Beyond undetectable - Cure
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Beyond undetectable - Cure
ISSN 2420-7764 - Registrazione al tribunale di Bologna al n. 8365 del 13/11/14 Poste Italiane SPA Spedizione in abbonamento postale - 45%- art. 2 comma 20/b legge 662/96 aut. DC/ER/BO - Finito di stampare nel mese di GIUGNO 2015 - N°2 CURE Anno 1 . Giugno 2015 . Rivista Trimestrale Beyond undetectable Excellence in long term survival Medical Network Liaison Srl Scientific Publishing & Comunication Medical Network Liaison Srl Scientific Publishing & Comunication www.mnlpublimed.com www.mnlpublimed.com CURE Excellence in long term survival Knowledge, Standards and Systems Under the aegis of: Scientific Board Massimo Andreoni Gioacchino Angarano Andrea AntinorI Antonella D’Arminio MONFORTE Gianni Di Perri Massimo Galli Andrea Gori Adriano Lazzarin Mauro Moroni Aldo Morrone Cristina Mussini Carlo Federico Perno Giuliano Rizzardini Lorenzo Terranova Guest editors Marco Borderi Pierluigi Viale From HAART HAART to CURE HIV correlated pathologies and other infections Excellence in long term survival Knowledge, Standards and Systems Managing Director Pier Giuseppe Pavani Editorial Coordinator Cinzia Lampa Editorial Assistant Pier Francesco Pavani Graphic Designer Sandra Magnani Printing D’Auria Printing Spa S. Egidio alla Vibrata (TE) Finito di stampare nel mese di Giugno 2015 Spedizione in abbonamento postale Una copia Italia € 20,00 Estero € 30,00 Abbonamento annuale Italia € 50,00 Estero € 80,00 Numeri arretrati Publication and Editorial Staff Office Largo Respighi, 8 40126 Bologna Tel. 051.5877605 - Fax. 051 5877564 e-mail: [email protected] www.mnlpublimed.com Italia € 32,00 Estero € 44,00 Abbonamento annuale Biblioteche e Istituzioni Italia € 200,00 Estero € 300,00 Effettuare il versamento/Bonifico su C.C. Bancario CARISBO IBAN IT6D06385 02403 100000002193 Quindi inviare i dati (nome, cognome, indirizzo, codice fiscale, causale, importo e data del pagamento) al numero Fax +39 051 5877564 o all’ E-mail [email protected] I dati dei destinatari sono stati elaborati elettronicamente da MNL Editore. Per la spedizione della presente pubblicazione, è possibile, in qualsiasi momento e senza alcuna spesa consultare e modificare, oppure cancellare i dati ai sensi dell’Art. 13 L. 675/96. E’, inoltre, possibile opporsi al loro utilizzo scrivendo a: MNL srl Largo Respighi, 8 40126 Bologna G iugno 2015 R ivista T rimestrale - ISSN 2420-7764 - Registrazione al tribunale di Bologna al n.8365 del 13/11/14 Medical Network Liaison Srl Scientific Publishing & Comunication www.mnlpublimed.com Depositato presso AIFA in data 28/02/14 Summary Editoriale / Editorial “CURE” – HIV e gestione delle cronicità “CURE” - HIV and management of chronicity Pag. 29 Articoli Originali / Original Articles I nuovi trials clinici presentati al CROI 2015 New clinical trials presented at CROI 2015 Massimo Andreoni Pag. 31 HIV, persistenza, reservoirs, eradicazione, inclusa la terapia genica HIV persistence, reservoirs, eradication, including Gene Therapy Carlo Federico Perno, Maria Mercedes Santoro Pag. 38 Daclatasvir in pazienti di genotipo 3: studio Ally 3 Daclatasvir in genotype 3 patients: Ally-3 Study David R. Nelson Pag. 44 Report Up to date sull’uso dei farmaci innovativi per l’epatite c Up to date on the use of innovative drugs for hepatitis C Claudio Zanon Pag. 51 Linee guida per gli Autori Pag. 56 Guidelines for Authors Pag. 58 CURE Excellence in long term survival Knowledge, Standards and Systems Editoriale/Editorial “CURE” – HIV E GESTIONE DELLE CRONICITà “CURE” - HIV AND MANAGEMENT OF CHRONICITY Marco Borderi Unità Malattie Infettive - Ospedale S. Orsola-Malpighi - Bologna [email protected] E’ evidente che, di fronte a regimi antiretrovirali che ormai garantiscono in percentuali sempre più prossime al 100% il successo virologico, la sfida del prossimo decennio sarà incentrata sulla gestione accurata e corretta delle comor- bilità connesse al processo di cronicizzazione, in virtù del progressivo invecchiamento delle persone con infezione da HIV