondo i carichi di progetto
e la distanza tra gli appoggi.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
I criteri di accettazione sono quelli del punto 1. In caso di contestazione si fa riferimento alle norme
UNI.
La fornitura dovrà essere accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore e la
rispondenza alle caratteristiche richieste.
7 - I prodotti di pietra dovranno rispondere alle caratteristiche di resistenza a flessione, resistenza
all'urto, resistenza al gelo e disgelo, comportamento agli aggressivi inquinanti. I limiti saranno quelli
prescritti dal progetto o quelli dichiarati dal fornitore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
I criteri di accettazione sono quelli indicati all’inizio del presente articolo. La fornitura dovrà essere
accompagnata da foglio informativo riportante il nome del fornitore e la corrispondenza alle
caratteristiche richieste.
Art. 2.10 - PRODOTTI PER IMPERMEABILIZZAZIONE E PER COPERTURE
PIANE
1 - Si intendono prodotti per impermeabilizzazione e per coperture piane quelli che si presentano
sotto forma di:
- membrane in fogli e/o rotoli da applicare a freddo od a caldo, in fogli singoli o pluristrato;
- prodotti forniti in contenitori (solitamente liquidi e/o in pasta) da applicare a freddo od a caldo su
eventuali armature (che restano inglobate nello strato finale) fino a formare in sito una membrana
continua.
a) Le membrane si designano in base:
1) al materiale componente (bitume ossidato fillerizzato, bitume polimero elastomero, bitume
polimero plastomero, etilene propilene diene, etilene vinil acetato, ecc.);
2) al materiale di armatura inserito nella membrana (armatura vetro velo, armatura poliammide
tessuto, armatura polipropilene film, armatura alluminio foglio sottile, ecc.);
3) al materiale di finitura della faccia superiore (poliestere film da non asportare, polietilene film
da non asportare, graniglie, ecc.);
4) al materiale di finitura della faccia inferiore (poliestere nontessuto, sughero, alluminio foglio
sottile, ecc.).
b) I prodotti forniti in contenitori si designano come segue:
mastici di rocce asfaltiche e di asfalto sintetico;
asfalti colati;
malte asfaltiche;
prodotti termoplastici;
soluzioni in solvente di bitume;
emulsioni acquose di bitume;
prodotti a base di polimeri organici.
c) La Direzione dei Lavori ai fini dell'accettazione dei prodotti che avviene al momento della loro
fornitura, può procedere a controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure richiedere
un attestato di conformità della fornitura alle norme vigenti e alle prescrizioni di seguito indicate.
2 - Membrane
a) Le membrane per coperture di edifici in relazione allo strato funzionale che vanno a costituire
(esempio strato di tenuta all'acqua, strato di tenuta all'aria, strato di schermo e/o barriera al
vapore, strato di protezione degli strati sottostanti, ecc.) devono rispondere alle prescrizioni del
progetto ed in mancanza od a loro completamento alle indicazioni della D.L. ed alle seguenti
prescrizioni. Gli strati funzionali si intendono definiti come riportato nella norma UNI 8178.
b) Le membrane destinate a formare strati di schermo e/o barriera al vapore devono soddisfare le
caratteristiche previste dalla norma UNI 9380-2 oppure per i prodotti non normati, rispondere ai
valori dichiarati dal fabbricante ed accettati dalla Direzione dei Lavori. Le membrane rispondenti
alla norma UNI 8629 parti 4, 6, 7 e 8 per le caratteristiche precitate sono valide anche per
questo impiego.
c) Le membrane destinate a formare strati di continuità, di diffusione o di egualizzazione della
pressione di vapore, di irrigidimento o ripartizione dei carichi, di regolarizzazione, di separazione
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
e/o scorrimento o drenante devono soddisfare le caratteristiche previste dalla norma UNI 91682, oppure per i prodotti non normati, rispondere ai valori dichiarati dal produttore ed accettati
dalla Direzione dei Lavori. Le membrane rispondenti alle norme UNI 9380-2 e UNI 8629 parti 4,
6, 7 e 8 per le caratteristiche precitate sono valide anche per questo impiego.
d) Le membrane destinate a formare strati di tenuta all'aria devono soddisfare le caratteristiche
previste dalla norma UNI 9168-2, oppure per i prodotti non normati, ai valori dichiarati dal
produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori. Le membrane rispondenti alle norme UNI
9380-2 e UNI 8629 parti 4, 6, 7 e 8 per le caratteristiche precitate sono valide anche per questo
impiego.
e) Le membrane destinate a formare strati di tenuta all'acqua devono soddisfare le caratteristiche
previste dalla norma UNI 8629 parti 4, 6, 7 e 8, oppure per i prodotti non normati rispondere ai
valori dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
f) Le membrane destinate a formare strati di protezione devono soddisfare le caratteristiche
previste dalla norma UNI 8629 parti 4, 6, 7 e 8 oppure per i prodotti non normati rispondere ai
valori dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
3) I tipi di membrane considerate i cui criteri di accettazione indicati nel punto 1 comma c) sono:
a) - membrane in materiale elastomerico senza armatura. Per materiale elastomerico si intende un
materiale che sia fondamentalmente elastico anche a temperature superiori o inferiori a quelle
di normale impiego e/o che abbia subito un processo di reticolazione (per esempio gomma
vulcanizzata);
- membrane in materiale elastomerico dotate di armatura;
- membrane in materiale plastomerico flessibile senza armatura. Per materiale plastomerico si
intende un materiale che sia relativamente elastico solo entro un intervallo di temperatura
corrispondente generalmente a quello di impiego ma che non abbia subito alcun processo di
reticolazione (come per esempio cloruro di polivinile plastificato o altri materiali termoplastici
flessibili o gomme non vulcanizzate);
- membrane in materiale plastomerico flessibile dotate di armatura;
- membrane in materiale plastomerico rigido (per esempio polietilene ad alta o bassa densità,
reticolato o non, polipropilene);
- membrane polimeriche a reticolazione posticipata (per esempio polietilene clorosolfanato)
dotate di armatura;
- membrane polimeriche accoppiate. Membrane polimeriche accoppiate o incollate sulla faccia
interna ad altri elementi aventi funzioni di protezione o altra funzione particolare, comunque non
di tenuta.
In questi casi, quando la parte accoppiata all'elemento polimerico impermeabilizzante ha
importanza fondamentale per il comportamento in opera della membrana, le prove devono
essere eseguite sulla membrana come fornita dal produttore.
b) Classi di utilizzo:
Classe A
membrane adatte per condizioni eminentemente statiche del contenuto (per
esempio, bacini, dighe, sbarramenti, ecc.).
Classe B
membrane adatte per condizioni dinamiche del contenuto (per esempio, canali,
acquedotti, ecc.).
Classe C
membrane adatte per condizioni di sollecitazioni meccaniche particolarmente
gravose, concentrate o no (per esempio, fondazioni, impalcati di ponti, gallerie,
ecc.).
Classe D
membrane adatte anche in condizioni di intensa esposizione agli agenti atmosferici
e/o alla luce.
Classe E
membrane adatte per impieghi in presenza di materiali inquinanti e/o aggressivi
(per esempio, discariche, vasche di raccolta e/o decantazione, ecc.).
Classe F
membrane adatte per il contratto con acqua potabile o sostanze di uso alimentare
(per esempio, acquedotti, serbatoi, contenitori per alimenti, ecc.).
Nell'utilizzo delle membrane polimeriche per impermeabilizzazione, possono essere necessarie
anche caratteristiche comuni a più classi, In questi casi devono essere presi in considerazione tutti
quei fattori che nell'esperienza progettuale e/o applicativa risultano di importanza preminente o che
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
per legge devono essere considerati tali.
c) Le membrane di cui al comma a) sono valide per gli impieghi di cui al comma b) purché
rispettino le caratteristiche previste dalle norme armonizzate UNI EN 13361, UNI EN 13362,
UNI EN 13491, UNI EN 13492 e UNI EN 13493.
4 - I prodotti forniti solitamente sotto forma di liquidi o paste destinati principalmente a realizzare
strati di tenuta all'acqua (ma anche altri strati funzionali della copertura piana) e secondo del materiale
costituente, devono soddisfare le caratteristiche previste dalle norme UNI e devono essere conformi
alle norme vigenti.
I criteri di accettazione sono quelli indicati nel punto 1 comma c).
a) Caratteristiche identificative del prodotto in barattolo (prima dell'applicazione):
- viscosità: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurata secondo procedure normate
e certificate;
- massa volumica: (kg/dm³ minimo - massimo) come da indicazioni progettuali o della D.L. -,
misurata secondo procedure normate e certificate;
- contenuto di non volatile % in massa minimo: come da indicazioni progettuali o della D.L.,
misurato secondo procedure normate e certificate;
- punto di infiammabilità minimo %: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato
secondo procedure normate e certificate;
- contenuto di ceneri massimo g/kg: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato
secondo procedure normate e certificate;
Per i valori non prescritti si intendono validi quelli dichiarati dal fornitore ed accettati dalla
Direzione dei Lavori.
b) Caratteristiche di comportamento da verificare in sito o su campioni significativi di quanto
realizzato in sito:
- spessore dello strato finale in relazione al quantitativo applicato per ogni metro quadrato
minimo: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurato secondo procedure normate e
certificate;
- valore dell'allungamento a rottura minimo %: come da indicazioni progettuali o della D.L.,
misurato secondo procedure normate e certificate;
- resistenza al punzonamento statico o dinamico: statico minimo N: come da indicazioni
progettuali o della D.L.; dinamico minimo N: come da indicazioni progettuali o della D.L.,
misurati secondo procedure normate e certificate;
- stabilità dimensionale a seguito di azione termica, variazione dimensionale massima in %:
come da indicazioni progettuali o della D.L. misurati secondo procedure normate e
certificate;
- impermeabilità all'acqua, minima pressione (KPa): come da indicazioni progettuali o della
D.L., misurati secondo procedure normate e certificate;
- comportamento all'acqua, variazione di massa massima in %: come da indicazioni
progettuali o della D.L., misurato secondo procedure normate e certificate;
- invecchiamento termico in aria a 70 ºC, variazione della flessibilità a freddo tra prima e dopo
il trattamento: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurati secondo procedure
normate e certificate;
- invecchiamento termico in acqua, variazione della flessibilità a freddo tra prima e dopo il
trattamento: come da indicazioni progettuali o della D.L., misurati secondo procedure
normate e certificate;
Per i valori non prescritti si intendono validi quelli dichiarati dal fornitore ed accettati dalla
Direzione dei Lavori e per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente
normativa tecnica: UNI 8178, UNI 8629-4-6-7-8, UNI 9168-2.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di
marcatura CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Art. 2.11 - PRODOTTI DI VETRO (LASTRE, PROFILATI AD U E VETRI
PRESSATI)
1 - Si definiscono prodotti di vetro quelli che sono ottenuti dalla trasformazione e lavorazione del
vetro.
Essi si dividono nelle seguenti principali categorie: lastre piane, vetri pressati, prodotti di seconda
lavorazione.
Per le definizioni rispetto ai metodi di fabbricazione, alle loro caratteristiche, alle seconde
lavorazioni, nonché per le operazioni di finitura dei bordi si fa riferimento alla norma UNI EN 572 (varie
parti). I prodotti vengono di seguito considerati al momento della loro fornitura.
Le modalità di posa sono trattate negli articoli relativi alle vetrazioni ed ai serramenti.
La Direzione dei Lavori, ai fini della loro accettazione, può procedere a controlli (anche parziali) su
campioni della fornitura oppure richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di
seguito indicate.
- I vetri piani grezzi sono quelli colati e laminati grezzi ed anche cristalli grezzi traslucidi, incolori
cosiddetti bianchi, eventualmente armati.
- I vetri piani lucidi tirati sono quelli incolori ottenuti per tiratura meccanica della massa fusa, che
presenta sulle due facce, naturalmente lucide, ondulazioni più o meno accentuate non avendo subito
lavorazioni di superficie.
- I vetri piani trasparenti float sono quelli chiari o colorati ottenuti per colata mediante
galleggiamento su un bagno di metallo fuso.
Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche vale la norma UNI EN 572 (varie parti) che considera anche le modalità di
controllo da adottare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno
quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
2 - I vetri piani temprati sono quelli trattati termicamente o chimicamente in modo da indurre negli
strati superficiali tensioni permanenti.
Le loro dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche vale la norma UNI 12150-1 e UNI EN 12150-2 che considera anche le
modalità di controllo da adottare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc.
saranno quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
3 - I vetri piani uniti al perimetro (o vetrocamera) sono quelli costituiti da due lastre di vetro tra loro
unite lungo il perimetro, solitamente con interposizione di un distanziatore, a mezzo di adesivi od altro
in modo da formare una o più intercapedini contenenti aria o gas disidratati.
Le loro dimensioni, numero e tipo delle lastre saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche vale la norma UNI EN 1279-1-2-3-4-5 che definisce anche i metodi di
controllo da adottare in caso di contestazione. I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno
quelli derivanti dalle dimensioni prescritte, il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
4 - I vetri piani stratificati sono quelli formati da due o più lastre di vetro e uno o più strati interposti
di materia plastica che incollano tra loro le lastre di vetro per l'intera superficie.
Il loro spessore varia in base al numero ed allo spessore delle lastre costituenti.
Essi si dividono in base alla loro resistenza alle sollecitazioni meccaniche come segue:
- stratificati per sicurezza semplice;
- stratificati antivandalismo;
- stratificati anticrimine;
- stratificati antiproiettile.
Le dimensioni, numero e tipo delle lastre saranno quelle indicate nel progetto.
Per le altre caratteristiche si fa riferimento alle norme seguenti:
a) i vetri piani stratificati per sicurezza semplice devono rispondere alla norma UNI EN ISO
12543 (varie parti);
b) i vetri piani stratificati antivandalismo ed anticrimine devono rispondere rispettivamente alle
norme UNI EN ISO 12543;
c) i vetri piani stratificati antiproiettile devono rispondere alla norma UNI EN 1063.
I valori di isolamento termico, acustico, ecc. saranno quelli derivanti dalle dimensioni prescritte,
il fornitore comunicherà i valori se richiesti.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
5 - I vetri piani profilati ad U sono dei vetri grezzi colati prodotti sotto forma di barre con sezione ad
U, con la superficie liscia o lavorata, e traslucida alla visione.
Possono essere del tipo ricotto (normale) o temprato armati o non armati.
Le dimensioni saranno quelle indicate nel progetto. Per le altre caratteristiche valgono le
prescrizioni della norma UNI EN 572-7 che indica anche i metodi di controllo in caso di contestazione.
6 - I vetri pressati per vetrocemento armato possono essere a forma cava od a forma di camera
d'aria.
Le dimensioni saranno quelle indicate nel progetto.
Per le caratteristiche vale quanto indicato nella norma UNI EN 1051-1 che indica anche i metodi di
controllo in caso di contestazione.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.12 - PRODOTTI DIVERSI (SIGILLANTI, ADESIVI, GEOTESSILI)
Tutti i prodotti di seguito descritti vengono considerati al momento della fornitura. La Direzione dei
Lavori, ai fini della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della
fornitura oppure richiedere un attestato di conformità della stessa alle prescrizioni di seguito indicate.
Per il campionamento dei prodotti ed i metodi di prova si fa riferimento ai metodi UNI esistenti.
1 - Per sigillanti si intendono i prodotti utilizzati per riempire in forma continua e durevole i giunti tra
elementi edilizi (in particolare nei serramenti, nelle pareti esterne, nelle partizioni interne, ecc.) con
funzione di tenuta all'aria, all'acqua, ecc.
Oltre a quanto specificato nel progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d'uso, si intendono
rispondenti alle seguenti caratteristiche:
- compatibilità chimica con il supporto al quale sono destinati;
- diagramma forza deformazione (allungamento) compatibile con le deformazioni elastiche del
supporto al quale sono destinati;
- durabilità ai cicli termoigrometrici prevedibili nelle condizioni di impiego, cioè con decadimento
delle caratteristiche meccaniche ed elastiche che non pregiudichino la sua funzionalità;
- durabilità alle azioni chimico-fisiche di agenti aggressivi presenti nell'atmosfera o nell'ambiente di
destinazione.
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando il prodotto risponde al
progetto o alla norma UNI ISO 11600 e/o è in possesso di attestati di conformità; in loro mancanza si
fa riferimento ai valori dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
2 - Per adesivi si intendono i prodotti utilizzati per ancorare un prodotto ad uno attiguo, in forma
permanente, resistendo alle sollecitazioni meccaniche, chimiche, ecc. dovute all'ambiente ed alla
destinazione d'uso.
Sono inclusi nel presente articolo gli adesivi usati in opere di rivestimenti di pavimenti e pareti o per
altri usi e per diversi supporti (murario, terroso, legnoso, ecc.).
Sono esclusi gli adesivi usati durante la produzione di prodotti o componenti.
Oltre a quanto specificato nel progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d'uso, si intendono
forniti rispondenti alle seguenti caratteristiche:
- compatibilità chimica con il supporto al quale essi sono destinati;
- durabilità ai cicli termoigrometrici prevedibili nelle condizioni di impiego (cioè con un decadimento
delle caratteristiche meccaniche che non pregiudichino la loro funzionalità);
- durabilità alle azioni chimico-fisiche dovute ad agenti aggressivi presenti nell'atmosfera o
nell'ambiente di destinazione;
- caratteristiche meccaniche adeguate alle sollecitazioni previste durante l'uso.
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando il prodotto risponde ad
una norma UNI e/o è in possesso di attestati di conformità; in loro mancanza si fa riferimento ai valori
dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
3 - Per geotessili si intendono i prodotti utilizzati per costituire strati di separazione, contenimento,
filtranti, drenaggio in opere di terra (rilevati, scarpate, strade, giardini, ecc.) ed in coperture.
Si distinguono in:
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
- tessuti: stoffe realizzate intrecciando due serie di fili (realizzando ordito e trama);
- nontessuti: feltri costituiti da fibre o filamenti distribuiti in maniera casuale, legati tra loro con
trattamento meccanico (agugliatura) oppure chimico (impregnazione) oppure termico (fusione). Si
hanno nontessuti ottenuti da fiocco o da filamento continuo.
(Sono esclusi dal presente articolo i prodotti usati per realizzare componenti più complessi).
Quando non è specificato nel progetto, o negli articoli relativi alla destinazione d'uso, si intendono
forniti rispondenti alle seguenti caratteristiche:
- tolleranze sulla lunghezza e larghezza: ±1%;
- spessore: ±3%;
ed inoltre rispondenti ai valori di progetto o indicati dalla D.L. con riferimento a:
- resistenza a trazione;
- resistenza a lacerazione;
- resistenza a perforazione con la sfera;
- assorbimento dei liquidi;
- indice di imbibizione;
- variazione dimensionale a caldo;
- permeabilità all'aria;
Il soddisfacimento delle prescrizioni predette si intende comprovato quando il prodotto risponde ad
una norma UNI e/o è in possesso di attestato di conformità; in loro mancanza valgono i valori
dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
Dovrà inoltre essere sempre specificata la natura del polimero costituente (poliestere,
polipropilene, poliammide, ecc.).
Per i nontessuti dovrà essere precisato:
- se sono costituiti da filamento continuo o da fiocco;
- se il trattamento legante è meccanico, chimico o termico;
- il peso unitario.
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN
13888, UNI EN 12004, UNI EN 12860.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.13 - INFISSI
1 - Si intendono per infissi gli elementi aventi la funzione principale di regolare il passaggio di
persone, animali, oggetti, e sostanze liquide o gassose nonché dell'energia tra spazi interni ed esterni
dell'organismo edilizio o tra ambienti diversi dello spazio interno.
Essi si dividono tra elementi fissi (cioè luci fisse non apribili) e serramenti (cioè con parti apribili); gli
infissi si dividono, inoltre, in relazione alla loro funzione, in porte, finestre e schermi.
Per la terminologia specifica dei singoli elementi e delle loro parti funzionali in caso di dubbio si fa
riferimento alla norma UNI 8369 ed alla norma armonizzata UNI EN 12519.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della loro fornitura; le modalità di posa sono
sviluppate nell'articolo relativo alle vetrazioni ed ai serramenti.
La Direzione dei Lavori, ai fini della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su
campioni della fornitura, oppure richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di
seguito indicate.
2 - Le luci fisse devono essere realizzate nella forma, con i materiali e nelle dimensioni indicate nel
disegno di progetto. In mancanza di prescrizioni (od in presenza di prescrizioni limitate) si intende che
comunque devono, nel loro insieme (telai, lastre di vetro, eventuali accessori, ecc.), essere conformi
alla norma UNI 7959 ed in particolare resistere alle sollecitazioni meccaniche dovute all'azione del
vento od agli urti, garantire la tenuta all'aria, all'acqua e la resistenza al vento.
Quanto richiesto dovrà garantire anche le prestazioni di isolamento termico, isolamento acustico,
comportamento al fuoco e resistenza a sollecitazioni gravose dovute ad attività sportive, atti vandalici,
ecc.
Le prestazioni predette dovranno essere garantite con limitato decadimento nel tempo.
La Direzione dei Lavori potrà procedere all'accettazione delle luci fisse mediante i criteri seguenti:
a) mediante controllo dei materiali costituenti il telaio più vetro più elementi di tenuta (guarnizioni,
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
sigillanti) più eventuali accessori, e mediante controllo delle caratteristiche costruttive e della
lavorazione del prodotto nel suo insieme e/o dei suoi componenti; in particolare trattamenti
protettivi del legno, rivestimenti dei metalli costituenti il telaio, l'esatta esecuzione dei giunti,
ecc.;
b) mediante l'accettazione di dichiarazioni di conformità della fornitura alle classi di prestazione
quali tenuta all'acqua, all'aria, resistenza agli urti, ecc. (vedere punto 3, lett. b,); di tali prove
potrà anche chiedere la ripetizione in caso di dubbio o contestazione.
Le modalità di esecuzione delle prove saranno quelle definite nelle relative norme UNI per i
serramenti (vedere punto 3).
3 - I serramenti interni ed esterni (finestre, porte finestre, e similari) dovranno essere realizzati
seguendo le prescrizioni indicate nei disegni costruttivi o comunque nella parte grafica del progetto.
In mancanza di prescrizioni (o in presenza di prescrizioni limitate) si intende che comunque nel loro
insieme devono essere realizzati in modo da resistere alle sollecitazioni meccaniche e degli agenti
atmosferici e contribuire, per la parte di loro spettanza, al mantenimento negli ambienti delle condizioni
termiche, acustiche, luminose, di ventilazione, ecc.; lo svolgimento delle funzioni predette deve essere
mantenuto nel tempo.
a) La Direzione dei Lavori potrà procedere all'accettazione dei serramenti mediante il controllo dei
materiali che costituiscono l'anta ed il telaio ed i loro trattamenti preservanti ed i rivestimenti
mediante il controllo dei vetri, delle guarnizioni di tenuta e/o sigillanti, degli accessori. Mediante
il controllo delle sue caratteristiche costruttive, in particolare dimensioni delle sezioni resistenti,
conformazione dei giunti, delle connessioni realizzate meccanicamente (viti, bulloni, ecc.) o per
aderenza (colle, adesivi, ecc.) e comunque delle parti costruttive che direttamente influiscono
sulla resistenza meccanica, tenuta all'acqua, all'aria, al vento, e sulle altre prestazioni richieste.
b) La Direzione dei Lavori potrà altresì procedere all'accettazione della attestazione di conformità
della fornitura alle prescrizioni indicate nel progetto per le varie caratteristiche o in mancanza a
quelle di seguito riportate. Per le classi non specificate valgono i valori dichiarati dal fornitore ed
accettati dalla Direzione dei Lavori.
1) Finestre
- tenuta all'acqua, all'aria e resistenza al vento, classe: come da indicazioni progettuali e
della D.L. e misurata secondo le norme UNI 11173, UNI EN 12207, UNI EN 12208 e UNI
EN 12210;
- resistenza meccanica secondo la norma UNI EN 107.
- trasmittanza: rispondente al valore indicato, per la zona di riferimento, dalla normativa sul
contenimento energetico in vigore;
- isolamento acustico: >= 38dB(A) e comunque rispondente le necessità di isolamento
dell’ambiente interessato in base alla sua destinazione d’uso.
2) Porte interne
- tolleranze dimensionali e spessore come da indicazioni progettuali e della D.L. e misurate
secondo le norme UNI EN 1529;
- planarità come da indicazioni progettuali e della D.L. e misurata secondo la norma UNI EN
1530;
- resistenza al fuoco come da indicazioni progettuali e della D.L. e misurata secondo la
norma UNI EN 1634;
- resistenza al calore come da indicazioni progettuali e della D.L. e per irraggiamento
misurata secondo la norma UNI 8328;
- isolamento acustico: >= 45dB(A) e comunque rispondente le necessità di isolamento
dell’ambiente interessato in base alla sua destinazione d’uso.
3) Porte esterne
- tolleranze dimensionali e spessore come da indicazioni progettuali e della D.L. e misurati
secondo le norme UNI EN 1529
- planarità come da indicazioni progettuali e della D.L. e misurata secondo la norma UNI EN
1530;
- tenuta all'acqua, all'aria e resistenza al vento, classe: come da indicazioni progettuali e
della D.L. e misurata secondo le norme UNI 11173, UNI EN 12207, UNI EN 12208 e UNI
EN 12210;
- resistenza all'antintrusione secondo la norma UNI 9569 classe: come da indicazioni
progettuali e della D.L.;
- isolamento acustico: >= 45dB(A) e comunque rispondente le necessità di isolamento
dell’ambiente interessato in base alla sua destinazione d’uso.
pag. 94
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
La attestazione di conformità dovrà essere comprovata da idonea certificazione e/o
documentazione.
4 - Gli schermi (tapparelle, persiane, antoni) con funzione prevalentemente oscurante dovranno
essere realizzati nella forma, con il materiale e nelle dimensioni indicate nel disegno di progetto; in
mancanza di prescrizioni o con prescrizioni insufficienti, si intende che comunque lo schermo deve nel
suo insieme resistere alle sollecitazioni meccaniche (vento, sbattimenti, ecc.) ed agli agenti atmosferici
mantenendo nel tempo il suo funzionamento.
a) La Direzione dei Lavori dovrà procedere all'accettazione degli schermi mediante il controllo dei
materiali che costituiscono lo schermo e, dei loro rivestimenti, controllo dei materiali costituenti
gli accessori e/o organi di manovra, mediante la verifica delle caratteristiche costruttive dello
schermo, principalmente dimensioni delle sezioni resistenti, conformazioni delle connessioni
realizzate meccanicamente (viti, bulloni, ecc.) o per aderenza (colle, adesivi, ecc.) e comunque
delle parti che direttamente influiscono sulla resistenza meccanica e durabilità agli agenti
atmosferici.
b) La Direzione dei Lavori potrà altresì procedere all'accettazione mediante attestazione di
conformità della fornitura alle caratteristiche di resistenza meccanica, comportamento agli
agenti atmosferici (corrosioni, cicli con lampade solari, camere climatiche, ecc.). La attestazione
dovrà essere comprovata da idonea certificazione e/o documentazione.
Per quanto non espressamente contemplato, si rinvia alla seguente normativa tecnica: UNI EN
12207, UNI EN 12208, UNI EN 12210, UNI EN 12211, UNI EN ISO 10077, UNI EN 179, UNI
EN 1125, UNI EN 1154, UNI EN 1155, UNI EN 1158, UNI EN 12209, UNI EN 1935, UNI EN
13659, UNI EN 13561, UNI EN 13241-1, UNI 10818, UNI EN 13126-1, UNI EN 1026 UNI EN
1027.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Le caratteristiche prestazionali su riportate (con particolare riguardo alla trasmittanza ed
all’isolamento acustico) sono da considerarsi sia per serramenti nuovi, sia per serramenti
esistenti oggetto di interventi di ripristino ed adeguamento.
Porte e portoni omologati REI
Il serramento omologato REI deve essere installato seguendo le specifiche indicazioni riportate nel
certificato di prova che, assieme all’omologazione del Ministero dell’Interno, alla dichiarazione della
casa produttrice di conformità al prototipo approvato e alla copia della bolla di consegna presso il
cantiere, dovrà accompagnare ogni serramento.
La ditta installatrice dovrà inoltre fornire una dichiarazione che attesti che il serramento è stato
installato come specificato nel certificato di prova.
Art. 2.14 - PRODOTTI PER RIVESTIMENTI INTERNI ED ESTERNI
1 - Si definiscono prodotti per rivestimenti quelli utilizzati per realizzare i sistemi di rivestimento
verticali (pareti - facciate) ed orizzontali (controsoffitti) dell'edificio. I prodotti si distinguono:
a seconda del loro stato fisico:
- rigidi (rivestimenti in pietra - ceramica - vetro - alluminio - gesso - ecc.);
- flessibili (carte da parati - tessuti da parati - ecc.);
- fluidi o pastosi (intonaci - vernicianti - rivestimenti plastici - ecc.);
a seconda della loro collocazione:
- per esterno;
- per interno;
a seconda della loro collocazione nel sistema di rivestimento:
- di fondo;
- intermedi;
- di finitura.
Tutti i prodotti descritti nei punti che seguono vengono considerati al momento della fornitura. La
Direzione dei Lavori, ai fini della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su
pag. 95
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
campioni della fornitura, oppure richiedere un attestato di conformità della stessa alle prescrizioni di
seguito indicate e in genere come da norma UNI 8012.
2 - Prodotti rigidi
In via orientativa valgono le prescrizioni della norma UNI 8981 (varie parti).
a) Per le piastrelle di ceramica vale quanto riportato nell'articolo prodotti per pavimentazione,
tenendo conto solo delle prescrizioni valide per le piastrelle da parete.
b) Per le lastre di pietra vale quanto riportato nel progetto circa le caratteristiche più significative e
le lavorazioni da apportare. In mancanza o ad integrazione del progetto valgono i criteri di
accettazione generali indicati nell'articolo: prodotti di pietra integrati dalle prescrizioni date
nell'articolo prodotti per pavimentazioni di pietra (in particolare per le tolleranze dimensionali e
le modalità di imballaggio). Sono comunque da prevedere gli opportuni incavi, fori, ecc. per il
fissaggio alla parete e gli eventuali trattamenti di protezione.
c) Per gli elementi di metallo o materia plastica valgono le prescrizioni del progetto. Le loro
prestazioni meccaniche (resistenza all'urto, abrasione, incisione), di reazione e resistenza al
fuoco, di resistenza agli agenti chimici (detergenti, inquinanti aggressivi, ecc.) ed alle azioni
termoigrometriche saranno quelle prescritte in norme UNI, in relazione all'ambiente
(interno/esterno) nel quale saranno collocati ed alla loro quota dal pavimento (o suolo), oppure
in loro mancanza valgono quelle dichiarate dal fabbricante ed accettate dalla Direzione dei
Lavori. Saranno inoltre predisposti per il fissaggio in opera con opportuni fori, incavi, ecc.
Per gli elementi verniciati, smaltati, ecc. le caratteristiche di resistenza alla usura, ai viraggi di
colore, ecc. saranno riferite ai materiali di rivestimento.
La forma e costituzione dell'elemento saranno tali da ridurre al minimo fenomeni di vibrazione,
produzione di rumore tenuto anche conto dei criteri di fissaggio.
d) Per le lastre di cartongesso si rinvia all'articolo su prodotti per pareti esterne e partizioni interne.
e) Per le lastre di fibrocemento si rimanda alle prescrizioni date nell'articolo prodotti per coperture
discontinue.
f) Per le lastre di calcestruzzo valgono le prescrizioni generali date nell'articolo su prodotti di
calcestruzzo con in aggiunta le caratteristiche di resistenza agli agenti atmosferici (gelo/disgelo)
ed agli elementi aggressivi trasportati dall'acqua piovana e dall'aria.
Per gli elementi piccoli e medi fino a 1,2 m come dimensione massima si debbono realizzare
opportuni punti di fissaggio ed aggancio. Per gli elementi grandi (pannelli prefabbricati) valgono
per quanto applicabili e/o in via orientativa le prescrizioni dell'articolo sulle strutture
prefabbricate di calcestruzzo.
3 - Prodotti flessibili.
a) Le carte da parati devono rispettare le tolleranze dimensionali del 1,5% sulla larghezza e
lunghezza; garantire resistenza meccanica ed alla lacerazione (anche nelle condizioni umide di
applicazione); avere deformazioni dimensionali ad umido limitate; resistere alle variazioni di
calore e, quando richiesto, avere resistenza ai lavaggi e reazione o resistenza al fuoco
adeguate e rispondenti le indicazioni progettuali.
Le carte da parati dovranno avere disegno e caratteristiche (colore, consistenza, finitura
superficiale, ecc.) come da campioni di carta originaria reperiti in sito, indicazioni
progettuali e della D.L. e considerato quanto riportato nella documentazione d'archivio.
Dovranno essere predisposte opportune campionature da sottoporre al vaglio della D.L.
e della Soprintendenza anche con l'esecuzione di prove di posa in ambiente campione.
Solo ad accettazione avvenuta da parte della D.L. e della Soprintendenza si potrà dar
corso all'ordinativo ed alla conseguente produzione del quantitativo necessario.
Le modalità di posa in opera dovranno risultare rispondenti le indicazioni progettuali e della
D.L. anche con riferimento alle caratteristiche finali (carta + supporto di base) di reazione
al fuoco.
L'adozione di corretta modalità di posa dovrà risultare da specifica dichiarazione di
conformità rilasciata dal posatore.
Le confezioni devono riportare i segni di riferimento per le sovrapposizioni, allineamenti (o
sfalsatura) dei disegni, ecc.; inversione dei singoli teli, ecc.
b) I tessili per pareti devono rispondere alle prescrizioni elencate nel comma a) con adeguato
livello di resistenza e possedere le necessarie caratteristiche di elasticità, ecc. per la posa a
tensione.
Per entrambe le categorie (carta e tessili) la rispondenza alle norme UNI EN 233, UNI EN 234, UNI
EN 266, UNI EN 259-1 e UNI EN 259-2 è considerata rispondenza alle prescrizioni del presente
articolo.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
4 - Prodotti fluidi o in pasta.
a) Intonaci: gli intonaci sono rivestimenti realizzati con malta per intonaci costituita da un legante
(calce-cemento-gesso) da un inerte (sabbia, polvere o granuli di marmo, ecc.) ed
eventualmente da pigmenti o terre coloranti, additivi e rinforzanti.
Gli intonaci devono possedere le caratteristiche indicate nel progetto e le caratteristiche
seguenti:
- capacità di riempimento delle cavità ed eguagliamento delle superfici;
- reazione al fuoco e/o resistenza all'incendio adeguata e rispondente le indicazioni progettuali;
- impermeabilità all'acqua e/o funzione di barriera all'acqua;
- effetto estetico superficiale in relazione ai mezzi di posa usati;
- adesione al supporto e caratteristiche meccaniche.
Per i prodotti forniti premiscelati la rispondenza a norme UNI è sinonimo di conformità alle
prescrizioni predette; per gli altri prodotti valgono i valori dichiarati dal fornitore ed accettati dalla
Direzione dei Lavori.
La reazione al fuoco dovrà risultare da specifica certificazione rilasciata dal Produttore e
derivante da prove effettuate presso Laboratorio autorizzato.
La resistenza all'incendio dovrà risultare da specifica certificazione del Produttore (con
riferimento a prove effettuate presso Laboratorio autorizzato ed alle condizioni di posa) o
da verifica analitica a firma di tecnico abilitato.
A posa avvenuta dovrà essere fornita certificazione di conformità attestante la rispondenza
a quanto indicato nelle certificazioni fornite (spessori, modalità di posa, ecc.).
b) Prodotti vernicianti: i prodotti vernicianti sono prodotti applicati allo stato fluido, costituiti da un
legante (naturale o sintetico), da una carica e da un pigmento o terra colorante che, passando
allo stato solido, formano una pellicola o uno strato non pellicolare sulla superficie.
Si distinguono in:
- tinte, se non formano pellicola e si depositano sulla superficie;
- impregnanti, se non formano pellicola e penetrano nelle porosità del supporto;
- pitture, se formano pellicola ed hanno un colore proprio;
- vernici, se formano pellicola e non hanno un marcato colore proprio;
- rivestimenti plastici, se formano pellicola di spessore elevato o molto elevato (da 1 a 5 mm
circa), hanno colore proprio e disegno superficiale più o meno accentuato.
I prodotti vernicianti devono possedere valori adeguati delle seguenti caratteristiche in funzione
delle prestazioni loro richieste:
- dare colore in maniera stabile alla superficie trattata;
- essere traspiranti al vapore d'acqua;
- avere funzione impermeabilizzante;
- impedire il passaggio dei raggi U.V.;
- ridurre il passaggio della CO2;
- avere adeguata reazione e/o resistenza al fuoco (quando richiesto);
- avere funzione passivante del ferro (quando richiesto);
- resistenza alle azioni chimiche degli agenti aggressivi (climatici, inquinanti);
- resistere (quando richiesto) all'usura.
I limiti di accettazione saranno quelli prescritti nel progetto od in mancanza quelli dichiarati dal
fabbricante ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
I dati si intendono presentati secondo le norme UNI 8757 e UNI 8759 ed i metodi di prova sono
quelli definiti nelle norme UNI.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.15 - PRODOTTI PER ISOLAMENTO TERMICO
1 - Si definiscono materiali isolanti termici quelli atti a diminuire in forma sensibile il flusso termico
attraverso le superfici sulle quali sono applicati (vedi classificazione tab. 1). Per la realizzazione
dell'isolamento termico si rinvia agli articoli relativi alle parti dell'edificio o impianti.
I materiali vengono di seguito considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori, ai fini
della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure
chiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di seguito indicate. Nel caso di
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PARTE II
contestazione per le caratteristiche si intende che la procedura di prelievo dei campioni, delle prove e
della valutazione dei risultati sia quella indicata nelle norme UNI EN 822, UNI EN 823, UNI EN 824 e
UNI EN 825 ed in loro mancanza quelli della letteratura tecnica (in primo luogo le norme internazionali
ed estere).
I materiali isolanti si classificano come segue:
A) MATERIALI FABBRICATI IN STABILIMENTO: (blocchi, pannelli, lastre, feltri ecc.).
1) Materiali cellulari
- composizione chimica organica: plastici alveolari;
- composizione chimica inorganica: vetro cellulare, calcestruzzo alveolare autoclavato;
- composizione chimica mista: plastici cellulari con perle di vetro espanso.
2) Materiali fibrosi
- composizione chimica organica: fibre di legno;
- composizione chimica inorganica: fibre minerali.
3) Materiali compatti
- composizione chimica organica: plastici compatti;
- composizione chimica inorganica: calcestruzzo;
- composizione chimica mista: agglomerati di legno.
4) Combinazione di materiali di diversa struttura
- composizione chimica inorganica: composti "fibre minerali-perlite", calcestruzzi leggeri;
- composizione chimica mista: composti perlite-fibre di cellulosa, calcestruzzi di perle di
polistirene.
5) Materiali multistrato
- composizione chimica organica: plastici alveolari con parametri organici;
- composizione chimica inorganica: argille espanse con parametri di calcestruzzo, lastre di
gesso associate a strato di fibre minerali;
- composizione chimica mista: plastici alveolari rivestiti di calcestruzzo.
La legge 257/92 vieta l'utilizzo di prodotti contenenti amianto quali lastre piane od ondulate,
tubazioni e canalizzazioni.
B) MATERIALI INIETTATI, STAMPATI O APPLICATI IN SITO MEDIANTE SPRUZZATURA.
1) Materiali cellulari applicati sotto forma di liquido o di pasta
- composizione chimica organica: schiume poliuretaniche, schiume di ureaformaldeide;
- composizione chimica inorganica: calcestruzzo cellulare.
2) Materiali fibrosi applicati sotto forma di liquido o di pasta
- composizione chimica inorganica: fibre minerali proiettate in opera.
3) Materiali pieni applicati sotto forma di liquido o di pasta
- composizione chimica organica: plastici compatti;
- composizione chimica inorganica: calcestruzzo;
- composizione chimica mista: asfalto.
4) Combinazione di materiali di diversa struttura
- composizione chimica inorganica: calcestruzzo di aggregati leggeri;
- composizione chimica mista: calcestruzzo con inclusione di perle di polistirene espanso.
5) Materiali alla rinfusa
- composizione chimica organica: perle di polistirene espanso;
- composizione chimica inorganica: lana minerale in fiocchi, perlite;
- composizione chimica mista: perlite bitumata.
2 - Per tutti i materiali isolanti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche
predeterminate, si devono dichiarare le seguenti caratteristiche fondamentali:
a) dimensioni: lunghezza - larghezza, valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure
specificate negli altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle
dichiarate dal produttore nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei
Lavori;
b) spessore: valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli altri
documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore nella
sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
c) massa areica: deve essere entro i limiti prescritti nella norma UNI o negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati dal produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
d) resistenza termica specifica: deve essere entro i limiti previsti da documenti progettuali (calcolo
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PARTE II
in base alle relative norme vigenti) ed espressi secondo i criteri indicati nelle norme UNI EN
12831 e UNI 10351;
e) saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto le seguenti caratteristiche:
- reazione o comportamento al fuoco;
- limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
- compatibilità chimico-fisica con altri materiali.
3 - Per i materiali isolanti che assumono la forma definitiva in opera devono essere dichiarate le
stesse caratteristiche riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in opera. La Direzione
dei Lavori può inoltre attivare controlli della costanza delle caratteristiche del prodotto in opera,
ricorrendo ove necessario a carotaggi, sezionamento, ecc. significativi dello strato eseguito.
4 - Entrambe le categorie di materiali isolanti devono rispondere alle Norme UNI EN di prodotto e
ad una o più delle caratteristiche di idoneità all'impiego, tra quelle della seguente tabella o ulteriori, in
relazione alle indicazioni progettuali e della D.L. e alla loro destinazione d'uso: pareti, parete
controterra, copertura a falda, copertura piana, controsoffittatura su porticati, pavimenti, ecc.
CARATTERISTICA
Comportamento all'acqua
Assorbimento all'acqua per capillarità
Assorbimento d'acqua per immersione
Resistenza al gelo e al disgelo
Permeabilità al vapor d'acqua
Caratteristiche meccaniche
Resistenza a compressione a carichi
di lunga durata
Resistenza a taglio parallelo alle facce
Resistenza a flessione
Caratteristiche di stabilità
Stabilità dimensionale
UNITA' DI MISURA
~0
UNI EN 1609 – UNI EN 12087
UNI EN 12091
UNI EN 12086
%
%
cicli
μ
N/mm
N
N
%
DESTINAZIONE D'USO
A B C D
VALORI RICHIESTI
2
UNI EN 826
UNI EN 12090
UNI EN 12089
UNI EN 1603
UNI EN 1604
Se non vengono prescritti valori per alcune caratteristiche si intende che la Direzione dei Lavori
accetta quelli proposti dal fornitore: i metodi di controllo sono quelli definiti nelle norme UNI. Per le
caratteristiche possedute intrinsecamente dal materiale non sono necessari controlli.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.16 - PRODOTTI PER PARETI ESTERNE E PARTIZIONI INTERNE
1 - Si definiscono prodotti per pareti esterne e partizioni interne quelli utilizzati per realizzare i
principali strati funzionali di queste parti di edificio.
Per la realizzazione delle pareti esterne e partizioni interne si rinvia all'articolo che tratta queste
opere.
I prodotti vengono di seguito considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori, ai fini
della loro accettazione, può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure
richiedere un attestato di conformità della fornitura alle prescrizioni di seguito indicate. Nel caso di
contestazione si intende che la procedura di prelievo dei campioni, le modalità di prova e valutazione
dei risultati sono quelli indicati nelle norme UNI ed in mancanza di questi quelli descritti nella
letteratura tecnica (primariamente norme internazionali).
2 - I prodotti a base di laterizio, calcestruzzo e similari non aventi funzione strutturale (vedere
articolo murature) ma unicamente di chiusura nelle pareti esterne e partizioni devono rispondere alle
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PARTE II
prescrizioni del progetto ed a loro completamento alle seguenti prescrizioni:
a) gli elementi di laterizio (forati e non) prodotti mediante pressatura o trafilatura con materiale
normale od alleggerito devono rispondere alla norma UNI EN 771-1;
b) gli elementi di calcestruzzo dovranno rispettare le stesse caratteristiche indicate nella norma
UNI EN 771-1 (ad esclusione delle caratteristiche di inclusione calcarea), i limiti di accettazione
saranno quelli indicati nel progetto ed in loro mancanza quelli dichiarati dal produttore ed
approvati dalla Direzione dei Lavori;
c) gli elementi di calcio silicato, pietra ricostruita, pietra naturale, saranno accettate in base alle loro
caratteristiche dimensionali e relative tolleranze; caratteristiche di forma e massa volumica
(foratura, smussi, ecc.); caratteristiche meccaniche a compressione, taglio e flessione;
caratteristiche di comportamento all'acqua ed al gelo (imbibizione, assorbimento d'acqua, ecc.).
I limiti di accettazione saranno quelli prescritti nel progetto ed in loro mancanza saranno quelli
dichiarati dal fornitore ed approvati dalla Direzione dei Lavori.
3 - I prodotti ed i componenti per facciate continue dovranno rispondere alle prescrizioni del
progetto ed in loro mancanza alle seguenti prescrizioni:
- gli elementi dell'ossatura devono avere caratteristiche meccaniche coerenti con quelle del
progetto in modo da poter trasmettere le sollecitazioni meccaniche (peso proprio delle facciate,
vento, urti, ecc.) alla struttura portante, resistere alle corrosioni ed azioni chimiche dell'ambiente
esterno ed interno;
- gli elementi di tamponamento (vetri, pannelli, ecc.) devono essere compatibili chimicamente e
fisicamente con l'ossatura; resistere alle sollecitazioni meccaniche (urti, ecc.); resistere alle
sollecitazioni termoigrometriche dell'ambiente esterno e chimiche degli agenti inquinanti;
- le parti apribili ed i loro accessori devono rispondere alle prescrizioni sulle finestre o sulle porte;
- i rivestimenti superficiali (trattamenti dei metalli, pitturazioni, fogli decorativi, ecc.) devono essere
coerenti con le prescrizioni sopra indicate;
- le soluzioni costruttive dei giunti devono completare ed integrare le prestazioni dei pannelli ed
essere sigillate con prodotti adeguati.
La rispondenza alle norme UNI per gli elementi metallici e loro trattamenti superficiali, per i vetri, i
pannelli di legno, di metallo o di plastica e per gli altri componenti, viene considerato automaticamente
soddisfacimento delle prescrizioni sopraddette.
4 - I prodotti ed i componenti per partizioni interne prefabbricate che vengono assemblate in opera
(con piccoli lavori di adattamento o meno) devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed in
mancanza, alle prescrizioni indicate al punto precedente.
5 - I prodotti a base di cartongesso devono rispondere alle prescrizioni del progetto ed, in
mancanza, alle prescrizioni seguenti: avere spessore con tolleranze ±0,5 mm, lunghezza e larghezza
con tolleranza ±2 mm, resistenza all'impronta, all'urto, alle sollecitazioni localizzate (punti di fissaggio)
ed, a seconda della destinazione d'uso, con basso assorbimento d'acqua, con bassa permeabilità al
vapore (prodotto abbinato a barriera al vapore), con resistenza all'incendio dichiarata, con isolamento
acustico dichiarato.
I limiti di accettazione saranno quelli indicati nel progetto ed, in loro mancanza, quelli dichiarati dal
produttore ed approvati dalla Direzione dei Lavori.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura CE
secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 2.17 - PRODOTTI PER ASSORBIMENTO ACUSTICO
1 - Si definiscono materiali assorbenti acustici (o materiali fonoassorbenti) quelli atti a dissipare in
forma sensibile l'energia sonora incidente sulla loro superficie e, di conseguenza, a ridurre l'energia
sonora riflessa.
Questa proprietà è valutata con il coefficiente di assorbimento acustico (a), definito
dall'espressione:
Wa
a = ------------Wi
dove:
Wi è l'energia sonora incidente;
pag. 100
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Wa è l'energia sonora assorbita.
2 - Sono da considerare assorbenti acustici tutti i materiali porosi a struttura fibrosa o alveolare
aperta. A parità di struttura (fibrosa o alveolare) la proprietà fonoassorbente dipende dallo spessore.
I materiali fonoassorbenti si classificano secondo lo schema di seguito riportato.
a) Materiali fibrosi:
1) minerali (fibra di vetro, fibra di roccia) (norma UNI 5958);
2) vegetali (fibra di legno o cellulosa, truciolari).
b) Materiali cellulari:
1) minerali:
- calcestruzzi leggeri (a base di pozzolane, perlite, vermiculite, argilla espansa);
- laterizi alveolari;
- prodotti a base di tufo.
2) sintetici:
- poliuretano a celle aperte (elastico - rigido);
- polipropilene a celle aperte.
3 - Per tutti i materiali fonoassorbenti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche
predeterminate, si devono dichiarare le seguenti caratteristiche fondamentali:
- lunghezza - larghezza, valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli
altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore
nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
- spessore: valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
- massa areica: deve essere entro i limiti prescritti nella norma UNI o negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati dal produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettati dalla direzione tecnica;
- coefficiente di assorbimento acustico, misurato in laboratorio secondo le modalità prescritte dalla
norma UNI EN ISO 354, deve rispondere ai valori prescritti nel progetto od in assenza a quelli
dichiarati dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
Saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto, le seguenti caratteristiche:
- resistività al flusso d'aria (misurata secondo UNI EN 29053);
- reazione e/o comportamento al fuoco;
- limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
- compatibilità chimico-fisica con altri materiali.
I prodotti vengono considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori ai fini della loro
accettazione può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un
attestato di conformità della stessa alle prescrizioni sopra riportate.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura
tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
4 - Per i materiali fonoassorbenti che assumono la forma definitiva in opera devono essere
dichiarate le stesse caratteristiche riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in opera.
La Direzione dei Lavori deve inoltre attivare controlli della costanza delle caratteristiche del prodotto in
opera, ricorrendo ove necessario a carotaggi, sezionamenti, ecc. significativi dello strato eseguito.
5 - Entrambe le categorie di materiali fonoassorbenti devono rispondere ad una o più delle
caratteristiche di idoneità all'impiego, tra quelle della seguente tabella, in relazione alla loro
destinazione d'uso (pareti, coperture, controsoffittature, pavimenti, ecc.).
CARATTERISTICA
Comportamento all'acqua
Assorbimento all'acqua per capillarità
Assorbimento d'acqua per immersione
Resistenza al gelo e al disgelo
Permeabilità al vapor d'acqua
UNITA' DI MISURA
%
%
cicli
%
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DESTINAZIONE D'USO
A B C D
VALORI RICHIESTI
*
*
*
*
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Caratteristiche meccaniche
Resistenza a compressione a carichi
di lunga durata
Resistenza a taglio parallelo alle facce
Resistenza a flessione
Resistenza al punzonamento
Resistenza al costipamento
Caratteristiche di stabilità
Stabilità dimensionale
Coefficiente di dilatazione lineare
Temperatura limite di esercizio
N/mm
2
N
N
N
N
%
mm/m
°C
•
*
*
*
*
*
*
*
*
= secondo indicazioni progettuali e della D.L. e Norme di prodotto
Se non vengono prescritti i valori valgono quelli proposti dal fornitore ed accettati dalla Direzione
dei Lavori.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime quelli descritti nella letteratura
tecnica (primariamente norme internazionali od estere). Per le caratteristiche possedute
intrinsecamente dal materiale non sono necessari controlli.
Art. 2.18 - PRODOTTI PER ISOLAMENTO ACUSTICO
1 - Si definiscono materiali isolanti acustici (o materiali fonoisolanti) quelli atti a ridurre in maniera
sensibile la trasmissione dell'energia sonora che li attraversa.
Questa proprietà è valutata con il potere fonoisolante (R), definito dall'espressione:
Wi
R =10 log -----------Wt
dove:
Wi è l'energia sonora incidente;
Wt è l'energia sonora trasmessa.
2 - Per tutti i materiali fonoisolanti forniti sotto forma di lastre, blocchi o forme geometriche
predeterminate, si devono dichiarare le seguenti caratteristiche fondamentali:
- lunghezza - larghezza, valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli
altri documenti progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore
nella sua documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
- spessore: valgono le tolleranze stabilite nelle norme UNI, oppure specificate negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelle dichiarate dal produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori;
- massa areica: deve essere entro i limiti prescritti nella norma UNI o negli altri documenti
progettuali; in assenza delle prime due valgono quelli dichiarati dal produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettati dalla direzione tecnica;
- potere fonoisolante, misurato in laboratorio secondo le modalità prescritte dalla norma UNI EN
ISO 140 (varie parti), rispondente ai valori prescritti nel progetto od in assenza a quelli dichiarati
dal produttore ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
Saranno inoltre da dichiarare, in relazione alle prescrizioni di progetto e per quanto previsto in
materia dalla legge 254/95, le seguenti caratteristiche:
- modulo di elasticità;
- fattore di perdita;
- reazione e/o comportamento al fuoco;
- limiti di emissione di sostanze nocive per la salute;
pag. 102
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
- compatibilità chimico-fisica con altri materiali.
I prodotti vengono considerati al momento della fornitura; la Direzione dei Lavori ai fini della loro
accettazione può procedere ai controlli (anche parziali) su campioni della fornitura oppure chiedere un
attestato di conformità della stessa alle prescrizioni sopra riportate.
In caso di contestazione i metodi di campionamento e di prova delle caratteristiche di cui sopra
sono quelli stabiliti dalle norme UNI ed in mancanza di queste ultime, quelli descritti nella letteratura
tecnica (primariamente norme internazionali od estere).
3 - Per i materiali fonoisolanti che assumono la forma definitiva in opera devono essere dichiarate
le stesse caratteristiche riferite ad un campione significativo di quanto realizzato in opera. La Direzione
dei Lavori deve inoltre attivare controlli della costanza delle caratteristiche del prodotto in opera,
ricorrendo ove necessario a carotaggi, sezionamenti, ecc. significativi dello strato eseguito.
pag. 103
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
CAPITOLO 3 – LAVORI EDILI
Art. 3.1 – SCAVI E RINTERRI
3.1.1 - Generalità
I riferimenti normativi applicabili a questa specifica categoria di lavori sono il DPR 547/55 e il DPR
164/56. Gli scavi in genere, per qualsiasi lavoro, a mano o con mezzi meccanici, dovranno essere
eseguiti secondo i disegni di progetto e la relazione geologica e/o geotecnica di cui al DM 11 marzo
1988 (riguardante le norme tecniche sui terreni ed i criteri di esecuzione delle opere di sostegno e di
fondazione) e la relativa Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici 24 settembre 1988, n. 30483
nonché secondo quanto previsto nel Piano di Sicurezza e Coordinamento e le particolari prescrizioni
che saranno date all’atto esecutivo dalla D.L.
Nell'esecuzione degli scavi si seguiranno le procedure e le modalità operative riportate nel Piano di
Sicurezza e Coordinamento salvo differenti proposte dell'Impresa con equivalenti o migliori condizioni
di sicurezza accettate dal Coordinatore in fase di esecuzione, sentito il Direttore dei Lavori per gli
aspetti tecnici di competenza ed eseguite a parità di condizioni economiche.
Nell’esecuzione degli scavi in genere, si dovrà provvedere in modo da impedire scoscendimenti,
franamenti e ribaltamento di mezzi; per far ciò si renderà necessario provvedere a delimitare mediante
barriere fisse e segnalazioni la zona oggetto di intervento, così da vietare il traffico veicolare sui bordi
dello scavo che potrebbe far scaturire possibili franamenti delle pareti. L’utilizzo del nastro segnaletico
(giallo-nero o bianco-rosso) dovrà avere esclusivamente funzione di delimitazione e non di protezione.
Al fine di evitare cadute di personale all’interno dell’area di scavo sarà, inoltre, necessario mettere in
opera dei robusti parapetti (altezza minima 100 cm, muniti di tavola fermapiede minima di 20 cm luce,
tra tavola superiore e fermapiede massimo 60 cm; nel caso in cui il parapetto sia ad una distanza di
almeno 70-80 cm dal bordo dello scavo, la tavola fermapiede potrà essere omessa) disposti lungo i
bordi della stessa: negli scavi di sbancamento sarà necessario, quando questo dovesse superare i
200 cm, mentre, nelle trincee, sarà appropriato predisporre la protezione appena lo scavo supererà i
50 cm di profondità.
Le materie provenienti dagli scavi, ove non siano utilizzabili o non ritenute adatte (a giudizio
insindacabile della D.L.) ad altro impiego nei lavori, dovranno essere trasportate fuori dalla sede del
cantiere alle pubbliche discariche, o su altre aree altrettanto idonee e disponibili. Qualora le materie
provenienti dagli scavi debbano essere successivamente utilizzate, esse dovranno essere depositate
in area idonea (previo assenso della D.L.) per essere, in seguito riutilizzate a tempo opportuno. In ogni
caso le materie depositate non dovranno costituire un danno ai lavori, alle proprietà pubbliche o
private ed al libero deflusso delle acque che scorrono in superficie. Sarà oltremodo vietato costituire
depositi di materiali nelle vicinanze dei cigli degli scavi; qualora tali depositi siano necessari, per le
particolari condizioni di lavoro, sarà obbligatorio provvedere alle necessarie puntellature che dovranno
presentare un sovralzo minimo oltre la quota del terreno pari a 30 cm.
3.1.2 - Scavi di splateamento e sbancamento
Per scavi a sezione aperta o sbancamento andanti s’intenderanno quelli necessari per lo spianamento
o sistemazione del terreno su cui dovranno sorgere i manufatti, per tagli di terrapieni, per la
formazione di cortili, giardini, scantinati, piani di appoggio per platee di fondazione, vespai, rampe
incassate o trincee stradali ecc. e, più in generale, quelli eseguiti a sezione aperta su vasta superficie
ove si renderà possibile l’allontanamento delle materie di scavo evitandone il sollevamento, sia pure
con la formazione di rampe provvisorie.
Questa categoria di scavi andrà eseguita con gli strumenti e le cautele atte ad evitare l’insorgenza di
danni nelle strutture murarie adiacenti.
In questa categoria di scavi, se eseguiti senza l’impiego di escavatori meccanici, le pareti delle fronti di
attacco dovranno avere un’inclinazione ed un tracciato tali, in relazione alla natura del terreno, (si
veda tabella in calce all’articolo) da contrastare possibili franamenti. Allorché la parete del fronte
d’attacco dovesse superare i 150 cm di altezza sarà interdetto lo scavo manuale per scalzamento alla
base al fine di evitare il possibile crollo della parete. Nel caso in cui non sia possibile intervenire con
pag. 104
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
mezzi meccanici si adotterà la procedura di scavo con il sistema a gradoni. In ogni caso i lavoratori
dovranno essere debitamente distanziati tra loro, sia in senso orizzontale, sia verticale, così da non
potersi ferire con l’attrezzatura utilizzata e con il materiale di scavo.
Nel caso d’utilizzo di mezzi meccanici dovrà essere interdetta la presenza del personale nella zona
interessata dal raggio d’azione, nonché sul ciglio ed alla base della parete d’attacco, in quanto aree a
rischio di frane.
I profili delle pareti di scavo andranno debitamente controllati al fine di rimuovere gli eventuali massi
affioranti ed i blocchi di terreno instabili eliminando, in questo modo, possibile rischio di caduta di
materiale dall’alto.
DENOMINAZIONE
ANGOLO LIMITE DI STABILITÀ
TERRE
ASCIUTTO
UMIDO
BAGNATO
Rocce dure
80÷85°
80÷85°
80÷85°
Rocce tenere o fessurate, tufo
50÷55°
45÷50°
40÷45°
Pietrame
45÷50°
40÷45°
35÷40°
Ghiaia
35÷45°
30÷40°
25÷35°
Sabbia grossa (non argillosa)
30÷35°
30÷35°
25÷30°
Sabbia fine (non argillosa)
25÷30°
30÷40°
20÷30°
Sabbia fine (argillosa)
30÷40°
30÷40°
10÷25°
Terra vegetale
35÷45°
30÷40°
20÷30°
Argilla, marne (terra argillosa)
40÷50°
30÷40°
10÷30°
Terre forti
45÷55°
35÷45°
25÷35°
3.1.3 - Scavi di fondazione a sezione obbligata
Per scavi di fondazione, in generale, s’intendono quelli incassati ed a sezione ristretta necessari per
dar luogo ai muri o pilastri di fondazione propriamente detti; in ogni caso saranno considerati come
scavi di fondazione anche quelli per dar luogo alle fogne, condutture, fossi e cunette.
Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per la fondazione dovranno essere spinti fino
alla profondità ordinata dalla D.L. all’atto della loro esecuzione. Le profondità, che si troveranno
indicate negli elaborati di progetto saranno, pertanto, di semplice stima preliminare e potranno essere
liberamente variate nella misura che la D.L. reputerà più conveniente.
I piani di fondazione dovranno, generalmente, essere perfettamente orizzontali ma per quelle opere
che cadranno sopra falde inclinate potranno, a richiesta della D.L., essere disposti a gradoni ed anche
con determinate contropendenze. Nel caso, non così infrequente, che non sia possibile applicare la
giusta inclinazione delle pareti in rapporto alla consistenza del terreno (si veda tabella all’articolo
precedente), si dovrà ricorrere tempestivamente all’armatura di sostegno delle pareti o,
preventivamente, al consolidamento del terreno (ad es. congelamento del medesimo, tecnica del jetgrouting ecc.), in modo da assicurare adeguatamente contro ogni pericolo gli operai ed impedire ogni
smottamento di materia durante l’esecuzione, tanto degli scavi che delle murature. Affinché le
armature corrispondano per robustezza alle effettive necessità sarà consigliabile predeterminare la
spinta del terreno, tenendo conto delle eventuali ulteriori sollecitazioni dovute, sia al traffico veicolare,
sia alla vicinanza di carichi di vario genere (gru, manufatti di vario genere ecc.), nonché delle eventuali
infiltrazioni d’acqua (piogge, fiumi ecc.). Nel mettere in opera le armature provvisionali sarà opportuno
tenere in considerazione che la massima pressione d’una parete di scavo, si trasmetterà sulla
sbatacchiatura soprattutto nella zona mediana, dove questa dovrà, necessariamente, essere più
robusta; inoltre, affinché sia efficace, le tavole andranno forzate contro il terreno avendo ben cura di
riempire i vuoti.
Nel caso specifico di scavi di trincee (scavi a sezione obbligata e ristretta) nelle vicinanze di manufatti
esistenti (ad es. per opere di drenaggio perimetrali) in prossimità di terreni precedentemente scavati e,
pertanto, meno compatti od, infine, in presenza di vibrazioni causate dal traffico di autoveicoli,
ovverosia in tutti quei casi dove la consistenza del terreno non fornirà sufficiente garanzia di stabilità e
compattezza, anche in funzione della pendenza delle pareti, sarà sempre obbligatorio (a partire da
150 cm di profondità o 120 cm nel caso il lavoratore dovesse operare in posizione chinata)
predisporre, man mano che procederà lo scavo, adeguate opere di sbatacchiamento, così da eludere
rischi di franamento e pericoli di seppellimento degli addetti alla procedura. Al fine di consentire un
lavoro agevole e sicuro lo scavo di trincea dovrà avere un larghezza minima in ragione alla profondità;
orientativamente si potranno seguire, se non diversamente specificato dagli elaborati di progetto, i
pag. 105
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
seguenti rapporti profondità-larghezza minima.
PROFONDITÀ
LARGHEZZA MINIMA NETTA
Fino a 150 cm
65 cm
Fino a 200 cm
75 cm
Fino a 300 cm
80 cm
Fino a 400 cm
90 cm
Oltre i 400 cm
100 cm
Per scavi eseguiti sotto il livello di falda si dovrà provvedere all’estrazione della stessa; gli scavi
eseguiti a profondità superiori ai 20 cm dal livello superiore e costante dell’acqua e qualora non fosse
possibile creare dei canali di deflusso, saranno considerati scavi subacquei e valutati come tali.
Compiuta la muratura di fondazione, lo scavo dovrà essere diligentemente riempito e costipato, (fermo
restando l’autorizzazione della D.L.) con le stesse materie scavate, sino al piano del terreno naturale
primitivo (per maggiori specifiche si rimanda all’articolo riguardante i rinterri).
3.1.4 – Scavi subacquei e prosciugamento
Se dagli scavi in genere e da quelli di fondazione, malgrado l'osservanza delle prescrizioni di cui
all'articolo "Scavi di fondazione a sezione obbligata", l'Appaltatore, in caso di filtrazioni o acque
sorgive, non potesse far defluire l'acqua naturalmente, è in facoltà della Direzione dei Lavori di
ordinare, secondo i casi e quando lo riterrà opportuno, la esecuzione degli scavi subacquei, oppure il
prosciugamento.
Sono considerati come scavi subacquei soltanto quelli eseguiti in acqua a profondità maggiore di
20 cm sotto il livello costante a cui si stabiliscono le acque sorgive nei cavi, sia naturalmente, sia dopo
un parziale prosciugamento ottenuto con macchine o con l'apertura di canali di drenaggio.
Il volume di scavo eseguito in acqua, sino ad una profondità non maggiore di 20 cm dal suo livello
costante, verrà perciò considerato come scavo in presenza d'acqua, ma non come scavo subacqueo.
Quando la Direzione dei Lavori ordinasse il mantenimento degli scavi in asciutto, sia durante
l'escavazione, sia durante l'esecuzione delle murature o di altre opere di fondazione, gli esaurimenti
relativi verranno eseguiti in economia, e l'Appaltatore, se richiesto, avrà l'obbligo di fornire le macchine
e gli operai necessari.
Per i prosciugamenti praticati durante la esecuzione delle murature, l'Appaltatore dovrà adottare
tutti quegli accorgimenti atti ad evitare il dilavamento delle malte.
3.1.5 - Scavi di accertamento e ricognizione
Tali operazioni si realizzeranno solo ed esclusivamente dietro esplicita richiesta e sorveglianza della
D.L., seguendo le indicazioni e le modalità esecutive da essa espresse e/o dal personale tecnico
incaricato. I detriti, i terreni vegetali di recente accumulo verranno sempre rimossi a mano con la
massima attenzione previa esecuzione di modesti sondaggi al fine di determinare la quota dei piani
originali sottostanti (e delle loro eventuali pavimentazioni) in modo da evitare danni e rotture ai
materiali che li compongono. Se non diversamente specificato dalla D.L. le rimozioni dei materiali
saranno eseguite a mano, senza l’ausilio di mezzi meccanici. In ogni caso l’uso di mezzi meccanici
sarà subordinato alla presenza di eventuali reperti in situ e, quindi, all’indagine preventiva. Qualora le
materie provenienti dagli scavi dovessero essere utilizzate in tempi differiti (ad es. per riempimenti)
saranno depositate nell’ambito del cantiere, in luogo dove non provochino intralcio o danni.
3.1.6 - Armature degli scavi (sbatacchiature)
Il principio delle sbatacchiature consiste nel controbilanciare le spinte del terreno attraverso elementi
di vario materiale (di norma legno o metallo) che, sollecitati a compressione, cercano di riportare la
spinta a valori accettabili. Gli elementi che formeranno il presidio, se messi in opera in posizione
orizzontale o inclinata, non lavoreranno esclusivamente a compressione semplice ma anche a
flessione e pressoflessione, indotta anche dal peso proprio.
La sbatacchiatura dovrà soddisfare i seguenti requisiti:
– essere resistente al fine di assicurare l’incolumità dei lavoratori nelle strutture;
– essere economica, evitando sprechi di materiale;
– essere il più possibile maneggevole nell’utilizzo delle singole parti messe in opera;
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PARTE II
– non restringere lo spazio utile permettendo l’esecuzione dei lavori;
– non essere causa di degrado ovvero dissesto delle superfici protette (soprattutto quando si tratta di
fronti di scavo archeologico);
– permettere il progressivo sfoderamento delle superfici protette, evitando l’eventuale ricaduta di
terreno nello scavo;
– i cunei ed i puntelli dovranno essere fermati con idonee legature, all’occorrenza, revisionabili;
– le eventuali armature lasciate in opera per molto tempo dovranno essere vigilate e verificate.
Le tipologie di armature saranno scelte in funzione della consistenza del terreno, della profondità da
raggiungere, dei carichi gravanti e della metodologia di scavo. In ogni caso tutti gli elementi che
comporranno il presidio (tavole, traversi, puntelli ecc.) dovranno essere di materiale robusto
opportunamente dimensionato e selezionato, inoltre l’armatura dovrà sporgere dai bordi dello scavo
per almeno 30 cm. Nel caso di scavi di trincee si potranno distinguere quattro sistemi:
a) panconi verticali;
b) panconi orizzontali;
c) marciavanti;
d) paratie a palandole.
Le sbatacchiature verticali eseguite con tavole lignee (spessore minimo 30-40 mm meglio 40-60 mm
per 200-300 cm di lunghezza) o metalliche saranno, di norma, limitate a scavi di profondità pari alla
lunghezza delle tavole (generalmente non superiori ai 4 m); le tavole saranno forzate contro le pareti
con l’ausilio di puntelli d’acciaio regolabili o fissi (luce massima tra puntello e piano di fondazione 100
cm) e si dovrà avere cura di colmare i vuoti tra la sbatacchiatura e la parte di scavo con idoneo
materiale. La protezione con sbatacchiature verticali sarà, di norma, impiegata negli scavi a sezione
stretta e profonda; qualora il terreno non dovesse presentare una buona consistenza, i panconi
andranno posizionanti aderenti gli uni agli altri. Il sistema a tavole verticali presenta lo svantaggio di
dover, eventualmente, tagliare le tavole a misura e quindi presenta più spreco di materiale però, al
contempo, permette di riutilizzare gli elementi con maggior facilità.
Le sbatacchiature orizzontali saranno costituite semplicemente da tavole fermate da un puntello ligneo
(con φ tra i 10 e i 15 cm) o metallico (tubo innocente o similare), posto a forza e serrato con cuneo. Se
non diversamente specificato la distanza tra i puntelli sarà di 100-200 cm. L’utilizzo di armatura con
tavole orizzontali sarà possibile in presenza di terreni che garantiranno una buona consistenza in
modo da poter eseguire la procedura di scavo per cantieri di circa 60-80 cm di profondità. Questo
sistema si rileverà più economico agli effetti dell’utilizzo di legname ma presenterà più difficoltà nel suo
recupero.
La sbatacchiatura a marciavanti sarà possibile per terreni poco consistenti o spingenti od in caso di
scavi profondi; i “marciavanti” dovranno essere tavole di notevole spessore con estremità appuntita o
altrimenti dotata di punta ferrata; in caso di terreno completamente sciolto sarà consigliabile armare
anche il fronte di scavo, così da eludere rifluimenti di materiale.
In alternativa a questi sistemi, o più semplicemente in presenza di terreno acquifero, dove i sistemi
sopra indicati si dimostreranno insufficienti, ovvero dove occorrerà realizzare una struttura a tenuta
all’acqua ed anche a sostegno di scavi, si potrà ricorrere all’uso di paratie metalliche o prefabbricate in
calcestruzzo.
Le paratie a palancole metalliche infisse, di sezione varia, dovranno rispondere ai seguenti requisiti
fondamentali: adeguata resistenza agli sforzi di flessione, facilità di infissione, impermeabilità delle
giunzioni, facilità di estrazione e rimpiego (ove previsto), elevata protezione contro le corrosioni.
L’infissione delle palancole sarà effettuata con i sistemi normalmente in uso; il maglio dovrà essere di
peso complessivo non minore del peso delle palancole comprensivo della relativa cuffia. Durante
l’infissione dovranno essere adottate speciali cautele affinché gli incastri liberi non si deformino e
rimangano puliti da materiali, così da garantire la guida alla successiva palancola, a tale scopo
occorrerà riempire, prima dell’infissione, gli incastri di grasso. Durante l’infissione si dovrà procedere in
modo che le palancole rimangano perfettamente verticali non dovranno essere ammessi deviazioni,
disallineamenti o fuoriuscita dalle guide.
Per ottenere un più facile affondamento, specialmente in terreni ghiaiosi e sabbiosi, l’infissione, oltre
che con la battitura, potrà essere realizzata con il sussidio dell’acqua in pressione fatta arrivare,
mediante un tubo metallico, sotto la punta della palancola. Nel caso in cui, durante l’infissione, si
dovessero verificre fuoriuscite dalle guide, disallineamenti o deviazioni che, a giudizio della D.L., non
fossero tollerabili, la palancola dovrà essere rimossa e reinfissa ovvero sostituita, se danneggiata.
Le paratie a palancole prefabbricate utilizzate, se non diversamente specificato, saranno in
calcestruzzo armato centrifugato a sezione cava. Il conglomerato cementizio impiegato dovrà avere
una resistenza caratteristica a 28 giorni non inferiore a 40 N/mm² e dovrà, altresì, essere esente da
porosità o altri difetti; inoltre il cemento impiegato sarà ferrico pozzolanico, pozzolanico o d’altoforno.
Per infissione con battitura in terreni tenaci, se richiesto negli elaborati di progetto ovvero prescritto
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dalla D.L., la palancola potrà essere munita di puntazza metallica. Particolare cura dovrà essere posta
nell’esecuzione dei giunti, da sigillare con getto di malta cementizia.
Quale che sia il sistema di sbatacchiatura messo in opera questo dovrà, obbligatoriamente, essere
rimosso progressivamente e per modeste altezze in funzione dell’avanzare delle opere definitive.
Specifiche
Per ulteriori dettagli su puntelli ed armature provvisionali si rimanda a quanto enunciato all’articolo
inerente le opere di presidio.
3.1.7 - Rilevati e rinterri
Per la formazione dei rilevati e per qualunque opera di rinterro, ovvero per riempire i vuoti tra le pareti
delle concavità e le murature, o da addossare alle murature e fino alle quote prescritte dalla D.L.,
saranno impiegate, in generale e, salvo quanto segue, fino al loro totale esaurimento, tutte le materie
provenienti dagli scavi di qualsiasi genere eseguiti sul lavoro, in quanto disponibili ed adatte, a giudizio
della D. L., per la formazione dei rilevati.
Quando verranno a mancare in tutto o in parte i materiali sopra descritti, si dovrà provvedere a
prelevarli ovunque si crederà opportuno, purché siano riconosciuti idonei da controlli eseguiti dalla
D.L.
Per rilevati e rinterri da addossarsi alle murature, si dovranno sempre impiegare materie sciolte o
ghiaiose, vagliate con setacci medio-piccoli (prive di residui vegetali e sostanze organiche); resterà
vietato in modo assoluto l’impiego di materie argillose e, in generale, di tutte quelle che, con
l’assorbimento d’acqua, si rammolliscono o si gonfiano generando spinte. I materiali (nello spessore di
circa 30 cm) dovranno presentare, a compattazione avvenuta, una densità pari al 90% della densità
massima di compattazione individuata dalle prove eseguite in laboratorio. Nella formazione di suddetti
riempimenti dovrà essere usata ogni attenzione affinché la loro esecuzione proceda per strati
orizzontali d’uguale altezza, disponendo contemporaneamente le materie ben sminuzzate con la
maggior regolarità e precauzione, in modo da caricare uniformemente le murature su tutti i lati e da
evitare le sfiancature che potrebbero derivare da un carico male distribuito. Ogni strato dovrà essere
messo in opera solo dopo l’approvazione dello stato di compattazione dello strato precedente; lo
spessore di ogni singolo strato dovrà essere stabilito in base a precise indicazioni progettuali o fornite
dalla D.L. (in ogni caso non superiore ai 30 cm). Nel caso di compattazioni eseguite su aree o porzioni
di terreno confinanti con murature, apparecchi murari o manufatti in genere, si dovranno utilizzare,
entro una distanza pari a 2 m da questi elementi, idonee piastre vibranti o rulli azionati a mano (in
questo caso si dovrà prevedere una sovrapposizione delle fasce di compattazione di almeno il 10%
della larghezza del rullo stesso al fine di garantire una perfetta uniformità) con le accortezze
necessarie a non degradare i manufatti già in opera. Si potrà, dietro richiesta specifica della D.L.,
mescolare al materiale da compattare del cemento (in ragione di 25-50 kg per metro cubo di
materiale) al fine di ottenere degli adeguati livelli di stabilizzazione delle aree a ridosso dei manufatti.
Le materie trasportate in rilevato o rinterro con vagoni, automezzi o carretti non potranno essere
scaricate direttamente contro le murature, ma dovranno depositarsi in vicinanza del manufatto (in area
idonea prescelta dalla D.L.) per essere riprese, poi, e trasportate con carriole, barelle od altro mezzo,
purché a mano, al momento della formazione dei suddetti rinterri. Sarà, inoltre, vietato addossare
terrapieni a murature di fresca costruzione.
I rilevati si dovranno presentare, obbligatoriamente, con scarpate regolari e spianate, con i cigli bene
allineati e profilati. La superficie del terreno sulla quale dovranno elevarsi i terrapieni dovrà essere
preventivamente scorticata (ovverosia taglio d’eventuali piante, estirpazione delle radici, degli arbusti e
completa asportazione del terreno vegetale circostante), ove occorra e, se inclinata, dovrà essere
tagliata a gradoni con leggera pendenza verso monte.
Art. 3.2 - PARATIE E DIAFRAMMI
La paratia e il diaframma sono strutture di fondazione infisse o costruite in opera a partire dalla
superficie del terreno a sostegno di scavi o con lo scopo di realizzare tenuta all'acqua.
Le paratie ed i diaframmi potranno essere:
- del tipo a palancole metalliche infisse;
- del tipo a palancole prefabbricate con calcestruzzo armato centrifugato infisse;
- del tipo a pali in calcestruzzo armato di grosso diametro accostati;
- a diaframma gettato in opera di calcestruzzo armato.
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PARTE II
3.2.1 - Palancole Infisse
a) Paratie a palancole metalliche infisse.
Le palancole metalliche, di sezione varia, devono rispondere comunque ai seguenti requisiti
fondamentali: adeguata resistenza agli sforzi di flessione, facilità di infissione, impermeabilità
delle giunzioni, facilità di estrazione e reimpiego (ove previsto), elevata protezione contro le
corrosioni.
L'infissione delle palancole sarà effettuata con i sistemi normalmente in uso. Il maglio dovrà
essere di peso complessivo non minore del peso delle palancole comprensivo della relativa
cuffia.
Dovranno essere adottate speciali cautele affinchè durante l'infissione gli incastri liberi non si
deformino e rimangano puliti da materiali così da garantire la guida alla successiva palancola. A
tale scopo gli incastri prima dell'infissione dovranno essere riempiti di grasso.
Durante l'infissione si dovrà procedere in modo che le palancole rimangano perfettamente
verticali non essendo ammesse deviazioni, disallineamenti o fuoriuscita dalle guide. Per
ottenere un più facile affondamento, specialmente in terreni ghiaiosi e sabbiosi, l'infissione, oltre
che con la battitura potrà essere realizzata con il sussidio dell'acqua in pressione fatta arrivare,
mediante un tubo metallico, sotto la punta della palancola.
Se durante l'infissione si verificassero fuoriuscite delle guide, disallineamenti o deviazioni che a
giudizio della Direzione dei Lavori non fossero tollerabili, la palancola dovrà essere rimossa e
reinfissa o sostituita, se danneggiata.
b) Paratia a palancole prefabbricate in calcestruzzo armato centrifugato.
Le palancole prefabbricate saranno centrifugate a sezione cava. Il conglomerato cementizio
impiegato dovrà avere una resistenza caratteristica a 28 giorni non inferiore a 40 N/mm² e dovrà
essere esente da porosità od altri difetti. Il cemento sarà ferrico pozzolanico, pozzolanico o
d'altoforno. Potrà essere richiesta, per infissione con battitura in terreni tenaci, l'inserimento nel
getto di puntazza metallica.
L'operazione d'infissione sarà regolata da prescrizioni analoghe a quelle stabilite per i pali in
calcestruzzo armato centrifugato di cui al successivo articolo.
Nel caso specifico, particolare cura dovrà essere posta nell'esecuzione dei giunti, da sigillare
con getto di malta cementizia.
3.2.2 - Paratie Costruite in Opera
a) Paratie a pali in calcestruzzo armato di grosso diametro accostati.
Dette paratie saranno di norma realizzate mediante pali di calcestruzzo armato eseguiti in opera
accostati fra loro e collegati in sommità da un cordolo di calcestruzzo armato.
Per quanto riguarda le modalità di esecuzione dei pali, si rinvia a quanto fissato nel relativo
articolo.
Nel caso specifico, particolare cura dovrà essere posta nell'accostamento dei pali fra loro e nel
mantenere la verticalità dei pali stessi.
b) Diaframmi in calcestruzzo armato.
In linea generale i diaframmi saranno costruiti eseguendo lo scavo del terreno a qualsiasi
profondità con benna od altro sistema idoneo a dare tratti di scavo (conci) della lunghezza
singola di norma non inferiore a 2,50 m.
Lo scavo verrà eseguito con l'ausilio di fango bentonitico per evacuare i detriti e per il sostegno
provvisorio delle pareti.
I fanghi di bentonite da impiegare nello scavo dovranno essere costituiti di una miscela di
bentonite attivata, di ottima qualità, ed acqua, di norma nella proporzione di 8-16 kg di bentonite
asciutta per 100 l d'acqua, salvo la facoltà della Direzione dei Lavori di ordinare una diversa
dosatura.
Il contenuto in sabbia finissima dovrà essere inferiore al 3% in massa della bentonite asciutta.
Eseguito lo scavo e posta in opera l'armatura metallica interessante il concio, opportunamente
sostenuta e mantenuta in posizione durante il getto, sarà effettuato il getto del conglomerato
cementizio con l'ausilio di opportuna prolunga o tubo di getto, la cui estremità inferiore sarà
tenuta almeno due metri al di sotto del livello del fango, al fine di provocare il rifluimento in
superficie dei fanghi bentonitici e di eseguire senza soluzioni di continuità il getto stesso.
Il getto dovrà essere portato fino ad una quota superiore di circa 50 cm a quella di progetto.
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PARTE II
I getti dei calcestruzzi saranno eseguiti solo dopo il controllo della profondità di scavo raggiunta
e la verifica della armatura da parte della Direzione dei Lavori.
Nella ripresa dei getti, da concio a concio, si adotteranno tutti gli accorgimenti necessari al fine
di evitare distacchi, discontinuità e differenze nei singoli conci. L'allineamento planimetrico della
benna di scavo del diaframma sarà ottenuto di norma con la formazione di guide o corree in
calcestruzzo anche debolmente armato.
3.2.3 - Prove e Verifiche sul Diaframma
Oltre alle prove di resistenza sui calcestruzzi e sugli acciai impiegati previsti dalle vigenti norme, la
Direzione dei Lavori potrà richiedere prove di assorbimento per singoli pannelli, nonché eventuali
carotaggi per la verifica della buona esecuzione dei diaframmi stessi.
Art. 3.3 - PALIFICAZIONI
Le palificazioni sono costituite da elementi strutturali di fondazione infissi o costruiti dalla superficie
del terreno, in grado di trasmettere al sottosuolo le forze ed i carichi applicati dalle sovrastrutture.
Le palificazioni potranno essere composte da:
- pali di legno infissi;
- pali di calcestruzzo armato infissi;
- pali trivellati di calcestruzzo armato costruiti in opera.
I lavori saranno eseguiti in conformità, ma non limitatamente, alle seguenti normative :
- Ministero delle infrastrutture - Decreto 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme
tecniche per le costruzioni” (G.U. 4 febbraio 2008, n. 29 S.O. n.30);
- Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 - Istruzioni per
l'applicazione delle «Nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14
gennaio 2008 (G.U. 26 febbraio 2009 n. 47- S.O. n.27);
- D.P.R. 380/2001 e s.m.i., art. 52;
- CNR «Istruzioni sulla pianificazione della manutenzione stradale»;
- Raccomandazioni dell'Associazione Geotecnica Italiana sui pali di fondazione, dicembre 1984.
3.3.1 - Pali Infissi
a) Pali di legno.
I pali di legno devono essere di essenza forte o resinosa secondo le previsioni di progetto o le
disposizioni che saranno impartite dalla Direzione dei Lavori. I pali dovranno essere scortecciati,
ben diritti, di taglio fresco, conguagliati alla superficie ed esenti da carie.
La parte inferiore del palo sarà sagomata a punta e protetta da apposita puntazza in ferro di
forma e peso adeguati agli sforzi indotti dall'infissione. La parte superiore del palo, sottoposta ai
colpi di maglio, dovrà essere munita di anelli di ferro e cuffia che impedisca durante la battitura
ogni rottura.
I pali, salvo diverse prescrizioni, verranno infissi verticalmente nella posizione stabilita dal
progetto.
Ogni palo che si spezzasse durante l'infissione o deviasse, dovrà essere, su richiesta della
Direzione dei Lavori, tagliato o divelto e sostituito con altro.
I pali dovranno essere battuti fino a rifiuto con maglio di peso adeguato.
Il rifiuto si intende raggiunto quando l'affondamento prodotto da un determinato numero di colpi
del maglio, cadente sempre dalla stessa altezza, non supera il limite che il progettista avrà
fissato in funzione del carico che il palo dovrà sopportare.
Le ultime volate dovranno essere sempre battute in presenza di un incaricato della Direzione
dei Lavori.
L'Appaltatore non potrà in alcun modo procedere alla recisione della testa del palo senza
averne preventiva autorizzazione.
Al fine di consentire la verifica della portata di progetto, dovranno venire rilevati per ogni palo e
trascritti su apposito registro, i seguenti elementi:
- profondità raggiunta;
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PARTE II
- rifiuto;
- peso della cuffia o degli altri elementi di protezione;
- peso della massa battente;
- altezza di caduta del maglio;
- frequenza di colpi;
- energia d'urto;
- efficienza del battipalo.
A giudizio della Direzione dei Lavori la portata dei pali battuti potrà essere controllata mediante
prove di carico dirette, da eseguire con le modalità e nel numero che sarà prescritto.
b) Pali di conglomerato cementizio armato.
I pali prefabbricati saranno centrifugati a sezione cava.
Il conglomerato cementizio impiegato dovrà avere una resistenza caratteristica a 28 giorni non
inferiore a 40 N/mm² e dovrà essere esente da porosità o altri difetti.
Il cemento sarà pozzolanico e dovrà essere esente da porosità o altri difetti.
Il cemento sarà pozzolanico, ferrico pozzolanico o d'altoforno.
La Direzione dei Lavori potrà anche ordinare rivestimenti protettivi.
Il copriferro dovrà essere di almeno tre centimetri.
I pali dovranno essere muniti di robuste puntazze metalliche ancorate al conglomerato.
L'infissione verrà fatta con i sistemi ed accorgimenti previsti per i pali di legno.
I magli, se a caduta libera, dovranno essere di peso non inferiore a quello del palo da infiggere.
Allo scopo di evitare la rottura delle teste dei pali durante l'infissione, saranno applicate sopra di
esse protezioni di legname entro cerchiature di ferro.
Lo spostamento planimetrico della posizione teorica dei pali non potrà superare 10 cm e
l'inclinazione finale, rispetto all'asse teorico, non dovrà superare il 3%.
Per valori degli spostamenti superiori a quelli indicati, la Direzione dei Lavori potrà richiedere
che i pali siano rimossi e sostituiti.
Per ogni palo dovranno venire rilevati e trascritti su apposito registro, i seguenti elementi:
- lunghezza;
- diametro esterno alla punta ed alla testa;
- diametro interno alla punta ed alla testa;
- profondità raggiunta;
- rifiuto;
- tipo di battipalo;
- peso del maglio;
- altezza di caduta del maglio;
- caratteristiche della cuffia;
- peso della cuffia;
- energia d'urto;
- efficienza del battipalo.
Occorrerà inoltre registrare il numero di colpi necessario all'affondamento del palo per ciascun
tratto di 50 cm finché la resistenza alla penetrazione risulti minore di un colpo per ogni 1,5-2 cm,
o per ciascun tratto di 10 cm quando la resistenza alla penetrazione superi i valori sopracitati.
Sul fusto del palo dovranno essere riportate delle tacche distanziate tra loro di un metro a
partire dalla punta del palo onde poterne controllare la penetrazione progressiva.
Qualora durante l'infissione si verificassero scheggiature, lesioni di qualsiasi genere oppure
deviazioni dell'asse, che a giudizio della Direzione dei Lavori non fossero tollerabili, il palo dovrà
essere rimosso e sostituito.
3.3.2 - Pali Costruiti in Opera
a) Pali speciali di conglomerato cementizio costruiti in opera (tipo Simplex, Franki, ecc.).
La preparazione dei fori destinati ad accogliere gli impasti dovrà essere effettuata senza alcuna
asportazione di terreno mediante l'infissione del tubo-forma, secondo le migliori norme tecniche
d'uso della fattispecie, preventivamente approvata dalla Direzione dei Lavori.
Per la tolleranza degli spostamenti rispetto alla posizione teorica dei pali e per tutte le modalità
di infissione del tubo- forma e relativi rilevamenti, valgono le norme descritte precedentemente
per i pali prefabbricati in calcestruzzo armato centrifugato.
Ultimata l'infissione del tubo-forma si procederà anzitutto alla formazione del bulbo di base in
conglomerato cementizio mediante energico costipamento dell'impasto e successivamente alla
confezione del fusto, sempre con conglomerato cementizio energicamente costipato.
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PARTE II
Il costipamento del getto sarà effettuato con i procedimenti specifici per il tipo di palo adottato,
procedimenti che, comunque, dovranno essere preventivamente concordati con la Direzione dei
Lavori.
Il conglomerato cementizio impiegato sarà del tipo prescritto negli elaborati progettuali e dovrà
risultare esente da porosità od altri difetti.
Il cemento sarà pozzolanico o d'altoforno.
L'introduzione del conglomerato nel tubo-forma dovrà avvenire in modo tale da ottenere un
getto omogeneo e compatto, senza discontinuità o segregazione; l'estrazione del tubo-forma,
dovrà essere effettuata gradualmente, seguendo man mano la immissione ed il costipamento
del conglomerato cementizio ed adottando comunque tutti gli accorgimenti necessari per evitare
che si creino distacchi, discontinuità od inclusioni di materiali estranei nel corpo del palo.
Durante il getto dovrà essere tassativamente evitata l'introduzione di acqua all'interno del tubo,
e si farà attenzione che il conglomerato cementizio non venga trascinato durante l'estrazione
del tubo-forma; si avrà cura in particolare che l'estremità inferiore di detto tubo rimanga sempre
almeno 100 cm sotto il livello raggiunto dal conglomerato.
Dovranno essere adottati inoltre tutti gli accorgimenti atti ad evitare la separazione dei
componenti del conglomerato cementizio ed il suo dilavamento da falde freatiche, correnti
subacquee, ecc. Quest'ultimo risultato potrà essere ottenuto mediante arricchimento della dose
di cemento, oppure con l'adozione di particolari additivi o con altri accorgimenti da definire di
volta in volta con la Direzione dei Lavori. Qualora i pali siano muniti di armatura metallica, i
sistemi di getto e di costipamento dovranno essere, in ogni caso, tali da non danneggiare
l'armatura nè alterarne la posizione rispetto ai disegni di progetto.
Le gabbie d'armatura dovranno essere verificate, prima della posa in opera, dalla Direzione dei
Lavori.
Il copriferro sarà di almeno 5 cm.
La profondità massima raggiunta da ogni palo sarà verificata prima del getto dalla Direzione dei
Lavori e riportata su apposito registro giornaliero.
La Direzione dei Lavori effettuerà inoltre gli opportuni riscontri sul volume del conglomerato
cementizio impiegato, che dovrà sempre risultare superiore al volume calcolato sul diametro
esterno del tubo-forma usato per l'esecuzione del palo.
b) Pali trivellati in cemento armato.
Lo scavo per la costruzione dei pali trivellati verrà eseguito asportando il terreno corrispondente
al volume del fusto del palo. Il sostegno delle pareti dello scavo, in dipendenza della natura del
terreno e delle altre condizioni cui la esecuzione dei pali può essere soggetta, sarà assicurato in
uno dei seguenti modi:
- mediante infissione di rivestimento tubolare provvisorio in acciaio;
- con l'ausilio dei fanghi bentonitici in quiete nel cavo od in circolazione tra il cavo ed una
apparecchiatura di separazione dei detriti.
Per i pali trivellati su terreno sommerso d'acqua si farà ricorso, per l'attraversamento del
battente d'acqua, all'impiego di un rivestimento tubolare di acciaio opportunamente infisso nel
terreno di imposta, avente le necessarie caratteristiche meccaniche per resistere agli sforzi ed
alle sollecitazioni indotte durante l'infissione anche con uso di vibratori; esso sarà di lunghezza
tale da sporgere dal pelo d'acqua in modo da evitare invasamenti e consentire sia l'esecuzione
degli scavi che la confezione del palo. Tale rivestimento tubolare costituirà cassero a perdere
per la parte del palo interessata dal battente d'acqua. L'infissione del tubo-forma dovrà, in ogni
caso precedere lo scavo.
Nel caso in cui non si impieghi il tubo di rivestimento il diametro nominale del palo sarà pari al
diametro dell'utensile di perforazione.
Qualora si impieghi fango di perforazione per il sostegno delle pareti del foro, si procederà con
le modalità stabilite per i diaframmi in calcestruzzo armato di cui al precedente articolo.
Raggiunta la quota fissata per la base del palo, il fondo dovrà essere accuratamente sgombrato
dai detriti di perforazione, melma, materiale sciolto smosso dagli utensili di perforazione, ecc.
L'esecuzione del getto del conglomerato cementizio sarà effettuata con impiego del tubo di
convogliamento, munito di imbuto di caricamento.
Il cemento sarà del tipo pozzolanico o d'alto forno.
In nessun caso sarà consentito porre in opera il conglomerato cementizio precipitandolo nel
cavo direttamente dalla bocca del foro.
L'Appaltatore dovrà predisporre impianti ed attrezzature per la confezione, il trasporto e la posa
in opera del conglomerato cementizio, di potenzialità tale da consentire il completamento delle
operazioni di getto di ogni palo, qualunque ne sia il diametro e la lunghezza, senza interruzioni.
Nel caso di impiego del tubo di rivestimento provvisorio, l'estrazione dello stesso dovrà essere
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PARTE II
eseguita gradualmente adottando tutti gli accorgimenti necessari per evitare che si creino
distacchi, discontinuità od inclusioni di materiali estranei al corpo del palo.
Le armature metalliche dovranno essere assemblate fuori opera e calate nel foro prima
dell'inizio del getto del conglomerato cementizio; nel caso in cui il palo sia armato per tutta la
lunghezza, esse dovranno essere mantenute in posto nel foro, sospendendole dall'alto e non
appoggiandole sul fondo.
Le armature dovranno essere provviste di opportuni dispositivi distanziatori e centratori atti a
garantire una adeguata copertura di conglomerato cementizio sui ferri che sarà di 5 cm.
I sistemi di getto dovranno essere in ogni caso tali da non danneggiare l'armatura nè alterarne
la posizione, rispetto ai disegni di progetto.
A giudizio della Direzione dei Lavori, i pali che ad un controllo, anche con trivellazione in asse,
risultassero comunque difettosi, dovranno essere rifatti.
c) Pali trivellati di piccolo diametro di malta cementizia iniettata ed armatura metallica.
La perforazione, con asportazione del terreno, verrà eseguita con il sistema più adatto alle
condizioni che di volta in volta si incontrano e che abbia avuto la preventiva approvazione da
parte della Direzione dei Lavori.
Lo spostamento planimetrico della posizione teorica dei pali non dovrà superare 5 cm e
l'inclinazione, rispetto all'asse teorico, non dovrà superare il 3%.
Per valori di scostamento superiori ai suddetti, la Direzione dei Lavori deciderà se scartare i pali
che dovranno eventualmente essere rimossi e sostituiti.
Qualora si impieghi fango di perforazione per il sostegno delle pareti del foro, si procederà con
le modalità stabilite per i diaframmi di calcestruzzo armato di cui al precedente articolo.
d) Pali jet grouding.
I pali tipo jet grouding, o colonne consolidate di terreno, saranno ottenute mediante perforazione
senza asportazione di materiale e successiva iniezione ad elevata pressione di miscele
consolidanti di caratteristiche rispondenti ai requisiti di progetto ed approvate dalla Direzione dei
Lavori.
Alla stessa Direzione dei Lavori dovrà essere sottoposto, per l'approvazione, l'intero
procedimento costruttivo con particolare riguardo ai parametri da utilizzare per la realizzazione
delle colonne, e cioè la densità e la pressione della miscela cementizia, la rotazione ed il tempo
di risalita della batteria di aste, ed alle modalità di controllo dei parametri stessi.
3.3.3 - Disposizioni Valevoli per Ogni Palificazione Portante
a) Prove di carico.
I pali saranno sottoposti a prove di carico statico o a prove di ribattitura in relazione alle
condizioni ed alle caratteristiche del suolo e in conformità al DM 14 gennaio 2008, integrato
dalla Circolare del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, 2 febbraio 2009, n. 617 e alle
relative norme vigenti.
b) Controlli non distruttivi.
Oltre alle prove di resistenza dei calcestruzzi e sugli acciai impiegati previsti dalle vigenti norme,
la Direzione dei Lavori potrà richiedere prove secondo il metodo dell'eco o carotaggi sonici in
modo da individuare gli eventuali difetti e controllare la continuità.
Per quanto non espressamente contemplato nel presente articolo, le modalità esecutive devono
essere conformi alle indicazioni della normativa consolidata.
Art. 3.4 - OPERE E STRUTTURE DI MURATURA
3.4.1 - Generalità
Le costruzioni in muratura devono essere realizzate nel rispetto di quanto contenuto nel D.M. 14
gennaio 2008 e relativa normativa tecnica vigente.
pag. 113
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3.4.2 - Malte per Murature
L'acqua e la sabbia per la preparazione degli impasti devono possedere i requisiti e le
caratteristiche tecniche di cui agli articoli "Materiali in Genere" e "Acqua, Calci, Cementi ed
Agglomerati Cementizi ".
L'impiego di malte premiscelate e premiscelate pronte è consentito, purché ogni fornitura sia
accompagnata da una dichiarazione del fornitore attestante il gruppo della malta, il tipo e la quantità
dei leganti e degli eventuali additivi. Ove il tipo di malta non rientri tra quelli appresso indicati il
fornitore dovrà certificare con prove ufficiali anche le caratteristiche di resistenza della malta stessa.
Le modalità per la determinazione della resistenza a compressione delle malte non devono essere
difformi a quanto riportato nel D.M. 14 gennaio 2008 e alla Circolare 2 febbraio 2009, n. 617.
I tipi di malta e le loro classi sono definiti in rapporto alla composizione in volume; malte di diverse
proporzioni nella composizione confezionate anche con additivi, preventivamente sperimentate,
possono essere ritenute equivalenti a quelle indicate qualora la loro resistenza media a compressione
risulti non inferiore ai valori di cui al D.M. 14 gennaio 2008.
La malta per muratura portante deve garantire prestazioni adeguate al suo impiego in termini di
durabilità e di prestazioni meccaniche e deve essere conforme alla norma armonizzata UNI EN 998- 2
e, secondo quanto specificato alla lettera A del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, recare la
Marcatura CE, secondo il sistema di attestazione della conformità indicato nella Tabella 11.10.II del
medesimo D.M.
3.4.3 - Murature in Genere: Criteri Generali per l'Esecuzione
Nella costruzione delle murature in genere verrà curata la perfetta esecuzione degli spigoli, delle
volte, piattabande, archi, e verranno lasciati tutti i necessari incavi, sfondi, canne e fori per:
- ricevere le chiavi ed i capichiavi delle volte: gli ancoraggi delle catene e delle travi a doppio T; le
testate delle travi (di legno, di ferro); le pietre da taglio e quanto altro non venga messo in opera
durante la formazione delle murature;
- il passaggio delle canalizzazioni verticali (tubi pluviali, dell'acqua potabile, canne di stufe e
camini, scarico acqua usata, immondizie, ecc.);
- per il passaggio delle condutture elettriche, di telefoni e di illuminazione;
- le imposte delle volte e degli archi;
- gli zoccoli, dispositivi di arresto di porte e finestre, zanche, soglie, ferriate, ringhiere, davanzali,
ecc.
Quanto detto, in modo che non vi sia mai bisogno di scalpellare le murature già eseguite.
La costruzione delle murature deve iniziarsi e proseguire uniformemente, assicurando il perfetto
collegamento sia con le murature esistenti, sia fra le parti di esse.
I mattoni, prima del loro impiego, dovranno essere bagnati fino a saturazione per immersione
prolungata in appositi bagnaroli e mai per aspersione.
Essi dovranno mettersi in opera con i giunti alternati ed in corsi ben regolari e normali alla
superficie esterna; saranno posati sopra un abbondante strato di malta e premuti sopra di esso in
modo che la malta rifluisca all'ingiro e riempia tutte le connessure.
La larghezza dei giunti non dovrà essere maggiore di otto né minore di 5 mm.
I giunti non verranno rabboccati durante la costruzione per dare maggiore presa all'intonaco od alla
stuccatura col ferro.
Le malte da impiegarsi per la esecuzione delle murature dovranno essere passate al setaccio per
evitare che i giunti fra i mattoni riescano superiori al limite di tolleranza fissato.
Le murature di rivestimento saranno fatte a corsi bene allineati e dovranno essere opportunamente
collegate con la parte interna.
Se la muratura dovesse eseguirsi con paramento a vista (cortina) si dovrà avere cura di scegliere
per le facce esterne i mattoni di migliore cottura, meglio formati e di colore più uniforme, disponendoli
con perfetta regolarità e ricorrenza nelle connessure orizzontali, alternando con precisione i giunti
verticali.
In questo genere di paramento i giunti non dovranno avere larghezza maggiore di 5 mm e, previa
loro raschiatura e pulitura, dovranno essere profilate con malta idraulica o di cemento, diligentemente
compresse e lisciate con apposito ferro, senza sbavatura.
Le sordine, gli archi, le piattabande e le volte dovranno essere costruite in modo che i mattoni
siano sempre disposti in direzione normale alla curva dell'intradosso e la larghezza dei giunti non
dovrà mai eccedere i 5 mm all'intradosso e 10 mm all'estradosso.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
All'innesto con muri da costruirsi in tempo successivo dovranno essere lasciate opportune
ammorsature in relazione al materiale impiegato.
I lavori di muratura, qualunque sia il sistema costruttivo adottato, debbono essere sospesi nei
periodi di gelo, durante i quali la temperatura si mantenga, per molte ore, al disotto di zero gradi
centigradi.
Quando il gelo si verifichi solo per alcune ore della notte, le opere in muratura ordinaria possono
essere eseguite nelle ore meno fredde del giorno, purché al distacco del lavoro vengano adottati
opportuni provvedimenti per difendere le murature dal gelo notturno.
Le impostature per le volte, gli archi, ecc. devono essere lasciate nelle murature sia con gli
addentellati d'uso, sia col costruire l'origine delle volte e degli archi a sbalzo mediante le debite
sagome, secondo quanto verrà prescritto.
La Direzione dei Lavori stessa potrà ordinare che sulle aperture di vani, di porte e finestre siano
collocati degli architravi (cemento armato, acciaio) delle dimensioni che saranno fissate in relazione
alla luce dei vani, allo spessore del muro ed al sovraccarico.
Nel punto di passaggio fra le fondazioni entro terra e la parte fuori terra sarà eseguito un opportuno
strato (impermeabile, drenante, ecc.) che impedisca la risalita per capillarità.
Regole di dettaglio
Costruzioni in muratura ordinaria: ad ogni piano deve essere realizzato un cordolo continuo
all’intersezione tra solai e pareti.
I cordoli debbono avere altezza minima pari all’altezza del solaio e larghezza almeno pari a quella
del muro; è consentito un arretramento massimo di 6 cm dal filo esterno. L’armatura corrente non
deve essere inferiore a 8 cm2, le staffe debbono avere diametro non inferiore a 6 mm ed interasse
non superiore a 25 cm. Travi metalliche o prefabbricate costituenti i solai debbono essere
prolungate nel cordolo per almeno la metà della sua larghezza e comunque per non meno di 12 cm
ed adeguatamente ancorate ad esso.
In corrispondenza di incroci d’angolo tra due pareti perimetrali sono prescritte, su entrambe le
pareti, zone di parete muraria di lunghezza non inferiore a 1 m, compreso lo spessore del muro
trasversale.
Al di sopra di ogni apertura deve essere realizzato un architrave resistente a flessione
efficacemente ammorsato alla muratura.
Costruzioni in muratura armata: gli architravi soprastanti le aperture possono essere realizzati in
muratura armata.
Le barre di armatura debbono essere esclusivamente del tipo ad aderenza migliorata e debbono
essere ancorate in modo adeguato alle estremità mediante piegature attorno alle barre verticali. In
alternativa possono essere utilizzate, per le armature orizzontali, armature a traliccio o conformate
in modo da garantire adeguata aderenza ed ancoraggio.
La percentuale di armatura orizzontale, calcolata rispetto all’area lorda della muratura, non può
essere inferiore allo 0,04 %, né superiore allo 0,5%.
Parapetti ed elementi di collegamento tra pareti diverse debbono essere ben collegati alle pareti
adiacenti, garantendo la continuità dell’armatura orizzontale e, ove possibile, di quella verticale.
Agli incroci delle pareti perimetrali è possibile derogare dal requisito di avere su entrambe le pareti
zone di parete muraria di lunghezza non inferiore a 1 m.
Per quanto non espressamente contemplato nel presente articolo, le modalità esecutive devono
essere conformi alle indicazioni della normativa consolidata.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
3.4.4 - Muratura Portante: Tipologie e Caratteristiche Tecniche
Murature
Le murature costituite dall’assemblaggio organizzato ed efficace di elementi e malta possono
essere a singolo paramento, se la parete è senza cavità o giunti verticali continui nel suo piano, o a
paramento doppio. In questo ultimo caso, se non è possibile considerare un comportamento
monolitico si farà riferimento a normative di riconosciuta validità od a specifiche approvazioni del
Servizio Tecnico Centrale su parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Nel caso di elementi naturali, le pietre di geometria pressoché parallelepipeda, poste in opera in
strati regolari, formano le murature di pietra squadrata. L’impiego di materiale di cava
pag. 115
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
grossolanamente lavorato è consentito per le nuove costruzioni, purché posto in opera in strati
pressoché regolari: in tal caso si parla di muratura di pietra non squadrata; se la muratura in pietra non
squadrata è intercalata, ad interasse non superiore a 1,6 m e per tutta la lunghezza e lo spessore del
muro, da fasce di calcestruzzo semplice o armato oppure da ricorsi orizzontali costituiti da almeno due
filari di laterizio pieno, si parla di muratura listata.
Materiali
Gli elementi da utilizzare per costruzioni in muratura portante debbono essere tali da evitare rotture
eccessivamente fragili. A tal fine gli elementi debbono possedere i requisiti indicati nel D.M. 14
gennaio 2008 con le seguenti ulteriori indicazioni:
- percentuale volumetrica degli eventuali vuoti non superiore al 45% del volume totale del blocco;
- eventuali setti disposti parallelamente al piano del muro continui e rettilinei; le uniche interruzioni
ammesse sono quelle in corrispondenza dei fori di presa o per l’alloggiamento delle armature;
- resistenza caratteristica a rottura nella direzione portante (fbk), calcolata sull’area al lordo delle
forature, non inferiore a 5 MPa;
- resistenza caratteristica a rottura nella direzione perpendicolare a quella portante ossia nel piano
di sviluppo della parete ( fbk ), calcolata nello stesso modo, non inferiore a 1,5 MPa.
La malta di allettamento per la muratura ordinaria deve avere resistenza media non inferiore a 5
MPa e i giunti verticali debbono essere riempiti con malta. L’utilizzo di materiali o tipologie murarie
aventi caratteristiche diverse rispetto a quanto sopra specificato deve essere autorizzato
preventivamente dal Servizio Tecnico Centrale, su parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Sono ammesse murature realizzate con elementi artificiali o elementi in pietra squadrata.
È consentito utilizzare la muratura di pietra non squadrata o la muratura listata solo nei siti ricadenti
in zona 4.
Prove di accettazione
Oltre a quanto previsto alla lettera A del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, il Direttore dei
Lavori è tenuto a far eseguire ulteriori prove di accettazione sugli elementi per muratura portante
pervenuti in cantiere e sui collegamenti, secondo le metodologie di prova indicate nelle nome
armonizzate della serie UNI EN 771.
Le prove di accettazione su materiali di cui al presente paragrafo sono obbligatorie e devono
essere eseguite e certificate presso un laboratorio di cui all’art. 59 del D.P.R. n. 380/2001.
Criteri di progetto e requisiti geometrici
Le piante delle costruzioni debbono essere quanto più possibile compatte e simmetriche rispetto ai
due assi ortogonali. Le pareti strutturali, al lordo delle aperture, debbono avere continuità in elevazione
fino alla fondazione, evitando pareti in falso. Le strutture costituenti orizzontamenti e coperture non
devono essere spingenti. Eventuali spinte orizzontali, valutate tenendo in conto l’azione sismica,
devono essere assorbite per mezzo di idonei elementi strutturali.
I solai devono assolvere funzione di ripartizione delle azioni orizzontali tra le pareti strutturali,
pertanto devono essere ben collegati ai muri e garantire un adeguato funzionamento a diaframma.
La distanza massima tra due solai successivi non deve essere superiore a 5 m.
La geometria delle pareti resistenti al sisma, deve rispettare i requisiti indicati nel D.M. 14 gennaio
2008.
Malte a prestazione garantita
La malta per muratura portante deve garantire prestazioni adeguate al suo impiego in termini di
durabilità e di prestazioni meccaniche e deve essere conforme alla norma armonizzata UNI EN 998- 2
e, secondo quanto specificato alla lettera A del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, recare la
Marcatura CE, secondo il sistema di attestazione della conformità indicato nella seguente Tabella
11.10.II.
Tabella 11.10.II
Specifica Tecnica Europea di
riferimento
Malta per murature UNI EN 998-2
Uso Previsto
Usi strutturali
Sistema di Attestazione
della Conformità
2+
Per garantire durabilità è necessario che i componenti la miscela non contengano sostanze
organiche o grassi o terrose o argillose. Le calci aeree e le pozzolane devono possedere le
caratteristiche tecniche ed i requisiti previsti dalle vigenti norme
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Le prestazioni meccaniche di una malta sono definite mediante la sua resistenza media a
compressione fm. La categoria di una malta è definita da una sigla costituita dalla lettera M seguita da
un numero che indica la resistenza fm espressa in N/mm2 secondo la Tabella 11.10.III. Per l’impiego in
muratura portante non è ammesso l’impiego di malte con resistenza fm < 2,5 N/mm2.
Tabella 11.10.III - Classi di malte a prestazione garantita
Classe
M 2,5
M5
M 10
M 15
M 20
Resistenza a
2,5
5
10
15
20
compression
e N/mm2
d è una resistenza a compressione maggiore di 25 N/mm2 dichiarata dal produttore
Md
d
Le modalità per la determinazione della resistenza a compressione delle malte sono riportate nella
norma UNI EN 1015-11.
Malte a composizione prescritta.
Le classi di malte a composizione prescritta sono definite in rapporto alla composizione in volume
secondo la tabella seguente
Tabella 11.10.IV - Classi di malte a composizione prescritta
Composizione
Classe
Tipo di
malta
Cemento
Calce aerea
Calce
Sabbia
idraulica
--1
3
M 2,5
Idraulica
1
1--M 2,5
Pozzolanica -1
-2
9
M 2,5
Bastarda
1
-1
5
M5
Bastarda
-1
8
M8
Cementizia 2
--3
M 12
Cementizia 1
Pozzolana
-3
-----
Malte di diverse proporzioni nella composizione, preventivamente sperimentate con le modalità
riportate nella norma UNI EN 1015-11, possono essere ritenute equivalenti a quelle indicate qualora la
loro resistenza media a compressione non risulti inferiore a quanto previsto in tabella 11.10.III.
3.4.5 - Muratura Portante: Elementi Resistenti in Muratura
Elementi artificiali
Per gli elementi resistenti artificiali da impiegare con funzione resistente si applicano le prescrizioni
riportate al 11.10.1 del D.M. 14 gennaio 2008.
Gli elementi resistenti artificiali possono essere dotati di fori in direzione normale al piano di posa
(foratura verticale) oppure in direzione parallela (foratura orizzontale) con caratteristiche di cui al punto
11.10. del D.M. 14 gennaio 2008. Gli elementi possono essere rettificati sulla superficie di posa.
Per l’impiego nelle opere trattate dalla presente norma, gli elementi sono classificati in base alla
percentuale di foratura ϕ ed all’area media della sezione normale di ogni singolo foro f.
I fori sono di regola distribuiti pressoché uniformemente sulla faccia dell’elemento.
La percentuale di foratura è espressa dalla relazione ϕ = 100 F/A dove:
- F è l’area complessiva dei fori passanti e profondi non passanti;
- A è l’area lorda della faccia dell’elemento di muratura delimitata dal suo perimetro.
Nel caso dei blocchi in laterizio estrusi la percentuale di foratura ϕ coincide con la percentuale in
volume dei vuoti come definita dalla norma UNI EN 772-9.
Le Tab. 4.5.Ia-b riportano la classificazione per gli elementi in laterizio e calcestruzzo
rispettivamente.
Tabella 4.5.Ia - Classificazione elementi in laterizio
Elementi
Percentuale di foratura ϕ
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Area f della sezione normale
del foro
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Pieni
Semipieni
Forati
ϕ ≤ 15 %
15 %< ϕ ≤ 45 %
45 %< ϕ ≤ 55 %
f ≤ 9 cm2
f ≤ 12 cm2
f ≤ 15 cm2
Gli elementi possono avere incavi di limitata profondità destinati ad essere riempiti dal letto di
malta.
Elementi di laterizio di area lorda A maggiore di 300 cm2 possono essere dotati di un foro di presa
di area massima pari a 35 cm2, da computare nella percentuale complessiva della foratura, avente lo
scopo di agevolare la presa manuale; per A superiore a 580 cm2 sono ammessi due fori, ciascuno di
area massima pari a 35 cm2, oppure un foro di presa o per l’eventuale alloggiamento della armatura la
cui area non superi 70 cm2.
Tabella 4.5.Ib - Classificazione elementi in calcestruzzo
Area f della sezione normale del foro
Elementi
Percentuale di
foratura ϕ
A > 900 cm2
A ≤ 900 cm2
Pieni
f ≤ 0,10 A
f ≤ 0,15 A
ϕ ≤ 15 %
Semipieni
f ≤ 0,10 A
f ≤ 0,15 A
15 %< ϕ ≤ 45 %
Forati
f ≤ 0,10 A
f ≤ 0,15 A
45 %< ϕ ≤ 55 %
Non sono soggetti a limitazione i fori degli elementi in laterizio e calcestruzzo destinati ad essere
riempiti di calcestruzzo o malta.
Per i valori di adesività malta/elemento resistente si può fare riferimento a indicazioni di normative
di riconosciuta validità.
L’utilizzo di materiali o tipologie murarie diverse rispetto a quanto specificato deve essere
autorizzato preventivamente dal Servizio Tecnico Centrale su parere del Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici sulla base di adeguata sperimentazione, modellazione teorica e modalità di controllo
nella fase produttiva.
Elementi naturali
Gli elementi naturali sono ricavati da materiale lapideo non friabile o sfaldabile, e resistente al gelo;
essi non devono contenere in misura sensibile sostanze solubili, o residui organici e devono essere
integri, senza zone alterate o rimovibili.
Gli elementi devono possedere i requisiti di resistenza meccanica ed adesività alle malte
determinati secondo le modalità descritte nel punto 11.10.3. del D.M. 14 gennaio 2008.
3.4.6 - Muratura Portante: Organizzazione Strutturale
L’edificio a muratura portante deve essere concepito come una struttura tridimensionale.
I sistemi resistenti di pareti di muratura, gli orizzontamenti e le fondazioni devono essere collegati
tra di loro in modo da resistere alle azioni verticali ed orizzontali.
I pannelli murari sono considerati resistenti anche alle azioni orizzontali quando hanno una
lunghezza non inferiore a 0,3 volte l’altezza di interpiano; essi svolgono funzione portante, quando
sono sollecitati prevalentemente da azioni verticali, e svolgono funzione di controvento, quando
sollecitati prevalentemente da azioni orizzontali.
Ai fini di un adeguato comportamento statico e dinamico dell’edificio, tutti le pareti devono
assolvere, per quanto possibile, sia la funzione portante sia la funzione di controventamento.
Gli orizzontamenti sono generalmente solai piani, o con falde inclinate in copertura, che devono
assicurare, per resistenza e rigidezza, la ripartizione delle azioni orizzontali fra i muri di
controventamento.
L’organizzazione dell’intera struttura e l’interazione ed il collegamento tra le sue parti devono
essere tali da assicurare appropriata resistenza e stabilità, ed un comportamento d’insieme
“scatolare”.
Per garantire un comportamento scatolare, muri ed orizzontamenti devono essere opportunamente
collegati fra loro.
Tutte le pareti devono essere collegate al livello dei solai mediante cordoli di piano di calcestruzzo
armato e, tra di loro, mediante ammorsamenti lungo le intersezioni verticali.
I cordoli di piano devono avere adeguata sezione ed armatura.
pag. 118
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Devono inoltre essere previsti opportuni incatenamenti al livello dei solai, aventi lo scopo di
collegare tra loro i muri paralleli della scatola muraria. Tali incatenamenti devono essere realizzati per
mezzo di armature metalliche o altro materiale resistente a trazione, le cui estremità devono essere
efficacemente ancorate ai cordoli.
Per il collegamento nella direzione di tessitura del solaio possono essere omessi gli incatenamenti
quando il collegamento è assicurato dal solaio stesso.
Per il collegamento in direzione normale alla tessitura del solaio, si possono adottare opportuni
accorgimenti che sostituiscano efficacemente gli incatenamenti costituiti da tiranti estranei al solaio.
Il collegamento fra la fondazione e la struttura in elevazione è generalmente realizzato mediante
cordolo in calcestruzzo armato disposto alla base di tutte le murature verticali resistenti. È possibile
realizzare la prima elevazione con pareti di calcestruzzo armato; in tal caso la disposizione delle
fondazioni e delle murature sovrastanti deve essere tale da garantire un adeguato centraggio dei
carichi trasmessi alle pareti della prima elevazione ed alla fondazione.
Lo spessore dei muri portanti non può essere inferiore ai seguenti valori:
- muratura in elementi resistenti artificiali pieni 150 mm;
- muratura in elementi resistenti artificiali semipieni 200 mm;
- muratura in elementi resistenti artificiali forati 240 mm;
- muratura di pietra squadrata 240 mm;
- muratura di pietra listata 400 mm;
- muratura di pietra non squadrata 500 mm.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
3.4.7 - Paramenti per le Murature di Pietrame
Per le facce a vista delle murature di pietrame, secondo gli ordini della Direzione dei Lavori, potrà
essere prescritta la esecuzione delle seguenti speciali lavorazioni:
a) con pietra rasa e teste scoperte (ad opera incerta);
b) a mosaico grezzo;
c) con pietra squadrata a corsi pressoché regolari;
d) con pietra squadrata a corsi regolari.
a) Nel paramento con "pietra rasa e teste scoperte" (ad opera incerta) il pietrame dovrà essere
scelto diligentemente fra il migliore e la sua faccia vista dovrà essere ridotta col martello a
superficie approssimativamente piana; le pareti esterne dei muri dovranno risultare bene
allineate e non presentare rientranze o sporgenze maggiori di 25 mm.
b) Nel paramento a "mosaico grezzo" la faccia vista dei singoli pezzi dovrà essere ridotta col
martello e la grossa punta a superficie perfettamente piana ed a figura poligonale, ed i singoli
pezzi dovranno combaciare fra loro regolarmente, restando vietato l'uso delle scaglie.
In tutto il resto si seguiranno le norme indicate per il paramento a pietra rasa.
c) Nel paramento a "corsi pressoché regolari" il pietrame dovrà essere ridotto a conci piani e
squadrati, sia col martello che con la grossa punta, con le facce di posa parallele fra loro e
quelle di combaciamento normali a quelle di posa. I conci saranno posti in opera a corsi
orizzontali di altezza che può variare da corso a corso, e potrà non essere costante per l'intero
filare. Nelle superfici esterne dei muri saranno tollerate rientranze o sporgenze non maggiori di
15 mm.
d) Nel paramento a "corsi regolari" i conci dovranno essere perfettamente piani e squadrati, con la
faccia vista rettangolare, lavorati a grana ordinaria, essi dovranno avere la stessa altezza per
tutta la lunghezza del medesimo corso, e qualora i vari corsi non avessero eguale altezza,
questa dovrà essere disposta in ordine decrescente dai corsi inferiori ai corsi superiori, con
differenza però fra due corsi successivi non maggiore di 5 cm. La Direzione dei Lavori potrà
anche prescrivere l'altezza dei singoli corsi, ed ove nella stessa superficie di paramento
venissero impiegati conci di pietra da taglio, per rivestimento di alcune parti, i filari di paramento
a corsi regolari dovranno essere in perfetta corrispondenza con quelli della pietra da taglio.
Tanto nel paramento a corsi pressoché regolari, quanto in quello a corsi regolari, non sarà tollerato
l'impiego di scaglie nella faccia esterna; il combaciamento dei corsi dovrà avvenire per almeno un
terzo della loro rientranza nelle facce di posa, e non potrà essere mai minore di 10 cm nei giunti
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
verticali.
La rientranza dei singoli pezzi non sarà mai minore della loro altezza, né inferiore a 25 cm; l'altezza
minima dei corsi non dovrà essere mai minore di 20 cm.
In entrambi i paramenti a corsi, lo sfalsamento di due giunti verticali consecutivi non dovrà essere
minore di 10 cm e le connessure avranno larghezza non maggiore di un centimetro.
Per tutti i tipi di paramento le pietre dovranno mettersi in opera alternativamente di punta in modo
da assicurare il collegamento col nucleo interno della muratura.
Per le murature con malta, quando questa avrà fatto convenientemente presa, le connessure delle
facce di paramento, dovranno essere accuratamente stuccate.
In quanto alle connessure, saranno mantenuti i limiti di larghezza fissati negli articoli precedenti
secondo le diverse categorie di muratura.
Per le volte in pietrame si impiegheranno pietre di forma, per quanto possibile, regolari, aventi i letti
di posa o naturalmente piani o resi grossolanamente tali con la mazza o col martello.
In tutte le specie di paramenti la stuccatura dovrà essere fatta raschiando preventivamente le
connessure fino a conveniente profondità per purgarle dalla malta, dalla polvere, e da qualunque altra
materia estranea, lavandole con acqua abbondante e riempiendo quindi le connessure stesse con
nuova malta della qualità prescritta, curando che questa penetri bene dentro, comprimendola e
lisciandola con apposito ferro, in modo che il contorno dei conci sui fronti del paramento, a lavoro
finito, si disegni nettamente e senza sbavature.
Art. 3.5 - COSTRUZIONI DI ALTRI MATERIALI
Generalità
I materiali non tradizionali o che non trattati nel D.M. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove
norme tecniche per le costruzioni” potranno essere utilizzati per la realizzazione di elementi strutturali
od opere, previa autorizzazione del Servizio Tecnico Centrale su parere del Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici, autorizzazione che riguarderà l’utilizzo del materiale nelle specifiche tipologie
strutturali proposte sulla base di procedure definite dal Servizio Tecnico Centrale.
I materiali ai quali ci si riferisce sono: calcestruzzi di classe di resistenza superiore a C70/85,
calcestruzzi fibrorinforzati, acciai da costruzione non previsti nel punto 4.2 del sopracitato D.M., leghe
di alluminio, leghe di rame, travi tralicciate in acciaio conglobate nel getto di calcestruzzo collaborante,
materiali polimerici fibrorinforzati, pannelli con poliuretano o polistirolo collaborante, materiali murari
non tradizionali, vetro strutturale, materiali diversi dall’acciaio con funzione di armatura da c.a.
Art. 3.6 - COSTRUZIONE DELLE VOLTE
Le volte in genere saranno costruite sopra solide armature, formate secondo le migliori regole, ed
in modo che il manto o tamburo assuma la conformazione assegnata all'intradosso degli archi, volte o
piattabande, salvo a tener conto di quel tanto in più, nel sesto delle centine, che si crederà necessario
a compenso del presumibile abbassamento della volta dopo il disarmo.
E' data facoltà all'Appaltatore di adottare nella formazione delle armature suddette quel sistema
che crederà di sua convenienza, purché presenti la necessaria stabilità e sicurezza, avendo
l'Appaltatore l'intera responsabilità della loro riuscita, con l'obbligo di demolire e rifare a sue spese i
volti che, in seguito al disarmo avessero a deformarsi od a perdere la voluta robustezza.
Ultimata l'armatura e diligentemente preparate le superfici d'imposta delle volte, saranno collocati
in opera i conci di pietra od i mattoni con le connessure disposte nella direzione precisa dei successivi
raggi di curvatura dell'intradosso, curando di far procedere la costruzione gradatamente e di conserva
sui due fianchi. Dovranno inoltre essere sovraccaricate le centine alla chiave per impedirne lo
sfiancamento, impiegando a tale scopo lo stesso materiale destinato alla costruzione della volta.
In quanto alle connessure saranno mantenuti i limiti di larghezza fissati negli articoli precedenti
secondo le diverse categorie di muratura.
Per le volte in pietrame si impiegheranno pietre di forma, per quanto possibile, regolari, aventi i letti
di posa o naturalmente piani o resi grossolanamente tali con la mazza o col martello.
Nelle volte con mattoni di forma ordinaria le connessure non dovranno mai eccedere la larghezza
di 5 mm all'intradosso e di 10 all'estradosso. A tal uopo l'Appaltatore per le volte di piccolo raggio, è
obbligato, senza diritto ad alcun compenso speciale, a tagliare diligentemente i mattoni per renderli
cuneiformi, ovvero a provvedere, pure senza speciale compenso, mattoni speciali lavorati a raggio.
Si avrà la maggiore cura tanto nella scelta dei materiali, quanto nel loro collocamento in opera, e
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
nell'unire con malta gli ultimi filari alla chiave si useranno i migliori metodi suggeriti dall'arte, onde
abbia a risultare un lavoro in ogni parte perfetto. Le imposte degli archi, piattabande e volte, dovranno
essere eseguite contemporaneamente ai muri e dovranno riuscire bene collegate ad essi. La
larghezza delle imposte stesse non dovrà in nessun caso essere inferiore a 20 cm. Occorrendo
impostare volte od archi su piedritti esistenti, si dovranno preparare preventivamente i piani di imposta
mediante i lavori che saranno necessari, e che sono compresi fra gli oneri a carico dell'Appaltatore.
Per le volte oblique, i mattoni debbono essere tagliati sulle teste e disposti seguendo la linea
prescritta.
Nelle murature di mattoni pieni, messi in foglio o di costa murati con cemento a pronta presa per
formazione di volte a botte, a crociera, a padiglione, a vela, ecc., e per volte di scale alla romana,
saranno eseguite tutte le norme e cautele che l'arte specializzata prescrive, in modo da ottenere una
perfetta riuscita dei lavori.
Sulle volte saranno formati i regolari rinfianchi fino al livello dell'estradosso in chiave, con buona
muratura in malta in corrispondenza delle pareti superiori e con calcestruzzo per il resto.
Le sopraindicate volte in foglio dovranno essere rinforzate, ove occorra, da ghiere o fasce della
grossezza di una testa di mattoni, collegate alla volta durante la costruzione.
Per le volte e gli archi di qualsiasi natura l'Appaltatore non procederà al disarmo senza il preventivo
assenso della Direzione dei Lavori. Le centinature saranno abbassate lentamente ed uniformemente
per tutta la larghezza, evitando soprattutto che per una parte il volto rimanga privo di appoggio, mentre
l'altra è sostenuta dall'armatura.
Art. 3.7 - MURATURE E RIEMPIMENTI IN PIETRAME A SECCO - VESPAI
3.7.1 - Murature in Pietrame a Secco
Dovranno essere eseguite con pietre lavorate in modo da avere forma il più possibile regolare,
restando assolutamente escluse quelle di forma rotonda, le pietre saranno collocate in opera in modo
che si colleghino perfettamente fra loro, scegliendo per i paramenti quelle di maggiori dimensioni, non
inferiori a 20 cm di lato, e le più adatte per il miglior combaciamento, onde supplire così con
l'accuratezza della costruzione, alla mancanza di malta. Si eviterà sempre la ricorrenza delle
connessure verticali.
Nell'interno della muratura si farà uso delle scaglie soltanto per appianare i corsi e riempire gli
interstizi tra pietra e pietra.
La muratura in pietrame a secco per muri di sostegno in controriva o comunque isolati sarà sempre
coronata da uno strato di muratura in malta di altezza non minore di 30 cm; a richiesta della Direzione
dei Lavori vi si dovranno eseguire anche regolari fori di drenaggio, regolarmente disposti, anche su più
ordini, per lo scolo delle acque.
3.7.2 - Riempimenti in Pietrame a Secco (per drenaggi, fognature, banchettoni
di consolidamento e simili)
Dovranno essere formati con pietrame da collocarsi in opera a mano su terreno ben costipato, al
fine di evitare cedimenti per effetto dei carichi superiori.
Per drenaggi e fognature si dovranno scegliere le pietre più grosse e regolari e possibilmente a
forma di lastroni quelle da impiegare nella copertura dei sottostanti pozzetti o cunicoli; oppure infine
negli strati inferiori il pietrame di maggiore dimensione, impiegando nell'ultimo strato superiore
pietrame minuto, ghiaia o anche pietrisco per impedire alle terre sovrastanti di penetrare e scendere
otturando così gli interstizi tra le pietre. Sull'ultimo strato di pietrisco si dovranno pigiare
convenientemente le terre, con le quali dovrà completarsi il riempimento dei cavi aperti per la
costruzione di fognature e drenaggi.
3.7.3 - Vespai e Intercapedini
Nei locali in genere i cui pavimenti verrebbero a trovarsi in contatto con il terreno naturale potranno
essere ordinati vespai in pietrame o intercapedini in laterizio. In ogni caso il terreno di sostegno di tali
pag. 121
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
opere dovrà essere debitamente spianato, bagnato e ben battuto per evitare qualsiasi cedimento.
Per i vespai di pietrame si dovrà formare anzitutto in ciascun ambiente una rete di cunicoli di
ventilazione, costituita da canaletti paralleli aventi interasse massimo di 1,50 m; essi dovranno correre
anche lungo tutte le pareti ed essere comunicanti tra loro. Detti canali dovranno avere sezione non
minore di 15 cm x 20 cm di altezza ed un sufficiente sbocco all'aperto, in modo da assicurare il
ricambio dell'aria.
Art. 3.8 - OPERE E STRUTTURE DI CALCESTRUZZO
3.8.1 - Generalità
Impasti di Calcestruzzo
Gli impasti di calcestruzzo dovranno essere eseguiti in conformità di quanto previsto dal D.M. 14
gennaio 2008 e dalle relative norme vigenti.
La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e la consistenza dell'impasto, devono
essere adeguati alla particolare destinazione del getto ed al procedimento di posa in opera del
conglomerato.
Il quantitativo d'acqua deve essere il minimo necessario a consentire una buona lavorabilità del
conglomerato tenendo conto anche dell'acqua contenuta negli inerti.
Partendo dagli elementi già fissati il rapporto acqua-cemento, e quindi il dosaggio del cemento,
dovrà essere scelto in relazione alla resistenza richiesta per il conglomerato.
L'impiego degli additivi dovrà essere subordinato all'accertamento della assenza di ogni pericolo di
aggressività e devono essere conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 934-2.
L’acqua di impasto, ivi compresa l’acqua di riciclo, dovrà essere conforme alla norma UNI EN
1008.
L'impasto deve essere fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei componenti eseguito con modalità
atte a garantire la costanza del proporzionamento previsto in sede di progetto.
Nei calcestruzzi è ammesso l’impiego di aggiunte, in particolare di ceneri volanti, loppe granulate
d’altoforno e fumi di silice, purché non ne vengano modificate negativamente le caratteristiche
prestazionali.
Le ceneri volanti devono soddisfare i requisiti della norma europea armonizzata UNI EN 450-1. Per
quanto riguarda l’impiego si potrà fare utile riferimento ai criteri stabiliti dalle norme UNI EN 206-1 ed
UNI 11104.
I fumi di silice devono soddisfare i requisiti della norma europea armonizzata UNI EN 13263-1.
Per i calcestruzzi preconfezionati si fa riferimento alla norma UNI EN 206-1.
Controlli sul Calcestruzzo
Per i controlli sul calcestruzzo ci si atterrà a quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008.
Il calcestruzzo viene individuato tramite la resistenza caratteristica a compressione secondo
quanto specificato nel suddetto D.M.
La resistenza caratteristica del calcestruzzo dovrà essere non inferiore a quella richiesta dal
progetto.
Il controllo di qualità del calcestruzzo si articola nelle seguenti fasi:
- Valutazione preliminare della resistenza;
- Controllo di produzione
- Controllo di accettazione
- Prove complementari
Le prove di accettazione e le eventuali prove complementari, sono eseguite e certificate dai
laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R. n. 380/2001.
La qualità del calcestruzzo, è controllata dal Direttore dei Lavori, secondo le procedure di cui al
punto 11.2.5. del D.M. 14 gennaio 2008.
Resistenza al Fuoco
Le verifiche di resistenza al fuoco potranno eseguirsi con riferimento a UNI EN 1992-1-2.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3.8.2 - Norme per il Cemento Armato Normale
Nella esecuzione delle opere di cemento armato normale l'Appaltatore dovrà attenersi a quanto
contenuto nel D.P.R. 380/2001 e s.m.i., nelle norme tecniche del D.M. 14 gennaio 2008 e nella
relativa normativa vigente.
Armatura delle travi
Negli appoggi di estremità all’intradosso deve essere disposta un’armatura efficacemente
ancorata, calcolata per uno sforzo di trazione pari al taglio.
Almeno il 50% dell’armatura necessaria per il taglio deve essere costituita da staffe.
Armatura dei pilastri
Nel caso di elementi sottoposti a prevalente sforzo normale, le barre parallele all’asse devono
avere diametro maggiore od uguale a 12 mm e non potranno avere interassi maggiori di 300 mm.
Le armature trasversali devono essere poste ad interasse non maggiore di 12 volte il diametro
minimo delle barre impiegate per l’armatura longitudinale, con un massimo di 250 mm. Il diametro
delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di ¼ del diametro massimo delle barre longitudinali.
Copriferro e interferro
L’armatura resistente deve essere protetta da un adeguato ricoprimento di calcestruzzo.
Al fine della protezione delle armature dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruzzo
(copriferro) deve essere dimensionato in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità
delle armature alla corrosione, tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature.
Per consentire un omogeneo getto del calcestruzzo, il copriferro e l’interferro delle armature
devono essere rapportati alla dimensione massima degli inerti impiegati.
Il copriferro e l’interferro delle armature devono essere dimensionati anche con riferimento al
necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il calcestruzzo.
Ancoraggio delle barre e loro giunzioni
Le armature longitudinali devono essere interrotte ovvero sovrapposte preferibilmente nelle zone
compresse o di minore sollecitazione.
La continuità fra le barre può effettuarsi mediante:
- sovrapposizione, calcolata in modo da assicurare l’ancoraggio di ciascuna barra. In ogni caso la
lunghezza di sovrapposizione nel tratto rettilineo deve essere non minore di 20 volte il diametro
della barra. La distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 4 volte il
diametro;
- saldature, eseguite in conformità alle norme in vigore sulle saldature. Devono essere accertate la
saldabilità degli acciai che vengono impiegati, nonché la compatibilità fra metallo e metallo di
apporto nelle posizioni o condizioni operative previste nel progetto esecutivo;
- giunzioni meccaniche per barre di armatura. Tali tipi di giunzioni devono essere preventivamente
validati mediante prove sperimentali.
Per barre di diametro Ø >32 mm occorrerà adottare particolari cautele negli ancoraggi e nelle
sovrapposizioni.
Tutti i progetti devono contenere la descrizione delle specifiche di esecuzione in funzione della
particolarità dell’opera, del clima, della tecnologia costruttiva.
In particolare il documento progettuale deve contenere la descrizione dettagliata delle cautele da
adottare per gli impasti, per la maturazione dei getti, per il disarmo e per la messa in opera degli
elementi strutturali. Si potrà a tal fine fare utile riferimento alla norma UNI EN 13670-1 “Esecuzione di
strutture in calcestruzzo – Requisiti comuni”.
3.8.3 - Norme Ulteriori per il Cemento Armato Precompresso
Nella esecuzione delle opere di cemento armato precompresso l'Appaltatore dovrà attenersi a
quanto contenuto nel D.P.R. 380/2001 e s.m.i., nelle norme tecniche del D.M. 14 gennaio 2008 e nella
relativa normativa vigente.
I sistemi di precompressione con armature, possono essere a cavi scorrevoli ancorati alle
estremità (sistemi post-tesi) o a cavi aderenti (sistemi pre-tesi).
La condizione di carico conseguente alla precompressione si combinerà con le altre (peso proprio,
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
carichi permanenti e variabili ) al fine di avere le più sfavorevoli condizioni di sollecitazione.
Nel caso della post-tensione, se le armature di precompressione non sono rese aderenti al
conglomerato cementizio dopo la tesatura mediante opportune iniezioni di malta all’interno delle
guaine (cavi non aderenti), si deve tenere conto delle conseguenze dello scorrimento relativo acciaiocalcestruzzo.
Le presenti norme non danno indicazioni su come trattare i casi di precompressione a cavi non
aderenti per i quali si potrà fare riferimento ad UNI EN 1992-1-1.
Nel caso sia prevista la parzializzazione delle sezioni nelle condizioni di esercizio, particolare
attenzione deve essere posta alla resistenza a fatica dell’acciaio in presenza di sollecitazioni ripetute.
Esecuzione delle opere in calcestruzzo armato precompresso
L’armatura resistente deve essere protetta da un adeguato ricoprimento di calcestruzzo.
Al fine della protezione delle armature dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruzzo
(copriferro) deve essere dimensionato in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità
delle armature alla corrosione, tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature.
Per consentire un omogeneo getto del calcestruzzo, il copriferro e l’interferro delle armature
devono essere rapportati alla dimensione massima degli inerti impiegati.
Il copriferro e l’interferro delle armature devono essere dimensionati anche con riferimento al
necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il calcestruzzo.
Nel caso di armature pre-tese, nella testata i trefoli devono essere ricoperti con adeguato materiale
protettivo, o con getto in opera.
Nel caso di armature post-tese, gli apparecchi d’ancoraggio della testata devono essere protetti in
modo analogo.
All’atto della messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente lo sforzo applicato e
l’allungamento conseguito.
La distanza minima netta tra le guaine deve essere commisurata sia alla massima dimensione
dell’aggregato impiegato sia al diametro delle guaine stesse in relazione rispettivamente ad un
omogeneo getto del calcestruzzo fresco ed al necessario sviluppo delle tensioni di aderenza con il
calcestruzzo.
I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, le letture ai manometri e gli allungamenti misurati,
vanno registrati in apposite tabelle e confrontate con le tensioni iniziali delle armature e gli
allungamenti teorici previsti in progetto.
La protezione dei cavi scorrevoli va eseguita mediante l’iniezione di adeguati materiali atti a
prevenire la corrosione ed a fornire la richiesta aderenza.
Per la buona esecuzione delle iniezioni è necessario che le stesse vengano eseguite secondo
apposite procedure di controllo della qualità.
3.8.4 - Responsabilità per le Opere in Calcestruzzo Armato e Calcestruzzo
Armato Precompresso
Nell'esecuzione delle opere in cemento armato normale e precompresso l'Appaltatore dovrà
attenersi strettamente a tutte le disposizioni contenute nel D.P.R. 380/2001 e s.m.i., e nelle norme
tecniche vigenti (UNI EN 1991-1-6).
Nelle zone sismiche valgono le norme tecniche emanate in forza del D.P.R. 380/2001 e s.m.i., e
del D.M. 14 gennaio 2008.
Tutti i lavori di cemento armato facenti parte dell'opera appaltata, saranno eseguiti in base ai calcoli
di stabilità accompagnati da disegni esecutivi e da una relazione, che dovranno essere redatti e firmati
da un tecnico abilitato iscritto all'Albo, e che l'Appaltatore dovrà presentare alla Direzione dei Lavori
entro il termine che gli verrà prescritto, attenendosi agli schemi e disegni facenti parte del progetto ed
allegati al contratto o alle norme che gli verranno impartite, a sua richiesta, all'atto della consegna dei
lavori.
L'esame e verifica da parte della Direzione dei Lavori dei progetti delle varie strutture in cemento
armato non esonera in alcun modo l'Appaltatore e il progettista delle strutture dalle responsabilità loro
derivanti per legge e per le precise pattuizioni del contratto.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3.8.5 - Calcestruzzo di Aggregati Leggeri
Nella esecuzione delle opere in cui sono utilizzati calcestruzzi di aggregati leggeri minerali,
artificiali o naturali, con esclusione dei calcestruzzi aerati, l'Appaltatore dovrà attenersi a quanto
contenuto nel D.P.R. 380/2001 e s.m.i., nelle norme tecniche del D.M. 14 gennaio 2008 e nella
relativa normativa vigente.
Per le classi di densità e di resistenza normalizzate può farsi utile riferimento a quanto riportato
nella norma UNI EN 206-1.
Valgono le specifiche prescrizioni sul controllo della qualità date nei punti 4.1 e 11.1. del D.M. 14
gennaio 2008.
Art. 3.9 - STRUTTURE PREFABBRICATE DI CALCESTRUZZO ARMATO E
PRECOMPRESSO
3.9.1 - Generalità
Con struttura prefabbricata si intendono i componenti prodotti in stabilimenti permanenti o in
impianti temporanei allestiti per uno specifico cantiere, ovvero realizzati a pié d’opera.
La progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni prefabbricate sono disciplinate dalle
norme contenute D.M. 14 gennaio 2008, nonché nella Circolare 2 febbraio 2009, n. 617 - Istruzioni per
l'applicazione delle «Nuove norme tecniche per le costruzioni» di cui al decreto ministeriale 14
gennaio 2008. Componenti di serie devono intendersi unicamente quelli prodotti in stabilimenti
permanenti, con tecnologia ripetitiva e processi industrializzati, in tipologie predefinite per campi
dimensionali e tipi di armature.
Di produzione occasionale si intendono i componenti prodotti senza il presupposto della ripetitività
tipologica. Il componente deve garantire i livelli di sicurezza e prestazione sia come componente
singolo, nelle fasi transitorie di sformatura, movimentazione, stoccaggio, trasporto e montaggio, sia
come elemento di un più complesso organismo strutturale una volta installato in opera.
I componenti in possesso di attestato di conformità secondo una specifica tecnica europea
elaborata ai sensi della direttiva 89/106/CEE (marcatura CE) ed i cui riferimenti sono pubblicati sulla
Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea sono intesi aver con ciò assolto ogni requisito procedurale di
cui al deposito ai sensi dell’art. 9 della legge 05 novembre 1972, n. 1086 e alla certificazione di
idoneità di cui agli artt. 1 e 7 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. Resta l’obbligo del deposito della
documentazione tecnica presso l’ufficio regionale competente ai sensi della vigente legislazione in
materia.
Nel caso di prodotti coperti da marcatura CE, devono essere comunque rispettati, laddove
applicabili, i punti 11.8.2, 11.8.3.4 e 11.8.5 del D.M. 14 gennaio 2008.
Comunque per i controlli sui componenti prefabbricati in c.a. e c.a.p. ci si atterrà a quanto previsto
nel punto 11.8 del D.M. 14 gennaio 2008.
3.9.2 - Prodotti Prefabbricati non Soggetti a Marcatura CE
Per gli elementi strutturali prefabbricati qui disciplinati, quando non soggetti ad attestato di
conformità secondo una specifica tecnica elaborata ai sensi della Direttiva 89/106/CEE (marcatura
CE) e i cui riferimenti sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, sono previste due
categorie di produzione:
- serie dichiarata
- serie controllata
I componenti per i quali non sia applicabile la marcatura CE, ai sensi del D.P.R. 246/93 di
recepimento della Direttiva 89/106/CEE, devono essere realizzati attraverso processi sottoposti ad un
sistema di controllo della produzione ed i produttori di componenti occasionali, in serie dichiarata ed in
serie controllata, devono altresì provvedere alla preventiva qualificazione del sistema di produzione,
con le modalità indicate nel punto 11.8 del D.M. 14 gennaio 2008.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3.9.3 - Responsabilità e Competenze
Il Progettista e il Direttore tecnico dello stabilimento di prefabbricazione, ciascuno per le proprie
competenze, sono responsabili della capacità portante e della sicurezza del componente, sia
incorporato nell’opera, sia durante le fasi di trasporto fino a piè d’opera.
È responsabilità del progettista e del Direttore dei lavori del complesso strutturale di cui l’elemento
fa parte, ciascuno per le proprie competenze, la verifica del componente durante il montaggio, la
messa in opera e l’uso dell’insieme strutturale realizzato.
I componenti prodotti negli stabilimenti permanenti devono essere realizzati sotto la responsabilità
di un Direttore tecnico dello stabilimento, dotato di adeguata abilitazione professionale, che assume le
responsabilità proprie del Direttore dei lavori.
I componenti di produzione occasionale devono inoltre essere realizzati sotto la vigilanza del
Direttore dei lavori dell’opera di destinazione.
3.9.4 - Posa in Opera
Nella fase di posa e regolazione degli elementi prefabbricati si devono adottare gli accorgimenti
necessari per ridurre le sollecitazioni di natura dinamica conseguenti al movimento degli elementi e
per evitare forti concentrazioni di sforzo.
I dispostivi di regolazione devono consentire il rispetto delle tolleranze previste nel progetto,
tenendo conto sia di quelle di produzione degli elementi prefabbricati, sia di quelle di esecuzione della
unione.
Gli eventuali dispositivi di vincolo impiegati durante la posa se lasciati definitivamente in sito non
devono alterare il corretto funzionamento dell'unione realizzata e comunque generare concentrazioni
di sforzo.
3.9.5 - Appoggi
Per i componenti appoggiati in via definitiva, particolare attenzione va posta alla posizione e
dimensione dell’apparecchio d’appoggio, sia rispetto alla geometria dell’elemento di sostegno, sia
rispetto alla sezione terminale dell’elemento portato, tenendo nel dovuto conto le tolleranze
dimensionali e di montaggio e le deformazioni per fenomeni reologici e/o termici.
I vincoli provvisori o definitivi devono essere progettati con particolare attenzione e, se necessario,
validati attraverso prove sperimentali.
Gli appoggi scorrevoli devono essere dimensionati in modo da consentire gli spostamenti relativi
previsti senza perdita della capacità portante.
3.9.6 - Realizzazione delle Unioni
Le unioni devono avere resistenza e deformabilità coerenti con le ipotesi progettuali.
3.9.7 - Tolleranze
Il progetto deve indicare le tolleranze minime di produzione che dovrà rispettare il componente. Il
componente che non rispetta tali tolleranze, sarà giudicato non conforme e quindi potrà essere
consegnato in cantiere per l’utilizzo nella costruzione solo dopo preventiva accettazione da parte del
Direttore dei lavori.
Il progetto dell’opera deve altresì tener conto delle tolleranze di produzione, tracciamento e
montaggio assicurando un coerente funzionamento del complesso strutturale.
Il montaggio dei componenti ed il completamento dell’opera devono essere conformi alle previsioni
di progetto. Nel caso si verificassero delle non conformità, queste devono essere analizzate dal
Direttore dei lavori nei riguardi delle eventuali necessarie misure correttive.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3.9.8 - Montaggio
Nel rispetto delle vigenti norme antinfortunistiche, i mezzi di sollevamento dovranno essere
proporzionati per la massima prestazione prevista nel programma di montaggio; inoltre, nella fase di
messa in opera dell'elemento prefabbricato fino al contatto con gli appoggi, i mezzi devono avere
velocità di posa commisurata con le caratteristiche del piano di appoggio e con quella dell'elemento
stesso. La velocità di discesa deve essere tale da poter considerare non influenti le forze dinamiche di
urto.
Gli elementi vanno posizionati come e dove indicato in progetto.
In presenza di getti integrativi eseguiti in opera, che concorrono alla stabilità della struttura anche
nelle fasi intermedie, il programma di montaggio sarà condizionato dai tempi di maturazione richiesti
per questi, secondo le prescrizioni di progetto.
L'elemento può essere svincolato dall'apparecchiatura di posa solo dopo che è stata assicurata la
sua stabilità.
L'elemento deve essere stabile di fronte all'azione del:
peso proprio;
vento;
azioni di successive operazioni di montaggio;
azioni orizzontali convenzionali.
L'attrezzatura impiegata per garantire la stabilità nella fase transitoria che precede il definitivo
completamento dell'opera deve essere munita di apparecchiature, ove necessarie, per consentire, in
condizioni di sicurezza, le operazioni di registrazione dell'elemento (piccoli spostamenti delle tre
coordinate, piccole rotazioni, ecc.) e, dopo il fissaggio definitivo degli elementi, le operazioni di
recupero dell'attrezzatura stessa, senza provocare danni agli elementi stessi.
Deve essere previsto nel progetto un ordine di montaggio tale da evitare che si determinino
strutture temporaneamente labili o instabili nel loro insieme.
La corrispondenza dei manufatti al progetto sotto tutti gli aspetti rilevabili al montaggio (forme,
dimensioni e relative tolleranze) sarà verificata dalla Direzione dei Lavori, che escluderà l'impiego di
manufatti non rispondenti.
3.9.9 - Controllo e Accettazione
Per i controlli sulle strutture prefabbricate di calcestruzzo armato e precompresso ci si atterrà a
quanto previsto dal D.M. 14 gennaio 2008.
Le prove di accettazione e le eventuali prove complementari, sono eseguite e certificate dai
laboratori di cui all’art. 59 del D.P.R. n. 380/2001.
La qualità del calcestruzzo, è controllata dal Direttore dei Lavori, secondo le procedure di cui al
punto 11.8. del D.M. 14 gennaio 2008.
Art. 3.10 - COMPONENTI PREFABBRICATI IN C.A. E C.A.P.
3.10.1 - Generalità
A tutti gli elementi prefabbricati dotati di marcatura CE si applica quanto riportato nella lettera A
oppure C del punto 11.1. del D.M. 14 gennaio 2008. In tali casi, inoltre, si considerano assolti i requisiti
procedurali di cui al deposito ai sensi dell’art. 9 della legge 05 novembre 1972, n. 1086 e alla
certificazione di idoneità di cui agli artt. 1 e 7 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. Resta comunque
l’obbligo del deposito del progetto presso il competente ufficio regionale.
3.10.2 - Documenti di Accompagnamento
Il Direttore dei Lavori è tenuto a rifiutare le eventuali forniture non conformi a quanto previsto dalle
norme tecniche vigenti.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Oltre a quanto previsto nei punti applicabili del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, ogni
fornitura in cantiere di elementi costruttivi prefabbricati, sia di serie che occasionali, dovrà essere
accompagnata da apposite istruzioni nelle quali vengono indicate le procedure relative alle operazioni
di trasporto e montaggio degli elementi prefabbricati, ai sensi dell’art. 58 del D.P.R. n. 380/2001, da
consegnare al Direttore dei Lavori dell’opera in cui detti elementi costruttivi vengono inseriti, che ne
curerà la conservazione.
Tali istruzioni dovranno almeno comprendere, di regola:
a) i disegni d’assieme che indichino la posizione e le connessioni degli elementi nel complesso
dell’opera, compreso l’elenco degli elementi forniti con relativi contrassegni;
b) apposita relazione sulle caratteristiche dei materiali richiesti per le unioni e le eventuali opere di
completamento;
c) le istruzioni di montaggio con i necessari dati per la movimentazione, la posa e la regolazione
dei manufatti;
d) elaborati contenenti istruzioni per il corretto impiego e la manutenzione dei manufatti. Tali
elaborati dovranno essere consegnati dal Direttore dei Lavori al Committente, a conclusione
dell’opera;
e) per elementi di serie qualificati, certificato di origine firmato dal produttore, il quale con ciò
assume per i manufatti stessi le responsabilità che la legge attribuisce al costruttore, e dal
Direttore Tecnico responsabile della produzione. Il certificato, che deve garantire la rispondenza
del manufatto alle caratteristiche di cui alla documentazione depositata presso il Servizio
Tecnico Centrale, deve riportare il nominativo del progettista e copia dell’attestato di
qualificazione rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale;
f) documentazione, fornita quando disponibile, attestante i risultati delle prove a compressione
effettuate in stabilimento su cubi di calcestruzzo (ovvero estratto del Registro di produzione) e
copia dei certificati relativi alle prove effettuate da un laboratorio incaricato ai sensi dell’art. 59
del D.P.R. n. 380/2001; tali documenti devono essere relativi al periodo di produzione dei
manufatti.
Copia del certificato d’origine dovrà essere allegato alla relazione del Direttore dei Lavori di cui all’art.
65 del D.P.R. n. 380/2001.
Prima di procedere all’accettazione dei manufatti, il Direttore dei Lavori deve verificare che essi
siano effettivamente contrassegnati, come prescritto dal punto 11.8.3.4 del succitato D.M.
Il produttore di elementi prefabbricati deve altresì fornire al Direttore dei Lavori, e questi al
Committente, gli elaborati (disegni, particolari costruttivi, ecc.) firmati dal Progettista e dal Direttore
Tecnico della produzione, secondo le rispettive competenze, contenenti istruzioni per il corretto
impiego dei singoli manufatti, esplicitando in particolare:
g) destinazione del prodotto;
h) requisiti fisici rilevanti in relazione alla destinazione;
i) prestazioni statiche per manufatti di tipo strutturale;
j) prescrizioni per le operazioni integrative o di manutenzione, necessarie per conferire o
mantenere nel tempo le prestazioni e i requisiti dichiarati;
k) tolleranze dimensionali nel caso di fornitura di componenti.
Nella documentazione di cui sopra il progettista deve indicare espressamente:
- le caratteristiche meccaniche delle sezioni, i valori delle coazioni impresse, i momenti di servizio,
gli sforzi di taglio massimo, i valori dei carichi di esercizio e loro distribuzioni, il tipo di materiale
protettivo contro la corrosione per gli apparecchi metallici di ancoraggio, dimensioni e
caratteristiche dei cuscinetti di appoggio, indicazioni per il loro corretto impiego;
- se la sezione di un manufatto resistente deve essere completata in opera con getto integrativo, la
resistenza richiesta;
la possibilità di impiego in ambiente aggressivo e le eventuali variazioni di prestazioni che ne
conseguono.
Art. 3.11 - SOLAI
3.11.1 - Generalità
Le coperture degli ambienti e dei vani e le suddivisioni orizzontali tra gli stessi potranno essere
eseguite a seconda delle indicazioni di progetto, con solai di uno dei tipi descritti negli articoli
successivi.
I solai di partizione orizzontale (interpiano) e quelli di copertura dovranno essere previsti per
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
sopportare, a seconda della destinazione prevista per i locali relativi, i carichi comprensivi degli effetti
dinamici ordinari, previsto nel D.M. 14 gennaio 2008 "Approvazione delle nuove norme tecniche per le
costruzioni" e integrato dalla Circolare del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, 2 febbraio 2009,
n.617.
L'Appaltatore dovrà provvedere ad assicurare solidamente alla faccia inferiore di tutti i solai ganci
di ferro appendilumi nel numero, forma e posizione che, a sua richiesta sarà precisato dalla Direzione
dei Lavori.
3.11.2 - Solai su Travi e Travetti di Legno
Le travi principali di legno avranno le dimensioni e le distanze che saranno indicate in relazione alla
luce ed al sovraccarico.
I travetti (secondari) saranno collocati alla distanza, fra asse e asse, corrispondente alla lunghezza
delle tavelle che devono essere collocate su di essi e sull'estradosso delle tavelle deve essere disteso
uno strato di calcestruzzo magro di calce idraulica formato con ghiaietto fino o altro materiale inerte.
3.11.3 - Solai su Travi di Ferro a Doppio T (putrelle) con Voltine di Mattoni (pieni
o forati) o con Elementi Laterizi Interposti
Questi solai saranno composti dalle travi, dai copriferri, dalle voltine di mattoni (pieni o forati) o dai
tavelloni o dalle volterrane ed infine dal riempimento.
Le travi saranno delle dimensioni previste nel progetto o collocate alla distanza prescritta; in ogni
caso tale distanza non sarà superiore ad 1 m. Prima del loro collocamento in opera dovranno essere
protette con trattamento anticorrosivo e forate per l'applicazione delle chiavi, dei tiranti e dei tondini di
armatura delle piattabande.
Le chiavi saranno applicate agli estremi delle travi alternativamente (e cioè una con le chiavi e la
successiva senza), ed i tiranti trasversali, per le travi lunghe più di 5 m, a distanza non maggiore di
2,50 m.
Le voltine di mattoni pieni o forati saranno eseguite ad una testa in malta comune od in foglio con
malta di cemento a rapida presa, con una freccia variabile fra cinque e dieci centimetri.
Quando la freccia è superiore ai 5 cm dovranno intercalarsi fra i mattoni delle voltine delle grappe
di ferro per meglio assicurare l'aderenza della malta di riempimento dell'intradosso.
I tavelloni e le volterrane saranno appoggiati alle travi con l'interposizione di copriferri.
Le voltine di mattoni, le volterrane ed i tavelloni, saranno poi ricoperti sino all'altezza dell'ala
superiore della trave e dell'estradosso delle voltine e volterrane, se più alto, con scoria leggera di
fornace o pietra pomice o altri inerti leggeri impastati con malta magra fino ad intasamento completo.
Quando la faccia inferiore dei tavelloni o volterrane debba essere intonacata sarà opportuno
applicarvi preventivamente uno strato di malta cementizia ad evitare eventuali distacchi dall'intonaco
stesso.
3.11.4 - Solai di Cemento Armato - Misti - Prefabbricati: Generalità e Classificazione
Nei successivi punti sono trattati i solai realizzati esclusivamente in calcestruzzo armato o
calcestruzzo armato precompresso o misti in calcestruzzo armato precompresso e blocchi in laterizio
od in altri materiali.
Vengono considerati sia i solai eseguiti in opera che quelli formati dall'associazione di elementi
prefabbricati.
Per tutti i solai valgono le prescrizioni già date per le opere in calcestruzzo armato e calcestruzzo
armato precompresso, ed in particolare valgono le prescrizioni contenute nel D.M. 14 gennaio 2008
“Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni” integrato dalla Circolare del Ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti, 2 febbraio 2009, n. 617.
I solai di calcestruzzo armato o misti sono così classificati:
1)
solai con getto pieno: di calcestruzzo armato o di calcestruzzo armato precompresso;
2)
solai misti di calcestruzzo armato o calcestruzzo armato precompresso e blocchi interposti di
alleggerimento collaboranti e non, di laterizio od altro materiale;
3)
solai realizzati dall'associazione di elementi di calcestruzzo armato o calcestruzzo armato
precompresso prefabbricati con unioni e/o getti di completamento.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Per i solai del tipo 1) valgono integralmente le prescrizioni dell'articolo "Opere e Strutture di
Calcestruzzo". I solai del tipo 2) e 3) sono soggetti anche alle norme complementari riportate nei
successivi punti.
Solai Misti di C.A. e C.A.P. e Blocchi Forati in Laterizio
a) Nei solai misti in calcestruzzo armato normale e precompresso e blocchi forati in laterizio, i blocchi
in laterizio hanno funzione di alleggerimento e di aumento della rigidezza flessionale del solaio.
Essi si suddividono in:
1)
blocchi collaboranti
2)
blocchi non collaboranti.
Nel caso di blocchi non collaboranti la resistenza allo stato limite ultimo è affidata al calcestruzzo
ed alle armature ordinarie e/o di precompressione.
Nel caso di blocchi collaboranti questi partecipano alla resistenza in modo solidale con gli altri
materiali.
I blocchi di cui al punto 2), devono essere conformati in modo che, nel solaio in opera sia
assicurata con continuità la trasmissione degli sforzi dall'uno all'altro elemento.
Nel caso si richieda al laterizio il concorso alla resistenza agli sforzi tangenziali, si devono usare
elementi monoblocco disposti in modo che nelle file adiacenti, comprendenti una nervatura di
conglomerato, i giunti risultino sfalsati tra loro. In ogni caso, ove sia prevista una soletta di
conglomerato staticamente integrativa di altra di laterizio, quest'ultima deve avere forma e finitura
tali da assicurare la solidarietà ai fini della trasmissione degli sforzi tangenziali.
Per entrambe le categorie il profilo dei blocchi delimitante la nervatura di conglomerato da gettarsi
in opera non deve presentare risvolti che ostacolino il deflusso di calcestruzzo e restringano la
sezione delle nervature stesse.
Si devono adottare forme semplici, caratterizzate da setti rettilinei ed allineati, particolarmente in
direzione orizzontale, con setti con rapporto spessore/lunghezza il più possibile uniforme.
b) Protezione delle armature.
Nei solai, la cui armatura è collocata entro scanalature, qualunque superficie metallica deve
risultare conformata in ogni direzione da uno spessore minimo di 5 mm di malta cementizia.
Per quanto attiene la distribuzione delle armature: trasversali, longitudinali, per taglio, si fa
riferimento alle citate norme contenute nel D.M. 14 gennaio 2008.
In fase di esecuzione, prima di procedere ai getti, i laterizi devono essere convenientemente
bagnati.
Gli elementi con rilevanti difetti di origine o danneggiati durante la movimentazione dovranno
essere eliminati.
c) Conglomerati per i getti in opera.
Si dovrà studiare la composizione del getto in modo da evitare rischi di segregazione o la
formazione di nidi di ghiaia e per ridurre l'entità delle deformazioni differite.
Il diametro massimo degli inerti impiegati non dovrà superare 1/5 dello spessore minimo delle
nervature né la distanza netta minima tra le armature.
Il getto deve essere costipato in modo da garantire l'avvolgimento delle armature e l'aderenza sia
con i blocchi sia con eventuali altri elementi prefabbricati.
Solai Misti di C.A. e C.A.P. e Blocchi Diversi dal Laterizio
Possono utilizzarsi per realizzare i solai misti di calcestruzzo armato e calcestruzzo armato
precompresso anche blocchi diversi dal laterizio, con sola funzione di alleggerimento.
I blocchi in calcestruzzo leggero di argilla espansa, calcestruzzo normale sagomato, polistirolo,
materie plastiche, elementi organici mineralizzati ecc., devono essere dimensionalmente stabili e non
fragili, e capaci di seguire le deformazioni del solaio.
Il materiale dei blocchi deve essere stabile dimensionalmente.
a) Ai fini statici si distinguono due categorie di blocchi per solai:
a1) blocchi collaboranti;
a2) blocchi non collaboranti.
- Blocchi collaboranti.
Devono essere totalmente compatibili con il conglomerato con cui collaborano sulla base di dati
e caratteristiche dichiarate dal produttore e verificate dalla Direzione dei Lavori. Devono
soddisfare a tutte le caratteristiche fissate per i blocchi di laterizio della categoria a2).
- Blocchi non collaboranti.
Solai con blocchi non collaboranti richiedono necessariamente una soletta di ripartizione, dello
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
spessore minimo di 4 cm, armata opportunamente e dimensionata per la flessione trasversale.
Il profilo e le dimensioni dei blocchi devono essere tali da soddisfare le prescrizioni dimensionali
imposte per i blocchi di laterizio non collaboranti.
b) Spessori minimi.
Per tutti i solai, così come per i componenti collaboranti, lo spessore delle singole parti di
calcestruzzo contenenti armature di acciaio non potrà essere minore di 4 cm.
Solai Prefabbricati
Tutti gli elementi prefabbricati di calcestruzzo armato e calcestruzzo armato precompresso
destinati alla formazione di solai privi di armatura resistente al taglio o con spessori, anche locali,
inferiori ai 4 cm, devono essere prodotti in serie controllata. Tale prescrizione è obbligatoria anche per
tutti gli elementi realizzati con calcestruzzo di inerte leggero o calcestruzzo speciale.
Solai Realizzati con l’Associazione di Componenti Prefabbricati in C.A. e C.A.P.
I componenti di questi tipi di solai devono rispettare le norme di cui al D.M. 14 gennaio 2008.
Inoltre relativamente allo stato limite di deformazione, devono essere tenute presenti le seguenti
norme complementari.
I componenti devono essere provvisti di opportuni dispositivi e magisteri che assicurino la
congruenza delle deformazioni tra i componenti stessi accostati, sia per i carichi ripartiti che per quelli
concentrati. In assenza di soletta collaborante armata o in difformità rispetto alle prescrizioni delle
specifiche norme tecniche europee, l’efficacia di tali dispositivi deve essere certificata mediante prove
sperimentali.
Quando si voglia realizzare una ridistribuzione trasversale dei carichi è necessario che il solaio
così composto abbia dei componenti strutturali ortogonali alla direzione dell’elemento resistente
principale.
Qualora il componente venga integrato da un getto di completamento all’estradosso, questo deve
avere uno spessore non inferiore a 40 mm ed essere dotato di una armatura di ripartizione a maglia
incrociata e si deve verificare la trasmissione delle azioni di taglio fra elementi prefabbricati e getto di
completamento, tenuto conto degli stati di coazione che si creano per le diverse caratteristiche
reologiche dei calcestruzzi, del componente e dei getti di completamento.
Art. 3.12 - STRUTTURE IN ACCIAIO
3.12.1 - Generalità
Le strutture di acciaio dovranno essere progettate e costruite tenendo conto di quanto disposto dal
D.P.R. 380/2001 e s.m.i., dal D.M. 14 gennaio 2008, dalle circolari e relative norme vigenti.
I materiali e i prodotti devono rispondere ai requisiti indicati nel punto 11.3. del D.M. 14 gennaio
2008.
L'Appaltatore sarà tenuto a presentare in tempo utile, prima dell'approvvigionamento dei materiali,
all'esame ed all'approvazione della Direzione dei Lavori:
a) gli elaborati progettuali esecutivi di cantiere, comprensivi dei disegni esecutivi di officina, sui
quali dovranno essere riportate anche le distinte da cui risultino: numero, qualità, dimensioni,
grado di finitura e peso teorici di ciascun elemento costituente la struttura, nonché la qualità
degli acciai da impiegare;
b) tutte le indicazioni necessarie alla corretta impostazione delle strutture metalliche sulle opere di
fondazione.
I suddetti elaborati dovranno essere redatti a cura e spese dell'Appaltatore.
Per tutte le strutture delle nuove scale di progetto ci si atterrà a quanto negli elaborati
progettuali. Prima della realizzazione delle stesse occorrerà verificare le dimensioni dei vani
interessati e come risultanti dagli interventi posti in essere apportando, se necessario e come
onere a carico dell’Appaltatore, le variazioni del caso agli esecutivi per la rispondenza, delle
strutture delle scale, alle dimensioni riscontrate.
pag. 131
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Requisiti per la Progettazione e l'Esecuzione
Spessori limite
È vietato l’uso di profilati con spessore t < 4 mm .
Una deroga a tale norma, fino ad uno spessore t = 3mm, è consentita per opere sicuramente
protette contro la corrosione, quali per esempio tubi chiusi alle estremità e profili zincati, od opere non
esposte agli agenti atmosferici.
Le limitazioni di cui sopra non riguardano elementi e profili sagomati a freddo.
Acciaio incrudito
È proibito l’impiego di acciaio incrudito in ogni caso in cui si preveda la plasticizzazione del
materiale (analisi plastica, azioni sismiche o eccezionali, ecc.) o prevalgano i fenomeni di fatica.
Giunti di tipo misto
In uno stesso giunto è vietato l’impiego di differenti metodi di collegamento di forza (ad esempio
saldatura e bullonatura), a meno che uno solo di essi sia in grado di sopportare l’intero sforzo, ovvero
sia dimostrato, per via sperimentale o teorica, che la disposizione costruttiva è esente dal pericolo di
collasso prematuro a catena.
Problematiche specifiche
In relazione a:
- Preparazione del materiale,
- Tolleranze degli elementi strutturali di fabbricazione e di montaggio,
- Impiego dei ferri piatti,
- Variazioni di sezione,
- Intersezioni,
- Collegamenti a taglio con bulloni normali e chiodi,
- Tolleranze foro – bullone. Interassi dei bulloni e dei chiodi. Distanze dai margini,
- Collegamenti ad attrito con bulloni ad alta resistenza,
- Collegamenti saldati,
- Collegamenti per contatto, oltre al D.M. 14 gennaio 2008, si può far riferimento a normative di
comprovata validità.
Apparecchi di appoggio
La concezione strutturale deve prevedere facilità di sostituzione degli apparecchi di appoggio, nel
caso in cui questi abbiano vita nominale più breve di quella della costruzione alla quale sono connessi.
Verniciatura e zincatura
Gli elementi delle strutture in acciaio, a meno che siano di comprovata resistenza alla corrosione,
devono essere adeguatamente protetti mediante verniciatura o zincatura, tenendo conto del tipo di
acciaio, della sua posizione nella struttura e dell’ambiente nel quale è collocato. Devono essere
particolarmente protetti i collegamenti bullonati (precaricati e non precaricati), in modo da impedire
qualsiasi infiltrazione all’interno del collegamento.
Anche per gli acciai con resistenza alla corrosione migliorata (per i quali può farsi utile riferimento
alla norma UNI EN 10025-5) devono prevedersi, ove necessario, protezioni mediante verniciatura.
Nel caso di parti inaccessibili, o profili a sezione chiusa non ermeticamente chiusi alle estremità,
dovranno prevedersi adeguati sovraspessori.
Gli elementi destinati ad essere incorporati in getti di calcestruzzo non devono essere verniciati:
possono essere invece zincati a caldo.
Controlli in Corso di Lavorazione
L'Appaltatore dovrà essere in grado di individuare e documentare in ogni momento la provenienza dei
materiali impiegati nelle lavorazioni e di risalire ai corrispondenti certificati di qualificazione, dei quali
dovrà esibire la copia a richiesta della Direzione dei Lavori.
Alla Direzione dei Lavori è riservata comunque la facoltà di eseguire in ogni momento della
lavorazione tutti i controlli che riterrà opportuni per accertare che i materiali impiegati siano quelli
certificati, che le strutture siano conformi ai disegni di progetto e che le stesse siano eseguite a
perfetta regola d'arte.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Ogni volta che le strutture metalliche lavorate si rendono pronte per il collaudo l'Appaltatore informerà
la Direzione dei Lavori, la quale darà risposta entro 8 giorni fissando la data del collaudo in
contraddittorio, oppure autorizzando la spedizione delle strutture stesse in cantiere.
Identificazione e Rintracciabilità dei Prodotti Qualificati
Ciascun prodotto qualificato deve costantemente essere riconoscibile per quanto concerne le
caratteristiche qualitative e riconducibile allo stabilimento di produzione tramite marchiatura indelebile
depositata presso il Servizio Tecnico Centrale, dalla quale risulti, in modo inequivocabile, il riferimento
all’Azienda produttrice, allo Stabilimento, al tipo di acciaio ed alla sua eventuale saldabilità.
Ogni prodotto deve essere marchiato con identificativi diversi da quelli di prodotti aventi differenti
caratteristiche, ma fabbricati nello stesso stabilimento e con identificativi differenti da quelli di prodotti
con uguali caratteristiche ma fabbricati in altri stabilimenti, siano essi o meno dello stesso produttore.
La marchiatura deve essere inalterabile nel tempo e senza possibilità di manomissione.
La mancata marchiatura, la non corrispondenza a quanto depositato o la sua illeggibilità, anche
parziale, rendono il prodotto non impiegabile.
Qualora, sia presso gli utilizzatori, sia presso i commercianti, l’unità marchiata (pezzo singolo o
fascio) venga scorporata, per cui una parte, o il tutto, perda l’originale marchiatura del prodotto è
responsabilità sia degli utilizzatori sia dei commercianti documentare la provenienza mediante i
documenti di accompagnamento del materiale e gli estremi del deposito del marchio presso il Servizio
Tecnico Centrale.
Nel primo caso i campioni destinati al laboratorio incaricato delle prove di cantiere devono essere
accompagnati dalla sopraindicata documentazione e da una dichiarazione di provenienza rilasciata
dal Direttore dei Lavori, quale risulta dai documenti di accompagnamento del materiale.
I produttori ed i successivi intermediari devono assicurare una corretta archiviazione della
documentazione di accompagnamento dei materiali garantendone la disponibilità per almeno 10 anni.
Ai fini della rintracciabilità dei prodotti, l’Appaltatore deve, inoltre, assicurare la conservazione della
medesima documentazione, unitamente a marchiature o etichette di riconoscimento, fino al
completamento delle operazioni di collaudo statico.
Tutti i certificati relativi alle prove meccaniche degli acciai, sia in stabilimento che in cantiere o nel
luogo di lavorazione, devono riportare l’indicazione del marchio identificativo, rilevato a cura del
laboratorio incaricato dei controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni fossero
sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non dovesse rientrare fra quelli depositati presso il
Servizio Tecnico Centrale le certificazioni emesse dal laboratorio non possono assumere valenza e di
ciò ne deve essere fatta esplicita menzione sul certificato stesso.
In tal caso il materiale non può essere utilizzato ed il Laboratorio incaricato è tenuto ad informare di
ciò il Servizio Tecnico Centrale.
Le prove e le modalità di esecuzione sono quelle prescritte dal D.M. 14 gennaio 2008 ed altri
eventuali a seconda del tipo di metallo in esame.
L'Appaltatore dovrà essere in grado di individuare e documentare in ogni momento la provenienza
dei materiali impiegati nelle lavorazioni e di risalire ai corrispondenti certificati di qualificazione, dei
quali dovrà esibire la copia a richiesta della Direzione dei Lavori.
Alla Direzione dei Lavori è riservata comunque la facoltà di eseguire in ogni momento della
lavorazione tutti i controlli che riterrà opportuni per accertare che i materiali impiegati siano quelli
certificati, che le strutture siano conformi ai disegni di progetto e che le stesse siano eseguite a
perfetta regola d'arte.
Ogni volta che le strutture metalliche lavorate si rendono pronte per il collaudo l'Appaltatore
informerà la Direzione dei Lavori, la quale darà risposta entro 8 giorni fissando la data del collaudo in
contraddittorio, oppure autorizzando la spedizione delle strutture stesse in cantiere.
Forniture e Documentazione di Accompagnamento
Tutte le forniture di acciaio, per le quali non sussista l’obbligo della Marcatura CE, devono essere
accompagnate dalla copia dell’attestato di qualificazione del Servizio Tecnico Centrale.
L’attestato può essere utilizzato senza limitazione di tempo.
Il riferimento a tale attestato deve essere riportato sul documento di trasporto.
Le forniture effettuate da un commerciante intermedio devono essere accompagnate da copia dei
documenti rilasciati dal Produttore e completati con il riferimento al documento di trasporto del
commerciante stesso.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Il Direttore dei Lavori prima della messa in opera, è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a
rifiutare le eventuali forniture non conformi, ferme restando le responsabilità del produttore.
Il Direttore dei Lavori è tenuto a verificare quanto indicato nel punto 11.3.1.7 del D.M. 14 gennaio
2008, a rifiutare le eventuali forniture non conformi, ferme restando le responsabilità del centro di
trasformazione. Della documentazione di cui al punto 11.3.1.7 del medesimo decreto, dovrà prendere
atto il collaudatore, che riporterà, nel Certificato di collaudo, gli estremi del centro di trasformazione
che ha fornito l’eventuale materiale lavorato.
Centri di Trasformazione
Tutti i prodotti forniti in cantiere dopo l’intervento di un trasformatore devono essere accompagnati
da idonea documentazione, che identifichi in modo inequivocabile il centro di trasformazione stesso.
Ogni fornitura in cantiere di elementi presaldati, presagomati o preassemblati deve essere
accompagnata:
a) da dichiarazione, su documento di trasporto, degli estremi dell’attestato di avvenuta
dichiarazione di attività, rilasciato dal Servizio Tecnico Centrale, recante il logo o il marchio del
centro di trasformazione;
b) dall’attestazione inerente l’esecuzione delle prove di controllo interno fatte eseguire dal Direttore
Tecnico del centro di trasformazione, con l’indicazione dei giorni nei quali la fornitura è stata
lavorata. Qualora il Direttore dei Lavori lo richieda, all’attestazione di cui sopra potrà seguire copia
dei certificati relativi alle prove effettuate nei giorni in cui la lavorazione è stata effettuata.
Il Direttore dei Lavori è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a rifiutare le eventuali forniture
non conformi, ferme restando le responsabilità del centro di trasformazione. Della documentazione di
cui sopra dovrà prendere atto il collaudatore, che riporterà, nel Certificato di collaudo, gli estremi del
centro di trasformazione che ha fornito l’eventuale materiale lavorato.
Montaggio
Il montaggio in opera di tutte le strutture costituenti ciascun manufatto sarà effettuato in conformità
a quanto, a tale riguardo, è previsto nella relazione di calcolo.
Durante il carico, il trasporto, lo scarico, il deposito ed il montaggio, si dovrà porre la massima cura
per evitare che le strutture vengano sovrasollecitate o deformate.
Le parti a contatto con funi, catene od altri organi di sollevamento saranno opportunamente
protette.
Il montaggio sarà eseguito in modo che la struttura raggiunga la configurazione geometrica di
progetto, nel rispetto dello stato di sollecitazione previsto nel progetto medesimo.
In particolare, per quanto riguarda le strutture a travata, si dovrà controllare che la controfreccia ed
il posizionamento sugli apparecchi di appoggio siano conformi alle indicazioni di progetto, rispettando
le tolleranze previste.
La stabilità delle strutture dovrà essere assicurata durante tutte le fasi costruttive e la rimozione dei
collegamenti provvisori e di altri dispositivi ausiliari dovrà essere fatta solo quando essi risulteranno
staticamente superflui.
L'assemblaggio ed il montaggio in opera delle strutture dovrà essere effettuato senza che venga
interrotto il traffico di cantiere sulla eventuale sottostante sede stradale salvo brevi interruzioni durante
le operazioni di sollevamento, da concordare con la Direzione dei Lavori.
Nella progettazione e nell'impiego delle attrezzature di montaggio, l'Appaltatore è tenuto a
rispettare le norme, le prescrizioni ed i vincoli che eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e
persone responsabili riguardo alla zona interessata, ed in particolare:
per l'ingombro degli alvei dei corsi d'acqua;
per le sagome da lasciare libere nei sovrappassi o sottopassi di strade, autostrade, ferrovie,
tranvie, ecc.;
per le interferenze con servizi di soprasuolo e di sottosuolo.
Prove di Carico e Collaudo Statico
Prima di sottoporre le strutture di acciaio alle prove di carico, dopo la loro ultimazione in opera e di
regola, prima che siano applicate le ultime mani di vernice, quando prevista, verrà eseguita da parte
della Direzione dei Lavori una accurata visita preliminare di tutte le membrature per constatare che le
strutture siano state eseguite in conformità ai relativi disegni di progetto, alle buone regole d'arte ed a
tutte le prescrizioni di contratto.
pag. 134
CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Ove nulla osti, si procederà quindi alle prove di carico ed al collaudo statico delle strutture;
operazioni che verranno condotte, a cura e spese dell'Appaltatore, secondo le prescrizioni contenute
nei decreti ministeriali vigenti e nel D.P.R. 380/2001 e s.m.i.