in terapia antiretrovirale. Al momento attuale una gran parte dell’organizzazione logistica relativa alla presa in carico e alla gestione dei pazienti in HAART non è strutturata per rispondere a questa tipologia di problematiche, né il personale medico a questo preposto risulta formato specificatamente alla risoluzione delle suddette tematiche. Lo scenario relativo alla gestione di tutte le complesse problematiche che ruotano intorno alla persona con infezione da HIV è attualmente interessato da profondi cambiamen- ti strutturali con cui la nostra realtà deve necessariamente misurarsi. Poiché è inevitabile dovere avere a che fare con il fenome- no dell’aging, delle comorbilità e delle conseguenti drugdrug interactions, è strategico e tattico insieme attivarsi pro-attivamente nello studio delle principali problematiche renali, ossee e cardiovascolari connesse alla dissociazione anagrafico-biologica che riguarda gran parte delle persone con infezione da HIV over-fifty. La cronicità si muove nel difficile e delicato confine tra complessità e sostenibilità, tra la necessità di leggere i bisogni sociosanitari dei pazienti, e quella di offrire nel mentre concrete prospettive operative da indagare e approfondire. Questo è il senso che sottende una parte dell’attività legata a Cure e al progetto editoriale connesso, congiunto appunto alla consapevolezza che sia oggi necessaria una maggiore CURE ~ 2015 Clearly given that antiretroviral regimens now ensure per- centages ever closer to 100% in terms of virological suc- cess, the challenge in the next decade will focus on accurate and proper management of comorbidities related to the process of chronicity, owing to the progressive ageing of people infected by HIV using antiretroviral therapy. At present most of the logistical organization regarding treatment and management of HAART patients is not structured to meet this typology of problem, neither are the medical staff in charge of this system suitably trained to solve these issues. The scenario for managing all the complex issues for people with HIV is currently undergoing major structural changes which our reality should take stock of. Since it is inevitable to have to deal with the ageing phe- nomenon, comorbidities and resulting drug-drug interac- tions, it is strategic and tactical to come together pro-actively in the study of major kidney, bone and cardiovascular problems linked to the population-biological dissociation which covers most people with HIV infection over fifty years of age. Chronicity moves in the difficult and delicate line between complexity and sustainability, including the need to read the health and social needs of patients, and offer concrete operational prospects to investigate further. This is the meaning that underlies some of the activity re- lated to treatment and associated editorial projects, connected in fact by the awareness that it is now necessary to obtain greater efficiency and uniformity as far as possible in organizing and managing treatment and the prevention of this problem. In this light, we can point to the project Atelier of Feder- sanità - ANCI on organizational, economic and manage- 29 Editoriale/Editorial efficienza ed una quanto più possibile uniformità di offerta ment aspects of HIV, to which we will return on several zione di queste problematiche. The project essentially aims to deepen HIV treatment, and nell’organizzazione e gestione della cura e della preven- In quest’ottica si embrica il progetto Atelier di Federsanità –ANCI sugli aspetti organizzativi, economici e gestionali dell’HIV, su cui avremo modo di tornare in più occasioni. Il progetto ha essenzialmente l’obiettivo di approfondire il trattamento dell’HIV, le modalità organizzativo-gestionali nelle diverse Aziende sanitarie o ospedaliere del SSN, in collaborazione con SIMIT e ISS, al fine di un recupero quanto più possibile e mirato dell’appropriatezza dei modi, luoghi e tempi della cura, insieme all’adesione ottimale dei pazienti alla stessa. Per questo sarà prodotto in primis un libro verde con l’obiettivo di porre in essere un quadro dell’attuale assenza di uniformità dell’assistenza sociosanitaria della persona con infezione da HIV, per poi produrre un libro bianco con occasions. organizational and management modalities in the various health agencies or hospitals of the NHS in partnership with SIMIT and ISS, to obtain as far as possible a targeted resto- ration of the suitability of treatment modes, places and timing, together with optimal patient adhesion to the same. Firstly for this a Green paper will be prepared to institute a framework of the absence of uniformity in socio-health care to patients with HIV, and then to prepare a white paper to offer some answers to problems identified in the green paper, identifying within productive treatment processes experiences worthy of dissemination, in order not only to improve patients’ conditions but also to allow all available resources to be used more appropriately. l’obiettivo di offrire alcune risposte alle criticità emerse nel libro verde, individuando all’interno dei processi produttivi di cure le esperienze meritevoli di diffusione, ai fini non solo di migliorare le condizioni dei pazienti, ma anche per consentire un impiego più idoneo di tutte le risorse disponibili. 30 CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article I nuovi trials clinici New Clinical Trials presentati al CROI 2015 presented at CROI 2015 Massimo Andreoni Dipartimento di Medicina dei Sistemi - Università Tor Vergata - Roma [email protected] Riassunto Abstract Vengono discussi i principali studi presentati all’ultima Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI) 2015. Sono trattati gli studi relativi alla prevenzione dell’infezione da HIV che hanno dimostrato la validità della profilassi pre-esposizione che si è dimostrata in grado di conferire una protezione del 86%. Parte della trattazione riporta i dati relativi allo sviluppo di nuovi farmaci antiretrovirali. In particolare sono presentati gli studi che hanno confermato la scarsa tossicità di TAF anche in pazienti che iniziavano la terapia in presenza di un modesto danno renale (eGFR 3069 mL/min), l’efficacia dei inibitori della maturazione quali il BMS-955176, che può essere somministrato una volta al giorno e il GSK-2828232 che presenta una spiccata attività antivirale (IC50 0,8-4,3 nM) e l’efficacia del fostemsavir un nuovo farmaco in grado di inibire l’attachment virale. The article looks at the main studies presented at the last 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI). HIV prevention studies reported on the efficacy of pre-exposure prophylaxis that provides protection rates of 86%. Other studies gave updates on the development of new antiretroviral drugs. In particular, the low toxicity of TAF was confirmed even in patients starting therapy with modest renal failure (eGFR 30-69 ml/min), as was the efficacy of one-a-day maturation inhibitors like BMS-955176, and the marked antiviral activity (IC50 0.84.3 nM) of GSK-2828232 and fostemsavir, a new drug able to inhibit viral attachment. Parole chiave: HIV, profilassi, nuovi farmaci Al CROI 2015, che si è svolto questo anno a Seattle (USA), sono stati presentati diversi studi che hanno riguardato alcuni trial clinici relativi a strategie sia alla prevenzione dell’infezione da HIV che allo sviluppo di nuovi farmaci antiretrovirali. Studi sulla prevenzione dell’infezione da HIV a. Studio PROUD I risultati dello studio PROUD sono stati presentati nella sessione orale di apertura del congresso dalla Professoressa Sheena McCormack della UK Medical Research Council Clinical Trial Unit (MRC CTU) della University Colllege di Londra [1]. Lo studio ha arruolato 545 uomini che fanno sesso con uomini (MSM) randomizzati a ricevere immediatamente una profilassi pre-esposizione (PrEP) con una dose giornaliera di tenofovir/emtricitabina (TDF/FTC) (276 soggetti) o ritardare l’avvio della PrEP di un anno (269 soggetti). A tutti i pazienti sono stati dati consigli finalizzati alla riduzione del rischio di trasmissione dell’infezione. All’arruolamento un terzo dei soggetti (184/545) aveva fat- CURE ~ 2015 Key words: HIV, prophylaxis, new drugs At CROI 2015, held this year in Seattle (USA), the results of several clinical trials investigating prevention of HIVinfection and new antiretroviral drugs were presented. HIV-prevention Trials a. The PROUD Study The PROUD Study results were presented at the oral latebreaker session by Professor Sheena McCormack of the UK Medical Research Council Clinical Trial Unit (MRC CTU), University College London [1]. 