3.12.2 - Acciaio per Cemento Armato
Caratteristiche dimensionali e di impiego
L’acciaio per cemento armato è generalmente prodotto in stabilimento sotto forma di barre o rotoli,
reti o tralicci, per utilizzo diretto o come elementi di base per successive trasformazioni.
Prima della fornitura in cantiere gli elementi di cui sopra possono essere saldati, presagomati
(staffe, ferri piegati, ecc.) o preassemblati (gabbie di armatura, ecc.) a formare elementi composti
direttamente utilizzabili in opera.
La sagomatura e/o l’assemblaggio possono avvenire:
- in cantiere, sotto la vigilanza della Direzione Lavori;
- in centri di trasformazione, solo se provvisti dei requisiti di cui al punto 11.3.1.7. del D.M. 14
gennaio 2008.
Tutti gli acciai per cemento armato devono essere ad aderenza migliorata, aventi cioè una
superficie dotata di nervature o indentature trasversali, uniformemente distribuite sull’intera lunghezza,
atte ad aumentarne l’aderenza al conglomerato cementizio.
Per quanto riguarda la marchiatura dei prodotti e la documentazione di accompagnamento vale
quanto indicato nel D.M. 14 gennaio 2008.
Reti e tralicci elettrosaldati: gli acciai delle reti e tralicci elettrosaldati devono essere saldabili.
L’interasse delle barre non deve superare 330 mm.
I tralicci sono dei componenti reticolari composti con barre ed assemblati mediante saldature.
Procedure di controllo per acciai da cemento armato ordinario – barre e rotoli
Controlli di accettazione in cantiere
I controlli di accettazione in cantiere sono obbligatori e secondo quanto disposto al punto 11.3.2.10
del D.M. 14 gennaio 2008 devono essere effettuati entro 30 giorni dalla data di consegna del materiale
e campionati, nell’ambito di ciascun lotto di spedizione, in ragione di 3 spezzoni, marchiati, di uno
stesso diametro, scelto entro ciascun lotto, sempre che il marchio e la documentazione di
accompagnamento dimostrino la provenienza del materiale da uno stesso stabilimento. In caso
contrario i controlli devono essere estesi ai lotti provenienti da altri stabilimenti.
Il prelievo dei campioni va effettuato a cura del Direttore dei Lavori o di tecnico di sua fiducia che
deve assicurare, mediante sigle, etichettature indelebili, ecc., che i campioni inviati per le prove al
laboratorio incaricato siano effettivamente quelli da lui prelevati.
Qualora la fornitura, di elementi sagomati o assemblati, provenga da un Centro di trasformazione, il
Direttore dei Lavori, dopo essersi accertato preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione
sia in possesso di tutti i requisiti previsti al punto 11.3.1.7 del D.M. 14 gennaio 2008, può recarsi
presso il medesimo Centro di trasformazione ed effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In
tal caso il prelievo dei campioni viene effettuato dal Direttore tecnico del centro di trasformazione
secondo le disposizioni del Direttore dei Lavori; quest’ultimo deve assicurare, mediante sigle,
etichettature indelebili, ecc., che i campioni inviati per le prove al laboratorio incaricato siano
effettivamente quelli da lui prelevati, nonché sottoscrivere la relativa richiesta di prove.
La domanda di prove al Laboratorio autorizzato deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e
deve contenere indicazioni sulle strutture interessate da ciascun prelievo.
Procedure di controllo per acciai da cemento armato ordinario – reti e tralicci elettrosaldati
Controlli di accettazione in cantiere
I controlli sono obbligatori e devono essere effettuati su tre saggi ricavati da tre diversi pannelli,
nell’ambito di ciascun lotto di spedizione.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prove di accettazione non soddisfi i requisiti previsti nelle
norme tecniche relativamente ai valori di snervamento, resistenza a trazione del filo, allungamento,
rottura e resistenza al distacco, il prelievo relativo all’elemento di cui trattasi va ripetuto su un altro
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
elemento della stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti gli effetti.
3.12.3 - Acciaio per Cemento Armato Precompresso
È ammesso esclusivamente l’impiego di acciai qualificati e controllati secondo le procedure
prescritte nel D.M. 14 gennaio 2008.
Caratteristiche dimensionali e di impiego
L’acciaio per armature da precompressione è generalmente fornito sotto forma di:
- Filo: prodotto trafilato di sezione piena che possa fornirsi in rotoli;
- Barra: prodotto laminato di sezione piena che possa fornirsi soltanto in forma di elementi
rettilinei;
- Treccia: 2 o 3 fili avvolti ad elica intorno al loro comune asse longitudinale; passo e senso di
avvolgimento dell’elica sono eguali per tutti i fili della treccia;
- Trefolo: fili avvolti ad elica intorno ad un filo rettilineo completamente ricoperto dai fili elicoidali.
Il passo ed il senso di avvolgimento dell’elica sono uguali per tutti i fili di uno stesso strato.
I fili possono essere tondi o di altre forme; vengono individuati mediante il diametro nominale o il
diametro nominale equivalente riferito alla sezione circolare equipesante.
Non è consentito l’impiego di fili lisci nelle strutture precompresse ad armature pre-tese.
Le barre possono essere lisce, a filettatura continua o parziale, con risalti; vengono individuate
mediante il diametro nominale.
Per quanto riguarda la marchiatura dei prodotti, generalmente costituita da sigillo o etichettatura
sulle legature e per la documentazione di accompagnamento delle forniture vale quanto indicato nel
D.M. 14 gennaio 2008.
Gli acciai possono essere forniti in rotoli (fili, trecce, trefoli), in bobine (trefoli), in fasci (barre).
I fili devono essere forniti in rotoli di diametro tale che, all’atto dello svolgimento, allungati al suolo
su un tratto di 10 m non presentino curvatura con freccia superiore a 400 mm; il produttore deve
indicare il diametro minimo di avvolgimento.
Ciascun rotolo di filo liscio, ondulato o con impronte deve essere esente da saldature.
Sono ammesse le saldature di fili destinati alla produzione di trecce e di trefoli se effettuate prima
della trafilatura; non sono ammesse saldature durante l’operazione di cordatura.
All’atto della posa in opera gli acciai devono presentarsi privi di ossidazione, corrosione, difetti
superficiali visibili, pieghe.
È tollerata un’ossidazione che scompaia totalmente mediante sfregamento con un panno asciutto.
Non è ammessa in cantiere alcuna operazione di raddrizzamento.
Controlli di accettazione in cantiere
I controlli in cantiere, demandati al Direttore dei Lavori, sono obbligatori e devono essere eseguiti
secondo quanto disposto al punto 11.3.3.5.3 del D.M. 14 gennaio 2008 con l’avvertenza che il
prelievo preliminare dei 3 saggi va effettuato per ogni lotto di spedizione, di massimo 30 t.
Qualora la fornitura di cavi preformati provenga da un Centro di trasformazione, il Direttore dei
Lavori, esaminata preliminarmente la documentazione attestante il possesso di tutti i requisiti previsti,
che il suddetto Centro di trasformazione è tenuto a trasmettergli, può recarsi presso il medesimo
Centro di trasformazione ed effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In tal caso il prelievo
dei campioni viene effettuato dal Direttore tecnico del centro di trasformazione secondo le disposizioni
del Direttore dei Lavori; quest’ultimo deve assicurare, mediante sigle, etichettature indelebili, ecc., che
i campioni inviati per le prove al laboratorio incaricato siano effettivamente quelli da lui prelevati,
nonché sottoscrivere la relativa richiesta di prove.
Per le modalità di prelievo dei campioni, di esecuzione delle prove e di compilazione dei certificati
valgono le disposizioni di cui al punto 11.3.3.5.3 del D.M. 14 gennaio 2008.
3.12.4 - Acciaio per Strutture Metalliche e per Strutture Composte
Generalità
Per la realizzazione di strutture metalliche e di strutture composte si dovranno utilizzare acciai
conformi alle norme armonizzate della serie UNI EN 10025 (per i laminati), UNI EN 10210 (per i
tubi senza saldatura) e UNI EN 10219-1 (per i tubi saldati), recanti la Marcatura CE, cui si applica il
sistema di attestazione della conformità e per i quali si rimanda a quanto specificato alla lettera A
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008 ; per i prodotti per cui non sia applicabile la marcatura CE, si
rimanda a quanto specificato alla lettera B del medesimo punto e si applica la procedura di cui al
punto 11.3.4.11. del medesimo decreto.
Acciaio per getti
Per l’esecuzione di parti in getti si devono impiegare acciai conformi alla norma UNI EN 10293.
Processo di saldatura
La saldatura degli acciai dovrà avvenire con uno dei procedimenti all’arco elettrico codificati
secondo la norma UNI EN ISO 4063. È ammesso l’uso di procedimenti diversi purché sostenuti da
adeguata documentazione teorica e sperimentale.
I saldatori nei procedimenti semiautomatici e manuali dovranno essere qualificati secondo la norma
UNI EN 287-1 da parte di un Ente terzo. A deroga di quanto richiesto nella norma UNI EN 287-1, i
saldatori che eseguono giunti a T con cordoni d’angolo dovranno essere specificamente qualificati e
non potranno essere qualificati soltanto mediante l’esecuzione di giunti testa-testa.
Gli operatori dei procedimenti automatici o robotizzati dovranno essere certificati secondo la norma
UNI EN 1418.
Tutti i procedimenti di saldatura dovranno essere qualificati secondo la norma UNI EN ISO 156141.
Le durezze eseguite sulle macrografie non dovranno essere superiori a 350 HV30.
Per la saldatura ad arco di prigionieri di materiali metallici (saldatura ad innesco mediante
sollevamento e saldatura a scarica di condensatori ad innesco sulla punta) si applica la norma UNI EN
ISO 14555; valgono perciò i requisiti di qualità di cui al prospetto A1 della appendice A della stessa
norma.
Le prove di qualifica dei saldatori, degli operatori e dei procedimenti dovranno essere eseguite da
un Ente terzo; in assenza di prescrizioni in proposito l’Ente sarà scelto dal costruttore secondo criteri
di competenza e di indipendenza.
Sono richieste caratteristiche di duttilità, snervamento, resistenza e tenacità in zona fusa e in zona
termica alterata non inferiori a quelle del materiale base.
Nell’esecuzione delle saldature dovranno inoltre essere rispettate le norme UNI EN 1011 parti 1 e
2 per gli acciai ferritici e della parte 3 per gli acciai inossidabili. Per la preparazione dei lembi si
applicherà, salvo casi particolari, la norma UNI EN ISO 9692-1.
Le saldature saranno sottoposte a controlli non distruttivi finali per accertare la corrispondenza ai
livelli di qualità stabiliti dal progettista sulla base delle norme applicate per la progettazione.
In assenza di tali dati per strutture non soggette a fatica si adotterà il livello C della norma UNI EN
ISO 5817 e il livello B per strutture soggette a fatica.
L’entità ed il tipo di tali controlli, distruttivi e non distruttivi, in aggiunta a quello visivo al 100%,
saranno definiti dal Collaudatore e dal Direttore dei Lavori; per i cordoni ad angolo o giunti a parziale
penetrazione si useranno metodi di superficie (ad es. liquidi penetranti o polveri magnetiche), mentre
per i giunti a piena penetrazione, oltre a quanto sopra previsto, si useranno metodi volumetrici e cioè
raggi X o gamma o ultrasuoni per i giunti testa a testa e solo ultrasuoni per i giunti a T a piena
penetrazione.
Per le modalità di esecuzione dei controlli ed i livelli di accettabilità si potrà fare utile riferimento alle
prescrizioni della norma UNI EN 12062.
Tutti gli operatori che eseguiranno i controlli dovranno essere qualificati secondo la norma UNI EN
473 almeno di secondo livello.
Procedure di controllo su acciai da carpenteria
Controlli di accettazione in cantiere
I controlli in cantiere, demandati al Direttore dei Lavori, sono obbligatori e devono essere eseguiti
secondo quanto disposto al punto 11.3.3.5.3 del D.M. 14 gennaio 2008, effettuando un prelievo di
almeno 3 saggi per ogni lotto di spedizione, di massimo 30 t.
Qualora la fornitura, di elementi lavorati, provenga da un Centro di trasformazione, il Direttore dei
Lavori, dopo essersi accertato preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione sia in
possesso di tutti i requisiti previsti, può recarsi presso il medesimo Centro di trasformazione ed
effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In tal caso il prelievo dei campioni viene effettuato
dal Direttore Tecnico del Centro di trasformazione secondo le disposizioni del Direttore dei Lavori;
quest’ultimo deve assicurare, mediante sigle, etichettature indelebili, ecc., che i campioni inviati per le
prove al laboratorio incaricato siano effettivamente quelli da lui prelevati, nonché sottoscrivere la
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
relativa richiesta di prove.
Per le modalità di prelievo dei campioni, di esecuzione delle prove e di compilazione dei certificati
valgono le disposizioni di cui al punto 11.3.3.5.3 del D.M. 14 gennaio 2008.
Art. 3.13 - STRUTTURE IN LEGNO
3.13.1 - Generalità
Le strutture lignee considerate sono quelle che assolvono ad una funzione di sostenimento e che
coinvolgono la sicurezza delle persone, siano esse realizzate in legno massiccio (segato, squadrato o
tondo) e/o legno lamellare (incollato) e/o pannelli derivati dal legno, assemblati mediante incollaggio o
elementi di collegamento meccanici.
La produzione, fornitura e utilizzazione dei prodotti di legno e dei prodotti a base di legno per uso
strutturale dovranno avvenire in applicazione di un sistema di assicurazione della qualità e di un
sistema di rintracciabilità che copra la catena di distribuzione dal momento della prima classificazione
e marcatura dei singoli componenti e/o semilavorati almeno fino al momento della prima messa in
opera.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
3.13.2 - Prodotti e Componenti
Legno massiccio
La produzione di elementi strutturali di legno massiccio a sezione rettangolare dovrà risultare
conforme alla norma europea armonizzata UNI EN 14081 e, secondo quanto specificato al punto A
del § 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, recare la Marcatura CE.
Qualora non sia applicabile la marcatura CE, i produttori di elementi di legno massiccio per uso
strutturale, secondo quanto specificato al punto B del § 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008, devono
essere qualificati così come specificato al § 11.7.10 del D.M. 14 gennaio 2008.
Il legno massiccio per uso strutturale è un prodotto naturale, selezionato e classificato in
dimensioni d’uso secondo la resistenza, elemento per elemento, sulla base delle normative applicabili.
I criteri di classificazione garantiscono all’elemento prestazioni meccaniche minime statisticamente
determinate, senza necessità di ulteriori prove sperimentali e verifiche, definendone il profilo
resistente, che raggruppa le proprietà fisico-meccaniche, necessarie per la progettazione strutturale.
La classificazione può avvenire assegnando all’elemento una Categoria, definita in relazione alla
qualità dell’elemento stesso con riferimento alla specie legnosa e alla provenienza geografica, sulla
base di specifiche prescrizioni normative. Al legname appartenente a una determinata categoria,
specie e provenienza, può essere assegnato uno specifico profilo resistente, utilizzando le regole di
classificazione previste base nelle normative applicabili.
La Classe di Resistenza di un elemento è definita mediante uno specifico profilo resistente
unificato, a tal fine può farsi utile riferimento alle norme UNI EN 338 ed UNI EN 1912, per legno di
provenienza estera, ed UNI 11035 parti 1 e 2 per legno di provenienza italiana.
Ad ogni tipo di legno può essere assegnata una classe di resistenza se i suoi valori caratteristici di
resistenza, valori di modulo elastico e valore caratteristico di massa volumica, risultano non inferiori ai
valori corrispondenti a quella classe.
In generale è possibile definire il profilo resistente di un elemento strutturale anche sulla base dei
risultati documentati di prove sperimentali, in conformità a quanto disposto nella UNI EN 384. Le prove
sperimentali per la determinazione di resistenza a flessione e modulo elastico devono essere eseguite
in maniera da produrre gli stessi tipi di effetti delle azioni alle quali il materiale sarà presumibilmente
soggetto nella struttura.
Per tipi di legno non inclusi in normative vigenti (emanate da CEN o da UNI), e per i quali sono
disponibili dati ricavati su campioni “piccoli e netti”, è ammissibile la determinazione dei parametri di
cui sopra sulla base di confronti con specie legnose incluse in normative di dimostrata validità.
Legno strutturale con giunti a dita
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
In aggiunta a quanto prescritto per il legno massiccio, gli elementi di legno strutturale con giunti a
dita devono essere conformi alla norma UNI EN 385, e laddove pertinente alla norma UNI EN 387.
Nel caso di giunti a dita a tutta sezione il produttore dovrà comprovare la piena efficienza e
durabilità del giunto stesso. La determinazione delle caratteristiche di resistenza del giunto a dita
dovrà basarsi sui risultati di prove eseguite in maniera da produrre gli stessi tipi di effetti delle azioni
alle quali il giunto sarà soggetto per gli impieghi previsti nella struttura.
Elementi in legno strutturale massiccio congiunti a dita non possono essere usati per opere in
classe di servizio 3.
Legno lamellare incollato
Gli elementi strutturali di legno lamellare incollato debbono essere conformi alla norma europea
armonizzata UNI EN 14080, inoltre la fabbricazione ed i materiali devono essere di qualità tale che
l’integrità dell’incollaggio, sia conservata durante tutta la vita prevista della struttura (UNI EN 386).
I produttori di elementi di legno lamellare per uso strutturale, per cui non è ancora obbligatoria la
procedura della marcatura CE ai sensi del DPR 246/93, per i quali si applica il caso B di cui al §11.1
del D.M. 14 gennaio 2008, devono essere qualificati così come specificato al § 11.7.10 del D.M. 14
gennaio 2008.
I documenti che accompagnano ogni fornitura devono indicare gli estremi della certificazione del
sistema di gestione della qualità del processo produttivo.
Nella marchiatura dell’elemento in legno lamellare, oltre a quanto specificato nel § 11.7.10.1 del
D.M. 14 gennaio 2008, deve essere riportato anche l’anno di produzione.
Le dimensioni delle singole lamelle dovranno rispettare i limiti per lo spessore e l’area della sezione
trasversale indicati nella norma UNI EN 386.
I giunti a dita “a tutta sezione” devono essere conformi a quanto previsto nella norma UNI EN 387
e non possono essere usati per elementi strutturali da porre in opera nella classe di servizio 3, quando
la direzione della fibratura cambi in corrispondenza del giunto.
Classi di resistenza:
Classificazione sulla base delle proprietà delle lamelle secondo quanto previsto nella norma
UNI EN 1194;.
Attribuzione diretta in base a prove sperimentali. Nei casi in cui il legno lamellare incollato
non ricada in una delle tipologie previste dalla UNI EN 1194, è ammessa l’attribuzione diretta degli
elementi strutturali lamellari alle classi di resistenza sulla base di risultati di prove sperimentali, da
eseguirsi in conformità alla norma europea armonizzata UNI EN 14080.
Altri pannelli a base di legno
I pannelli a base di legno per uso strutturale, per i quali si applica il caso A di cui al §11.1 del D.M.
14 gennaio 2008, debbono essere conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 13986.
Per la valutazione dei valori caratteristici di resistenza e rigidezza da utilizzare nella progettazione
di strutture che incorporano pannelli a base di legno, può farsi utile riferimento alle norme UNI EN
12369-1, UNI EN 12369-2 e UNI EN 12369-3.
La Direzione dei Lavori accerta che i pannelli a base di legno per uso strutturale siano oggetto di
attestato di conformità (UNI EN 13986) e che le procedure di posa in opera siano conformi alle
specifiche tecniche del produttore.
I valori di resistenza e di rigidezza sono indicati dai produttori con riferimento alla norma UNI EN
1072 determinati secondo il metodo descritto dalla norma UNI EN 1058.
Altri prodotti derivati dal legno per uso strutturale
Gli altri prodotti derivati dal legno per uso strutturale per i quali non è vigente una norma
armonizzata di cui alla lettera A del punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008 o non è applicabile quanto
specificato alla lettera C del medesimo punto 11.1 del D.M. 14 gennaio 2008 devono essere qualificati
così come specificato al punto 11.7.10 del D.M. 14 gennaio 2008.
La Direzione dei Lavori accerta che i pannelli a base di legno per uso strutturale siano oggetto di
attestato di conformità UNI EN 13986 (varie parti) e che le procedure di posa in opera siano conformi
alle specifiche tecniche del produttore.
I valori di resistenza e di rigidezza sono indicati nella norma UNI EN 12369 per pannelli OSB,
pannelli di particelle e pannelli di fibre.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Adesivi
Gli adesivi da impiegare per realizzare elementi di legno per usi non strutturali devono conformarsi
alla classificazione della norma UNI EN 204.
Mentre gli adesivi da impiegare per realizzare elementi di legno per usi strutturali devono produrre
unioni aventi resistenza e durabilità tali che l’integrità dell’incollaggio sia conservata, nella classe di
servizio assegnata, durante tutta la vita prevista della struttura così come prescritto dalla norma UNI
EN 301.
Adesivi per elementi incollati in stabilimento
Gli adesivi fenolici ed amminoplastici devono soddisfare le specifiche della norma UNI EN 301 In
attesa di una specifica normativa, gli adesivi di natura chimica diversa devono soddisfare le specifiche
della medesima norma e, in aggiunta, dimostrare un comportamento allo scorrimento viscoso non
peggiore di quello di un adesivo fenolico od amminoplastico così come specificato nella norma UNI
EN 301, tramite idonee prove comparative.
Adesivi per giunti realizzati in cantiere
In attesa di una specifica normativa europea, gli adesivi utilizzati in cantiere (per i quali non sono
rispettate le prescrizioni di cui alla norma UNI EN 301) devono essere sottoposti a prove in conformità
ad idoneo protocollo di prova, per dimostrare che la resistenza a taglio del giunto non sia minore di
quella del legno, nelle medesime condizioni previste nel protocollo di prova.
Elementi meccanici di collegamento
Per gli elementi di collegamento usati comunemente quali: chiodi, bulloni, perni e viti, la capacità
portante caratteristica e la deformazione caratteristica dei collegamenti devono essere determinate
sulla base di prove meccaniche, per il cui svolgimento può farsi utile riferimento alle norme UNI EN
1075, UNI EN 1380, UNI EN 1381, UNI EN 26891, UNI EN 28970, e alle pertinenti norme europee. Si
deve tenere conto dell'influenza del ritiro per essicazione dopo la fabbricazione e delle variazioni del
contenuto di umidità in esercizio (vedere prospetto 1).
Si presuppone che altri dispositivi di collegamento eventualmente impiegati siano stati provati in
maniera corretta completa e comprovata da idonei certificati (norma UNI EN 383) e le caratteristiche
specifiche verranno verificate con riferimento alle specifiche normative applicabili per la categoria di
appartenenza.
Prospetto 1
Protezione anticorrosione minima per le parti di acciaio, descritta secondo la norma ISO 2081
CLASSE DI UMIDITA'
TRATTAMENTO
1
2
3
nessuno (1)
Fe/Zn 12c
Fe/Zn 25c (2)
Classe di umidità 1:
questa classe di umidità è caratterizzata da un contenuto di umidità nei materiali corrispondente ad una
temperatura di 20 ± 2 °C e ad una umidità relativa nell'aria circostante che supera il 65% soltanto per alcune
settimane all'anno. Nella classe di umidità 1 l'umidità media di equilibrio per la maggior parte delle conifere
non supera il 12%.
Classe di umidità 2:
questa classe di umidità è caratterizzata da un contenuto di umidità nei materiali corrispondente ad una
temperatura di 20 ± 2 °C e ad una umidità relativa nell'aria circostante che supera l' 80% soltanto per alcune
settimane all'anno. Nella classe di umidità 2 l'umidità media di equilibrio per la maggior parte delle conifere
non supera il 18%.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Classe di umidità 3:
condizioni climatiche che danno luogo a contenuti di umidità più elevati.
(1) Minimo per le graffe: Fe/Zn 12c
(2) In condizioni severe: Fe/Zn 40c o rivestimento di zinco per immersione a caldo
Resistenza alla corrosione
I mezzi di unione metallici strutturali devono, di regola, essere intrinsecamente resistenti alla
corrosione, oppure devono essere protetti contro la corrosione.
L’efficacia della protezione alla corrosione dovrà essere commisurata alle esigenze proprie della
Classe di Servizio in cui opera la struttura.
3.13.3 - Disposizioni Costruttive e Controllo dell'Esecuzione
Le strutture di legno devono essere costruite in modo tale da conformarsi ai principi ed alle
considerazioni pratiche che sono alla base della loro progettazione.
I prodotti per le strutture devono essere applicati, usati o installati in modo tale da svolgere in modo
adeguato le funzioni per le quali sono stati scelti e dimensionati.
La qualità della fabbricazione, preparazione e messa in opera dei prodotti deve conformarsi alle
prescrizioni del progetto e del presente capitolato.
Le indicazioni qui esposte sono condizioni necessarie per l'applicabilità delle regole di progetto
contenute nelle normative internazionali esistenti ed in particolare nell'Eurocodice 5.
In assenza di specifiche prescrizioni contenute nelle pertinenti norme di prodotto, al fine di limitare
la variazione dell’umidità del materiale e dei suoi effetti sul comportamento strutturale, le condizioni di
stoccaggio, montaggio e le fasi di carico parziali, devono essere definite in fase progettuale.
Per tutte le membrature per le quali sia significativo il problema della instabilità, lo scostamento
dalla configurazione geometrica teorica non dovrà superare 1/500 della distanza tra due vincoli
successivi, nel caso di elementi lamellari incollati, e 1/300 della medesima distanza, nel caso di
elementi di legno massiccio.
Quanto sopra deve essere comunque verificato, anche indipendentemente dalle regole di
classificazione del legname.
Nella maggior parte dei criteri di classificazione del legname, sulla arcuatura dei pezzi sono
inadeguate ai fini della scelta di tali materiali per fini strutturali; si dovrà pertanto far attenzione
particolare alla loro rettilineità.
Non si dovranno impiegare per usi strutturali elementi rovinati, schiacciati o danneggiati in altro
modo.
Il legno ed i componenti derivati dal legno, e gli elementi strutturali non dovranno essere esposti a
condizioni più severe di quelle previste per la struttura finita e che comunque producano effetti che ne
compromettano l’efficienza strutturale.
Prima della costruzione il legno dovrà essere portato ad un contenuto di umidità il più vicino
possibile a quello appropriato alle condizioni ambientali in cui si troverà nella struttura finita. Se non si
considerano importanti gli effetti di qualunque ritiro, o se si sostituiscono parti che sono state
danneggiate in modo inaccettabile, è possibile accettare maggiori contenuti di umidità durante la
messa in opera, purché ci si assicuri che al legno sia consentito di asciugare fino a raggiungere il
desiderato contenuto di umidità prevista in fase progettuale senza che ne venga compromessa
l’efficienza strutturale.
Quando si tiene conto della resistenza dell'incollaggio delle unioni per il calcolo allo stato limite
ultimo, si presuppone che la fabbricazione dei giunti sia soggetta ad un controllo di qualità che assicuri
che l'affidabilità sia equivalente a quella dei materiali giuntati.
La fabbricazione di componenti incollati per uso strutturale dovrà avvenire in condizioni ambientali
controllate.
Quando si tiene conto della rigidità dei piani di incollaggio soltanto per il progetto allo stato limite di
esercizio, si presuppone l'applicazione di una ragionevole procedura di controllo di qualità che assicuri
che solo una piccola percentuale dei piani di incollaggio cederà durante la vita della struttura.
Si dovranno seguire le istruzioni dei produttori di adesivi per quanto riguarda la miscelazione, le
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
condizioni ambientali per l'applicazione e la presa, il contenuto di umidità degli elementi lignei e tutti
quei fattori concernenti l'uso appropriato dell'adesivo.
Per gli adesivi che richiedono un periodo di maturazione dopo l'applicazione, prima di raggiungere
la completa resistenza, si dovrà evitare l'applicazione di carichi ai giunti per il tempo necessario.
Nelle unioni con dispositivi meccanici si dovranno limitare smussi, fessure, nodi od altri difetti in
modo tale da non ridurre la capacità portante dei giunti.
In assenza di altre specificazioni, i chiodi dovranno essere inseriti ad angolo retto rispetto alla
fibratura e fino ad una profondità tale che le superfici delle teste dei chiodi siano a livello della
superficie del legno.
La chiodatura incrociata dovrà essere effettuata con una distanza minima della testa del chiodo dal
bordo caricato che dovrà essere almeno 10 d, essendo d il diametro del chiodo.
I fori per i bulloni possono avere un diametro massimo aumentato di 1 mm rispetto a quello del
bullone stesso.
Sotto la testa e il dado si dovranno usare rondelle con il lato o il diametro di almeno 3 d e spessore
di almeno 0,3 d (essendo d il diametro del bullone). Le rondelle dovranno appoggiare sul legno per
tutta la loro superficie.
Bulloni e viti dovranno essere stretti in modo tale che gli elementi siano ben serrati e se necessario
dovranno essere stretti ulteriormente quando il legno abbia raggiunto il suo contenuto di umidità di
equilibrio. Il diametro minimo degli spinotti è 8 mm. Le tolleranze sul diametro dei perni sono di -0,1
mm e i fori predisposti negli elementi di legno non dovranno avere un diametro superiore a quello dei
perni.
Al centro di ciascun connettore dovranno essere disposti un bullone od una vite. I connettori
dovranno essere inseriti a forza nei relativi alloggiamenti.
Quando si usano connettori a piastra dentata, i denti dovranno essere pressati fino al completo
inserimento nel legno. L'operazione di pressatura dovrà essere normalmente effettuata con speciali
presse o con speciali bulloni di serraggio aventi rondelle sufficientemente grandi e rigide da evitare
che il legno subisca danni.
Se il bullone resta quello usato per la pressatura, si dovrà controllare attentamente che esso non
abbia subito danni durante il serraggio. In questo caso la rondella dovrà avere almeno la stessa
dimensione del connettore e lo spessore dovrà essere almeno 0,1 volte il diametro o la lunghezza del
lato.
I fori per le viti dovranno essere preparati come segue:
a) il foro guida per il gambo dovrà avere lo stesso diametro del gambo e profondità pari alla
lunghezza del gambo non filettato;
b) il foro guida per la porzione filettata dovrà avere un diametro pari a circa il 50% del diametro
del gambo;
c) le viti dovranno essere avvitate, non spinte a martellate, nei fori predisposti.
L'assemblaggio dovrà essere effettuato in modo tale che non si verifichino tensioni non volute. Si
dovranno sostituire gli elementi deformati, e fessurati o malamente inseriti nei giunti.
Si dovranno evitare stati di sovrasollecitazione negli elementi durante l'immagazzinamento, il
trasporto e la messa in opera. Se la struttura è caricata o sostenuta in modo diverso da come sarà
nell'opera finita, si dovrà dimostrare che questa è accettabile anche considerando che tali carichi
possono avere effetti dinamici. Nel caso per esempio di telai ad arco, telai a portale, ecc., si dovranno
accuratamente evitare distorsioni nel sollevamento dalla posizione orizzontale a quella verticale.
3.13.4 - Controlli
La Direzione dei Lavori dovrà accertarsi che siano state effettuate verifiche di:
- controllo sul progetto;
- controllo sulla produzione e sull'esecuzione fuori e dentro il cantiere;
- controllo sulla struttura dopo il suo completamento.
Tutte le forniture di elementi in legno per uso strutturale devono riportare il marchio del produttore e
essere accompagnate da una documentazione relativa alle caratteristiche tecniche del prodotto.
Controllo sul progetto
Il controllo sul progetto dovrà comprendere una verifica dei requisiti e delle condizioni assunte per il
progetto.
Controllo sulla produzione e sull'esecuzione
Il controllo sulla produzione e sull'esecuzione dovrà comprendere documenti comprovanti:
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
- le prove preliminari, per esempio prove sull'adeguatezza dei materiali e dei metodi produttivi;
- controllo dei materiali e loro identificazione, per esempio:
- per il legno ed i materiali derivati dal legno: specie legnosa, classe, marchiatura, trattamenti
e contenuto di umidità;
- per le costruzioni incollate: tipo di adesivo, procedimento produttivo, qualità dell'incollaggio;
- per i connettori: tipo, protezione anticorrosione;
- trasporto, luogo di immagazzinamento e trattamento dei materiali;
- controllo sulla esattezza delle dimensioni e della geometria;
- controllo sull'assemblaggio e sulla messa in opera;
- controllo sui particolari strutturali, per esempio:
- numero dei chiodi, bulloni, ecc.;
- dimensioni dei fori, corretta preforatura;
- interassi o distanze rispetto alla testata od ai bordi, fessurazioni.
Controllo della struttura dopo il suo completamento.
Un programma di controlli dovrà specificare i tipi di controllo da effettuare durante l'esercizio ove
non sia adeguatamente assicurato sul lungo periodo il rispetto dei presupposti fondamentali del
progetto.
Sono abilitati ad effettuare le prove ed i controlli, sia sui prodotti che sui cicli produttivi, i laboratori
di cui all’art. 59 del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i e gli organismi di prova abilitati ai sensi del D.P.R.
n. 246/93 e s.m.i in materia di prove e controlli sul legno.
3.13.5 - Forniture e Documentazione di Accompagnamento
Tutte le forniture di legno strutturale devono essere accompagnate da una copia dell’attestato di
qualificazione del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Sulla copia
dell’attestato deve essere riportato il riferimento al documento di trasporto.
Le forniture effettuate da un commerciante o da un trasformatore intermedio devono essere
accompagnate da copia dei documenti rilasciati dal Produttore e completati con il riferimento al
documento di trasporto del commerciante o trasformatore intermedio.
Il Direttore dei Lavori prima della messa in opera, è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a
rifiutare le eventuali forniture non conformi.
3.13.6 - Prodotti Provenienti dall’Estero
Gli adempimenti di cui al punto 11.7.10 si applicano anche ai prodotti finiti provenienti dall’estero e
non dotati di marcatura CE.
3.13.7 - Disposizioni Ulteriori
Tutti i documenti più significativi e le informazioni necessarie per l'utilizzo in esercizio e per la
manutenzione della struttura dovranno essere raccolte dalla Direzione dei Lavori in apposito fascicolo
e poi messe a disposizione della persona che assume la responsabilità della gestione dell'edificio.
Tutte le forniture di elementi in legno per uso strutturale devono riportare il marchio del produttore e
essere accompagnate da una documentazione relativa alle caratteristiche tecniche del prodotto;
inoltre, a cura del produttore, ogni fornitura deve essere accompagnata da un manuale contenente le
specifiche tecniche per la posa in opera.
Per quanto non espressamente contemplato nel presente articolo, le modalità esecutive devono
essere conformi alle indicazioni della normativa consolidata.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
La Direzione dei Lavori prima della messa in opera, è tenuta a verificare quanto sopra indicato ed a
rifiutare le eventuali forniture non conformi a quanto sopra prescritto.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Art. 3.14 - ESECUZIONE DI COPERTURE CONTINUE (PIANE)
1) Si intendono per coperture continue quelle in cui la tenuta all'acqua è assicurata
indipendentemente dalla pendenza della superficie di copertura.
Esse si intendono convenzionalmente suddivise nelle seguenti categorie:
- copertura senza elemento termoisolante, con strato di ventilazione oppure senza;
- copertura con elemento termoisolante, con strato di ventilazione oppure senza strato di
ventilazione.
2) Quando non è diversamente descritto negli altri documenti progettuali (o quando questi non
sono sufficientemente dettagliati) si intende che ciascuna delle categorie sopracitate sarà
composta dai seguenti strati funzionali (definiti secondo la norma UNI 8178).
Nelle soluzioni costruttive uno strato può assolvere ad una o più funzioni.
a) La copertura non termoisolata non ventilata avrà quali strati di elementi fondamentali:
- l'elemento portante con funzioni strutturali;
- lo strato di pendenza con funzione di portare la pendenza della copertura al valore
richiesto;
- l'elemento di tenuta all'acqua con funzione di realizzare la prefissata impermeabilità
all'acqua meteorica e di resistere alle sollecitazioni dovute all'ambiente esterno;
- lo strato di protezione con funzione di limitare le alterazioni dovute ad azioni meccaniche,
fisiche, chimiche e/o con funzione decorativa.
b) La copertura ventilata ma non termoisolata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
- l'elemento portante;
- lo strato di ventilazione con funzione di contribuire al controllo del comportamento
igrotermico delle coperture attraverso ricambi d'aria naturali o forzati;
- strato di pendenza (se necessario);
- elemento di tenuta all'acqua;
- strato di protezione.
c) La copertura termoisolata non ventilata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
- l'elemento portante;
- strato di pendenza;
- strato di schermo o barriera al vapore con funzione di impedire (schermo) o di ridurre
(barriera) il passaggio del vapore d'acqua e per controllare il fenomeno della condensa;
- elemento di tenuta all'acqua;
- elemento termoisolante con funzione di portare al valore richiesto la residenza termica
globale della copertura;
- strato filtrante;
- strato di protezione.
d) La copertura termoisolata e ventilata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
- l'elemento portante con funzioni strutturali;
- l'elemento termoisolante;
- lo strato di irrigidimento o supporto con funzione di permettere allo strato sottostante di
sopportare i carichi previsti;
- lo strato di ventilazione;
- l'elemento di tenuta all'acqua;
- lo strato filtrante con funzione di trattenere il materiale trasportato dalle acque meteoriche;
- lo strato di protezione.
e) La presenza di altri strati funzionali (complementari) eventualmente necessari perchè dovuti
alla soluzione costruttiva scelta, dovrà essere coerente con le indicazioni della UNI 8178 sia
per quanto riguarda i materiali utilizzati sia per quanto riguarda la collocazione rispetto agli
altri strati nel sistema di copertura.
3) Per la realizzazione degli strati si utilizzeranno i materiali indicati nel progetto; ove non sia
specificato in dettaglio nel progetto od a suo completamento si rispetteranno le prescrizioni
seguenti:
- per l'elemento portante, a seconda della tecnologia costruttiva adottata, si farà riferimento alle
prescrizioni già date nel presente capitolato sui calcestruzzi, strutture metalliche, sulle
strutture miste acciaio calcestruzzo, sulle strutture o prodotti di legno, ecc.;
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PARTE II
- per l'elemento termoisolante si farà riferimento all'articolo sui prodotti per isolamento termico
ed inoltre si curerà che nella posa in opera siano realizzate correttamente le giunzioni, siano
curati i punti particolari, siano assicurati adeguati punti di fissaggio e/o garantita una mobilità
termoigrometrica rispetto allo stato contiguo;
- per lo strato di irrigidimento (o supporto), a seconda della soluzione costruttiva impiegata e del
materiale, si verificherà la sua capacità di ripartire i carichi, la sua resistenza alle sollecitazioni
meccaniche che deve trasmettere e la durabilità nel tempo;
- lo strato di ventilazione sarà costituito da una intercapedine d'aria avente aperture di
collegamento con l'ambiente esterno, munite di griglie, aeratori, ecc. capaci di garantire
adeguato ricambio di aria, ma limitare il passaggio di piccoli animali e/o grossi insetti;
- lo strato di tenuta all'acqua sarà realizzato, a seconda della soluzione costruttiva prescelta,
con membrane in fogli o prodotti fluidi da stendere in sito fino a realizzare uno strato continuo.
a) Le caratteristiche delle membrane sono quelle indicate all'articolo prodotti per
impermeabilizzazione e per coperture piane. In fase di posa si dovrà curare: la corretta
realizzazione dei giunti utilizzando eventualmente i materiali ausiliari (adesivi, ecc.), le
modalità di realizzazione previste dal progetto e/o consigliate dal produttore nella sua
documentazione tecnica, ivi incluse le prescrizioni sulle condizioni ambientali (umidità,
temperature, ecc.) e di sicurezza. Attenzione particolare sarà data all'esecuzione dei bordi,
punti particolari, risvolti, ecc. ove possono verificarsi infiltrazioni sotto lo strato.
b) Le caratteristiche dei prodotti fluidi e/o in pasta sono quelle indicate nell'articolo prodotti per
impermeabilizzazione e per coperture piane. In fase di posa si dovrà porre cura nel seguire
le indicazioni del progetto e/o del fabbricante allo scopo di ottenere strati uniformi e dello
spessore previsto, che garantiscano continuità anche nei punti particolari quali risvolti,
asperità, elementi verticali (camini, aeratori, ecc.).
Sarà curato inoltre che le condizioni ambientali (temperatura, umidità, ecc.) od altre
situazioni (presenza di polvere, tempi di maturazione, ecc.) siano rispettate per favorire una
esatta rispondenza del risultato finale alle ipotesi di progetto.
- Lo strato filtrante, quando previsto, sarà realizzato, a seconda della soluzione costruttiva
prescelta, con fogli di nontessuto sintetico od altro prodotto adatto accettato dalla Direzione
dei Lavori. Sarà curata la sua corretta collocazione nel sistema di copertura e la sua
congruenza rispetto all'ipotesi di funzionamento con particolare attenzione rispetto a possibili
punti difficili.
- Lo strato di protezione, sarà realizzato secondo la soluzione costruttiva indicata dal progetto.
I materiali (verniciature, granigliature, lamine, ghiaietto, ecc.) risponderanno alle prescrizioni
previste nell'articolo loro applicabile. Nel caso di protezione costituita da pavimentazione
quest'ultima sarà eseguita secondo le indicazioni del progetto e/o secondo le prescrizioni
previste per le pavimentazioni curando che non si formino incompatibilità meccaniche,
chimiche, ecc. tra la copertura e la pavimentazione sovrastante.
- Lo strato di pendenza è solitamente integrato in altri strati, pertanto si rinvia per i materiali allo
strato funzionale che lo ingloba. Per quanto riguarda la realizzazione si curerà che il piano (od
i piani) inclinato che lo concretizza abbia corretto orientamento verso eventuali punti di
confluenza e che nel piano non si formino avvallamenti più o meno estesi che ostacolino il
deflusso dell'acqua. Si cureranno inoltre le zone raccordate all'incontro con camini, aeratori,
ecc.
- Lo strato di barriera o schermo al vapore sarà realizzato con membrane di adeguate
caratteristiche (vedere articolo prodotti per impermeabilizzazione e per coperture piane). Nella
fase di posa sarà curata la continuità dello strato fino alle zone di sfogo (bordi, aeratori, ecc.),
inoltre saranno seguiti gli accorgimenti già descritti per lo strato di tenuta all'acqua.
- Per gli altri strati complementari riportati nella norma UNI 8178 si dovranno adottare soluzioni
costruttive che impieghino uno dei materiali ammessi dalla norma stessa. Il materiale
prescelto dovrà rispondere alle prescrizioni previste nell'articolo di questo capitolato ad esso
applicabile.
Per la realizzazione in opera si seguiranno le indicazioni del progetto e/o le indicazioni fornite
dal produttore ed accettate dalla Direzione dei Lavori, ivi comprese quelle relative alle
condizioni ambientali e/o le precauzioni da seguire nelle fasi di cantiere.
4) La Direzione dei Lavori per la realizzazione delle coperture piane opererà come segue:
a) nel corso dell'esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà
l'adozione dei criteri per la sicurezza degli operatori come da norma UNI 8088 e che i
materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed inoltre,
almeno per gli strati più significativi, verificherà che il risultato finale sia coerente con le
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PARTE II
b)
prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all'elemento o strato
considerato.
In particolare verificherà: il collegamento tra gli strati; la realizzazione dei
giunti/sovrapposizioni (per gli strati realizzati con pannelli, fogli ed in genere con prodotti
preformati); la esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari. Ove sono richieste
lavorazioni in sito verificherà con semplici metodi da cantiere:
le resistenze meccaniche (portate, punzonamenti, resistenze a flessione);
adesioni o connessioni fra strati (o quando richiesta l'esistenza di completa separazione);
la tenuta all'acqua, all'umidità, ecc.
A conclusione dell'opera eseguirà prove (anche solo localizzate) di funzionamento formando
battenti di acqua, condizioni di carico, di punzonamento, ecc. che siano significativi delle
ipotesi previste dal progetto o dalla realtà.
Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi più significativi unitamente alla
descrizione e/o schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad
opera ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
Art. 3.15 - ESECUZIONE DI COPERTURE DISCONTINUE (A FALDA)
1) Si intendono per coperture discontinue (a falda) quelle in cui l'elemento di tenuta all'acqua
assicura la sua funzione solo per valori della pendenza maggiori di un minimo, che dipende
prevalentemente dal materiale e dalla conformazione dei prodotti.
Esse si intendono convenzionalmente suddivise nelle seguenti categorie:
- coperture senza elemento termoisolante, con strato di ventilazione oppure senza;
- coperture con elemento termoisolante, con strato di ventilazione oppure senza.
2) La progettazione, l’esecuzione e la manutenzione di coperture realizzate con tegole di laterizio
o calcestruzzo dovranno essere conformi a quanto indicato nella norma UNI 9460.
Quando non è diversamente descritto negli altri documenti progettuali (o quando questi non
sono sufficientemente dettagliati), si intende che ciascuna delle categorie sopracitate sarà
composta dai seguenti strati funzionali (definiti secondo la norma UNI 8178).
Nelle soluzioni costruttive uno strato può assolvere ad una o più funzioni.
a) La copertura non termoisolata e non ventilata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
- l'elemento portante: con funzione di sopportare i carichi permanenti ed i sovraccarichi della
copertura;
- strato di pendenza: con funzione di portare la pendenza al valore richiesto (questa
funzione è sempre integrata in altri strati);
- elemento di supporto: con funzione di sostenere gli strati ad esso appoggiati (e di
trasmettere la forza all'elemento portante);
- elemento di tenuta: con funzione di conferire alle coperture una prefissata impermeabilità
all'acqua meteorica e di resistere alle azioni meccaniche-fisiche e chimiche indotte
dall'ambiente esterno e dall'uso.
b) La copertura non termoisolata e ventilata avrà quali strati ed elementi funzionali:
- lo strato di ventilazione, con funzione di contribuire al controllo delle caratteristiche
igrotermiche attraverso ricambi d'aria naturali o forzati;
- strato di pendenza (sempre integrato);
- l'elemento portante;
- l'elemento di supporto;
- l'elemento di tenuta.
c) La copertura termoisolata e non ventilata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
- l'elemento termoisolante, con funzione di portare al valore richiesto la resistenza termica
globale della copertura;
- lo strato di pendenza (sempre integrato);
- l'elemento portante;
- lo strato di schermo al vapore o barriera al vapore: con funzione di impedire (schermo) o di
ridurre (barriera) il passaggio del vapore d'acqua e per controllare il fenomeno della
condensa;
- l'elemento di supporto;
- l'elemento di tenuta.
d) La copertura termoisolata e ventilata avrà quali strati ed elementi fondamentali:
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
- l'elemento termoisolante;
- lo strato di ventilazione;
- lo strato di pendenza (sempre integrato);
- l'elemento portante;
- l'elemento di supporto;
- l'elemento di tenuta.
e) La presenza di altri strati funzionali (complementari) eventualmente necessari perchè dovuti
alla soluzione costruttiva scelta dovrà essere coerente con le indicazioni della UNI 8178 sia
per quanto riguarda i materiali utilizzati sia per quanto riguarda la collocazione nel sistema di
copertura.
3) Per la realizzazione degli strati si utilizzeranno i materiali indicati nel progetto, ove non sia
specificato in dettaglio nel progetto od a suo complemento si rispetteranno le prescrizioni
seguenti.
- Per l'elemento portante vale quanto riportato nell'articolo "Esecuzione di Coperture Continue
(Piane)", punto 3.
- Per l'elemento termoisolante vale quanto indicato nell'articolo "Esecuzione di Coperture
Continue (Piane)", punto 3.
- Per l'elemento di supporto a seconda della tecnologia costruttiva adottata si farà riferimento
alle prescrizioni già date nel presente capitolato su prodotti di legno, malte di cemento, profilati
metallici, getti di calcestruzzo, elementi preformati di base di materie plastiche. Si verificherà
durante l'esecuzione la sua rispondenza alle prescrizioni del progetto, l'adeguatezza nel
trasmettere i carichi all'elemento portante nel sostenere lo strato sovrastante.
- L'elemento di tenuta all'acqua sarà realizzato con i prodotti previsti dal progetto e che
rispettino anche le prescrizioni previste nell'articolo sui prodotti per coperture discontinue.
In fase di posa si dovrà curare la corretta realizzazione dei giunti e/o le sovrapposizioni,
utilizzando gli accessori (ganci, viti, ecc.) e le modalità esecutive previste dal progetto e/o
consigliate dal produttore nella sua documentazione tecnica, ed accettate dalla Direzione dei
Lavori, ivi incluse le prescrizioni sulle condizioni ambientali (umidità, temperatura, ecc.) e di
sicurezza.
Attenzione particolare sarà data alla realizzazione dei bordi, punti particolari e comunque ove
è previsto l'uso di pezzi speciali ed il coordinamento con opere di completamento e finitura
(scossaline, gronde, colmi, camini, ecc.).
- Per lo strato di ventilazione vale quanto riportato nell'articolo "Esecuzione di Coperture
Continue (Piane)", punto 3.; inoltre nel caso di coperture con tegole posate su elemento di
supporto discontinuo, la ventilazione può essere costituita dalla somma delle microventilazioni
sottotegola.
- Lo strato di schermo al vapore o barriera al vapore sarà realizzato come indicato nell'articolo
"Esecuzione di Coperture Continue (Piane)", punto 3.
- Per gli altri strati complementari il materiale prescelto dovrà rispondere alle prescrizioni
previste nell'articolo di questo capitolato ad esso applicabile. Per la realizzazione in opera si
seguiranno le indicazioni del progetto e/o le indicazioni fornite dal produttore, ed accettate
dalla Direzione dei Lavori, ivi comprese quelle relative alle condizioni ambientali e/o
precauzioni da seguire nelle fasi di cantiere.
4) La Direzione dei Lavori per la realizzazione delle coperture discontinue (a falda) opererà come
segue:
a) Nel corso dell'esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà
l'adozione dei criteri per la sicurezza degli operatori come da norma UNI 8088, la conformità
alla norma UNI 9460 e che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente
quelle prescritte ed inoltre almeno per gli strati più significativi verificherà che il risultato finale
sia coerente con le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all'elemento
o strato considerato.
In particolare verificherà i collegamenti tra gli strati, la realizzazione dei
giunti/sovrapposizioni dei singoli prodotti costituenti uno strato, l'esecuzione accurata dei
bordi e dei punti particolari ove sono richieste lavorazioni in sito. Per quanto applicabili
verificherà con semplici metodi da cantiere le resistenze meccaniche (portate,
punzonamenti, resistenza a flessione, ecc.), la impermeabilità dello strato di tenuta all'acqua,
la continuità (o discontinuità) degli strati, ecc.
b) A conclusione dell'opera eseguirà prove (anche solo localizzate) per verificare la tenuta
all'acqua, condizioni di carico (frecce), resistenza ad azioni localizzate e quanto altro può
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PARTE II
essere verificato direttamente in sito a fronte delle ipotesi di progetto. Avrà cura di far
aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi unitamente alla descrizione e/o schede tecniche
dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera ultimata) e le prescrizioni
attinenti la successiva manutenzione.
Art. 3.16 - SISTEMI PER RIVESTIMENTI INTERNI ED ESTERNI
Si definisce sistema di rivestimento il complesso di strati di prodotti della stessa natura o di natura
diversa, omogenei o disomogenei che realizzano la finitura dell'edificio. I sistemi di rivestimento si
distinguono, a seconda della loro funzione in:
- rivestimenti per esterno e per interno;
- rivestimenti protettivi in ambienti con specifica aggressività;
- rivestimenti protettivi di materiali lapidei, legno, ferro, metalli non ferrosi, ecc.
3.16.1 - Sistemi Realizzati con Prodotti Rigidi
Devono essere realizzati secondo le prescrizioni del progetto ed a completamento del progetto con
le indicazioni seguenti:
a) Per le piastrelle di ceramica (o lastre di pietra, ecc. con dimensioni e pesi similari) si procederà
alla posa su letto di malta svolgente funzioni di strato di collegamento e di compensazione e
curando la sufficiente continuità dello strato stesso, lo spessore, le condizioni ambientali di posa
(temperatura ed umidità) e di maturazione. Si valuterà inoltre la composizione della malta onde
evitare successivi fenomeni di incompatibilità chimica o termica con il rivestimento e/o con il
supporto.
Durante la posa del rivestimento si curerà l'esecuzione dei giunti, il loro allineamento, la
planarità della superficie risultante ed il rispetto di eventuali motivi ornamentali. In alternativa
alla posa con letto di malta si procederà all'esecuzione di uno strato ripartitore avente adeguate
caratteristiche di resistenza meccanica, planarità, ecc. in modo da applicare successivamente
uno strato di collegamento (od ancoraggio) costituito da adesivi aventi adeguate compatibilità
chimica e termica con lo strato ripartitore e con il rivestimento. Durante la posa si procederà
come sopra descritto.
b) Per le lastre di pietra, calcestruzzo, fibrocemento e prodotti similari si procederà alla posa
mediante fissaggi meccanici (elementi ad espansione, elementi a fissaggio chimico, ganci,
zanche e similari) a loro volta ancorati direttamente nella parte muraria e/o su tralicci o similari.
Comunque i sistemi di fissaggio devono garantire una adeguata resistenza meccanica per
sopportare il peso proprio e del rivestimento, resistere alle corrosioni, permettere piccole
regolazioni dei singoli pezzi durante il fissaggio ed il loro movimento in opera dovuto a variazioni
termiche.
Il sistema nel suo insieme deve avere comportamento termico accettabile, nonché evitare di
essere sorgente di rumore inaccettabile dovuto al vento, pioggia, ecc. ed assolvere le altre
funzioni loro affidate quali tenuta all'acqua, ecc. Durante la posa del rivestimento si cureranno
gli effetti estetici previsti, l'allineamento o comunque corretta esecuzione di giunti
(sovrapposizioni, ecc.), la corretta forma della superficie risultante, ecc.
c) Per le lastre, pannelli, ecc. a base di metallo o materia plastica si procederà analogamente a
quanto descritto al comma b) per le lastre.
Si curerà in base alle funzioni attribuite dal progetto al rivestimento, la esecuzione dei fissaggi e
la collocazione rispetto agli strati sottostanti onde evitare incompatibilità termiche, chimiche od
elettriche. Saranno considerate le possibili vibrazioni o rumore indotte da vento, pioggia, ecc.
Verranno inoltre verificati i motivi estetici, l'esecuzione dei giunti, la loro eventuale sigillatura,
ecc.
3.16.2 - Sistemi Realizzati con Prodotti Flessibili
Devono essere realizzati secondo le prescrizioni date nel progetto con prodotti costituiti da carte da
parati (a base di carta, tessili, fogli di materie plastiche o loro abbinamenti) aventi le caratteristiche
riportate nell'articolo loro applicabile ed a completamento del progetto devono rispondere alle
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PARTE II
indicazioni seguenti.
A seconda del supporto (intonaco, legno, ecc.), si procederà alla sua pulizia ed asportazione dei
materiali esistenti nonché al riempimento di fessure, piccoli fori, alla spianatura di piccole asperità,
ecc. avendo cura di eliminare, al termine, la polvere ed i piccoli frammenti che possono
successivamente collocarsi tra il foglio ed il supporto durante la posa.
Si stenderà uno strato di fondo (fissativo) solitamente costituito dallo stesso adesivo che si userà
per l'incollaggio (ma molto più diluito con acqua) in modo da rendere uniformemente assorbente il
supporto stesso e da chiudere i pori più grandi. Nel caso di supporti molto irregolari e nella posa di
rivestimenti particolarmente sottili e lisci (esempio tessili) si provvederà ad applicare uno strato
intermedio di carta fodera o prodotto similare allo scopo di ottenere la levigatezza e continuità volute.
Si applica infine il telo di finitura curando il suo taglio preliminare in lunghezza e curando la
concordanza dei disegni, la necessità di posare i teli con andamento alternato, ecc.
Durante l'applicazione si curerà la realizzazione dei giunti, la quantità di collante applicato,
l'esecuzione dei punti particolari quali angoli, bordi di porte, finestre, ecc., facendo le opportune
riprese in modo da garantire la continuità dei disegni e comunque la scarsa percepibilità dei giunti.
3.16.3 - Sistemi Realizzati con Prodotti Fluidi
Devono essere realizzati secondo le prescrizioni date nel progetto (con prodotti costituiti da pitture,
vernici impregnanti, ecc.) aventi le caratteristiche riportate nell'articolo loro applicabile ed a
completamento del progetto devono rispondere alle indicazioni seguenti:
a) su pietre naturali ed artificiali impregnazione della superficie con siliconi o olii fluorurati, non
pellicolanti, resistenti agli U.V., al dilavamento, agli agenti corrosivi presenti nell'atmosfera;
b) su intonaci esterni:
- tinteggiatura della superficie con tinte alla calce o ai silicati inorganici;
- pitturazione della superficie con pitture organiche;
c) su intonaci interni:
- tinteggiatura della superficie con tinte alla calce, o ai silicati inorganici;
- pitturazione della superficie con pitture organiche o ai silicati organici;
- rivestimento della superficie con materiale plastico a spessore;
- tinteggiatura della superficie con tinte a tempera;
d) su prodotti di legno e di acciaio:
- I sistemi si intendono realizzati secondo le prescrizioni del progetto ed in loro mancanza (od a
loro integrazione) si intendono realizzati secondo le indicazioni date dal produttore ed
accettate dalla Direzione dei Lavori; le informazioni saranno fornite secondo le norme UNI
8758 o UNI 8760 e riguarderanno:
- criteri e materiali di preparazione del supporto;
- criteri e materiali per realizzare l'eventuale strato di fondo, ivi comprese le condizioni
ambientali (temperatura, umidità) del momento della realizzazione e del periodo di
maturazione, condizioni per la successiva operazione;
- criteri e materiali per realizzare l'eventuale strato intermedio, ivi comprese le condizioni citate
all'alinea precedente per la realizzazione e maturazione;
- criteri e materiali per lo strato di finiture, ivi comprese le condizioni citate al secondo alinea;
e) Durante l'esecuzione, per tutti i tipi predetti, si curerà per ogni operazione la completa
esecuzione degli strati, la realizzazione dei punti particolari, le condizioni ambientali
(temperatura, umidità) e la corretta condizione dello strato precedente (essicazione,
maturazione, assenza di bolle, ecc.) nonché le prescrizioni relative alle norme di igiene e
sicurezza.
3.16.4 - Norme Esecutive per il Direttore dei Lavori
a) Nel corso dell'esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed inoltre
almeno per gli strati più significativi verificherà che il risultato delle operazioni predette sia
coerente con le prescrizioni di progetto e comunque con la funzione che è attribuita all'elemento
o strato realizzato.
In particolare verificherà:
- per i rivestimenti rigidi le modalità di fissaggio, la corretta esecuzione dei giunti e quanto
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PARTE II
riportato nel punto loro dedicato, eseguendo verifiche intermedie di residenza meccanica,
ecc.;
- per i rivestimenti con prodotti flessibili (fogli) la corretta esecuzione delle operazioni descritte
nel relativo punto;
- per i rivestimenti fluidi od in pasta il rispetto delle prescrizioni di progetto o concordate come
detto nel punto a) verificando la loro completezza, ecc. specialmente delle parti difficilmente
controllabili al termine dei lavori.
b) A conclusione dei lavori eseguirà prove (anche solo localizzate) e con facili mezzi da cantiere
creando sollecitazioni compatibili con quelle previste dal progetto o comunque simulanti le
sollecitazioni dovute all'ambiente, agli utenti futuri, ecc. Per i rivestimenti rigidi verificherà in
particolare il fissaggio e l'aspetto delle superfici risultanti; per i rivestimenti in fogli, l'effetto finale
e l'adesione al supporto; per quelli fluidi la completezza, l'assenza di difetti locali, l'aderenza al
supporto. Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi unitamente alla
descrizione e/o schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera
ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
Art. 3.17 - OPERE DI IMPERMEABILIZZAZIONE
Si intendono per opere di impermeabilizzazione quelle che servono a limitare (o ridurre entro valori
prefissati) il passaggio di acqua (sotto forma liquida o gassosa) attraverso una parte dell'edificio
(pareti, fondazioni, pavimenti controterra, ecc.) o comunque lo scambio igrometrico tra ambienti.
Esse si dividono in:
- impermeabilizzazioni costituite da strati continui (o discontinui) di prodotti;
- impermeabilizzazioni realizzate mediante la formazione di intercapedini ventilate.
Le impermeabilizzazioni, si intendono suddivise nelle seguenti categorie:
a) impermeabilizzazioni di coperture continue o discontinue;
b) impermeabilizzazioni di pavimentazioni;
c) impermeabilizzazioni di opere interrate;
d) impermeabilizzazioni di elementi verticali (non risalita d'acqua).
Per la realizzazione delle diverse categorie si utilizzeranno i materiali e le modalità indicate negli
altri documenti progettuali; ove non siano specificate in dettaglio nel progetto od a suo completamento
si rispetteranno le prescrizioni seguenti:
1) per le impermeabilizzazioni di coperture, vedere gli articoli "Esecuzione di Coperture Continue
(Piane)" e "Esecuzione di Coperture Discontinue (a Falda)".
2) per le impermeabilizzazioni di pavimentazioni, vedere l'articolo "Esecuzione delle
Pavimentazioni".
3) per la impermeabilizzazione di opere interrate valgono le prescrizioni seguenti:
a) per le soluzioni che adottino membrane in foglio o rotolo si sceglieranno i prodotti che per
resistenza meccanica a trazione, agli urti ed alla lacerazione meglio si prestano a sopportare
l'azione del materiale di reinterro (che comunque dovrà essere ricollocato con le dovute
cautele) le resistenze predette potranno essere raggiunte mediante strati complementari e/o
di protezione ed essere completate da soluzioni adeguate per ridurre entro limiti accettabili,
le azioni di insetti, muffe, radici e sostanze chimiche presenti nel terreno.
Inoltre durante la realizzazione si curerà che i risvolti, punti di passaggio di tubazioni, ecc.
siano accuratamente eseguiti onde evitare sollecitazioni localizzate o provocare distacchi e
punti di infiltrazione;
b) per le soluzioni che adottano prodotti rigidi in lastre, fogli sagomati e similari (con la
formazione di interspazi per la circolazione di aria) si opererà, come indicato nel comma a)
circa la resistenza meccanica. Per le soluzioni ai bordi e nei punti di attraversamento di tubi,
ecc. si eseguirà con cura la soluzione adottata in modo da non costituire punti di infiltrazione
e di debole resistenza meccanica;
c) per le soluzioni che adottano intercapedini di aria si curerà la realizzazione della parete più
esterna (a contatto con il terreno) in modo da avere continuità ed adeguata resistenza
meccanica. Al fondo dell'intercapedine si formeranno opportuni drenaggi dell'acqua che
limitino il fenomeno di risalita capillare nella parete protetta;
d) per le soluzioni che adottano prodotti applicati fluidi od in pasta si sceglieranno prodotti che
possiedano caratteristiche di impermeabilità ed anche di resistenza meccanica (urti,
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PARTE II
abrasioni, lacerazioni). Le resistenze predette potranno essere raggiunte mediante strati
complementari e/o di protezione ed essere completate da soluzioni adeguate per ottenere
valori accettabili di resistenza ad agenti biologici quali radici, insetti, muffe, ecc. nonché di
resistenza alle possibili sostanze chimiche presenti nel terreno.
Durante l'esecuzione si curerà la corretta esecuzione di risvolti e dei bordi, nonché dei punti
particolari quali passaggi di tubazioni, ecc. in modo da evitare possibili zone di infiltrazione
e/o distacco. La preparazione del fondo, l'eventuale preparazione del prodotto (miscelazioni,
ecc.), le modalità di applicazione, ivi comprese le condizioni ambientali (temperatura ed
umidità), e quelle di sicurezza saranno quelle indicate dal Produttore nella sua
documentazione tecnica ed accettate dalla Direzione dei Lavori.
4) Per le impermeabilizzazioni di elementi verticali (con risalita d'acqua) si eseguiranno strati
impermeabili (o drenanti) che impediscano o riducano al minimo il passaggio di acqua per
capillarità, ecc. Gli strati si eseguiranno con fogli, prodotti spalmati, malte speciali, ecc.,
curandone la continuità e la collocazione corretta nell'elemento.
L'utilizzo di estrattori di umidità per murature, malte speciali ed altri prodotti similari, sarà
ammesso solo con prodotti di provata efficacia ed osservando scrupolosamente le indicazioni
del progetto e del produttore per la loro realizzazione.
La Direzione dei Lavori per la realizzazione delle opere di impermeabilizzazione opererà come
segue:
a) Nel corso dell'esecuzione dei lavori, con riferimento ai tempi ed alle procedure, verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte ed
inoltre, almeno per gli strati più significativi, verificherà che il risultato finale sia coerente con le
prescrizioni di progetto e comunque con la funzione attribuita all'elemento o strato considerato.
In particolare verificherà i collegamenti tra gli strati, la realizzazione di giunti/sovrapposizioni dei
singoli prodotti costituenti uno strato, l'esecuzione accurata dei bordi e dei punti particolari ove
sono richieste lavorazioni in sito. Per quanto applicabili verificherà con semplici metodi da
cantiere le resistenze meccaniche (punzonamenti, resistenza a flessione, ecc.) la
impermeabilità dello strato di tenuta all'acqua, le continuità (o discontinuità) degli strati, ecc.
b) A conclusione dell'opera eseguirà prove (anche solo localizzate) per verificare le resistenze ad
azioni meccaniche localizzate, la interconnessione e compatibilità con altre parti dell'edificio e
con eventuali opere di completamento.
Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi unitamente alla descrizione e/o
schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera ultimata) e le
prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
Art. 3.18 - OPERE DI VETRAZIONE E SERRAMENTISTICA
- Si intendono per opere di vetrazione quelle che comportano la collocazione in opera di lastre di
vetro (o prodotti similari sempre comunque in funzione di schermo) sia in luci fisse sia in ante
fisse o mobili di finestre, portafinestre o porte;
- Si intendono per opere di serramentistica quelle relative alla collocazione di serramenti (infissi)
nei vani aperti delle parti murarie destinate a riceverli.
La realizzazione delle opere di vetrazione deve avvenire con i materiali e le modalità previsti dal
progetto ed ove questo non sia sufficientemente dettagliato valgono le prescrizioni seguenti.
a) Le lastre di vetro, in relazione al loro comportamento meccanico, devono essere scelte tenendo
conto delle loro dimensioni, delle sollecitazioni previste dovute a carico di vento e neve, alle
sollecitazioni dovute ad eventuali sbattimenti ed alle deformazioni prevedibili del serramento.
Devono inoltre essere considerate per la loro scelta le esigenze di isolamento termico, acustico,
di trasmissione luminosa, di trasparenza o traslucidità, di sicurezza sia ai fini antinfortunistici
che di resistenza alle effrazioni, atti vandalici, ecc.
Per la valutazione dell'adeguatezza delle lastre alle prescrizioni predette, in mancanza di
prescrizioni nel progetto si intendono adottati i criteri stabiliti nelle norme UNI per l'isolamento
termico ed acustico, la sicurezza, ecc. (UNI 7143, 12758 e 7697).
Gli smussi ai bordi e negli angoli devono prevenire possibili scagliature.
b) I materiali di tenuta, se non precisati nel progetto, si intendono scelti in relazione alla
conformazione e dimensioni delle scanalature (o battente aperto con ferma vetro) per quanto
riguarda lo spessore e dimensioni in genere, capacità di adattarsi alle deformazioni elastiche dei
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PARTE II
telai fissi ed ante apribili; resistenza alle sollecitazioni dovute ai cicli termoigrometrici tenuto
conto delle condizioni microlocali che si creano all'esterno rispetto all'interno, ecc. e tenuto
conto del numero, posizione e caratteristiche dei tasselli di appoggio, periferici e spaziatori. Nel
caso di lastre posate senza serramento gli elementi di fissaggio (squadrette, tiranti, ecc.)
devono avere adeguata resistenza meccanica, essere preferibilmente di metallo non ferroso o
comunque protetto dalla corrosione. Tra gli elementi di fissaggio e la lastra deve essere
interposto materiale elastico e durabile alle azioni climatiche.
c) La posa in opera deve avvenire previa eliminazione di depositi e materiali dannosi alle lastre,
serramenti, ecc. e collocando i tasselli di appoggio in modo da far trasmettere correttamente il
peso della lastra al serramento; i tasselli di fissaggio servono a mantenere la lastra nella
posizione prefissata. Le lastre che possono essere urtate devono essere rese visibili con
opportuni segnali (motivi ornamentali, maniglie, ecc.).
La sigillatura dei giunti tra lastra e serramento deve essere continua in modo da eliminare ponti
termici ed acustici. Per i sigillanti e gli adesivi si devono rispettare le prescrizioni previste dal
fabbricante per la preparazione, le condizioni ambientali di posa e di manutenzione. Comunque
la sigillatura deve essere conforme a quella richiesta dal progetto od effettuata sui prodotti
utilizzati per qualificare il serramento nel suo insieme. L'esecuzione effettuata secondo la norma
UNI 6534 potrà essere considerata conforme alla richiesta del presente Capitolato nei limiti di
validità della norma stessa.
La realizzazione della posa dei serramenti deve essere effettuata come indicato nel progetto e
quando non precisato deve avvenire secondo le prescrizioni seguenti.
a) Le finestre collocate su propri controtelai e fissate con i mezzi previsti dal progetto e comunque
in modo da evitare sollecitazioni localizzate.
Il giunto tra controtelaio e telaio fisso, se non progettato in dettaglio onde mantenere le
prestazioni richieste al serramento, dovrà essere eseguito con le seguenti attenzioni:
- assicurare tenuta all'aria ed isolamento acustico;
- gli interspazi devono essere sigillati con materiale comprimibile e che resti elastico nel tempo;
se ciò non fosse sufficiente (giunti larghi più di 8 mm) si sigillerà anche con apposito sigillante
capace di mantenere l'elasticità nel tempo e di aderire al materiale dei serramenti;
- il fissaggio deve resistere alle sollecitazioni che il serramento trasmette sotto l'azione del vento
o di carichi dovuti all'utenza (comprese le false manovre).
b) La posa con contatto diretto tra serramento e parte muraria deve avvenire:
- assicurando il fissaggio con l'ausilio di elementi meccanici (zanche, tasselli di espansione,
ecc.);
- sigillando il perimetro esterno con malta previa eventuale interposizione di elementi separatori
quali non tessuti, fogli, ecc.;
- curando l'immediata pulizia delle parti che possono essere danneggiate (macchiate, corrose,
ecc.) dal contatto con la malta.
c) Le porte devono essere posate in opera analogamente a quanto indicato per le finestre; inoltre
si dovranno curare le altezze di posa rispetto al livello del pavimento finito.
Per le porte con alte prestazioni meccaniche (antieffrazione), acustiche, termiche o di
comportamento al fuoco, si rispetteranno inoltre le istruzioni per la posa date dal fabbricante ed
accettate dalla Direzione dei Lavori.
Per la realizzazione delle cosiddette "vetrazioni strutturali" e/o lucernari ad illuminazione zenitale si
farà riferimento alle norme di qualità contenute nella Guida Tecnica UEAtc (ICITE-CNR) e relativi
criteri di verifica.
La Direzione dei Lavori per la realizzazione opererà come segue.
a) Nel corso dell'esecuzione dei lavori (con riferimento ai tempi ed alle procedure) verificherà via
via che i materiali impiegati e le tecniche di posa siano effettivamente quelle prescritte.
In particolare verificherà la realizzazione delle sigillature tra lastre di vetro e telai e tra i telai fissi
ed i controtelai; la esecuzione dei fissaggi per le lastre non intelaiate; il rispetto delle prescrizioni
di progetto, del capitolato e del produttore per i serramenti con altre prestazioni.
b) A conclusione dei lavori eseguirà verifiche visive della corretta messa in opera e della
completezza dei giunti, sigillature, ecc. Eseguirà controlli orientativi circa la forza di apertura e
chiusura dei serramenti (stimandole con la forza corporea necessaria), l'assenza di punti di
attrito non previsti, e prove orientative di tenuta all'acqua, con spruzzatori a pioggia, ed all'aria,
con l'uso di fumogeni, ecc.
Nelle grandi opere i controlli predetti potranno avere carattere casuale e statistico.
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PARTE II
Avrà cura di far aggiornare e raccogliere i disegni costruttivi più significativi unitamente alla
descrizione e/o schede tecniche dei prodotti impiegati (specialmente quelli non visibili ad opera
ultimata) e le prescrizioni attinenti la successiva manutenzione.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.19 - OPERE DA LATTONIERE
I manufatti ed i lavori in genere in lamiera in acciaio (nera o zincata), di zinco, di rame, di piombo,
di ottone, di alluminio o di altri metalli, o di materiale plastico, dovranno essere delle dimensioni e delle
forme richieste, lavorati con la massima precisione ed a perfetta finitura.
Detti lavori saranno dati in opera, salvo diversa disposizione, completi di ogni accessorio
necessario al loro perfetto funzionamento, nonché completi di pezzi speciali e sostegni di ogni genere.
Il collocamento in opera comprenderà altresì ogni occorrente prestazione muraria ed ancora il
lavoro completo di verniciatura protettiva, da eseguire secondo prescrizione e ove necessario.
Le giunzioni dei pezzi saranno effettuate mediante chiodature, ribattiture, rivettature, aggraffature,
saldature, incollature o con sistemi combinati, sulla base di quanto disposto in particolare dalla
Direzione dei Lavori ed in conformità ai campioni che dovranno essere presentati per l'approvazione.
L'Appaltatore inoltre, ha l'obbligo di presentare preventivamente alla Direzione dei Lavori un
campione delle opere ordinate, affinché venga accettato o vi possano essere apportate modifiche che
la stessa riterrà opportune prima dell'inizio delle opere stesse, senza che queste vengano ad alterare i
prezzi stabiliti ed i patti contrattuali.
Per tratti di notevole lunghezza o in corrispondenza di giunti sul supporto dovranno essere
predisposti opportuni giunti di dilatazione.
In presenza di contatto fra materiali metallici diversi occorrerà evitare la formazione di correnti
galvaniche che possono generare fenomeni di corrosione dei manufatti stessi.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.20 - OPERE DI TINTEGGIATURA, VERNICIATURA E COLORITURA
Preparazione delle superfici e applicazione delle pitture
Le operazioni di tinteggiatura, coloritura o verniciatura dovranno essere precedute da un'accurata
preparazione delle superfici interessate (raschiatura, scrostatura, stuccatura, levigatura e pulizia) con
modalità e sistemi idonei ad assicurare la perfetta riuscita del lavoro.
In particolare dovrà curarsi che le superfici si presentino perfettamente pulite e pertanto esenti da
macchie di sostanze grasse od untuose, da ossidazioni, ruggine, scorie.
Nel corso dell'applicazione delle pitture dovrà essere posta particolare cura agli spigoli e alle zone
difficilmente accessibili.
L’applicazione dovrà essere effettuata esclusivamente con prodotti pronti all’uso e preparati nei
modi stabiliti dalle case produttrici; non sarà, quindi, consentito procedere, salvo altre prescrizioni, ad
ulteriori miscelazioni con solventi o simili che non siano state specificatamente prescritte.
Tutti i prodotti dovranno trovarsi nei recipienti originali, sigillati, con le indicazioni del produttore, le
informazioni sul contenuto, le modalità di conservazione ed uso e quanto altro richiesto per l’ impiego
dei materiali.
La temperatura ambiente non dovrà in ogni caso superare i 40°C mentre la temperatura delle
superfici dovrà essere compresa fra i 5°C e 50°C con un massimo di 80% di umidità relativa.
L'applicazione dei prodotti vernicianti non dovrà venire effettuata su superfici umide; in esterno
pertanto, salvo l'addizione di particolari prodotti, le stesse operazioni saranno sospese con tempo
piovoso, nebbioso od in presenza di vento.
In ogni caso, le opere eseguite dovranno essere protette fino a completo essiccamento in
profondità, dalle correnti d'aria, dalla polvere, dall'acqua, dal sole e da ogni causa che possa costituire
origine di danno e di degenerazione in genere.
L'Appaltatore dovrà adottare inoltre ogni precauzione e mezzo atti ad evitare spruzzi, sbavature e
macchie di pitture, vernici, smalti sulle opere già eseguite (pavimenti, rivestimenti, zoccolatura,
intonaci, infissi, apparecchi sanitari, rubinetterie ecc.) restando a carico dello stesso ogni lavoro o
provvedimento necessari per l’eliminazione degli imbrattamenti, dei degradi nonché degli eventuali
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PARTE II
danni apportati.
La Direzione dei Lavori avrà la facoltà di ordinare, a cura e spese dell'Appaltatore, il rifacimento
delle lavorazioni risultanti da esecuzione non soddisfacente e questo sia per difetto dei materiali
impiegati, sia per non idonea preparazione delle superfici, per non corretta applicazione degli stessi,
per mancanza di cautele o protezioni o per qualunque altra causa ascrivibile all'Appaltatore.
L'Appaltatore dovrà procedere con immediatezza a tali rifacimenti, eliminando nel frattempo
eventuali danni conseguenti dei quali rimane, in ogni caso ed a tutti gli effetti, unico responsabile.
In ogni caso le opere eseguite dovranno essere protette, fino al completo essiccamento, dalla
polvere, dall’acqua e da ogni altra fonte di degradazione.
Tutti i componenti base, i solventi, i diluenti e gli altri prodotti usati dalle case produttrici per la
preparazione delle forniture, dalla mano d’opera per l’applicazione e gli eventuali metodi di prova,
dovranno essere conformi alla normativa vigente ed avere caratteristiche qualitative costanti
confermate dai marchi di qualità.
Prima dell'applicazione di ogni successiva mano di pittura la mano precedente dovrà essere
completamente essiccata o indurita e, inoltre, dovrà essere riparato ogni eventuale danneggiamento
delle mani già applicate, utilizzando lo stesso tipo di pittura usato in precedenza.
La scelta dei colori è dovuta al criterio insindacabile della Direzione dei Lavori e non sarà ammessa
alcuna distinzione tra colori ordinari e colori fini, dovendosi in ogni caso fornire i materiali più fini e
delle migliori qualità.
Il colore di ogni mano di pittura dovrà essere diverso da quello della mano precedente per evitare
di lasciare zone non pitturate e per controllare il numero delle passate che sono state applicate.
In caso di contestazione, qualora l'Appaltatore non sia in grado di dare la dimostrazione del
numero di passate effettuate, la decisione sarà a sfavore dell'Appaltatore stesso. Comunque egli ha
l'obbligo, dopo l'applicazione di ogni passata e prima di procedere all'esecuzione di quella successiva,
di farsi rilasciare dal personale della Direzione dei Lavori una dichiarazione scritta.
Prima d'iniziare le opere da pittore, l'Appaltatore ha inoltre l'obbligo di eseguire nei luoghi e con le
modalità che gli saranno prescritti, i campioni dei vari lavori di rifinitura, sia per la scelta delle tinte che
per il genere di esecuzione, e di ripeterli eventualmente con le varianti richieste, sino ad ottenere
l'approvazione della Direzione dei Lavori. Egli dovrà infine adottare ogni precauzione e mezzo atti ad
evitare spruzzi o macchie di tinte o vernici sulle opere finite (pavimenti, rivestimenti, infissi, ecc.),
restando a suo carico ogni lavoro necessario a riparare i danni eventualmente arrecati.
Le opere di verniciatura su manufatti metallici saranno precedute da accurate operazioni di
pulizia (nel caso di elementi esistenti) e rimozione delle parti ossidate; verranno quindi applicate
almeno una mano di vernice protettiva ed un numero non inferiore a due mani di vernice del tipo e
colore previsti fino al raggiungimento della completa uniformità della superficie.
Verniciature su legno. Per le opere in legno, la stuccatura ed imprimitura dovrà essere fatta con
mastici adatti, e la levigatura e rasatura delle superfici dovrà essere perfetta.
Nelle opere di verniciatura eseguite su intonaco, oltre alle verifiche della consistenza del
supporto ed alle successive fasi di preparazione si dovrà attendere un adeguato periodo, fissato dalla
Direzione dei Lavori, di stagionatura degli intonaci; trascorso questo periodo si procederà
all’applicazione di una mano di imprimitura (eseguita con prodotti speciali) o una mano di fondo più
diluita alla quale seguiranno altre due mani di vernice del colore e caratteristiche fissate.
La tinteggiatura potrà essere eseguita, salvo altre prescrizioni, a pennello, a rullo, a spruzzo,ecc. in
conformità con i modi fissati per ciascun tipo di lavorazione.
ROSABBIATURA
Idrosabbiatura a pressione realizzata mediante l’uso di idropulitrice con pressione variabile con
sabbia di quarzo di opportuna granulometria.
TEMPERA
Tinteggiatura a tempera di pareti e soffitti con finitura di tipo liscio o a buccia d’arancio a coprire
interamente le superfici trattate, data a pennello o a rullo previa rasatura e stuccatura ed eventuale
imprimitura a due o più mani.
TINTEGGIATURA LAVABILE
- Tinteggiatura lavabile del tipo:
a) a base di resine vinil-acriliche;
b) a base di resine acriliche;
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PARTE II
per pareti e soffitti con finitura di tipo liscio a coprire interamente le superfici trattate, data a pennello o
a rullo previa rasatura e stuccatura ed eventuale imprimitura a due o più mani;
- Tinteggiatura lavabile a base di smalti murali opachi resino-sintetici del tipo:
a) pittura oleosa opaca;
b) pittura oleoalchidica o alchidica lucida o satinata o acril-viniltuolenica;
c) pitture uretaniche;
per pareti e soffitti con finitura di tipo liscio a coprire interamente le superfici trattate, data a pennello o
a rullo previa rasatura e stuccatura ed eventuale imprimitura a due o più mani.
RESINE SINTETICHE
Dovranno essere composte dal 50% ca. di pigmento e dal 50% ca. di veicolo (legante +solvente),
essere inodori, avere un tempo di essiccazione di 8 ore ca., essere perfettamente lavabili senza
presentare manifestazioni di alterazione.
Nel caso di idropitture per esterno la composizione sarà del 40% ca. di pigmento e del 60% ca. di
veicolo con resistenze particolari agli agenti atmosferici ed agli attacchi alcalini.
La tinteggiatura o rivestimento plastico murale rustico dovrà essere a base di resine sintetiche in
emulsione con pigmenti e quarzi o granulato da applicare a superfici adeguatamente preparate e con
una mano di fondo, data anche in più mani, per una quantità minima di kg.1,2/mq. posta in opera
secondo i modi seguenti:
a) pennellata o rullata granulata per esterni;
b) graffiata con superficie fine, massima granulometria 1,2 mm. per esterni.
FONDI MINERALI
Tinteggiatura di fondi minerali assorbenti su intonaci nuovi o vecchi esterni nei centri storici, trattati
con colori minerali senza additivi organici ovvero liberati con un opportuno sverniciatore da pitture
formanti pellicola, con colore a due componenti con legante di silicato di potassio puro (liquido ed
incolore) ed il colore in polvere puramente minerale con pigmenti inorganici (per gruppi di colori
contenenti una media percentuale più o meno elevata di ossidi pregiati), per consentire un processo di
graduale cristallizzazione ed aggrappaggio al fondo senza formare pellicola, idrorepellente ed
altamente traspirante con effetto superficiale simile a quello ottenibile con tinteggio a calce, resistente
al calore, ai raggi ultravioletti ed ai fumi industriali,coprente, lavabile, resistente a solvente, inodore e
non inquinante, fortemente alcalino, da applicare con pennello in tre mani previa preparazione del
sottofondo.
VERNICIATURA CLS
Verniciatura protettiva di opere in calcestruzzo armato e non, poste all’esterno o all’interno liberate,
con opportuno sverniciatore da eventuali pitture formanti pellicola mediante colore a base di silicati di
potassio modificati (per gruppi di colori contenenti una media percentuale più o meno elevata di ossidi
pregiati) e carichi minerali tali da consentire la reazione chimica con il sottofondo consolidandolo e
proteggendolo dalla neutralizzazione (carbonatazione e solfatazione), idrorepellente e traspirante,
resistente al calore, ai raggi ultravioletti ed ai fumi industriali, lavabile, resistente a solvente, inodore e
non inquinante, fortemente alcalino, opaco come minerale, da applicare a pennello e/o a rullo in
almeno tre mani previa preparazione del sottofondo.
PRIMER AL SILICONE
Applicazione di una mano di fondo di idrorepellente, a base di siliconi o silicati, necessario per il
trattamento preliminare di supporti soggetti ad umidità da porre in opera a pennello o a rullo previa
pulizia superficiale delle parti da trattare.
CONVERTITORE DI RUGGINE
Applicazione di convertitore di ruggine su strutture ed infissi di metallo mediante la posa in opera di
due mani a pennello o a spruzzo di una resina copolimerica vinil-acrilica in soluzione acquosa
lattiginosa, ininfiammabile, a bassa tossicità, rispondente inoltre al test spay salino di 500 ore con
adesione al 95% se sottoposto a graffiatura a croce.
VERNICE ANTIRUGGINE
Verniciatura antiruggine di opere in ferro esterne già opportunamente trattate, con funzioni sia di
strato a finire di vario colore sia di strato di fondo per successivi cicli di verniciatura,mediante
l’applicazione di una resina composta da un copolimero vinil-acrilico con caratteristiche di durezza,
flessibilità e resistenza agli urti, permeabilità al vapore d’acqua ed all’ossigeno di 15-25
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PARTE II
gr./mq./mm./giorno, con un contenuto di ossido di ferro inferiore al 3%, non inquinante,applicabile a
rullo, pennello ed a spruzzo su metalli ferrosi e non, in almeno due mani;– verniciatura antiruggine di
opere in ferro costituita da una mano di minio di piombo mescolato con piccole quantità di olio di lino
cotto o realizzata con prodotto oleosintetico equivalente previa preparazione del sottofondo con
carteggiatura,sabbiatura o pulizia completa del metallo stesso.
PITTURE MURALI CON RESINE PLASTICHE
Le pitture murali di questo tipo avranno come leganti delle resine sintetiche (polimeri cloro vinilici,
ecc.) e solventi organici; avranno resistenza agli agenti atmosferici ed al deperimento in generale,
avranno adeguate proprietà di aereazione e saranno di facile applicabilità.
RESINE EPOSSIDICHE
Verniciatura di opere in ferro con resine epossidiche bicomponenti (kg/mq. 0,60) da applicare su
superfici già predisposte in almeno due mani.
SMALTO OLEOSINTETICO
Avranno come componenti le resine sintetiche o naturali, pigmenti aggiuntivi, vari additivi e
saranno forniti in confezione sigillata con tutte le indicazioni sulla composizione e sulle modalità d’uso.
Le caratteristiche dovranno essere quelle previste dalle norme già citate e dovranno, inoltre,garantire
la durabilità, la stabilità dei colori, la resistenza agli agenti atmosferici, ecc. Verniciatura con smalto
oleo sintetico, realizzata con componenti (olio e resine sintetiche con percentuali adeguate dei vari
elementi) a basso contenuto di tossicità, da utilizzare su opere in ferro mediante applicazione a
pennello in almeno due mani su superfici precedentemente trattate anche con vernice antiruggine. I
tempi di essiccazione saranno intorno alle 6 ore.
IMPREGNANTE PER LEGNO
Verniciatura per opere in legno con impregnante a diversa tonalità o trasparente da applicare su
superfici precedentemente preparate in una prima mano maggiormente diluita con idoneo solvente ed
una seconda mano con minor quantità di solvente ed un intervallo di tempo minimo tra le due mani di
almeno 8-10 ore.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.21 - OPERE DA STUCCATORE
Le opere da stuccatore vengono generalmente eseguite in ambiente interni, oppure possono
essere eseguite in ambienti esterni di particolare tipo (porticati, passaggi ed androni).
I supporti su cui vengono applicate le stuccature devono essere ben stadiati, tirati a piano con
frattazzo, asciutti, esenti da parti disaggregate, pulvirulente ed untuose e sufficientemente stagionati
se trattasi di intonaci nuovi. Le stesse condizioni valgono anche nel caso di pareti su calcestruzzo
semplice od armato.
Le superfici di cui sopra, che risultino essere già state trattate con qualsiasi tipo di finitura, devono
essere preparate con tecniche idonee a garantire la durezza dello stucco.
Nelle opere di stuccatura, di norma deve essere impiegato il gesso ventilato in polvere,
appropriatamente confezionato in fabbrica, il quale verrà predisposto in acqua e rimescolato sino ad
ottenere una pasta omogenea, oppure verranno aggiunti altri prodotti quali calce super ventilata,
polvere di marmo, agglomerati inerti, coibenti leggeri o collante cellulosico.
Esclusi i lavori particolari, l'impasto per le lisciatura deve ottenersi mescolando il gesso con il 75%
di acqua fredda.
Per le lisciature di superfici precedentemente con intonaco di malta bastarda, l'impasto deve
essere composto da una parte di calce adesiva, precedentemente spenta in acqua e da due parti di
gesso ventilato in polvere sempre con l'aggiunta di acqua.
In qualsiasi opera di stuccatura, l'Appaltatore è ritenuto unico responsabile della corretta
esecuzione della stessa, rimangono pertanto a suo completo e totale carico gli oneri di eventuali
rappezzi e rifacimenti, per lavori in cui risultassero difetti di esecuzione.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Art. 3.22 - OPERE DA TAPPEZZIERE
Le opere da tappezziere dovranno eseguirsi esclusivamente negli ambienti interni; prima della
posa in opera dei materiali siano essi in tessuto, in carta, in vinilico o in laminato di sughero, si dovrà
fornire alla Direzione dei Lavori alcuni campioni degli stessi affinché vengano accettati, in base alle
caratteristiche previste o richieste.
I supporti, su cui verranno applicati i materiali, dovranno essere privi di grumi di malta ed
incrostazioni ad olii, se inerenti agglomerati edili nuovi; mentre per quelli già tinteggiati o tappezzati, lo
stato di aggregazione dovrà risultare buono, non presentare quindi eccessivi sfarinamenti o
sfaldamenti ed essere esenti da muffe e funghi.
Qualora si verificassero distacchi ed inconvenienti di ogni tipo, dovuti ad incuria e negligenza
dell'Appaltatore in fase di esecuzione dei lavori, egli dovrà provvedere ai ripristini a sua cura e spese.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.23 - OPERE DI RIVESTIMENTI PLASTICI CONTINUI
I rivestimenti plastici continui dovranno avere rispondenza ai requisiti di resistenza agli agenti
atmosferici, di elasticità nel tempo e permettere la costante traspirazione del supporto.
Tutti i contenitori di plastici, dovranno essere chiaramente marcati o etichettati per la identificazione
del prodotto, denominazione specifica e particolari istruzioni tutte chiaramente leggibili.
Prima dell'uso, il plastico dovrà essere opportunamente mescolato con mezzi meccanici ad
eccezione di contenitori inferiori a 30 litri per i quali è sufficiente la mescolazione manuale.
Il tipo di diluente da usare dovrà corrispondere a quello prescritto dalla fabbrica del plastico e non
dovrà essere usato in quantità superiore a quella necessaria per una corretta applicazione. Prima
dell'esecuzione dovrà essere data particolare cura alla pulizia del supporto eliminando tutte le
eventuali contaminazioni quali grumi, polveri, spruzzi di lavaggio, condense, ecc. che possono
diminuire l'adesione del plastico.
Dopo l'applicazione, il supporto dovrà presentarsi completamente coperto, di tonalità uniforme, non
dovranno essere visibili le riprese (che verranno mascherate da spigoli ed angoli), le colature, le
festonature e sovrapposizioni.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.24 - ESECUZIONE DELLE PARETI ESTERNE E PARTIZIONI INTERNE
1 Si intende per parete esterna il sistema edilizio avente la funzione di separare e conformare gli
spazi interni al sistema rispetto all'esterno.
Si intende per partizione interna un sistema edilizio avente funzione di dividere e conformare gli
spazi interni del sistema edilizio.
Nella esecuzione delle pareti esterne si terrà conto della loro tipologia (trasparente, portante,
portata, monolitica, ad intercapedine, termoisolata, ventilata) e della loro collocazione (a cortina,
a semicortina od inserita).
Nella esecuzione delle partizioni interne si terrà conto della loro classificazione in partizione
semplice (solitamente realizzata con piccoli elementi e leganti umidi) o partizione prefabbricata
(solitamente realizzata con montaggio in sito di elementi predisposti per essere assemblati a
secco).
2 Quando non è diversamente descritto negli altri documenti progettuali (o quando questi non
sono sufficientemente dettagliati) si intende che ciascuna delle categorie di parete sopracitata è
composta da più strati funzionali (costruttivamente uno strato può assolvere a più funzioni), che
devono essere realizzati come segue.
a) Le pareti a cortina (facciate continue) saranno realizzate utilizzando i materiali e prodotti
rispondenti al presente capitolato (vetro, isolanti, sigillanti, pannelli, finestre, elementi
portanti, ecc.).
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Le parti metalliche si intendono lavorate in modo da non subire microfessure o comunque
danneggiamenti ed, a seconda del metallo, opportunamente protette dalla corrosione.
Durante il montaggio si curerà la corretta esecuzione dell'elemento di supporto ed il suo
ancoraggio alla struttura dell'edificio eseguendo (per parti) verifiche della corretta esecuzione
delle giunzioni (bullonature, saldature, ecc.) e del rispetto delle tolleranze di montaggio e dei
giochi. Si effettueranno prove di carico (anche per parti) prima di procedere al successivo
montaggio degli altri elementi.
La posa dei pannelli di tamponamento, dei telai, dei serramenti, ecc., sarà effettuata
rispettando le tolleranze di posizione, utilizzando i sistemi di fissaggio previsti. I giunti
saranno eseguiti secondo il progetto e comunque posando correttamente le guarnizioni ed i
sigillanti in modo da garantire le prestazioni di tenuta all'acqua, all'aria, di isolamento
termico, acustico, ecc. tenendo conto dei movimenti localizzati dalla facciata e dei suoi
elementi dovuti a variazioni termiche, pressione del vento, ecc. La posa di scossaline
coprigiunti, ecc. avverrà in modo da favorire la protezione e la durabilità dei materiali protetti
ed in modo che le stesse non siano danneggiate dai movimenti delle facciate.
Il montaggio dei vetri e dei serramenti avverrà secondo le indicazioni date nell'articolo a loro
dedicato.
b) Le pareti esterne o partizioni interne realizzate a base di elementi di laterizio, calcestruzzo,
calcio silicato, pietra naturale o ricostruita e prodotti similari saranno realizzate con le
modalità descritte nell'articolo opere di muratura, tenendo conto delle modalità di esecuzione
particolari (giunti, sovrapposizioni, ecc.) richieste quando la muratura ha compiti di
isolamento termico, acustico, resistenza al fuoco, ecc. Per gli altri strati presenti
morfologicamente e con precise funzioni di isolamento termico, acustico, barriera al vapore,
ecc., si rinvia alle prescrizioni date nell'articolo relativo alle coperture.
Per gli intonaci ed i rivestimenti in genere si rinvia all'articolo sull'esecuzione di queste opere.
Comunque, in relazione alle funzioni attribuite alle pareti ed al livello di prestazione richiesto,
si curerà la realizzazione dei giunti, la connessione tra gli strati e le compatibilità meccaniche
e chimiche.
Nel corso dell'esecuzione si curerà la completa realizzazione dell'opera, con attenzione alle
interferenze con altri elementi (impianti), all'esecuzione dei vani di porte e finestre, alla
realizzazione delle camere d'aria o di strati interni, curando che non subiscano
schiacciamenti, discontinuità, ecc. non coerenti con la funzione dello strato.
c) Le partizioni interne costituite da elementi predisposti per essere assemblati in sito (con e
senza piccole opere di adeguamento nelle zone di connessione con le altre pareti o con il
soffitto) devono essere realizzate con prodotti rispondenti alle prescrizioni date nell'articolo
prodotti per pareti esterne e partizioni interne.
Nell'esecuzione si seguiranno le modalità previste dal produttore (ivi incluso l'utilizzo di
appositi attrezzi) ed approvate dalla Direzione dei Lavori. Si curerà la corretta
predisposizione degli elementi che svolgono anche funzione di supporto in modo da
rispettare le dimensioni, tolleranze ed i giochi previsti o comunque necessari ai fini del
successivo assemblaggio degli altri elementi. Si curerà che gli elementi di collegamento e di
fissaggio vengano posizionati ed installati in modo da garantire l'adeguata trasmissione delle
sollecitazioni meccaniche. Il posizionamento di pannelli, vetri, elementi di completamento,
ecc. sarà realizzato con l'interposizione di guarnizioni, distanziatori, ecc. che garantiscano il
raggiungimento dei livelli di prestazione previsti ed essere completate con sigillature, ecc.
Il sistema di giunzione nel suo insieme deve completare il comportamento della parete e
deve essere eseguito secondo gli schemi di montaggio previsti; analogamente si devono
eseguire secondo gli schemi previsti e con accuratezza le connessioni con le pareti murarie,
con i soffitti, ecc.
Art. 3.25 - ESECUZIONE DELLE PAVIMENTAZIONI
Si intende per pavimentazione un sistema edilizio avente quale scopo quello di consentire o
migliorare il transito e la resistenza alle sollecitazioni in determinate condizioni di uso.
Esse si intendono convenzionalmente suddivise nelle seguenti categorie:
- pavimentazioni su strato portante;
- pavimentazioni su terreno (cioè dove la funzione di strato portante del sistema di pavimentazione
è svolta dal terreno).
Tenendo conto dei limiti stabiliti dal D.P.R. 380/2001 e s.m.i., quando non è diversamente descritto
negli altri documenti progettuali (o quando questi non sono sufficientemente dettagliati) si intende che
ciascuna delle categorie sopracitate sarà composta dai seguenti strati funzionali (Costruttivamente
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PARTE II
uno strato può assolvere una o più funzioni).
a) La pavimentazione su strato portante avrà quali elementi o strati fondamentali:
1) lo strato portante, con la funzione di resistenza alle sollecitazioni meccaniche dovute ai
carichi permanenti o di esercizio;
2) lo strato di scorrimento, con la funzione di compensare e rendere compatibili gli eventuali
scorrimenti differenziali tra strati contigui;
3) lo strato ripartitore, con funzione di trasmettere allo strato portante le sollecitazioni
meccaniche impresse dai carichi esterni qualora gli strati costituenti la pavimentazione
abbiano comportamenti meccanici sensibilmente differenziati;
4) lo strato di collegamento, con funzione di ancorare il rivestimento allo strato ripartitore (o
portante);
5) lo strato di rivestimento con compiti estetici e di resistenza alle sollecitazioni meccaniche,
chimiche, ecc.
A seconda delle condizioni di utilizzo e delle sollecitazioni previste i seguenti strati possono
diventare fondamentali;
6) strato di impermeabilizzante con funzione di dare alla pavimentazione una prefissata
impermeabilità ai liquidi dai vapori;
7) strato di isolamento termico con funzione di portare la pavimentazione ad un prefissato
isolamento termico;
8) strato di isolamento acustico con la funzione di portare la pavimentazione ad un prefissato
isolamento acustico;
9) strato di compensazione con funzione di compensare quote, le pendenze, gli errori di
planarità ed eventualmente incorporare impianti (questo strato frequentemente ha anche
funzione di strato di collegamento).
b) La pavimentazione su terreno avrà quali elementi o strati funzionali:
1) il terreno (suolo) con funzione di resistere alle sollecitazioni meccaniche trasmesse dalla
pavimentazione;
2) strato impermeabilizzante (o drenante);
3) il ripartitore;
4) strato di compensazione e/o pendenza;
5) il rivestimento.
A seconda delle condizioni di utilizzo e delle sollecitazioni previste, altri strati complementari
possono essere previsti.
Per la pavimentazione su strato portante sarà effettuata la realizzazione degli strati utilizzando i
materiali indicati nel progetto; ove non sia specificato in dettaglio nel progetto od a suo complemento
si rispetteranno le prescrizioni seguenti.
1) Per lo strato portante a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimento alle
prescrizioni già date nel presente capitolato sulle strutture di calcestruzzo, strutture metalliche,
sulle strutture miste acciaio e calcestruzzo, sulle strutture di legno, ecc.
2) Per lo strato di scorrimento, a seconda della soluzione costruttiva adottata, si farà riferimento
alle prescrizioni già date per i prodotti quali la sabbia, membrane a base sintetica o bituminosa,
fogli di carta o cartone, geotessili o pannelli di fibre, di vetro o roccia.
Durante la realizzazione si curerà la continuità dello strato, la corretta sovrapposizione o
realizzazione dei giunti e l'esecuzione dei bordi, risvolti, ecc.
3) Per lo strato ripartitore, a seconda della soluzione costruttiva adottata, si farà riferimento alle
prescrizioni già date per i prodotti quali calcestruzzi armati o non, malte cementizie, lastre
prefabbricate di calcestruzzo armato o non, lastre o pannelli a base di legno.
Durante la realizzazione si curerà, oltre alla corretta esecuzione dello strato in quanto a continuità
e spessore, la realizzazione di giunti e bordi e dei punti di interferenza con elementi verticali o con
passaggi di elementi impiantistici in modo da evitare azioni meccaniche localizzate od incompatibilità
chimico fisiche.
Sarà infine curato che la superficie finale abbia caratteristiche di planarità, rugosità, ecc. adeguate
per lo strato successivo.
4) Per lo strato di collegamento, a seconda della soluzione costruttiva adottata, si farà riferimento
alle prescrizioni già date per i prodotti quali malte, adesivi organici e/o con base cementizia e,
nei casi particolari, alle prescrizioni del produttore per elementi di fissaggio, meccanici od altro
tipo.
Durante la realizzazione si curerà la uniforme e corretta distribuzione del prodotto con
riferimento agli spessori e/o quantità consigliate dal produttore in modo da evitare eccesso da
rifiuto od insufficienza che può provocare scarsa resistenza od adesione. Si verificherà inoltre
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PARTE II
che la posa avvenga con gli strumenti e nelle condizioni ambientali (temperatura, umidità) e
preparazione dei supporti suggeriti dal produttore (norma UNI 10329).
5) Per lo strato di rivestimento a seconda della soluzione costruttiva adottata si farà riferimento alle
prescrizioni già date nell'articolo sui prodotti per pavimentazioni.
Durante la fase di posa si curerà la corretta esecuzione degli eventuali motivi ornamentali, la
posa degli elementi di completamento e/o accessori, la corretta esecuzione dei giunti, delle
zone di interferenza (bordi, elementi verticali, ecc.) nonché le caratteristiche di planarità o
comunque delle conformazioni superficiali rispetto alle prescrizioni di progetto, nonché le
condizioni ambientali di posa ed i tempi di maturazione.
6) Per lo strato di impermeabilizzazione, a seconda che abbia funzione di tenuta all'acqua, barriera
o schermo al vapore, valgono le indicazioni fornite per questi strati all'articolo "Esecuzione di
Coperture Continue (Piane)".
7) Per lo strato di isolamento termico valgono le indicazioni fornite per questo strato all'articolo
"Esecuzione di Coperture Continue (Piane)".
8) Per lo strato di isolamento acustico, a seconda della soluzione costruttiva adottata, si farà
riferimento per i prodotti alle prescrizioni già date nell'apposito articolo.
Durante la fase di posa in opera si curerà il rispetto delle indicazioni progettuali e comunque la
continuità dello strato con la corretta realizzazione dei giunti/sovrapposizioni, la realizzazione accurata
dei risvolti ai bordi e nei punti di interferenza con elementi verticali (nel caso di pavimento cosiddetto
galleggiante i risvolti dovranno contenere tutti gli strati sovrastanti). Sarà verificato, nei casi dell'utilizzo
di supporti di gomma, sughero, ecc., il corretto posizionamento di questi elementi ed i problemi di
compatibilità meccanica, chimica, ecc., con lo strato sottostante e sovrastante.
9) Per lo strato di compensazione delle quote valgono le prescrizioni date per lo strato di
collegamento (per gli strati sottili) e/o per lo strato ripartitore (per gli spessori maggiori di 20
mm).
Per le pavimentazioni su terreno, la realizzazione degli strati sarà effettuata utilizzando i materiali
indicati nel progetto, ove non sia specificato in dettaglio nel progetto od a suo complemento si
rispetteranno le prescrizioni seguenti.
1) Per lo strato costituito dal terreno si provvederà alle operazioni di asportazione dei vegetali e
dello strato contenente le loro radici o comunque ricco di sostanze organiche. Sulla base delle
sue caratteristiche di portanza, limite liquido, plasticità, massa volumica, ecc. si procederà alle
operazioni di costipamento con opportuni mezzi meccanici, alla formazione di eventuale
correzione e/o sostituzione (trattamento) dello strato superiore per conferirgli adeguate
caratteristiche meccaniche, di comportamento all'acqua, ecc. In caso di dubbio o contestazione
si farà riferimento alla norma UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle costruzioni stradali.
2) Per lo strato impermeabilizzante o drenante (questo strato assolve quasi sempre anche
funzione di strato di separazione e/o scorrimento.) si farà riferimento alle prescrizioni già fornite
per i materiali quali sabbia, ghiaia, pietrisco, ecc. indicate nella norma UNI 8381 per le
massicciate (o alle norme CNR sulle costruzioni stradali) ed alle norme UNI e/o CNR per i
tessuti nontessuti (geotessili). Per l'esecuzione dello strato si adotteranno opportuni dosaggi
granulometrici di sabbia, ghiaia e pietrisco in modo da conferire allo strato resistenza
meccanica, resistenza al gelo, limite di plasticità adeguati. Per gli strati realizzati con geotessili
si curerà la continuità dello strato, la sua consistenza e la corretta esecuzione dei bordi e dei
punti di incontro con opere di raccolta delle acque, strutture verticali, ecc.
In caso di dubbio o contestazione si farà riferimento alla UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle
costruzioni stradali.
3) Per lo strato ripartitore dei carichi si farà riferimento alle prescrizioni contenute sia per i materiali
sia per la loro realizzazione con misti cementati, solette di calcestruzzo, conglomerati bituminosi
alle prescrizioni della UNI 8381 e/o alle norme CNR sulle costruzioni stradali. In generale si
curerà la corretta esecuzione degli spessori, la continuità degli strati, la realizzazione dei giunti
dei bordi e dei punti particolari.
4) Per lo strato di compensazione e/o pendenza valgono le indicazioni fornite per lo strato
ripartitore; è ammesso che esso sia eseguito anche successivamente allo strato ripartitore
purché sia utilizzato materiale identico o comunque compatibile e siano evitati fenomeni di
incompatibilità fisica o chimica o comunque scarsa aderenza dovuta ai tempi di presa,
maturazione e/o alle condizioni climatiche al momento dell'esecuzione.
5) Per lo strato di rivestimento valgono le indicazioni fornite nell'articolo sui prodotti per
pavimentazione (conglomerati bituminosi, massetti calcestruzzo, pietre, ecc.). Durante
l'esecuzione si curerà, a seconda della soluzione costruttiva prescritta dal progetto, le
indicazioni fornite dal progetto stesso e comunque si curerà in particolare, la continuità e
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PARTE II
regolarità dello strato (planarità, deformazioni locali, pendenze, ecc.), l'esecuzione dei bordi e
dei punti particolari. Si curerà inoltre l'impiego di criteri e macchine secondo le istruzioni del
produttore del materiale ed il rispetto delle condizioni climatiche e di sicurezza e dei tempi di
presa e maturazione.
Tutti i prodotti e/o materiali di cui al presente articolo, qualora possano essere dotati di marcatura
CE secondo la normativa tecnica vigente, dovranno essere muniti di tale marchio.
Art. 3.26 - DEMOLIZIONI E RIMOZIONI
Le demolizioni di murature, calcestruzzi, ecc., sia parziali che complete, devono essere eseguite
con ordine e con le necessarie precauzioni, in modo da non danneggiare le residue murature, da
prevenire qualsiasi infortunio agli addetti al lavoro e da evitare incomodi o disturbo.
Rimane pertanto vietato di gettare dall'alto i materiali in genere, che invece devono essere
trasportati o guidati in basso, e di sollevare polvere, per cui tanto le murature quanto i materiali di
risulta dovranno essere opportunamente bagnati.
Nelle demolizioni e rimozioni l'Appaltatore deve inoltre provvedere alle eventuali necessarie
puntellature per sostenere le parti che devono restare e disporre in modo da non deteriorare i materiali
risultanti, i quali devono ancora potersi impiegare nei limiti concordati con la Direzione dei Lavori, sotto
pena di rivalsa di danni a favore della Stazione Appaltante.
Le demolizioni dovranno limitarsi alle parti ed alle dimensioni prescritte. Quando, anche per
mancanza di puntellamenti o di altre precauzioni, venissero demolite altre parti od oltrepassati i limiti
fissati, saranno pure a cura e spese dell'Appaltatore, senza alcun compenso, ricostruite e rimesse in
ripristino le parti indebitamente demolite.
1. Generalità
Le operazioni di demolizioni e smontaggi dovranno essere conformi a quanto prescritto nel DPR 7
gennaio 1956, n. 164 (in modo particolare negli articoli 10, 68, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76). Le
demolizioni e/o le asportazioni totali o parziali di murature, intonaci, solai ecc., nonché l’operazione di
soppressione di stati pericolosi in fase critica di crollo, anche in presenza di manufatti di pregevole
valore storico-architettonico, dovranno essere eseguite con ordine e con le necessarie precauzioni, al
fine sia di non provocare eventuali danneggiamenti alle residue strutture, sia di prevenire qualsiasi
infortunio agli addetti al lavoro; dovranno, inoltre, essere evitati incomodi, disturbi o danni collaterali.
Particolare attenzione dovrà essere fatta allo scopo di evitare la formazione d’eventuali zone
d’instabilità strutturale.
Sarà vietato demolire murature superiori ai 5 m d’altezza senza l’uso d’idonei ponti di servizio
indipendenti dalla struttura oggetto d’intervento. Per demolizioni da 2 m a 5 m d’altezza sarà obbligo,
per gli operatori, indossare idonee cinture di sicurezza complete di bretelle e funi di trattenuta.
Sarà assolutamente interdetto: gettare dall’alto i materiali, i quali dovranno essere, necessariamente,
trasportati o meglio guidati a terra, attraverso idonei sistemi di canalizzazione (ad es. tubi modulari
telescopici) la cui estremità inferiore non dovrà risultare ad altezza maggiore di 2 m dal livello del
piano di raccolta; l’imboccatura superiore del canale, dovrà, inoltre, essere protetta al fine di evitare
cadute accidentali di persone o cose. Ogni elemento del canale dovrà imboccare quello successivo e,
gli eventuali raccordi, dovranno essere opportunamente rinforzati. Il materiale di demolizione costituito
da elementi pesanti od ingombranti (ad es. la carpenteria lignea), dovrà essere calato a terra con
idonei mezzi (gru, montacarichi ecc.). Al fine di ridurre il sollevamento della polvere prodotta durante i
lavori sarà consigliabile bagnare, sia le murature, sia i materiali di risulta.
Prima dell’inizio della procedura dovrà, obbligatoriamente, essere effettuata la verifica dello stato di
conservazione e di stabilità delle strutture oggetto di intervento e dell’eventuale influenza statica su
strutture corrispondenti, nonché il controllo preventivo della reale disattivazione delle condutture
elettriche, del gas e dell’acqua onde evitare danni causati da esplosioni o folgorazioni. Si dovrà,
inoltre, provvedere alle necessarie opere di puntellamento ed alla messa in sicurezza temporanea
(mediante idonee opere provvisionali) delle parti di manufatto ancora integro o pericolanti per le quali
non saranno previste opere di rimozione. Sarà, inoltre, necessario delimitare ed impedire l’accesso
alla zona sottostante la demolizione (mediante tavolato ligneo o d’altro idoneo materiale) ed allestire,
in corrispondenza dei luoghi di transito o stazionamento, le doverose protezioni e barriere parasassi
(mantovane) disposte a protezione contro la caduta di materiali minuti dall’alto. L’accesso allo sbocco
dei canali di scarico del materiale di demolizione per le operazioni di carico e trasporto dovrà essere
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
consentito soltanto dopo che sarà sospeso lo scarico dall’alto. Preliminarmente all’asportazione
ovvero smontaggio di elementi da ricollocare in situ sarà indicato il loro preventivo rilevamento,
classificazione e posizionamento di segnali atti a facilitare la fedele ricollocazione dei manufatti.
Questo tipo di procedura dovrà essere strettamente limitata e circoscritta alle zone ed alle dimensioni
prescritte negli elaborati di progetto. Nel caso in cui, anche per l’eventuale mancanza di puntellamenti
o di altre precauzioni, venissero asportate altre parti od oltrepassati i confini fissati, si dovrà
provvedere al ripristino delle porzioni indebitamente demolite seguendo scrupolosamente le
prescrizioni enunciate negli articoli specifici.
Tutti i materiali riutilizzabili (mattoni, pianelle, tegole, travi, travicelli ecc.) dovranno essere
opportunamente calati a terra, scalcinati, puliti (utilizzando tecniche indicate dalla D.L.), ordinati e
custoditi, nei luoghi di deposito che saranno segnati negli elaborati di progetto (in ogni caso dovrà
essere un luogo pulito, asciutto, coperto eventualmente con teli di pvc e ben ventilato; sarà, inoltre,
consigliabile non far appoggiare i materiali di recupero direttamente al contatto con il terreno
interponendovi apposite pedane lignee o cavalletti metallici), usando cautele per non danneggiarli, sia
nelle operazioni di pulitura, sia in quelle di trasporto e deposito. Detti materiali, se non diversamente
specificato negli elaborati di progetto, resteranno tutti di proprietà della stazione appaltante, la quale
potrà ordinare all’appaltatore di impiegarli in tutto od in parte nei lavori appaltati.
I materiali di scarto provenienti dalle demolizioni e/o rimozioni dovranno sempre essere trasportati
(dall’appaltatore) fuori dal cantiere, in depositi indicati ovvero alle pubbliche discariche nel rispetto
delle norme in materia di smaltimento delle macerie, di tutela dell’ambiente e di eventuale recupero e
riciclaggio dei materiali stessi.
Per demolizioni di notevole estensione sarà obbligo predisporre un adeguato programma nel quale
verrà riportato l’ordine delle varie operazioni.
2. Indagini preliminari (accertamento sulle caratteristiche costruttive-strutturali)
Prima di iniziare qualsiasi procedura di demolizione e/o rimozione e, più in generale, qualsiasi
procedura conservativa e non (specialmente su manufatti di particolare pregio storico-architettonico)
sarà opportuno operare una serie di indagini diagnostiche preventive finalizzate alla sistematica e
scientifica acquisizione di dati inerenti la reale natura del materiale e il relativo stato di conservazione.
Sarà, pertanto, necessario redigere una sorta di pre-progetto capace di far comprendere il manufatto,
interessato dall’intervento, nella sua totalità e complessità. Tali dati risulteranno utili al fine di poter
ricostruire le stratigrafie murarie così da procedere in maniera corretta e attenta. Il progetto d’indagine
diagnostica non dovrà, soltanto, anticipare l’intervento vero e proprio, ma ne dovrà far parte, guidando
i lavori previsti, verificandone la validità, indicando, casomai, nuove soluzioni.
3. Demolizione di strutture murarie di fondazione
La demolizione parziale o totale d’elementi di fondazione avverrà a mano o con l’ausilio di piccoli
mezzi meccanici (ad es. piccoli martelli pneumatici) in funzione del materiale, delle dimensioni, della
tipologia e della sicurezza. Quando sarà possibile il manufatto da demolire dovrà essere reso agibile
da ogni lato (avendo cura però di non scalzare l’intera struttura) mediante precedente scavo a sezione
obbligata del terreno circostante preferibilmente eseguito a mano o con l’ausilio di piccoli scavatori
(per maggiori specifiche si rimanda a quanto indicato agli articoli specifici sugli scavi) e successive
opere di sbatacchiature al fine di eludere eventuali frane. Le suddette sbatacchiature dovranno essere
controllate periodicamente, specialmente in seguito a piogge o gelate ed, eventualmente,
incrementate se necessario.
La procedura si attuerà dall’alto verso il basso (tenendo sempre ben presente il ruolo strutturale
dell’elemento interessato e delle eventuali azioni di spinta, di controspinta o di contenimento che esso
esercita rispetto ad altre strutture o al terreno) per modesti cantieri, in senso longitudinale allorché il
manufatto oggetto di intervento costituisca contrasto con il terreno, che non sia contemporaneamente
o anteriormente rimosso. Precedentemente alla demolizione si renderà necessario costituire un
presidio d’opere provvisionali atte sia alla puntellazione delle eventuali strutture adiacenti o limitrofe,
sia alla puntellazione del terreno; inoltre, per altezze superiori a 1,50 m, sarà opportuno costituire dei
ponti di servizio indipendenti dall’opera da demolire.
4. Demolizione di strutture murarie
La demolizione delle murature, di qualsiasi genere esse siano, dovrà essere preceduta da opportuni
saggi per verificare la tipologia ed il reale stato di conservazione. Gli operatori addetti alla procedura
dovranno lavorare su ponti di servizio indipendenti dal manufatto in demolizione: non si potrà
intervenire sopra l’elemento da demolire se non per altezze di possibile caduta inferiore ai 2 m. Nel
caso di demolizioni di murature soprastanti il perimetro di solai o strutture a sbalzo sarà indispensabile
attuare ogni cautela al fine di non innescare, di conseguenza alla diminuzione del grado d’incastro,
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
eventuali cedimenti od improvvise cadute delle strutture (anche sotto carichi limitati o per solo peso
proprio). Particolare attenzione dovrà essere fatta in presenza di tiranti annegati nella muratura
oggetto di intervento; una loro involontaria rottura, o quantomeno lesione, potrebbe innescare
fenomeni di dissesto non previsti in fase di progetto pertanto, in presenza di tali dispositivi, sarà
opportuno operare con la massima cautela liberando perimetralmente la catena e proteggendola da
eventuali cadute di materiali che potrebbero compromettere il suo tiraggio.
4.1. Strutture portanti e/o collaboranti
Previa esecuzione di tutte le procedure preliminari (saggi, puntellamenti, opere di contraffortatura ecc.)
al fine di individuare esattamente tutti gli elementi che saranno direttamente od indirettamente
sostenuti dalle strutture portanti o collaboranti oggetto d’intervento (al fine di eludere crolli improvvisi
e/o accidentali), la demolizione di setti murari portanti in mattoni pieni, in pietra o misti dovrà
procedere dall’alto verso il basso per successivi cantieri orizzontali di estensione limitata (così da
controllare l’avanzare dei lavori e le loro eventuali conseguenze nelle zone limitrofe); di norma i
blocchi non dovrebbero superare i quattro mattoni od analoga dimensione, quando si tratta di pietre od
altro materiale (circa 10-15 kg), così da consentire la rimozione e la manovrabilità diretta da parte del
singolo operatore. La rimozione sarà preferibilmente eseguita manualmente con l’ausilio di mazzetta e
scalpello (ovvero punta o raschino) oppure, se l’apparecchio presenta elevata compattezza, con
scalpello meccanico leggero; solo in casi particolari e sempre sotto prescrizione della D.L. si potrà
utilizzare il piccone, mentre dovrà essere bandito l’uso di strumenti a leva.
4.2. Tramezzature
La demolizione parziale e/o totale di tramezzature seguirà le modalità descritte per la procedura
riguardante le strutture portanti e collaboranti; spesso, infatti, semplici tramezzi in mattoni pieni od
anche forati apparentemente destinati a portare esclusivamente se stessi, si possono rilevare dei
rompitratta, ovverosia l’inflessione (con la conseguente deformazione) della struttura lignea del solaio
sovrastante potrebbe, di fatto, aver trasformato il tramezzo devolvendogli, almeno in parte, un incarico
strutturale, spesso imprevisto, ma, in certe circostanze, essenziale alla stabilità del manufatto. Una
demolizione arbitraria di un tramezzo di questo tipo potrebbe, pertanto, portare anche al collasso delle
strutture orizzontali.
5. Demolizioni di strutture a telaio in c.a.
Nel caso di demolizione parziale di strutture a telaio in c.a. dovranno essere precedentemente rimosse
completamente le eventuali tramezzature e tamponature al fine di evitare la possibilità di crollo
spontaneo d’elementi scarsamente collegati; inoltre una volta liberata la struttura portante dalle
tamponature sarà più facilmente valutabile la scelta dei punti da cui iniziare la demolizione. Durante la
demolizione (che avverrà con l’ausilio di piccoli martelli pneumatici), in special modo di travi, si
renderà necessario il controllo ripetuto della direzione delle armature che, se posizionate in maniera
errata rispetto alla collocazione teorica, potranno indicare le reali sezioni di minor resistenza.
6. Smontaggio di strutture orizzontali
La demolizione delle strutture orizzontali dovrà essere eseguita mediante la realizzazione di ponti di
lavoro e d’opere di protezione (teli, pannelli rigidi ecc.) per evitare, sia la caduta di materiale, sia quella
degli addetti ai lavori; procedendo con ordine si provvederà a rimuovere tutte le eventuali travature,
cornici, profilati ecc.
La preparazione delle puntellature, necessarie per sostenere le parti che dovranno restare in opera,
dovrà essere eseguita con particolare cura, così come tutti gli accorgimenti finalizzati al non
deterioramento dei materiali riutilizzabili, come, ad esempio, la chiusura accurata dei fori delle vecchie
imposte, non idonee per la nuova struttura; si dovrà, inoltre, porre attenzione ad effettuare lo scarico
immediato dei materiali di risulta evitando qualsiasi accumulo o caduta di materiali sugli
orizzontamenti sottostanti. In presenza di tiranti annegati nelle solette delle strutture orizzontali si
seguiranno le disposizioni prescritte nell’articolo sulla demolizione di strutture murarie.
6.1. Solai piani
Lo smontaggio dei solai piani avverrà seguendo in senso inverso le fasi esecutive del montaggio;
demoliti o smontati pertanto i pavimenti (si rimanda all’articolo specifico) si procederà a rimuovere il
sottofondo e l’eventuale caldana, avanzando di seguito con lo scempiato che potrà essere costituito
da mezzane, tavelloni, tavolato di legno o da voltine in mattoni (forati o pieni) od ancora pignatte o
volterrane previa dislocazione di idonei tavolati in legno (spessore minimo 3-4 cm, larghezza minima
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PARTE II
40-50 cm) od altro materiale atto al sostegno degli operatori. La carpenteria lignea (travi, travetti e
travicelli) dovrà essere sfilata dagli appoggi evitando di fare leva sulle murature mediante opportune
disposizioni quali: puntellamenti, sospensioni (mediante utilizzo di idonei apparecchi di sollevamento o
montacarichi) od eventuale taglio a filo muro in corrispondenza dell’appoggio, lasciando le teste
all’interno della muratura (successivamente si dovrà provvedere alla loro rimozione). Particolare
attenzione dovrà essere fatta nel caso di smontaggio di solai precedentemente consolidati come, ad
esempio, travi munite di staffe metalliche di ancoraggio alla muratura perimetrale; in questo caso la
trave, essendosi trasformata in catena, contribuisce direttamente alla stabilità dei setti murari; andrà,
pertanto, evitato il semplice “sfilamento” delle travi dalle loro sedi al fine di evitare eventuali degradi
irreparabili o dissesti imprevisti alle murature (si vedano gli articoli specifici sugli ancoraggi dei solai
alle murature e sul collegamento fra solai complanari e contigui).
Nel caso in cui gli elaborati di progetto prevedano uno smontaggio preordinato al recupero del
materiale assumerà notevole importanza l’eventuale presenza di connessioni tra degli elementi
costitutivi il solaio. La presenza di chiodi o viti tiraffondi richiederà, infatti, particolari cautele e
l’adozione di idonei strumenti al fine di evitare ulteriori degradi alle strutture lignee.
Di norma, quando si dovranno demolire solai sovrapposti, si procederà, se non diversamente
specificato dagli elaborati di progetto, dall’alto verso il basso.
6.2. Strutture voltate
Lo smontaggio delle strutture voltate si distinguerà in rapporto alla tipologia ed all’apparecchiatura
della volta, alla natura del dissesto ed alle condizioni d’ambito. Previa esecuzione di “saggi di
scopertura” (al fine di ricavare le informazioni necessarie) e la messa in opera d’idonei puntellamenti
(ad es. strutture provvisorie di centinatura) e sbatacchiature atte non solo ad agevolare l’operazione in
oggetto ma anche a garantire la stabilità dei manufatti confinanti (in modo particolare dovrà essere
posta molta attenzione a controbilanciare l’assenza di spinta esercitata dalla volta da “smontare” o
demolire) si procederà alla demolizione della volta: per volte in laterizio in foglio a crociera, a vela od a
padiglione la procedura di smontaggio dovrà iniziare, sempre, dalla chiave e seguire un andamento a
spirale, così come nel caso di volte a botte con apparecchiatura a spina di pesce diritta o spina reale;
mentre per le volte a botte, a botte con teste a padiglione, o a schifo con apparecchiature con filari
longitudinali o trasversali si procederà per cantieri frontali avanzando dal centro verso le imposte.
6.3. Strutture in aggetto
Lo smontaggio di parti a sbalzo (cornicioni di gronda, balconi, gradini ecc.) seguirà le procedure
riguardanti i solai; occorre, tuttavia, precisare che l’eventuale demolizione di porzioni soprastanti il
punto di incastro potrebbe diminuire il momento con la conseguente improvvisa caduta (per peso
proprio) del manufatto a sbalzo. Per evitare tale fenomeno sarà indicato prevedere opportune opere di
presidio degli elementi aggettanti, prima di procedere alla rimozione delle strutture soprastanti. Le
unità originarie a sbalzo, o quelle che si dovessero trovare in questa situazione a causa di opere
parziali di demolizione, dovranno essere celermente rimosse da posizioni instabili e/o pericolanti in
altrettante collocazioni sicure e stabili.
6.4. Collegamenti verticali
Lo smontaggio parziale o totale delle strutture di collegamento verticale seguirà le modalità
precedentemente descritte agli articoli dei solai piani o delle strutture voltate nel caso di scale in
muratura costruite su strutture di sostegno a volta, fermo restando che dovrà sempre essere coperta
la stabilità complessiva utilizzando, eventualmente, opere di puntellamento. Una specifica propria
delle scale riguarda i gradini a sbalzo i quali, se non adeguatamente puntellati, non potranno essere
utilizzati come piano di lavoro, quando sia in atto la demolizione dei muri soprastanti l’incastro (si veda
la demolizione di strutture murarie). Le scale, come del resto gli altri orizzontamenti, non dovranno
essere, in ogni caso, caricate con materiali di risulta.
6.5. Manti e strutture di copertura
Lo smontaggio della copertura procederà, quando sarà possibile, dall’intradosso: contrariamente gli
addetti dovranno lavorare su appositi tavolati di ripartizione posti sull’orditura principale, mai su quella
secondaria. Allorché l’altezza di possibili cadute sul piano sottostante superi i 2 m si dovrà,
necessariamente, predisporre un sotto piano di lavoro; qualora non sia possibile mettere in opera
detto sottopalco sarà obbligo munirsi d’apposite cinture di sicurezza. Lo smontaggio e la
scomposizione della carpenteria principale (arcarecci, terzere, puntoni, capriate ecc.) qualunque sia il
materiale legno, ferro o c.a., seguirà la procedura inversa a quella della messa in opera, ovverosia
prima si smonteranno a mano le canne fumarie ed i comignoli, poi il manto di copertura (le tegole
saranno asportate a sezione, simmetricamente da una parte e dall’altra, procedendo dal colmo verso
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PARTE II
le gronde avendo cura di non rompere o danneggiare i singoli pezzi), il sottofondo e lo scempiato di
mezzane od il tavolato ligneo, in seguito si passerà a sfilare l’orditura minuta e/o media (travicelli,
correnti, morali, palombelli, mezzanelle ecc.) e, per ultimo, quella principale che dovrà essere
imbracata e calata a terra mediante idonei dispositivi (gru, paranchi, montacarichi ecc.). Particolare
attenzione si dovrà avere in presenza di eventuali connessioni (chiodature, cavicchi, gattelli lignei,
piastrine metalliche di ancoraggio ecc.) presenti tra le varie orditure o tra gli elementi della medesima
orditura od ancora tra l’orditura principale e la muratura d’imposta. Il loro smontaggio richiederà, infatti,
particolari cautele e l’adozione d’idonei strumenti al fine di evitare ulteriori degradi delle strutture lignee
o delle murature (ad es. per sfilare i chiodi dalle assi di un tavolato si potrà tranciare le teste e segare i
gambi o, in alternativa, esercitare una trazione sull’elemento da rimuovere, in corrispondenza della
giunzione, sfruttando il principio della leva ed utilizzando a tale scopo strumenti quali tenaglie, scalpelli
ecc. avendo cura di non danneggiare, né la tavola dell’assito da rimuovere, né il travicello cui sarà
ancorata).
Lo smontaggio di carpenteria lignea complessa (ad es. le capriate) oppure quello inerente gli elementi
di finitura intradossale dovrà essere, necessariamente, preceduto da un preciso rilievo degli elementi
costitutivi e delle reciproche connessioni oltre che, naturalmente, dalla loro numerazione e
catalogazione.
Nel caso di smontaggio di cornicioni di gronda a sbalzo, siano questi ancorati all’ultimo solaio o, più
frequentemente, trattenuti dal peso del coperto sarà opportuno attenersi a quanto prescritto all’articolo
specifico riguardante le strutture in aggetto.
7. Asportazione di intonaci
La procedura di rimozione dovrà, necessariamente, sempre essere preceduta da un’operazione di
“saggiatura” preventiva eseguita mediante percussione sistematica con le nocche della mano sulla
muratura al fine di individuare con precisione le zone compatte e per delimitare (ad es. con un segno
tratteggiato a gesso) il perimetro di quelle in fase di distacco (zone gonfiate e formanti “sacche”).
L’asportazione parziale o totale degli intonaci dovrà essere eseguita rimuovendo accuratamente dalla
superficie degradata, per strati successivi, tutto lo spessore dell’intonaco fino ad arrivare al vivo della
muratura senza però intaccare il supporto murario che, alla fine dell’intervento, si dovrà presentare
integro senza visibili scanalature e/o rotture degli elementi componenti l’apparecchio murario. L’azione
dovrà, quindi, essere sempre controllata e limitata alla rimozione dell’intonaco senza intaccare la
muratura di supporto ed eventuali aree vicine da conservare. La demolizione dovrà procedere dall’alto
verso il basso rimuovendo porzioni limitate e di peso modesto ed eliminando manualmente lembi
d’intonaco rigonfiati di notevole spessore. La procedura sarà, preferibilmente, eseguita con mezzi
manuali (mediante mazzetta, punta e scalpello oppure martelline); allorché la durezza dello strato di
intonaco o l’estensione delle superfici da rimuovere lo esigessero potranno essere utilizzati anche
mezzi meccanici di modeste dimensioni (vibroincisori o piccoli martelli pneumatici) fermo restando di
fare particolare attenzione, in fase esecutiva, a non intaccare il supporto murario od altre superfici non
interessate alla procedura.
Durante l’operazione d’asportazione si dovrà avere cura di evitare danneggiamenti a serramenti,
pensiline, parapetti e a tutti i componenti edilizi (stucchi, modanature, profili da conservare ecc.) nelle
vicinanze o sottostanti la zona d’intervento. Nel caso in cui si dovesse intervenire su di un particolare
decorativo da ripristinare, (ad es. finte bozze di bugnato o cornici marcapiano ecc.) sarà obbligo, prima
della rimozione, eseguire un attento rilievo ed un eventuale successivo calco (in gesso o in resina) al
fine di poterlo riprodurre in maniera corretta.
Il materiale di scarto, (soprattutto in presenza di intonaci a calce), se non diversamente specificato
dalla D.L., dovrà essere recuperato, mediante la disposizione di idoneo tavolato rivestito da teli di
nylon, e custodito in pile accuratamente coperti (per proteggerli dagli agenti atmosferici) al fine di
riutilizzarlo per la messa in opera di eventuali rappezzi.
L’operazione di spicconatura terminerà con pulizia di fondo a mezzo di scopinetti e/o spazzole di
saggina, con lo scopo di allontanare dalla muratura tracce di sporco e residui pulverulenti.
8. Rimozione e smontaggio di pavimenti
La rimozione dei pavimenti dovrà essere eseguita, preferibilmente, con mezzi manuali (mazzetta e
scalpello) o, in presenza di battuti (di cemento o di graniglia) o pastelloni alla veneziana
particolarmente tenaci, con l’ausilio di martelli da taglio o, in alternativa e solo sotto esplicita richiesta
della D.L. modesti mezzi meccanici. In ogni caso l’operazione dovrà essere limitata al solo pavimento
ed alla malta di allettamento. Il restante sottofondo dovrà essere pulito e spianato accuratamente
eliminando qualsiasi irregolarità. Bisognerà, inoltre, prestare molta attenzione agli impianti posti sotto il
pavimento, dei quali si dovrà, necessariamente, curarne il ripristino nel caso di rottura causata durante
le demolizioni.
Nell’eventualità in cui gli elaborati di progetto prevedano uno smontaggio preordinato al recupero del
materiale assumerà notevole importanza la cura dello smontaggio: in questo caso sarà, per ovvie
ragioni, bandito l’uso di mezzi meccanici (ad es. martelli pneumatici) e la procedura avrà inizio laddove
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PARTE II
si presenterà una soluzione di continuità (ad es. rottura dell’elemento o mancanza di fuga)
procedendo di conseguenza. A seconda del tipo e della consistenza della giunzione tra gli elementi si
sceglieranno gli strumenti e le tecniche più idonee, fermo restando la cura di non danneggiare gli
elementi stessi e quelli limitrofi:
– unione mediante infissione a forza (ad es. pavimentazioni in cubetti di porfido, in ciottoli di fiume
ecc.): si potranno rimuovere gli elementi con l’uso di leve;
– unioni chiodate (ad es. tavolati, parquet ecc.): si potranno sfilare i chiodi mediante tenaglie o pinze,
tranciare le teste ed i gambi dei chiodi o, in alternativa, si potrà esercitare una trazione
sull’elemento da rimuovere, in corrispondenza della giunzione, sfruttando il principio della leva ed
utilizzando a tale scopo strumenti quali tenaglie, scalpelli ecc.;
– unioni mediante collanti o malte (ad es. mattonati, lastre lapidee ecc.) si procederà mediante punte
e scalpelli utilizzandoli come leve ponendo attenzione a non spezzare l’elemento da asportare;
– unioni continue (ad es. battuti di graniglia, pastelloni veneziani ecc.) si potrà intervenire solo
attraverso il taglio meccanico (con l’ausilio di seghe circolari e flessibili) di porzioni, previa la loro
individuazione e numerazione in fase di rilievo. Il taglio (eventualmente guidato da appositi segnali
guida o da carrelli) dovrà evitare di pregiudicare i contorni al fine, sia di rendere possibile il
successivo accostamento dei pezzi in fase di rimontaggio, sia di non avere eccessive fughe e linee
irregolari di giuntura.
L’operazione di smontaggio dovrà essere preceduta da un accurato rilievo dello stato di fatto del
pavimento con conseguente numerazione dei pezzi e segnatura delle facce combacianti, nel caso in
cui la disposizione degli elementi dovesse seguire uno specifico disegno oppure laddove si abbia a
che fare con pezzi speciali per forma e dimensioni inseriti in un disegno esente da schemi fissi e
ripetitivi. Sarà consigliabile, nonché vantaggioso, tenere conto nella numerazione e marcatura dei
singoli elementi e l’ordine con cui gli stessi verranno disancorati e rimossi dal supporto, così da
organizzare una corretta sequenza operativa necessaria al rimontaggio.
9. Rimozione e smontaggio di rivestimenti lapidei
La procedura di smontaggio di pannelli lapidei dovrà necessariamente adottare, ogni volta, la
metodologia, la tecnica e gli strumenti più consoni per separare i componenti di ancoraggio che
potranno variare dalle unioni con chiodature, perni e zanche in ferro a mastici e malte adesive.
Qualsiasi procedura sarà adottata l’operazione di smontaggio dovrà essere preceduta da un accurato
rilievo dello stato di fatto delle lastre di rivestimento, con conseguente numerazione dei pezzi e
segnatura delle facce combacianti tenendo conto dell’ordine secondo cui gli elementi saranno
disancorati dal supporto, così da facilitare l’organizzazione di una corretta sequenza operativa
indispensabile per l’eventuale rimontaggio. In questa fase sarà, inoltre, necessario sia valutare le
dimensioni e il peso dei singoli manufatti da rimuovere (ovvero delle parti risultanti dallo smontaggio),
sia verificare se lo smontaggio possa interessare il singolo elemento o più elementi
contemporaneamente (ad es. il caso in cui la singola lastra sia collegata o composta con altri pezzi).
In linea generale si dovrà evitare il più possibile di ricorrere all’uso di tagli, se questi non potessero
essere evitati si dovrà cercare di effettuarli (mediante l’ausilio di frullini elettrici manuali muniti di
idoneo disco in ragione della consistenza del litotipo da tagliare) in punti appropriati come, ad
esempio, sulla stuccatura del giunto tra lastra e torello o nella giuntura d’angolo di due pannelli,
facendo attenzione a non danneggiare i bordi così da rendere possibile il loro successivo
raccostamento.
Precedentemente alla rimozione, sarà necessario predisporre idonea attrezzatura di sollevamento e
calo a terra in ragione del peso e della manovrabilità delle lastre (ad es. montacarichi). Allo stesso
tempo, potrà risultare utile realizzare dei presidi di sostegno ed un’opportuna operazione di
preconsolidamento degli elementi (si vedano gli articoli specifici) affinché il loro smontaggio possa
avvenire in piena sicurezza e tutela degli operatori e dei pannelli stessi.
La prima operazione di smontaggio vero e proprio sarà quella di rimuovere gli elementi (perni, zanche
ecc.) o i materiali (malte, mastici ecc.) che garantiscono la connessione dei pannelli alla struttura
muraria. Nel caso di elementi metallici questa operazione potrà avvenire: se sono di modeste
dimensioni (ad es. chiodature), esercitando sugli elementi una controllata trazione sfruttando il
principio della leva, mentre, se si tratta di elementi di una certa consistenza (ad es. zanche in ferro),
ricorrendo al taglio che consente una facile asportazione successiva; in ogni caso, questa operazione,
dovrà essere realizzata avendo cura di non danneggiare il pannello lapideo. Prima di distaccare del
tutto il pannello dal supporto, la lastra dovrà essere messa in sicurezza imbracandola con idonei nastri
telati collegati all’organo di posa a terra.
Se non diversamente specificato negli elaborati di progetto, la procedura avrà inizio partendo da un
elemento privo di decorazioni già sconnesso o degradato cosicché, in caso di perdita, non verrà a
mancare una parte rilevante del rivestimento, altrimenti si potrà iniziare da un pannello (anch’esso
privo di decorazioni o appartenente ad eventuali disegni di rivestimento) posto in posizione defilata;
sovente, infatti, la prima operazione di smontaggio può comportare la rottura o la perdita del pannello.
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PARTE II
CAPITOLO 4 – LAVORI DI CONSOLIDAMENTO
STRUTTURALE
Art. 4.1 – CONSOLIDAMENTO FONDAZIONI
1. Generalità
Preventivamente a qualsiasi intervento riguardante operazioni di tipo statico e strutturale, sarà
necessario verificare la consistenza delle strutture di fondazione e la natura del terreno; a tale scopo si
dovranno effettuare saggi verticali in aderenza alle murature perimetrali che, se non diversamente
indicato dalla DL, dovranno avere dimensioni tali da permettere lo scavo a mano e un’agevole
estrazione del materiale di risulta (almeno 100-150 cm). Le opere di scavo dovranno essere correlate
da idonee opere provvisionali relazionate alla natura e composizione del terreno e alla profondità
raggiunta.
Nel caso in cui l’analisi denunci strutture non più efficienti, sotto specifiche indicazioni della DL, dovrà
essere operato il preconsolidamento delle stesse (iniezione di cemento o parziali ricostruzioni della
tessitura muraria e di fondazione).
A scavo ultimato sarà possibile operare un’analisi puntuale sulle strutture (stato conservativo, tecnica
di messa in opera ecc.); tale analisi dovrà essere correlata da indagini geotecniche e geofisiche grazie
alle quali si potranno ricavare informazioni utili riguardanti sia la natura del terreno sia l’eventuale
presenza di sottomurazioni, platee ecc. La profondità di indagine sarà in funzione del carico e della
larghezza delle fondazioni in modo da poter verificare se la natura del cedimento sia da imputare alla
resistenza a compressione dello strato superficiale, alla consistenza degli strati sottostanti, alla
subsidenza del terreno, alla presenza di falde freatiche o ad altre cause ancora.
2. Consolidamento mediante ampliamento della base fondale
Le procedure operative di consolidamento non dovranno in alcun modo alterare la stabilità del sistema
murario da consolidare né quella degli edifici limitrofi; sarà, pertanto, necessario adottare tutti quei
provvedimenti e quelle cautele utili alla messa in sicurezza del manufatto nel rispetto della normativa
vigente.
Previa esecuzione, se necessaria, delle opere di presidio temporaneo delle strutture in elevazione
s’individueranno le aree d’intervento dividendole “per cantieri”; successivamente s’inizierà lo scavo da
un solo lato della muratura o da entrambi i lati in presenza di murature di forte spessore (>150 cm) o
dietro specifica indicazione della DL. Gli scavi (profondi, se non diversamente specificato, fino alla
quota del piano di posa della vecchia fondazione) saranno dimensionati secondo le necessità, in ogni
caso dovranno essere strettamente relazionati all’esecuzione del tipo di lavoro, così da garantire una
buona realizzazione del rinforzo di fondazione.
Qualsiasi operazione di consolidamento in cls armato o in muratura dovrà poggiare su un getto di
spianamento in magrone di conglomerato cementizio R 32,5 (dosato 200-250 kg/m³) non armato dello
spessore minimo di 10-15 cm posato su di un piano orizzontale ripulito dai detriti e regolarizzato
mediante pietrisco di spessore minimo 15-20 cm.
Per le opere di fondazione da realizzarsi con c.a. sarà necessario provvedere alla posa in opera delle
carpenterie in legno di casserature, che dovranno essere di adeguata resistenza, impermeabili, ben
ancorate e contrastate (al fine di resistere alla pressione idraulica dell’impasto fluido) e sigillate (con
materiali collanti o con la stessa malta a consistenza plastica) per evitare perdite di boiacca; inoltre, le
casserature in legno dovranno essere saturate (specialmente con climi caldi e asciutti) con acqua per
evitare la sottrazione, per assorbimento, del liquido dall’impasto; prima del getto sarà, infine,
necessario applicare il disarmante così da facilitare l’operazione di disarmo del cassero.
2.1. Ampliamento della fondazione mediante travi longitudinali in c.a.
La procedura avrà lo scopo di allargare la sezione fondale permettendo la distribuzione del carico su
una superficie più ampia, allo stesso tempo si otterrà una riduzione della pressione di contatto suolostruttura.
La procedura prevedrà, previa predisposizione dello scavo da entrambi i lati del tratto di muratura
interessata, l’esecuzione di varchi nella muratura al fine di creare degli elementi di collegamento, una
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PARTE II
sorta di cordoli trasversali tra le due travi laterali. Questi elementi di collegamento dovranno essere
predisposti ed armati secondo le disposizioni di progetto, in assenza di queste si potranno mettere in
opera dei cordoli di dimensione minima 30x30 cm intervallati ogni 150-200 cm ed armati con ferri ad
aderenza migliorata Fe B 44 K di diametro minimo 16 mm, staffe di diametro 8/200 mm e 2+2 staffoni
di diametro 16 mm. In alternativa al cordolo trasversale le travi laterali potranno essere collegate con
barre in acciaio inossidabile Fe B 44 K di diametro minimo 18-20 mm, inghisate con malta di calce
idraulica reoplastica antiritiro attraverso perforazioni orizzontali od inclinate di diametro minimo 32 mm
(precedentemente eseguite con strumenti a sola rotazione) di lunghezza tale da poter essere
collegate alla gabbia di armatura delle due travi; in questo caso la cadenza dei collegamenti sarà più
serrata (circa 80-120 cm) (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto nell’articolo sulle iniezioni di
miscele leganti armate).
Le travi dovranno correre parallelamente ed essere aderenti alla fondazione preesistente, inoltre
dovranno avere, in corrispondenza dei collegamenti trasversali richiesti dal progetto, dei ferri di
chiamata verticali così da poter essere collegate al cordolo trasversale. Le dimensioni e le armature
dovranno seguire le indicazioni di progetto, in assenza di queste potranno essere di altezza pari a
quella della fondazione preesistente e di larghezza minima di 40 cm; per quanto riguarda le armature
potranno essere costituite da ferri ad aderenza migliorata Fe B 44 K (ad es. 10-12 di diametro 16 mm,
con staffe di diametro 8-10/200 mm); la gabbia di armatura dovrà essere munita di distanziatori di
spessore pari allo spessore del prescritto copriferro, ed in ogni caso non inferiore a 20 mm anche per
le staffe.
Nel caso in cui lo spiccato delle murature si dovesse presentare in uno stato di conservazione
pessimo, sarà opportuno affiancare alla procedura di ampliamento delle fondazioni quella di
placcaggio preventivo eseguita con paretine di c.a. (oppure con materiale a base di legante idraulico)
di spessore 6-8 cm opportunamente armate con rete in acciaio inossidabile elettrosaldata Fe B 44 K
(in alternativa si potrà utilizzare rete zincata a caldo) di diametro 8-10 mm a maglia 100x100 o
150x150 mm ancorata alla parete con chiodatura a quinconce con barre filettate di diametro 12 mm
ogni 40-60 cm (per maggiori dettagli sul placcaggio si rimanda a quanto detto nell’articolo specifico).
Al fine di garantire un’adeguata aderenza del getto alle murature esistenti si potrà ricorrere
all’applicazione di un promotore d’adesione con funzione di ripresa di getto dello spessore continuo di
almeno 1 mm.
Specifiche sul getto
Il getto dovrà avvenire in modo tale da ottenere un composto omogeneo e compatto, senza
discontinuità o segregazione. Il conglomerato cementizio impiegato dovrà risultare esente da porosità
od altri difetti, inoltre dovrà, obbligatoriamente, essere di tipo strutturale, utilizzando come leganti solo
ed esclusivamente cementi (ad es. R 32,5 o R 42,5) con Attestato di Conformità (DM 12 luglio 1999 n.
314) ed aggregati silicei (impasto tipo: cemento R 42,5 2,5-3 q, sabbia 0,40 m³ pietrisco o ghiaietto
0,80 m³); resistenza media a compressione di 30 N/mm² (in ogni caso non inferiore a 25 N/mm²),
classe di lavorabilità (slump) S3 (semifluido) rapporto acqua-cemento ≤ 0,65. In caso di temperature
diurne prossime a 0 °C o che possano far presumere una temperatura notturna inferiore a 2-3 °C,
sarà necessario attuare tutti gli accorgimenti al fine di evitare che i getti gelino, come ad esempio
coprirli con teli in polietilene qualora il fenomeno fosse di poca entità, oppure utilizzando degli additivi
antigelivi da aggiungere al conglomerato nella fase di impasto. In caso, invece, di forte evaporazione
durante la stagione calda, onde evitare la formazione di fessure, i getti dovranno, necessariamente,
essere tenuti bagnati (ad es. con acqua a pioggia), per almeno 2 giorni.
Durante la fase del getto il calcestruzzo messo in opera dovrà essere convenientemente vibrato, preferibilmente,
con vibratore ad immersione, o prese le necessarie cautele, usando vibratore a parete, così da raggiungere la
compattazione prescritta nelle specifiche di progetto; dovrà essere evitata l’aggiunta di acqua all’impasto al fine di
ottenere una maggiore fluidità. Qualora la vibratura dell’impasto potesse risultare nociva al manufatto
preesistente, occorrerà provvedere con un calcestruzzo reodinamico (in grado cioè di costiparsi da solo) secondo
le prescrizioni progettuali, o quelle che la DL impartirà sul posto.
2.2. Ampliamento della fondazione mediante cordolo in c.a.
La procedura sarà molto simile a quella delle travi longitudinali ma si differenzierà da questa per la
messa in opera di soli cordoli cerchiati al posto delle travi. I cordoli dovranno essere dimensionati ed
armati secondo gli elaborati di progetto, in ogni caso non dovranno essere inferiori ai 40 cm di lato ed
armati con ferri ad aderenza migliorata Fe B 44 K ad es. 4 di diametro 16-18 mm, con staffe di
diametro 8-10/200 mm. Nel caso di messa in opera di doppio cordolo il collegamento sarà simile a
quello proposto per la trave longitudinale, se invece sarà ritenuto sufficiente posizionare il cordolo solo
da un lato della fondazione, questo potrà essere ancorato o con un “dente” a coda di rondine
intervallato ogni 200 cm o con un “dente” a dado intervallato ogni 150 cm, in ogni caso profondo per
almeno 2/3 della sezione del muro. Le procedure di messa in opera di questi ancoraggi puntuali,
nonché il dimensionamento della loro armatura seguiranno quelle descritte per il collegamento
discontinuo dei solai lignei ad eccezione delle dimensioni che in questo caso potranno essere
leggermente maggiori (40-60 cm contro i 25-40 cm dell’ancoraggio dei solai).
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PARTE II
3. Consolidamento di fondazioni con micropali
Nel caso in cui il terreno sottostante le fondazioni non sia più in grado di contrastare la spinta del
manufatto architettonico si potrà ricorrere ad un consolidamento attraverso sottofondazioni su pali; di
conseguenza, si renderà vincolante decentrare il carico della costruzione su strati di terreno più
resistenti e profondi. Se non diversamente specificato negli elaborati di progetto sarà vietato l’uso di
pali battuti così da evitare vibrazioni che potrebbero risultare dannose per le sovrastanti strutture
dissestate, si potranno utilizzare, in alternativa, micropali trivellati costruiti in opera con o senza tuboforma.
Prima di effettuare la messa in opera dei pali sarà obbligatoria la preventiva esecuzione di
campionature pre-intervento (prove di carico) eseguite sotto il controllo della DL; le prove saranno utili
al fine di studiare il comportamento dell’intero sistema di fondazione in base alle caratteristiche dei
terreni ed alle condizioni generali di progetto.
3.1. Generalità
I micropali verranno realizzati senza eseguire alcun scavo, perforando il masso fondale dai due
paramenti secondo due direzioni simmetriche inclinate rispetto alla verticale e continuando la
perforazione nel terreno fondale fino alla profondità indicata dagli elaborati di progetto. Seguendo
questa procedura si creerà una serie di “cavalletti” vincolati al terreno e alla soprastante muratura così
da contrastare il progredire di cedimenti in atto.
La procedura utilizzerà pali di sezione ridotta, con un diametro variabile da 60 a 300 mm, realizzati
attraverso la foratura della fondazione esistente (mediante sonda a rotazione munita di corona
diamantata) fino al terreno sottostante e proseguendo in profondità fino a raggiungere strati che
presentino una sufficiente resistenza. La perforazione potrà essere effettuata anche in presenza di
supporti eterogenei fra loro come ad esempio murature miste, pietre di diversa durezza, terreno
vegetale ecc. Le attrezzature utilizzate, preventivamente approvate da parte della DL, permetteranno
di perforare, secondo le prescrizioni di progetto, sia in direzione verticale sia inclinata (angolo variabile
da 5° a 60°), inoltre grazie alle loro ridotte dimensioni potranno essere impiegate anche in ambienti
piccoli e bassi quali ad esempio i locali cantinati. L’uso di questa tecnica altererà minimamente la
compattezza delle murature interessate e ridurrà al minimo il disturbo nei terreni attraversati,
costituendo con essi un unico complesso resistente a sollecitazioni di sforzo normale di compressione,
di trazione e di sforzo tagliente. In questo modo si andrà a costituire quella che verrà chiamata “terra
armata” e questo, grazie alla opportunità di orientare in diverse direzioni i micropali, porterà a far
collaborare una più ampia porzione di terreno profondo.
La disposizione più frequente per il consolidamento sarà quella di disporre due file di pali inclinati,
disposti alternati rispetto alla sezione del muro in pianta, partendo dal piano stradale o di campagna o,
in alternativa, dal piano più basso dell’edificio (ad es. cantine). In ragione dei carichi da sostenere e
della qualità del terreno attraversato si potrà ricorrere a più file di pali anche con diverse inclinazioni,
comunque simmetriche rispetto alle facce del muro se le forze da sostenere saranno verticali.
Lo spostamento planimetrico della posizione teorica dei pali non dovrà superare 5 cm e l’inclinazione,
rispetto all’asse teorico, non dovrà superare il 2%; per valori di scostamento superiori ai suddetti, la DL
deciderà se scartare i pali che dovranno eventualmente essere rimossi e sostituiti; inoltre, a giudizio
della DL, i pali che ad un controllo, anche con trivellazione in asse, risultassero comunque difettosi,
dovranno essere rifatti.
Specifiche campi di applicazione
L’impiego di micropalo potrà risultare vantaggioso, anche nel consolidamento di fondazioni che
sostengono strutture spingenti (quali archi e volte) in ragione del fatto che potranno essere eseguiti
anche con notevole inclinazione (fino a 60°).
3.2. Sottofondazione con micropali tipo “radice”
Le perforazioni saranno eseguite con l’ausilio di idonei sistemi ed attrezzature a rotazione
preventivamente approvati da parte della DL (comunque di dimensioni contenute) e rapportate al tipo
di terreno, utilizzando una colonna di tubi in metallo, (fino al raggiungimento della quota prevista dagli
elaborati di progetto) percorsa da una corrente fluida (fango di bentonite) al fine di consentire la risalita
dei detriti nell’intercapedine tra tubi e terreno. I fanghi di bentonite da impiegare nello scavo dovranno
essere costituiti di una miscela di bentonite attivata, di ottima qualità, ed acqua, di norma nelle
proporzioni di 8-16 kg di bentonite asciutta per 100 litri di acqua, salvo la facoltà della DL di
prescrivere una diversa dosatura; il contenuto in sabbia finissima dovrà essere inferiore al 3% in
massa della bentonite asciutta. Al termine della perforazione il foro dovrà essere interamente rivestito
e pieno del fluido usato.
Eseguita la perforazione ed inserito il secondo tubo, si introdurrà l’armatura seguendo le disposizioni
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PARTE II
di progetto, con un solo tondino di acciaio ad aderenza migliorata (alettato) Fe B 44 K di grosso
diametro (ad es. φ 20-26 mm) se il palo avrà un diametro massimo pari a 80 mm ovvero, dove
necessiterà una maggior portanza e per pali di diametro maggiore (fino ad un massimo di 250 mm)
con una gabbia costituita da barre verticali di acciaio ad aderenza migliorata Fe B 44 K unite da una
staffa a spirale (ad es. 4 φ 16-18 mm con staffa φ 8-10 mm) ovvero con profilato metallico tipo HEA. Le
armature metalliche dovranno essere assemblate fuori opera e calate nel foro prima dell’inizio del
getto del conglomerato cementizio; nel caso in cui il palo sia armato per tutta la lunghezza, esse
dovranno essere mantenute in posto nel foro, sospendendole dall’alto e non appoggiandole sul fondo.
Le armature dovranno essere provviste di opportuni dispositivi distanziatori e centratori atti a garantire
un’adeguata copertura di conglomerato cementizio sui ferri che sarà di circa 2-4 cm. Le eventuali
gabbie d’armatura dovranno essere verificate, prima della posa in opera, dalla DL La profondità
massima raggiunta da ogni palo sarà verificata, prima del getto, dalla DL e riportata su apposito
registro giornaliero.
Attraverso il “contro-tubo” (o tubo di iniezione), avverrà il pompaggio dal basso (i valori della pressione
saranno adeguati alla natura del terreno, se non diversamente specificato saranno comunque non
superiori alle 6 atm) della malta cementizia a dosaggio elevato (in genere microconglomerato dosato a
500-600 kg/m³) che, risalendo, estrometterà il fluido di perforazione avente un peso specifico minore
del cls.
Una volta che la malta sarà arrivata in superficie si rimuoverà il “contro-tubo” e si procederà
all’estrazione graduale del rivestimento applicandovi in testa una pressione d’aria (generalmente
inferiore a 5-6 atm) che determinerà modeste espansioni del getto e che penetrerà nei terreni
circostanti in corrispondenza degli strati più “soffici”. La procedura potrà essere, di tanto in tanto
fermata, al fine di permettere lo svitamento della sezione di tubo estratto e per ripristinare il livello di
malta entro il tubo ancora in opera. I getti dei calcestruzzi saranno eseguiti solo dopo il controllo della
profondità di scavo raggiunta e la verifica della armatura da parte della DL.
La bocca del foro dovrà essere dotata di idonea tramoggia per la messa in opera del conglomerato;
inoltre si dovranno predisporre impianti ed attrezzature per la confezione, il trasporto e la posa in
opera del conglomerato cementizio di potenzialità tale da consentire il completamento delle operazioni
di getto di ogni palo, qualunque ne sia il diametro e la lunghezza, senza interruzioni. Durante il getto
dovrà essere tassativamente evitata l’introduzione di acqua all’interno del tubo e si farà attenzione che
il conglomerato cementizio non venga trascinato durante estrazione del tubo-forma.
L’introduzione del conglomerato nel foro dovrà avvenire in modo tale da ottenere un getto omogeneo
e compatto, senza discontinuità o segregazione. Il costipamento del getto dovrà essere effettuato con
i procedimenti specifici per il tipo di palo adottato, procedimenti che, in ogni caso, dovranno essere
preventivamente concordati con la DL.
L’estrazione del tubo di rivestimento provvisorio, dovrà essere effettuata gradualmente, seguendo
man mano l’immissione ed il costipamento del conglomerato cementizio ed adottando tutti gli
accorgimenti necessari per evitare che si creino distacchi, discontinuità od inclusioni di materiali
estranei dal corpo del palo.
Specifiche
Se prescritti dagli elaborati di progetto i micropali potranno essere, prima di ultimare il getto, sottoposti,
mediante l’ausilio di apposti martinetti idraulici, a sforzi di trazione (pali pretesi) o compressione (pali
precompressi).
Avvertenze
Una sottofondazione a pali “radice” non annulla la fondazione esistente ma si giustappone a questa
con funzione supplementare. La palificazione rimarrà praticamente inattiva finché il manufatto non
manifesti un sia pur minimo cedimento, nel qual caso la palificata inizierà a collaborare riducendo in tal
modo la sollecitazione sul terreno.
3.3. Sottofondazione con micropali tipo “tub-fix”
Previa esecuzione di perforazioni con sistema scelto dalla DL in ragione del tipo di terreno e della
profondità da raggiungere, si procederà all’inserimento di armatura tubolare in acciaio (profilati in
acciaio Fe 510 filettati) di adeguato spessore, costituito da spezzoni manicottati della lunghezza
variabile da 3 a 5 m (lunghezza totale massima 40-60 m) dotati di valvole di non ritorno intervallate
ogni 50 cm circa lungo il tratto che si vorrà connettere al terreno; generalmente il tratto con le valvole
occuperà la parte inferiore del palo. L’armatura tubolare costituirà all’unisono sia il mezzo d’opera per
l’esecuzione di un’iniezione a pressione ripetuta e controllata sia il principale elemento resistente nella
sezione del micropalo.
La procedura prevedrà l’iniezione, a bassa pressione (circa 2 atm), di una miscela cementizia piuttosto
fluida, ad alta resistenza chimica contro i solfati, che andando ad intasare lo spazio compreso tra le la
parete del terreno e l’anima in acciaio farà risalire i detriti della perforazione creando al contempo una
“guaina” che impedirà il riflusso della miscela. A presa avvenuta si procederà, utilizzando in
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PARTE II
progressione tutte le valvole a partire dalla più profonda, all’iniezione, ad alta pressione (fino ad un
massimo di 15 atm), di miscele cementizie (indicate negli elaborati di progetto o prescritti dalla DL)
realizzando ripetute sbulbature lungo il fusto del palo. Ripetendo l’operazione di iniezione in pressione
(da una a tre volte in relazione alla natura del terreno) si riuscirà ad ottenere coazioni di 1-2 N/mm²
crescenti con la profondità e volumi di sbulbature tali da conferire al micropalo un diametro utile di 3080 cm.
Di norma il microconglomerato cementizio impiegato dovrà risultare esente da porosità, facilmente
pompabile, non segregabile e raggiungere alte resistenze meccaniche alle brevi stagionature o da altri
difetti (in genere microconglomerato dosato a 500-600 kg/m³, con un rapporto acqua-cemento < di
0,5, resistenza meccanica superiori a 20 N/mm² dopo 24 ore a 20 °C); il cemento utilizzato, se non
diversamente specificato, sarà del tipo pozzolanico o d’altoforno. Tanto più si sarà attesa la
stagionatura del primo getto (al massimo 48 ore) tanto più occorrerà aumentare la pressione dei
pompaggi del getto successivo.
4. Consolidamento di fondazioni con iniezioni di resine espandenti
La procedura riguarderà il consolidamento in profondità del terreno di fondazione mediante l’iniezione
di speciali resine che, mescolandosi, si espanderanno, comprimendo il terreno con cui verranno a
contatto e lo compatteranno. Questa tecnica di consolidamento potrà essere utilizzata sia per
migliorare la capacità portante del terreno a causa di cedimenti manifestatisi nelle strutture di
fondazione, sia per conseguire un preventivo ampliamento della capacità portante in vista di un
aumento dei carichi. Il metodo sarà sconsigliabile in tutti quei terreni soggetti a traslazione. La
procedura esecutiva dovrà assicurare una pressione minima di almeno 50 t/m², mediante espansione
delle resine introdotte per un volume di 10-15 volte quello iniziale.
Le perforazioni, intervallate generalmente di 100-200 cm, dovranno essere eseguite,
necessariamente, tramite strumento a rotazione munito di idonee punte (φ 12-15 mm) di lunghezza
notevole tali da raggiungere le profondità (massimo 6 m dal piano di lavoro) prescritte dal progetto.
La procedura vera e propria di iniezione consterà di due fasi:
– iniezione nella zona immediatamente sottostante alle fondazioni così da annullare gli eventuali vuoti
macroscopici presenti e ripristinare una più vantaggiosa continuità tra fondazione e terreno; inoltre
si miglioreranno le caratteristiche geomeccaniche del terreno di fondazione più superficiale
aumentandone la resistenza a rottura per sforzi di taglio;
– iniezione in profondità nella zona del bulbo di pressione. L’inizio delle iniezioni sarà eseguito dai lati
dell’area da consolidare in modo da creare uno sbarramento alla successiva espansione laterale
della resina. In un secondo tempo la resina si espanderà verso l’alto determinando il sollevamento
della struttura. La valutazione della zona da trattare, le modalità e le pressioni di iniezione, nonché
la maglia e le profondità delle stesse dovranno, accuratamente, essere conformi al progetto, in
attinenza al volume murario da consolidare e alla compressibilità e natura del terreno sottostante.
In entrambe le fasi l’iniezione procederà fino alla verifica di un inizio di sollevamento; tale verifica sarà
eseguita se non diversamente specificato, attraverso idoneo monitoraggio laser posizionato sulla
struttura da consolidare, controllando con apparecchio l’instaurarsi di tale movimento, che indicherà il
raggiungimento del grado di compressione ed addensamento richiesto.
Specifiche sui materiali
La resina dovrà presentare le seguenti caratteristiche:
– comportamento prevalentemente elastico entro un certo intervallo di tempo necessario
all’introduzione e all’espansione nelle cavità del sottosuolo; modificazione del comportamento con
sollecitazioni superiori al limite elastico, in modo da ottenere una struttura molecolare permanente
che non recuperi più la forma iniziale; il limite di elasticità potrà variare da 10 a 65 kg/cm²,
compatibilmente alle sollecitazioni da indurre;
– resistenza al taglio variabile, a seconda della densità del materiale tra i 5 ed i 30 kg/cm²;
– perdita di volume al contatto con agenti chimici di qualsiasi natura < al 3%.
Art. 4.2 – CONSOLIDAMENTO TERRENI
L’operazione di consolidamento è da eseguire sia preventivamente all’inizio dello scavo al fine di
evitare erosioni, frane, smottamenti, caduta di massi, allagamenti ecc., sia successivamente allo
scavo per fermare in via “definitiva” eventuali situazioni limite. Di norma, se non diversamente
prescritto dagli elaborati di progetto, queste operazioni di consolidamento (che si rileveranno tra le più
importanti per la conservazione dei siti archeologici) potranno essere eseguite mediante metodologie
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PARTE II
e procedure derivanti dall’ingegneria naturalistica. La scelta dei materiali vivi (ossia piante erbacee,
arbustive e arboree o talee di piante legnose che con le loro radici svolgeranno un’azione stabilizzante
nel terreno) nonché la loro posizione dovrà essere accuratamente vagliata; inoltre, dovrà essere
organizzata una manutenzione periodica, sia per verificare l’attecchimento dei materiali utilizzati, sia
perché la vegetazione e le radici non si propaghino all’interno del sito arrecando danni alle strutture
scavate ovvero ancora sepolte. In linea generale sono applicabili diverse tipologie di intervento,
avendo l’accortezza di adattarle alle particolari condizioni relative alla specificità dl singolo caso. In
linea generale gli interventi più comuni possono essere divisi in:
– consolidamento al piede di accumuli terrosi: gabbioni, terre rinforzate, palificate a doppia parete;
– interventi stabilizzanti su scarpate in roccia, da rivestire con terreno: palizzate, graticciate, grate
vive, mantellate viventi;
– interventi stabilizzanti su accumuli terrosi: cordonate e gradonate, viminate vive;
– rinverdimenti: impianti di alberi ed arbusti, semine ed idrosemina, posa di reti, stuoie, impiotamento
ecc.
Gabbioni
I gabbioni, che vengono per lo più impiegati con funzioni strutturali, necessitano, per questo, di calcoli
statici per i muri a gravità; la loro peculiarità è rappresentata dalla flessibilità e dalla capacità di
drenaggio delle acque per cui si adattano a sostegno delle terre franose e nelle difese fluviali.
Vengono posti in opera, per lo più, a gradoni, con la disposizione geometrica sfalsata. Di norma il loro
impiego è limitato alle zone con sufficiente disponibilità di materiale lapideo per il riempimenti dei
gabbioni stessi. Il gabbione può avere forme diverse: a parallelepipedo o cilindrico. La rete che
costituisce la “gabbia” dovrà necessariamente essere di tipo zincato. Generalmente il peso proprio
della gabbionata è sufficiente a mantenerla in posto, tuttavia un suo ulteriore fissaggio al terreno può
avvenire con picchetti di legno (Ø 5-10 mm), oppure con tondini di ferro ad aderenza migliorata (Ø 1216 mm) infissi nel terreno per una profondità di circa 100 cm.
Il rinverdimento dei gabbioni, a seconda delle esigenze di cantiere e le modalità costruttive della
gabbionata, può avvenire o durante o dopo il riempimento; nel primo caso le talee, che dovranno
avere una profondità superiore a quella del gabbione, (per raggiungere lo strato di terreno
sottostante), saranno disposte a strati e alternate al pietrame di riempimento. Una volta terminato e
chiuso il gabbione sarà possibile disporre uno strato di talee anche tra questo e quello sovrastante. Il
rinverdimento in una fase successiva al riempimento dei gabbioni potrà avvenire mediante la
costruzione, con georete tridimensionale, di sacche esterne o tasche interne al gabbione, ad esso
legato con del filo di ferro.
Gradonata e cordonata viva
Opere idonee per la stabilizzazione di scarpate consistenti nella realizzazione di banchine trasversali
alla linea di massima pendenza, costituite da uno scavo di contropendenza nel quale viene posto a
dimora materiale vivo (talee, piantine), ricoperto con il terreno derivante dallo scavo della banchina
posta a monte. Questi interventi sono caratterizzati da limitate possibilità esecutive per scarpate con
roccia affiorante e sub-affiorante. In caso di impiego di talee si renderà necessaria una grande
quantità di materiale vivo. Gradonata e cordonate, presentano modalità esecutive generali
praticamente identiche, caratterizzate da grande semplicità e molta flessibilità nelle scelte esecutive.
Specifiche
Cordonata: nella banchina, precedentemente eseguita, verrà disposto, longitudinalmente, del
tondame, al di sopra del quale verrà formato un letto di ramaglia minuta; in seguito la ramaglia verrà
ricoperta con uno strato di terreno, al di sopra del quale verrà riposto uno strato continuo di talee. Si
differenzia dalle gradinate per maggiori apporti di materiale ed un notevole aumento di lavoro e costi,
ma consente di aumentare la stabilità superficiale del versante e migliora le condizioni pedologiche, di
instabilità e di ristagno idrico.
Gradonata con talee: nella banchina, precedentemente eseguita, verrà disposto uno strato continuo di
talee (20-30 talee/ml), ortogonale alla linea di massima pendenza, successivamente interrato con il
materiale derivante dallo scavo della banchina superiore. È un intervento caratterizzato da notevole
semplicità e funzionalità e a basso costo. Le limitazioni applicative sono dovute all’eventuale scarsa
disponibilità di talee.
Gradonata con piantine: nella banchina, precedentemente eseguita, verranno disposte 4-5
piantine/ml. Intervento semplice, funzionale ed economico; non potendo ottenere l’immediata funzione
di rinforzo dello strato superficiale del terreno, si rende necessario porre a dimora tondame reperito il
loco e/o ramaglia anche morta ma che consenta di sviluppare la scarpata in attesa dello sviluppo delle
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piantine.
Grate vive
Tecnica di consolidamento particolarmente indicata in aree a rischio di frana, su scarpate e versanti in
erosione molto ripidi (pendii e/o sponde con acclività compresa tra i 45° e i 60°) con substrato
compatto, essa si compone dei medesimi elementi (tondame ligneo e talee) della palificata viva ma se
ne diversifica per la disposizione. La grata, di norma a forma quadrangolare, si costituirà di elementi
lignei di vari diametri posti seguendo la configurazione di una scala a pioli lungo le linee di livello,
ovvero di massima pendenza, così da garantire un radicamento nel suolo dell’intera struttura. Dopo
aver posizionato la grata si provvederà a piantare le talee le quali avranno, tra l’altro, la funzione di
ancorare maggiormente la grata lignea al terreno. Per grate di piccole dimensioni può essere
impiegato legname di specie a riproduzione vegetativa per dar luogo a strutture viventi. Si tende
comunque a sfruttare il materiale facilmente reperibile in loco. L’altezza massima possibile per le grate
vive è di circa 15 m.
Impiotamento
Metodologia di consolidamento attraverso la quale si interverrà sui pendii mediante piante erbose. Le
piote (ovvero pezzi quadrangolari di manto erboso piuttosto compatto) dovranno essere allocate in
scarpate ricoperte di uno strato sottile di terra. L’operazione dovrà, se non diversamente specificato
dalla DL, essere eseguita in primavera con zolle posizionate con giunti molto compatti, preferibilmente
alternati con picchetti di legno lunghi circa 50-60 cm per ogni metro quadrato.
Mantellate viventi
Previo inserimento di picchetti lignei (lunghezza circa 50-60 cm) distanziati di circa 70-80 cm e
sporgenti dal terreno di 10-15 cm si procederà alla messa in opera di verghe (talee con getti elastici
poco o non ramificati) ed astoni (talee con getti apicali muniti di gemme terminali) di salice (lunghezza
di circa 150-160 cm) disposte ortogonalmente tra di loro al fine di coprire il suolo interessato
all’intervento. Dopo aver legato le verghe e gli astoni con rete di acciaio si provvederà di nuovo alla
battitura dei picchetti così da comprimere ulteriormente l’intreccio di aste. Preparato questo “fondo”
compatto si procederà alla messa in opera di uno strato di terra di almeno 10 cm.
Palificata viva
Operazione realizzata con tondame ligneo (di norma Ø 10-25 cm) e talee. Il legname dovrà essere
disposto in maniera orizzontale lungo la linea di livello e dovrà, altresì, essere collegato
ortogonalmente con altri elementi lignei così da dar vita ad una o più pareti tali da presentare una
contropendenza pari almeno a 10° rispetto alla verticale. Nel caso di palificate a parete semplice
(ovvero al di sopra di una superficie di posa predisposta a forma di banchina), si posizionerà un palo
di legno sul quale si apporranno le tenaglie, costituite da legni con le estremità appuntite, che
andranno infisse nel terreno. Dietro specifica indicazione della DL si dovrà provvedere alla messa in
opera di doppia parete, ovvero all’inserimento di un secondo piano di pali posti a distanza di circa 100120 cm verso l’interno della parete. Nelle fessure dovranno, necessariamente, essere poste le talee o
altri rami di specie legnosa in ogni caso dotati di capacità vegetative così da sostituirsi, nel tempo, al
tondame ligneo che andrà a marcire.
Specifiche
In presenza di una buona manutenzione (taglio periodico delle piante al fine di impedire
l’appesantimento delle ceppaie) si possono raggiungere accettabili condizioni di stabilità per pendenze
del parametro esterno dell’ordine dei 60°. La formazione di palificate vive a doppia parete, presuppone
la possibilità di realizzare manufatti di considerevole spessore (almeno di 150 cm); in presenza di limiti
di spazio, risulta difficoltoso realizzare l’opera senza incidere negativamente sulla parte del pendio già
consolidata.
Terre rinforzate
Metodologia utilizzata per modellamenti e ricostruzioni di sponda e di versante. Si impiegheranno
terreni ed inerti con interposti strati di materiali geosintetici (reti; feltri; stuoie; griglie; tessuti ecc.) in
modo da migliorare indirettamente le caratteristiche geotecniche dei terreni. I campi applicativi sono
generalmente nei consolidamenti di frane, nelle ricostruzioni di pendio e porzione di versante, nella
formazione di terrapieni consolidati per rilevati stradali.
Le fasi costruttive comprendono:
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– posa del materiale di rinforzo;
– formazione del rilevato in terra per spessori variabili da 40 a 100 cm;
– sagomatura del fronte terroso con la corretta inclinazione ed il risvolto del foglio di rinforzo;
– posa del successivo foglio in materiale di rinforzo.
La fase più delicata, che risiede nella realizzazione di un corretto modellamento del fronte a vista, è
agevolata nel caso di utilizzo di elementi in rete metallica. La posa del materiale vegetale, talee e
piantine, può essere realizzata tra gli strati successivi di lavorazione, in corrispondenza del contatto tra
i geotessili o reti.
Specifiche
Con il termine “rete”, si intende una struttura costituita da fili intrecciati in trama ed ordito, mentre il
termine “stuoia” o “feltro” individua strutture costituite da un tessuto continuo di fibre vegetali, spesso
associato a rete in materiale biodegradabile o sintetico.
Viminate
Sistemazione stabilizzante lineare su pendio con sviluppo a file orizzontali o incrociate; nel secondo
caso l’incrocio può avvenire in diagonale e formare una struttura a losanghe, oppure ad angolo retto e
formare dei quadrati. L’intreccio è costituito da verghe aventi capacità vegetative (talee con getti
elastici poco o non ramificati) e viene fissato al terreno mediante picchetti di legno (di norma Ø
variabile da 3 a 10 cm e lunghezza 80-100 cm) sporgenti dal terreno di almeno 5-10 cm; in alternativa
al picchetto in legno potranno essere impiegati tondini di ferro.
Intervento adatto in caso di modeste frane ed erosioni. A causa dei costi elevati rispetto agli altri
interventi di stabilizzazione e del limitato numero di specie indicate all’uopo, questo intervento è
consigliato solo quando si rende necessario un effetto immediato di trattenuta del terreno. Di norma
attecchiscono in modo positivo solo le viminate interrate completamente, in quanto le verghe disposte
in superficie sono soggette a notevoli disseccamenti. Nel caso di sistemazioni con viminate a
disposizione lineare orizzontale, si rende spesso necessario integrare questo intervento con tecniche
di copertura superficiale del terreno.
Art. 4.3 – CONSOLIDAMENTO MURATURE
Premessa metodologica
Le tecniche d’intervento per il consolidamento delle strutture in muratura devono essere prescelte in
riferimento a delle riflessioni operate sulla prioritaria necessità di salvaguardare testimonianze della
tradizione edile rappresentative non solo per se stesse ma anche di un insieme accomunato dagli
stessi aspetti caratterizzanti; quindi, pur tenendo conto delle necessità imposte dalle normative vigenti
riguardo agli adeguamenti strutturali e, soprattutto, sismici dovrà essere fatta particolare attenzione al
fine di non stravolgere la struttura al punto di perdere la sua originale conformazione. La richiesta e la
necessità di ridare “sicurezza” ed efficienza alla costruzione non dovrebbe comportare
necessariamente il mutamento, in alcuni casi radicale, degli aspetti costruttivi dell’apparato murario,
così come erroneamente accade sovente, dove i setti portanti vengono privati dell’originale funzione
strutturale e trasformati in tamponature di “rassicuranti” aggiunte strutturali in cemento armato.
L’intervento di consolidamento non deve tradursi nell’introduzione di strutture che, pur garantendo una
elevata resistenza meccanica, risultano corpi estranei per la muratura; l’incompatibilità materica
genera un ibrido strutturale che difficilmente può mantenere un comportamento solidale in presenza di
sollecitazioni. Questo dato, comprovato da interventi passati decisamente intrusivi, ha fatto riflettere su
come sia sconsigliabile attuare a priori un consolidamento prescindendo dalla conoscenza dei
materiali e della relativa tecnica costruttiva di messa in opera.
L’intervento dovrà, infatti, essere redatto in riferimento a delle indagini preventive indirizzate
all’effettiva conoscenza della struttura, gli approfondimenti dovranno essere di tipo storico,
indispensabili sia per capire a fondo la tecnica costruttiva, sia per poter delineare la panoramica dei
vari avvicendamenti subiti nel corso degli anni come, ad esempio, interventi precedenti relazionati a
problemi congeniti o legati ad eventi sismici, e di natura diagnostica che saranno finalizzati alla
conoscenza del reale stato conservativo dei materiali. Delle diverse tipologie di indagini diagnostiche
sarà preferibile ricorrere a quelle non distruttive, onde evitare asportazioni, anche se ridotte, di
materiale che in alcuni casi potrebbero implicare l’aggravarsi del precario equilibrio strutturale. La fase
conoscitiva della struttura dovrà essere in grado di rilevare i punti critici, quelli più delicati, la presenza
di cavità, discontinuità materiche, vuoti ecc. al fine di poter modificare l’intervento, adattandolo alle
necessità dettate dalla struttura. Capire, inoltre, le eventuali sollecitazioni che potranno colpire la
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PARTE II
struttura in tempi futuri aiuterà a definire interventi puntuali e, soprattutto, cautelativi in modo da
rendere meno vulnerabile l’organismo nei confronti di futuri stati tensionali. Notizie utili potranno
essere ricavate anche dalla lettura stratigrafica delle murature poiché i dati desunti potranno svelarci il
susseguirsi delle attività antropiche avvallando o smentendo quanto appreso dalle notizie storiche.