545 men who had sex with other men (MSM) were randomized to immediate pre-exposure prophylaxis (PrEP) comprising a daily dose of tenofovir/emtricitabine (TDF/FTC) (276 subjects) or to deferred treatment after one year (269 subjects). All patients received counseling on reducing the risk of sexually transmitted infection. At the time of enrollment in the study one third of all subjects (184/545) had already used TDF/FTC for post-exposure prophylactic purposes (PEP) during the previous year. During the study, 5% (13/276) of the PrEP patients and 31% (83/269) of the non-PrEP patients made use of PEP at least once. In October 2014 the Independent Data Monitoring Committee (IDMC) issued indications to offer PrEP to all trial 31 Articolo Originale/Original Article Fig. 1 Incidenza di infezioni da HIV nei soggetti in profilassi pre-espesione (PrEP, Immediate) e nei soggetti non in PrEP (Deferred) Fig. 1 HIV infection rates in subjects undergoing pre-exposure (PrEP, Immediate) and non pre-exposure (Deferred) prophylaxis Fig. 2 Infezioni sessualemnte trasmesse nei due gruppi di soggetti in profilassi pre-espesione (PrEP, Immediate) e non in PrEP (Deferred) Fig. 2 Sexually transmitted infections in the two groups undergoing preexposure (PrEP, Immediate) and non pre-exposure (Deferred) prophylaxis 32 CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article to uso di TDF/FTC come profilassi post-esposizione (PEP) nell’anno precedente. Durante lo studio il 5% (13/276) dei pazienti in PrEP e il 31% (83/269) dei pazienti non in PrEP avevano fatto uso almeno una volta della PEP. Nell’ottobre del 2014 il comitato indipendente del monitoraggio dei dati (IDMC) ha dato indicazione di offrire a tutti i partecipanti allo studio la PrEP per il significativo maggior numero di nuove infezioni nel gruppo di soggetti in cui i farmaci non erano stati ancora somministrati. In particolare lo studio ha potuto analizzare il 96% (523/545) dei pazienti arruolati per un totale di 453 anni/persona (PYFU). Durante il follow-up 22 persone sono diventate sieropositive (Fig. 1): 3 nel gruppo sottoposto a PrEP e 19 nel gruppo non trattato con una incidenza di 1,3 e 8,9 per 100/PYFU. Questo risultato è altamente significativo dimostrando che la PrEp è in grado di ridurre del 86% (90% CI 58%-98%) il rischio di infezione da HIV (p=0.0002). Dei 3 soggetti che si sono infettati in corso di PrEP uno si è infettato nelle prime 4 settimane, quando probabilmente non erano stati ancora raggiunti livelli efficaci dei farmaci, gli altri due soggetti non erano aderenti al trattamento. Relativamente alla tossicità legata ai farmaci, 28 soggetti hanno interrotto la terapia lamentando effetti collaterali che solo in 13 casi erano effettivamente ascrivibili al trattamento. Undici dei tredici pazienti hanno potuto comunque riprendere regolarmente la terapia. Relativamente allo sviluppo di mutazioni di resistenza, tre di sei pazienti analizzati presentavano lo sviluppo di M184V o M184I; in nessun caso è stata dimostrata la mutazione K65R correlata allo sviluppo di resistenza a tenofovir. Nel corso del follow-up il 57% dei soggetti in PrEP e il 50% dei soggetti non in profilassi hanno presentato almeno un episodio di malattia sessualmente trasmessa (Fig.2). In particolare le infezioni da gonococco a da chlamydia sono risultate le più frequenti. In conclusione lo studio ha dimostrato l’efficacia della PrEP in pazienti ad alto rischio di infezione e propone di utilizzare tale strategia nella normale pratica clinica. b. Studio IPERGAY Jean Michel Molina dell’Università di Parigi Diderot ha presentato i dati dello