Tenendo presente che le diverse tecniche costruttive cambiano, in base al periodo di costruzione, da
luogo a luogo relazionandosi alla tipologia di materiale locale disponibile, al reperimento dello stesso
e, soprattutto, in diretta connessione con l’abilità delle maestranze nell’eseguirle, non è da escludere
che si possano rilevare, tra le diverse tecniche, varianti sostanziali, per cui, nonostante le numerose
analisi e ricerche preventive operate e considerata la concomitanza di questi fattori, la messa a punto
dell’intervento potrà concretamente essere operata solo a cantiere aperto, interagendo materialmente
con la struttura. Il consolidamento dovrà tenere conto dei fattori principali che hanno caratterizzato la
resistenza e il comportamento statico della muratura, tra i quali la natura dei materiali, la caratteristica
delle malte di allettamento, la tipologia di messa in opera e la sezione della muratura.
A parità di tipologia di dissesto, tra le varie risoluzioni disponibili, il Tecnico dovrà scegliere quella più
confacente alla specifica tipologia di apparecchio murario da consolidare; le eventuali sostituzioni di
porzioni eccessivamente ammalorate o l’introduzioni di elementi di irrigidimento dovranno essere
operate, non solo nel pieno rispetto della struttura, ma soprattutto tenendo conto dei limiti imposti dalla
sua intrinseca conformazione e comunque, laddove l’irrigidimento strutturale, per ovvie ragioni
pratiche relazionate al caso specifico, non potrà essere realizzato in piena rispondenza con quanto
sino ad ora esposto, potrà risultare consono al caso garantire, almeno in parte, la possibilità di rendere
l’intervento reversibile.
Art. 4.3.1 – Operazioni di Consolidamento apparecchi murari
1. Generalità
Le procedure di consolidamento, per quanto possibile, dovranno essere giudicate compatibili dalla
D.L. e dagli organi competenti per la tutela del bene, inoltre dovranno essere riconoscibili e distinguibili
dai manufatti originari ed eseguite in modo da garantire una loro, eventuale, reversibilità.
Le procedure che seguiranno daranno le indicazioni, ed i criteri generali, circa le metodologie
d’intervento per i consolidamenti statici, mossi dal fine sia di aumentare le caratteristiche di resistenza
dei setti murari, sia di ridurre eventuali tensioni indotte nei materiali da forze esterne. Dovrà essere, in
ogni caso, interessamento della D.L. fornire, a completamento o a miglior spiegazione di quanto
prescritto, delle idonee tavole di progetto munite d’ulteriori e/o diverse indicazioni. Il rilievo del quadro
fessurativo costituirà il fondamento essenziale per la corretta impostazione delle adeguate operazioni
di salvaguardia e di risanamento statico: il rilievo e il controllo delle lesioni dovranno essere eseguiti
con appropriati strumenti al fine di verificare con esattezza se il dissesto sia in progressione
accelerata, ritardata o uniforme, oppure se sia in fase di fermo, in una nuova condizione di equilibrio.
Nel caso d’avanzamento accelerato del dissesto si potrà rivelare utile un intervento di emergenza
attraverso idonei presidi provvisori, in conformità alle disposizioni della D.L. Nel caso, invece, di
arresto e di una nuova conformazione di equilibrio sarà doveroso controllare il grado di sicurezza dello
stato di fatto, per operare in conformità della prassi prescritta negli elaborati di progetto; vale a dire
protocolli indirizzati a stabilizzare la fabbrica nell’assetto raggiunto, o integrare gli elementi strutturali
con consolidamenti locali o generali al fine di preservare, con un conveniente margine, la sicurezza di
esercizio. Gli interventi di consolidamento dovranno essere realizzati in quelle porzioni
dell’apparecchio murario affette da dissesto (lesione isolata o quadro fessurativo complesso) o
caratterizzate da fenomeni d’indebolimento locale quali, ad esempio la presenza di canne fumarie o
intercapedini di qualsiasi genere, carenze di ammorsature ai nodi, ecc.
In linea generale gli interventi strutturali sulle pareti murarie, ove sarà possibile, dovranno utilizzare
materiali con caratteristiche fisico-chimiche e meccaniche analoghe a quelle dei materiali in opera, o
quantomeno il più compatibile possibile.
2. Opere di presidio (puntelli, centinature e armature provvisionali)
La procedura di consolidamento provvisionale (puntellamento) dovrà, necessariamente, garantire
condizioni provvisorie di sicurezza nei manufatti dissestati (ovvero ridotti alla stato di rudere) sia
durante l’esecuzione delle indagini preliminari necessarie per redigere il progetto di consolidamento
che durante le eventuali successive procedure di consolidamento definitivo. I suddetti lavori di
puntellamento dovranno, altresì, assolvere il duplice requisito di efficacia ed economia.
Le opere di presidio saranno eseguite, se non diversamente specificato dalla D.L., o in legname (di
norma legname tondo per armature in ragione della sua facile lavorabilità, della sua notevole
resistenza e del suo basso peso specifico) o in pali di ferro (tubi “innocenti” uniti con giunti bullonati da
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PARTE II
preferire al legno qualora la struttura da presidiare sia molto alta rispetto al piano sul quale è previsto il
trasferimento dei carichi; il sistema tubo-giunto, inoltre, presentando uno schema strutturale molto
chiaro, faciliterà il calcolo della struttura) più raramente in muratura o in c.a.
Gli elementi verranno messi a contrasto con l’organismo murario da presidiare, cercando di evitare la
formazione di punti singolari di forza, mediante una diffusione del carico della muratura o ad un’altra
struttura muraria in migliori condizioni statiche, oppure all’esterno della struttura muraria sul terreno
limitrofo. Nel primo caso si renderà necessario rafforzare le porzioni circostanti e sottostanti la zona
puntellata (ad es. puntellando anche i vani sottostanti fino a quello cantinato ovvero murando i vani
sottostanti a quello presidiato) così da evitare che il trasferimento dei carichi su una muratura, che
potrebbe essere di per sé già non in perfette condizioni statiche, provochi in questa dissesti con
eventuali ripercussioni a catena.
La struttura di contrasto a diretto contatto con l’apparecchio murario da sostenere con il puntellamento
dovrà essere costituita, se non diversamente specificato dalla D.L., da un tavolato ligneo (se non
diversamente specificato, di spessore 30-40 mm) in ragione della migliore adattabilità che questo
materiale presenta ad una qualsiasi superficie; qualora la superficie da presidiare fosse
particolarmente delicata ovvero decorata con pittura ad affresco o con altra tecnica pittorica o
presentasse superfici a mosaico sarà necessario anteporre al tavolato ligneo uno “spessore” di
materiale soffice, quale ad esempio gommapiuma od altro materiale ritenuto idoneo dalla D.L.
I puntelli che svolgeranno un’azione di sostegno (per “resistere” a carichi verticali o spostamenti
verticali che la struttura subisce a causa del dissesto come ad es. cedimenti di fondazione, rotture di
architravi ecc.) di strutture orizzontali (solai, davanzali, travature ecc.) saranno costituiti da ritti verticali
(candele capaci di reagire, senza deformarsi, a sforzi normali) posti a contrasto con la struttura e da
traversi che contrastino, a loro volta, l’eventuale slittamento dei ritti; in alternativa ai puntelli lignei
potranno essere utilizzati anche elementi metallici a “T”, ovvero i cosiddetti ritti di cantiere (“cristi”)
normalmente impiegati per sostenere la messa in opera di orizzontamenti piani. I puntelli di sostegno
potranno anche essere costituiti da aste inclinate (ad es. per la messa in opera di fascio radiale per
contrastare, in posizione di sostegno, i cedimenti e le deformazioni di volte e di archi) la cui
inclinazione sarà variabile in ragione alla disponibilità di spazio, all’altezza, alla massa della parete
ovvero dell’elemento da sostenere e allo sforzo cui sarà sottoposto. Prima di predisporre questo
particolare presidio provvisionale si renderà indispensabile accertare la sola verticalità delle azioni
deformative in quanto una puntellatura di solo sostegno, in presenza di moti traslatori di natura
diversa, potrebbe arrecare essa stessa danni ulteriori alle strutture.
Nel caso in cui le strutture di presidio dovessero assolvere l’azione di ritegno di strutture verticali (per
fronteggiare movimenti di traslazione orizzontale, in presenza o meno di rotazione quali, ad esempio,
ribaltamento di pareti) potranno essere costituite da aste inclinate a testa semplicemente aderente; al
fine di evitare lo scorrimento del puntello sull’apparecchio murario sarà necessario che l’angolo
d’inclinazione dell’asta non sia maggiore dell’angolo d’attrito tra la muratura e la stessa asta. Allorché
la testa del puntello sia posta molto in alto, il puntello dovrà necessariamente diventare una struttura
reticolare (in questo caso sarà preferibile utilizzare un sistema tubo-giunto in luogo di puntelli lignei),
così da limitare la lunghezza libera di inflessione degli elementi che lo compongono. Al fine di evitare
rischi che potrebbero arrecare danni alla stabilità ed alla integrità degli edifici limitrofi dovrà essere,
dove possibile, evitata la messa in opera di dispositivi orizzontali ed inclinati a contrasto con manufatti
prospicienti.
Nel caso in cui il puntello sia tenuto a impedire lo spanciamento di una parete sarà necessario che
esso venga posto in modo che il suo asse incontri la spinta in mezzeria del maschio murario, così da
eludere effetti flessionali sul maschio stesso. In questa specifica situazione il puntello sarà soggetto ad
un carico uguale alla componente orizzontale della spinta.
Qualora le opere di presidio dovessero svolgere la doppia funzione di sostegno e ritegno (per
contrastare stati in cui ai carichi verticali si uniscono spinte di archi e volte che tendono al ribaltamento
del muro) sarà necessario predisporre puntelli con disposizione inclinata e con innesti tesi a
contrastare sia movimenti di traslazione verticale sia di rotazione.
I puntelli semplici e doppi potranno essere impiegati singolarmente, in coppia ovvero in gruppo
connessi con elementi trasversali e di controventatura, così da presidiare porzioni di manufatti anche
molto ampie.
In linea generale i puntelli dovranno soddisfare le seguenti condizioni:
– alleviare la struttura di parte del carico; questa quota di carico potrà, in caso di emergenza, essere
stimata con semplici considerazioni intuitive che normalmente dovranno tener conto della natura,
della gravità e dell’estensione del dissesto, nonché del rapporto tra pieni e vuoti della muratura
sovrastante e sottostante il punto di azione del puntello;
– essere rigidamente vincolati alle strutture da presidiare con l’estremità (testa) e con l’altro estremo
(piede) ad una base di appoggio (interna od esterna alla struttura) capace di ricevere l’azione
assiale del puntello senza deformarsi. Al fine di assolvere la suddetta condizione occorre
predisporre per la testa dei cunei lignei (biette) di essenze dure, al fine di mettere in forza i puntelli,
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PARTE II
mentre per il piede si predisporrà una adeguata piastra di distribuzione (fondazione) così da evitare
che un eventuale cedimento del terreno provochi la perdita di contrasto da parte del puntello; la
base, che dovrà risultare normale ai puntelli, potrà essere costituita da travi o assiti lignei (2 o più,
spessore minimo di ogni tavola 30-40 mm) normali tra loro, il puntello sarà vincolato al tavolato
mediante gattello ligneo con chiodatura alla “traditoria” ovvero con picchetto ligneo incastrato nel
terreno e legato con fasciatura metallica. Nel caso in cui i puntelli scarichino direttamente su terreni
incoerenti o molto irregolari in superficie, sarà preferibile predisporre una fondazione in muratura o
in c.a.;
– essere stabili sia alla compressione che alla pressoflessione;
– essere costituiti da materiale avente caratteristiche termiche ed igrometriche analoghe a quelle
delle strutture da presidiare così da non vanificare la validità del puntellamento ovvero arrecare
degrado alle parti da restaurare.
I sistemi di puntellamento delle strutture voltate o arcuate (centinature provvisionali) varieranno
secondo il tipo di struttura e di dissesto, di norma si seguiranno i seguenti criteri:
a) per le volte a botte le centinature dovranno essere disposte su piani paralleli e perpendicolari alle
loro generatrici;
b) per le volte a padiglione si disporranno due centine principali lungo gli spigoli e le altre su diversi
piani verticali passanti per la chiave della volta e diretti perpendicolarmente ai lati del perimetro di
base;
c) per le volte a crociera si dovrà predisporre l’armatura su ciascuna delle volte a botte da cui origina;
si metteranno in opera quattro centine perimetrali unite da due centine diagonali, disposte secondo
gli spigoli risultanti dall’intersezione delle due botti;
d) per le volta a vela si disporranno quattro centine perimetrali al fine di sostenere gli archi di imposta,
ad esse si uniranno altre centine centrali, di norma disposte radialmente a sostenere l’intradosso
della volta;
e) per le cupole le centine prenderanno di norma la forma di ampie incastellature, controventate in
diverse direzioni e sorrette da numerosi candele e puntelli.
In linea generale non si dovrà puntellare mai la chiave se cede una spalla così come mai i reni se si
prevede di rimuovere i rinfianchi.
Specifiche sui campi di applicazione
Le opere di presidio potranno essere messe in opere, a seconda delle esigenze, per demolizioni totali
o parziali, per rimozioni, per consolidamenti in opera, nonché per eludere crolli improvvisi ovvero
messa in sicurezza di masse murarie (solai, davanzali, volte, portali) o di terreno, per ritenimento di
murature soggette a movimenti deformanti ed infine per assicurare l’integrità fisica degli addetti.
Avvertenze
Nel caso non ci siano le condizioni per affrontare una progettazione accurata del sistema di
puntellamento sarà necessario demandare alla prassi esecutiva corrente la messa in opera del
puntellamento provvisionale, in questo caso dovrà essere obbligatorio far svolgere i lavori di presidio
sotto il continuo controllo da parte del Tecnico incaricato del consolidamento definitivo.
Non di rado le opere di presidio saranno lasciate in opera per molto tempo, per tale motivo si renderà
necessario predisporre adeguate protezioni al fine di evitare che le armature ovvero i puntelli possano
deteriorarsi e/o perdere la loro efficacia e di conseguenza diventare essi stessi causa di nuovi dissesti
per le strutture. Le opere di presidio dovranno, altresì, essere in grado di non trasmettere improprie
sollecitazioni sia al manufatto oggetto di intervento sia a quelli limitrofi. Particolare attenzione dovrà,
infine, essere fatta nella fase di rimozione delle armature di sostegno le quali dovranno essere
“munite” di idonei dispositivi (ad es. cunei lignei) che, se in precedenza sono stati utili al fine di
posizionare e controllare la messa in opera delle stesse, si rileveranno altresì utili per agevolare le
operazioni di disarmo.
Specifiche
Per ulteriori dettagli su armature e sbatacchiature si rimanda a quanto enunciato nell’articolo inerente
le armature degli scavi.
3. Ricucitura delle murature mediante sostituzione parziale del materiale (scuci e cuci)
L’operazione di scuci e cuci consisterà nella risarcitura delle murature per mezzo della parziale
sostituzione del materiale; le murature particolarmente degradate, al punto da essere irrecuperabili ed
incapaci di assolvere la funzione statica, ovvero meccanica, saranno ripristinate con “nuovi” materiali
compatibili per natura e dimensioni. L’intervento potrà limitarsi al solo paramento murario oppure
estendersi per tutto il suo spessore. La scelta del materiale di risarcitura dovrà essere fatta con
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PARTE II
estrema cura, i nuovi elementi dovranno soddisfare diverse esigenze: storiche (se l’intervento fosse
operato su strutture monumentali), estetiche e soprattutto tecniche; dovrà essere compatibile con la
preesistenza per dimensioni (così da evitare discontinuità della trama muraria e l’insorgenza di
scollamenti tra la parte vecchia e quella nuova) e per natura (una diversità di compattezza potrebbe,
ad esempio, implicare un diverso grado di assorbimento con conseguente insorgenza di macchie).
Laddove le circostanze lo consentiranno, potrà essere conveniente utilizzare materiale recuperato
dallo stesso cantiere, (ricavato, ad esempio, da demolizioni o crolli) selezionandolo accuratamente al
fine di evitare di riutilizzare elementi danneggiati e/o degradati. Prima di procedere con l’operazione di
scuci e cuci si dovrà realizzare un rilevo accurato della porzione di muratura da sostituire al fine di
circoscrivere puntualmente la zona da ripristinare dopodiché, dove si renderà necessario, si procederà
alla messa in opera di opportuni puntellamenti così da evitare crolli o deformazioni indesiderate.
La porzione di muratura da sanare verrà divisa in cantieri (dimensionalmente rapportati alla grandezza
dell’area interessata dall’intervento di norma non più alti di 1,5 m e larghi 1 m) dopodiché si procederà
(dall’alto verso il basso) alternando le demolizioni e le successive ricostruzioni, in modo da non
danneggiare le parti di murature limitrofe che dovranno continuare ad assolvere la funzione statica
della struttura. La demolizione potrà essere eseguita ricorrendo a mezzi manuali (martelli, punte e
leve) facendo cura di non sollecitare troppo la struttura evitando di provocare ulteriori danni; ad
asportazione avvenuta la cavità dovrà essere pulita con l’ausilio di spazzole, raschietti o aspiratori, in
modo da rimuovere i detriti polverulenti e grossolani (nel caso sia necessario ricorrere ad un tipo di
pulitura che preveda l’uso di acqua l’intervento dovrà attenersi alle indicazioni specificate negli articoli
inerenti le puliture a base di acqua). La messa in opera del materiale dovrà essere tale da consentire
l’inserimento di zeppe in legno tra la nuova muratura e la vecchia sovrastante, da sostituire, solo a
ritiro avvenuto, con mattoni pieni (ovvero con materiale compatibile) e malta fluida. La malta di
connessione, se non diversamente indicato dagli elaborati di progetto, potrà essere una malta di calce
idraulica naturale NHL 5 (o in alternativa una malta NHL-Z 5) con inerte costituito da sabbia silicea,
cocciopesto e pozzolana vagliati e lavati (rapporto legante inerte 1:2 o 1:3). Se espressamente
indicato dagli elaborati di progetto, l’intervento di scuci e cuci potrà essere denunciato così da tutelare
la stratigrafia stessa dell’edificio, realizzando la nuova porzione di muratura in leggero sottosquadro o
soprasquadro, tenendo presente però che la non complanarità delle due superfici costituirà una zona
facile da degradarsi.
Specifiche
La tecnica dello scuci e cuci non risulterà particolarmente idonea, nonché di difficile esecuzione, per le
murature incoerenti (ad esempio strutture murarie in scaglie di pietra irregolare), murature costituite da
elementi di elevate dimensioni e murature a sacco.
4. Consolidamento mediante iniezioni di miscele leganti
La procedura è indicata, in generale, in presenza di lesioni diffuse e per apparecchi murari in pietra,
dove spesso è possibile riscontrare dei vuoti e delle soluzioni di continuità interne presenti fin
dall’origine, oppure formatesi a causa di dissesti o fenomeni di alterazione di diversa natura.
L’intervento dovrà prevedere una preventiva attenta analisi della struttura al fine di individuare l’esatta
localizzazione delle sue cavità, la natura e la composizione chimico-fisica dei materiali che la
compongono.
Le indagini diagnostiche potranno essere eseguite attraverso tecniche comuni come la percussione
della muratura oppure, ricorrendo a carotaggi con prelievo di materiale, a sondaggi endoscopici o, in
funzione dell’importanza del manufatto e solo dietro specifica indicazione, ad indagini di tipo non
distruttivo (termografie, ultrasuoni, radarstratigrafie ecc.). In presenza di murature particolari, con
elevati spessori e di natura incerta, sarà, inoltre, obbligatorio attuare verifiche di consolidamento
utilizzando differenti tipi di miscele su eventuali campioni tipo, così da assicurarsi che l’iniezione riesca
a penetrare fino al livello interessato.
In presenza di murature in pietrame incerto potrà risultare più conveniente non rimuovere lo strato
d’intonaco al fine di evitare l’eventuale, eccessivo, trasudamento della miscela legante.
La procedura operativa consterà nell’iniettare una miscela entro fori convenientemente predisposti e
presenterà due varianti:
– realizzazione di perforazioni regolarmente distribuite sull’apparecchio murario ed estrusione, ad una
pressione variabile, di boiacca idraulica che, riempiendo le fratture e gli eventuali vuoti
(sostituendosi e/o integrando la malta originaria), consoliderà la struttura muraria così da ripristinare
la continuità della struttura anche in caso di muratura a sacco;
– realizzazione di perforazioni localizzate solo in zone limitate dell’apparecchio murario (ad es. le
ammorsature tra muri d’angolo e di spina, o le strutture voltate ed arcate), con l’aggiunta
dell’introduzione di barre in acciaio, seguendo una disposizione configurata a “reticolo”, che
funziona, nel complesso, come una sorta di cordolo, così da aumentare la resistenza agli sforzi di
trazione.
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PARTE II
Sarà sconsigliato effettuare qualsiasi procedura di consolidamento o, più in generale, l’utilizzo di
prodotti, anche se prescritti negli elaborati di progetto, senza la preventiva esecuzione di
campionature pre-intervento eseguite sotto il controllo della D.L.; ogni campione dovrà,
necessariamente, essere catalogato ed etichettato; su ogni etichetta dovranno essere riportati la data
di esecuzione, il tipo di prodotto e/o le percentuali dell’impasto utilizzato, (in caso di utilizzo di materiali
organici dovranno essere segnati gli eventuali solventi e di conseguenza il tipo di diluizione o di
concentrazione utilizzato), le modalità ed i tempi di applicazione.
4.1. Consolidamento mediante iniezioni non armate
L’intervento sarà da attuarsi allorché l’apparecchio murario, sottomesso per lungo tempo a
dilavamento o percolazione di acque meteoriche, o per la particolare tipologia costruttiva (ad es. a
sacco), si presenti con cavità interne. Nessun beneficio si potrà ottenere da questa procedura se il
setto murario oggetto di intervento non presenta cavità e fessure grossolane. L’apparecchio murario
dovrà, quindi, essere sufficientemente iniettabile, ovverosia dovrà presentare una struttura con una
appropriata continuità tra i vuoti e, allo stesso tempo, la boiacca legante dovrà essere pensata in
modo da assicurare un’idonea penetrabilità ossia una fluidità atta a rispettare i tempi di esecuzione
richiesti. La procedura operativa consterà delle seguenti fasi esecutive.
Preparazione del supporto
Stuccatura e/o sigillatura, su entrambe le facce della muratura, di tutte le fessure, sconnessioni,
piccole fratture dei conci di pietra e/o laterizio e dei giunti di malta, così da avere un apparecchio
murario “perfettamente chiuso”, capace di ovviare l’eventuale trasudamento esterno delle malte da
iniettare: qualora si operasse su murature intonacate sarà necessario accertare l’idoneità del
rivestimento per l’esecuzione delle successive fasi; (per maggiori dettagli sulle procedure sopra
descritte si rimanda agli articoli sulle stuccature e sui consolidamenti).
In alternativa alla stuccatura, per evitare la fuoriuscita di malta tra le pietre a facciavista, sarà possibile
frapporre della stoppa o altro materiale occultante, in seguito removibile.
Esecuzione dei fori
L’esecuzione di perforazioni seguirà le indicazioni di progetto in base al quadro fessurativo ed al tipo
di struttura (in assenza di queste si potranno operare 2-4 fori ogni metro quadrato); detti fori, di
diametro opportuno (mediamente sarà sufficiente un diametro di 16-24 mm), saranno eseguiti
mediante strumento a sola rotazione, munito di un tagliatore carotiere con corona d’acciaio ad alta
durezza o di widia. Negli apparecchi murari in pietrame, i fori dovranno essere, se non diversamente
prescritto, perpendicolari alle superfici ma con leggera pendenza (circa il 10%) a scendere verso
l’interno, così da facilitare l’introduzione della miscela, eseguiti in corrispondenza dei giunti di malta ad
una distanza di circa 60-80 cm in ragione della consistenza del muro, nelle murature in laterizi pieni la
distanza tra i fori non dovrà superare i 50 cm. In ogni caso si raggiungeranno risultati migliori con un
numero elevato di fori di piccole dimensioni piuttosto che con un numero modesto di grosso diametro.
Sarà necessario eseguire le perforazioni con cura, verificando l’effettiva sovrapposizione, e
comunicazione, delle aree iniettate (disposizione a quinconce), tramite l’utilizzo di appositi tubicini
“testimone” dai quali potrà fuoriuscire l’esubero di miscela iniettata. I tubicini (con un diametro di circa
20 mm) verranno introdotti per almeno 10-12 cm ed, in seguito, sigillati con la stessa malta di iniezione
a consistenza più densa (diminuendo cioè il quantitativo d’acqua nell’impasto). Durante questa
operazione sarà necessario evitare che le eventuali sbavature vadano a degradare in modo
irreversibile l’integrità degli strati di rivestimento limitrofi; nel caso di fuoriuscite di colature queste
dovranno essere celermente pulite mediante spugnette assorbenti (tipo Blitz-fix) imbevute di acqua
deionizzata. Al fine di garantire una corretta diffusione della miscela, sarà consigliabile praticare dei
fori profondi almeno quanto la metà dello spessore dei muri.
In presenza di spessori inferiori ai 60-70 cm le iniezioni verranno effettuate su una sola faccia della
struttura; oltre i 70 cm sarà necessario operare su entrambe le facce; nel caso in cui lo spessore risulti
ancora maggiore, o ci si trovi nell’impossibilità di iniettare su entrambe le facce, si dovrà perforare la
muratura da un solo lato per una profondità del foro tra i 2/3 e i 3/4 dello spessore del muro e mai di
valore inferiore ai 10 cm. In presenza di cortine murarie in laterizio pieno sarà utile prevedere
perforazioni inclinate di almeno 40-45° verso il basso fino a ottenere una profondità di 30-35 cm (in
ogni caso stabilita in rapporto alla sezione del muro); tale operazione sarà conveniente al fine di
ripartire meglio la boiacca e per rendere partecipi i diversi strati di malta.
Precedentemente all’iniezione (almeno 24 ore prima) dovrà essere iniettata acqua nel circuito chiuso
d’iniezione, al fine di saturare la massa muraria e di mantenere la densità della miscela. L’operazione
di prelavaggio (eseguita con acqua pura, eventualmente deionizzata) sarà, inoltre, conveniente sia per
confermare le porzioni delle zone oggetto d’intervento, (corrispondenti alle zone umide), sia per
segnalare l’esistenza d’eventuali lesioni non visibili. Durante la suddetta fase di pulitura-lavaggio si
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PARTE II
dovranno effettuare, se necessarie, le eventuali operazioni supplementari di rinzaffo, stilatura dei
giunti e sigillatura delle lesioni.
Iniezione della boiacca legante
L’iniezione delle miscele (che, di norma dovranno essere omogenee, ben amalgamate ed esenti da
grumi ed impurità) all’interno dei fori dovrà essere eseguita, preferibilmente, a bassa pressione
(indicativamente tra 0,5 e 1,5 atm in ogni caso non superiore alle 2 atm) così da evitare la formazione
di pressioni all’interno della massa muraria con le conseguenti coazioni con le cortine esterne; inoltre
andrà effettuata tramite idonea pompa a mano o automatica provvista di un manometro. Nel caso in
cui il dissesto risulterà circoscritto ad una zona limitata sarà opportuno dare precedenza alle parti più
danneggiate (utilizzando una pressione non troppo elevata e, se sarà necessario eseguire un
preconsolidamento, con boiacca molto fluida colata mediante imbuto, prima delle perforazioni, in tutti
gli elementi di discontinuità presenti nella muratura), per poi passare alle rimanenti, utilizzando una
pressione maggiore. Le iniezioni procederanno per file parallele, dal basso verso l’alto, dai lati esterni
e, simmetricamente, verso il centro al fine di evitare squilibri di peso ed impreviste alterazioni nella
statica della struttura. Il volume di miscela iniettata non dovrà superare i 100-120 l per metro cubo.
Previa verifica della consistenza materica della muratura oggetto di intervento, si inietterà la miscela
all’interno degli ugelli e boccagli precedentemente posizionati, la pressione sarà mantenuta costante
fino a quando la boiacca non fuoriuscirà dai tubicini adiacenti, a questo punto si chiuderà il tubicino e
si proseguirà con il foro limitrofo seguendo il piano di lavoro. L’iniezione ad un livello superiore sarà
eseguita, se non diversamente specificato negli elaborati di progetto, solo quando tutti i tubi di
iniezione, posti alla medesima quota, risulteranno intasati. Sarà, inoltre, opportuno aumentare la
pressione d’immissione in relazione alla quota del piano di posa delle attrezzature. L’aumento potrà
essere di 1-2 atmosfere ogni 3-3,5 ml di dislivello in modo da bilanciare la pressione idrostatica. In
edifici a più piani le iniezioni dovranno essere praticate a partire dal livello più basso.
In alternativa, e solo dietro specifica indicazione di progetto, si potrà iniettare la boiacca per gravità; la
procedura seguirà le fasi precedentemente indicate per l’iniezione a pressione salvo alcune
precisazioni. Questa tecnica dovrà essere preferita a quella a pressione nel caso in cui la muratura
risulti in uno stato avanzato di degrado tale da non poter sopportare sovrappressioni o perforazioni.
Previa preiniezione di acqua fino a saturazione si procederà a far penetrare la miscela dall’alto
attraverso appositi boccagli ad imbuto localizzati in lesioni o lacune (eventualmente “aiutate”
asportando materiale deteriorato). Gli imbuti verranno rabboccati fino a che non si svuoteranno più, la
procedura seguirà cantieri orizzontali (di circa 60-70 cm di altezza) dal basso verso l’alto; passate 2448 ore si rabboccherà nuovamente con la miscela a base di calce idraulica così da saturare le
eventuali fessure formatesi per il ritiro; l’utilizzo di additivi antiritiro nelle miscele eviterà, di norma,
questo ulteriore passaggio. Nel caso di murature a secco sarà necessario prevedere un ulteriore
accorgimento, prima di procedere alla colatura della miscela legante. Le operazioni preliminari
prevedranno, salvo diverse specifiche della D.L., oltre alla sigillatura profonda con malta a base di
calce idraulica naturale, il posizionamento di guaina di protezione lungo l’apparecchio, la successiva
messa in opera di cassaforma di contenimento a distanza di circa 15-20 cm e il successivo
riempimento dello spazio tra cassaforma ed apparecchio con sabbia od altro materiale indicato dalla
D.L.
Ad indurimento della miscela (dopo circa 2-3 giorni), i boccagli potranno essere rimossi ed i fori sigillati
con malta appropriata (si rimanda a quanto detto negli articoli riguardanti le stuccature).
Specifiche sulle miscele
La boiacca per iniezioni potrà essere composta, se non diversamente specificato negli elaborati di
progetto, da una miscela di sola calce idraulica NHL 3,5 o NHL-Z 3,5 (esente da sali solubili, con
l’85% dei granuli di dimensione < a 25 μ, calore d’idratazione unitario < di 135 KJ/kg) ed acqua in
rapporto variabile da 0,8 a 1,2. Dal momento che, in genere, in una miscela di questo tipo si otterrà la
fluidità necessaria per un’efficace iniezione con rapporto legante-acqua superiore ad 1, al fine di
evitare eventuali fenomeni di segregazione sarà consigliabile aggiungere alla boiacca additivi
fluidificanti (in misura dell’1-2% rispetto al peso del legante) ed agenti espansivi antiritiro (ad es.
polvere di alluminio da 0,2% a 0,3% del totale in peso) al fine di controllare anche gli eventuali
fenomeni naturali di ritiro di assestamento in fase plastica (ovverosia nelle prime ore che seguiranno la
messa in opera) e di ritiro igrometrico (ritiro che si manifesterà nel materiale indurito, dopo circa 28
giorni e si protrarrà per periodi molto lunghi, di norma sarà ritenuto completato dopo circa 2 anni dalla
messa in opera).
In alternativa, potrà essere utilizzata una miscela binaria (da utilizzare in presenza di vere e proprie
cavità, specie nei muri a sacco) composta da calce idraulica naturale NHL 2, (o da una calce idraulica
pozzolanica ottenuta miscelando calce idrata cotta a bassa temperatura e completamente idrata, con
metacaolino anch’esso cotto a bassa temperatura; la calce idrata potrà essere sostituita anche da
grassello di calce stagionato minimo 24 mesi) sabbia ed acqua (rapporto legante-acqua 1:3 fino ad 1:5
nel caso di iniezioni per gravità) con l’aggiunta di gluconato di sodio (con funzione fluidificante) e
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polvere di alluminio (come agente espansivo). La sabbia dovrà essere sempre di granulometria molto
fine (< al 35-40% della minima larghezza delle fessure) e, preferibilmente, con granuli arrotondati; in
alternativa potrà essere impiegato carbonato di calcio scelto e micronizzato o perlite superventilata (se
si ricercherà una boiacca a basso peso specifico) od ancora, metacaolino ad alta reattività
pozzolanica (o polvere di cocciopesto vagliata e lavata) per migliorare le proprietà idrauliche della
boiacca (nel caso di utilizzo di grassello di calce o calce idrata, la carica con caolino, cocciopesto o
pozzolana sarà obbligatoria al fine di rendere idraulico il composto); in ogni caso l’inerte sarà il 10%
rispetto al peso del legante. La boiacca, sia se verrà preparata in cantiere, sia se fosse utilizzato un
prodotto premiscelato, dovrà presentare le seguenti caratteristiche:
– sufficiente fluidità al fine di penetrare profondamente (svuotamento del cono di Marsh di un litro di
miscela in meno di 30 secondi);
– assenza di segregazione e di acqua essudata (blending); la separazione dell’acqua dalla boiacca
determinerebbe, in seguito alla successiva evaporazione, la presenza di vuoti all’interno della
massa del nucleo;
– tempo di presa compatibile con quello della lavorazione;
– alto scorrimento;
– sviluppo calore in fase di presa temperatura massima entro i +30 °C;
– dilatazione termica compatibile con quella della muratura originale;
– resistenza caratteristica a rottura per compressione superiore a 12 N/mm² dopo 28 giorni;
– peso specifico modesto, inferiore a 1,8 kg/l;
– resistenza ai sali comunemente presenti nella muratura (solfati, ammine);
– modulo elastico allo stato secco comparabile con quello della muratura (3000-6000 N/mm²);
– non presentare fenomeni di ritiro che ridurrebbero l’efficacia del contatto.
Specifiche materiali premiscelati
Questo prodotto per iniezioni dovrà essere a base di calce idraulica naturale, priva di sali solubili,
rafforzata con metacaolino purissimo ad alta reattività pozzolanica (od in alternativa con polvere di
cocciopesto) caricata con carbonato di calcio scelto e micronizzato, (o perlite superventilata se si
ricerca una malta a basso peso specifico) a cui andranno aggiunti additivi quali ritenitori d’acqua di
origine naturale e superfluidificanti al fine di poter iniettare la miscela a bassa pressione. Se non
diversamente specificato, l’acqua da utilizzare nell’impasto dovrà essere demineralizzata. Il prodotto
non dovrà essere addizionato nella preparazione e posa con nessun altro componente oltre all’acqua
di impasto, possibilmente demineralizzata, e non dovrà essere assolutamente aggiunta acqua una
volta che avrà iniziato la presa.
Le caratteristiche chimico-fisiche medie dovranno essere: peso specifico 1,4 kg/dm³, lavorabilità 2 h;
bleending trascurabile; aderenza 1,4 N/mm²; inizio presa a +20 °C; 18 h; fine presa a +20 °C; 72 h;
resistenza a compressione a 28 giorni 13 N/mm²; resistenza a flessione a 28 giorni 3,5 N/mm²;
modulo elastico 11000 N/mm²; temperatura massima durante l’indurimento < 30 °C; ritiro 0,7-1,2 mm;
ritenzione acqua > 70%; permeabilità al vapore 9 μ.
Avvertenze
Non sarà assolutamente consentita, salva diversa prescrizione della D.L., la demolizione d’intonaci e
stucchi; sarà anzi necessario provvedere al loro preventivo consolidamento e/o ancoraggio al
paramento murario prima di procedere all’esecuzione della suddetta procedura (per maggiori dettagli
si rimanda a quanto detto negli articoli specifici). Il collaudo del consolidamento andrà eseguito dopo
90 giorni dall’esecuzione delle iniezioni.
4.2. Consolidamento mediante iniezioni armate
L’intervento potrà essere attuato strettamente localizzato ed in caso di assoluta necessità quando, ad
esempio, si dovranno realizzare efficienti rinforzi localizzati tra le murature d’angolo, ammorsamento di
muri ortogonali, ricongiungimenti di parti lesionate ecc. e non si potrà ricorrere all’uso di altre
procedure. L’intervento, simile alle iniezioni di miscele leganti, avrà la finalità di assicurare alla
muratura, per mezzo dell’utilizzo di cuciture metalliche, un consistente aumento della resistenza agli
sforzi di trazione; queste cuciture saranno costituite da armature di lunghezza variabile (circa 2-3 volte
lo spessore delle murature), dipendente dal livello di aderenza sia tra malta e barre, sia tra malta e
tessitura preesistente, disposte in perfori (φ variabile da 32 a 40 mm) alla distanza di circa 40-50 cm
l’uno dall’altro, preferibilmente, inclinati (di circa 45°) in successione verso l’alto e verso il basso.
L’esercizio svolto dalle armature nei pannelli di muratura, in prevalenza compressi, sarà quello di
contenere la deformazione laterale, collaborando ad un miglioramento della resistenza dell’elemento.
Nei setti murari non esclusivamente compressi, la presenza dell’armatura potrà partecipare alla
resistenza a taglio del setto stesso.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
La procedura operativa seguirà le fasi descritte per le iniezioni di miscele leganti ad eccezione che, nei
fori di iniezione dovranno essere, preventivamente, inserite barre di acciaio inossidabile ad aderenza
migliorata Fe B 44 K (minimo φ 12 mm massimo 20 mm), o barre filettate di acciaio AISI 316L,
(minimo φ 14 mm) munite di distanziatori perimetrali al fine di evitare il contatto diretto con la muratura;
lo schema distributivo, l’inclinazione, il calibro e la lunghezza delle barre dovranno essere relazionati
alle disposizioni di progetto o indicazioni della D.L., ai dissesti riscontrati dall’esame del quadro
fessurativo del manufatto o alle variazioni apportate nel corso dei lavori di restauro agli equilibri dei
carichi. L’inserimento di detta armatura avrà lo scopo di fornire resistenza a trazione tra le due cortine
esterne della muratura, specialmente nei casi in cui l’altezza di libera inflessione sia tale da poter dar
luogo al fenomeno del carico di punta. Al fine di realizzare un promotore d’adesione tra le barre e la
malta delle iniezioni si potrà spalmare la superficie dell’armatura con boiacca anticarbonatante,
reoplastica-pennellabile realizzando uno strato continuo di almeno 1 mm.
Avvertenze
Talvolta potrà essere necessario consolidare preventivamente la muratura mediante semplici iniezioni
di boiacca (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto nell’articolo specifico). In ogni caso questa
procedura dovrebbe essere messa in opera, preferibilmente, su murature di buona qualità, in un
discreto stato di conservazione prive, però, d’adeguate ammorsature tra le pareti ortogonali. Nei muri
di modeste sezioni (30-50 cm) le chiodature non avranno alcun effetto benefico nei confronti del setto
murario, in quanto la ridotta lunghezza della barra non permetterà il trasferimento per aderenza degli
sforzi tra malta d’inghisaggio ed il ferro. Affinché questo trasferimento avvenga sarà necessario che la
barra presenti una lunghezza minima di 40 φ o, in alternativa, che sia ancorata risvoltandola
all’esterno della muratura ed, eventualmente, collegandola con l’armatura di paretine di malta a ritiro
compensato realizzate su una o entrambe le facce del pannello murario (per maggiori dettagli si
rimanda a quanto detto nell’articolo specifico).
Specifiche sui materiali
Le miscele leganti da utilizzare saranno uguali a quelle esaminate per le iniezioni non armate, con
l’ulteriore specifica che, in questo caso, dovranno, necessariamente, presentare maggiore capacità di
aderenza, antiritiro e resistenza, così da garantire la collaborazione tra armature e muratura,
localizzandosi nelle zone più sollecitate.
In alternativa alle barre in acciaio si potranno utilizzare barre pultruse in fibra di aramide, vetro o
carbonio con diametro circolare da 5 a 10 mm. Le suddette barre in FRP potranno presentare, se
richiesto dagli elaborati di progetto, un’aderenza migliorata ottenuta mediante sabbiatura superficiale
di quarzo sferoidale e spiralatura esterna. Questo tipo di prodotto dovrà, inoltre, presentare un’elevata
durabilità nei confronti di tutti gli aggressivi chimici eventualmente presenti nella muratura o nella
malta da iniezione (quali, ad es., idrossidi alcalini, cloruri e solfati). Se non diversamente specificato
negli elaborati di progetto, dovranno essere preferite barre in fibra di vetro o di aramide poiché
presentano un modulo elastico più vicino a quello delle murature. Si veda specifiche sui materiali
dell’articolo CN am. 6. “Consolidamento mediante placcaggio con materiali compositi (FRP)”.
5. Consolidamento mediante placcaggio di superficie (betoncino armato)
L’intervento si realizzerà con l’apposizione, su una o possibilmente su entrambe le facce del muro, di
lastre verticali di materiale a base idraulica, realizzate in cantiere, opportunamente armate da rete
metallica elettrosaldata e rese solidali alla muratura originale con ferri trasversali passanti nel muro.
5.1. Lesioni diffuse
Questa procedura consentirà di migliorare le caratteristiche di resistenza del maschio murario, grazie
all’incremento della sezione resistente apportato dalle paretine e dall’effetto di confinamento esercitato
sulla muratura degradata. Questa tecnica potrà risultare adatta unicamente su murature
particolarmente dissestate (e comunque non caratterizzate da particolari valenze storicoarchitettoniche) con quadri fessurativi estesi e complessi, e quindi non più in grado di eseguire a pieno
la loro funzione statica, ma che in ogni modo dovranno essere mantenute parzialmente o
integralmente. Questo sistema di consolidamento, pertanto, dovrà essere utilizzato con le dovute
cautele, mai in maniera generalizzata, dietro specifiche prescrizioni di progetto o indicazioni della D.L.
e, con il benestare degli organi preposti alla tutela del bene oggetto d’intervento. La procedura
operativa consterà delle seguenti fasi esecutive.
Preparazione del supporto
Dietro specifica autorizzazione della D.L., si procederà alla rimozione dell’eventuale intonaco, dei
rivestimenti parietali, delle parti incoerenti ed in fase di distacco, e della malta dei giunti tra gli elementi
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PARTE II
lapidei o laterizi per una profondità minima di 2-3 cm, fino a raggiungere la parte sana della struttura
(per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto negli articoli specifici). Le eventuali lesioni andranno
ripulite, allargate e spolverate con l’ausilio di aria compressa e strumento aspiratore, nonché stuccate
con idonea malta a presa rapida (sarà sufficiente utilizzare un impasto a base di calce idraulica
naturale e pozzolana simile a quello utilizzato nelle procedure di stuccature dei materiali lapidei
diminuendo però il quantitativo d’acqua nell’impasto). Successivamente la parete dovrà essere
spazzolata e lavata con acqua pulita al fine di rimuovere polveri e depositi incoerenti.
Armatura parete
Al fine di inserire i connettori trasversali si dovranno eseguire perforazioni, (con strumento a sola
rotazione) passanti in senso obliquo se l’intervento riguarderà entrambe le facce, per 3/4 dello
spessore del muro qualora la muratura venga trattata su una sola superficie (esterna o interna); il
numero dei tiranti potrà variare in relazione alle disposizioni di progetto, tuttavia sarà opportuno non
scendere al di sotto dei 2 tiranti al metro quadrato di parete (di norma si utilizzeranno 4-6 spillature al
metro quadrato). All’interno di queste perforazioni si collocheranno i tondini di acciaio, lasciandoli
sporgere dalla struttura per almeno 10 cm da ogni lato. Le barre saranno del tipo e del diametro
indicati dagli elaborati di progetto ovvero ordinati dalla D.L. con un diametro minimo di 4-8 mm; in
assenza di specifiche potranno essere utilizzate barre di acciaio inossidabile ad aderenza migliorata
Fe B 44 K (in alternativa si potrà utilizzare acciaio zincato o acciaio precedentemente trattato con
boiacca passivante anticarbonatante per uno spessore minimo di 1 mm). In corrispondenza delle
aperture potrà essere omessa la formazione della lastra al fine di non ridurre la luce delle medesime,
avendo cura, però, di raddoppiare le legature perpendicolari al piano del muro, disponendole a
quinconce.
Una volta stuccate l’eventuali lesioni, fessure o parti di struttura situate sotto i fori con la malta
prescritta, si potranno posizionare reti metalliche elettrosaldate (preferibilmente in acciaio inossidabile)
su entrambi i lati del muro. Le reti avranno diametro e maglia come specificato negli elaborati di
progetto o come ordinato dalla D.L., diversamente potranno essere formate da tondini di diametro 6-8
mm con maglie 100x100 o 150x150 mm risvoltate per almeno 50-100 cm in corrispondenza degli
spigoli laterali così da collegare ortogonalmente le nuove paretine armate con le altre strutture
portanti. Le eventuali sovrapposizioni di reti dovranno interessare almeno 20 cm ed in ogni caso non
meno di due maglie. Una volta posizionata la rete, e fissata con chiodi in acciaio ad “U” o a “J” (φ 4
mm per una lunghezza minima di 18 cm), le barre saranno ripiegate ad uncino di 90° al fine di
connetterle alle maglie della rete e realizzare in tal modo il collegamento tra le paretine ed il nucleo
della muratura. In alternativa alla rete metallica si potrà posizionare, dietro specifica indicazione di
progetto, una rete in polipropilene (PP) bi-orientata a maglia quadrangolare prodotta per estrusione e
sottoposta a processo di stiro a temperatura controllata nelle due direzioni (caratteristiche medie:
totale inerzia chimica, maglia 40x30 mm, peso unitario 650 g/m², resistenza a trazione nelle due
direzioni 40 kN/m, allungamento > 10%);
L’accurata sistemazione dell’armatura dell’intonaco risulterà, per la buona riuscita della procedura, un
elemento di particolare importanza, essa, infatti, dovrà essere tenuta separata dal supporto murario
per almeno 2 cm, ricorrendo ad idonei distanziatori, in modo da evitare la manifestazione di fenomeni
d’instabilità flessionale; per questo motivo sarà necessario disporre la rete in modo che possa
trasmettere correttamente gli sforzi alle spillature praticate nel pannello murario.
Messa in opera intonaco
Sul setto murario, preventivamente, bagnato abbondantemente con acqua pulita fino a saturazione,
così da evitare ogni possibile sottrazione d’acqua al nuovo materiale, verrà applicato uno strato di
malta anche in più riprese, (fino a raggiungimento della quota prevista) del tipo prescritto dal progetto
o indicato dalla D.L., avendo cura di riempire eventuali vuoti emersi dietro l’armatura metallica, e
battendo con frattazzo la superficie trattata prima del tiraggio a liscio con la staggia.
In ogni caso, salve diverse indicazioni di progetto, si dovrà tenere presente che:
– per realizzare spessori inferiori ai 3 cm sarà consigliabile mettere in opera la malta a spruzzo,
armata con rete metallica di diametro 4-6 mm con maglia 100x100 mm;
– per realizzare spessori intorno ai 3-5 cm si potrà applicare la malta manualmente, armata con rete
metallica di diametro 6-8 mm con maglie 100x100 o 150x150 mm;
– per realizzare spessori superiori ai 5 cm fino ad un massimo di 8-10 cm si dovrà, necessariamente,
ricorrere al getto in casseforme armate con rete metallica di diametro 8-10 mm con maglia 100x100
o 200x200 mm.
Lo spessore e la metodologia di posa in opera dovranno essere comparati e pensati in base al
degrado della struttura ed al tipo di sollecitazioni cui è stata, e sarà sottoposta la struttura; in ogni
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PARTE II
caso, potrà essere opportuno eseguire intonaci per uno spessore di circa 4-5 cm.
Al fine di evitare la formazione di fessure e cavillature dovute alla troppo rapida evaporazione
dell’acqua d’impasto le paretine dovranno essere tenute umide per almeno 48 ore e protette da vento
e/o irraggiamento solare diretto.
Specifiche sulle malte
La malta o betoncino da utilizzare dovrà presentare un modulo elastico basso così da limitare
eventuali inconvenienti legati all’instabilizzazione per carico di punta. A tal fine si potranno utilizzare
malte a base di calce idraulica naturale NHL 3,5 (o calce naturale eminentemente idraulica NHL 5)
caricata con inerti a comportamento pozzolanico (ad es. pozzolana, metacaolino, cocciopesto ecc.),
sabbie silicee naturali (granulometria 0,1-2 mm) con l’eventuale aggiunta d’additivi aeranti naturali,
fibre minerali inorganiche atossiche (così da ridurre le tensioni generate dall’evaporazione dell’acqua e
limitare le fessurazioni da ritiro plastico) ed espansivi minerali (così da controllare il ritiro
igronometrico). Le malte (rapporto legante-inerte 1:3) ed i betoncini (rapporto legante-inerte 1:4) a
ritiro compensato da utilizzare dovranno, in ogni caso, presentare le seguenti caratteristiche:
– resistenza a compressione a 28 giorni > 18 N/mm²;
– modulo elastico a 28 giorni <15000 N/mm²;
– espansione contrastata a 7 giorni > 300 mm/m;
– coefficiente di permeabilità al vapore < 150 μ.
L’utilizzo della calce idraulica naturale o idraulica pozzolanica (calce aerea miscelata a cariche con
reattività pozzolaniche), rispetto all’uso del cemento presenterà il vantaggio di ottenere un impasto più
plastico e maggiormente lavorabile, inoltre l’uso della calce idraulica garantirà capacità di traspirazione
delle pareti.
5.2. Lesione isolata
Per interventi su lesioni passanti isolate, anche di spessori consistenti, la procedura si potrà limitare
esclusivamente alle fasce limitrofe alla lesione (circa 60-80 cm a cavallo della lesione). Le fasi
esecutive saranno le stesse enunciate nell’articolo riguardante il placcaggio dell’intera parete ad
eccezione di qualche precisazione.
La rete elettrosaldata zincata (φ 4-5 mm maglia 100x100 mm) dovrà essere messa in opera in strisce
di 60-80 cm, posizionate a cavallo della lesione, su entrambi i lati della muratura, tramite chiodatura e
collegata con tondini in acciaio inossidabile ad aderenza migliorata (φ 6-8 mm intervallati da circa 4050 cm) passanti attraverso la lesione, precedentemente scarnita e pulita da parti incoerenti. La malta
da utilizzare per risarcire la lesione, salvo diverse prescrizioni della D.L., dovrà essere a base di calce
idraulica e, preferibilmente, di tipo espansivo (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto negli
articoli specifici). L’esecuzione dell’intonaco dovrà seguire sia le prescrizioni enunciate nell’articolo sul
placcaggio di superficie sia quelle inerenti il rappezzo di intonaco, ovverosia al fine di non creare
discontinuità materiche superficiali si ricorrerà, se non diversamente specificato, ad una rasatura finale
utilizzando impasti similari a quelli esistenti (per uno spessore totale non inferiore ai 3 cm).
5.3. Lesione d’angolo
Per interventi su lesioni d’angolo, sia ad “L” sia a “T”, anche di spessori consistenti, la procedura si
potrà limitare esclusivamente alle fasce limitrofe la lesione (minimo 60 cm oltre la lesione per una
fascia minima di 80-100 cm). Le fasi esecutive saranno le stesse enunciate nell’articolo riguardante il
placcaggio dell’intera parete ad eccezione di qualche precisazione.
Previa esecuzione delle perforazioni nella parete al fine di alloggiare le barre trasversali di
collegamento, si posizionerà la rete elettrosaldata zincata (φ 5-6 mm maglia 150x150 mm), su
entrambe le facce del muro, con adeguata sovrapposizione e risvolto minimo di 50 cm in
corrispondenza di spigoli verticali. La rete verrà fissata tramite chiodatura e collegata con tondini in
acciaio inossidabile ad aderenza migliorata (φ 6-8 mm disposti in maniera più ravvicinata, 35-40 cm,
per il primo metro verso il basso e verso l’alto per poi diradarsi, 70-80 cm, verso il centro della rete)
inghisati nei perfori e passanti attraverso le lesioni precedentemente scarnite e pulite da parti
incoerenti. La malta da utilizzare per risarcire le lesioni, salvo diverse prescrizioni della D.L., dovrà
essere a base di calce idraulica e, preferibilmente, di tipo espansivo (per maggiori dettagli si rimanda a
quanto detto negli articoli specifici). L’esecuzione dell’intonaco dovrà seguire sia le prescrizioni
enunciate nell’articolo sul placcaggio di superficie sia quelle inerenti il rappezzo di intonaco ovverosia,
al fine di non creare discontinuità materiche superficiali si ricorrerà, se non diversamente specificato,
ad una rasatura finale utilizzando impasti similari a quelli esistenti (per uno spessore totale non
inferiore ai 3 cm).
5.4. Lesioni in corrispondenza di aperture
Per interventi su lesioni nelle vicinanze di aperture (porte o finestre), anche di spessori consistenti, la
procedura potrà limitarsi, esclusivamente, alle zone limitrofe le lesioni (generalmente circa 60-80 cm a
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PARTE II
destra e a sinistra dell’apertura e per un’altezza minima pari a 40 cm al di sopra dell’architrave). Le
fasi esecutive saranno le stesse enunciate nell’articolo riguardante il placcaggio dell’intera parete ad
eccezione di qualche precisazione.
Previa esecuzione delle perforazioni nella parete, al fine di alloggiare le barre trasversali di
collegamento, si posizionerà la rete elettrosaldata zincata (φ 5-6 mm maglia 150x150 mm) su una o
entrambe le facce del muro con adeguata sovrapposizione e risvolto minimo di 50 cm in
corrispondenza di spigoli verticali. La rete verrà fissata tramite chiodatura e collegata con tondini in
acciaio inossidabile, ad aderenza migliorata (φ 6-8 mm in ragione di almeno 4 al metro quadrato),
inghisati nei perfori e passanti attraverso le lesioni precedentemente scarnite e pulite da parti
incoerenti. La malta da utilizzare per risarcire le lesioni, salvo diverse prescrizioni della D.L., dovrà
essere a base di calce idraulica e, preferibilmente, di tipo espansivo (per maggiori dettagli si rimanda a
quanto detto negli articoli specifici). L’esecuzione dell’intonaco dovrà seguire sia le prescrizioni
enunciate nell’articolo sul placcaggio di superficie sia quelle inerenti il rappezzo di intonaco, ovverosia
al fine di non creare discontinuità materiche superficiali si ricorrerà, se non diversamente specificato,
ad una rasatura finale utilizzando impasti similari a quelli esistenti (per uno spessore totale non
inferiore ai 3 cm).
6. Consolidamento mediante placcaggio con materiali compositi (FRP)
La procedura si pone l’obiettivo di conservare la funzione resistente degli elementi murari, dando loro
un’opportuna resistenza a trazione e fornendoli di uno stadio, più o meno elevato, di duttilità sia nel
comportamento a piastra, sia in quello a parete di taglio.
L’operazione prevederà la fasciatura, o meglio il placcaggio esterno ovvero interno della struttura con
nastri di materiale composito, da calibrare in funzione delle condizioni statiche, ancorati direttamente
alla muratura da rinforzare mediante l’utilizzo di resine adesive (generalmente epossidiche). Il
placcaggio con i materiali FRP consentirà un’efficace incremento, sia del carico ultimo, sia della
duttilità così da costituire una più che valida alternativa rispetto alle tecniche più tradizionali come ad
esempio le cerchiature rigide. Questa tecnica potrà essere messa in opera, sia per il rinforzo su
pannello resistente con lesioni diffuse, sia per ripristinare situazioni di dissesto localizzato come ad
esempio risarciture di lesioni d’angolo, lesioni in corrispondenza di aperture, confinamento di pilastri
ecc. I nastri di composito forniranno prestazioni superiori a quelle dell’acciaio armonico, un’adesione
perfetta al supporto e spessori ridotti così da potersi mascherare facilmente al di sotto di un semplice
strato d’intonaco; inoltre, questa tecnica risulterà completamente reversibile, in quanto i nastri saranno
semplicemente incollati alla superficie e potranno essere rimossi mediante trattamento termico.
Le prescrizioni sulla procedura operativa seguiranno quelle previste nell’articolo sul consolidamento di
volte, coperture e strutture in c.a. mediante materiali compositi.
Avvertenze
Questo protocollo operativo dovrà essere eseguito esclusivamente da operatori specializzati.
7. Consolidamento mediante tiranti metallici
Il consolidamento mediante la messa in opera di tiranti metallici (elementi costruttivi a sviluppo lineare)
consentirà di realizzare un collegamento ed irrigidimento delle murature così da riuscire a contrastare
rischi di traslazione, crolli e distacchi; la cerchiatura per mezzo dei tiranti permetterà di rendere solidali
le strutture murarie tanto da garantire un comportamento di tipo scatolare, soprattutto, in caso di
azione sismica. I tiranti (realizzati prevalentemente in acciaio inossidabile) potranno essere inseriti
all’interno delle strutture da consolidare (murature, strutture lignee di solai e di copertura, pilastri
murari e fondazioni) o all’esterno; la loro messa in opera potrà essere verticale, orizzontale od
inclinata secondo le necessità specifiche richieste dal singolo caso e in base agli sforzi che dovranno
assolvere. Il bloccaggio all’estremità delle strutture sarà garantito da chiavarde o capichiave (che
potranno essere a paletto o a piastra) posti su piastre (realizzate in acciaio inossidabile di forma e
dimensioni tali da consentire una ripartizione omogenea degli sforzi) necessarie per assicurare
l’adeguata ripartizione dei carichi; le piastre potranno essere realizzate in acciaio, con la presenza dei
fori per consentire il passaggio dei cavi e delle guaine oppure in calcestruzzo armato. I paletti dei
capichiave andranno orientati a 45° con il braccio superiore rivolto contro il muro trasversale su cui
insiste il solaio. Indipendentemente dalla messa in opera (esterna o interna, orizzontale o inclinata),
prima di procedere con l’operazione dovrà essere appurato il grado di consistenza delle strutture, lo
stato di conservazione e, soprattutto, la loro stabilità; a tale riguardo prima di effettuare l’intervento
potrà essere utile, dove si renderà necessario, operare un consolidamento (scuci e cuci, iniezioni di
boiacca, rincocciature, rinforzi delle fondazioni ecc.) delle parti interessate ed influenzate dal
successivo stato tensionale indotto dal tirante. L’operazione inizierà con la localizzazione esatta dei
punti di perforazione per il passaggio del tirante, della sua collocazione e del relativo sistema
d’ancoraggio, che dovrà essere saldo ed efficace dal momento che la risoluzione avrà effetto solo se
sarà garantita la trazione del tirante, costante nel tempo, capace di contrastare le sollecitazioni in atto.
I tiranti potranno essere messi in opera anche binati: uno da una parte e uno dall’altra dello stesso
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PARTE II
muro trasversale. Il tiraggio del tirante potrà essere fatto a freddo o a caldo.
Specifiche sui materiali
In alternativa ai tiranti metallici si potranno utilizzare barre pultruse in fibra di carbonio o aramide, con
diametro circolare (da 5 a 10 mm) o rettangolare di varie sezioni (da 1,5 x 5 mm a 30 x 40 mm). Le
suddette barre potranno essere messe in tensione attraverso apposito sistema di pretensione ed
opportuna piastra di ripartizione. Il sistema di ancoraggio sarà caratterizzato da una testa di acciaio
inox AISI 304, diametro esterno circa 50 mm, lunghezza circa 200-250 mm, filettatura esterna
completa di sede per chiavella antitorsione. Rispetto alle tradizionali catene in acciaio, la fibra di
carbonio riduce drasticamente i problemi legati alla corrosione essendo esse stesse non soggette a
tale fenomeno.
7.1. Consolidamento con tiranti trivellati inseriti nella muratura
Il dimensionamento dei tiranti, definito dagli elaborati di progetto, dovrà essere relazionato alla
resistenza a trazione del materiale utilizzato e quella a taglio del muro su cui verrà posizionato il
capochiave (potranno essere messi in opera tiranti in acciaio inossidabile zincati Fe 360
opportunamente dimensionati e, se non diversamente specificato dagli elaborati di progetto, potranno
essere utilizzati tiranti φ 26 mm o φ 32 mm).
Tiranti trivellati inseriti nella muratura orizzontalmente
Il tirante orizzontale dovrà essere posizionato in corrispondenza del solaio (al di sotto del pavimento) il
più possibile in aderenza al muro ortogonale su cui verrà collocato il capochiave; dopo aver localizzato
il percorso del tirante e i punti di perforazione sulla muratura, si procederà alla realizzazione
dell’alloggiamento mediante l’utilizzo di trapani esclusivamente rotativi in modo da evitare ulteriori
sconnessioni della struttura dissestata, realizzando uno scasso che, se non diversamente indicato
dagli elaborati di progetto, potrà essere di circa 25 mm di diametro, profondo 40 mm. L’intervento
procederà con il posizionamento degli ancoraggi (angolari o intermedi fissati mediante malta di calce
idraulica naturale NHL 5) previa preparazione della parte di muratura interessata mediante l’eventuale
asportazione d’intonaco e, se necessario, consolidamento; la piastra di ripartizione dei carichi, se non
diversamente indicato dagli elaborati di progetto, potrà avere dimensioni di 25x25 cm o 30x30 cm
spessa 15 mm. Sulla muratura verranno eseguiti i fori di passaggio del tirante, il cui dimensionamento
si relazionerà alla sezione del tirante, ricorrendo ad un trapano a rotazione. Realizzato l’alloggiamento,
il cavo dovrà essere fissato alle piastre precedentemente forate; all’interno dei fori (φ 50-80 mm) dovrà
essere posizionata una guaina protettiva fissata alla parete mediante l’utilizzo di malta o resina. Dopo
aver tagliato il tirante a misura d’impiego (pari alla lunghezza della parete più lo spessore del muro e
maggiorato di 30 cm, 15 cm per parte, necessari per l’ancoraggio) e provveduto alla filettatura delle
estremità indispensabili per il tiraggio a freddo (15 cm per ogni estremità utilizzando filettatrici) si
procederà alla relativa messa in opera. Il tirante passerà dalla guaina prolungandosi qualche
centimetro all’esterno della piastra di ripartizione così da facilitare il tiraggio e l’ancoraggio; verranno
posizionati i capochiave (forati se il tiraggio avverrà a freddo) i sistemi di fissaggio ed ancoraggio
(dado e controdado, manicotto di collegamento e tiraggio ecc.). Avvenuta la presa del bulbo di
ancoraggio (3 o 4 giorni), il tirante verrà messo in tensione (se teso a mano si ricorrerà ad una chiave
dinamometrica che serrerà i dadi sino ad ottenere una tensione di circa 150-200 kg) con gradualità ed
a più riprese, fino alla tensione di calcolo (la tensione applicata non dovrebbe superare il 50% di quella
ammissibile dal cavo di acciaio utilizzato), controllando eventuali diminuzioni di tensione (causate o
dal tipo di acciaio impiegato o riconducibili ad assestamenti murari improvvisi). La sede di posa dei
tiranti ed i fori potrà essere riempita con iniezioni di malta a base di calce idraulica naturale NHL 3,5 e
si potrà solidarizzare la guaina e il cavo mediante l’ausilio di resina sigillante. L’operazione terminerà
con la posizione dei cunei di bloccaggio del cavo. Tutte le parti metalliche rimaste a vista dovranno
essere protette mediante l’applicazione di vernici di tipo epossidico.
Tiranti trivellati inseriti nella muratura verticalmente
I tiranti potranno essere posti all’interno della muratura anche verticalmente, in questo caso il cavo
dovrà penetrare all’interno della muratura in posizione perfettamente baricentrica e dovrà interessare
una fascia muraria, mediamente, di circa 2 m. Il tirante verticale sarà formato da un bulbo realizzato al
di sotto delle fondazioni del muro e da una testa ancorata alla sommità del muro con una piastra, dadi
di bloccaggio e di pretensionamento. La parte sommitale della muratura, che dovrà ospitare la piastra
di ripartizione, dovrà essere opportunamente consolidata tramite la messa in opera di una base
realizzata con malta di calce eminentemente idraulica così da evitare, soprattutto in murature non
perfettamente connesse, danni legati alla precompressione indotta dal tirante su tutta la parete. Per la
messa in opera dei tiranti verticali si dovrà ricorrere a delle macchine perforatrici a rotazione potenti,
tali da consentire l’esecuzione di fori precisi e di enorme lunghezza. La procedura in questo caso
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PARTE II
prevedrà: la preparazione dei fori di alloggiamento del tirante tramite sonda a rotazione provvista di
punta diamantata per un diametro variabile in ragione della tipologia di muratura, della consistenza del
materiale e del tipo di tirante (generalmente sarà sufficiente un diametro di 45-80 mm); messa in
opera del tondino e del trefolo in acciaio spingendolo sino al disotto delle fondazioni; iniezione di malta
eminentemente idraulica in modo da formare il bulbo di ancoraggio del tirante; messa in opera delle
piastre di ancoraggio (a farfalla o a rondella fissate con dadi all’estremità filettata del tirante). Una volta
avvenuta la presa del bulbo di ancoraggio si potrà procedere alla messa in tensione del cavo (con
martinetto idraulico o a mezzo cavo avvitato alla testa filettata del tirante), la tensione si otterrà
mediante chiave dinamometrica applicata sui dadi di serraggio. A tensione avvenuta dovrà essere
immessa all’interno del foro che contiene il tirante della boiacca di malta a base di calce idraulica
naturale NHL 3,5, così da assicurare una buona aderenza tra il cavo e la muratura.
7.2. Consolidamento con tiranti aderenti alla muratura
Nei casi in cui il tirante orizzontale non potrà essere inserito all’interno del solaio poiché
strutturalmente fatiscente, sarà opportuno posizionarlo, sempre al livello del solaio ma sul suo
intradosso in adiacenza ai muri trasversali (il tirante potrà essere inserito in scanalature ricavate nella
muratura così da non renderlo visibile). L’intervento procederà con la localizzazione dei fori da
realizzare sui setti che dovranno accogliere il capochiave al fine di consentire il passaggio del tirante; il
foro dovrà presentare un diametro, se non diversamente indicato dagli elaborati di progetto, di 30-80
mm realizzato con trapano a sola rotazione con corona diamantata, escludendo qualsiasi azione di
percussione. Eseguiti i fori si procederà alla messa in opera del tirante (la cui sezione potrà essere
circolare, quadrata o piatta) avendo cura di farlo uscire all’estremità per circa 15 cm (anche in questo
caso le due parti che fuoriusciranno dovranno presentarsi opportunamente filettate) e delle piastre di
ripartizione messe in opera sulle pareti esterne (seguendo le modalità descritte nell’articolo inerente i
tiranti trivellati inseriti nella muratura orizzontalmente). L’operazione procederà con la tesatura del
tirante tramite i dadi (interposti dalle rosette) che potrà essere realizzata sia a freddo (utilizzando una
chiave dinamometrica seguendo la procedura indicata nell’articolo inerente i tiranti trivellati inseriti
nella muratura orizzontalmente) che a caldo. Nei casi in cui le piastre esterne, a lavoro ultimato, non
potessero essere più ispezionabili (affogate all’interno della muratura, intonacate ecc.) queste
dovranno essere rese solidali con il tirante che, in questo caso, si comporrà di due parti unite da un
manicotto filettato necessario per effettuare il tiraggio del cavo a freddo. L’utilizzo di manicotti
intermedi sarà necessario anche nei casi in cui i tiranti risulteranno particolarmente lunghi.
Specifiche
Il tiraggio dei tiranti potrà essere realizzato anche a caldo ovvero, una volta posto in opera il cavo e
forzate leggermente le zeppe di contrasto con i capichiave, si effettuerà un preriscaldamento
(mediante l’ausilio di fiamma ossidrica o con una fiaccola a benzina) nel tratto centrale; il cavo si
allungherà per effetto termico; una volta raggiunta la lunghezza indicata da progetto, si inserirà il
sistema di bloccaggio all’estremità dopodiché, bloccando gli ancoraggi, il tirante svilupperà la sua
tensione raffreddandosi.
I tiranti orizzontali messi in opera sulle pareti più lunghe dovranno essere applicati leggermente sopra
quelli che corrono sulle pareti più corte; inoltre, in presenza di solai sfalsati, i tiranti orizzontali
dovranno essere posizionati a metà tra i due. La piastra di ancoraggio potrà essere sostituita da una
piastra armata spessa e larga incassata e ammorsata all’interno della muratura. Per maggiori
specifiche riguardanti le miscele da iniezione si rimanda a quanto detto all’articolo specifico sulle
iniezioni di miscele leganti.
8. Consolidamento mediante tiranti antiespulsivi
In presenza di pareti caratterizzate da paramenti in parte o totalmente scollegati tra loro (muratura a
sacco o a paramenti accostati e non connessi) che presenteranno degli spanciamenti o delle
deformazioni, si potrà ricorrere all’uso dei tiranti antiespulsivi. La tecnica d’intervento sarà indirizzata al
ripristino della continuità trasversale della muratura, ricorrendo all’inserimento di barre metalliche,
passanti, ancorate mediante piccole piastre bullonate alle facce esterne della muratura. L’intervento
potrà essere reversibile, poiché non prevedrà l’utilizzo di materiali leganti per fermare la barra ma, allo
stesso tempo, per la sua immediata connotazione sulla parete, sarà opportuno limitarlo nella quantità
evitando così un’eccessiva alterazione della configurazione superficiale della parete. L’effettiva
efficacia dell’intervento sarà strettamente connessa alla natura ed alla qualità della muratura su cui si
opererà il consolidamento, così come le singole fasi operative varieranno in relazione al singolo caso
specifico. Le fasi esecutive consteranno in: realizzazione dei fori (se non diversamente indicato dagli
elaborati di progetto potrà essere sufficiente realizzare una perforazione ogni metro quadrato di
parete) mediante l’utilizzo di trapano a sola rotazione e non a percussione poiché potrebbe aggravare
il dissesto della struttura, utilizzando una punta da 20-25 mm, i fori dovranno essere eseguiti in punti
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PARTE II
ottimali per l’ancoraggio dei tiranti (la superficie in quelle zone dovrà presentarsi sufficientemente
piana così da consentire la buona aderenza della piastre); asportazione dal foro di eventuali detriti ed
introduzione del tirante (φ 16-20 mm) in acciaio inossidabile con le estremità filettate che fuoriescano
dalla muratura (circa 4-5 cm) tanto da consentire il facile bloccaggio; inserimento delle piastre (con un
diametro dimensionalmente rapportato al tipo di murature sulla quale dovranno insistere, ad esempio,
su una muratura mista φ 80-100 mm) che bloccheranno i tiranti su entrambe le contrapposte pareti;
infine, il serraggio della barra avverrà mediante bullonatura in acciaio (utilizzando, se esplicitamente
richiesti dalla D.L., bulloni ciechi) allo scopo di riuscire ad attribuire una modesta pre-sollecitazione alla
barra.
Avvertenze
Si ricorda che la realizzazione di eventuali piccoli scassi sulla muratura, al fine di nascondere in parte
le piastre, saranno sconsigliati poiché potrebbero ridurre l’efficacia dell’intervento.
9. Consolidamento mediante diatoni artificiali
Al fine di consolidare, e legare trasversalmente murature sconnesse, si potrà procedere introducendo
all’interno della struttura elementi artificiali (diatoni), di forma cilindrica messi in opera all’interno di fori
realizzati mediante l’uso di una carotatrice. La messa in opera di questo tipo di risoluzione potrà
essere fatta anche su murature di qualità molto scadente poiché non genera alcuna presollecitazione;
la quantità dei diatoni da introdurre all’interno della muratura sarà connessa alla consistenza della
muratura stessa. La procedura prevedrà: realizzazione dei fori (φ 15 cm) mediante l’uso di una sonda
a rotazione, fissata alla muratura in modo da realizzare forature perfettamente orizzontali localizzate in
modo da non arrecare ulteriori danni alla struttura (da evitare parti particolarmente fragili
esteriormente); l’armatura del diatono verrà realizzata tramite un traliccio a spirale in acciaio
inossidabile (AISI 304L o 316L) o passivato (5-6 barre φ 8 ed eventuale staffa φ 4-6 a spiarle) tagliato
in base allo spessore della muratura da consolidare, inserito all’interno del foro (ricorrendo all’uso di
opportuni distanziatori per meglio posizionarlo) e collegato con il controtappo (munito di foro per
garantire l’iniezione della malta e dotato di ferri longitudinali della lunghezza di 10 cm) tramite legatura
o saldatura; su entrambe le pareti, le zone adiacenti al foro dovranno essere sigillate mediante
stuccatura in modo da ovviare l’eventuale fuoriuscita della miscela che verrà iniettata, avendo cura di
lasciare una piccola fessura nella parete dove avverrà l’immissione della miscela così da consentire il
passaggio dell’aria; infine l’intervento terminerà con l’iniezione, tramite una leggera pressione
all’interno dell’armatura, di malta fluida (per maggiori delucidazioni al riguardo si rimanda all’articolo
inerente le iniezioni di miscele leganti).
Specifiche
Questa tecnica risulterà adatta per sopportare sollecitazioni di origine sismica grazie al collegamento
monolitico che si verrà a creare tra le due facce del muro.
10. Cerchiature in acciaio di aperture e vani in murature portanti
La procedura avrà come obiettivo quello di eseguire una cerchiatura con lo scopo di realizzare
un’apertura a strappo in una muratura portante senza compromettere la stabilità delle strutture
originali. Sarà necessario, in ogni caso, procedere con cautela, considerando l’intervento in modo
accurato al fine di evitare possibili lesioni di assestamento.
Dopo aver posto in opera elementi provvisionali, allo scopo di forzare staticamente i solai che si
appoggeranno sulla muratura oggetto di intervento, si eseguiranno le aperture verticali in
corrispondenza delle mazzette, appoggi della struttura di architrave. All’interno della muratura
esistente, saranno inseriti due piedritti costituiti da uno o più profilati metallici (in genere profili a
doppio “T” Fe 360 o Fe 430) a seconda dello spessore della muratura ed, in ogni caso scelti seguendo
le disposizioni di progetto o indicazioni della D.L. (ad es. HEA 140), ancorati mediante spillature
perimetrali sagomate ad “L” e saldati a caldo al montante in oggetto; questi ancoraggi saranno
costituiti da barre in acciaio ad aderenza migliorata Fe B 44 K (ad es. 4 φ 14/300 mm) inghisate, (con
malta a base di calce idraulica naturale NHL 3,5 a ritiro compensato e con buone caratteristiche di
aderenza), in perfori di diametro 24 mm, eseguiti con strumento a sola rotazione, di lunghezza ed
inclinazione variabili (in ogni caso non inferiori ai 200 mm), intervallati ogni 50-60 cm o secondo
indicazioni della D.L., constatate sul posto le reali condizioni delle murature.
In alternativa ai piedritti d’acciaio potranno essere messi in opera delle spallette in muratura migliorata
(per tutto lo spessore della muratura e di lunghezza minima pari a tre teste) in mattoni pieni allettati
con malta a base di leganti idraulici (tipo calce idraulica naturale NHL 5) seguendo la tecnica dello
“scuci e cuci” a piccoli tratti fino a sostituire la vecchia struttura con una nuova. Le nuove spallette
dovranno essere correttamente ammorsate alla muratura (un adeguato numero di morse sarà di circa
una ogni cinque filari) da mantenere e, allo stesso tempo, creare il paramento verticale sui lati interni
dell’apertura lungo la quale, procedendo in aderenza, si effettuerà lo strappo della muratura da
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PARTE II
demolire. I nuovi piedritti dovranno, inoltre, essere fasciati da rete in acciaio elettrosaldata, fissata a
mezzo di chiodature, (ad es. φ 5-6 mm con maglia 100x100 mm) per una lunghezza pari a circa 50-60
cm allo scopo di migliorare l’ancoraggio alla muratura esistente.
Di seguito si eseguirà la prima traccia orizzontale sulla muratura (la scelta di utilizzare due profilati
accoppiati è dettata, principalmente, da esigenze esecutive) al fine di ospitare il primo profilato
metallico (la sezione della trave potrà essere composta, a seconda della luce, del carico e dello
spessore del muro di due o più profilati del tipo IPE o HE) che appoggerà su piastra in acciaio, di
dimensioni variabili (ad es. con profilato HEA 140 montato su muratura di 45 cm, la piastra avrà
dimensioni 140x450x10 mm), saldata sulla sommità dei montanti. Il profilato sarà messo a contrasto
con la muratura sovrastante mediante zeppe e/o cunei di ferro o spezzoni di lastre d’ardesia in modo
da imprimere al ferro una freccia preventiva. Allorché l’architrave sia di lunghezza notevole e tra
l’estradosso del profilato ed il solaio soprastante vi sia sufficiente altezza, la freccia preventiva si potrà
ottenere con l’ausilio di un martinetto idraulico (previa interposizione di una piastra metallica tra
muratura e martinetto) alloggiato in un opportuno vano ricavato sopra la trave. Effettuata la messa in
opera del primo elemento in acciaio s’interverrà, sul lato del muro opposto, seguendo la medesima
procedura per mettere in opera il secondo. Eseguita l’architrave si potrà demolire la porzione centrale
di muratura e si collegheranno i profilati per mezzo di chiavarde (ad es. φ 16 mm), inserite in fori
corrispondenti eseguiti prima della messa in opera, distanziate da circa 140-150 cm una dall’altra
partendo dagli appoggi.
Il vuoto tra le due ali esterne dei profilati, riempito con tavelline in cotto murate con malta a base di
leganti idraulici, potrà essere colmato, a seconda delle specifiche di progetto o indicazioni della D.L.
con muratura di mattoni pieni, o calcestruzzo di cemento confezionato con inerti sottili, utilizzando
come cassaforma a perdere un piano di tavelle posate sulle ali inferiori interne; il getto sarà eseguito
mediante fori praticati lateralmente al di sopra dell’estradosso delle travi. Successivamente si eseguirà
la messa in opera del traverso inferiore costituito da un piatto in acciaio di dimensioni variabili con uno
spessore minimo di 10-12 mm (ad es. 2200x450x15 mm) che dovrà essere, anch’esso, saldato a
caldo con cordoni angolari al telaio sovrastante.
Specifiche
Al fine di proteggere i profilati metallici sarà consigliabile trattarli con apposita boiacca passivante
anticarbonatante (per maggiori dettagli si rimanda agli articoli riguardanti il ripristino di opere in c.a.),
inoltre per migliorare l’aggrappaggio dell’intonaco sarà consigliabile fasciare la cerchiatura con rete in
acciaio elettrosaldata a maglia stretta (ad es. φ 3-4 mm con maglia 50x50 mm) per una lunghezza pari
a circa 60-80 cm.
In caso di cerchiatura mista, ovverosia con spallette in muratura migliorata ed architrave d’acciaio,
sarà obbligatorio ammorsare efficacemente i profilati nella muratura esistente pari a circa una volta e
mezzo lo spessore del muro. Nel caso l’architrave dovesse sostenere elevati carichi, si inseriranno
delle alette di irrigidimento saldate con cordoni d’angolo.
Le aperture a strappo non dovranno essere eseguite in strutture murarie con quadro fessurativo
avanzato, in presenza di uno stato conservativo dei materiali pessimo e in quelle che, pur essendo in
discrete condizioni, fossero di sostegno ad altre strutture malmesse; fermo restando che non sia
previsto un preventivo restauro delle strutture generale quanto accurato. Le sezioni delle architravi
dovranno essere scelte calcolando le sollecitazioni a flessione e taglio e le frecce di inflessione di due
unità accoppiate e i vincoli di estremità dovranno essere considerati come semplici appoggi.
In presenza di murature di elevato spessore con possibilità di caduta di materiale intermedio fra i
paramenti sostenuti dalle travi potranno essere messi in opera, previa esecuzione di fori subito sopra
l’estradosso delle stesse, dei monconi di profilati ad “U” appoggiati sulle ali superiori delle travi
riempiendo i vuoti con malta a ritiro controllato.
Art. 4.4 – CONSOLIDAMENTO CEMENTO ARMATO
1. Generalità
Prima di mettere in pratica i protocolli di consolidamento sarà opportuno seguire delle operazioni e
delle verifiche indirizzate alla conoscenza dell’unità strutturale oggetto d’intervento (trave, pilastro,
soletta ecc.); queste operazioni creeranno le condizioni atte a garantire la corretta esecuzione e la
conseguente efficacia dell’operazione di ripristino. L’adesione tra la superficie originale e quella di
apporto dipenderà molto dall’adeguata preparazione del supporto, operazione alla quale si dovrà
porre molta attenzione dal momento che si rivela fondamentale per assicurare l’efficacia e la durabilità
del ripristino degli elementi in c.a. L’esecuzione delle operazioni preliminari si suddivide nelle seguenti
fasi operative.
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PARTE II
Asportazione del calcestruzzo degradato
Rimozione di tutto il calcestruzzo degradato e privo di coerenza con il sottofondo asportandolo
accuratamente per una profondità che consenta un ripristino di malta di almeno 10 mm di spessore;
irruvidimento della superficie dell’intervento (un irruvidimento ideale del sottofondo corrisponde ad una
superficie con asperità di circa 5 mm) mediante martellinatura o scalpellatura fino al raggiungimento
della parte sana e compatta, meccanicamente resistente; messa a nudo dei ferri d’armatura
liberandoli dal calcestruzzo carbonatato. Lo spessore di cls che andrà rimosso dovrà essere pari a
quello che, in base alle indagini diagnostiche precedentemente eseguite, risulterà essere ormai
penetrato dagli agenti aggressivi, (ad es. cloruro, solfato ecc.) anche se ancora non completamente
danneggiato. La superficie in cls dovrà poi essere pulita ricorrendo a sabbiatura a secco,
idrosabbiatura, bocciardatura, spazzolatura con spazzola metallica oppure con un getto di vapore
d’acqua a 100 °C ad una pressione di 7-8 atm (per specifiche sulle procedure di pulitura si rimanda a
quanto descritto negli articoli inerenti le puliture sui materiali lapidei) così da asportare gli eventuali
residui di precedenti interventi non perfettamente aderenti come tracce di grassi, oli, vernici
superficiali, polvere ed ogni tipo d’impurità.
Pulizia dei ferri di armatura
I ferri d’armatura a vista dovranno essere puliti allo scopo di asportare polvere e ruggine; l’operazione
potrà essere eseguita mediante spazzolatura con spazzole metalliche o sabbiatura in funzione del
livello di degrado raggiunto e, comunque, fino ad ottenere una superficie perfettamente pulita e lucida,
cioè fino a “metallo bianco”.
Specifiche sul copriferro
La superficie dell’armatura resistente dovrà distare dalle facce esterne del conglomerato di almeno 8
mm nel caso di solette, setti e pareti e, di almeno 20 mm, nel caso di travi e pilastri. Le suddette
misure dovranno essere incrementate e portate fino ad un massimo di 20 mm per le solette e 40 mm
per travi e pilastri, in presenza di salsedine marina ed altri agenti particolarmente aggressivi. Copriferri
maggiori richiederanno opportuni provvedimenti intesi ad evitare il distacco dal supporto (ad es. reti
metalliche zincate a maglia stretta φ 3/50x50 mm). Le superfici delle barre dovranno essere
mutamente distanziate in ogni direzione di almeno un diametro delle barre medesime e, in ogni caso,
non meno di 20 mm. Per le eventuali barre non circolari si dovrà considerare il diametro del cerchio
circoscritto.
2. Ricostruzione di copriferro
La procedura di restauro corticale sarà rivolta a strutture in elevazione, frontalini, sottobalconi, aggetti
di gronda, marcapiani, parapetti ecc. ed, in genere, avrà come obiettivo, la ricostruzione del copriferro
(dovuto al distacco di materiali causato da lesioni capillari, fessure, sbrecciature, ossidazione delle
armature ecc.) con il conseguente ripristino della sezione resistente originaria. Previa esecuzione delle
operazioni preliminari il protocollo d’intervento si suddividerà nelle seguenti fasi operative:
Eventuale posizionamento di rete elettrosaldata
Ove richiesto da specifiche di progetto od indicazioni della D.L., si procederà alla messa in opera di
rete in acciaio elettrosaldata Fe B 38 K in acciaio zincato (per spessori di malta fino a ca. 25 mm)
applicata direttamente sul sottofondo ed ancorata con chiodi, ovvero connettori (in caso di ripristino di
superfici ampie minimo 6 φ 6/m²) in modo da garantire un copriferro di almeno 10 mm. Nel caso di
spessori di malta maggiori di 50 mm (fermo restando il copriferro di almeno 10 mm) la rete dovrà
essere applicata mediante connettori-distanziatori, in modo che non sia a diretto contatto con il
sottofondo (ma disposta simmetricamente nello strato di malta) così da consentire di “utilizzare” al
massimo l’azione di contrasto della stessa nei confronti dell’espansione della malta. In alternativa alla
rete elettrosaldata si potrà utilizzare una rete in polipropilene (PP) bi-orientata a maglia quadrangolare
prodotta per estrusione e sottoposta a processo di stiro a temperatura controllata nelle due direzioni
(caratteristiche medie: totale inerzia chimica, maglia 30x40 o 50-70 mm, peso unitario 140-250 g/m²,
resistenza a trazione long. 9,3-15 kN/m, resistenza a trazione trasv. 17-22 kN/m, allungamento > al
10% in entrambe le direzioni). Spessori di malta inferiori ai 15 mm potranno essere applicati anche
senza rete elettrosaldata, purché il contrasto all’espansione della malta sia assicurato dalle asperità
(ca. 5 mm) del sottofondo in calcestruzzo.
Il diametro e la maglia della rete, saranno stabiliti dagli elaborati di progetto, in ogni caso sarà
preferibile utilizzare reti con diametro ridotto (2-3 mm) a maglie strette (massimo 50 mm). Per quanto
riguarda i connettori dovranno essere evitati quelli a fissaggio meccanico con espansione se non in
presenza di calcestruzzo di elevata qualità.
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PARTE II
Bagnatura del supporto
Prima dell’applicazione dei prodotti per il ripristino e solo nel caso in cui non sia stato impiegato il
vapore per la pulizia del sottofondo, questo dovrà essere bagnato fino a saturazione, evitando
comunque veli o ristagni di acqua sulla superficie che potranno essere rimossi mediante aria
compressa o stracci; lo scopo sarà quello di ottenere un sottofondo saturo di acqua a superficie
asciutta.
Protezione dei ferri dell’armatura
La protezione dell’armatura avverrà mediante l’applicazione a pennello di una mano di boiacca
passivante anticarbonatante, reoplastica-pennellabile realizzando uno strato continuo di almeno 1
mm. Il prodotto potrà essere monocomponente, esente da nitrati, da miscelare con sola acqua
(quantità variabile tra 0,3 e 0,5 l/kg), o bicomponente (A = miscela di cemento, polveri silicee e inibitori
di corrosione, B = polimeri in dispersione acquosa; rapporto tra A e B variabile da 2:1 a 3:1); in ogni
caso le caratteristiche minime della boiacca dovranno essere: adesione all’armatura ed al cls > 2,5
N/mm²; resistenza alla nebbia salina dopo 120 h nessuna corrosione, pH > 12; tempo di lavorabilità a
20 °C e 50% U.R. circa 40-60 min, temperatura limite di applicazione tra +5 °C e +35 °C, classe 0 di
reazione al fuoco.
Passate minimo 2-3 ore dall’applicazione si procederà alla stesura di una seconda mano per uno
spessore di circa 2 mm. L’estensione del trattamento a tutta la superficie in calcestruzzo da ripristinare
consentirà di realizzare un promotore d’adesione per la malta da ripristino da applicare
successivamente.
Ripristino sezione originaria mediante cazzuola
Passato un minimo di 24 ore dalla posa della seconda mano della boiacca passivante antiruggine e
previa scrupolosa bagnatura delle parti di calcestruzzo si applicherà, (premendolo bene sul supporto,
cercando di compattare il sottofondo con l’aiuto della cazzuola, spatola od anche di tavolette di legno
per gli spigoli più difficili) uno strato (in spessori fino a 25-30 mm in una sola mano) di malta a base di
leganti idraulici, fibrorinforzata, a consistenza tissotropica, a ritiro controllato, ad alta adesione con
inibitori di corrosione organici, impastata con sola acqua (in ragione di ca. 3,5-4 l di acqua pulita ogni
sacco di 25 kg), senza far uso di casseforme fisse (caratteristiche meccaniche minime della malta da
ripristino: adesione al cls > 2 N/mm², impermeabilità all’acqua < 15 mm; modulo elastico < 25000
N/mm²; resistenza a compressione dopo 7 giorni > 35 N/mm²; dopo 28 giorni > 40 N/mm²; resistenza
a flessione dopo 7 giorni > 4,5 N/mm²; dopo 28 giorni > 7 N/mm²; tempo di lavorabilità a 20 °C e 50%
U.R. circa 30-40 min; temperatura limite di applicazione tra +8 °C e +35 °C, classe 0 di reazione al
fuoco, inerti costituiti da sabbia silicea con granulometria massima di 2 mm).
In caso di necessità si potrà procedere all’applicazione di strati successivi al primo, (nello spessore
massimo di 30 mm per strato), fino al raggiungimento dello spessore necessario comunque non
superiore a 100 mm. A posa ultimata, la superficie della malta sarà mantenuta umida per almeno 24
ore irrorandola, se necessario, con acqua nebulizzata, al fine di garantire l’assestamento.
Al fine di regolarizzare eventuali superfici non planari e per ottenere un sottofondo omogeneo per la
successiva protezione finale si procederà, a presa avvenuta del materiale per il ripristino, alla rasatura
della superficie con idoneo rasante a base di leganti idraulici ed inerti silicei selezionati (granulometria
massima di 0,4 mm), da impastare con sola acqua, (in ragione di 1,4 kg/m² per mm di spessore),
applicabile con cazzuola americana, in spessori fino a 3 mm per mano. La rifinitura si eseguirà con
frattazzo di spugna qualche minuto dopo l’applicazione (caratteristiche meccaniche minime della malta
rasante: adesione al cls > 1,5 N/mm²; modulo elastico < 18000 N/mm²; resistenza a compressione
dopo 7 giorni > 25 N/mm²; dopo 28 giorni 30 N/mm²; resistenza a flessione dopo 7 giorni > 2 N/mm²;
dopo 28 giorni > 5 N/mm²; tempo di lavorabilità a 20 °C e 50% U.R. circa 40-60 min; temperatura
limite di applicazione tra +5 °C e +35 °C, classe 0 di reazione al fuoco).
Ripristino sezione originaria mediante spruzzo
In alternativa alla stesura con cazzuola si potrà applicare la malta (con caratteristiche uguali a quelle
utilizzata per l’applicazione manuale) a spruzzo con idonea macchina intonacatrice (operazione
sicuramente più produttiva ed efficace, soprattutto per il ripristino d’ampie zone) procedendo,
immediatamente dopo, con apposita staggia, in modo di rendere più o meno planare la superficie
rimuovendo la malta dalle zone di maggior accumulo. Il cls dato a spruzzo (detto anche “gunite” o
“spritzbeton”) non richiederà aggrappante in quanto l’arricciamento della superficie di contatto sarà
garantito automaticamente come effetto del rimbalzo selettivo degli inerti dello stesso materiale
spruzzato. Per la buona riuscita della procedura sarà fondamentale un buon grado di rugosità del
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PARTE II
supporto che sarà stato precedentemente preparato seguendo le procedure descritte nell’articolo
specifico.
La malta verrà spruzzata in strati successivi omogenei e sovrapposti dal basso verso l’alto (spessore
minimo ca. 20 mm, spessore massimo complessivo ca. 80 mm, spessore massimo per mano ca. 3035 mm) dopo che lo strato precedente abbia raggiunto un sufficiente grado di maturazione (almeno 60
minuti). In caso di presenza di armatura (si veda il paragrafo specifico) il calcestruzzo sarà spruzzato
in due strati successivi, con il primo che non dovrà ricoprire completamente l’armatura. Al fine di
evitare la formazione di fessure nel cls, dovute alla troppo rapida essiccazione, si dovrà,
necessariamente, mantenere umida la superficie d’intervento mediante l’irrorazione con acqua
nebulizzata ovvero coprendola con teli umidi per almeno 48 ore.
Protezione
La protezione finale sarà garantita da una pittura protettiva anticarbonatazione del calcestruzzo (con
colore scelto dalla D.L.), a base di copolimeri acrilici e resine sintetiche insaponificabili, con buona
permeabilità al vapore acqueo, diluita con acqua (0,4 l di acqua ogni l di prodotto per la prima mano,
0,2 l di acqua per la seconda). Il protettivo dovrà essere applicato su superfici perfettamente asciutte,
con due mani, a distanza di non più di 24 ore l’una dall’altra; potrà essere applicato a pennello, o rullo,
od irroratrice a bassa pressione in ragione di 0,200 l/m² nelle due passate.
Nel caso in cui le prescrizioni di progetto prevedono il trattamento di protezione anche su superfici non
oggetto di ripristino sarà consigliabile, al fine di migliorare l’adesione della “verniciatura” sul supporto
di cls, applicare una mano di primer specifico utile a garantire l’uniformità d’assorbenza del supporto e
maggior durata della protezione finale.
Se gli elaborati di progetto prevedono di lasciare “a vista” la superficie di cemento armato si potrà
utilizzare un protettivo (da stendere a pennello od a rullo) impregnante incolore idrorepellente,
trasparente a base di miscele di silossani oligomerici in solvente (in ragione di 0,300-0,600 l/m² in
funzione dell’assorbimento del supporto). Al fine di determinare il consumo ed allo stesso tempo
controllare l’efficacia del prodotto si renderà necessario eseguire un’impregnazione di prova su un
campione di superficie di circa 1 m². Il trattamento indurito ridurrà fino al 94% l’assorbimento d’acqua,
non altererà significativamente l’aspetto estetico, né la permeabilità al vapore delle superfici trattate
conferendo, contemporaneamente, protezione ed insensibilità ai cicli di gelo e disgelo.
Per tutta la durata delle operazioni di restauro e fino ad almeno 72 ore dopo il trattamento di
protezione si dovrà proteggere, mediante idonee barriere scelte dalla D.L., la zona d’intervento da
eventuali correnti d’aria, piogge, gelo o da irraggiamento solare diretto.
3. Ricostruzione della sezione resistente
L’intervento sarà rivolto ad elementi con funzione strutturale portante come travi, pilastri, architravi
ecc. ed avrà, come obiettivo, la ricostruzione della sezione resistente (senza alterarne lo spessore)
venuta a mancare a causa del distacco di materiali causato da lesioni capillari, fessure, sbrecciature,
svergolamento ed ossidazione delle armature. Con questa procedura si otterrà un efficace recupero
della struttura con il solo apporto di malta a ritiro controllato fibrorinforzata.
Previa esecuzione delle operazioni preliminari, compreso il puntellamento dell’elemento strutturale
mediante idonei sostegni e ritti regolabili da cantiere (“cristi”) l’intervento seguirà il protocollo per il
ripristino del copriferro ad eccezione di qualche precisazione.
Rimozione calcestruzzo
Si effettuerà la rimozione del calcestruzzo lesionato per la superficie necessaria alla messa in opera
delle armature liberando gli angoli delle staffe esistenti; l’asportazione del cls dovrà, inoltre, estendersi
seguendo le indicazioni della D.L., per una fascia superiore ed inferiore d’altezza sufficiente a
consentire un adeguato quanto corretto ancoraggio delle barre aggiuntive (lunghezza consigliata pari
al doppio dell’interasse delle staffe presenti).
Ricuciture lesioni
Qualora siano presenti lesioni, non passanti, interne al nucleo (spessori limite 0,3-3 mm) dovranno
opportunamente essere risarcite seguendo la procedura descritta nell’articolo specifico.
Eventuale posizionamento di nuova armatura
Previo eventuale raddrizzamento delle barre presenti ovvero eliminazione dei ferri longitudinali oramai
elasticizzati si procederà, se previsto dalle disposizioni di progetto, alla messa in opera di barre
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
nervate aggiuntive in acciaio inossidabile o zincato Fe B 44 K e ad eventuali staffe sagomate in opera
di dimensione e passo (si consiglia ridotto nelle vicinanze delle giunture o dei nodi strutturali) dettate
da prescrizioni di progetto (in ogni caso, ad esempio, per le barre dei pilastri non si scenderà al di
sotto di un diametro di 12 mm e per le staffe, al di sotto di un diametro di 8 mm). Le barre da giunture
non dovranno essere distanti tra loro più di 2 diametri con un minimo di 20 mm; la lunghezza di
sovrapposizione dovrà essere almeno (meglio se superiore) di 2 interassi delle staffe, ovvero circa 3540 volte il diametro della barra posizionata.
Nelle vicinanze dei nodi sarà opportuno che i ferri aggiunti siano passanti da parte a parte; a tal fine
sarà necessario effettuare dei perfori di passaggio che successivamente, saranno riempiti con malta
priva di ritiro. Sarà, inoltre, opportuno sfalsare gli ancoraggi, ed al fine di migliorare l’efficacia della
sovrapposizione, si procederà a “legare” le barre sovrapposte mediante fasciatura, con filo in acciaio
di diametro 1-2 mm, lungo la giuntura. Si ricorda che, per migliorare le giunzioni, si potrà ricorrere al
confinamento mediante una fitta armatura trasversale (staffe) che avvolga la zona trattata. Saranno da
evitare le saldature che, pur presentando un’elevata resistenza, potranno produrre elementi di fragilità
puntuale; comunque se si sceglierà questa soluzione (in ragione anche della reale saldabilità dei ferri
esistenti con quelli aggiuntivi) si dovranno realizzare saldature a cordoni d’angolo tra i monconi di
armature sovrapposte; non si dovranno in ogni caso eseguire saldature di testa.
Nei casi in cui la sezione da recuperare sia superiore ai 40-50 mm sarà consigliabile posizionare una
leggera rete elettrosaldata Fe B 38 K in acciaio zincato adeguatamente dimensionata (ad es. φ 34/50x50 mm), in alternativa si potranno utilizzare idonee reti in polipropilene (PP) bi-orientate prodotte
per estrusione (caratteristiche medie: maglia 40x30 mm, peso unitario 650 g/m², resistenza a trazione
nelle due direzioni 40 kN/m², allungamento > 10%); questa “armatura superficiale” avrà il duplice
scopo di “legare” la nuova armatura e fornire un valido supporto al riporto di malta.
In caso di ripristino di parete in cls sarà opportuno armare la nuova camicia con doppia rete in acciaio
elettrosaldata Fe B 38 K zincata; il diametro e la maglia della rete saranno stabiliti dagli elaborati di
progetto, in ogni caso l’armatura minima sarà composta di reti con diametro 8/300x300 mm e reti con
diametro 5/150x150 mm ben ancorate al supporto mediante spillature ad “L” (minimo 6/m²) costituite
da barre in acciaio ad aderenza migliorata Fe B 38 K zincato (minimo φ 6 mm) inghisate in fori (per
es., φ 8 mm) con adesivo epossidico (bicomponente) a ritiro compensato.
Ripristino della sezione
Previa applicazione a pennello di due mani di boiacca passivante anticarbonatante, reoplasticapennellabile si procederà al ripristino della sezione mediante malta a base di leganti idraulici,
fibrorinforzata, a consistenza tissotropica, a ritiro compensato (per le specifiche si rimanda all’articolo
precedente).
In caso di restauro d’ampie superfici (spessori compresi tra i 50 e i 100 mm) sarà preferibile sostituire
l’applicazione a cazzuola od a spruzzo con getto in cassaforma di betoncino a ritiro compensato (fino
allo spessore previsto dalle disposizioni di progetto o indicazioni della D.L.). Prima di effettuare il getto
si dovrà spalmare (per uno spessore pari a 1-3 mm) la superficie originale (perfettamente pulita ed
asciutta) con apposito aggrappante a base di resina epossidica bicomponente esente da solventi,
pennellabile a consistenza limitatamente tissotropica, caratterizzata da un elevato potere adesivo
collante (> 3,5 MPa) e da elevate caratteristiche meccaniche a flesso-trazione (> 45 MPa), così da
garantire la perfetta continuità strutturale in corrispondenza della ripresa del getto.
Entro le 3 ore successive dalla spalmatura (ovverosia prima che l’adesivo abbia iniziato la
polimerizzazione) si eseguirà il getto di betoncino a base di leganti idraulici a ritiro compensato,
fibrorinforzato reodinamico (così da essere in grado di costiparsi da solo senza necessitare di
vibrazioni); caratteristiche meccaniche medie del betoncino: modulo elastico ≤ 27000 N/mm²;
resistenza a flessione dopo 28 giorni > 7 N/mm²; resistenza a compressione dopo 28 giorni > 70
N/mm²; tempo di lavorabilità a 20 °C circa 40-60 min; tempi di presa a 20 °C inizio 210-240 min fine
360-390 min. Il getto verrà versato nei casseri, attraverso apposito vano di invito, in modo regolare e,
possibilmente, da un solo lato favorendone la fuoriuscita da quello opposto; in ogni caso sarà da
evitare l’eventuale getto simultaneo su due lati opposti in modo da impedire che l’aria (sotto forma di
macrobolle) venga intrappolata dai due flussi in controcorrente. Il getto dovrà essere casserato per
almeno 48 ore. Al fine di ottenere una perfetta stagionatura eludendo la formazione di fessure dovute
alla troppo rapida evaporazione dell’acqua d’impatto si potrà ricorrere, a lisciatura terminata (dopo
circa 15-30 minuti a seconda delle condizioni ambientali), a specifici agenti anti-evaporanti, da
stendere a pennello, rullo o spruzzo a base di resine acriliche in dispersione acquosa ovvero a base di
elastomeri poliuretanici a seconda del tipo di protezione prevista dagli elaborati di progetto. Entrambi
gli stagionanti serviranno da primer per il trattamento protettivo finale che potrà essere steso minimo
dopo tre giorni, comunque seguendo le indicazioni di progetto e le specifiche tecniche dei prodotti
applicati.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Specifiche sulle casseforme
Le casseforme dovranno essere d’adeguata resistenza, impermeabili, ben ancorate, contrastate (al
fine di resistere alla pressione idraulica dell’impasto fluido) e sigillate (con materiali collanti o con
stessa malta a consistenza plastica) per evitare perdite di boiacca. Le casserature in legno dovranno,
inoltre, essere saturate (specialmente con climi caldi e asciutti) con acqua per evitare che, per
assorbimento, il liquido venga sottratto all’impasto; infine, prima del getto sarà necessario applicare il
disarmante per facilitare l’operazione di disarmo del cassero.
4. Iniezioni di resine per sigillatura lesioni
L’intervento sarà mosso dalla necessità di ripristinare un quadro fessurativo di dimensioni medie, non
risarcibile con le malte, mediante iniezioni a bassa pressione di materiali (miscele cementizie ovvero
resine a base epossidica o poliuretanica) di opportuno modulo elastico e con eccellenti proprietà di
aderenza al calcestruzzo ed all’acciaio.
L’impiego di resine, al posto di boiacca cementizia, sarà da preferire in presenza di lesioni localizzate
e di modesta entità, in quanto un consolidamento con liquidi polverizzabili si rivelerà più penetrabile e,
quindi, più efficiente. In caso di lesioni più consistenti si potrà caricare la resina con micro inerti
selezionati (farina di quarzo granulometria 10 mm) con un rapporto massimo di 1:1. Dal momento che
le caratteristiche finali delle resine dipenderanno sensibilmente dalle condizioni ambientali
(temperatura ed umidità) si renderà necessaria, prima di scegliere la modalità di preparazione, l’analisi
delle effettive condizioni ambientali prevedibili nonché, in sede di messa in opera, il continuo controllo
delle condizioni stesse.
Previa esecuzione delle procedure preliminari (pulitura superficiale e scarnificatura della lesione) si
procederà alla stuccatura superficiale della lesione con pasta a rapido indurimento (al fine di evitare le
possibili vie di fuga) e al posizionamento di tubicini in rame o in polipropilene (φ 6-8 mm).
Successivamente si procederà all’esecuzione di iniezioni a bassa pressione (2-4 atm) di resine
epossidiche (bicomponente) a consistenza fluida, esenti da solventi, a bassa viscosità, (resistenza a
compressione 70-80 N/mm²; resistenza a flesso-trazione 90-100 N/mm²; resistenza a trazione diretta
35-40 N/mm²; adesione al cls 3 N/mm²; adesione al ferro 10-15 N/mm²; modulo elastico 3500-4000
N/mm²; tempo di lavorabilità a 20 °C circa 20 min; temperatura limite di applicazione tra +8 °C e +30
°C). L’iniezione avverrà procedendo dal basso verso l’alto (al fine di non creare squilibri nella struttura)
fino alla fuoriuscita di resina dal boccaglio appena soprastante, dopodiché si sigillerà il boccaglio
inferiore e si continuerà con quello superiore progressivamente fino a che tutta la rete d’iniezione sarà
intasata di resina. Tale operazione dovrà avvenire su sottofondo perfettamente pulito ed asciutto, per
tale motivo sarà necessario, preventivamente all’iniezione ma successivamente alla perforazione per il
posizionamento delle cannule di immissione, pulire in profondità la lesione mediante getto di aria
compressa. Le perforazioni (consigliato φ 8-10 mm con interasse circa 200 mm, potranno essere
orizzontali o inclinate), eseguite con sonde a sola rotazione, dovranno essere effettuate lungo l’asse
della fessura, interessare gli eventuali nodi delle varie ramificazioni e non dovranno interferire sia con
le armature esistenti, sia con eventuali nervature del solaio.
A presa avvenuta (le resistenze finali si ottengono dopo 7 giorni, ma già dopo 24 ore a 20 °C si
raggiungono valori pari al 60-70% di quelli finali) si provvederà, secondo le indicazioni della D.L., a
rimuovere od a tagliare a filo superficiale i tubicini di iniezione. In presenza di lesioni ramificate si
dovrà posizionare il tubicino di immissione in corrispondenza degli incroci delle stesse.
Avvertenze
La tecnica descritta potrà essere utilizzata solo per lesioni di una certa consistenza (circa 3-4 mm);
sarà da evitare per micro-lesioni dell’ordine del decimo di millimetro, in quanto l’iniezione potrebbe
diventare difficoltosa e richiedere pressioni di esercizio elevate con conseguente esito incerto e
possibilità di effetti negativi difficilmente controllabili sulle zone di struttura fessurate. In questi casi,
pertanto, sarà consigliabile non fare affidamento sul completo ripristino della continuità del manufatto
lesionato ma solo su una percentuale cautelativa che tenga presente questo “difetto”.
5. Consolidamento con materiali compositi (FRP)
L’intervento sarà rivolto a tutte quelle strutture in elevazione (travi, pilastri, solai ecc.) che non risultino
essere più idonee a sopportare gli sforzi di trazione o di taglio per cui sono state progettate.
L’intervento avrà, pertanto, come obiettivo quello di incrementare la sezione resistente mediante
placcaggio o fasciatura esterna con lamine o nastri di materiale composito così da ottenere un
incremento della capacità ultima.
Questa tecnica è, in qualche modo, analoga a quella del béton-plaqué ma presenta, in confronto a
questa, numerosi vantaggi:
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PARTE II
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alte prestazioni meccaniche in rapporto al modesto peso;
grande flessibilità con conseguente facilità di messa in opera anche su superfici sagomate;
elevata durabilità, resistenza agli alcali ed agli agenti atmosferici;
a parità di prestazione i materiali FRP richiedono spessori ridotti (spessore circa 1-2 mm);
l’anisotropia del materiale consente di dosare ed indirizzare il rinforzo solo dove realmente richiesto.
5.1. Placcaggio mediante lamine in FRP
L’intervento, che utilizzerà lamine pultruse in fibra di carbonio (di dimensioni variabili da un minimo di
50x1,2 mm a 120x2 mm) inglobate in una matrice epossidica con superficie di incollaggio ad aderenza
migliorata, sarà applicabile allorché occorra effettuare un rinforzo strutturale di unità inflesse (per es.
travi, solai, elementi a sbalzo ecc.), la riduzione delle deformazioni (frecce) sotto carico, l’aumento
della portanza, o, nel caso di insufficiente capacità portante dovuta a nuova destinazione d’uso ed,
infine, per il rinnovo della trasmissione delle tensioni arrestate da stati fessurativi. La procedura
operativa seguirà le seguenti fasi di lavoro:
– pulizia delle superfici in cls oggetto di intervento mediante sabbiatura o energica spazzolatura con
spazzole metalliche;
– eventuale ricostruzioni di volumetrie mancanti mediante malta a consistenza tissotropica, a ritiro
compensato, ad alta resistenza;
– applicazione di primer a base di resina epossidica fluida a bassa viscosità esente da solventi da
stendere a pennello od a rullo (lavorabilità a 20 °C 480 min, temperatura minima di applicazione 1012 °C, indurimento al tatto a 20 °C 16-18 h) al fine di migliorare l’efficacia d’aggrappaggio al
supporto del sistema FRP;
– stesura, mediante spatola dentata, di adesivo a base di resina epossidica, bicomponente, a
consistenza tissotropica, priva di solventi da applicare su supporti con umidità inferiore 4% e
temperature tra +10 °C e 35 °C (adesione al cls > 5 MPa, resistenza a trazione 31 MPa, modulo
elastico 6500 MPa, lavorabilità a 20 °C ca. 60 min) sulla faccia della lamina (precedentemente
pulita con apposito solvente o, in alternativa, con acetone o diluente al nitro) e sul supporto a
spessore millimetrico (consigliato 1-3 mm);
– posizionare la lamina (modulo elastico 120-300 GPa, resistenza a trazione 2500-3000 MPa,
allungamento a rottura 1,2-1,7%) sulla superficie e premere con rullo di gomma esercitando una
pressione costante, muovendo lo strumento nei due versi al fine di permettere la fuoriuscita, lungo i
bordi della lastra, dell’adesivo in eccesso;
– asportare la resina in eccesso, pulire la lamina e, se necessario, “puntellarla” fino a completa
polimerizzazione dell’adesivo. Evitare assolutamente l’irraggiamento diretto delle lamine in
esercizio, in tal caso proteggere la lamina, una volta completata la fase di indurimento iniziale della
resina, con applicazione a rullo o a pennello di protettivo pellicolare, a base di elastomeri
puliuretanici, resistente ai raggi UV.
Nel caso di placcaggi d’elementi soggetti a sollecitazioni flessionali (ad es. placcaggio di trave in zona
tesa) si dovrà porre particolare attenzione all’eventuale fenomeno di distacco delle lamine che dovrà
essere impedito mediante idonei dispositivi di ancoraggio posizionati all’estremità delle stesse. Questi
ulteriori rinforzi potranno essere realizzati, se non altrimenti specificato dagli elaborati di progetto,
tramite fasciature trasversali con nastri in FRP i quali aumenteranno la resistenza a taglio
dell’elemento inflesso.
Per maggiori dettagli sulle fasi operative e/o su specifiche tecniche inerenti l’applicazione dei materiali
compositi si rimanda alle procedure descritte agli articoli sul consolidamento di volte in un tessuto o in
bassa muratura con FRP e sulla cordolatura mediante applicazione degli stessi.
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PARTE II
Art. 4.5 – CONSOLIDAMENTO SOLAI
Premessa metodologica
La peculiarità di ogni intervento indirizzato alla conservazione di un manufatto deve essere quella di
riuscire ad “armonizzarsi” con l’esistente. Deve correlarsi, relazionandosi strettamente all’unicità e
particolarità dello stato di fatto e, per questo, quando si tratta di adottare la risoluzione tecnologica è
opportuno tenere presente due fattori predominanti: la comprensione della struttura e l’obiettivo finale
prefisso. Nel caso di recuperi di strutture lignee “ordinarie” le tipologie di intervento sono diverse e si
distinguono, per metodologia, da quelle indirizzate al restauro di strutture lignee di elevato valore
storico-culturale.
Il valore relativo attribuito alle prime rende difficile delineare i tratti salienti dell’intervento che, in
conformità a quanto è stato enunciato, dovrà escludere sia operazioni sommarie, od eccessivamente
drastiche, sia operazioni troppo sofisticate che richiederebbero un considerevole supporto tecnico ed
economico. Con l’intenzione di agevolare la scelta della risoluzione più appropriata verranno di seguito
illustrate una gamma di metodologie operative esclusivamente pensate, nello specifico, per il recupero
di solai lignei presenti in manufatti appartenenti all’edilizia storica minore.
Le procedure elencate mirano a restituire alla struttura la sua effettiva efficienza statica ricorrendo, se
necessario, anche all’apporto di congegni aggiuntivi. I criteri e gli obiettivi da raggiungere sono quelli di
rispetto e conservazione della struttura originaria, dei materiali e dell’apparecchio murario pur
nell’inevitabile mutazione costruttiva e manutentiva. Il restauro-consolidamento di un orizzontamento
si compie riparando le orditure principali e secondarie, eventualmente ammalorate, recuperando le
capacità residue nei limiti indicati dal progetto, di resistenza e di rigidezza, affinando le connessioni tra
le parti componenti il solaio e quelle relative dell’unità costruttiva, aumentando la resistenza e la
rigidezza residue della struttura con nuovi dispositivi opportunamente applicati, riattivando o
migliorando i collegamenti originari, ricercando una più valida connessione con gli altri sistemi
strutturali presenti, nell’economia generale dell’edificio. L’aumento performante potrà risultare
efficiente solo se i dispositivi aggiunti e la struttura originaria del solaio, nella complessa articolazione
dei suoi vari componenti, sono realmente resi solidali e collaboranti.
Le diverse soluzioni menzionate (acciaio e laterizio) sono circoscritte alla categoria di solai lignei e di
quelli a voltine; sono tutte in grado di rispondere ad esigenze specifiche tra le quali: capacità di
irrigidire la struttura consolidandola evitando sostituzioni arbitrarie, non essere eccessivamente
invasive rispettando la conformazione esistente, facilità di comprensione ed esecuzione da parte delle
maestranze e costi consoni al caso. Dovrà essere incoraggiata la pratica per cui ogni tipologia di
intervento sia sempre preceduta e supportata da tutta una serie di verifiche preliminari sulla resistenza
meccanica del materiale ed il suo relativo stato conservativo.
Se queste analisi dovessero rilevare che le membrature lignee, a causa delle esigue e/o insufficienti
sezioni o del sopraggiunto degrado (e relativa debilitazione) del materiale, non risultassero più in
grado di assolvere il loro compito e le notevoli deformazioni o frecce di inflessione non permettessero
più un recupero dell’unità strutturale, non resterà che la sostituzione integrale. Si ricorda che in caso di
sostituzione questa dovrà essere operata in riferimento ad analisi accertate e non, come spesso
accade nella pratica, su sommarie considerazioni visive, in modo così da ovviare l’ingiustificata
rimozione di componenti strutturali di interesse architettonico ancora efficienti. La sostituzione degli
orizzontamenti lignei, a favore di equivalenti strutture in acciaio o latero-cementizie può implicare (a
causa di un diverso peso proprio e di un diverso comportamento statico) gravi sbilanciamenti
dell’assetto strutturale globale strettamente connessi, come sovente accade, alla carenza di verifiche
strutturali che prendono in esame il comportamento dell’intero organismo.
Le procedure operative di seguito descritte hanno come fine ultimo il consolidamento della struttura
mediante accorgimenti di rinforzo che consentono di irrigidirla e, allo stesso tempo, collegarla alle
murature perimetrali; il tutto operando in sito, così da non alterare l’assetto statico esistente tra i
diversi elementi che compongono il solaio. Lo smontaggio del solaio per eseguirne il consolidamento
può implicare il venir meno di un equilibrio strutturale intrinseco esistente tra i singoli elementi
assestatisi nel tempo e, per questo, possono insorgere delle complicazioni statiche al momento del
rimontaggio perciò gli interventi proposti, al fine di poter ovviare l’insorgenza di simile inconveniente,
non prevedono questa operazione.
La comprensione e la conseguente identificazione delle cause intrinseche ed estrinseche del dissesto
della struttura, agevola la scelta della tipologia di intervento più consona e, se necessario, consentono
di poterla modificare per meglio adeguarla alle problematiche strettamente correlate al caso specifico.
È opportuno tenere sempre presente che gli interventi su strutture lignee presuppongono una vasta
conoscenza di tecniche costruttive passate, di leggi della statica e della resistenza dei materiali lignei
(che variano secondo le diverse essenze) pertanto, un’attenta analisi dell’oggetto all’interno del suo
contesto può agevolare il progettista nella scelta del lavoro da eseguire. Indipendentemente dal
protocollo operativo adottato esistono tutta una serie di operazioni preliminari, necessarie ed
obbligatorie, che occorre attuare prima di iniziare qualsiasi procedura di consolidamento di strutture
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PARTE II
lignee.
Art. 4.5.1 – Operazioni di Consolidamento solaio in legno
1. Generalità
Le operazioni preliminari, necessarie ed obbligatorie, che l’operatore dovrà compiere prima di iniziare
qualsiasi procedura di consolidamento di strutture lignee orizzontali, sono:
– puntellamento in contromonta (L/300-400) della struttura gravante sugli elementi oggetto di
intervento mediante sostegno centrale eseguito con ritti regolabili da cantiere (“cristi”);
– rimozione dell’eventuale intonaco dalla fascia delle murature interessate all’intervento, successiva
rimozione del pavimento e del relativo sottofondo; accurata pulizia degli elementi lignei da
consolidare seguendo le indicazioni fornite dal progetto o prescrizioni della D.L. (pulitura manuale
con scopinetti, spazzole di saggina, aria compressa, impacchi evitando, in ogni caso, operazioni
troppo aggressive per il materiale), al fine di asportare gli eventuali strati di pittura, vernici, cere,
grassi e polveri presenti sulle parti da trattare;
– identificazione delle cause intrinseche ed estrinseche del dissesto della struttura;
– precisa verifica del quadro patologico dei manufatti lignei.
Tutte le operazioni di consolidamento di orizzontamenti lignei che comportino lo smontaggio
di parti dovrà essere preceduto da accurata numerazione delle parti da rimuovere effettuata in
funzione di identico riposizionamento delle stesse. In tali operazioni si avrà cura di preservare i
sistemi di fissaggio originari (chiodi forgiati, ecc.).
2. Appoggi
Allorché si renda necessario conferire una miglior ripartizione del carico che le travi scaricano sulla
muratura si potrà inserire un cuscino di appoggio denominato comunemente dormiente, (o banchina)
di base più ampia di quella della trave; potrà essere costituito, a seconda dei casi e delle disposizioni
di progetto da: tavola singola (o sovrapposizione di due tavole) di legno massiccio di specie
particolarmente dura (es. legno di quercia) spessore minimo 100 mm (larghezza minima = h della
trave, lunghezza minima = h trave + 10 cm per parte), uno o più mattoni pieni (spessore 55 mm)
disposti per piano o un piatto di acciaio inossidabile Fe 430 di spessore minimo 10 mm. Quest’ultima
soluzione è spesso la più utilizzata grazie alla modesta demolizione necessaria per inserire la piastra,
è sempre consigliabile inserire tra la trave e la piastra un cuscinetto di neoprene.
3. Irrigidimento mediante doppio tavolato
L’intervento è rivolto ad aumentare l’inerzia della struttura contenendo la freccia elastica; viene,
sovente, utilizzato in presenza di strutture complessivamente affidabili dal punto di vista della
conservazione dei materiali (tavolato) e del dimensionamento delle parti strutturali (travi) ma che
necessitano di un intervento di irrigidimento del piano e del conseguente miglioramento delle
caratteristiche di rigidezza. Tecnologia utilizzabile anche in zona sismica unitamente ad altri
accorgimenti atti a garantire il collegamento tra solaio e muri perimetrali.
Dopo aver eseguito uno scrupoloso controllo dello stato di conservazione dell’assito preesistente,
integrando le eventuali parti deteriorate ed effettuando un’operazione di chiodatura per fermare le parti
distaccate, si procederà, previo posizionamento di telo o foglio di materiale isolante e traspirante, a
disporre il nuovo tavolato di irrigidimento dello spessore minimo di 30-40 mm, eventualmente
ammorsato con incastro a linguetta, tenone o a battuta semplice; si dovrà utilizzare un’essenza meno
deformabile di quella originale, ed il materiale dovrà essere perfettamente stagionato (a seconda delle
scelte di progetto si potranno utilizzare tavolati di legno di abete o di douglas). Il tavolato dovrà essere
aderente a quello esistente ed ordito rispetto a questo in senso ortogonale od incrociato (in diagonale)
e collegato (sempre ortogonalmente) con viti autofilettanti di acciaio inossidabile o chiodi inox filettati o
scanalati (il diametro e la lunghezza saranno in funzione della specie e dello spessore del legno; in
ogni caso la lunghezza varierà dai 150 ai 400 mm e il diametro non sarà inferiore ai 4 mm) e con
collanti resistenti all’umidità. In assenza di altre specifiche di progetto la chiodatura sarà eseguita ad
angolo retto rispetto al piano (mediante trapani per chiodature oppure manualmente) e fino ad una
profondità tale che la testa dei chiodi (di norma pari a 2,5 volte il diametro del chiodo) sia al livello
della superficie del nuovo tavolato. La spaziatura minima tra i chiodi, senza preforatura nel singolo
elemento ligneo, sarà di 10 φ per chiodi φ inferiore od uguale a 4 mm o di 12 φ per chiodi φ maggiore a
4 mm per chiodature parallele alle fibre del legno, 5 φ per chiodature ortogonali alle fibre del legno
(l’interasse massimo tra i chiodi posti parallelamente alla fibratura sarà di 40 φ mentre, per quelli infissi
ortogonalmente alla fibratura, sarà di 20 φ).
I chiodi con diametro inferiore a 6 mm verranno infissi nel legno senza preparazione del foro; per
diametri maggiori è opportuno preparare il foro con trapano munito di punta inferiore al diametro del
chiodo stesso; per tale motivo è consigliabile utilizzare chiodi con diametro intorno ai 4-5 mm.
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PARTE II
In alternativa alle tavole potranno essere utilizzati pannelli di compensato multistrato (dimensioni
massime pannello 350x350 cm, spessore minimo consigliato 22 mm, con struttura simmetrica
composta da almeno 7 fogli di impiallaccio in pino europeo e abete rosso) per usi strutturali (del tipo
bilanciato, ovverosia le direzioni delle fibre saranno ruotate reciprocamente in modo perpendicolare),
questi pannelli si collegheranno facilmente ed efficacemente con bordi sagomati a becco di flauto. Il
tavolato sarà, infine, ammorsato alle murature perimetrali demolendo l’intonaco corrispondente alla
sezione di contatto ed interponendovi cunei di legno duro od altri dispositivi previsti dal progetto. Si
dovrà provvedere a livellare perfettamente il nuovo piano, recuperando le eventuali differenze con
l’aiuto di idonei spessori, prima della posa in opera della nuova pavimentazione che verrà,
preferibilmente, fissata a colla per avere un’efficace posa sull’assito e, allo stesso tempo, evitare la
presenza di massetto.
4. Consolidamento mediante sezioni miste
Il dimensionamento e la verifica dei solai misti legno-cls dovrà essere eseguito seguendo un criterio di
calcolo che tenga conto della deformabilità della connessione (Eurocodice 5, UNI ENV 1995 e norma
DIN 1052 teoria di Möhler).
Nel caso in cui i solai lignei non siano più nelle condizioni di assicurare la portata minima di esercizio,
si potranno impiegare tecniche a sezione mista (legno-acciaio-calcestruzzo). Lo scopo principale, oltre
a quello di irrigidire ed accrescere la resistenza del solaio, sarà quello di effettuare la coesione legno
calcestruzzo in modo tale che la sezione mista, in fase di esercizio, non presenti scorrimenti ed agisca
uniformemente. Nel caso in cui il cls e il legno siano a diretto contatto, il connettore (acciaio) lavorerà
principalmente a taglio dando vita ad un collegamento molto rigido che potrà trovare il suo limite
nell’inevitabile fenomeno di rifollamento del foro. Se, invece, non esisterà un contatto diretto (ad
esempio il tavolato sovrastante la trave non viene rimosso) il connettore lavorerà a taglio e a flessione
e si realizzerà un collegamento meno rigido dove non saranno esclusi scorrimenti di una certa natura.
Durante le fasi di lavoro e fino a maturazione dei getti di calcestruzzo, sia per la sicurezza sia per
ottenere la massima funzionalità, si renderà indispensabile puntellare opportunamente le travi di
legno: in tal modo anche i pesi propri verranno sopportati dalla trave composta; sarà, altrettanto,
opportuno, quando possibile, imporre alle travi una controfreccia iniziale mediante puntelli
supplementari.
Il calcestruzzo utilizzato dovrà obbligatoriamente essere di tipo strutturale, utilizzando come leganti
solo ed esclusivamente cementi (ad es. R 32,5 o R 42,5) con Attestato di Conformità (DM 12 luglio
1999 n. 314) ed aggregati silicei; potrà essere alleggerito con argilla espansa o vermiculite espansa di
granulometria 1-8 mm (impasto tipo: 3 q cemento R 32,5; 0,40 m³ di sabbia; 1 m³ di argilla espansa),
peso massimo asciutto in opera di 1600 kg/m³ (comunque non inferiore a 1400 kg/m³), resistenza
media a compressione di 30 N/mm² (in ogni caso non inferiore a 25 N/mm²), classe di lavorabilità
(slump) S3 (semifluido) rapporto acqua-cemento ≤ 0,65, classe 0 di resistenza al fuoco, conducibilità
termica media 0,54 W/mK (comunque non inferiore a 0,42 W/mK valore secondo UNI 10351), modulo
elastico medio 20000 N/mm² (in ogni caso non inferiore a 15000 N/mm²).
4.1. Connettore inghisato a piolo o a traliccio
Previa verifica sullo stato di conservazione del legname oggetto di intervento il rinforzo della struttura
avverrà mediante connettori metallici (tecnica “Turrini Piazza”) costituiti da barre tonde di acciaio
inossidabile o zincato (quando non specificamente indicato, sarà sufficiente utilizzare Fe B 38 K
altrimenti si utilizzerà Fe B 44 K) ad aderenza migliorata per c.a., piegate ad “L” con l’ala (disposta
sull’estradosso di lunghezza di circa 60-80 mm) rivolta verso l’appoggio più vicino al fine di
contrastare, con la propria resistenza a trazione, le sollecitazioni tangenziali causate dallo scorrimento
longitudinale che opera nel piano di contatto legno-cls. In alternativa si potranno utilizzare vitoni
tirafondi da legno (DIN 571) di lunghezza di circa 200-300 mm e diametro 10-12 mm da utilizzare da
soli o con saldati, ortogonalmente, degli spezzoni di tondo liscio da cemento armato lungo circa 100150 mm.
La prima operazione sarà quella di regolarizzare i travicelli ovverosia si taglieranno le loro estremità
poggianti sulla trave lasciandone l’appoggio di 3-4 cm per ogni lato della trave dopodiché si procederà
all’eventuale nuova chiodatura della struttura secondaria alla trave ed infine, per contenere
lateralmente la fuoriuscita del getto, se il soffitto non è munito di apposite bussole (copripolvere o
metope), si provvederà mettendo in opera delle tavolette verticali ovvero delle mezzane in cotto tra gli
elementi dell’ordito secondario fino alla quota dell’estradosso del tavolato o dello scempiato di
pianelle.
Compiute le operazioni preliminari si procederà, tramite un trapano, a praticare dei fori secondo le
profondità (di norma circa i 2/3 della altezza della trave e comunque non inferiori a 10 φ mm del
connettore scelto); le inclinazioni (di norma perpendicolari all’asse della trave ma sarà possibile
compiere anche perforazioni inclinate), il numero e le posizioni saranno quelle prescritte dagli elaborati
di progetto. Seguirà l’aspirazione dei trucioli dal foro, l’iniezione con resina e l’inserimento immediato
del connettore. I fori di diametro di circa 14-18 mm (φ consigliato = φ connettore + 2-4 mm) e i
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PARTE II
conseguenti connettori (φ 10-12-14 mm) dovranno essere disposti più ravvicinati nelle sezioni limitrofe
agli appoggi, dove gli scorrimenti sono maggiori, e più distanziati nella mezzeria delle travi. Si dovrà
tenere presente che, laddove occorrerà inserire connettori molto ravvicinati, (l’interasse consigliato tra
i connettori sarà compreso tra gli 8 φ e i 15 φ della barra scelta; tale distanza potrà essere aumentata
fino a 30 φ per i connettori autoserranti per ovvi motivi costruttivi) si dovranno posizionare lievemente
sfalsati rispetto all’asse longitudinale della travatura per eludere possibili effetti di spacco. Il numero ed
il diametro dei connettori dovranno essere calcolati in funzione della forza di taglio, ovvero di
scorrimento lungo l’asse geometrico della trave. Se il progetto prevede la possibilità di sollevamento
della soletta o si vuole aumentare la rigidezza della connessione è consigliabile posizionare doppi
connettori autoserranti (infissi inclinati nei due sensi rispetto al piano longitudinale) così da avere
resistenza anche a sforzo normale (comportamento assiale).
Dal momento che la pressione del connettore sulla trave, ovverosia di un materiale duro su di uno
tenero, può presentare l’inconveniente di allargare ed allentare la sede del connettore (fenomeno di
rifollamento) con conseguente diminuzione di solidarietà tra i due elementi i fori di accoglienza
dovranno essere sigillati mediante riempimento adesivo epossidico a consistenza tissotropica
(caratteristiche meccaniche medie: resistenza a trazione 18-20 N/mm², resistenza a compressione 4555 N/mm², resistenza a flessione 30-60 N/mm², modulo elastico 4000 N/mm²) costituito da due
componenti predosati che dovranno essere miscelati tra loro prima dell’uso (componente A = resina,
componente B = indurente). Si ricorda, che, prima di inserire i connettori, dovranno già essere stati
posizionati sia la rete in acciaio elettrosaldata Fe B 38 K adeguatamente dimensionata (per es. tondi φ
6 mm e maglia 100x100 mm) sia i teli di polietilene impermeabile all’acqua del cls, ma traspiranti al
vapore, per evitare di bagnare il tavolato o le mezzane sottostanti durante il successivo getto. Passate
24 ore dalla sigillatura dei connettori, si effettuerà la gettata della soletta collaborante (seguendo le
indicazioni di progetto) per uno spessore minimo di 4 cm. Dal momento che la parte mediana della
caldana, tra una nervatura e l’altra, collabora solo per continuità, sarà possibile effettuare un getto con
calcestruzzo strutturale alleggerito.
In alternativa al sistema “Turrini Piazza” si potrà utilizzare un connettore continuo (tipo LLEAR®), per
tutta la luce della trave, costituito da una barra nervata in acciaio inossidabile o zincato Fe B 44 K,
dimensionata seguendo indicazioni di progetto (minimo φ 12 mm), sagomata a zig-zag (con passo di
400 mm) ovvero a greca. Si procederà, prima alla creazione di una scanalatura, (poco profonda
sull’estradosso della trave mediante una lama circolare montata su un carrello-guida a doppio binario)
successivamente, secondo i disegni di progetto, si approfondirà la fessura (φ circa 14x60 mm)
mediante l’utilizzo di sega a catena montata sul medesimo carrello-guida.
Il traliccio (di altezza variabile dai 150 ai 200 mm, con una fuoriuscita superiore di circa 7-10 mm a
seconda dell’assito o scempiato presente) sarà inserito all’interno della scanalatura della trave ed a
questa solidarizzato mediante una colata di resina epossidica. La procedura si concluderà con il
posizionamento di una rete in acciaio elettrosaldata Fe B 38 K adeguatamente dimensionata (per es.
tondi φ 6 mm e maglia 100x100 mm) ed il successivo getto della soletta collaborante per uno spessore
minimo di 4 cm.
Specifiche sull’acciaio
Per i connettori, in alternativa all’acciaio inossidabile o zincato, si potranno utilizzare barre di acciaio
normale preventivamente trattate con boiacca passivante anticarbonatante, reoplastica-pennellabile
bicomponente (A = miscela di cemento polveri silicee e inibitori di corrosione, B = polimeri in
dispersione acquosa; rapporto tra A e B variabile da 2:1 a 3:1); le caratteristiche minime della boiacca
dovranno essere: adesione all’armatura ed al cls > 2,5 N/mm², resistenza alla nebbia salina dopo 120
ore nessuna corrosione, pH > 12, tempo di lavorabilità a 20 °C e 50% U.R. circa 40-60 min.
4.2. Connettore “a secco” avvitato a piolo o a lastra
Al fine di posizionare i connettori a piolo con piastra si potrà procedere tramite due soluzioni: foratura
del tavolato esistente tramite una fresa o una sega a tasca (di diametro sufficiente a inserire la piastra,
minimo 65 massimo 90 mm), oppure con un taglio del tavolato per creare una fascia continua
sull’estradosso della trave; questa seconda soluzione si adotta anche in presenza di scempiato in
cotto. Un accorgimento da prendere in caso di solaio a doppia orditura è quello di chiudere, per mezzo
di listelli in legno, gli spazi liberi tra i travetti, fino alla quota di estradosso del tavolato, allo scopo di
evitare la fuoriuscita del getto.
Il connettore a piolo, che presenta un rigonfiamento della testa per un diametro di circa 18-20 mm,
sarà collegato tramite stampaggio e ricalco a freddo alla piastra (spessore circa 4 mm) munita di 4
ramponi agli angoli che si inseriranno nel legno per una decina di millimetri e di 2 fori per il fissaggio
alla trave previo posizionamento sul tavolato di telo separatore impermeabile ma traspirante al vapore,
(al fine di proteggere il legno dall’assorbimento di acqua ed evitare l’eventuale percolazione di boiacca
nell’intradosso); seguendo le indicazioni prescritte dal progetto o richieste dalla D.L. si posizioneranno
i connettori a piolo dal diametro di12 mm in acciaio zincato a freddo (altezza gambo variabile da un
minimo di 30 mm ad un massimo di 200 mm), con viti tirafondi (DIN 571) di lunghezza variabile da un
minimo di 70 mm ad un massimo di 120 mm ed una rete elettrosaldata di acciaio Fe B 38 k
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PARTE II
adeguatamente dimensionata (ad es. tondi φ 6 mm e maglia 100x100 mm) munita di distanziatori per
consentire il completo avvolgimento della stessa da parte della soletta.
Si procederà, infine, al getto della soletta collaborante con calcestruzzo avente i requisisti richiesti
dagli elaborati di progetto ma, in ogni caso, con uno spessore minimo di 4 cm ed una resistenza
minima di 250 kg/cm².
In alternativa al connettore a piolo (puntiforme) si potranno adoperare altri connettori (continui) a lastra
con profilo ad omega (Ω) o delta (Δ) (tipo LPR®) con ali laterali, opportunamente dimensionati come
da richiesta dei disegni e calcoli di progetto. Il profilato in acciaio zincato a caldo sarà traforato al fine
di permettere la penetrazione del calcestruzzo anche all’interno; come quello a piolo anche questo
connettore verrà fissato “a secco” mediante doppie viti mordenti (DIN 571) sull’estradosso della trave
(è consigliabile preforare l’arcareccio con punta da 5 mm prima di avvitare le viti); l’operazione di
ancoraggio traliccio-trave risulterà, così, estremamente semplice e non necessiterà di manodopera
specializzata. Nello spazio libero tra le nervature potranno essere posati pannelli di materiale isolante,
con funzione di alleggerimento della caldana in calcestruzzo ed isolamento termoacustico. In caso di
messa in opera di tralicci di h 40 mm la soletta avrà un altezza paria a 50-90 mm; se, invece il traliccio
sarà di 60 mm la soletta prenderà più consistenza fino ad arrivare ad una altezza di 80-120 mm.
Queste lastre dovranno essere alloggiate all’interno di modesti scassi (circa 70-100 mm) eseguiti nella
muratura d’ambito; in presenza di solai contigui e complanari si potranno collegare i due
orizzontamenti con il medesimo connettore così da garantire, oltre alla resistenza meccanica del
singolo, anche la massima continuità strutturale.
Il traliccio con profilo ad omega potrà essere utilizzato anche in presenza di scempiato di pianelle: il
traliccio sarà montato a rovescio, gli ancoraggi con viti (DIN 571) saranno più frequenti e verranno
posizionati sulla testa del profilo.
5. Consolidamento mediante aumento della sezione portante
Allorché si renda necessario aumentare la sezione portante di una trave in zona compressa è
possibile operare mediante il posizionamento, sull’estradosso dei travicelli, di una tavola collaborante,
in legno (massiccio, lamellare o multistrato; in caso di utilizzo di legno massiccio si preferiranno
essenze più resistenti quali larice e faggio), preferibilmente a tutta luce, di spessore e larghezza dettati
da disposizioni di progetto od indicazioni fornite dalla D.L. (in ogni caso non inferiore a 40 mm di
spessore per una larghezza minima di 250-300 mm). Questo “piatto ligneo” verrà collegato alla trave
principale per mezzo di un’anima costituita da tasselli di legno (massiccio, lamellare o multistrato) di
adeguate dimensioni che verranno posizionati nello spazio vuoto tra i travicelli dell’orditura secondaria.
La collaborazione tra questi elementi (piatto-anima-trave) verrà fornita da viti autofilettanti di acciaio
inossidabile φ 10 mm di lunghezza 250 mm ad interasse di 500-600 mm, o in alternativa da viti φ 8
mm, di lunghezza di 200 mm e disposte su due file.
I vantaggi di un sistema di questo tipo risiedono nei benefici strutturali di una sezione a doppio “T”
rispetto a quella rettangolare inoltre, è una soluzione completamente “a secco” la cui messa in opera
non produce alterazioni all’intradosso; grazie all’estrema facilità di esecuzione, non necessita di
maestranze specializzate (vantaggio di grande importanza con l’aumentare del valore dell’edificio) ed
è completamente reversibile.
6. Ancoraggio delle travi alle murature tramite piastre metalliche
L’intervento è consigliabile per strutture di modesta entità.
In linea di massima tutte le travi principali dovranno essere collegate alla muratura, ma in sede di
progetto-verifica, si potrà anche stabilire un’alternanza fra travi collegate e quelle che non lo saranno.
Si procederà ad eseguire un foro passante, mediante strumento a rotazione, dall’interno verso
l’esterno, con asse sul piano, su di una faccia o su di un bordo della trave da ancorare, seguendo le
prescrizioni di progetto o indicazioni della D.L.
Il collegamento avverrà per mezzo di piatti di acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L dentati, disposti sui
bordi o sulle facce per un lato o per entrambi, di sezione (minima 5x80 mm) e lunghezza variabile
definite dagli elaborati di progetto. In ogni caso la lunghezza dovrà essere adeguata al fine di poter
ottenere un efficace ancoraggio nella muratura e comunque non inferiore agli 80 cm oltre l’estremità
della trave d’ancorare. Posizionato l’apparecchio metallico si riempirà il foro mediante calcestruzzo di
calce idraulica o altra malta prescritta dal progetto. Le lame potranno essere ancorate all’esterno delle
murature tramite delle piastre in acciaio (tenuta in sottoquadro di circa 10-15 cm così da non
modificare l’aspetto dell’apparecchio esterno), di dimensioni dettate dai disegni di progetto, comunque
non inferiori a 10x200x200 mm (che dovranno poggiare su basi perfettamente spianate con malta di
calce idraulica naturale NHL 5), che ospiteranno i capochiavi dei piatti sui quali, precedentemente,
sarà stata eseguita un’asola (dim. medie 50x40 mm) di sezione adeguata a ricevere i cunei tenditori
(dim. medie 40x50x160 mm).
In alternativa si potrà saldare alle lame una barra filettata, così da poterle ancorare, alle piastre
ripartitrici (simili a quelle precedenti) per mezzo di dadi e rosette di acciaio. Il piatto sarà munito, dalla
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PARTE II
parte della trave, di un rampone da infilare ad incastro nel legno e verrà fissato alla trave tramite
tirafondi filettati di acciaio inossidabile φ 10-12 mm, di lunghezza media di 120-150 mm, ad una
distanza di circa 150 mm.
Questa tecnica potrà anche essere utilizzata per la controventatura e l’irrigidimento di tutto il piano del
solaio. Individuate le diagonali della struttura si procederà all’esecuzione di perforazioni di dimensioni
adeguate da permettere il passaggio del tirante. In corrispondenza dei fori di uscita dovrà essere
predisposto un piano per l’appoggio della piastra di ancoraggio. Seguendo le indicazioni di progetto il
fissaggio dei tiranti alla piastra potrà avvenire o con cunei o con dadi. I tiranti posti in tensione
preventivamente saranno collegati a ciascuna trave per mezzo di cravatte metalliche ripiegate ad “U”
e bullonate.
7. Ancoraggi dei solai alle murature d’ambito
Il restauro-consolidamento di un solaio dovrà soddisfare, oltre ai requisiti di adeguata resistenza ai
carichi previsti dal progetto e di rigidezza trasversale del proprio piano, (al fine di funzionare come
diaframma di collegamento e ripartizione tra le strutture verticali) quelli di un efficace ancoraggio e
collegamento con le murature perimetrali di supporto del solaio stesso così da poter garantire la
corretta trasmissione degli sforzi.
7.1. Cordolo continuo in cemento armato
L’ancoraggio solaio-parete può essere ottenuto in svariate maniere tra le quali citiamo, anche se con
numerose riserve, quello che la normativa antisismica prevede, ovverosia l’inserimento di un cordolo
continuo in cemento armato adeguatamente dimensionato in ragione della consistenza del muro e
delle dimensioni del solaio (di norma 15-20 cm di spessore e altezza non inferiore a quella del solaio)
inserito “a strappo” nella muratura. La demolizione potrà essere eseguita tutta in una volta per l’intera
lunghezza del muro o per “cantieri” separati a seconda che lo spessore e la tipologia della muratura
siano in grado di garantire la relativa stabilità della struttura. Nel caso di un’unica soluzione si
metteranno in opera le armature in acciaio nervato Fe B 44 K inossidabile o zincato (di norma 2+2 φ
14-16 mm e staffe φ 8/200-255 mm; in ogni caso l’armatura dovrà essere di almeno 8 cm²)
collegandole opportunamente alla rete elettrosaldata della soletta del solaio. Una volta che il
calcestruzzo della soletta, precedentemente gettata su tutto lo sviluppo del solaio, avrà raggiunto la
necessaria consistenza si provvederà a stendere un’imprimitura nella zona di ripresa del getto e,
previo posizionamento di idonea casseratura, si getterà il cordolo.
Nel caso in cui si vorrà realizzare il getto (laddove è consentito) per cantieri alternati si getterà la
soletta per tutto lo sviluppo del solaio rimanendo distanti dal perimetro per circa 50 cm; una volta che il
calcestruzzo avrà raggiunto la necessaria consistenza si disporrà, nei cantieri aperti (di norma vani di
circa 100-150 cm intervallati l’uno dall’altro, comunque, indicati dalle prescrizioni di progetto o dalla
D.L.) l’armatura e si effettuerà il getto, nella parte di soletta rimasta, e nei tratti di cordolo; al fine di
permettere ai ferri dell’armatura di essere piegati ed inseriti nel cantiere successivo, il getto dovrà
essere di circa 30 cm più piccolo rispetto alla lunghezza di ciascun vano. Si ricorda inoltre, che i ferri
dovranno avere lunghezza tale da poter essere sovrapposti a quelli del cantiere limitrofo e che
l’eventuale rete elettrosaldata della soletta, precedentemente piegata lungo i muri perimetrali, dovrà
essere distesa all’interno dei cantieri aperti e collegata alla stessa armatura. Una volta che la
resistenza del calcestruzzo lo consentirà, si procederà all’apertura del cantiere adiacente ripetendo la
procedura descritta ed effettuando le opportune sovrapposizioni dei ferri. Per le caratteristiche
specifiche minime del calcestruzzo si rimanda a quanto già detto per il consolidamento mediante
sezioni miste.
Le riserve su questa tecnica fanno riferimento alla tipologia dell’intervento estremamente invasiva nei
confronti dell’apparecchio murario che, di fatto, rimuovendo fasce di muratura esistente, introduce un
elemento di discontinuità.
7.2. Collegamento discontinuo in cemento armato a coda di rondine
Per le medesime riserve espresse per i cordoli in c.a. saranno poco accettabili anche i collegamenti
discontinui in cemento armato (anch’essi ricavati “a strappo” nella muratura) a sezione tronco-conica
di altezza generalmente pari a quella del solaio (comunque non inferiore a 25 cm) per una profondità
minima di 15-20 cm ed una larghezza, all’estremità della coda, variabile tra i 25 e i 40 cm. Questi
cordoli saranno, in ogni modo, dimensionati ed armati seguendo le prescrizioni di progetto; in linea di
massima si può indicare un’armatura con tondini nervati Fe B 44 K inossidabili o zincati piegati a “Z”
(2+2 φ 14-16 mm e n. 2/3 staffe φ 8-10 mm) sporgenti nella soletta del solaio per una lunghezza
minima di 20-25 cm e resi solidali alla stessa mediante saldatura in corrispondenza della rete.
L’interasse dei cordoli-ancoraggi potrà variare in relazione alla consistenza ed alla tipologia della
muratura, alle dimensioni del solaio ed alle indicazioni di progetto (di norma circa ogni 1,5-2 m). Il
getto in calcestruzzo dovrà essere, preferibilmente, eseguito con continuità fra soletta e cordolo, nel
caso questo non sia possibile si provvederà a stendere un’imprimitura nella zona di ripresa prima di
gettare il cordolo.
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PARTE II
7.3. Collegamento mediante lame metalliche a V
Si procede analogamente a quanto detto per l’ancoraggio delle travi alle murature d’ambito ad
eccezione di qualche accorgimento:
– le lame di acciaio inossidabile di sezione minima 8x80 mm saranno collegate tramite viti
autofilettanti di adeguate dimensioni direttamente sul tavolato per una lunghezza minima di 100 cm;
– i collegamenti saranno più ravvicinati di norma ogni 150-250 cm;
– ogni punto di ancoraggio sarà costituito da due piastre che formeranno tra loro un angolo di 45-60
gradi; queste ultime potranno essere ancorate alle murature esterne o attraverso un tondino
metallico filettato saldato all’estremità e fissato con un bullone o attraverso una piastra ripartitrice
metallica piegata ed inclinata normalmente alle lame di ancoraggio di dimensioni prescritte dai
disegni di progetto (comunque non inferiori a 250x250x200x20 mm).
7.4. Collegamento mediante barre metalliche metodo “grip-round”
L’intervento prevede una spillatura perimetrale con barre di acciaio inossidabile o zincato Fe B 44 K
(in alternativa si potrà utilizzare acciaio normale preventivamente trattato con boiacca passivante
anticarbonatante) ad aderenza migliorata per c.a. minimo φ 14 mm inghisato in foro φ 24 mm, o φ 16
mm inghisato in φ 36 mm, di lunghezza variabile, intervallate ogni 50-60 cm. La scelta del tipo di
armatura sarà in relazione alla consistenza della muratura, alle dimensioni del solaio ed alle
disposizioni di progetto. La procedura prevederà la perforazione della muratura con un’inclinazione,
rispetto al piano trasversale della muratura, inferiore ai 45°, dopodiché si inseriranno le barre in
acciaio nella muratura per una lunghezza minima di 20 cm ed infine si procederà all’iniezione di malta
reoplastica a ritiro compensato fibrorinforzata ad alta duttilità o di resina epossidica bicomponente a
consistenza colabile, secondo quanto stabilito dagli elaborati di progetto. Si ricorda che la barra dovrà
essere sovrapposta alla rete elettrosaldata per una lunghezza non inferiore a 40-60 φ della barra
scelta (in ogni caso non inferiore ai 60 cm) e saldata alla rete stessa.
In alternativa alle barre singole si potranno usare anche doppi ferri sagomati ad “U” divaricata (1 +1
φ 16 L = 60 cm circa intervallati ogni 2 m) saldati insieme dopo la posa in opera; la base della “U” può
essere di circa 30-40 cm mentre, la lunghezza dei bracci è in relazione alla tipologia del muro ed a
un’adeguata lunghezza d’ancoraggio. I due gambi della “U” dovranno essere sovrapposti e saldati alla
rete elettrosaldata per una lunghezza minima di 40-60 cm. Previa perforazione (con strumento a
rotazione) all’altezza dell’estradosso della soletta, con asse sul piano della stessa e per tutto lo
spessore della muratura, si posizioneranno i ferri sagomanti, si salderanno insieme e
successivamente si sigilleranno con iniezioni di malta reoplastica antiritiro o di resina epossidica
bicomponente a consistenza colabile seguendo le prescrizioni di progetto o indicazioni della D.L.
In tutti quei casi dove non verrà messo in opera un cordolo perimetrale continuo, ma solamente
collegamenti puntuali dell’orizzontamento lungo la muratura d’ambito, si procederà alla demolizione
dell’eventuale intonaco fino al vivo della muratura (per uno spessore minimo di 5 cm) al fine di
risvoltare la rete elettrosaldata (per es. tondi φ 6 mm e maglia 100x100 mm) verso l’alto per circa 3040 cm ed ancorarla alla muratura mediante spillature di acciaio zincato φ 8-10 con lunghezza 50 cm
disposte sfalsate; così facendo si realizzerà un “cordolo” di modeste dimensioni (circa 5x30 cm) poco
invasivo ma sufficiente a solidarizzare l’armatura del solaio alla muratura.
7.5. Collegamento mediante profilati in ferro
L’intervento prevede l’uso di profilati metallici ad “L” o a “T” Fe 360 o Fe 430 (per es. 60x80x8 mm) di
forte spessore (8-10 mm) bullonati a “spilli filettati” da collocare all’intradosso in caso di solai
caratterizzati da pavimentazioni di pregio da conservare o, più spesso, in estradosso, nel caso di
solaio a cassettoni, travi affrescate o, più semplicemente, in caso di smontaggio dell’estradosso
dovuto ad un’operazione di consolidamento “globale” del solaio. In entrambi i casi l’angolare verrà
fissato per tutta la muratura d’ambito per mezzo di barre filettate AISI 316L φ 16 mm, inghisate in fori φ
26 mm orizzontali o inclinate a 45° sul piano del muro, alternativamente verso destra e verso sinistra
in funzione della dimensione e durezza della muratura per una lunghezza minima di 20 cm. Si
sottintende che il profilato, prima della sua messa in opera, sia stato preventivamente forato. La
sigillatura delle barre avverrà mediante betoncino reoplastico a ritiro compensato o miscela a base di
resina epossidica bicomponente. In caso di profilato da porre nell’intradosso del solaio ogni testa di
trave sarà incassata in una gola metallica che verrà saldata al profilato ad “L”. Le travi saranno
vincolate alle gole tramite vincolo a cerniere fornito da bullonatura passante φ 10 mm. In alternativa si
potrà collegare la trave direttamente al profilato per mezzo di barre filettate in acciaio inossidabile
inghisate nel legno con resina epossidica a consistenza tissotropica vincolate al profilato mediante
dado cieco in acciaio. In caso di profilato posto sull’estradosso questo verrà più semplicemente
saldato alla rete elettrosaldata della soletta in cls.
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PARTE II
Questo tipo di intervento sarà possibile e consigliabile solo in presenza di murature costituite da
blocchi lapidei squadrati o sbozzati costituiti da pietrame omogeneo di resistenza a compressione
media o con murature in laterizio.
In caso di solai complanari e contigui, muniti entrambi di questo tipo di cordolo, sarà conveniente
collegare i due cordoli con apposite barre filettate passanti vincolate con doppi dadi, così da garantire
anche una continuità strutturale tra le due unità.
8. Collegamenti fra solai complanari e contigui
L’intervento si pone di garantire la massima continuità strutturale fra solai che, pur essendo
complanari e contigui, non sono collegati tra loro. La casistica potrà essere semplificata in due gruppi:
a) solai con orditure tra loro parallele (unione sul lato della luce, sul lato della testa delle travi, travi
attestate, travi sfalsate);
b) solai con orditure tra loro perpendicolari.
Le procedure d’intervento sono molto simili a quelle utilizzate per le connessioni del solaio con le
murature perimetrali, ad eccezione di alcune varianti dettate dalle diverse particolarità.
Nei casi di collegamento sul lato della luce (su solai con orditure parallele) ogni collegamento tra i vari
solai avverrà al livello dell’estradosso del tavolato esistente mediante l’ancoraggio (con viti tirafondi) di
una coppia di piatti di acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L o zincato a caldo (sezione minima 8x80 mm)
che si incroceranno ad “X” all’interno della muratura formando un angolo di circa 60°. I collegamenti
avverranno ogni 2-2,5 m ovvero seguendo le prescrizioni di progetto o le indicazioni della D.L. Questa
soluzione si adotterà anche nei casi di solai con orditure tra loro perpendicolari. In alternativa alle
piastre si potranno utilizzare delle barre in acciaio Fe B 44 K inossidabile o zincato (in alternativa si
potrà utilizzare acciaio normale preventivamente trattato con boiacca passivante anticarbonatante) ad
aderenza migliorata per c.a. φ 14 mm da saldare alla rete elettrosaldata della soletta.
Nei casi di collegamento sul lato della testa delle travi con travi attestate l’unione avverrà tramite una
staffa metallica di acciaio inossidabile o zincato piatta (sezione minima 5x50 mm) passante nella
muratura ed ancorata alle travi sulla faccia superiore o su quella laterale. Di norma, salvo prescrizioni
particolari di progetto, l’intervento verrà eseguito su tutte le travi; le piastre dovranno essere collegate
ad ogni estremità per una lunghezza non inferiore a 40 cm mediante idonea chiodatura (minimo due
viti tirafondi intervallate da 15 cm per ogni testa).
Nei casi di collegamento sul lato della testa delle travi con travi sfalsate si potrà procedere collegando
ogni singola trave alla muratura come già illustrato, preferendo l’attacco a piastra per evitare il più
possibile le opere di demolizione della muratura; in alternativa, se le travi sono in adiacenza si
potranno collegare mediante staffatura metallica (in acciaio inossidabile o zincato sezione minima
5x50 mm) da inserire tra trave e trave fermata, con viti tirafondi distanziate ogni 15 cm, alla trave da
una controstaffa di adeguate dimensioni.
9. Rigenerazione di testate di travi
La rigenerazione delle testate delle travi verrà realizzate con l’esecuzione di procedure e tecniche
(ricostruzione mediante protesi in legno e ricostruzione mediante concrezioni epossidiche ed elementi
di rinforzo) previste e descritte nell’articolo sulla rigenerazione di testate di travi e nodi di incavallature.
Art. 4.5.2 – Operazioni di Consolidamento solaio in ferro e laterizio
1. Generalità
Prima di effettuare qualsiasi intervento di consolidamento di strutture in ferro dovranno essere
effettuate una serie di procedure preliminari simili a quelle previste per i solai in legno. Nel caso si
debba ricorrere allo smontaggio dell’estradosso del solaio, sarà buona norma assicurarsi che le
putrelle in ferro, che costituiscono la struttura primaria del solaio, non possano spostarsi
reciprocamente nel senso orizzontale durante l’operazione. Questo potrà essere ovviato mettendo in
opera un sistema di presidio temporaneo molto semplice ma altrettanto efficace che consisterà nel
collegare, provvisoriamente, le travi sull’intradosso saldandovi tre barre in acciaio (una in mezzeria e
due ai bordi degli appoggi). Una volta assicurata la distanza fissa tra le travi si potrà procedere, allo
smontaggio manuale della struttura soprastante le putrelle (pavimento, sottofondo materiale di
riempimento) fino al rinvenimento della sua ala e dell’estradosso del piano di laterizio; si demolirà
anche una striscia perimetrale di intonaco per una altezza di circa 15-20 cm. Si procederà, quindi, alla
pulitura al metallo bianco dei profilati con mola a smeriglio o con sistemi indicati da prescrizioni di
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PARTE II
progetto, al fine di rimuovere qualsiasi residuo di malta o ruggine.
2. Appoggi
Nel caso in cui si ritenga non sufficiente la lunghezza della trave o si voglia ripartire meglio il carico
sulla muratura, si potrà posizionare sotto l’ala inferiore della putrella una robusta piastra metallica
(spessore minimo 10 mm) in acciaio inox Fe 430 di dimensioni minime 200x200 mm, fissata alla trave
per mezzo di cemento espansivo ad alta resistenza.
3. Consolidamento mediante cappa in cemento armato
L’intervento sarà applicabile in tutti i casi in cui l’orizzontamento, affidabile dal punto di vista del
dimensionamento e dello stato di conservazione dei materiali, per esigenze progettuali debba essere
ulteriormente irrigidito e rafforzato. La messa in opera di una caldana in cls armata continua e
collaborante con i profilati metallici permetterà di ottenere un aumento della sezione resistente del
solaio, di migliorarne la rigidezza e la ripartizione dei carichi di esercizio.
La procedura prevedrà la saldatura a caldo sull’estradosso del profilato di un traliccio costituito da una
barra di acciaio inossidabile o zincato Fe B 44 K ad aderenza migliorata, dimensionata seguendo
indicazioni di progetto (minimo φ 12 mm), sagomata a zig-zag (con passo di 400 mm) ovvero a greca.
In alternativa si potranno saldare dei “cavallotti” sagomati ad omega (Ω) ricavati con tondini di acciaio
inox Fe B 44 K ad aderenza migliorata, (minimo φ 14 mm) con interasse di circa 10-15 cm. Previo
posizionamento di rete in acciaio elettrosaldata Fe B 38 K adeguatamente dimensionata come da
indicazioni di progetto (ad es. tondi φ 6 mm e maglia 100x100 mm), ed abbondante irrorazione con
acqua dell’estradosso, si procederà al getto della soletta in cls di altezza tale da ricoprire
uniformemente l’ala superiore delle travi (minimo 4 cm). L’impasto di calcestruzzo da utilizzare dovrà
avere i requisisti richiesti dagli elaborati di progetto con una resistenza minima di 30 N/mm².
4. Consolidamento mediante piatto metallico
L’intervento si pone l’obiettivo di evitare la genesi di lesioni sulla linea di chiave delle voltine, in
laterizio, dissesto sovente causato sia dal profilo estremamente ribassato delle voltine sia dal
distanziamento reciproco tra i profilati.
L’intervento prevedrà, pertanto, la messa in opera di un piatto in acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L o
zincato a caldo (sezione minima 8x80 mm) posto in mezzeria e saldato sull’ala delle travi. Nel caso in
cui l’ala si dovesse trovare ad una quota inferiore rispetto alla chiave della voltina si disporranno,
sopra la trave, dei distanziatori costituiti da blocchetti in acciaio zincato di adeguata altezza. Il piatto
sarà ancorato alla muratura d’ambito attraverso una piastra di acciaio (di dimensioni dettate dai
disegni di progetto, comunque non inferiori a 10x150x150 mm) da annegare nella muratura o in
alternativa potranno essere saldati due monconi di acciaio Fe B 44 K inossidabile ad aderenza
migliorata per c.a. (minimo φ 14 mm) piegati e divergenti da annegare nella muratura.
5. Miglioramento del collegamento del solaio ai muri d’ambito
L’intervento si pone lo scopo di migliorare le inadeguatezze negli appoggi e negli ancoraggi con le
murature. Sovente, infatti, le teste delle travi (in caso di evento sismico, o perché irrisoriamente infisse
nelle murature, o per la conseguenza di eventuali dilatazione o di vibrazioni, od infine, per
disgregazione del legante) presentano la propensione a sfilarsi non risultando più solidali con le
murature; inoltre non di rado risulta essere assente l’unione nei lati paralleli all’orditura, ad eccezione
di un appoggio diretto, e spesso instabile, dell’ultimo elemento in laterizio sull’apparecchio appena
scanalato per ricavarvi un minimo alloggiamento.
5.1. Collegamento della singola trave
Il protocollo operativo si basa sul metodo del grip-round con delle leggere modifiche dovute alla
diversa tipologia del solaio. Sarà prevista l’esecuzione di uno scasso nella muratura al fine di liberare
la trave per un intorno minimo di 15-20 cm ai lati e all’estradosso. Previa accurata pulitura si
salderanno (saldatura a cordone d’angolo Fe 430) all’anima degli spezzoni di tondo di acciaio inox Fe
B 44 K ad aderenza migliorata (minimo 4 φ 14/600 mm) opportunamente uncinati che costituiranno il
collegamento tra la trave e la muratura perimetrale.
In alternativa si potrà saldare all’ala dei ferri precedentemente piegati ed inghisati (minimo 2 φ 14/1200
mm in φ 34 mm) nella muratura in fori inclinati di 45° rispetto al piano del solaio e sigillati con malta
reoplastica antiritiro o di resina epossidica a consistenza tissotropica seguendo le prescrizioni di
progetto o indicazioni della D.L.
In entrambi le soluzioni i ferri dovranno sovrapporsi alla trave per non meno di 40 cm oltre l’appoggio;
previa abbondante bagnatura e con l’ausilio di eventuale casseratura lignea, si procederà prima al
riempimento dello scasso (è consigliabile che questa procedura venga eseguita e completata per ogni
singola trave prima di passare alla successiva, onde evitare lesioni sia al solaio che alla muratura di
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appoggio) e, successivamente, al getto della soletta (spessore minimo 4 cm) seguendo i requisisti
richiesti dagli elaborati di progetto.
5.2. Collegamento continuo
In alternativa a collegare ogni singola putrella si potrà procedere ad un ancoraggio continuo
perimetrale di tutte le travi con la muratura d’ambito mediante la messa in opera sull’estradosso del
solaio (o in presenza di pavimenti di particolare pregio sull’intradosso) di un profilo ad “L” in acciaio
inossidabile Fe 360 di forte spessore (minimo 8-10 mm) di dimensioni opportune (ad es. 80x120x10
mm) dettate dai disegni di progetto. L’angolare verrà ancorato alle travi per mezzo di saldature a
cordone d’angolo Fe 430 (se sarà necessario si potranno utilizzare spessori in acciaio inox, anch’essi
saldati, al fine di eliminare eventuali differenze di quote) e vincolato alla muratura per mezzo di barre
filettate AISI 316L φ 16 mm inghisate in fori φ 26 mm seguendo la procedura già esposta negli articoli
del consolidamento di solai in legno.
Art. 4.6 – CONSOLIDAMENTO STRUTTURE VOLTATE
Premessa metodologica
Il consolidamento delle strutture voltate dovrà avvenire in riferimento alle primarie istanze di sicurezza
e conservazione; appurata l’efficienza statica dei piedritti di sostegno delle volte l’intervento dovrà
essere sostanzialmente localizzato a ristabilire o a consolidare la continuità strutturale dell’elemento e,
l’eventuale, contenimento dell’azione spingente sui sostegni verticali. La scelta della metodologia
d’intervento su questo tipo di strutture dovrebbe riuscire a coniugare l’esigenza di sicurezza strutturale
e, allo stesso tempo, cercare di non stravolgere la configurazione spaziale della struttura voltata. Le
opere di consolidamento indirizzate alla ricostruzione della continuità strutturale vengono attuate
generalmente quando a causa di dissesti di varia natura e di una certa entità o a causa di mutate
condizioni di carico o per eccessivo degrado dei materiali componenti la struttura non risulta più
idonea ad adempiere il suo ruolo strutturale manifestandolo, in molti casi, con l’alterazione dello stato
di equilibrio originale con l’apparizione di fessurazioni e, in casi limite, anche con il distacco di parti
costituenti. Gli interventi, in questo caso, possono essere diversi e la loro applicazione potrà essere
fatta attraverso il consolidamento messo in opera nella parte estradossale o intradossale ricorrendo ad
opportune ed idonee tecnologie che prevedano la messa in opera di materiali di sostegno e di rinforzo.
Le tecniche sviluppate di seguito, non ottempereranno la possibilità di operare un consolidamento
attraverso lo smontaggio e la ricomposizione della struttura voltata seguendo la stessa tecnica
costruttiva adoperata in origine, sostituendo le parti ammalorate con elementi nuovi similari e
compatibili a quelli originali e allo stesso tempo operando il consolidamento dell’intera struttura
durante la fase di rimontaggio. Questa risoluzione, per ovvie ragioni, dovrà implicare la perfetta
conoscenza delle tecniche antiche ma soprattutto la comprensione profonda delle diverse fasi
operative cercando di capire i limiti connaturati con la risoluzione al fine di ovviarli e superarli
attraverso accorgimenti consoni al caso.
Art. 4.6.1 – Operazioni di Consolidamento di volte in muratura (laterizio e/o
pietra)
1. Generalità
Prima di mettere in pratica qualsiasi procedura di consolidamento che di seguito verrà enunciata, sarà
opportuno seguire delle procedure e delle verifiche indirizzate alla conoscenza dell’unità voltata
oggetto d’intervento; queste operazioni inoltre salvaguarderanno l’integrità di ogni singolo elemento
che compone l’unità strutturale e creeranno le condizioni atte a garantire la corretta esecuzione e
l’efficacia dell’intervento.
Verifiche preliminari
– Riconoscimento ed identificazione dello schema di funzionamento statico del sistema voltato;
– analisi dei materiali e della funzione strutturale dei singoli elementi;
– accertamento delle caratteristiche fisiche e meccaniche della volta e dei singoli elementi che ne
fanno parte;
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– analisi del quadro fessurativo e conseguente studio del degrado;
– valutazione complessiva del comportamento dell’unità strutturale.
Stuccature preliminari
Si procederà alla stuccatura con malta idraulica di tutte le eventuali lesioni o soluzioni di continuità
localizzate all’intradosso della volta seguendo le prescrizioni della D.L.
Puntellatura
Tutta la volta oggetto d’intervento dovrà essere preventivamente sostenuta da un sistema di centine
simile a quello utilizzato per la costruzione; si dovrà, inoltre, provvedere alla messa in opera
d’adeguate sbatacchiature al fine di contrastare la spinta di volte contigue. In presenza di porzioni di
volte affrescate, ovvero decorate, a contatto con i puntelli, queste dovranno essere protette con i
sistemi ritenuti più idonei dalla D.L.; si ricorda, inoltre, che le opere di sostegno dovranno insistere su
un piano di appoggio assolutamente sicuro.
Rimozione materiale inerte
Tutto il materiale (pavimento, sottofondo, eventuale piano di posa, materiale di rinfianco) sovrapposto
alla volta dovrà essere rimosso; questa operazione dovrà essere effettuare manualmente e dovrà
avanzare (per strati paralleli e successivi fino al vivo dell’estradosso della volta) a partire dalla zona di
chiave fino ad arrivare all’esterno della volta facendo attenzione di conservare l’integrità dei materiali.
Secondo la tipologia di volta la rimozione seguirà direzioni differenti: nelle volte a botte si procederà
per tratti di uguale dimensione a partire da entrambi i lati della generatrice superiore fino a
raggiungere i rinfianchi; nelle volte a padiglione ed a crociera, si inizierà dal centro proseguendo lungo
i quattro fronti, seguendo le generatrici in quella a padiglione, o seguendo la direzione degli anelli in
quella a crociera, fino a giungere il livello di imposta (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto
nell’articolo specifico sullo smontaggio delle strutture voltate).
Pulizia dell’estradosso
Si eseguirà la pulitura rimuovendo (mediante spazzole di saggina, raschietti, aria compressa aspiratori
od altri sistemi ritenuti idonei dalla D.L.) le malte leganti degradate, i detriti che si presenteranno aridi
ed inconsistenti e tutto ciò che potrebbe in qualche modo ostacolare le successive operazioni di
consolidamento.
2. Consolidamento mediante materiali compositi (FRP)
L’intervento si pone il fine di non modificare i meccanismi resistenti nelle normali condizioni di
esercizio; il nuovo sistema muratura-fibra si manifesterà soltanto in caso di particolari sollecitazioni
(ad. es. in caso di sisma) per cui saranno richieste prestazioni che la volta non sarà capace di
sostenere.
Questo sistema si potrà utilizzare in presenza di superfici voltate in condizioni di avanzato dissesto (in
particolare con intradossi affrescati o comunque con decori da tutelare), per cui dovrà essere evitata la
bagnatura estradossale (consolidamento “a secco”), sarà opportuno ridurre al minimo l’incremento del
peso delle strutture (normalmente i placcaggi delle superfici potranno oscillare tra 4,5-9 kg/m²) e
l’eventuale stress al precario organismo strutturale.
Questa tecnica si basa sull’utilizzazione di nastri di tessuto, di varie dimensioni, in fibre secche
(carbonio, aramidica, vetro) unidirezionali (fibre orientate secondo un’unica direzione), bidirezionali
(fibre orientate secondo direzioni 0° e 90°) o biassiale (fibre inclinate a ±45°) con elevate
caratteristiche meccaniche a trazione ed alta resistenza agli alcali, applicati e “laminati” alla struttura
(tecnica “wet lay up”); questo consente di costituire un materiale “composito” direttamente in opera,
mediante l’impiego di una matrice a base di resine epossidiche (o resine poliestere) bicomponenti a
bassa viscosità, che assicurano sia il trasferimento delle sollecitazioni alle fibre di rinforzo, sia la
protezione della fibra da attacchi di tipo chimico o meccanico o da variazioni di temperatura.
I vantaggi derivanti dall’utilizzo dei materiali FRP risiederanno in:
– intervento non invasivo, rimovibile e perfettamente adattabile alla forma dei supporti curvilinei con la
conseguente riduzione della vulnerabilità sismica;
– conservazione di traspirazione della volta in muratura;
– conservazione degli schemi statici originali con aumento della resistenza e della duttilità;
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– assorbimento di carichi asimmetrici con aumento delle capacità portanti ed invariabilità del peso
proprio della struttura.
Le fasce di FRP andranno opportunamente orientate secondo gli assi di riferimento, le linee di frattura
(ovvero del quadro fessurativo precedentemente rilevato) e di forza individuate; per il loro
posizionamento sarà consigliabile prefiggersi i seguenti scopi:
– fornire capacità di resistenza a trazione nei settori di volta maggiormente sollecitati da eventuali
azioni orizzontali, ad esempio mediante una cerchiatura al livello delle reni della volta;
– incrementare il dispositivo resistente agli archi longitudinali e trasversali mediante placcaggio
estradossale ovvero intradossale;
– impedire eventuali lesioni a cavallo delle nervature (volte a crociera, a padiglione ecc.)
specialmente in presenza di volte affrescate o, comunque, con intonaci da tutelare.
Previa un’accurata pulitura dell’estradosso della volta al fine di eliminare depositi superficiali, polveri e
materiale incoerente, si procederà alla preparazione della superficie stuccando e livellando eventuali
fessurazioni ed irregolarità con malta a base di calce cercando di disporre superfici il più regolari
possibile (lo scarto tra livelli superficiali contigui dovrà essere inferiore a 1 mm); in questa fase andrà,
inoltre, identificato prima e studiato poi il quadro fessurativo della volta per determinare il numero, la
disposizione e la grammatura delle fasce di rinforzo. Successivamente si procederà alla stesura (da
parte di operatore specializzato) di due strati preparatori: un primer di resina epossidica fluida a bassa
viscosità esente da solventi da stendere a pennello od a rullo (lavorabilità a 20 °C 480 min,
temperatura minima di applicazione 10-12 °C indurimento al tatto a 20 °C 16-18 ore) al fine di
migliorare l’efficacia d’aggrappaggio al supporto del sistema FRP. La quantità da applicare è variabile
a seconda della porosità e della scabrezza della muratura (in media circa 0,2 l/m²); nel caso in cui la
prima mano fosse troppo assorbita dal supporto si potrà ricorrere ad una nuova stesura.
Passate almeno 6 ore (ovvero fino a quando il primer non risulterà più appiccicoso), comunque entro
le 24 ore successive, si applicherà, se richiesta dal progetto (ovvero nei casi in cui la superficie si
presenti irregolare o quando la consistenza del supporto necessiti di un rinforzo supplementare), una
rasatura per uno spessore di circa 1-2 mm, stesa a mezzo di spatola o frattazzo, (lavorabilità a 20 °C
30-40 min, temperatura minima di applicazione 5 °C, resistenza a trazione diretta 12-24 MPa,
resistenza a trazione per flessione ≥35 MPa, modulo elastico 180-220 GPa, indurimento al tatto a 20
°C 8-10 h) costituita da stucco epossidico (bicomponente) compatibile con il primer e con il successivo
adesivo. Trascorso il tempo necessario (comunque entro le 24 ore successive) per ottenere la
condizione di fuori tatto si stenderà, uniformemente sulla superficie della volta mediante pennello o
rullo (a pelo corto), e fresco su fresco, sopra le zone precedentemente trattate con il primer, ovvero
con la rasatura, un adesivo epossidico (bicomponente) a consistenza tissotropica (lavorabilità a 20 °C
30-40 min, temperatura minima di applicazione 10-12 °C, resistenza a trazione diretta ≥ 30 MPa,
resistenza a trazione per flessione ≥50 MPa, modulo elastico a trazione diretta 300-350 GPa,
allungamento a rottura 2-5%, assorbimento acqua 0,05-0,3%, indurimento al tatto a 20 °C 16-18 h);
seguirà l’immediata applicazione dei nastri di rinforzo (seguendo le indicazioni di progetto e comunque
opportunamente orientati secondo gli assi di riferimento, le linee di frattura e di forza individuate)
esercitando una pressione regolare, per 2 o 3 volte, nella direzione longitudinale della fibra mediante
un rullino di gomma rigida o a denti smussati al fine di eliminare sia l’eventuale aria dallo strato di
resina, sia per completare l’impregnazione del nastro. I nastri saranno costituiti da strisce di larghezza
variabile da un minimo di 10 cm ad un massimo di 100 cm in tessuto di fibra con spessore a secco
variabile a seconda della natura della fibra (ad es. per fibre unidirezionali si potranno avere: carbonio
circa 0,16 mm, vetro circa 0,23 mm, aramidica circa 0,21 mm); anche il peso sarà variabile in rapporto
al materiale ed alla tipologia della fibra (per es. fibre di carbonio unidirezionali peseranno circa 330500 g/m², mentre fibre di carbonio bidirezionali peseranno circa 450-600 g/m²). Il nastro dovrà
presentarsi ben steso e ben ancorato; le eventuali sovrapposizioni, nella direzione longitudinale,
dovranno essere di almeno 20-30 cm mentre, nella direzione trasversale potranno essere più ridotte
(saranno sufficienti 2-5 cm).
Passata almeno 1 ora si procederà alla stesura della “seconda mano” di adesivo. Se specifiche di
progetto o prescrizioni della D.L. indicheranno più strati di composito si ripeteranno le operazioni
enunciate precedentemente. Nel caso d’interventi su intradossi di volte, da ripristinare con finitura ad
intonaco al fine di consentire l’aggrappaggio dell’arriccio dell’intonaco, si potrà ricorrere
all’applicazione, sulla mano finale di resina non ancora indurita, di uno spolvero di sabbia di quarzo.
Avvertenze
Sarà necessario far presente che, nel consolidamento di volte in muratura, il dimensionamento dei
nastri potrà ritenersi un fattore abbastanza marginale, in quanto il grado di resistenza a trazione,
necessario per aumentare la resistenza di una volta, sarà sempre molto al di sotto delle prestazioni
minime dei materiali FRP. Altri sono i fattori ai quali si dovrà prestare attenzione, tra questi ci saranno
sicuramente il corretto posizionamento dei nastri, la loro idonea “impregnatura” con la resina e la
presenza di un doppio strato di nastro. Quest’ultimo aspetto sarà in funzione non tanto del fornire una
maggior resistenza all’unità strutturale (resistenza, generalmente, già sufficientemente fornita da un
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solo nastro), quanto piuttosto del garantire una miglior risposta ad eventuali sollecitazioni “passive”,
normali alle fibre che possano intervenire a causa delle irregolarità della superficie di supporto (da qui
l’importanza di livellare la superficie di posa). Un doppio strato si rivelerà meno “delicato” nei punti
angolosi grazie al frazionamento delle “sollecitazioni” dovuto alla presenza di più resina e al non
perfetto parallelismo tra le fibre dei due strati. Dovrà essere fatta particolare attenzione nel rispettare i
rapporti di miscelazione ed i tempi di catalizzazione del primer e dell’adesivo epossidico; in caso
contrario, infatti, potrebbero verificarsi dannose esfoliazioni degli strati.
2.1. Fasciatura dell’estradosso con FRP
Volta a crociera
Previa esecuzione delle procedure preliminari si procederà alla messa in opera di uno strato di
calcestruzzo (malta idraulica pozzolanica reoplastica, fibrorinforzata caricata con sabbia grossa) dello
spessore necessario a raccordare la curvatura degli archi perimetrali della volta con la zona dei
peducci d’imposta della stessa; questa superficie d’appoggio dovrà essere perfettamente livellata con
malta di calce idraulica, dopodiché si procederà con la sequenza descritta all’articolo precedente
(primer, adesivo epossidico, nastro FRP, seconda mano d’adesivo epossidico). Il posizionamento dei
nastri, in special modo in presenza di volte in laterizio disposto in foglio (con conseguente sezione
resistente di spessore ridotto), seguirà, se non altrimenti specificato dai disegni di progetto, il
perimetro (ovverosia le unghie a contatto con le pareti di supporto) e le nervature diagonali
dell’estradosso della volta, in presenza di dissesti avanzati si potrà effettuare un placcaggio anche
lungo le direttrici di chiave. Nel caso di volte in laterizio disposto a taglio con non evidenti dissesti
strutturali potrà essere sufficiente collocare le strisce di tessuto solamente lungo il perimetro. In
entrambi i casi sarà consigliabile dotare il dispositivo resistente di un ancoraggio con lo scopo di porre
resistenza all’eventuale formazione di cerniere sui piedritti. Questi ancoraggi saranno costituiti da un
dormiente di malta idraulica pozzolanica, a ritiro compensato fibrorinforzata a consistenza tissotropica,
da una piastra d’acciaio inox 18/8 AISI 304L o zincata (dimensioni minime 8x200x200 mm) munita di
un cuneo (anch’esso di acciaio) e da un tirante di ancoraggio costituito da una barra filettata di acciaio
inox AISI 316L (minimo φ 16-20 mm) inserita in un perforo diagonale (minimo φ 26-30 mm) eseguito
con strumento a rotazione (e non a percussione per evitare eccessive sollecitazioni dinamiche che
potrebbero danneggiare la muratura) per una profondità sufficiente a garantire un idoneo ancoraggio
(minimo 90 cm). La barra verrà sigillata mediante betoncino di malta idraulica reoplastico a ritiro
compensato fibrorinforzata ad alta duttilità o di resina epossidica bicomponente a consistenza colabile
esente da solventi (secondo quanto stabilito dagli elaborati di progetto); l’ancoraggio sarà, inoltre,
vincolato alla piastra tramite doppio dado in acciaio.
Volta a padiglione
La procedura seguirà quella descritta agli articoli precedenti ad eccezione d’alcune precisazioni sul
posizionamento dei rinforzi. I nastri FRP dovranno essere collocati seguendo le indicazioni fornite
dalle deformazioni e dai dissesti tipici di questo tipo di volte, pertanto si posizioneranno i nastri sia
lungo il perimetro della volta (al fine di confinare la base del padiglione), sia trasversalmente allo
scopo di incrementare la resistenza dell’arco alle eventuali sollecitazioni orizzontali; infine, si
prevedranno delle fasciature più modeste, a cavallo delle nervature delle unghie di testata, così da
evitare l’eventuale allargamento delle stesse. Anche in questo caso sarà opportuno dotare il sistema
resistente di un idoneo ancoraggio volta-piedritto.
2.2. Fasciatura dell’estradosso con FRP e posa in opera di arco di rinforzo o frenello
Il semplice intervento di “rivestimento” con FRP del perimetro e delle nervature, pur rilevandosi
efficace può, talvolta, (specialmente in presenza di volte di laterizio in foglio con sezioni molto
modeste) non essere sufficiente ad impedire il formarsi di cerniere in chiave con conseguenti dissesti
all’unità strutturale. In questi casi si potrà ricorrere all’ausilio di tecniche cosiddette premoderne,
ovverosia all’aumento dello spessore in chiave attraverso la messa in opera di archi di rinforzo
sull’estradosso in laterizio ad una testa, ovvero di frenelli in laterizio (per la messa in opera di questi
“presidi” si rimanda a quanto detto nell’articolo sui rinfianchi cellulari); in questo modo si darà vita ad
un organismo monolitico la cui modalità di collasso dovrà essere ricercata solo nell’eventuale
rotazione dei piedritti: cinematismo evitabile inserendo un adeguato ancoraggio volta-piedritto (si veda
articolo precedente).
2.3. Consolidamento sull’intradosso con barre in FRP
L’intervento è mosso dalla necessità di rinforzare l’intradosso della volta segnato da forti lesioni.
Previa eventuale rimozione dell’intonaco si procederà alla creazione di scanalature di modesta
sezione (circa 20x20 mm) con il solo ausilio di mezzi manuali (mazzetta e scalpello) al fine di creare
un alloggio per il posizionamento di barre di fibra di carbonio pultruse, ad aderenza migliorata
(conseguita mediante sabbiatura superficiale di quarzo sferoidale e/o spirale esterna) di dimensioni e
caratteristiche dettate da prescrizioni di progetto (φ 7-12 mm, modulo elastico 200-240 GPa,
resistenza a trazione media 2500-3000 MPa, deformazione ultima 1,5-2%). Successivamente questa
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scanalatura sarà sigillata con adesivo strutturale, a base di resina epossidica (bicomponente) a
consistenza tissotropica priva di solventi, steso a spatola (caratteristiche meccaniche medie:
temperatura minima di applicazione 5-10 °C, resistenza a trazione diretta ≥30 MPa, resistenza a
trazione per flessione ≥35 MPa, modulo elastico a trazione diretta 750 GPa). Una volta terminata la
fase di indurimento della resina si potrà provvedere alla nuova intonacatura della volta.
2.4. Consolidamento dell’estradosso mediante cappa armata con barre in FRP
Il protocollo si pone l’obiettivo di risolvere problematiche dovute all’incremento di carico di strutture
voltate e, allo stesso tempo, ha il fine di aumentare la sezione resistente. La procedura prevedrà,
previa esecuzione delle operazioni preliminari, la messa in opera di una cappa armata a spessore
traspirante costituita da un getto di calce idraulica pozzolanica, fibrorinforzata a consistenza
tissotropica (spessore minimo 4 cm) caricata con inerti silicei di grammatura dettata da disposizioni di
progetto.
L’armatura sarà costituita da barre di fibra di carbonio pultruse, ad aderenza migliorata (φ 7-12 mm,
modulo elastico 200-240 GPa, resistenza a trazione media 2500-3000 MPa, deformazione ultima 1,52%); il numero ed il diametro saranno dettati da calcoli di progetto (se non altrimenti specificato
verranno montate 2 φ 8 mm lungo il perimetro, le nervature e le direttrici in chiave della volta). Queste
barre, posizionate sull’estradosso della volta, non saranno ancorate al supporto ma solamente
appoggiate a questo; al fine di evitare scorrimenti si posizioneranno preventivamente dei chiodi (in
acciaio inox) distanziati di circa 20-30 cm, alternati a sinistra ed a destra in modo da creare una sorta
di guida alla barra. Previa perforazione (mediante mezzi meccanici a rotazione) della muratura
d’ambito si procederà ad ancorare a questa le estremità delle barre mediante adesivo epossidico
bicomponente a consistenza tissotropica, privo di solventi.
3. Consolidamento mediante posa in opera di rinfianchi cellulari (frenelli)
L’intervento si pone il fine di alleggerire la spinta attraverso l’asportazione delle masse non strutturali
di rinfianco, più o meno pesanti, che insistono sulla volta (in condizioni statiche questo materiale
incoerente stabilizza le reni impedendone l’innalzamento) e nel ristabilire l’equilibrio della curva delle
pressioni interne attraverso la messa in opera di frenelli (muretti leggeri e di modesto spessore)
localizzati ortogonalmente alle generatrici delle falde cosicché si possano distribuire omogeneamente i
carichi e, allo stesso tempo, irrigidire complessivamente il sistema volta.
Previa esecuzione delle operazioni preliminari si procederà alla raschiatura e spazzolatura dei giunti di
malta della volta sull’estradosso, dopodiché si passerà all’esecuzione di una sottile cappa tramite
boiacca di malta a base di calce idraulica naturale (eventualmente addittivata con pozzolana o
cocciopesto) al fine di “saturare” gli eventuali giunti sconnessi fra gli elementi lapidei o laterizi. A presa
avvenuta si provvederà, seguendo le indicazioni di progetto (dove dovranno essere specificate la
quantità e la “forma”), a gettare la massa di calcestruzzo alleggerito (cemento 100 kg/m³, argilla
espansa 1 m³) che andrà a costituire il nuovo rinfianco della volta. L’operazione procederà con la
messa in opera dei rinfianchi cellulari (frenelli) costituiti da mattoni pieni o semipieni (per le volte reali)
o forati (per le volte in foglio) allettati con malta idraulica; l’interasse e la dimensione dei frenelli
saranno quelli indicati dalle prescrizioni di progetto, di norma lo spessore non sarà superiore alla
sezione, in chiave, della volta (generalmente una testa 12-13 cm) e l’interasse potrà variare tra gli 80 e
i 110 cm (a seconda della luce della volta, del suo spessore e del sovraccarico previsto). Al fine di
impedire i naturali scorrimenti fra la superficie della volta e il rinfianco, questo verrà ancorato
all’estradosso della volta tramite prese (almeno 4 per metro) costituite da spillature metalliche
(sporgenti dall’estradosso per almeno 10 cm) annegate nella muratura, di tipo e diametro indicato
dagli elaborati di progetto e/o indicati dalla D.L. (in ogni caso il diametro minimo sarà 6-8 mm e
l’acciaio utilizzato potrà essere di tipo inossidabile, zincato o normale trattato con boiacca passivante
anticarbonatante). In presenza di strutture con luci notevoli (superiori a 4-5 m) si renderà necessario
disporre una seconda orditura di frenelli normali ai primi con lo scopo di impedire eventuali
spostamenti laterali. In alternativa ai frenelli in muratura si potranno utilizzare riempimenti di
calcestruzzo alleggerito con argilla espansa, vermiculite o pomice come da prescrizioni di progetto.
Un accorgimento da tenere presente è che le camere d’aria, che si verranno a creare tra l’estradosso
della volta e la pavimentazione soprastante, non siano ermetiche ma comunicanti tra loro al fine di
consentire la circolazione d’aria; per questo motivo, all’interno dell’apparecchio dei frenelli (sia primari
che, eventualmente, secondari) si dovranno lasciare dei fori di areazione. Dietro specifica richiesta
della D.L. le aperture potranno essere posizionate in modo da consentire il passaggio di canalizzazioni
impiantistiche.
Sui frenelli si imposterà il nuovo piano di solaio che potrà essere costituito da tavelloni in laterizio
(spessore minimo 6 cm) o da una lamiera di acciaio zincata e grecata con bordi ad incastro dello
spessore minimo di 8/10 (seguendo le prescrizioni di progetto) sulla quale verrà gettata una soletta di
4-5 cm, precedentemente armata con una rete in acciaio elettrosaldata Fe B 38 K, adeguatamente
dimensionata (comunque non inferiore a φ 6 mm con maglie 100x100 mm o 200x200 mm). Il
posizionamento dei frenelli sarà, ovviamente, differente a seconda della tipologia di volta: in una volta
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PARTE II
a botte i frenelli saranno disposti paralleli al piano trasversale della stessa; in una volta a padiglione i
frenelli si disporranno a 90° con il vertice posto sulle generatrici della volta, infine, in una volta a
crociera, saranno ugualmente a 90° ma disposti ad anello verso il centro.
Questa tecnica di consolidamento potrà essere messa in opera solo quando la volta risulterà
sufficientemente stabile, presenti modeste deformazioni sul suo profilo e in un buon stato di
conservazione dei materiali.
4. Consolidamento con tirante metallico
L’intervento si pone il fine di presidiare i meccanismi di spinta presenti in un sistema voltato,
collaborando ed assorbendo la componente orizzontale della spinta, diretta diagonalmente verso il
basso. Generalmente saranno messi in opera alle reni della struttura (ovverosia in posizione
staticamente più corretta ed efficace); talvolta, comunque, potranno essere posizionati anche
all’imposta, o all’estradosso, parzialmente annegati nella muratura in corrispondenza della chiave.
L’intervento consisterà nel posizionamento di tiranti in acciaio Fe 360, adeguatamente dimensionati
secondo le prescrizioni di progetto (comunque non inferiori a φ 16 mm e lunghezza massima 20 m), a
livello dell’imposta della volta. Il dimensionamento e la tipologia di ancoraggio (paletto, piastra,
tirafondi, fialoide ecc.) del tirante saranno in relazione sia al tipo ed allo stato di conservazione della
muratura dei piedritti, sia al fatto che la reazione al punzonamento del muro dovrà essere almeno
uguale alla spinta orizzontale esercitata dalla volta. L’interasse tra i tiranti sarà tanto più modesto
quanto più sottile sarà la sezione del muro su cui agiranno gli ancoraggi e quanto più avanzato sarà il
dissesto della struttura.
La procedura operativa d’intervento seguirà quella prevista nell’articolo sul consolidamento delle
murature con tiranti metallici orizzontali.
Avvertenze
Questo tipo d’intervento non sarà sufficiente da solo a riequilibrare e ripristinare il primitivo stato
tensionale delle volte, come non potrà riportare una struttura deformata e decoesa allo stato originale
(operazioni che dovranno essere previste parallelamente a questa procedura); potrà, però, evitare
ulteriori peggioramenti dei dissesti dell’unità strutturale. L’operazione, pertanto, dovrà essere di
complemento o di completamento ad interventi di consolidamento strutturale.
Specifiche sui materiali
Si vedano le specifiche inerenti nell’articolo Consolidamento mediante tiranti metallici”.
Art. 4.7 – CONSOLIDAMENTO COPERTURE
Premessa metodologica
Le coperture lignee possono essere distinte tra quelle considerate spingenti, che trasferiscono sulle
strutture perimetrali sollecitazioni generatrici di spinte con componente orizzontale (anche in fase
statica) non assimilabili dalle murature e quelle non spingenti, dove gli elementi portanti poggiano
direttamente su strutture che trasmettono alla muratura solo sforzi verticali di compressione.
La casistica di tetti che si possono definire “spingenti” comprende diverse tipologie strutturali: tetto a
capanna con orditura primaria direttamente appoggiata sulle pareti di testata (tetto alla toscana
composto da trave di colmo ed arcareccio terzere orizzontali) o su quelle laterali (tetto alla piemontese
composto da falsi puntoni) e con l’orditura secondaria (travicelli, palombelli, morali, correnti,
mezzanelle, listelli ecc.) gravante, a seconda della tipologia, o sulle pareti trasversali o su quelle
laterali; tetto a padiglione od a capanna con testa a padiglione. In entrambe queste tipologie strutturali
andrà fatta particolare attenzione in prossimità degli angoli dove i falsi-puntoni o paradossi insistono
maggiormente.
Altra situazione a rischio è costituita dalla presenza di tetti con capriate lignee aventi gli appoggi che
non insistono su tutta la sezione muraria, ovvero non risultano idoneamente vincolati: l’incavallatura,
caricando in maniera disomogenea la muratura d’imposta, genera tensioni differenziali tra i due
paramenti murari. Nel paramento esterno si potranno verificare azioni di punzonamento con
conseguenti espulsioni locali di materiale, mentre la muratura interna (dove, cioè, appoggia la
capriata) verrà sollecitata sia dall’azione verticale causata dalla catena sia da quella orizzontale
diffusa da quest’ultima per attrito: la conseguenza di queste azioni sarà il distacco di una zona limitata
dell’apparecchio interno.
In presenza di tetti spingenti, (ma è vivamente consigliabile anche in presenza di tetti considerati “non
spingenti” ed in particolare in zona sismica) è opportuno che l’intervento manutentivo prescelto sia
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PARTE II
finalizzato al “miglioramento” (termine utilizzato dalla normativa per le costruzioni in zona sismica) del
comportamento strutturale, così da poter ovviare a pericolosi fenomeni di martellamento sui setti
murari; per questo il progetto dovrà, necessariamente, prevedere una serie di operazioni che possano
garantire sia la connessione solidale tra i vari elementi che compongono l’orditura (primaria e
secondaria), sia l’unione strutturale tra il tetto e la muratura dando vita ad un sistema scatolare chiuso
capace di annullare le spinte e comportarsi in maniera solidale in caso di azione sismica.
L’intervento sulle strutture lignee delle coperture dovrà essere effettuato previa verifica delle cause
che hanno provocato i dissesti e degradi presenti sulle parti componenti la struttura, distinguendo gli
elementi che hanno subito ammaloramenti locali o diffusi da quelli che presentano un buono stato
conservativo; sovente le cause del decadimento fisico, con conseguente perdita della consistenza,
sono riconducibili al naturale invecchiamento del materiale, all’assenza di manutenzione, all’azione
distruttiva dell’acqua e all’attacco di microrganismi biologici quali muffe, insetti ecc. Tutto questo può
portare la struttura al limite della resistenza per cui, il suo assetto statico risulta incapace di sopportare
l’incremento delle sollecitazioni dovute al sisma. Una mancata manutenzione della copertura (con
relativa inefficienza del sistema di smaltimento delle acque piovane o dissesto del manto di copertura)
può innescare una riduzione dell’efficienza della connessione muratura-copertura portando la struttura
a non essere più in grado di assolvere la funzione di solidarizzazione tra murature. In fase sismica si
potrà avere la perdita totale o parziale dell’efficienza del nodo strutturale con conseguenti cedimenti
differenziati, allontanamenti degli appoggi, lesioni degli apparecchi murari, privazione dell’efficienza
dei collegamenti (sfilamento delle travi con successiva perdita della funzione di sostegno).
La volontà è di proporre una casistica di metodologie d’intervento “rispettose” dello stato di fatto,
perché l’atteggiamento deve sempre essere quello di comprendere la conformazione della struttura, al
fine di mantenerne i tratti salienti che la caratterizzano. Questo non vuol dire escludere a priori la
possibilità di operare eventuali sostituzioni d’elementi eccessivamente degradati (il cui recupero
comporterebbe un impegno economico e tecnico eccessivo per questo tipo di strutture) o
l’introduzione d’elementi di rinforzo che potrebbero essere, in altri frangenti, considerati troppo
invasivi. Ogni intervento dovrebbe essere sempre preceduto e supportato da opportune verifiche
preventive, eseguite su campioni significativi di materiale, finalizzate all’accertamento della reale
capacità meccanica delle strutture i cui risultati dovrebbero delineare i tratti salienti del progetto di
recupero.
Quello che riteniamo riprovevole è l’atteggiamento, che molte volte si verifica in queste circostanze,
eccessivamente cautelativo del Tecnico progettista che debilita la struttura aprioristicamente e per
questo opta per risoluzioni drastiche, solo apparentemente più sicure, quali, ad esempio, quelle che
prevedono sostituzioni di carpenteria lignea ancora efficiente ed affidabile (talvolta solo esteticamente
malandata) con membrane nuove o, peggio ancora, in cemento aggravando, in questo modo, la
muratura con nuovi pesi, talvolta eccessivi. Le diverse risoluzioni di consolidamento di seguito
elencate, sono state scelte a discapito di altre poiché accomunate dalla volontà di rispettare la
conformazione tecnico-costruttiva dell’esistente e, pur non perdendo di vista la natura dei manufatti cui
si rivolge l’intervento, risultano operazioni confacenti al caso per praticità e facilità di messa in opera
da parte delle maestranze e, allo stesso tempo, poiché rappresentano la giusta mediazione tra le
operazioni eccessivamente invasive e quelle estremamente “sofisticate” più confacenti ad organismi di
maggior pregio.
Art. 4.7.1 – Operazioni di Consolidamento di coperture in legno
1. Generalità
Prima di mettere in pratica qualsiasi risoluzione che, di seguito, verrà enunciata si renderà necessario
seguire delle procedure preliminari indirizzate sia alla salvaguardia dell’integrità di ogni singolo
elemento che compone la struttura del tetto, sia per creare le condizioni atte a garantire una corretta
esecuzione dell’intervento. Le operazioni sotto elencate, per fasi successive, costituiranno le
accortezze da prendere nell’effettuare il cauto smontaggio del tetto (ci potrebbe essere il caso in cui lo
smontaggio non comprenderà gli elementi lignei che costituiscono l’orditura primaria in quanto
l’intervento di manutenzione è stato previsto, qualora le condizioni conservative lo consentano, in
loco):
– puntellamento e/o sbatacchiamento con appropriati ritti regolabili da cantiere della struttura portante
del tetto;
– rimozione dei canali di gronda delle canne fumarie, dei comignoli, delle antenne, delle scossaline e
quant’altro sia presente sulla copertura;
– verifica della stabilità dei cornicioni e, nel caso siano direttamente connessi con la struttura del tetto,
provvedere ad idonei puntellamenti;
– rimozione del manto di copertura ed accatastamento all’interno del cantiere od in altro luogo sicuro
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PARTE II
(in ogni caso non in modo da gravare sulla struttura dell’edificio);
– verifica di ogni singolo elemento che compone il manto di copertura (presenza di eventuali rotture
e/o criccature) al fine di accertarne l’eventuale riutilizzabilità e, in tal caso, procedere con la
rimozione dalla superficie di ogni genere di deposito (muschi, licheni ecc.) per mezzo di una pulitura
manuale tramite bruschinaggio con spazzole di saggina;
– totale o parziale (a seconda del tipo di intervento) rimozione del sottopiano (in pianelle o in tavolato)
e della piccola orditura lignea compreso il disancoraggio dalla struttura primaria e loro, eventuale,
accatastamento in luogo sicuro ed esterno alla struttura, avendo cura di selezionare gli elementi
ancora efficienti e riutilizzabili e di effettuare eventuali interventi di pulitura che dovranno essere di
tipo manuale con l’ausilio di spazzole di saggina. Nel caso in cui gli elementi si presentassero
alterati (dipinti, trattati con materiali cerosi o vernici a smalto) e il progetto preveda il ripristino dello
stato originale, occorrerà procedere alla loro sabbiatura con l’ausilio di appropriati apparecchi
aeroabrasivi ricorrendo ad inerti indicati, nello specifico, dalla D.L.
2. Collegamento tra le strutture della copertura e la muratura
L’intervento si pone il fine di garantire un’adeguata connessione tra le strutture lignee di copertura e le
murature, così da ridurre l’azione spingente delle coperture ed evitare pericolosi fenomeni di
martellamento delle stesse sui setti murari. Particolare attenzione si dovrà porre nel valutare l’effettiva
capacità meccanica delle murature d’imposta, sovente soggette ad infiltrazioni d’acqua, ad oscillazioni
termiche (con conseguente disgregazione dei giunti di malta e degrado del materiale costituente
l’apparecchio) e, appunto, a sollecitazioni degli appoggi delle strutture lignee.
Per quanto detto sopra risulta, sovente, consigliabile “bonificare”, ovvero consolidare preventivamente
le murature sommitali mediante il ripristino dell’imposta con elementi di laterizio pieno ben
apparecchiati con malta idraulica. Varianti di questa procedura sono trattate nell’articolo specifico sul
consolidamento delle murature.
2.1. Collegamento mediante zanche o spillature metalliche
Intervento quasi sempre attuabile ed idoneo a risolvere problemi legati all’azione spingente delle
orditure lignee (special modo falsi puntoni).
Previa perforazione dei puntoni nell’asse mediano si procederà a collegarli con la struttura sottostante
mediante zanche da annegare nella muratura sommitale ovvero nel cordolo, se questo è presente. Le
zanche saranno costituite da piattine in acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L (sezione minima 5x50x500
mm) con l’estremità ancorata alla muratura, sdoppiata in due lembi ripiegati in versi opposti. Le
zanche dovranno essere fissate ai falsi puntoni tramite doppia bullonatura in acciaio (minimo φ 12
mm) fermata con doppio dado. L’appoggio del puntone alla muratura d’imposta potrà essere aiutato
grazie al posizionamento di opportuni cunei di legno (pancali), sagomati e dimensionati secondo le
disposizioni di progetto, fissati (con chiodi inox o tirafondi filettati) alla struttura muraria, alle zanche di
collegamento e ai puntoni stessi.
In alternativa, previo eventuale consolidamento della muratura d’attico (ovvero creazione di cordolo in
muratura armata), si potrà ricorrere a spillature armate, intervallate ogni 40-50 cm, costituite o da
barre nervate Fe B 44 K in acciaio inossidabile o zincato o da barre filettate AISI 316L (minimo φ 16
mm) di lunghezza variabile (comunque non inferiore ai 90 cm), inghisate in fori di diametro 36 mm,
verticali o leggermente inclinati e successivamente sigillati con malta reoplastica a ritiro compensato o
con resina epossidica a consistenza colabile esente da solventi, secondo quanto stabilito dagli
elaborati di progetto. Queste barre filettate dovranno essere di lunghezza leggermente variabile tra
loro, affinché nella muratura d’imposta non si crei un allineamento che potrebbe agevolare
l’insorgenza di una lesione orizzontale. In presenza di cordolo in muratura armata potrà essere
sufficiente collegare un tirafondo in acciaio inox uncinato (ad es. φ 20 mm) all’armatura del cordolo. Le
spillature saranno collegate ai puntoni, sulla linea di gronda, attraverso un piatto metallico in acciaio
Fe 360 zincato a caldo adeguatamente dimensionato (sezione minima 15x200 mm) posizionato sopra
i puntoni con la duplice funzione di collegamento degli elementi lignei sul piano di gronda e ancoraggio
degli stessi alla muratura. A seconda delle scelte di progetto la spillatura potrà essere saldata alla
piastra (barra ad aderenza migliorata) o vincolata attraverso bullonatura (barra filettata).
L’intervento sarà completato con un modesto “getto” di malta adesiva (spessore minimo 6 cm) a sigillo
dell’armatura longitudinale di collegamento (piatto più ancoraggi).
2.2. Collegamento mediante piatti metallici
L’intervento sarà consigliabile per tutte le coperture con orditure lignee semplici costituite da travi
principali parallele alla gronda ed appoggiate su murature trasversali a timpano e orditura secondaria
costituita da travicelli, mezzanelle, o palombelli. Il protocollo operativo prevede l’inserimento di più
elementi congiunti (ancoraggi verticali, collegamenti longitudinali dei muri con tiranti ad “L”, selle di
appoggio delle travi ecc.), in corrispondenza del piano di imposta della copertura, capaci di collegare
le murature e garantire un comportamento scatolare. La messa in opera di questo tipo di soluzione
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PARTE II
permetterà di realizzare un’opportuna indeformabilità e rigidezza del piano così da poter rinunciare
alla messa in opera della caldana in cls. Tutte le connessione saranno, preferibilmente, eseguite con
bullonatura e non con saldatura allo scopo di prevenire la diminuzione di protezione (disposizione
all’ossidazione, dovuta alla rimozione della zincatura protettiva) che questa tecnica potrebbe
introdurre.
Di pari passo all’eventuale consolidamento della muratura trasversale d’imposta, si procederà alla
messa in opera dei dispositivi di appoggio ed ancoraggio delle travi principali costituiti, seguendo i
disegni di progetto, da selle in acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L o zincato a caldo (spessore minimo
5 mm), precedentemente ancorate al timpano di muratura mediante barre filettate AISI 316L (minimo
2 φ 16 mm) di lunghezza variabile (comunque non inferiore ai 90 cm), inserite in perforazioni (minimo
φ 36 mm) verticali (o con lieve inclinazione) ed annegate in malta reoplastica, colabile, a ritiro
compensato, fibrorinforzata ad alta duttilità. Le travi saranno vincolate alle selle (al fine di bloccare gli
eventuali movimenti di scorrimento) mediante una caviglia metallica trasversale che potrà essere
costituita (a seconda delle prescrizioni di progetto) da un tubo liscio (in acciaio inox) all’interno del
quale verrà posto il perno che potrà essere formato da un bullone dotato di doppi dadi all’estremità; in
alternativa la caviglia potrà essere composta da una barra inox filettata a sezione circolare (minimo φ
14 mm) dotata anch’essa di doppi dadi all’estremità. La superficie di contatto della trave con quella
della sella sarà isolata tramite un foglio di neoprene (spessore circa 8-10 mm).
Le interconnessioni tra i vari elementi, in corrispondenza dei nodi (come angoli e collegamenti a
martello) e dei colmi dei timpani murari saranno risolte con la preventiva messa in opera di piastre di
connessione (spessore minimo 10 mm) che accoglieranno le necessarie bullonature (da 4 a 8) dei
tiranti longitudinali, trasversali e diagonali. Queste piastre saranno ancorate alla muratura sottostante
mediante opportuni tirafondi in acciaio zincato (minimo 4-6 φ 14 mm inghisati in φ 24 mm).
Per tutto il perimetro della muratura d’attico, sarà posizionato un ferro piatto (sui muri di testa e sui
setti trasversali rompitratta) ovvero sagomato ad “L” (sulle pareti di gronda, dove appoggiano solo i
travicelli), di acciaio zincato a caldo, adeguatamente dimensionato (ad es. 100x100 mm) di sezione
minima 10 mm ancorato, tramite bullonatura (dado e rosetta di acciaio zincato) e/o tirafondi, alle
piastre nodali, ai congegni di appoggio ed ancoraggio delle travi, ai travicelli ortogonali alla gronda e
alla chiodatura armata della muratura longitudinale costituita da barre in acciaio uguali a quelle
utilizzate per l’ancoraggio delle selle (φ 16/900 mm inghisate in φ 36 mm intervallate ogni 60 cm).
Il protocollo prevede, inoltre, il posizionamento di tiranti diagonali costituiti da piatti in acciaio (sezione
minima 5x80 mm) disposti sulle falde e bullonati ai piatti perimetrali in modo da rendere indeformabile
la maglia quadrangolare costituita in precedenza.
Viti autofilettanti in acciaio inox (φ 6/80-100 mm) assicureranno il collegamento tra l’orditura minuta e
quella principale.
2.3. Collegamento mediante tiranti metallici
L’intervento verrà realizzato seguendo la procedura prevista all’articolo sul consolidamento delle
murature con tiranti metallici.
In presenza di tetti spingenti a padiglione o a capanna con teste a padiglione, oltre a rimuovere la
spinta dei falsi puntoni ortogonali alla linea di gronda, si dovrà rivolgere particolare attenzione ai falsi
puntoni d’angolo (paradossi). Si renderà opportuno dotare il paradosso di doppio tirante in acciaio inox
Fe 360, adeguatamente dimensionato (per es. φ 26 mm o φ 32 mm), messo in opera in modo tale che
il falso puntone risulti come asse bisettore dell’angolo formato dalle due catene, che avranno il
compito di assorbire la spinta secondo due componenti ortogonali. La catena (collegata al paradosso
da imbracatura metallica, dim. minime 5x50 mm, fermata alla trave mediante bullonatura cieca)
correrà al di sotto della struttura lignea e sarà ancorata (tramite capochiave in acciaio) dalla parte
opposta ad un setto murario di taglio o di spina in idonea posizione e più prossimo al falso puntone.
Queste soluzioni dovranno essere utilizzate unicamente su materiale ligneo ancora in buono stato di
conservazione così da garantire un valido collegamento con i dispositivi metallici.
In alternativa ai tiranti metallici e per strutture a capanna molto semplici e di modeste luci si potrà
ricorrere alla messa in opera di doppie catene lignee adeguatamente dimensionate (ad es. 100x150
mm) posizionate allo spicco della muratura ed ancorate ai falsi puntoni spingenti attraverso barre
filettate inox (minimo 2 φ 12 mm) munite di doppi dadi ciechi a ciascuna estremità. Il legname utilizzato
dovrà essere esente da difetti, perfettamente stagionato (salvo diversa prescrizioni di progetto), di
specie durevole (ad es. faggio o larice) ed essere trattato preventivamente con prodotto anti-muffa ed
anti-tarlo. Al fine di evitare eventuali svergolamenti delle tavole potranno essere introdotte delle
chiavardature costituite da barre bullonate distanziate ogni 100-120 cm.
2.4. Collegamento mediante cerchiatura dell’edificio in sommità
Cordolo in c.a.
Il cordolo in cemento armato verrà realizzato seguendo le procedure previste nell’articolo sul
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consolidamento dei solai lignei (tenendo conto delle debite riserve espresse per questo tipo
d’intervento). L’unica precisazione riguarda la preparazione della superficie di appoggio del cordolo
che non dovrà essere, come, invece, usualmente avviene, spianata sommariamente ma, al contrario,
dovrà essere lasciata scabra, debitamente bagnata e ripulita dalle polveri che vi si depositeranno tra
un’operazione e l’altra, così da migliorare l’ancoraggio meccanico nella superficie a contatto.
Cordolo in muratura armata
In alternativa alla procedura precedente, si potrà mettere in opera un cordolo in muratura armata con
barre nervate Fe B 44 K in acciaio inossidabile o zincato (l’armatura dovrà essere di almeno 8 cm²).
Questa soluzione è accettabile dal momento che dà vita a cantieri che utilizzano materiali compatibili
con quelli esistenti (laterizio o pietre) e, allo stesso tempo, non creano discontinuità tra le murature,
evitando (in caso di eventi sismici) il frequente scorrimento in corrispondenza della superficie di
contatto muratura-cordolo; inoltre non crea problemi di ponte termico e presenta una buona
deformabilità verticale, che consente di scaricare i pesi sulle murature sottostanti evitando “l’effetto
trave” proprio dei cordoli in c.a. Per armare il cordolo dovranno essere, preferibilmente, utilizzate barre
ad aderenza migliorata in acciaio inossidabile o zincate (in alternativa si potrà utilizzare acciaio
normale preventivamente trattato con boiacca passivante anticarbonatante); di norma per un cordolo a
tre teste si utilizzerà una gabbia costituita da 2+2 φ 16 mm e staffe φ 8/200-255 mm mentre, per
cordoli più piccoli, potrà essere sufficiente armare con 2 φ 22-24 mm legati con 2 spille φ 8-10/200
mm; in questi casi assieme al mattone UNI sarà richiesto l’uso di quadrucci pieni (ovverosia elementi
di larghezza ridotta) così da lasciare lo spazio necessario per il collocamento delle barre di armatura.
L’altezza del cordolo sarà dettata dai disegni di progetto, comunque non potrà essere inferiore a
quattro filari di mattoni pieni con i rispettivi allettamenti di malta mentre, la larghezza minima, non dotrà
essere inferiore alle due teste.
Nel caso la copertura venga munita di soletta di cls, si renderà necessario provvedere l’armatura del
cordolo di staffe secondarie (minimo φ 8/400 mm) da collegare alla rete elettrosaldata della soletta
soprastante. Medesimo criterio verrà adottato in presenza di aggetti di gronda: in questo caso, la
gabbia di armatura, a supporto del cornicione, potrà essere “sagomata” seguendo le esigenze di
progetto.
Una soluzione di questo tipo non prevederà l’uso di casseforme lignee per il getto (costituito da calce
idraulica e sabbia silicea), in quanto i mattoni stessi faranno le veci di casseri a perdere, e, come tali,
risulteranno in grado di racchiudere la malta che avvolgerà l’armatura.
Cordolo in legno
La funzione di “cappello strutturale” potrà essere ottenuta anche tramite l’inserimento, in sommità alle
murature portanti, di una cordolatura in travi di legno, adeguatamente dimensionate seguendo le
prescrizioni di progetto (comunque non inferiore a 250x250 mm). Il legname utilizzato dovrà essere
netto, cioè esente da difetti, perfettamente stagionato (salvo diversa prescrizioni di progetto) e di
specie particolarmente dura e durevole (ad es. quercia o castagno). Il cordolo dovrà essere posato su
una muratura perfettamente livellata, solida e stabile, sarà ancorato alla muratura d’imposta mediante
barre filettate in acciaio inossidabile AISI 316L verticali o leggermente inclinate (minimo 1 φ 16 mm
inghisata in φ 26 mm sigillata con malta reoplastica, colabile, a ritiro compensato, intervallate ogni 5060 cm) di lunghezza variabile (lunghezza minima all’interno della muratura pari a 60 cm), fermate al
cordolo mediante dado con rosetta in acciaio inossidabile (il cui lato minimo sarà di 3 φ per uno
spessore minimo 0,3 φ); la rosetta dovrà appoggiare sul legno per tutta la sua superficie. La superficie
di contatto del cordolo con la muratura sarà isolata tramite un doppio foglio di neoprene (gomma
sintetica resistente all’azione nociva degli agenti atmosferici).
Tutte le travi di cordolo dovranno essere preventivamente trattate con specifici prodotti anti-fungo e
anti-muffa (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto nell’articolo specifico).
Cordolatura mediante applicazione di materiali compositi (FRP)
Qualora non fosse possibile procedere alla cerchiatura della muratura d’imposta del tetto seguendo le
tecniche descritte negli articoli precedenti si potrà ricorrere all’applicazione di nastri di FRP (Fiber
Reinforced Polymers): materiale composito costituito dall’unione di fibre (di carbonio, di vetro,
aramidiche) continue ad altissime proprietà meccaniche a trazione e di una matrice polimerica (per es.
resina epossidica bicomponente).
L’intervento prevede la cordolatura esterna mediante fasciatura (o wrapping) dell’apparecchio murario
con nastri (larghezza variabile tra i 20 e i 30 cm con peso del tessuto variabile dai 230 g/m² ai 500
g/m²) costituiti da fibre unidirezionali previste dagli elaborati di progetto (fibre di carbonio, fibre
aramidiche) combinate con i prescritti adesivi strutturali polimerici. Questo tipo di fasciatura presenta
sia il vantaggio di collegare le murature ortogonali chiudendo la “scatola muraria”, sia di assorbire le
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PARTE II
spinte orizzontali della copertura. I nastri saranno impregnati di resina epossidica seguendo il rapporto
medio, se non diversamente specificato, di 50% fibra, 50% resina. Dal momento che gli spigoli vivi
potranno comportare fenomeni di distacco e di esfoliazione dei nastri sarà opportuno,
preventivamente, smussarli con un raggio minimo di 2 cm (maggiore sarà il raggio, migliore sarà la
resistenza del sistema). A causa delle scarsa resistenza della resina agli agenti atmosferici sarà
necessario proteggere la zona di intervento con appropriati teli di plastica od altri tipi di barriere, sia
durante le fasi di lavoro sia dopo aver completato la procedura (almeno 24 ore e comunque fino a
quando il “materiale composito” non abbia completato la fase di indurimento).
Nel caso di apparecchi murari, fasciati con FRP, ed esposti direttamente alle radiazioni solari si
procederà all’applicazione di un’idonea pellicola a base di elastomeri puliuretanici (lavorabilità a 20 °C
60 min, temperatura minima di applicazione 5 °C, resistenza a trazione diretta ≥ 8 MPa, allungamento
a rottura 100-200%, indurimento al tatto a 20 °C 24 h) che presenti sia buone caratteristiche elastiche
sia resistenza all’azione degli agenti atmosferici. Questa protezione (disponibile in diversi colori) potrà
essere messa in opera solo dopo che risulterà completata la fase di indurimento iniziale della seconda
mano di adesivo epossidico. Nel caso in cui il progetto preveda di lasciare a vista la cerchiatura
sommitale si provvederà a scegliere, per la protezione, un tono di colore non troppo discordante dalle
tonalità circostanti.
Nel caso di interventi su apparecchi da ripristinare con finitura ad intonaco al fine di consentire
l’aggrappaggio dell’arriccio, si potrà ricorrere all’applicazione, sulla mano finale di resina non ancora
indurita, di uno spolvero di sabbia di quarzo. Per poter manifestare la presenza della fasciatura si
potranno utilizzare gli accorgimenti già, precedentemente descritti nell’articolo inerente il ripristino
delle lacune di intonaco.
Le prescrizioni sulla procedura operativa seguiranno quelle previste nell’articolo sul consolidamento di
volte mediante materiali compositi.
Iniezioni e cuciture armate
L’intervento verrà realizzato seguendo la procedura prevista nell’articolo sul consolidamento delle
murature con iniezioni armate. Normalmente sarà indicato per quegli edifici il cui apparecchio murario
a faccia vista risulti di particolare pregio o si presenti in un ottimo stato di conservazione, per cui la
messa in opera di cordoli in cemento armato o in muratura armata sommitale, risulti sconveniente.
3. Connessione tra i diversi elementi costituenti l’orditura
L’intervento si pone il fine di garantire un adeguato collegamento fra i diversi elementi strutturali
costituenti l’orditura, in quanto la sola eliminazione delle spinte dei falsi puntoni non è sufficiente a
contenere i possibili danni creati da scorrimenti e cadute degli elementi lignei.
3.1. Connessione mediante staffe e/o piastre metalliche
Al fine di migliorare o creare collegamenti tra i vari elementi lignei costituenti l’orditura primaria e
secondaria e seguendo le necessità dettate dal progetto, si potranno posizionare delle piastrine in
lamierino zincato (sezione minima 2x40 mm) ancorate sull’intradosso delle orditure minori (per es.
travicelli o mezzanelle) e in seguito ripiegate sulla superficie di appoggio di terzere o travi di colmo.
Queste piastre saranno ancorate alle strutture lignee attraverso viti autofilettanti o chiodi inox (minimo
3 φ 4 mm per ogni elemento). Se il progetto dovesse prevedere il collegamento, in corrispondenza
dell’orditura principale, (tramite tavola di legno o piatto metallico), di tutti i travicelli non si renderà
necessario collegarli tutti, ma sarà sufficiente vincolarne uno su tre; in caso contrario occorrerà
effettuare l’intervento su tutta l’orditura minuta. I correnti potranno anche essere collegati all’orditura
principale mediante vaschette metalliche zincate a doppio vano oppure attraverso angolari di lamiera
di acciaio (spessore minimo 5 mm) muniti eventualmente di squadretta di irrigidimento; entrambi i
dispositivi di ancoraggio saranno opportunamente fissati alle strutture lignee attraverso chiodi inox o
viti autofilettanti.
In alternativa per collegare i travicelli inclinati di falda alla trave di colmo o i falsi puntoni agli arcarecci
si potranno utilizzare delle staffe metalliche verticali ritorte sagomate a sella secondo i disegni di
progetto; in ogni caso si renderà necessario anche il posizionamento di un piatto metallico zincato
(sezione minima 2x50 mm) da collocare sull’estradosso dell’orditura e fissato a questa tramite tirafondi
filettati zincati (minimo 3 φ 10-12 mm lunghezza 120 mm per parte).
Sarà sempre consigliabile (nei casi in cui si renderà possibile) realizzare il collegamento tra puntoni
contrapposti, attraverso l’inserimento di doppio bullone in acciaio zincato a sezione circolare (minimo φ
14 mm su foro di φ 15 mm) e testa esagonale vincolato al legno con dado e rosetta in acciaio poggiata
sul legno per tutta la sua superficie.
3.2. Connessione mediante tavola e/o gattello in legno
Nel caso di scempiato costituito da pianelle o mezzane il collegamento tra l’orditura lignea verrà
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PARTE II
garantito dal posizionamento di una tavola in legno posta in sostituzione del filare di pianelle in
corrispondenza delle travi. Le tavole da impiegarsi dovranno essere prive di nodi, (rettificate con
piallatura sulle facce maggiori e su quelle di costa), di spessore uguale a quello delle pianelle
(comunque non inferiore a 25 mm) e verranno fissate ad ogni morale o travicello, attraverso chiodi ad
aderenza migliorata o viti autofilettanti in acciaio inox (φ 4/80-100 mm), ed irrigidite saltuariamente con
piastrine metalliche trasversali (sezione minima 5x35 mm) in grado di assorbire eventuali trazioni. Con
questa tecnologia si otterrà sia l’eliminazione di ogni sconnessione lungo il piano di falda, sia il
contenimento delle pianelle, altrimenti fermate solo dalla seggiola di gronda.
In alternativa per la connessione tra puntoni e arcarecci si potranno utilizzare gattelli in legno della
stessa essenza dei puntoni o di qualità più dura. Il gattello potrà essere realizzato con massello
trapezoidale largo circa 120-140 mm ed alto 70-100 mm, fissato con un tirafondo filettato di acciaio
zincato (φ 10-12 mm lunghezza 150 mm) sull’arcareccio e con due tirafondi (delle stesse
caratteristiche) sul puntone.
4. Irrigidimento e controventatura delle falde di copertura
L’intervento si pone lo scopo di migliorare o fornire una controventatura ed il conseguente irrigidimento
delle falde di copertura, al fine di garantire un comportamento cosiddetto a piastra.
4.1. Irrigidimento e controventatura mediante tavolato ligneo
La procedura risulta realizzabile in tutte le coperture semplici nelle quali il piano di appoggio del manto
di copertura si rilevi visibilmente deformato, in uno stato avanzato di degrado e male, o per niente,
ancorato all’orditura sottostante. Tale intervento risulta di facile esecuzione (non richiede, infatti,
manodopera specializzata), veloce ed a secco.
Dopo aver eseguito le operazioni preliminari di smontaggio della copertura si procederà alla posa in
opera del tavolato ligneo perfettamente stagionato, (ad es. abete o larice) di spessore indicato dai
disegni di progetto (comunque non inferiore a 25 mm) ed in funzione dell’interasse dei morali o
correnti, piallato, fissato a perfetto contatto e posizionato ortogonalmente alla pendenza di falda. Il
tavolato, che presenterà una maschiettatura da entrambi i bordi, sarà ancorato alla sottostante
struttura attraverso viti autofilettanti di acciaio inossidabile o chiodi inox filettati o scanalati (minimo φ 4
mm inseriti con trapani per chiodature oppure manualmente) cominciando dalla linea di gronda e
proseguendo, per corsi rigorosamente paralleli, fino a quella di colmo.
Si ricorda che tutto il legno che andrà posato in opera dovrà essere preventivamente trattato con
prodotti fungicidi e/o tarlicidi (per maggiori dettagli si rimanda a quanto detto nell’articolo specifico).
4.2. -Irrigidimento e controventatura mediante croci di Sant’Andrea
La procedura risulterà adatta per le strutture di copertura allorché occorra aumentare l’indeformabilità
del piano. L’intervento prevedrà il posizionamento di un “numero discreto” di controventature
conformate a croce di Sant’Andrea (o altra configurazione) costituite da strutture supplementari quali
tiranti in acciaio o in legno, necessariamente dotati di meccanismi di regolazione progettati secondo le
rispettive tecnologie. Nel caso frequente in cui i dispositivi non siano collocati su ogni campata, ma
solo in alcune, sarà necessario associare a questo intervento quello di connessione tra le orditure e le
strutture complementari con, ovviamente, maggior attenzione nelle campate prive di controventature.
Questo tipo d’intervento potrà essere collocato non solo sui piani di falda ma anche nel piano
d’imposta delle incavallature o in quello verticale longitudinale che passa tra i monaci delle capriate.
Questa tecnologia si rivela valida dal momento che non è troppo invasiva, non produce incrementi di
peso, consente la conservazione anche integrale della struttura originale (quando lo stato di
conservazione lo consente) e permette di migliorare la risposta strutturale all’eventuale evento
sismico.
Operativamente la procedura (per tiranti costituiti da piatti in acciaio, di norma più adatti per
leggerezza, modesto ingombro, misurato disturbo visivo e differenziazione totale dalla struttura
originale) prevedrà la messa in opera di collari e staffe di ritenuta dove agganciare i tiranti, costituiti
(seguendo le prescrizioni di progetto) da cavi nudi o rivestiti e protetti da guaine isolanti (in ogni caso
dovranno essere dotati di organi di regolazione, tipo tenditore a manicotto), o più frequentemente da
piatti in acciaio Fe 360 zincato a caldo, di sezione minima 5x80 mm. I punti dove “ancorare” i tiranti
dovranno essere sufficientemente resistenti e saldi da sostenere le nuove azioni senza incorrere in
successivi dissesti dell’unità strutturale; verranno, pertanto, scelte le sezioni prossime ai nodi, nei quali
la stessa unione delle membrane concorrenti garantisce un rincalzo della sezione (per scontate
ragioni di convergenza delle forze). Di norma la controventatura di falda sarà applicata ai puntoni in
corrispondenza degli appoggi ed in sommità; oppure, nel caso di controventatura costituita da piatti in
acciaio, potrà essere ancorata direttamente alla muratura d’ambito. I tiranti, saranno fissati a piastre
d’ancoraggio, preventivamente collegate alla muratura con tirafondi filettati AISI 316L (minimo φ 12
mm), preferibilmente mediante bullonatura.
In alternativa ai piatti metallici potranno essere utilizzate tavole di legno (ad es. faggio o larice),
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PARTE II
perfettamente stagionate, di spessore minimo 25 mm da fermare all’intradosso dell’orditura con viti
autofilettanti d’acciaio inossidabile (minimo φ 4 mm). Un limite di questo intervento risiederà nel fatto
che, modificando esteticamente l’aspetto dell’intradosso del coperto, non sempre risulterà applicabile.
4.3. Irrigidimento mediante caldana armata in cls
Obiettivo dell’intervento è di irrigidire il piano di copertura mediante una cappa in calcestruzzo.
L’operatore dovrà porre particolare attenzione alla realizzazione di un’adeguata collaborazione tra
soletta e morali lignei; tale connessione non dovrà presentare scorrimenti, potrà essere garantita da
connettori costituiti da vitoni tirafondi adatti per il legno con testa esagonale in acciaio zincato di
lunghezza di circa 100-150 mm e φ 8-10 mm. Dopo aver posizionato i connettori sui correnti ad una
distanza massima di 30 φ si posizionerà e si legherà a questi la rete in acciaio elettrosaldata di Fe B
38 K adeguatamente dimensionata (ad es. tondi φ 6 mm e maglia 200x200 mm).
Si procederà infine al getto della soletta collaborante con calcestruzzo alleggerito (con argilla espansa
o vermiculite di granulometria 1-8 mm) isolante, avente i requisisti richiesti dagli elaborati di progetto
(peso asciutto in opera di 950 kg/m³, conducibilità termica a secco 0,24 W/mK, classe di lavorabilità
S3 (semifluido), classe 0 di resistenza al fuoco) con, in ogni caso, uno spessore minimo di 5 cm.
Questa soletta, oltre ad assolvere il compito di controventatura e, grazie alla rete elettrosaldata, di
ripartizione di carichi, assolverà anche il compito di regolarizzare il piano di falda, dato da non
sottovalutare in quanto, frequentemente, fonte di infiltrazioni di acque meteoriche con conseguente
degrado dei materiali.
5. Fissaggio elementi sporgenti
L’intervento è indirizzato verso tutti gli elementi aggettanti dalle coperture come comignoli, antenne,
abbaini, torrini ecc.
I manufatti che fuoriescono dal piano di copertura con vasta superficie di appoggio ed alto peso,
proprio come comignoli ed abbaini, andranno fissati alla base attraverso un profilato ad “L” di
dimensioni minime 100x8 mm e lunghezza uguale alla dimensione del manufatto da ancorare. Tale
profilato verrà ancorato all’impalcato di copertura (costituito, a seconda dei casi, da tavolato in legno,
da pianelle in cotto o da soletta in cls) attraverso 4 tirafondi in acciaio zincato, minimo φ 10 mm di
lunghezza tale da essere fissati all’intradosso dell’impalcato con dado ad una contropiastra in acciaio
di sezione minima 8x80 mm.
Altri elementi leggeri e snelli, come antenne o aste per bandiere, dovranno essere messi in opera
sull’impalcato attraverso una piastra in acciaio zincato (dimensione minima 10x300x300 mm) munita
di asola ad incastro di dimensioni tali da poter posizionare la base del manufatto in oggetto. La
suddetta piastra sarà ancorata all’impalcato mediante 4 viti tirafondi seguendo la procedura descritta
sopra. In caso di elementi alti si renderà necessario posizionare, ad un’opportuna distanza dalla base
del manufatto, una o più piastre, (seguendo le prescrizioni della D.L.) di analoghe dimensioni alle quali
saldare un dispositivo regolabile (ad es. i tenditori tradizionali con cavetto e morsetti di bloccaggio in
acciaio zincato) per controventare l’estremità libera dell’elemento da fissare.
Successivamente all’ancoraggio di queste piastre si dovrà porre particolare attenzione ai raccordi tra i
piani verticali con quello “orizzontale” di copertura posizionando appositi faldali, o gusci di raccordo, al
fine di evitare infiltrazioni di acque meteoriche.
6. Rigenerazione di testate di travi e nodi di incavallature
L’intervento verrà eseguito allorché la testa di una trave risulti deteriorata in modo avanzato, (tanto da
compromettere la stabilità dell’intera unità strutturale con il rischio di coinvolgere, per l’azione che le
strutture ausiliari esercitano, quelle adiacenti) e, pur non garantendo un adeguato appoggio, non si
ritenga opportuno operare la sostituzione totale della struttura, sia per ragioni estetiche, sia
economiche che logistiche (difficoltà della procedura di sostituzione). Prima di effettuare qualsiasi
operazione sostitutiva e/o consolidante parziale o integrale, dovrà essere effettuata una scrupolosa
campagna diagnostica del manufatto al fine di verificare lo stato conservativo della trave e la sua reale
efficienza statica.
A questa categoria di intervento appartengono diverse tecniche esecutive, alcune condivisibili (quelle
cioè che impiegano prevalentemente legno come gli incalmi o legno lamellare in opera) altre
accettabili con riserva, come quelle che prevedono la ricostruzione della testata della trave mediante
getto di betoncino epossidico e protesi costituite da barre in acciaio inossidabile o vetroresina.
6.1. Ricostruzione mediante protesi in legno
La procedura si effettuerà dall’estradosso della trave; previa puntellatura della struttura, con ritti
regolabili da cantiere, si rimuoveranno nelle zone limitrofe alla testa della trave le porzioni del
pavimento o del manto di copertura con i relativi tavolati di supporto ed eventuali travetti o morali
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PARTE II
dell’orditura secondaria; infine si scoprirà la testa della trave liberandola dall’ammorsatura del muro. Si
eseguirà, seguendo le indicazioni di progetto, un’accurata pulizia al fine di evidenziare la parte
danneggiata e si procederà ad asportare le parti deteriorate (marcescenti) del legno che, a giudizio
della D.L., non potranno essere risanate; si ricorda che sarà esplicitamente vietato l’uso dell’accetta.
La creazione d’appropriate protesi in legno potrà essere eseguita seguendo diverse tecniche, in ogni
caso l’obiettivo dell’intervento, oltre al ripristino dell’efficacia del collegamento esistente, sarà quello di
mantenere, per quanto sarà possibile, l’articolazione e la duttilità originale del nodo. Il materiale ligneo,
da mettere in opera per l’integrazione, dovrà essere d’eccellente qualità (anche superiore a quella del
materiale originale), privo di difetti, a bassa umidità (non dovrà superare il 6-10%); inoltre dovrà
essere, se sarà possibile, della stessa specie legnosa o, altrimenti, di una specie altrettanto dura e
durevole. Tutto il legname utilizzato dovrà essere preventivamente trattato con prodotti biocidi.
Protesi con legno lamellare ”artigianale”
L’operazione prevederà la creazione di teste di travi o nodi di capriate tramite legno lamellare
artigianale eseguito in cantiere mediante la posa in opera di tavolette (di norma della stessa specie
legnosa e di uno spessore di circa 25 mm) attaccate gradualmente sul legno originario e tra loro. Tra
queste fasce di legno sarà possibile inserire delle lamine in acciaio inossidabile 18/8 AISI 304L (in
alternativa delle barre d’acciaio inossidabile filettate o ad aderenza migliorata) sigillate con adesivo
epossidico a consistenza tissotropica (caratteristiche meccaniche medie: resistenza a trazione 18-20
N/mm², resistenza a compressione 45-55 N/mm², resistenza a flessione 30-60 N/mm², modulo elastico
4000 N/mm²). Questa tecnica presenterà il vantaggio di una possibile, quanto parziale reversibilità; di
contro è una tecnica lenta e talvolta onerosa (è consigliabile che la procedura sia eseguita da
manodopera specializzata) inoltre, normalmente, si rileva difficile aumentare i carichi d’esercizio
mantenendo le sezioni originali.
Protesi con guance
La procedura sarà messa in opera sia per fornire resistenze aggiuntive, a complemento di quelle
perse, alle strutture degradate da agenti biologici, sia per infondere la rigidezza all’intera unità
strutturale che ha perduto, in esercizio, le proprietà geometriche originali a causa dell’insufficiente
dimensionamento, par carico eccessivo o per fluage.
L’intervento potrà essere interpretato come una sorta di placcaggio laterale (il calcolo della trave verrà
condotto per unica sezione, somma delle singole sezioni) costituito dall’aggiunta di “guance” lignee,
composte da tavole di legno duro o strisce di pannelli di compensato multistrato per usi strutturali sui
bordi della struttura (nel caso di riconferire la rigidezza perduta sarà necessario applicare lamine
parallele estese per tutta la luce della membratura) o del nodo, eseguendo le connessioni nelle parti
sane delle membrane. Il ricorso a questi pannelli sarà consigliabile in quanto, in essi, il ritiro dei fogli
componenti sarà compensato dalle direzioni alternativamente perpendicolari delle fibre, inoltre
presenterà il vantaggio di utilizzare sezioni esigue ed evitare l’attacco di parassiti. La specie legnosa
dovrà, preferibilmente, essere la stessa della membratura ma, se ciò non risultasse possibile, si potrà
optare per altra specie con accentuate caratteristiche meccaniche. Questa procedura verrà utilizzata,
prevalentemente, per il rinforzo di strutture secondarie dove gli sforzi non hanno ordini di grandezza
elevati e dove presentando sovente sezioni non rigorosamente uguali per tutti gli elementi, l’eventuale
lieve aumento di spessore potrà essere accetto; nel caso in cui la struttura fosse sottoposta anche a
sforzi di torsione l’operazione sarà sconsigliata.
Queste lamine di compensato ligneo, messe in opera già forate, dovranno essere incollate alla
struttura originale mediante adesivo epossidico ed ancorate mediante barre filettate in acciaio
inossidabile AISI 316L fermate con dadi ciechi (minimo 2 φ 10 mm inghisato in φ 14 mm) o viti
autofilettanti in acciaio inossidabile seguendo le indicazioni di progetto; talvolta potrà essere
necessario mettere in opera anche cerchiature, in special modo in presenza di sezioni sottoposte a
momento flettente (per maggiori specifiche sull’inserimento di cerchiature si rimanda all’articolo
specifico).
Specifiche
Nel caso in cui le guance fossero costituite da tavole di legno duro sarà necessario disporle in modo
da contrastare il naturale ritiro del legno, pertanto se i dispositivi di collegamento saranno posti in
vicinanza o direttamente agenti sui bordi, la tavola dovrà essere posta in modo che la concavità degli
anelli di accrescimento sia rivolta verso l’interno così da contrastare l’imbarcamento; mentre se i
collegamenti saranno posizionati in corrispondenza dell’asse longitudinale la disposizione sarà
opposta, ovverosia con gli anelli di accrescimento rivolti verso l’esterno.
Protesi con incalmi
L’intervento si baserà sulla tecnica dell’incalmo, ovverosia la sostituzione della parte degradata con
una protesi di legno massiccio stagionato della stessa specie di quello originale, unita al moncone
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PARTE II
sano mediante una giuntura verticale da realizzarsi con profili ad incastro (ad es. a metà legno retto od
obliquo, a dardo di Giove, a forchetta ecc.) sagomato seguendo le prescrizioni di progetto o specifiche
delle D.L. (di norma la lunghezza dell’incastro varia dalle 2 alle 3 altezze della trave). Al fine di
migliorare questa unione si potranno utilizzare delle appropriate cravatte metalliche o dei bulloni in
acciaio inossidabile (minimo 2 φ 10 mm inghisate in φ 11 mm, i fori per i bulloni potranno avere un
diametro massimo aumentato di solo 1 mm rispetto al diametro del bullone stesso) a sezione circolare
e testa esagonale vincolati al legno con dado cieco e rondella in acciaio con diametro minimo 3,5 φ
(con diametro uguale al diametro del bullone) e spessore di almeno 0,3 φ (in ogni caso non inferiore ai
4 mm). I bulloni dovranno essere stretti in modo tale che gli elementi siano ben serrati e, se sarà
necessario, dovranno essere ulteriormente stretti quando il legno avrà raggiunto il suo contenuto di
umidità di equilibrio. Una regola pratica per calcolare la distanza tra le barre stabilisce una misura
minima di 7 φ e comunque non inferiore a 10 cm.
Una variante a questa procedura, per testate di travi, prevederà il taglio a 45° (in ogni caso compreso
tra 30° e 60°) della struttura lignea degradata, con la conseguente messa in opera della protesi in
legno massiccio. Le due parti saranno vincolate da barre nervate Fe B 44 K in acciaio inossidabile, il
numero minimo consigliato, dall’Eurocodice 5, sarà di 2+2 φ 12 mm inghisati in φ 16 mm (il diametro
del foro consigliato sarà pari al diametro nominale della barra scelta + 4 mm) per una lunghezza
minima di ancoraggio, (consentita dall’EC5, UNI ENV 1995) di 200 mm (la lunghezza minima
consentita dall’EC5 è la massima fra 0,4 x φ 2 della barra e 8 x φ). Queste barre verranno posizionate
in altrettanti fori o scassi laterali (distanza minima tra centro della barra ed i bordi laterale,
inferiore/superiore della sezione 2,5 x φ = 35 mm) realizzati nella trave e nella protesi, tramite trapani o
frese, vincolate alla struttura lignea tramite adesivo strutturale epossidico (caratteristiche meccaniche
medie: resistenza a trazione 18-20 N/mm², resistenza a compressione 45-55 N/mm², resistenza a
flessione 30-60 N/mm², modulo elastico 4000 N/mm²), in caso di scassi laterali, saranno richiuse con
un tassello in legno che, consentendo una finitura con pialletto, permetterà di raggiungere una buona
risoluzione estetica.
In caso di ripristino degli elementi di una capriata lignea la procedura sarà identica a quella sopra
descritta ad eccezione dell’inclinazione del taglio della parte degradata che sarà in funzione della
sollecitazione principale che la struttura dovrà assolvere: per la catena l’inclinazione sarà di circa 60°
per meglio trasmettere lo sforzo di taglio, per i puntoni (o altra struttura prevalentemente compressa)
sarà indicato operare un taglio a 90° (giunto testa a testa).
6.2. Ricostruzione mediante concrezioni epossidiche ed elementi di rinforzo
Questo tipo di intervento dovrà essere eseguito solo in caso di vera necessità e quando non si possa
realmente intervenire con sistemi meno invasivi. L’intervento si effettuerà dall’estradosso della trave e
seguirà le medesime procedure preliminari del precedente, ad eccezione della possibilità, se
espressamente richiesta dalla D.L., di lasciare uno strato superficiale di legno in modo da assumere la
funzione di casseratura, almeno parziale, del successivo getto. Si praticheranno dei fori nel legno
sano aventi profondità ed inclinazione dettate dal progetto; previa pulizia del foro mediante
aspirazione dei trucioli si inseriranno, seguendo le indicazioni di progetto, le barre in acciaio
inossidabile Fe B 44 K ad aderenza migliorata o filettate (ad es. φ 12 mm inghisato in φ 16 mm) o in
vetroresina per una lunghezza minima di 50 cm e si posizioneranno le eventuali staffe φ 8/200 mm (di
acciaio inossidabile) di completamento dell’armatura; infine si provvederà al getto riempitivo in
conglomerato di resina epossidica normalmente caricato con inerti o fibre. Questo composto dovrà
essere capace di trasmettere sforzi di taglio nell’ordine di grandezza di quelli sopportati dal legno
massiccio (circa 2-3 N/mm²).
L’eventuale casseratura potrà essere rimossa solo a presa avvenuta (circa una settimana), mentre la
puntellatura potrà essere dismessa previa ricostruzione della breccia e maturazione del getto.
Questa tecnica ha, indubbiamente, il vantaggio di essere relativamente economica, rapida e versatile
senza alterare significativamente (specie se è possibile lasciare l’involucro della trave) l’estetica della
trave, di contro, specie se adoperata per ricostruire interi nodi di capriate, può rivelarsi pericolosa a
causa del mutamento della ripartizione delle tensioni interne. Inoltre, il valore antisismico dei
collegamenti delle aste lignee, indotto dalla duttilità del collegamento stesso, viene a mancare.
7. Consolidamento di travi mediante cerchiature
La procedura si rivolgerà a strutture sottoposte a sollecitazioni non elevate interessate da rotture,
deformazioni o in ogni caso fessurate, purché queste non siano attaccate da funghi, insetti o altre
patologie debilitanti i tessuti legnosi. Questa tecnica si baserà sul ricollegamento di porzioni distaccate
attraverso l’operazione combinata di viti autofilettanti e di cerchiature metalliche. Sarà una procedura
totalmente reversibile che non richiederà alcuno smontaggio dell’unità strutturale.
Previo puntellamento dell’unità strutturale si procederà all’immissione perpendicolare, alla superficie di
rottura (così da essere sollecitate, in prevalenza a taglio e trazione), delle viti autofilettanti (operazione
da compiere a mano e con il sussidio di idonee dime lignee) in eventuali perfori eseguiti con trapano a
sola rotazione munito di punta notevolmente più sottile del gambo della vite. L’uso del trapano potrà
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PARTE II
essere d’aiuto anche per sondare i tessuti legnosi, non si potrà, infatti, utilizzare questa procedura in
presenza di rotture nette con tessuti legnosi affetti da attacchi biocidi (inconsistenza del legno). Le viti
(minimo φ 6-8 mm) dovranno, preferibilmente, essere d’acciaio inossidabile (o in ottone) così da
presentare, oltre alla resistenza alla corrosione, particolare proprietà di durezza del filetto e
un’eccellente attitudine al taglio. La lunghezza sarà in rapporto alla sezione della struttura e seguirà le
disposizioni di progetto, in ogni caso la parte liscia del gambo dovrà essere circa pari alla parte
separata della trave più vicina alla testa della vite stessa.
La cerchiatura sarà composta, se non diversamente specificato dagli elaborati di progetto, da due
bracci piatti in acciaio inossidabile AISI 304L (uniti da viti di serraggio e di regolazione rivolte in basso
per facilitare la regolazione) sagomati a sella (al fine di escludere sollecitazioni nocive sui bordi della
struttura in fase di bloccaggio e di esercizio) nelle parti (superiori ed inferiori) a contatto con la trave,
ma con l’interposizione di idonei materiali (tavole di legno duro, strisce di compensato per usi
strutturali ecc.) adatti a diffondere le tensioni ed evitare il contatto diretto tra acciaio e legno, sovente
fonte di condense, a tal fine anche i bracci laterali saranno tenuti separati dal legno mediante
interposizione di foglio in neoprene.
Art. 4.8 - IMPERMEABILIZZAZIONE COPERTURE
Art. 4.8.1 – Operazioni di Impermeabilizzazione ed isolamento coperture
1. Copertura ventilata
L’intervento si pone lo scopo di fornire un adeguata impermeabilizzazione e isolamento ai coperti in
legno. Le casistiche sono molteplici in ogni caso si dovrà mettere in opera un sistema
d’impermeabilizzazione ed isolamento atto a realizzare un tetto ventilato. Una copertura si può definire
ventilata (superficie di aerazione almeno 1/5 della superficie totale del manto) quando il manto di
copertura si distacca dallo strato isolante, creando un’intercapedine che permetta una costante
circolazione d’aria dalla gronda fino alla linea di colmo (allo stesso tempo si devono evitare correnti
trasversali). I vantaggi di una costante ventilazione sono molteplici:
– riduzione della trasmissione di calore all’interno del sottotetto;
– omogeneità della temperatura dell’aria tra la faccia inferiore e quella superiore del coppo, con
conseguente riduzione di shock termici, a favore del degrado dei coppi;
– eliminazione di eventuale umidità tra il coppo e l’impermeabilizzazione, con il vantaggio di avere il
pacchetto tetto asciutto;
– eliminazione della formazione di condensa che favorisce l’insorgenza di muffe e la conseguente
riduzione della vita dei coppi;
– miglioramento dell’isolamento termico in quanto evita che il materassino isolante si inumidisca.
La camera d’aria potrà essere ricavata con diverse soluzioni tecniche anche se la casistica può essere
semplificata in due gruppi:
a) intercapedine con pannelli,
b) intercapedine con lastre ondulate o regoli.
1.1. Manto di copertura su pannelli
L’intervento potrà essere adottato per tutti i manti di copertura (coppi e canali, embrici e coppi, tegole
marsigliesi, lastre di ardesia, tegole canadesi ecc.) grazie alla messa in opera di particolari pannelli
modulari, (leggeri, robusti e facili da posare) composti da una lastra termoisolante (costituita a
seconda delle esigenze da polistirene estruso, polistirene espanso sintetizzato o sughero
termopressato) di densità variabile dai 25 kg/m³ ai 35 kg/m³ per le lastre di polistirene, fino a 200
kg/m³ per quelle in sughero, conducibilità termica (λ) W/mk 0,033-0,036, munita di distanziatori
troncoconici o parallelepipedi del medesimo materiale e battentatura sui quattro lati. Gli spessori della
lastra e dei relativi distanziatori potranno variare secondo le esigenze di progetto (spessore lastra
minimo 40 mm massimo 80 mm; distanziatore minimo 40 mm massimo 60 mm). Il pannello sarà
completato con una lastra di OSB (Oriented Strand Board) idroresistente (spessore 10 mm)
solidamente assemblata ai distanziatori al fine di formare un supporto piano (una sorta di assito
facilmente pedonabile) comodo ed affidabile per la successiva messa in opera di qualsiasi manto di
copertura. Il piano in multistrato, trattato con prodotti anti-muffa e anti-parassiti, permetterà la diretta
posa in opera del manto di copertura; in ogni caso, se non vietato da prescrizioni di progetto o
indicazioni della D.L., sarà opportuno impermeabilizzare il piano attraverso guaine bituminose
ardesiate saldate a caldo, oppure con membrane permeabili al vapore posate a secco.
La circolazione d’aria sarà garantita in gronda dalla posa in opera di laterizi forati schermati da pettine
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PARTE II
parapassero in pvc di altezza adeguata (h = 95-125 mm) o, più semplicemente da rete, a maglia
stretta, di ottone od altro materiale idoneo; sulla linea di colmo si garantirà la fuoriuscita d’aria
posando apposite bocchette in plastica (di sagoma variabile a seconda del tipo di manto montato)
ovvero posando un laterizio forato tagliato a dimensione opportuna e fissato con malta. In alternativa
potrà essere messo in opera un listone ligneo, distanziato e fissato al pannello (o alla sottostante
caldana in cls) con idonee staffe metalliche zincate. Sul listone, protetto da una grembialina
impermeabile e traspirante (larghezza media 300-400 mm), verranno fissati i ganci fermacolmo, e,
successivamente, le tegole di colmo. Al fine di evitare correnti trasversali i pannelli dovranno essere
tamponanti sui lati dove non sarà prevista la ventilazione; la tamponatura potrà essere eseguita con gli
stessi elementi forati utilizzati sulla linea di gronda, posti in opera sul lato pieno o con analoghi sistemi
di tamponatura riportati dalle disposizioni di progetto o indicazioni della D.L.
I pannelli si potranno posare direttamente sulla caldana in cls o sull’assito in legno o cotto, saranno
ancorati con punti di incollaggio, viti autofilettanti o chiodi da carpentiere solo in caso di pendenza
superiore al 30%: in presenza di queste pendenze si renderà necessario agganciare gli elementi di
copertura con appositi ganci fermacoppo sagomati ad “S” di acciaio inossidabile o zincati a sezione
piatta o circolare (è, comunque, buona norma utilizzare sempre i ganci fermacoppo). La posa in opera
partirà dalla linea di gronda per poi risalire fino al colmo; i pannelli dovranno essere accostati fra loro
avendo cura di garantire la continuità dello strato isolante specie negli eventuali tagli a misura
(displuvi, compluvi, colmi), tagli che potranno essere eseguiti facilmente con normali attrezzi da
cantiere.
In presenza di tetti a padiglione le falde di testa dovranno essere provviste, nella parte sommitale, di
dispositivi aeratori di copertura. La procedura prevedrà la foratura del piano in OSB mediante una
fresa a tasca di diametro di circa 100 mm al fine di inserirvi una curva in pcv o, preferibilmente in
cotto, del medesimo diametro. Questa bocchetta dovrà essere sigillata ovvero, protetta mediante
appositi faldali di raccordo al manto impermeabilizzante e dovrà altresì essere dotata di rete in ottone
parapasseri e/o insetti.
La posa in opera del manto di copertura avverrà in maniera tradizionale, la prima fila di coppi sulla
linea di gronda potrà essere tranquillamente tamponata con malta di calce, in quanto la ventilazione
sarà garantita dal sottostante elemento di battuta (laterizio forato).
1.2. Manto di copertura su lastre ondulate o regoli
L’intervento simile a quello descritto nell’articolo precedente si differenzia per alcuni elementi: il
pannello isolante, della medesima natura di quello precedente (spessore medio 40-60 mm), non sarà
munito di distanziatori ma soltanto di battenti sui quattro lati.
La ventilazione sarà garantita dalla posa in opera di idonee lastre sottocoppo costituite da un
monostrato di fibre organiche bitumate (spessore variabile da 2 a 2,6 mm) opportunamente ondulate,
secondo le indicazioni di progetto, così da agevolare il perfetto alloggiamento degli elementi di
copertura (coppi, embrici, tegole marsigliesi). La posa di queste lastre su assito di legno o caldana in
cls avverrà per file parallele, partendo dall’angolo inferiore della copertura, opposto ai venti dominanti,
salendo via via verso il colmo; le sporgenze in gronda non dovranno superare i 2-4 cm. La prima lastra
sarà posizionata a battuta di una griglia parapasseri in lamiera 20/10 preverniciata, precedentemente
chiodata (in ragione di 4-5 fissaggi a ml) al listello di controseggiola (sulla linea di gronda) con una
sporgenza all’interno del canale di gronda di circa 2 cm (al fine di permettere la percolazione
dell’acqua); in alternativa si potranno utilizzare appositi pettini in pvc. L’ancoraggio delle lastre avverrà
attraverso un adeguato fissaggio meccanico (sempre sul vertice dell’onda) con chiodi in acciaio
inossidabile (φ 3 mm lunghezza 60-120 mm) muniti di guarnizione in polietilene; il numero e la
disposizione dei chiodi, variabile a seconda della ventosità della zona, sarà dettata da specifiche della
D.L., di norma i fissaggi saranno posizionati in due file parallele al senso della sovramonta trasversale
(non inferiore ai 10-15 cm) in sommità ad ognuno dei lati delle lastre; la terza fila verrà posizionata al
centro di ogni lastra (per una lastra di 200x100 cm occorreranno, in media, dai 5 ai 10 chiodi al metro
quadrato a seconda delle condizioni climatiche). La sovrapposizione laterale delle lastre sarà di
un’onda.
La ventilazione sul colmo verrà garantita da apposite bocchette di ventilazione posizionate tra i coppi o
attraverso la messa in opera di dispositivi per la sopraelevazione degli elementi di colmo (listello di
legno) così come descritto nell’articolo precedente.
La messa in opera del manto di copertura potrà avvenire tramite l’ausilio di appositi ganci fermacoppo,
in acciaio inossidabile, sagomati ad “S” da posizionare sulla griglia in gronda (lunghezza 50 mm), con
il fine di impedire in maniera semplice e sicura lo scivolamento dei coppi e dei canali e lungo la falda
(lunghezza circa 90-105 mm), per permettere una sovrapposizione costante dei manufatti; in caso di
elevate pendenze o prescrizione di progetto si potrà ancorare una fila di coppi ogni 5-6 tramite un
gancio rompitratta di lunghezza superiore ai 300 mm.
In alternativa alla lastra ondulata, per posizionare in maniera tecnicamente corretta le tegole si potrà
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
utilizzare un’orditura minuta supplementare (da montare sopra il pannello isolante munito di apposite
guide) costituita da correnti e listelli in legno (dim. circa 50x25-30 mm) orditi nei due sensi e
sovrapposti (preventivamente trattati con prodotti insetticida e fungicida) o, più semplicemente, da dei
profilati sagomati ad omega (Ω) in metallo zincato e traforati al fine di far circolare l’aria. Entrambi i
dispositivi dovranno essere distanziati in funzione della tegola o del coppo che andrà montato
(distanza variabile dai 24 ai 33 cm). Il primo listello in gronda, al fine di effettuare una corretta messa
in opera delle tegole, dovrà essere, ovviamente, maggiorato in altezza.
I pannelli isolanti utilizzati, generalmente, per quest’ultima procedura saranno realizzati in schiuma
rigida di poliuretano espanso a cellule chiuse, ricoperti da un involucro impermeabilizzante in fibra
minerale ovvero da una lamina di alluminio goffrato, lo spessore varierà da un minimo di 50 mm, ad un
massimo di 85 mm, densità 35 kg/m³, conducibilità termica (λ) W/mk 0,026-0,030. I pannelli saranno
battentati sui quattro lati al fine di agevolare la messa in opera; eventuali raccordi in punti particolari
(compluvi, displuvi) si eseguiranno tramite iniezioni di schiuma poliuretanica; sarà, comunque,
consigliabile sigillare tutte le giunture dei pannelli con apposite bande autoadesive a freddo in
alluminio bitumato.
2. Impermeabilizzazione terrazze a tasca
La procedura sarà rivolta a quei manufatti che necessiteranno di operazioni di impermeabilizzazione al
fine di ripristinare la tenuta all’acqua ed eliminare le eventuali infiltrazioni ai vani sottostanti.
La procedura prevedrà lo smontaggio della pavimentazione (si veda articolo specifico) compreso
l’eventuale zoccolino battiscopa, la sottostante malta d’allettamento e l’eventuale massetto di
pendenza (saranno categoricamente da evitare smontaggi e demolizioni di solette collaboranti).
Successivamente previa asportazione di parti friabili, polvere e qualsiasi sostanza estranea dalla
superficie della soletta, la procedura prevedrà la regolarizzazione delle irregolarità e la eventuale
correzione delle pendenze (che non dovranno essere inferiori al 2%) mediante la posa in opera di un
massetto (minimo 3 cm) in conglomerato dosato a 2,5 q di calce idraulica naturale NHL 5 e sabbia
grossa (granulometria: 2 parti 1,5-5 mm + 1 parte 0,5-1,2 mm) o aggregati alleggeriti tipo argilla
espansa o vermiculite (granulometria 1-5 mm); il massetto dovrà essere tirato a regolo, battuto e
spianato seguendo i livelli stabiliti dagli elaborati di progetto; dovrà, inoltre, essere lasciato stagionare
per il tempo necessario (almeno 3 giorni) e le eventuali lesioni che si manifestassero andranno
riempite con boiacca di calce idraulica.
Su questo piano si procederà alla messa in opera dell’impermeabilizzazione utilizzando se non
diversamente specificato dagli elaborati di progetto, una guaina liquida elastomero bituminosa
all’acqua (prodotto a consistenza liquida a base di bitumi con elastomeri e filler in dispersione
acquosa, allungamento a rottura ca. 1000%, resistenza alte temperature >150 °C, flessibilità a freddo
–10 °C, resistenza a trazione long. 16 N/cm² e trasv. 20 N/cm², tempo di essiccazione superficiale ca.
1 h) stesa a pennello o a rullo in due mani, a distanza di 24 ore una dall’altra, (diluita con il 5% di
acqua per un consumo di circa 1 kg al metro quadrato) in uno spessore massimo di 1 mm per ogni
mano. I piani orizzontali dovranno essere raccordati con quelli verticali (così da ottenere una perfetta
tenuta impermeabile del sistema) tramite l’utilizzo d’appositi faldali o gusci (ad es. nastro di poliestere
gommato fermato ed in seguito verniciato con la medesima guaina liquida) al fine di evitare infiltrazioni
di acque meteoriche.
Ad impermeabilizzazione perfettamente secca s’incollerà (mediante la stessa resina bituminosa) un
foglio di tessuto non tessuto in poliestere imputrescibile da 170 g/m² (caratteristiche minime: punto di
rammollimento >150 °C, peso ca. 1,2 kg/m², flessibilità a freddo –10 °C, stabilità di forma a caldo >120
°C, carico di rottura a trazione long. 800 N/5 cm, trasv. 370 N/5 cm, allungamento a rottura long. 30%,
trasv. 50%) allo scopo sia di proteggere il manto impermeabile sia per assolvere il compito di supporto
poroso per la successiva adesione del collante (o d’altro impasto indicato dalla D.L.) delle nuove
piastrelle di rivestimento. La procedura terminerà con la posa in opera del pavimento
precedentemente smontato ovvero con elementi nuovi, se quelli originali non potranno essere
recuperati, indicati negli elaborati di progetto; particolare cura dovrà essere eseguita nella sigillatura
delle fughe (di norma non dovranno superare i 3 mm) con impasto indicato dagli elaborati di progetto,
in alternativa si potrà utilizzare una boiacca liquida a base di cemento bianco (eventualmente
pigmentato con ossidi colorati massimo 10%) con l’eventuale aggiunta di lattice acrilico al fine di
conferire un minimo d’elasticità alla boiacca.
Avvertenze
Durante la procedura (in special modo dopo l’asportazione del massetto di pendenza o dopo la prima
mano d’impermeabilizzante) sarà sempre necessario (anche in estate) predisporre idonee protezioni
temporanee della zona d’intervento al fine di evitare eventuali infiltrazioni d’acqua (nei vani sottostanti)
causate da precipitazioni piovose.
3. Impermeabilizzazione corticale di copertura piana
La procedura sarà rivolta a quelle coperture che necessiteranno di operazioni di impermeabilizzazione
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PARTE II
corticale, così da ripristinare la tenuta all’acqua ed eliminare le eventuali infiltrazioni ai vani sottostanti,
la procedura operativa seguirà quella descritta per l’impermeabilizzazione delle terrazze ad eccezione
di alcuni passaggi.
Preparazione del piano di posa
Rimozione della vecchia guaina (per vecchia s’intende che abbia perso gli oli plastificanti), e di
eventuali depositi superficiali, successivo ciclo di pulitura con acqua in pressione della superficie da
trattare allo scopo di rimuovere sporco, polvere e qualsiasi altra sostanza estranea (per maggiori
dettagli si rimanda a quanto detto nell’articolo sulla pulitura mediante macchina idropulitrice).
Impermeabilizzazione
Previa posa in opera di eventuale profilo prefabbricato di arrotondamento dello spigolo fra piano
orizzontale e verticale o esecuzione di un guscio di malta con le medesimi funzioni, si procederà a
stendere su tutte le superfici da impermeabilizzare una mano di primer a base di bitume ossidato e
solventi in ragione di circa 300 g/m², applicato a pennello, rullo o a spruzzo. Successivamente si
applicherà lo strato di impermeabilizzazione, costituito, secondo gli elaborati di progetto, da una
membrana bitume-polimero elastoplastomerica dello spessore minimo di 4 mm, armata con tessutonon-tessuto di poliestere da filo continuo, caratteristiche medie: flessibilità a freddo di –15 °C, carico a
rottura long. 970 N/5 cm e trasv. 690 N/5 cm, allungamento a rottura long. 45% e trasv. 48%.
L’applicazione dei teli sarà effettuata in totale aderenza per sfiammatura con cannello a gas propano,
a cavallo delle giunzioni dell’isolante termico, con sovrapposizioni minime laterali di 10 cm e di testa di
circa 15 cm, saldate a fiamma; inoltre, la membrana dovrà anche essere risvoltata sugli eventuali piani
verticali (ad es. muretti di colmo, parapetti ecc.) per almeno 10 cm oltre il livello della finitura prevista e
dovrà essere incollata a fiamma.
Lo strato di protezione sarà costituito (se non diversamente specificato dagli elaborati di progetto) da
una seconda membrana bitume-polimero elastoplastomerica dello spessore di 4 mm, armata con
tessuto non tessuto di poliestere da filo continuo e rivestita con scagliette d’ardesia (di colore variabile
secondo le disposizioni di progetto), avente una flessibilità a freddo di –15 °C, carico a rottura long.
930 N/5 cm e trasv. 720 N/5 cm, allungamento a rottura long. 45% e trasv. 50%. Anche questa
membrana sarà applicata a fiamma in totale aderenza sullo strato sottostante, ma a teli sfalsati di 50
cm rispetto a questo; le sovrapposizioni lungo l’apposita banda di sormonto saranno saldate a fiamma.
La membrana ardesiata dovrà, infine, essere risvoltata sugli eventuali piani verticali per almeno 20 cm
oltre il livello previsto per le acque e dovrà essere incollata a fiamma.
Le eventuali testate di muretti di colmo, parapetti, cornicioni ed aggetti dovranno essere protette da
idonea scossalina sommitale in lamiera zincata (spessore 8/10) e verniciata nel colore scelto dalla
D.L., (in alternativa, specialmente in ambiente marino dove sarà consigliabile evitare lamierini zincati,
si potranno utilizzare altri materiali metallici facilmente lavorabili come il rame e il piombo) ancorata
alla struttura e successivamente ripiegata seguendo il profilo da ricoprire. La lamiera sagomata dovrà
presentare risvolti a gocciolatoio e dovrà essere fissata alla muratura con perni e grappe in ottone da
inghisare nella muratura tramite idonei sigillanti elastomerici.
Nel caso l’elemento da proteggere sia di notevoli dimensioni, ovvero presenti una curvatura
compless,a sarà opportuno eseguire dei tagli al fine di far seguire l’andamento dell’elemento alla
protezione; le vari parti dovranno, comunque, essere sovrapposte e fissate con l’aiuto di graffette.
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PARTE II
CAPITOLO 5 – LAVORI DI RESTAURO
ARCHITETTONICO
Art. 5.1 – ASPORTAZIONI
5.1.1 - Asportazione di tinte
1. Raschiatura parziale di tinte
La procedura ha lo scopo di rimuovere parziali strati di coloriture staccate o in fase di distacco
(coloriture organiche) evitando di intaccare gli strati superficiali del sottofondo nonché eventuali
coloriture ancora ben aderenti al supporto (soprattutto quando si tratta di coloriture inorganiche).
Prima di procedere con l’intervento di raschiatura dovranno essere eseguite delle prove preliminari
circoscritte a più punti della superficie da asportare in modo da poter verificare l’effettiva adesione
della tinta al supporto; per questo risulterà opportuno realizzare campioni, di 10 cm di lato, suddivisi, a
loro volta, in porzioni di grandezza variabile (da 2 mm a 1 cm di lato), tramite l’ausilio di righe
metalliche. Nel caso in cui le parti che si distaccano conseguentemente all’operazione di quadrettatura
risultino inferiori al 20% della superficie campione potrà essere realizzata una raschiatura parziale,
contrariamente, in riferimento a quanto prescritto dalla D.L., la raschiatura potrà essere anche totale.
L’operazione di raschiatura dovrà essere realizzata ricorrendo a mezzi meccanici (spatole, raschietti,
bisturi ecc.) facilmente controllabili e non traumatici per il supporto. In presenza di rinvenimenti di strati
sottostanti di pitture organiche la procedura potrà essere ripetuta così da poter valutare l’eventuale
possibilità di rimuoverli.
2. Raschiatura totale di tinte
L’operazione di raschiatura totale della tinta dovrà, necessariamente, essere preceduta sia dalle
indagini preliminari esplicate nella procedura inerente la raschiatura parziale di tinte sia da ulteriori
accertamenti diagnostici e stratigrafici: per questo l’Appaltatore dovrà provvedere a fornire la
strumentazione idonea per consentire tali verifiche in riferimento a quanto riportato negli specifici
articoli. L’intervento, poiché potrà essere compiuto oltre che meccanicamente (seguendo le indicazioni
riportate nella procedura di raschiatura parziale) anche chimicamente o a fiamma, potrà essere
effettuato solo dopo aver comprovato l’effettiva tenuta del supporto a stress chimici e termici. La
selezione della metodologia di rimozione (chimica o a fiamma) potrà essere fatta solo dopo aver
eseguito delle prove campione sulla superficie in modo da poter essere in grado di comparare il
risultato raggiunto dalle diverse risoluzioni valutandone, al contempo, i relativi vantaggi e svantaggi.
Raschiatura chimica
La raschiatura con sistemi chimici prevedrà la stesura superficiale di prodotti decapanti ricorrendo
all’uso di pennelli; i prodotti dovranno essere prescelti seguendo le specifiche indicazioni della D.L., e
applicati previa protezione di tutto ciò che potrebbe danneggiarsi durante l’applicazione del prodotto. Il
decapante verrà applicato e tenuto in opera in riferimento a quanto desunto dalle prove preliminari
eseguite sui campioni. A reazione avvenuta il prodotto dovrà essere rimosso dalla superficie,
mediante strumentazione meccanica (raschietti). La superficie dovrà essere, infine, lavata (seguendo
le indicazioni riportate negli specifici articoli) così da asportare qualsiasi traccia residua di decapante
evitandone l’essiccazione sul supporto.
5.1.2 - Discialbo manuale
Operazione di asportazione manuale di strati di pitture o tinte soprammesse alla superficie decorata o
dipinta, eseguita previa indagine stratigrafica al fine di delimitare con esattezza la zona di intervento.
Se non diversamente specificato, l’operazione di discialbo dovrà essere eseguita mediante mezzi
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PARTE II
meccanici (bisturi, piccole spatole, lame, raschietti, vibroincisori ecc.), impacchi chimici (pasta di
cellulosa e carbonato di ammonio) o con idonei solventi (ad es. acetone, cloruro di metilene, miscela
3A, miscela 4A, essenza di trementina, alcool etilico ecc.) capaci di asportare gli strati di pitture o tinte
soprammesse alla superficie decorata senza recare alcun danno. L’operazione in oggetto dovrà,
necessariamente, essere limitata alle sole superfici previste dal progetto ovvero indicate dalla D.L. Al
termine della procedura di discialbo tutte le eventuali porzioni di dipinto murale rinvenuto, a
prescindere dallo stato di conservazione, dovranno, obbligatoriamente, essere conservate.
Specifiche
La scelta delle varie tipologie di discialbo dovrà essere attentamente valutata sia per mezzo di provecampione, sia di indagini preliminari. Queste ultime si renderanno necessarie al fine di accertare: del
dipinto celato dallo scialbo la tecnica di esecuzione (ad affresco, a mezzo fresco, a secco) e lo stato di
conservazione ovvero la presenza di eventuali patologie di degrado (quali ad es. risalite capillari,
efflorescenze saline, distacchi del dipinto dal supporto ecc.) mentre, dello strato da asportare,
potranno essere appurate le caratteristiche tecnologiche (scialbatura a tempera o calce su affresco,
scialbatura a tempera o calce su decorazioni a secco, pellicola polimerica su superficie decorata molto
compatta e poco permeabile, pellicola polimerica su affresco, pellicola polimerica su dipinto a secco) e
la relativa adesione al supporto dipinto.
Avvertenze
In linea generale dovrà sempre essere osservata la regola secondo la quale il prodotto (ovvero la
tecnica) da impiegare dovrà essere il più solvente ma, allo stesso tempo, il più blando e il meno
tossico. Per ulteriori specifiche sull’uso dei solventi si rimanda a quanto specificato nell’articolo
inerente l’“approccio alla pulitura mediante solventi”; per quanto concerne, invece, il discialbo manuale
“meccanico” si rimanda all’articolo inerente la “pulitura meccanica”.
1. Scialbatura a tempera o a calce su superfici decorate ad affresco
La procedura prevedrà il discialbo mediante bisturi, lame e spatole di modeste dimensioni aiutandosi,
eventualmente, con idonea lente di ingrandimento. L’operatore dovrà aver cura di rimuovere
esclusivamente lo strato soprammesso senza asportare alcuna parte del dipinto sottostante. Nel caso
in cui lo strato da rimuovere presentasse un legante debolmente organico e, allo stesso tempo, il
supporto del dipinto si rilevasse poco permeabile, potrà essere consentito inumidire la superficie
mediante impacchi di polpa di cellulosa con fibre da 200-1000 mm (o con altro supportante ritenuto
idoneo dalla D.L.) e carbonato di ammonio (in soluzione satura ovvero in idonea diluizione) o acqua
distillata così da allentare l’adesione dello strato da rimuovere dal supporto pittorico. Passato il tempo
necessario si potrà rimuovere la scialbatura mediante bisturi o altro mezzo meccanico ritenuto idoneo
dalla D.L. La procedura dovrà terminare con la pulitura, per mezzo di tampone inumidito con acqua
deionizzata, delle superfici scoperte.
2. Scialbatura a tempera o a calce su superfici decorate o dipinte a secco
La procedura prevedrà il discialbo mediante bisturi, lame e spatole di modeste dimensioni aiutandosi
eventualmente con idonea lente di ingrandimento. L’operatore data la “fragilità” degli strati su cui
dovrà operare, dovrà aver particolare cura di rimuovere esclusivamente lo strato soprammesso senza
asportare alcuna parte del dipinto sottostante.
3. Scialbatura polimerica su superfici decorate molto compatte
Nel caso di superfici decorate molto compatte e poco permeabili (come da es. stucchi, finti marmi
ecc.) con scialbatura costituita da pellicole polimeriche sarà preferibile l’utilizzo di appropriato solventgel che, in fase di prove preliminari, avrà dato il risultato migliore. Previa adeguata pulitura a secco
della superficie si procederà all’applicazione, mediante pennelli, del solvent-gel sulla superficie nella
quantità necessaria valutata attraverso le prove preliminari (di norma sarà sufficiente 0,6 l/m²).
Trascorso il tempo stabilito sarà possibile rimuovere il solvent-gel dalla superficie insieme alla pellicola
polimerica per mezzo di spatole o modesti raschietti. Sarà cura dell’operatore porre particolare
attenzione nel rimuovere il gel al fine di non asportare ovvero graffiare e danneggiare porzioni del
supporto decorato. In presenza di superfici particolarmente degradate e/o modellate sarà necessario
porre particolare attenzione nel compire l’operazione di discialbo.
La procedura dovrà terminare con una doppia operazione di pulitura della superficie scoperta: la prima
per mezzo di tampone inumidito con il solvente utilizzato per il discialbo (così da rimuovere ogni
eventuale avanzo di lavorazione), la seconda con acqua distillata così da garantire la completa
pulitura del supporto.
Nel caso risultasse necessario e sempre dietro specifica indicazione della D.L. la suddetta operazione
potrà essere ripetuta in modo da riuscire ad eliminare tutte le tracce di pellicola polimerica.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Specifiche sui materiali
L’utilizzo di solventi gelificanti nelle operazioni di pulitura di superfici policrome sarà da preferire, dal
momento che consentirà di ottenere un’azione più controllata e selettiva sullo strato da rimuovere,
oltre ad una minore volatilità dei solventi stessi e maggiore sicurezza per l’operatore.
4. Scialbatura polimerica su superfici decorate ad affresco
La procedura sarà simile a quella decritta all’articolo precedente salvo per la preparazione del
supporto che potrà essere trattato con impacco di polpa di cellulosa (1000 mm) o di altro supportante
ritenuto idoneo dalla D.L. e carbonato di ammonio in soluzione satura (ovvero in idonea diluizione) al
fine di inumidire lo strato di intonaco e limitare la penetrazione dei successivi solventi. La rimozione
della pellicola polimerica avverrà per mezzo di solvent-gel individuati nelle preliminari campionature o
per mezzo di solventi veicolati da addensanti quali metilcellulosa (per solventi polari) da utilizzarsi in
concentrazione dal 2 al 4% p/v o etilcellulosa (per solventi apolari o a bassa polarità) da utilizzarsi in
concentrazione dal 6 al 10% p/v. L’operazione potrà essere rifinita per mezzo di discialbo manuale
meccanico mediante bisturi e piccole lame.
La procedura dovrà terminare con una doppia operazione di pulitura della superficie scoperta: la prima
per mezzo di tampone inumidito con il solvente utilizzato per il discialbo (così da rimuovere ogni
eventuale avanzo di lavorazione), la seconda con acqua distillata così da garantire la completa
pulitura del supporto.
Specifiche sui materiali supportanti ed addensanti
Questi prodotti garantiscono la gelificazione del solvente in modo da mantenerlo localizzato sulla
superficie del manufatto policromo. In questo modo rendono l’operazione di pulitura più selettiva e,
allo stesso tempo, impediscono la penetrazione del solvente negli strati sottostanti, inoltre riducono il
processo d’evaporazione diminuendo l’inalazione del solvente da parte dell’operatore. In linea
generale gli addensanti dovranno essere lavorati ed applicati a pennello per tempi variabili secondo il
caso e rimossi a secco o con un tampone leggermente imbevuto di solvente senza lasciare residui
dannosi per l’opera. La densità finale del gel sarà controllata dall’operatore a seconda delle esigenze
specifiche. I supportanti fondamentalmente si dividono in due categorie: addensanti cellulosici
(metilcellulosa, etilcellulosa) e solvent-gel. La scelta di gelificare un solvente con un addensante
cellulosico anziché per mezzo di solvet-gel potrà discendere da molteplici fattori come, ad esempio,
l’eventuale presenza di materiali particolarmente sensibili all’acqua renderà gli addensanti cellulosici
preferibili ai solvent-gel che, al contrario, risulteranno più idonei (grazie all’azione blandamente
tensioattiva) per procedure di pulitura più generiche di superfici pittoriche e non.
5. Scialbatura polimerica su superfici decorate a secco
L’operazione di discialbo si rivelerà molto delicata vista la “fragilità” degli strati su cui dovrà operare e
verrà indicata dalle prove preliminari di pulitura eseguite precedentemente l’intervento suddetto. Nel
caso in cui la “scialbatura polimerica” si dovesse presentare con un basso contenuto di polimero, si
seguirà la stessa procedura indicata per gli affreschi, avendo cura di scegliere un solvente che non
danneggi i pigmenti utilizzati per la decorazione a secco.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
Art. 5.2 – PRECONSOLIDAMENTI
Premessa metodologica
Nel susseguirsi delle procedure operative il preconsolidamento deve essere considerato come
l’operazione antecedente la pulitura. Si basa, in pratica, sul ristabilimento preventivo delle proprietà di
compattezza di quelle porzioni di materiale disgregato o polverizzato, già visibili in fase di progetto o
individuate dopo la prima asportazione di depositi superficiali, che potrebbero essere danneggiate
durante i successivi cicli di pulitura. Un’operazione di preconsolidamento potrebbe essere necessaria
in presenza di depositi calcarei o patine nerastre tenacemente aderenti ad un concio di pietra molto
fragile (frantumato, scagliato, attaccato dalle solfatazioni); in questo caso, prima della pulitura, devono
essere eseguiti interventi preliminari di tutela tramite, ad esempio, la messa in opera di “ponti” di
collegamento al fine di rendere tali frammenti nuovamente solidali. L’intervento di preconsolidamento
ha, normalmente, lo scopo di fornire stabilità provvisoria a supporti particolarmente decoesi sui quali
sono necessari interventi successivi di pulitura (anche abbastanza aggressivi) incompatibili con
l’attuale stato conservativo, estremamente precario della superficie. Il preconsolidamento deve
operare, essenzialmente, come presidio dei frammenti di materiale e allo stesso tempo non deve
intervenire sui depositi o patine da asportare. Non di rado per eseguire quest’operazione si utilizzano
tecniche e metodi propri del consolidamento anche se nel primo caso la “terapia” è sovente
concentrata su zone puntuali di superficie mentre nel consolidamento è lecito procedere anche su
zone più ampie di materiale degradato.
Art. 5.2.1 – Operazioni di preconsolidamento dei materiali lapidei
Con il termine “materiale lapideo” dovranno sempre essere intesi (in accordo alle raccomandazioni
NorMaL) oltre che i marmi e le pietre propriamente detti, anche gli stucchi, le malte, gli intonaci
(affrescati, dipinti a secco, graffiti) ed i prodotti ceramici come laterizi e cotti.
1. Generalità
Le operazioni di preconsolidamento richiederanno maestria di messa in opera e, talvolta, potranno
essere ripetute con tempi piuttosto lunghi così da permettere ai collanti utilizzati di fare presa (prima di
iniziare i cicli di pulitura) pena la perdita di frammenti e scaglie originali. Questa procedura avrà una
funzione esclusivamente preventiva e conservativa; a questo proposito, saranno da preferire adesivi
deboli e chimicamente reversibili, ovvero quei prodotti che potranno essere sciolti nuovamente ed
asportati facilmente o paste molto magre (rapporto legante inerte molto basso).
Dovrà essere vietato effettuare qualsiasi procedura di preconsolidamento e/o utilizzo di prodotti, anche
se prescritti negli elaborati di progetto, senza la preventiva esecuzione di campionature pre-intervento
eseguite sotto il controllo della D.L.; ogni campione dovrà, necessariamente, essere catalogato ed
etichettato; su tale etichetta dovranno essere riportati la data di esecuzione, il tipo di prodotto e/o le
percentuali dell’impasto utilizzato, gli eventuali solventi e di conseguenza il tipo di diluizione (se si
tratterà di emulsioni ovverosia miscele di due liquidi rapporto volume/volume) o di concentrazione (se
si tratta di soluzioni cioè scioglimento di un solido in un liquido rapporto peso/volume) utilizzati, le
modalità ed i tempi di applicazione.
2. Ponti di malta magra e/o resina
Questo tipo di operazione, che sovente precederà la procedura di stuccatura o sigillatura dei conci di
pietra, avrà il compito di “mettere in sicurezza” e rendere solidali tra loro tutte quelle scaglie, frammenti
o fratture dei conci lapidei che altrimenti potrebbero distaccarsi o andare perduti durante le operazioni
di pulitura. Al fine di sorreggere scaglie lapidee leggere, non più ampie di una mano, si potrà
impiegare come collante una malta magra (l’impasto dovrà contenere poca calce, così da essere più
facilmente rimosso dopo la pulitura) con rapporto calce inerte 1:4 o 1:5 con granulometria molto fine
(carbonato di calcio o polvere di pomice) in piccole porzioni. Queste deboli stuccature potranno essere
stese con spatole a doppia foglia piatta o con cazzuolini e dovranno essere posizionate, se non
diversamente specificato, come ponti di collegamento tra i frammenti in fase di distacco e la massa
principale; potrà, inoltre, risultare vantaggioso scegliere una malta che presenti, dopo la presa, un
colore in forte contrasto con l’apparecchio limitrofo così da essere ben identificabile come stuccatura
provvisoria.
In alternativa si potrà utilizzare il medesimo impasto (sia a base di malta sia a base di resine
sintetiche) pensato per le stuccature definitive (per maggiori dettagli si rimanda agli articoli specifici
riguardanti le stuccature e i consolidamenti) ma, in questo caso, l’impasto dovrà essere steso in modo
molto puntuale al fine di mettere in opera solo i “ponti di collegamento” che verranno in seguito
completati da operazioni successive alla pulitura.
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CAPITOLATO SPECIALE TEATRO PICCINNI
PARTE II
3. Velinatura con garza di cotone o carta giapponese
Questo tipo di intervento, potrà essere utilizzato in presenza di pellicole pittoriche in fase di distacco o
elementi lapidei particolarmente esfoliati, erosi o disgregati al fine di preservarli da, se pur lievi,
abrasioni causate dall’eventuale passaggio di un pennello per un trattamento preconsolidante,
consolidante o dall’azione abrasiva di una pulitura ad acqua. Le scaglie saranno assicurate mediante
bendaggi provvisionali di sostegno: si procederà in modo progressivo mettendo in opera “fazzoletti” di
garza di cotone (comuni compresse di garze sterili), di tela grezza (da scegliere in base alla
pesantezza e alle dimensioni del frammento in oggetto) o fogli di carta giapponese di pochi centimetri
di lato (da 6 a 12) fermati con resina acrilica in soluzione o in dispersione (per quanto riguarda la
soluzione un buon esempio sarà costituito da una resina acrilica tipo Paraloid al 20% p/v, in solvente
volatile come acetone, così da favorire una rapida presa o sempre al 20% in un diluente nitro; mentre
per la dispersione si potrà utilizzare una emulsione acrilica tipo Primal B60A al 5% v/v), oppure con
una soluzione acquosa al 3% di alcool polivinilico (ad es. Gelvatol) o acetato di polivinile.
Questa sorta di “filtro”, realizzato con fogli di carta giapponese, potrà essere messo in opera anche in
presenza di impacchi pulenti (a base di polpa di cellulosa o di argille assorbenti) allorché si operi su
strutture particolarmente porose o decoese.
Specifiche sui materiali
La carta giapponese è una carta molto leggera a base di fibre di riso, dotata di robustezza disponibile
in commercio in diversi spessori e pesi minimo 6 gr/m² massimo 110 gr/m². Queste carte si rilevano
utili oltre che per le velinature anche come “filtro” per operazioni di pulitura su superfici delicate o in
avanzato stato di degrado.
Alcool polivinilico: Sostanza ad alto peso molecolare, solubile in acqua, alla quale si impartisce forte
viscosità e proprietà emulsionanti. Si rileva poco solubile in solventi organici e viene sovente utilizzato
in miscele di acqua e alcool etilico denaturato (in soluzioni dal 3 al 10%) nelle operazioni di
preconsolidamento per fissaggi di scaglie e/o frammenti oppure per fissaggi mediante velinature con
garza di cotone o carta giapponese.
Acetato di polivinile: Resina sintetica termoplastica, preparata per polimerizzazione dell’acetato di
vinile, a sua volta ottenuto da acetilene e acido acetico. Utilizzata in soluzione dal 3 al 10% in alcool
etilico o isopropilico oppure in miscele a base di acido etilico denaturato e acqua come fissativo di
pellicole pittoriche o per eseguire “ponti di cucitura” di frammenti di scaglie decoese. Punto di
rammollimento: 155-180 °C; viscosità a 20 °C della soluzione al 20% in estere etilico dell’acido
acetico: 180-240 mPas.
4. Nebulizzazione di miscele di silicato di etile
La procedura (simile a quella descritta nell’articolo sul consolidamento mediante silicato di etile) potrà
essere utilizzata sia per la riadesione di scaglie e micro frammenti pericolanti sia in presenza di
fenomeni di polverizzazione e decoesione della superficie lapidea e, si porrà come obiettivo quello di
fissare temporaneamente il materiale. L’operazione consisterà nella nebulizzazione o, preferibilmente,
nell’applicazione con pennello a setola naturale morbida di miscela d’esteri dell’acido silicico (silicato
di etile) in percentuale variabile in ragione del supporto. In linea di massima potranno essere prese
come percentuali di riferimento quelle normalmente utilizzate per il consolidamento per impregnazione
abbassandole leggermente (in linea generale si potrà utilizzare una quantità paria a circa 400-500
g/m² per il consolidamento d’apparecchi in cotto, e 200-300 g/m² per superfici intonacate con malta di
calce). Su superfici particolarmente decoese o in presenza di scaglie di pellicola pittorica sarà
consigliabile interporre tra il pennello e il materiale fazzoletti di carta giapponese così da creare un
filtro a protezione dell’azione abrasiva, se pur in minima parte, del pennello.
5. Applicazione di sospensioni di idrossido di calcio
La procedura sarà rivolta, in modo particolare, agli intonaci di calce o alle pitture murali, allorché si
manifesteranno fenomeni di polverizzazione del colore o esfoliazione di strati pittorici così da garantire
sia la riadesione del pigmento sia della pellicola al supporto. Il preconsolidamento si baserà
sull’applicazione di sospensioni, direttamente sulle superfici, di soluzioni stabili d’idrossido di calcio in
solventi inorganici (alcoli alifatici), le particelle veicolate dal solvente penetreranno all’interno delle
porosità superficiali così da produrre un nuovo processo di presa all’interno della matrice. Il solvente
sarà da preferire all’acqua in quanto quest’ultima renderà la sospensione nettamente più instabile
provocando una velatura biancastra sulle superfici trattate, inoltre il solvente avrà il vantaggio di far
decantare l’idrossido di calcio in tempi più lunghi (circa 16-18 ore contro gli appena 30-40 minuti delle
soluzioni acquose). In ogni caso se si vorrà utilizzare l’acqua sarà consigliabile formulare soluzioni
utilizzando acqua distillata. Le sospensioni potranno essere preparate con concentrazioni molto
variabili in ragione del supporto da consolidare, sarà, comunque, consigliabile iniziare da sospensioni
abbastanza diluite per poi spingersi a soluzioni più concentrate fino ad arrivare ad una crema di una
certa consistenza.
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PARTE II
Il trattamento eseguito, con l’ausilio di pennello a setola morbida, in una due o più riprese, (intervallate
generalmente da qualche giorno ed aumentando la concentrazione della soluzione), fino ad
assorbimento totale del supporto rientrerà in quelli di consolidamento corticale in quanto le particelle,
pur di ridotte dimensioni, non riusciranno a penetrare nel materiale in profondità (ca. 2 mm). La
procedura non risulterà adatta per le superfici che presentano depositi polverulenti o grassi, in quanto
sostanze potenzialmente solubili e pertanto diffondibili all’interno della matrice porosa. Su pitture
murali o, più in generale, su supporti particolarmente decoesi sarà necessario interporre fazzoletti di
carta giapponese che verranno rimossi dopo circa un’ora dall’applicazione.
Specifiche
Le possibili velature bianche (che potranno emergere anche solo dopo poche ore dal trattamento)
potranno essere eliminate (a meno che non sia previsto un successivo trattamento protettivo con
prodotti a base di calce tipo scilabature o velature alla calce) con spugnature o tamponature di acqua
distillata o con impacchi, di qualche ora (circa 6-10 h) di polpa di cellulosa inumidita sempre da acqua
distillata (per maggiori dettagli si rimanda agli articoli specifici sulle puliture).
6. Micro-iniezioni di miscele a bassa pressione
Questo tipo di operazione sarà indirizzato verso la riadesione di modeste parti di intonaco o scaglie di
laterizio sollevate. Queste micro-iniezioni potranno essere effettuate in prossimità di piccole fessure,
lacune o fori già presenti sulle superfici intonacate, in assenza di queste si potranno creare dei
microfori con l’ausilio di idonei punteruoli o micro-trapani manuali. Previa pulitura della fessurazione
con una miscela di acqua deionizzata ed alcool (5:1 in volume), con lo scopo di creare dei canali nella
parte retrostante e, al contempo, di verificare l’eventuale esistenza di lesioni o fori da dove la miscela
consolidante potrebbe fuoriuscire, si procederà all’iniezione, con l’ausilio di normali siringhe di plastica
(da 10 cc o 20 cc), procedendo attraverso i fori o le soluzioni di continuità poste nella parte più bassa
per poi avanzare, verso quelle più in alto.
Per gli intonaci, se non diversamente specificato negli elaborati di progetto, si potrà utilizzare iniezioni
di una miscela composta da calce aerea diluita con percentuale del 5-10% di resina acrilica
eventualmente caricata con carbonato di calcio o metacaolino micronizzato ed addittivata con
gluconato di sodio, o, nei casi di distacchi più consistenti (ad es. scaglie di laterizio), con polvere di
cocciopesto vagliata e lavata o sabbia silicea ventilata; in caso d’estrema urgenza o di murature
umide, si potrà utilizzare calce idraulica naturale NHL 2 esente da sali solubili, additivata con cariche
pozzolaniche ventilate; in questo modo si potrà ottenere un solido ancoraggio nel giro di 20-30 minuti.
All’operazione di preconsolidamento, ad esempio, di una porzione consistente d’intonaco spanciato
che minaccia di distaccarsi totalmente dal supporto, sarà utile affiancare quella di presidio provvisorio
temporaneo facilmente realizzabile con la messa in opera, alla distanza di circa 2-3 cm, di un tavolato
continuo in legno protetto nella faccia verso il manufatto da un foglio di alluminio o da un film plastico
in polietilene (tipo Domopak); infine, lo spazio tra presidio e l’interfaccia dell’intonaco
(precedentemente protetto con foglio di alluminio) sarà riempito da materiale morbido tipo
gommapiuma (o in alternativa da schiuma di poliuretano).
Specifiche sui materiali
Le resine acriliche, come del resto le emulsioni acriliche pure (ovvero al 100%), potranno essere
utilizzate in dispersione acquosa (ovvero un miscuglio eterogeneo contenente una percentuale
variabile di resina acrilica o di emulsione acrilica pura) sia come legante per pigmenti naturali e/o
sintetici in polvere, sia come additivo per malte da sigillatura o iniezione (se non diversamente
specificato per un impasto di calce ed inerti in rapporto di 1:3 si aggiungerà 5-10% di emulsione
acrilica) conferendo a questi impasti un più veloce indurimento in superficie, un miglioramento delle
caratteristiche fisico-chimiche (tenacità, durezza, resistenza nel tempo ed agli agenti chimici,
resistenza all’abrasione, alla trazione, alla compressione, alla flessione, all’impatto ed agli effetti del
gelo) e un netto aumento di adesività su materiali quali laterizio, legno e cemento.
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PARTE II
Art. 5.3 – PULITURE
Premessa metodologica
La pulitura di una superficie si deve prefiggere lo scopo di rimuovere la presenza di sostanze estranee
patogene, causa di degrado, limitandosi alla loro asportazione. Il lato estetico non deve incidere sul
risultato finale, l’intento della pulitura non deve essere quello di rendere “gradevole” l’aspetto della
superficie ma, bensì, quello di sanare uno stato di fatto alterato. Si ritengono, perciò, inutili, nonché
dannose, puliture insistenti che potrebbero intaccare la pellicola naturale del materiale formatasi nel
corso degli anni, puliture mosse, generalmente, dalla volontà di restituire al materiale il suo aspetto
originario. Tenendo conto che anche la risoluzione meno aggressiva causa sempre una seppur
minima azione lesiva sul materiale, è opportuno che le operazioni siano ben calibrate e graduali,
procedendo per fasi progressive su più campioni, in questo modo l’operatore può verificare l’idoneità
della tecnica prescelta e, allo stesso tempo, determinare quando l’intervento deve essere interrotto.
I metodi di pulitura sono diversi in relazione al tipo di materiale sul quale s’interviene e alla sostanza
che s’intende asportare, per questo motivo, la scelta deve essere fatta basandosi su delle indagini
preventive in modo da poter avere un quadro informativo puntuale sia sulla natura dei degradi, ed il
loro relativo livello d’insistenza, sia sulla consistenza fisico-materica del supporto; in molti casi, infatti,
il processo chimico che innesca il degrado è strettamente correlabile alla natura del materiale.
Rimuovere le sostanze estranee da un manufatto che presenta un degrado molto avanzato può
comportare un aggravarsi dello stato di fatto per cui, prima dei lavori di pulitura, è opportuno
intervenire con un preconsolidamento puntuale delle parti precarie così da evitare di danneggiare
frammenti decoesi, esfoliati o indeboliti e, allo stesso tempo, di attaccare una superficie instabile con
acqua e/o prodotti chimici che potrebbero peggiorare la situazione.
Art. 5.3.1 – Operazioni di Pulitura materiali lapidei
Con il termine “materiale lapideo” dovranno sempre essere intesi (in accordo alle raccomandazioni
NorMaL) oltre che i marmi e le pietre propriamente detti, anche gli stucchi, le malte, gli intonaci
(affrescati, dipinti a secco, graffiti) ed i prodotti ceramici come laterizi e cotti.
1. Generalità ed esecuzione di prove di pulitura
Prima di eseguire le operazioni di pulitura è opportuno attenersi a delle specifiche procedure al fine di
salvaguardare l’integrità del materiale e, allo stesso tempo, prepararlo in modo da garantire l’efficacia,
più o meno incisiva, dell’intervento. Le operazioni preliminari comprendono:
– analisi puntuale e dettagliata della consistenza dei materiali da pulire al fine di avere un quadro
esplicativo relativo alla loro natura, compattezza ed inerzia chimica;
– analisi dei prodotti di reazione, così da poter identificare la loro effettiva consistenza, la natura e la
reattività chimica;
– preconsolidamento (preferibilmente reversibile) se si riscontra la necessità, del materiale prima di
iniziare la pulitura;
– esecuzione delle prove prescelte su campioni di materiale;
– analisi dei risultati ottenuti sulla superficie campione prima di estendere le operazioni di pulitura a
tutta la superficie.
Lo scopo che ogni operazione di pulitura, indipendentemente dal sistema prescelto, deve prefiggersi è
quello di asportare dalla superficie ogni tipo di deposito incoerente, in particolar modo quelli che
possono proseguire il deterioramento del materiale. La facilità o difficoltà dell’asportazione e, di
conseguenza, il ricorso a metodologie più o meno aggressive, dipende strettamente dalla natura del
deposito stesso:
– depositi incoerenti (particellato atmosferico terroso o carbonioso) che non risultano coesi con il
materiale o derivati da reazione chimica, depositati per gravità, o perché veicolati dalle acque
meteoriche o di risalita (efflorescenze saline);
– depositi incoerenti (particelle atmosferiche penetrate in profondità, sali veicolati dall’acqua di
dilavamento ecc.) che tendono a solidarizzarsi alla superficie del materiale tramite un legame
meccanico, non intaccando, però, la natura chimica del materiale;
– strato superficiale derivato dalla combinazione chimica delle sostanze esterne (volatili o solide) con
il materiale di finitura; i prodotti di reazione che ne derivano sono, ad esempio, le croste (prodotti
gessosi) e la ruggine (ossidi di ferro).
La rimozione dei depositi incoerenti presenti sul materiale che, a differenza delle croste, non intaccano
la natura chimica del materiale, potrà essere eseguita ricorrendo a dei sistemi meccanici semplici,
facili da applicare come ad esempio: stracci, spazzole di saggina, scope, aspiratori ecc. integrati, dove
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PARTE II
il caso specifico lo richiede, da bisturi, piccole spatole e lavaggi con acqua; invece nel caso in cui si
debbano asportare depositi solidarizzati con il materiale, sarà conveniente ricorrere a dei cicli di
pulitura più consistenti come, ad esempio, tecniche di pulitura a base d’acqua, pulitura con impacchi
acquosi o con sostanze chimiche, pulitura meccanica, pulitura mediante l’uso di apparecchi
aeroabrasivi, sabbiatura controllata ecc.
Ogni qualvolta si utilizzeranno sistemi di pulitura che implicheranno l’uso di considerevoli quantitativi
d’acqua (spray di acqua a bassa pressione, idropulitura, acqua nebulizzata, acqua atomizzata ecc.)
dovrà essere pianificato in sede di cantiere, prima di procedere con l’intervento, il sistema di raccolta e
di convogliamento del liquido e dovrà essere prevista la protezione (mediante l’utilizzo di teli
impermeabili) delle parti che, non essendo interessate dall’operazione di pulitura (serramenti, vetri
ecc.), potrebbero essere danneggiate durante la procedura.
Ogni procedura di pulitura, in special modo se caratterizzata dall’utilizzo di prodotti specifici anche se
prescritti negli elaborati di progetto, dovrà essere preventivamente testata tramite l’esecuzione di
campionature eseguite sotto il controllo della D.L.; ogni campione dovrà, necessariamente, essere
catalogato ed etichettato; in ogni etichetta dovranno essere riportati la data di esecuzione, il tipo di
prodotto e/o le percentuali dell’impasto utilizzato, gli eventuali solventi e di conseguenza il tipo di
diluizione (se si tratterà di emulsioni, ovverosia miscele di due liquidi, rapporto volume/volume) o di
concentrazione (se si tratterà di soluzioni, cioè scioglimento di un solido in un liquido, rapporto
peso/volume) utilizzati, le modalità ed i tempi di applicazione.
2. Sistemi di pulitura per gli elementi lapidei
I materiali lapidei rientrano nella categoria dei materiali a pasta porosa e come tali risentono
particolarmente dell’azione disgregatrice operata dalle condizioni al contorno. La superficie,
generalmente lavorata, a contatto con gli agenti atmosferici è sottoposta ad una serie di lente
trasformazioni chimiche-fisiche che portano, nel corso degli anni, alla formazione di una patina
superficiale, non dannosa, una sorta di protezione naturale che si limita ad alterare solo l’aspetto
cromatico del materiale. Attualmente, le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera ostacolano la
formazione della patina attaccando direttamente i materiali lapidei favorendone la disgregazione e
l’insorgenza di croste nere. L’intervento di pulitura su questo tipo di materiali deve, principalmente,
essere indirizzato ad eliminare la presenza di efflorescenze, croste nere, macchie ecc. che provocano
il lento deterioramento della materia e, laddove è presente, conservare la patina naturale.
Le croste nere che ricoprono gli elementi lapidei, costituiscono un tipo di degrado che più di altri può
alterare lo stato di fatto del materiale; oltre a mascherare le policromie, annullando l’originale gioco di
luci e di ombre caratteristico degli apparati decorativi, sono una fonte pericolosa di sali solubili e la loro
persistenza fa sì che la superficie sia sempre a contatto con le sostanze inquinanti. La presenza di
croste nere può inoltre accentuare l’effetto di variazioni termiche, che accelerano il fenomeno di
esfoliazione degli strati superficiali della pietra provocando il distacco di frammenti.
3. Pulitura mediante spray di acqua a bassa pressione
Tecnica particolarmente adatta quando si tratterà di rimuovere polveri e depositi solubili in acqua o
non troppo coesi al substrato; indicata soprattutto per asportare depositi superficiali sottili legati con
gesso o calcite secondaria, su materiali lapidei di natura calcarea e poco porosi, è sconsigliata in
presenza di croste nere di spessore considerevole (1-3 mm) e contenenti percentuali di gesso elevate
(tra il 20% e il 30%) poiché i tempi di applicazione troppo lunghi potrebbero recare danni al materiale.
La superficie da trattare sarà invasa da getti d’acqua a bassa pressione (2-3 atm) proiettati con
l’ausilio di ugelli (simili a quelli comunemente usati negli impianti di irrigazione o in orticoltura)
indirettamente dall’alto verso il basso, in modo tale da giungere sul materiale in caduta.
Quest’operazione di pulitura, oltre all’azione chimica, svolgerà anche una moderata azione meccanica
e dilavante, (dovuta al moderato ruscellamento), grazie alla quale gran parte dei sali solubilizzati
potranno essere rimossi. Importante è tenere presente che la quantità d’acqua da impiegare dovrà
essere tale da non inumidire troppo la muratura (l’intervento non deve superare i 15-20 minuti
consecutivi); inoltre, è consigliabile evitare i cicli di pulitura a base d’acqua nei mesi freddi così da
evitare gli inconvenienti connessi sia all’azione del gelo sia alla lenta evaporazione, per questo la
temperatura esterna non dovrebbe essere mai sotto i 14 °C.
La pulitura dovrà procedere per porzioni limitate di muratura; nel caso questa tecnica sia utilizzata per
la pulitura di materiali lapidei porosi si dovrà, necessariamente, ridurre al minimo indispensabile la
quantità d’acqua in modo da riuscire ad evitare la movimentazione dei sali presenti all’interno del
materiale. Considerata la quantità d’acqua impiegata, prima di iniziare le operazioni di pulitura si
dovranno mettere in atto le precauzioni enunciate nell’articolo sulle generalità.
Specifiche sui materiali: per la pulitura di manufatti, dovrà, preferibilmente, essere utilizzata, acqua
assolutamente pura, dolce, priva di sali e calcari, con un pH neutro e una durezza inferiore al 2%
(anche se sovente nella pratica si ricorre all’acqua di rubinetto). L’acqua da impiegare dipenderà dalla
natura del materiale, di norma in presenza di calcari teneri si useranno acque più dure, acque a grana
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PARTE II
fine dove si riscontreranno problemi di solubilità di carbonato di calcio mentre, per i graniti e le rocce
silicate potrà essere utilizzata acqua distillata ovvero deionizzata ottenuta tramite l’utilizzo di appositi
filtri contenenti resine scambiatrici di ioni acide (RSO3H) e basiche (RNH3OH) rispettivamente. Il
processo di deionizzazione non renderà le acque sterili e nel caso in cui sia richiesta sterilità, potranno
essere ottenute acque di questo tipo, operando preferibilmente per via fisica.
3.1. Pulitura mediante macchina idropulitrice a pressione controllata
L’idropulitura risulterà particolarmente adatta per effettuare lavaggi su delle superfici non di particolare
pregio e soprattutto non eccessivamente degradate o porose poiché la pressione del getto (4-6 atm),
in questo caso, potrebbe risultare troppo aggressiva e lesiva per il materiale ed implicare, sia
l’eventuale distacco di parti deteriorate sia l’asportazione anche di porzioni sane di superficie. La
procedura prevedrà l’esecuzione del lavaggio con getto di acqua, calda o fredda in riferimento alle
indicazioni della D.L., emesso tramite l’ausilio di un ugello erogatore distante dalla superficie in una
misura mai inferiore a 5 cm o superiore a 20 cm; si procederà con la pulitura dall’alto verso il basso
per delimitate campiture, così da riuscire ad asportare velocemente lo sporco ed evitare la sua
eventuale penetrazione (per percolamento) nelle parti inferiori, dopodiché si terminerà con un
risciacquo dell’intera superficie. Al termine delle operazioni di lavaggio è opportuno accertarsi che
l’intervento non abbia provocato dei danni al materiale (erosioni, abrasioni ecc.) e che non siano
presenti polveri trasportate verso il basso dal ruscellamento delle acque di lavaggio. Considerata la
quantità d’acqua impiegata, prima di iniziare le operazioni di pulitura si dovranno mettere in atto le
precauzioni enunciate nell’articolo sulle generalità.
4. Pulitura mediante spray d’acqua nebulizzata
Un’alternativa alla pulitura con spray d’acqua deionizzata è la nebulizzazione del liquido tramite ugelli
a cono vuoto (dotati di pinze e posizionati a 30-40 cm dalla superficie) caratterizzati da un orifizio
molto piccolo, (diametro tra 0,41 e 0,76 mm), che permette di invadere la superficie da trattare
(obliquamente e quasi senza pressione) con una fitta nebbia di goccioline, del diametro di circa 1/10
mm. Sostanzialmente le precauzioni da prendere saranno le stesse del metodo precedentemente
illustrato, questo sistema sarà valido soprattutto per rimuovere incrostazioni costituite da composti
parzialmente idrosolubili; l’acqua impiegata potrà essere deionizzata ed additivata con tensioattivi
neutri allo scopo di diminuire l’angolo di contatto e, rispetto allo spray d’acqua, presenterà il vantaggio
di accentuare l’azione diluente della pulitura chimica proprio grazie all’azione nebulizzante delle
goccioline. La nebulizzazione risulterà particolarmente adatta quando si tratterà di pulire pietre
carbonatiche non troppo incrostate (meno adatta per pietre quarzo-silicatiche) e per interventi su
calcari non troppo porosi, dove le sostanze da rimuovere non siano particolarmente tenaci,
contrariamente, in presenza di depositi difficili da rimuovere, si completerà il ciclo di pulitura con
impacchi o spazzole di saggina. La pulitura dei materiali porosi con acqua nebulizzata dovrà ridurre i
tempi d’irrorazione della superficie (così da evitare l’assorbimento d’acqua in profondità) ripetendo, se
necessario, l’intervento più volte. L’applicazione continua della nebulizzazione sulla superficie non
dovrà, comunque, mai superare i 15 minuti consecutivi in modo da evitare che le murature
s’impregnino eccessivamente (in condizioni “normali” il consumo d’acqua potrà essere valutato in 4 l/h
per ugello). Tra i vari cicli di pulitura dovranno intercorrere ampie pause così da consentire al
materiale il completo prosciugamento. I tempi d’applicazione saranno comunque in funzione della
consistenza dei depositi e della natura del materiale; su calcari teneri l’intervento potrà durare meno
rispetto a quello operato su quelli compatti. La pulitura mediante acqua nebulizzata si effettuerà in
cantiere ricorrendo a specifica apparecchiatura e dovrà essere applicata, esclusivamente durante la
stagione calda, mai con valori minimi della temperatura esterna inferiori a 17 °C. Considerata la
quantità d’acqua impiegata, prima di iniziare le operazioni di pulitura si dovranno mettere in atto le
precauzioni enunciate nell’articolo sulle generalità.
4.1. Pulitura mediante acqua atomizzata
Molto simile alla tecnica della nebulizzazione è la pulitura mediante acqua atomizzata con la
differenza che, in questo caso, lo spruzzo d’acqua è costituito da goccioline ancora più piccole.
Mediante l’uso d’apposite camere di atomizzazione, infatti, l’acqua si ridurrà in un aerosol costituito da
un numero elevato di finissime goccioline che fuoriusciranno da ugelli connessi ai lati delle camere
mediante condutture flessibili; in questo modo aumenterà l’azione solvente dell’acqua nei confronti dei
sali solubili e dei leganti delle croste nere, mentre diminuirà l’azione meccanica che si limiterà ad un
debole ruscellamento sulle superfici sottostanti. Si ricorrerà a questa tecnica ogni qualvolta si dovrà
eseguire la pulitura su porzioni particolarmente delicate come: apparati decorativi, fregi, modanature
ecc., e/o su superfici particolarmente degradate (decoese). La pulitura mediante l’atomizzazione sarà
in grado di asportare dalle superfici lapidee (anche porose) di natura carbonatica, parte dei sali solubili
e i depositi polverulenti e/o carboniosi. I tempi di applicazione sono più lunghi di quelli previsti per la
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PARTE II
nebulizzazione. Considerata la quantità d’acqua impiegata, prima di iniziare le operazioni di pulitura, si
dovranno mettere in atto le precauzioni enunciate nell’articolo sulle generalità.
5. Pulitura meccanica (spazzole, bisturi, spatole ecc.)
La pulitura meccanica di superfici lapidee, comprende una serie di strumenti specifici il cui impiego è
in stretta relazione al grado di persistenza delle sostanze patogene che si dovranno asportare. Prima
di procedere ad illustrare la gamma di utensili disponibili e le relative tecniche, è opportuno precisare
che la riuscita delle operazioni di pulitura meccanica, sarà strettamente connessa all’abilità ed alla
sensibilità dell’operatore che dovrà prestare particolare attenzione a non arrecare danni irreversibili al
materiale (incisioni o segni). La pulitura meccanica consentirà la rimozione di scialbature, depositi ed
incrostazioni più o meno aderenti alla superficie; a tal fine si potrà ricorrere a strumenti di vario tipo
partendo dai più semplici come: spazzole di saggina o di nylon, bisturi, piccole spatole metalliche, sino
ad arrivare ad utilizzare apparecchiature meccanizzate più complesse di tipo dentistico che,
alimentate da un motore elettrico o pneumatico, consentiranno la rotazione di un utensile come ad
esempio: microspazzolini in fibre vegetali o nylon (per asportare depositi più o meno aderenti),
microfrese (atte all’asportazione di incrostazioni dure e di modeste dimensioni), micromole in gomma
abrasiva (ovviano l’inconveniente di lasciare tracce da abrasione grazie al supporto relativamente
morbido), microscalpelli su cui si monteranno punte in vidia di circa 5 mm di diametro (adatti per la
rimozione di depositi calcarei), vibroincisori, apparecchi che montano punte a scalpello o piatte con
diametro di circa 2-3 mm (eliminano incrostazioni molto dure e coese come scialbi, stuccature
cementizie ecc.). La carta abrasiva fine (400-600 Mesh) o la pomice potranno essere impiegate in
presenza di superfici piane o poco irregolari, anche se la bassa velocità di avanzamento che
caratterizza questo sistema, implicherà tempi di lavoro troppo lunghi e, per questo, potrà essere
applicato solo su porzioni limitate di materiale. In presenza di stuccature cementizie, o in casi
analoghi, si potrà procedere alla loro asportazione ricorrendo all’uso di un mazzuolo e di uno scalpello
(unghietto); considerato l’impatto che potrà avere l’intervento sul materiale, si consiglia di effettuare
l’operazione in maniera graduale in modo da poter avere sempre sotto controllo l’intervento.
Avvertenze
Questo tipo di pulitura potrà produrre variazioni morfologiche superficiali in funzione della destrezza
dell’operatore e delle condizioni conservative della superficie, mentre saranno assenti variazioni del
colore delle superfici trattate da tale procedura.
6. Pulitura mediante prodotti solventi
La pulitura mediante solventi dovrà essere, necessariamente, impiegata nel caso in cui si operi in
presenza di materiali o supporti (ad es., stucchi a gesso o stesure pittoriche a base gesso) che non
siano in grado di sopportare puliture ad acqua. La procedura operativa prevedrà le seguenti fasi:
– esecuzione di prove preliminari di pulitura al fine di determinare il livello della rimozione dei prodotti
di deposito e di alterazione, senza danneggiare il supporto, la sua finitura superficiale nonché il
materiale di cui è costituito: tali prove serviranno, inoltre, per avere un campione di riferimento e di
controllo durante le fasi successive di lavoro. Tali test dovranno essere eseguiti in presenza della
DL ed essere visionati dagli organi di tutela del bene in oggetto; ogni campione dovrà essere
catalogato e riportare il tipo di solvente utilizzato. Per la campionatura, (che dovrà necessariamente
essere eseguita su differenti elementi lapidei), se non differentemente specificato negli elaborati di
progetto, potranno essere impiegati i seguenti solventi: acetone, acqua ragia, diluente nitro e white
spirit;
– pulitura degli elementi in oggetto mediante tamponi (batuffoli di cotone) o compresse di garza
contenente al suo interno materiale assorbente. L’operatore potrà impiegare il tampone
impugnandolo direttamente o utilizzando un bastoncino in legno così da agevolare la pulitura di
porzioni difficilmente raggiungibili come incavi, spigoli, rientranze ecc. L’operatore, dopo avere
imbevuto di solvente il tampone, procederà a strofinare leggermente la zona da pulire eseguendo,
preferibilmente, un movimento rotatorio. Nei punti più difficili da raggiungere e/o in presenza di
depositi o incrostazioni più coerenti, potrà essere necessario insistere nell’azione impiegando il
movimento più adatto alla specifica esigenza. In caso di colature, o dispersioni incontrollate del
solvente misto al particellato di deposito, occorrerà operare la rimozione tempestivamente
asciugandole con un tampone o una pezza di garza asciutti. Subito dopo aver passato il tampone
sarà necessario passare sul manufatto oggetto di intervento una pezza di tessuto pulito ovvero un
altro tampone inumidito con idoneo diluente così da rimuovere eventuali eccessi di solvente
affinché questi non continuino la loro azione. In alternativa, ossia dove si renderà necessario un
intervento più minuzioso e localizzato, ossia per le parti più delicate policrome o dorate (scritte,
stemmi, festoni, capitelli), sarà preferibile veicolare il solvente mediante l’utilizzo di addensanti
cellulosici ovvero solvent-gel. Queste tipologie di prodotti, oltre a risultare igroscopici, permettono di
gelificare il solvente così da mantenerlo localizzato sulla superficie del manufatto policromo; in
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PARTE II
questo modo l’azione di pulitura si rileverà più selettiva limitando la penetrazione del solvente negli
strati sottostanti. Il gel sarà applicato con pennelli piccoli e morbidi per i tempi e con la densità
stabiliti dai test-campione eseguiti in precedenza; in caso di superfici particolarmente decoese si
potranno frapporre tra il composto e il supporto dei fazzoletti di carta giapponese. Il composto sarà
rimosso a secco o a tampone leggermente imbevuto così da evitare di lasciare eventuali residui
dannosi per il manufatto.
Avvertenze
La scelta del solvente adatto alla rimozione di una certa sostanza richiederebbe, di norma, l’esatta
conoscenza della natura chimica del materiale da disciogliere; nel caso in cui si disponga di tale
conoscenza preliminare all’intervento, sarà sufficiente utilizzare il Triangolo delle Solubilità dei solventi
così da arrivare immediatamente ad una possibile, quanto idonea soluzione. Nel caso in cui
l’operatore non abbia la piena conoscenza della natura del materiale da rimuovere, sarà necessario
eseguire delle prove campione sulla superficie da rimuovere. I suddetti test, eseguiti dietro specifica
autorizzazione della DL, dovranno verificare, con delle miscele solventi standard a parametri di
solubilità noti (potrà, per semplicità, essere considerato solo uno dei tre parametri ad es. la fd ovvero
la forza di dispersione), il valore necessario per solubilizzare il materiale ovvero la vernice in oggetto:
in accordo col valore trovato, verrà scelto il solvente adeguato per la pulitura. Il pratica si dovranno
eseguire delle modeste tassellature di prova partendo sempre dalla miscela (ovvero dal solvente) con
valore più basso per poi passare alla successiva, fino a quando se ne troverà una che solubilizzerà il
soluto in questione. Stabilito, in questo modo, il parametro spia, si potrà compiere la scelta del
solvente (o più spesso della miscela di solventi, ad es. 1 parte di white spirit e 3 parti di trielina per
asportare depositi, grassi di oli e cere) avente il valore ricercato. La selezione, pertanto, sarà
indirizzata dalla tabella dei parametri di solubilità nelle immediate vicinanze del valore del parametro
scelto determinato dalla prova-campione. In linea generale, la scelta dovrà ricadere su un solvente il
meno tossico possibile, nel caso tale solvente non dovesse esistere, il valore spia dovrà essere
riprodotto mediante miscela di solventi (per semplicità operativa converrà operare verso miscele
binarie).
La scelta dei solventi, sia quando risulti nota la natura del soluto, sia quando si debba ricavare
mediante prove campione, rappresenta di norma un compromesso tra esigenze diverse quali il potere
solvente, la stabilità, la non corrosività, la tossicità e l’infiammabilità. Considerando i parametri di
solubilità (ovvero fs forze di dispersione tipo apolari, fp forze di tipo polari e fh forze di legame a
Idrogeno) dei solventi organici, sarà, pertanto, consigliabile sostituire un solvente organico con un altro
solvente o una miscela di solventi la cui terna di parametri di solubilità sia analoga a quella del
solvente da sostituire, specialmente se questo ultimo si rileva molto tossico. L’utilizzo di solventi
gelificanti nelle operazioni di pulitura di superfici policrome sarà da preferire dal momento che
consentirà di ottenere un’azione più controllata e selettiva sullo strato da rimuovere, oltre ad una
minore volatilità dei solventi stessi ed una maggiore sicurezza per l’operatore.
Per utilizzare, manipolare e/o conservare i suddetti prodotti si dovrà, obbligatoriamente, fare
riferimento a quanto indicato sulle relative etichette e schede di sicurezza. I prodotti dovranno, inoltre,
essere ad esclusivo uso di personale professionalmente qualificato. In ogni caso dovranno sempre
essere utilizzati i DPI (dispositivi di protezione individuali) adeguati a protezione della pelle, degli
occhi, del viso e delle vie respiratorie.
Specifiche sui materiali
Acetone anidrite solvente polare, volatile atossico presenta un ottimo potere solvente miscibile con
molti liquidi e può essere impiegato come solvente intermediario.
Acqua ragia minerale solvente apolare, la versione dearomatizzata, presenterà una tossicità inferiore;
sarà, comunque, consigliabile utilizzarla in ambiente areato.
Diluente nitro antinebbia, miscela di vari solventi (toluene, acetone, dicloropropano, alcool
isopropilico), alcuni tossici a polarità media a rapida evaporazione, possiede un buon potere solvente.
White spirit (ragia dearomatizzata), miscela di idrocarburi, liquido limpido di odore caratteristico è
insolubile in acqua ma miscibile con la maggior parte dei solventi organici.
Solvent-gel si costituiscono a partire da acido poliacrilico e ammina di cocco, la quale possiede la
proprietà di neutralizzare la funzione acida dell’acido poliacrilico e, contemporaneamente, di conferire
all’addensante anche blande proprietà tensioattive. L’aggiunta al solvente scelto e poche gocce
d’acqua provocano il rigonfiamento del sistema e la formazione del gel.
Addensanti cellulosici: agiscono per rigonfiamento diretto della struttura cellulosica da parte del
solvente puro o di loro miscele. La metilcellulosa si rileva più adatta per gelificare solventi polari
(acetone, white spirit ecc.) o miscele di questi, da utilizzarsi in concentrazione dal 2 al 4% p/v.
L’etilcellulosa si rileva, invece, più adatta per solventi a polarità medio bassa (clorurati, chetoni, esteri
ecc.) o apolari; la percentuale di utilizzo varia dal 6% al 10% (p/v) a seconda dei casi.
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PARTE II
7. Pulitura mediante impacchi
Le argille assorbenti, come la seppiolite e l’attapulgite, sono dei silicati idrati di magnesio, mentre la
polpa di cellulosa è una fibra organica ottenuta da cellulose naturali (disponibile in fibre di lunghezza
variabile da 40 a 1000 μ); mescolate insieme all’acqua, questo tipo di sostanze, sono in grado di
formare una sorta di fango capace di esercitare, una volta a contatto con le superfici lapidee e
opportunamente irrorato con acqua (o con sostanze chimiche), un’azione, di tipo fisico, di
assorbimento di liquidi in rapporto al proprio peso. La pulitura mediante impacchi assorbenti risulterà
vantaggiosa, oltre che per l’asportazione dei sali solubili, per la rimozione, dalle superfici lapidee, di
strati omogenei di composti idrosolubili o poco solubili (come croste nere poco spesse, di circa 1 mm),
macchie originate da sostanze di natura organica, strati biologici (batteri, licheni e algali). Gli impacchi,
inoltre, sono capaci di ridurre le macchie di ossidi di rame o di ferro. Il vantaggio del loro utilizzo
risiede anche nella possibilità di evitare di applicare direttamente sulla superficie sostanze pulenti (in
special modo quelle di natura chimica) che, in alcuni casi, potrebbero risultare troppo aggressive per il
substrato. La tipologia d’impacco dipenderà dal grado di persistenza e dalla solvenza dello sporco da
rimuovere, ma si deve tenere presente che gli impacchi non risulteranno particolarmente adatti per
asportare croste spesse e, in caso di materiali porosi e/o poco coesi, sarà opportuno, al fine di non
rendere traumatica l’operazione d’asportazione, interporre sulla superficie carta giapponese o klinex.
Potrà essere conveniente, prima di applicare l’impacco, operare lo “sgrassamento” e la rimozione
d’eventuali incerature superficiali ricorrendo a solventi come acetone, cloruro di metilene ecc. e, dove
risulterà possibile, effettuare un lavaggio con acqua (deionizzata o distillata) in modo da asportare i
depositi meno coerenti ed ammorbidire gli strati carboniosi più consistenti. In presenza di
efflorescenze si dovrà provvedere alla loro asportazione meccanica tramite lavaggio con acqua
deionizzata e spazzolino morbido prima di procedere con l’operazione.
In linea generale si deve preferire basse concentrazioni con conseguenti tempi di applicazione più
lunghi rispetto ad impacchi con soluzioni elevate con tempi di applicazione brevi.
7.1. -Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di acqua (estrazione di sali solubili mediante
applicazione di compresse assorbenti)
L’impacco acquoso consisterà nell’applicazione, direttamente sulla superficie, (preventivamente
umidificata con acqua distillata o deionizzata) di argille assorbenti (seppiolite o attapulgite con
granulometrie comprese tra i 100 e i 200 Mesh) o polpa di cellulosa (fibra lunga 600-1000 μ) previa
messa in opera, dove si renderà necessario, di klinex o fogli di carta giapponese indispensabili per
interventi su superfici porose e/o decoese. La preparazione dell’impacco avverrà manualmente
imbevendo con acqua deionizzata o distillata il materiale assorbente fino a che questo non assumerà
una consistenza pastosa tale da consentire la sua applicazione, con l’ausilio di spatole, pennelli o, più
semplicemente con le stesse mani, in spessori variabili a seconda delle specifiche dettate dalla DL (23 cm per le argille, 1 cm per la polpa di cellulosa). La permanenza dell’impacco sulla superficie sarà
strettamente relazionata al caso specifico ma soprattutto farà riferimento alle indicazioni, dettate dalla
DL, basate su prove preventive effettuate su campioni (circa 10x10 cm). Il tempo di contatto (da pochi
minuti a diverse ore) dipenderà dalla concentrazione delle soluzioni impiegate (da 5% a 130%, alle
soluzioni sature), dal tipo e dalla consistenza del degrado che dovrà essere rimosso. La plasticità
dell’impacco potrà essere migliorata aggiungendo all’acqua e all’argilla quantità variabili di attapulgite
micronizzata. Gli impacchi dovranno essere eseguiti con temperature esterne non inferiori a 10 °C; se
applicati durante un periodo caldo, o in presenza di vento, al fine di rallentare l’evaporazione del
solvente, potranno essere protetti esternamente con strati di cotone o teli di garza imbevuti di acqua
demineralizzata, coperti da fogli di polietilene muniti di un’apertura dalla quale verrà garantito
l’inumidimento della superficie sottostante. La rimozione della poltiglia potrà essere eseguita quando
questa, una volta asciutta, formerà una crosta squamosa ed incoerente tale da distaccarsi dal
supporto poiché non più aderente alla superficie. I frammenti di pasta cadranno da soli o potranno
essere rimossi con facilità aiutandosi con pennello o spatola. Il supporto dovrà essere lavato con
acqua demineralizzata, nebulizzata a bassa pressione in modo da riuscire ad asportare tutto il
materiale assorbente aiutandosi, se necessario, anche con spazzole e pennelli di setole di nylon
morbide. Sia l’attapulgite che la seppiolite saranno in grado di assorbire una grande quantità di liquidi
in rapporto al loro peso (un chilogrammo di attapulgite è in grado di assorbire 1,5 kg d’acqua senza
rigonfiare); l’attapulgite riuscirà ad assorbire, oltre l’acqua, anche gli oli. Le argille assorbenti, rispetto
alla polpa di cellulosa, presenteranno l’inconveniente di sottrarre troppo rapidamente l’acqua dalle
superfici trattate. In presenza di pietre molto porose potrà essere indicato ricorrere alla polpa di
cellulosa (più facile da rimuovere rispetto alle argille).
Specifiche sui materiali
In alternativa all'impasto composto in cantiere potrà essere impiegato un impasto premiscelato
denominato Westox Cocoon costituito esclusivamente da acqua distillata, fibre di purissima cellulosa
di grado A (farmaceutico, non riciclata), proveniente da pasta di pino di prima scelta esente da
Arsenico. La pasta (con ph di 8,0-8,5) viene alcalinizzata con Carbonato di Calcio da polvere di
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PARTE II
marmo, invece che con il normale Bicarbonato di Sodio, onde evitare di introdurre uno ione estraneo
alla malta di calce, e modificata con terre silicee assorbenti purissime (farina fossile diatomacea). La
pasta dell’impacco Cocoon è fornita pronta all’uso, non necessita di nessuna aggiunta né di essere
mescolata. Si applica alla superficie (per un minimo di due applicazioni) mediante spatola piatta,
cazzuola o a spruzzo per grandi superfici, per uno spessore di circa 10 mm (consumo di circa 10 l/m²),
anche da mano d'opera non specializzata. Dopo circa 7-28 giorni dall’applicazione (14 giorni in
condizioni climatiche medie, ma anche molto di più) la pasta sarà diventata un cartone contenente i
sali e potrà essere distaccata manualmente dal substrato o con l'eventuale aiuto di spatola piatta. Il
cartone potrà essere mandato a discarica ordinaria. Così come per l'impacco “tradizionale”, la
superficie interessata dovrà essere lavata con acqua demineralizzata eventualmente coadiuvata da
una leggera spazzolatura manuale eseguita con spazzole morbide.
Avvertenze
Il degrado e i danni si presenteranno in proporzione alla quantità percentuale in peso dei sali totali
presenti nel muro. Il contenuto salino del muro potrà essere verificato da analisi di laboratorio su
campioni secondo la norma UNI 11087 Beni Culturali "Materiali lapidei naturali ed artificiali.
Determinazione del contenuto di sali solubili. Specie ioniche". La valutazione dei “sali totali” (ossia la
somma delle seguenti specie ioniche: cloruri, solfati, nitrati e Sodio, Potassio, Magnesio, Calcio)
mediante conduttività, prevista dalla stessa norma, potrà essere accettata per misure comparative a
discrezione del Direttore dei Lavori.
In linea generale un muro potrà essere classificato secondo il grado di contaminazione in:
– pulito quando contiene meno dello 0,20% di sali totali al suo interno;
– poco contaminato quando contiene dallo 0,30% allo 0,50% (con questo contenuto salino vi sono
pochi danni);
– mediamente contaminato dallo 0,60% all’1,50%;
– molto contaminato dall’1,60% al 3,00% di sali;
– gravemente contaminato oltre il 3,00% di contenuto salino.
L’abbassamento del contenuto salino totale del muro sotto allo 0,20% garantisce che il muro è sano, e
rimarrà tale se non entrano nuovi sali. Essendo ogni situazione di cantiere diversa, il numero di
applicazioni necessario per raggiungere, nel caso particolare, la soglia ideale dovrà essere valutata
singolarmente; in ogni caso, se non diversamente specificato negli elaborati di progetto, si
eseguiranno un minimo di due cicli di impacco intervallati da almeno 14 giorni.
7.2. Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di sostanze chimiche
In presenza di sostanze patogene particolarmente persistenti (croste poco solubili) gli impacchi
potranno essere additivati con dosi limitate di sostanze chimiche, in questo caso l’operazione dovrà
essere portata a compimento da personale esperto che prima di estendere il procedimento a tutte le
zone che necessiteranno dell’intervento, eseguirà delle limitate tassellature di prova utili a definire, con
esattezza, i tempi di applicazione e valutare i relativi effetti. Le sostanze chimiche, a base di solvente o
di sospensioni ad azione solvente, con le quali si potranno additivare gli impacchi dovranno avere una
limitata tossicità, bassa infiammabilità, adeguata velocità di evaporazione e una composizione pura.
Un solvente troppo volatile non riuscirà a soluzionare in tempo il deposito così come un solvente con
alto punto d’evaporazione ristagnerà sulla superficie. Si potrà ricorrere a prodotti basici o a sostanze
detergenti quali saponi liquidi neutri non schiumosi diluiti nell’acqua di lavaggio. Le sostanze a
reazione alcalina più o meno forte (come l’ammoniaca, i bicarbonati di sodio e di ammonio) saranno
utilizzate soprattutto per saponificare ed eliminare le sostanze grasse delle croste a legante organico
e, in soluzione concentrata, saranno in grado di attaccare incrostazioni scure spesse e scarsamente
idrosolubili. I detergenti saranno in grado di diminuire la tensione superficiale dell’acqua
incrementandone, in questo modo, l’azione pulente; l’utilizzo dei detergenti consentirà di stemperare le
sostanze organiche (oli e grassi), di tenere in sospensione le particelle di depositi inorganici non
solubilizzati o disgregati, di compiere un’azione battericida presentando il vantaggio di poter essere
asportati insieme allo sporco senza lasciare alcun residuo.
Per asportare croste nere di piccolo spessore (1-2 mm) uno dei formulati che, se non diversamente
indicato dalla DL, potrà essere utilizzato si comporrà di:
– 1000 cc di acqua deionizzata;
– 50 g di carbossimetilcellulosa (serve per dare consistenza tissotropica all’impasto);
– 30 g di bicarbonato di sodio (NaHCO3);
– 50-100 g di EDTA (sale bisodico).
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PARTE II
Il tempo di contatto potrà variare secondo i casi specifici: nel caso in cui la DL riterrà opportuno
prolungarlo nel tempo (sulla base di prove preventive su tasselli di materiale campione), si dovrà
provvedere alla copertura dell’area interessata con fogli di polietilene in modo da impedire
l’evaporazione dell’acqua presente nel composto. Una volta rimosso il composto, si dovrà procedere
alla pulitura con acqua deionizzata aiutata, se si riterrà necessario, con una leggera spazzolatura.
L’EDTA bisodico è particolarmente efficace nella rimozione di patine di gesso, generate da solfatazioni
e carbonato di calcio legate alla presenza di scialbi o ricarbonatazioni superficiali, grazie al pH
debolmente acido (pH ≅ 5). L’EDTA tetrasodico con il pH alcalino (pH ≅ 11) risulterà particolarmente
efficace nella rimozione di patine di vario colore (giallo, rosa, bruno) composte da ossalato di calcio
(prodotto da certi tipi di licheni o da ossidazione di eventuali materiali organici vari applicati in passato
a scopo protettivo o decorativo e, in seguito, ossidati da batteri installatisi sulla superficie).
In alternativa si potrà utilizzare un impacco leggermente diverso denominato AB 57 composto nel
seguente modo:
– 1000 cc di acqua deionizzata;
– 60 g di carbossimetilcellulosa;
– 50 g di bicarbonato di sodio (NaHCO3);
– 30 g di bicarbonato di ammonio (NH4HCO3);
– 25 g di EDTA (sale bisodico);
– 10 g di Neodesogen (sale di ammonio quaternario) al 10%.
Rispettando la composizione si avrà una soluzione il cui pH sarà di circa 7,5 (sarà, in ogni caso,
sufficiente che il pH non superi il valore di 8 al fine di evitare pericolosi fenomeni di corrosione dei
calcarei e l’eventuale formazione di sotto prodotti dannosi); la quantità di EDTA potrà variare fino ad
un massimo di 100-125 g, alla miscelazione potranno essere aggiunte ammoniaca o tritanolammina
(liquido limpido, viscovo, molto igroscopico) allo scopo di migliorare la dissoluzione di componenti
“grassi” presenti nella crosta. Anche in questo caso ad operazione avvenuta si renderà indispensabile
un lavaggio con acqua deionizzata accompagnato, se si riterrà necessario, da una blanda azione
meccanica di spazzolatura.
Per la rimozione di ruggine dalle superfici lapidee il reagente utilizzato sarà diverso a seconda se si
tratterà di operare la pulitura su rocce calcaree o su rocce silicee; le macchie di ferro, su queste
ultime, si potranno rimuovere mediante acido fosforico e fosfati, floruri o citrati mentre, sulle rocce
calcaree, si potrà ricorrere a una soluzione satura di fosfato di ammonio (con pH portato a 6 per
aggiunta di acido fosforico) facendo attenzione a limitare al minimo il tempo di contatto. È buona
norma, prima di applicare gli impacchi, sgrassare la superficie da pulire e, al fine di limitare la
diffusione del ferro all’interno del materiale, applicare i primi impacchi su di un’area doppiamente
estesa rispetto a quella dell’intervento e quelli successivi limitandosi alla parte interessata dalla
patologia.
Avvertenze
Questo tipo di pulitura comporterà inevitabilmente un blando effetto di corrosione delle superfici
calcaree soprattutto in avanzato stato di degrado, ciò è dovuto principalmente alla presenza di agenti
complessati del calcio all’interno del formulato AB57. La pulitura con impacco chimico aumenterà,
inoltre leggermente l’assorbimento capillare di acqua in relazione all’effetto di corrosione corticale
esaminato in precedenza. In alcuni casi, inoltre, la pulitura chimica potrà presentare una leggere
sbiancatura delle superfici trattate.
Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di Carbonato e Bicarbonato d’Ammonio
Il carbonato e il bicarbonato di ammonio (veicolati nella maggior parte dei casi con impacchi di polpa
di cellulosa) sono sali solubili in acqua, ai quali si potrà ricorrere in percentuali che varieranno da 5% a
100%, secondo i casi; potranno essere utilizzati sia da soli che in composti e, non di rado, a questa
tipologia di impacchi si potranno aggiungere resine a scambio ionico con effetto solfante applicate in
seguito a miscelazione con acqua demineralizzata in rapporto variabile, in base alla consistenza finale
che si vorrà ottenere per effettuare il trattamento (i tempi di applicazione sono, anche in questo caso,
da relazionarsi ad opportuni test preventivi).
Il carbonato e il bicarbonato di ammonio decompongono spontaneamente originando prodotti volatili
(di norma questi sali risulteranno attivi per un lasso di tempo di circa 4-5 ore), la liberazione di
ammoniaca conferirà al trattamento proprietà detergenti, mentre l’alcalinità (maggiore per il carbonato
che per il bicarbonato) consentirà una graduale gelificazione di materiale di accumulo e vecchie patine
proteiche e lipidiche, consentendone la rimozione dalla superficie. Questi sali eserciteranno, inoltre,
un’azione desolfatante, riuscendo a trasformare il gesso, eventualmente presente sul supporto, in
solfato di ammonio più solubile e facilmente asportabile con lavaggio acquoso. Se il materiale da
asportare presenterà un’elevata percentuale di gesso, la concentrazione in acqua del carbonato o
bicarbonato dovrà essere di tipo saturo (circa il 15-20% di sale in acqua deionizzata) mentre, per gli
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altri casi, basterà raggiungere il pH necessario (9 per il carbonato, 8 per il bicarbonato) con soluzioni
meno sature (5-7% in acqua deionizzata). L’uso del bicarbonato d’ammonio (o di sodio) sarà
sconsigliato nel caso di interventi su materiali particolarmente degradati, specie per i marmi (nei quali
si può avere una facile corrosione intergranulare e decoesione dei grani di calcite superficiale) e per i
calcari sensibilmente porosi dove potrà incontrare difficoltà nel rimuovere i residui dell’impacco. In
presenza di efflorescenze visibili sarà utile un’anticipata rimozione meccanica delle stesse, allo scopo
di evitare la loro solubilizzazione e conseguente compenetrazione in seguito alla messa in opera
dell’impacco.
Esempi di impasti: un impasto base per la rimozione di patine tenaci, fissativi o pitturazioni eseguite
con colori più o meno resistenti sarà composto da:
– polpa di cellulosa a fibra media-grossa (tipo Arbocell 200-600 μ, metà della quantità di polpa di
cellulosa potrà essere sostituita con Sepiolite);
– carbonato di ammonio al 20-25% (soluzione satura e acqua deionizzata in rapporto 1:2), in
alternativa si potrà utilizzare bicarbonato di ammonio in opportuna diluizione.
La validità dell’impacco dovrà, in ogni caso, essere testata preventivamente su tasselli-campione,
indicativamente il tempo di contatto potrà variare tra i 10 e i 45 minuti. La concentrazione della
sostanza attiva non dovrà essere molto alta così da garantire all’impacco un’azione prolungata nel
tempo e in profondità. Per pitturazioni eseguite con colori poco resistenti o delicati potrà essere
utilizzata polpa di cellulosa con fibre corte (0-40 μ) o carbossimetilcellulosa (così da formare un
impasto semitrasparente morbido e pennellabile) abbassando i tempi di applicazione (che potranno
oscillare dai 5 ai 20 minuti) così da evitare che l’impacco agisca troppo in profondità ed eserciti solo
azione pulente in superficie. In presenza di pigmenti deboli potrà essere necessario sostituire il
carbonato con il bicarbonato di ammonio con l’eventuale riduzione delle concentrazioni e dei tempi di
contatto (potranno essere sufficienti anche solo pochi minuti).
Orientativamente impacchi realizzati con polpa di cellulosa a macinazione medio-grossa (200-1000 μ)
verranno impiegati con tempi di contatto relativamente lunghi (10-60 minuti) e con sostanza attiva
(carbonato o bicarbonato di ammonio) in basse concentrazioni così da dar modo all’impacco di adire
più a lungo e più in profondità. Impacchi, invece, realizzati con grana fine o finissima (00-200 μ)
verranno impiegati con tempi di contatto più rapidi (5-20 minuti) e con sostanza attiva in bassa
diluizione oppure in soluzione satura, così da evitare all’impacco di agire troppo in profondità
garantendo una pulitura più delicata.
Specifiche sui materiali
Polpa di cellulosa: di colore bianco, deresinata ricavata dal legno. Le fibre presentano un’elevata
superficie specifica, ed un’altrettanto elevato effetto addensante, un comportamento pseudoplastico e
una buona capacità di trattenere i liquidi e sono, inoltre, insolubili in acqua ed in solventi organici. Un
chilogrammo di polpa di cellulosa sarà in rado di trattenere circa 3-4 l di acqua, minore sarà la
dimensione della fibra (00, 40, 200, 600, 1000 μ) maggiore sarà la quantità di acqua che sarà in grado
di trattenere.
Avvertenze
L’applicazione degli impacchi chimici dovrà essere fatta dal basso verso l’alto in modo da ovviare
pericolosi ed incontrollabili fenomeni di ruscellamento e al fine di ogni applicazione si procederà
all’asportazione di ogni traccia di sostanza chimica ricorrendo sia ad un accurato risciacquo manuale
con acqua deionizzata sia, se indicato dalla scheda tecnica del prodotto, all’ausilio di apposite
sostanze neutralizzatrici. I vantaggi degli impacchi, indipendentemente dalla tipologia, risiedono nella
loro non dannosità, nel basso costo (le argille sono riutilizzabili previo lavaggio in acqua) e nella facilità
di messa in opera, non solo ma se si userà una miscela di polpa di cellulosa più argille assorbenti (in
rapporto 1:1) si potranno sfruttare le caratteristiche migliori di entrambe (l’impacco che ne deriverà si
presenterà morbido e malleabile tale da permettere l’applicazione sulle zone interessate senza cadute
di materiale o percolazione di liquido in eccesso sulle zone limitrofe); per contro gli svantaggi sono la
lentezza dell’operazione e la loro relativa non controllabilità.
Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di Resine a scambio ionico
Il pulitore a scambio cationico (descialbante) funziona come agente di pulitura nei confronti di
scialbature e incrostazioni calcaree, “sequestrando” ioni di calcio al supporto cui viene applicato in
modo lento e delicato, garantendo, pertanto, un buon controllo del grado di pulitura. Il pulitore risulterà
facilmente disperdibile in acqua demineralizzata o distillata con la quale, allorché venga miscelato per
1/7-1/8 del suo peso (ovvero con altro rapporto a secondo della consistenza finale descritta negli
elaborati di progetto), fornisce un impasto facilmente applicabile a spatola su superfici con qualsiasi
orientamento; con quantitativi d’acqua leggermente superiori si otterranno impasti più scorrevoli
applicabili a pennello.
Le resine a scambio anionico (desolfatanti) risulteranno invece attive nei confronti di gesso e solfati,
derivati dall’aggressione da inquinamento atmosferico, su materiali lapidei di origine sia naturale sia
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PARTE II
artificiale quali: marmi, pietre, malte, intonaci, affreschi o pitture murali. Al fine di ottenere un impasto
facilmente applicabile a spatola su superfici di qualsiasi orientamento sarà necessario disperdere,
orientativamente, una parte in peso di resina in una parte in peso di acqua deionizzata o distillata.
Quantitativi maggiori di acqua (1,2-1,5 parti in peso), consentiranno applicazioni a pennello o con
erogatori a spruzzo. In particolari situazioni applicative e sempre dietro specifica indicazione della DL
potranno essere ammesse anche soluzioni di carbonato di ammonio sino al 10% p/p, sempre
preparate con acqua deionizzata o distillata; tali impasti dovranno essere messi in opera subito dopo
la loro preparazione. Se si utilizzeranno impasti con soluzioni di carbonato di ammonio, sarà
necessario accertare, e di conseguenza, proteggere l’eventuale presenza di parti infisse o di pigmenti
a base di rame.
In entrambi i casi, al fine di migliorare il trattamento, sarà consigliabile operare, sulla superficie da
trattare, un preventivo trattamento di umidificazione con acqua demineralizzata ovvero distillata, fermo
restando che le superfici da trattare dovranno essere liberate da eventuali depositi di polvere o detriti
di qualsiasi genere. L’azione del prodotto si esplica sino a che l’impasto rimarrà sufficientemente
bagnato, per cui, se necessario, dovrà essere cura dell’Appaltatore proteggere gli impacchi dagli
essiccamenti troppo rapidi con fogli di polietilene od altri film plastici. Dovranno, in ogni caso essere
evitate temperature inferiori ai 10 °C e superiori ai 30 °C. Se non diversamente specificato negli
elaborati di progetto dovranno essere utilizzati impasti miscelati entro la stessa giornata lavorativa.
Sia le quantità di acqua, ottimali per la consistenza voluta dell’impasto, che la durata ed il numero
delle applicazioni dovranno, necessariamente, essere ricercati di volta in volta, a seconda dei problemi
di pulitura da affrontare, effettuando prove preliminari di trattamento su zone ridotte e tipologicamente
significative delle superfici. I suddetti campioni dovranno essere eseguiti dall’appaltatore sotto stretto
controllo della DL.
Trascorso il tempo di trattamento ritenuto utile, l’impasto, o meglio il suo residuo dall’evaporazione,
potrà essere rimosso per azione meccanica blanda, ad esempio con spazzolatura, combinata o meno
ad una aspirazione. Nel caso in cui l’impacco fosse stato preservato con una pellicola, questa dovrà
essere staccata per prima e la rimozione dei residui iniziata dopo un opportuno tempo di
asciugamento. La pulitura della superficie potrà essere completata, se prescritto dalla DL, mediante
una spugnatura con acqua deionizzata. Se necessario, il trattamento potrà essere ripetuto, in linea di
principio indefinitamente, sino all’ottenimento del risultato più soddisfacente.
Avvertenze
Le resine a scambio ionico tipo cationico hanno caratteristiche acide, pertanto dovranno essere evitati
con cura il contatto con la pelle, con le mucose, con gli occhi ed assolutamente non andrà ingerito tale
prodotto. L’impasto, quando diventa secco e polverulento, diventa ancor più pericoloso poiché
potrebbe essere facilmente inalato ed entrare negli occhi.
Pulitura mediante impacchi assorbenti a base di enzimi
La pulitura con l’utilizzo di enzimi rappresenta la migliore alternativa all’utilizzo di acidi e basi per
l’asportazione idrolitica di sostanze filmogene invecchiate quali ridipinture o patinature proteiche,
grasse o polisaccaridiche su superfici policrome. Il loro utilizzo rappresenta una scelta di sicurezza sia
per l’operatore (poiché adopererà sostanze prive di esalazioni tossiche o irritanti) sia per l’opera (gli
acidi e le basi si rilevano sovente non sufficientemente selettivi nei confronti dello specifico substrato
da asportare). Una delle caratteristiche principali degli enzimi risiede appunto nell’elevata specificità
per il substrato (fondamentale nel restauro di superfici policrome) ovvero un enzima che agisce, in una
data reazione, su un determinato fondo, non sarà in grado di catalizzare nessuna altra reazione
chimica, vale a dire non potrà modificare una sostanza diversa dal substrato, di conseguenza,
l’operazione di pulitura non potrà intaccare le parti del dipinto non interessate dalla pulitura. La
seconda caratteristica esclusiva degli enzimi, è l’alta attività catalitica, ossia limitate molecole
enzimatiche sono in grado di operare su quantità di substrato molto maggiori di quelle trasformabili da
qualunque altra sostanza, senza perdere l’efficacia.
La procedura operativa prevedrà la messa in opera a tampone o a pennello e previo riscaldamento in
bagno d’acqua a 30-40 °C di un principio enzimatico (lipasi, proteasi o amilasi scelto in base alla
sostanza da rimuovere) supportato da un gel acquoso a pH noto e costante (ad es. idrossi metil-propil
cellulosa). Trascorsi alcuni minuti si procederà alla rimozione a secco, la superficie dovrà essere
lavata con una prima soluzione acquosa di tensioattivo (ad es. bile bovina allo 0,2%, e un tensioattivo
non ionico all’1-2% o saliva artificiale allo 0,25%), a questo primo lavaggio ne dovrà seguire un
secondo con tampone acquoso e, passate 4-5 ore dal trattamento un terzo lavaggio finale con
idrocarburi leggeri (ad es. essenza di petrolio dearomatizzato o white spirit).
Specifiche sui materiali
Gli enzimi principalmente utilizzati sono:
– proteasi capace di scindere le molecole proteiche idrolizzando i legami peptidici si rivela efficace
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PARTE II
per la rimozione di macchie dovute a colle e gelatine animali, albumine, casine e uovo. Si può
trovare nelle versioni stabilizzata, con pH acido (pH circa 5) o con pH alcalino (pH circa 8,4) per la
rimozione controllata di sostanze proteiche anche su supporti delicati come gli affreschi;
– lipasi (pH circa 8,4) in grado di sciogliere i grassi catalizzando l’idrolisi dei trigliceridi, si rivela
efficace per la rimozione di sostanze grasse, pellicole a base di oli essiccativi, vernici oleoresinose,
cere e resine sintetiche come esteri acrilici e vinilici;
– amilasi (pH circa 7,2) idrolizza i legami glucosidici di polisaccaridi quali amido, cellulosa, gomme
vegetali;
– saliva artificiale, prodotto a base di mucina per la pulitura pittorica superficiale, è particolarmente
efficace se impiegata come lavaggio intermedio dopo la pulitura con enzimi o con saponi resinosi.
Pulitura mediante impacco biologico
Sono impasti da utilizzare su manufatti lapidei delicati o particolarmente decoesi, posti all’esterno, su
quali non sarà possibile eseguire puliture a base di acqua nebulizzata senza arrecare ulteriori danni.
Di norma vengono utilizzati per estrarre i sali solubili penetrati, per cause diverse, all’interno del
materiale lapideo. I suddetti impacchi dovranno essere a base di argille assorbenti (sepiolite),
contenenti prodotti a base ureica così composti:
– 1000 cc di acqua deionizzata;
– 50 g di urea (NH2)2CO;
– 20 cc di glicerina (CH2OH)2CHOH.
Il fango che si otterrà dovrà essere steso in spessori di almeno 2 cm da coprire con fogli di polietilene,
a fine trattamento, se non diversamente specificato dalla DL, e si applicherà un fungicida per
prevenire eventuali aggressioni microbiologiche. I tempi di applicazione saranno stabiliti dall’operatore
sotto il controllo della DL in base a precedenti prove e campionature.
Avvertenze
Nel caso di materiali coperti da efflorescenze, prima dell’applicazione degli impacchi queste andranno
asportate meccanicamente con spazzole morbide.
8. Pulitura mediante apparecchi aeroabrasivi (sistema Jos e Rotec)
La pulitura mediante apparecchi aeroabrasivi potrà essere impiegata al fine di rimuovere dalle
superfici lapidee particellato atmosferico, incrostazioni calcaree, croste nere, graffiti, alghe, muschi e
licheni. Un metodo di pulitura aeroabrasiva è il sistema Jos che, sfruttando una spirale di tipo
elicoidale a bassissima pressione (0,1–1 bar) consentirà di operare interventi di pulitura, sia a secco
(utilizzando aria e inerti di varia granulometria) che ad umido (impiegando aria, inerti e bassi
quantitativi di acqua che variano da 5-60 l/h in base al tipo di ugello utilizzato e allo sporco da
rimuovere). Questo sistema potrà essere utilizzato per la pulitura di ogni tipo di pietra naturale, granito,
arenarie, marmo e travertino. La scelta degli inerti verrà fatta in base al tipo ed alla consistenza della
sostanza patogena da asportare, in ogni caso si tratterà sempre di sostanze neutre non tossiche con
granulometria di pochi micron (da 5 a 300 μm) e con durezza che potrà variare da 1-4 Mohs utilizzate,
talvolta, con spigoli arrotondati, così che si possano ovviare a fenomeni di microfratture, forti abrasioni
o modificazioni delle alterazioni del materiale lapideo. Tra gli inerti più adatti al caso troveremo: il
carbonato di calcio, bianco di Spagna, gusci di noce, noccioli, polvere di vetro, granturco macinato,
pula di riso. Si procederà con la proiezione a vortice elicoidale degli inerti che colpiranno la superficie
seguendo più angoli d’incidenza secondo direzioni subtangenziali. La distanza che dovrà intercorrere
tra l’elemento di immissione (ugello) e il materiale varierà normalmente tra i 35 cm e i 45 cm. Il
sistema Jos eviterà l’insorgenza di un’azione abrasiva sul materiale, poiché la pressione dell’aria
compressa diminuirà approssimativamente in proporzione al quadrato della distanza dall’ugello,
mentre la rotazione rimarrà inalterata.
Per superfici molto porose, o molto deteriorate, sarà indicato il sistema Jos a secco applicato ad una
distanza dal supporto di circa 40-45 cm con una pressione di impatto non superiore all’1,5 bar; se
dovranno essere pulite superfici di marmo, granito e travertino si utilizzerà carbonato di calcio come
inerte (in grani da 300 μm di diametro emessi da una distanza di circa 30-40 cm con pressione
dell’impianto pari a 2 bar in modo che l’impatto sulla pietra sia pari a 0,4-0,5 bar).
Il sistema Jos a umido sarà impiegato per la pulitura di superfici non eccessivamente porose, così da
evitare l’insorgenza di fenomeni di degrado legati all’infiltrazione in profondità dell’acqua. Si utilizzerà
acqua lievemente dura per la pulitura di calcarei teneri, acqua dolce sarà utilizzata per la pulitura di
pietre silicee mentre, per rocce silicatiche e graniti, s’impiegherà acqua deionizzata. In ogni caso il
consumo di acqua sarà in relazione al tipo e alle dimensioni dell’ugello utilizzato (per ogni 2 m² di
superficie pulita: ugello piccolo 1 l, ugello standard 6 l); occorrerà sempre procedere con estrema
cautela e previa analisi delle caratteristiche intrinseche della pietra da trattare in modo da evitare
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PARTE II
interventi troppo aggressivi che potrebbero implicare sia l’erosione del materiale sia un’eccessiva,
quanto dannosa, impregnazione di acqua.
In alternativa al sistema Jos si potrà ricorrere al sistema Rotec caratterizzato da un mini vortice
rotante. Particolarmente adatto per puliture di manufatti delicati (sculture, rilievi, ceramiche ecc.) potrà
essere utilizzato a secco, a nebulizzazione (l’ugello erogherà 0,5 l/h di acqua) o a umido (l’ugello
erogherà da 1 a 3 l/h di acqua). L’inerte e l’ugello sono, anche in questo caso come per il sistema Jos,
regolabili (la pressione d’impatto sul materiale non supera lo 0,2-0,4 bar).
9. Pulitura mediante sabbiatura controllata
La sabbiatura controllata prevedrà, mediante l’impiego di macchine sabbiatrici, la rimozione di depositi
spessi coerenti ed aderenti alla superficie ricorrendo a polveri abrasive sospese in un getto d’aria
compressa diretto sulla superficie per mezzo di una lancia metallica. Sarà opportuno evitare l’utilizzo
di macchinari che non consentiranno una bassa pressione d’esercizio, in special modo su superfici
particolarmente degradate. I materiali lapidei sui quali si potrà applicare questo sistema di pulitura
dovranno, infatti, presentare uno stato conservativo relativamente buono, dovranno essere
sufficientemente compatti, così da poter resistere all’azione abrasiva. La sabbiatura controllata potrà
essere applicata su materiali di natura carbonatica e silicatica e, con le dovute precauzioni, in tutte
quelle circostanze per le quali non sarà consentito ricorrere a tecniche che comportino l’impiego di
acqua (ad esempio in presenza di murature particolarmente umide); per quanto concerne le pietre
calcaree tenere sarà opportuno procedere con estrema cautela poiché l’intervento potrebbe alterare la
natura del materiale, mentre si sconsiglierà la sabbiatura su pietre molto porose visto che l’inerte
impiegato potrebbe ristagnare all’interno del materiale.
Al fine di garantire la riuscita dell’intervento, sarà opportuno effettuare analisi e prove su materiale
campione in modo da calibrare bene i termini dell’operazione così da poter ovviare irreversibili
inconvenienti come l’insorgenza di scalfitture, abrasioni sulla superficie o distacchi localizzati di
materiale. Le prove sul campione di materiale dovranno consentire di bilanciare tutti i fattori che
incideranno sull’operazione come: la tipologia e la quantità del materiale abrasivo da impiegare, la
pressione del getto, il tipo di ugello, la distanza che dovrà intercorrere tra ugello e superficie, il
rapporto aria-abrasivo ed i tempi di applicazione. La sabbiatura dovrà evitare il coinvolgimento delle
parti di materiale sane presenti sotto le incrostazioni. L’inerte scelto dovrà essere una polvere
chimicamente neutra (polveri vegetali o abrasivi minerali) di dimensioni ridotte e preferibilmente di
forma arrotondata, come ad esempio: frammenti minutissimi di noccioli di frutta (albicocca), sabbie di
fiume setacciate, ossidi di alluminio, polveri finissime di silicati naturali ecc.. La granulometria potrà
variare tra i valori minimi di 10-25 μm e i valori massimi di 40-60 μm in relazione alla consistenza del
materiale e al tipo di sporco da asportare. Al fine di riuscire a non danneggiare la superficie durante le
operazioni di sabbiatura sarà opportuno variare la granulometria e tipologia dell’inerte (dimensione,
forma e peso specifico) per fasi successive, soprattutto dopo l’asportazione dei depositi più consistenti
prima di procedere alla finitura della superficie. La pressione del getto non dovrà mai superare i 5 bar
considerato che con tale forza di impatto sarà possibile asportare depositi di spessore variabile tra 1-2
mm. L’operazione di sabbiatura dovrà comunque arrestarsi se durante l’intervento si riscontreranno:
parti localizzate di materiali dove i depositi risulteranno particolarmente coesi tra loro, residui di
trattamenti antichi e pellicole di ossalato. In ognuno di questi casi la pulitura si limiterà ad alleggerire i
depositi e non ad asportarli, visto che una prolungata insistenza potrebbe provocare il distacco del
materiale. L’erogazione del getto dovrà avvenire in modo tale che l’operatore sia in grado, per tutta la
durata dell’intervento, di orientare la lancia manualmente circoscrivendo così l’operazione alle sole
aree interessate; l’operatore dovrà, inoltre, accertarsi che l’erogazione del flusso sia sempre costante
e che l’ugello non si sia usurato. Se la sabbiatura sarà eseguita in presenza di elevati tenori di umidità
ambientale occorrerà tenere sotto stretto controllo l’apparecchiatura visto che i granuli di abrasivo
potrebbero compattarsi ostruendo l’ugello; per ovviare a tale inconveniente potrebbe risultare utile
dotare l’apparecchiatura di un apposito deumidificatore. La sabbiatura controllata non è adatta per la
pulitura di parti delicate e minute come modanature, apparati decorativi o cornici per le quali può
essere più appropriato procedere con una microsabbiatura puntuale. Sarà opportuno, pertanto,
schermare mediante idonee protezioni (ad esempio fogli di polietilene) le parti che non dovranno
“subire” tale trattamento e prevedere prima di iniziare l’intervento di sabbiatura, la raccolta del
materiale abrasivo di risulta.
Avvertenze
Questo tipo di pulitura comporta variazioni morfologiche superficiali in funzione della destrezza
dell’operatore, della scelta della polvere abrasiva in rapporto alla pressione di uscita e delle condizioni
conservative del manufatto. La superficie pulita con sabbiatura si presenterà maggiormente
assorbente e “sbiancata”.
10. Pulitura a secco con spugne wishab
Questo tipo di pulitura potrà essere eseguita su superfici perfettamente asciutte e non friabili, sarà
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utilizzata per asportare depositi superficiali relativamente coerenti ed aderenti alla superficie
d’apparecchi in pietra, soffitti lignei, affreschi, pitture murali, carte da parati ecc. mediante l’utilizzo di
particolari spugne costituite da due parti: una massa di consistenza più o meno morbida e spugnosa
(secondo del tipo prescelto), di colore giallo, supportata da una base rigida di colore blu. L’utilizzo di
queste spugne consentirà di asportare, oltre ai normali depositi di polvere, il nero di fumo causato da
candele d’altari e da incensi mentre non sarà particolarmente adatto per rimuovere un tipo di sporco
persistente (ad es. croste nere) e sostanze penetrate troppo in profondità. La massa spugnosa è
esente da ogni tipo di sostanza dannosa, presenta un pH neutro e contiene saktis (sorta di linosina),
lattice sintetico, olio minerale, prodotti chimici vulcanizzati e gelificanti legati chimicamente.
L’intervento di pulitura risulterà estremamente semplice: esercitando una leggera pressione (tale da
produrre granuli di impurità) si strofinerà con la spugna la superficie da trattare (con passate
omogenee a pressione costante) seguendo sempre la stessa direzione, dall’alto verso il basso,
partendo dalle aree più chiare passando, successivamente, a quelle più scure; in questo modo lo
sporco e la polvere si legheranno alle particelle di spugna che si sbriciolerà con il procedere
dell’operazione senza lasciare rigature, aloni o sbavature di sporco (grazie alla continua formazione di
granuli si avrà anche l’auto pulitura della spugna). In presenza di sporco superficiale particolarmente
ostinato l’intervento potrà essere ripetuto; a pulitura ultimata si procederà con la spazzolatura,
mediante scopinetti in saggina o pennelli e spazzole di nylon a setola morbida, in modo da eliminare i
residui del materiale spugnoso.
Avvertenze
In caso di pulitura di superfici dipinte, al fine di evitare l’asportazione del pigmento polveroso e
disgregato oppure di quelli più deboli (azzurri, verdi, tinte scure) sarà consigliabile operare, prima della
procedura di pulitura, un sistematico intervento di preconsolidamento.
11. Pulitura Laser
L’apparecchiatura selettiva Laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) ad alta
precisione è utile per asportare depositi carbogessosi da marmi e da materiali di colore chiaro, oltre
che depositi e patine superficiali da legno, bronzo, terracotte ed intonaci. Nel meccanismo di
rimozione, da parte del laser, delle sostanze estranee dalle superfici intervengono più meccanismi in
funzione d’altrettante condizioni operative scelte. In buona sostanza si tratta di automatismi che
prevedono un assorbimento selettivo dell’energia dell’impulso laser da parte dei degradi superficiali di
colore scuro, con una successiva evaporazione di materia e con la rottura dei legami chimici: questo si
tradurrà in una distruzione delle molecole che formano i depositi ed in una conseguente loro
rimozione. Il piano interessato viene colpito dal raggio per spessori di pochi micron; il substrato
sottostante non viene intaccato in quanto, normalmente, esprime un coefficiente di assorbimento più
basso (la superficie chiara, riportata alla luce riflette il raggio laser interrompendo il funzionamento
dell’apparecchio e in tal modo non si surriscalda). Il laser offre l’opportunità di rispettare integralmente
la patina di materiali grazie alla sua assoluta selettività; può, infatti, asportare anche solo pochi micron.
Altri fattori a favore di questa tecnica sono l’assoluta mancanza di additivi chimici, che potrebbero, in
qualche modo, aggredire la pietra e la possibilità di intervenire (senza effettuare preconsolidamento)
anche su elementi particolarmente decoesi o preventivamente trattati con resine sintetiche o altre
sostanze consolidanti e protettive.
I parametri che dovranno, necessariamente, essere calibrati (dall’operatore in accordo con la DL)
prima dell’inizio della procedura di pulitura sono:
– lunghezza d’onda;
– regolazione dell’emissione di energia in rapporto alla