studio franco-canadese IPERGAY [2] in cui la PrEP era lasciata a richiesta del soggetto in esame. Lo studio prevedeva la somministrazione di una doppia dose di TDF/FTC (due pillole) prima del rapporto sessuale a rischio. La terapia veniva somministrata in un intervallo temporale compreso tra 24 ore e due ore prima del rapporto sessuale. Lo studio di tipo randomizzato prevedeva anche un braccio in cui veniva somministrato placebo. Lo studio ha arruolato 206 soggetti nel braccio TDF/FTC e 208 soggetti nel braccio placebo. A tutti i partecipanti allo CURE ~ 2015 participants on account of the significantly higher number of new infections being reported in the group that had not yet received treatment. Of note is the fact that the trial was able to analyze 96% (523/545) of all patients enrolled for a total of 453 person years of follow up (PYFU). During follow-up 22 men became seropositive (Fig. 1): 3 in the PrEP treated group and 19 in the untreated group, with an incidence of 1.3 and 8.9 respectively per 100/ PYFU. This highly significant result demonstrates that PrEP is able to reduce the risk of HIV infection by 86% (90% CI 58%-98%) (p=0.0002). Of the 3 subjects who became infected while on PrEP, one contracted the infection during the first 4 weeks when drug levels were not yet efficacious, while the other two failed to comply with the treatment regimen. With regard to drug toxicity, 28 subjects suspended treatment on account of side effects that only in 13 cases were found, however, to be effectively ascribable to the treatment in question. 11 of the 13 patients were able to resume therapy. 3 of 6 patients analyzed developed resistant mutations, namely M184V or M184I. In no cases was the tenofovir-resistant mutation K65R found. During follow-up 57% of all PrEP patients and 50% of those not receiving prophylaxis had at least one episode of a sexually transmitted disease (Fig.2). Gonococcal and chlamydia infections presented most frequently. In conclusion, the study showed PrEP efficacy in patients at high risk of infection, and as a result, advocates its use in normal clinical practice. b. The IPERGAY Study Jean Michel Molina of the Paris Diderot University presented the results of the French-Canadian IPERGAY trial [2] during which PrEP was administered on demand to enrolled subjects. Drug treatment entailed a double TDF/ FTC dose (two tablets) before high-risk sex. Treatment was given at intervals ranging from 24 to 2 hours before sex. This randomized trial also had a placebo-receiving arm. The TDF/FTC treated group comprised 206 subjects against a placebo arm of 208 subjects. All participants were offered the possibility of receiving post-exposure prophylaxis (PEP) consisting of a single tablet the day after high-risk sex. The final data included 176 (88%) and 177 (88%) subjects in the two arms respectively. At 13 months follow up there have been 16 cases of acquired infection: 2 in the treated group (incidence: 0.94 cases per 100 person years of follow up) and 14 cases in the placebo group (incidence: 6.6 cases per 100 person years of follow up) with an 86% reduction of infection risk (95% CI: 4099, p=0.002). Compliance was similar in both groups with a median re- 33 Articolo Originale/Original Article studio veniva offerta la possibilità di una profilassi postesposizione (PEP) con una singola pasticca del farmaco il giorno dopo il rapporto a rischio. I dati finali includevano 176 (88%) e 177(88%) soggetti nelle due braccia rispettivamente. Dopo un follow-up di 13 mesi ci sono stati 16 casi di trasmissione dell’infezione: 2 nel braccio trattato farmacologicamente (incidenza 0,94 casi per 100 anni/persona) e 14 casi nel gruppo placebo (incidenza 6,6 casi per 100 anni/ persona) con una riduzione del rischio di infezione del 86% (95% CI:40-99, p=0,002). L’aderenza al trattamento è stata simile nei due gruppi con una richiesta mediana di 16 pillole/mese. La PEP è stata richiesta da 48 soggetti equamente suddivisi nei due gruppi: 13% nei trattati e 11% nel gruppo placebo. I dati sulla tossicità sono stati modesti e prevalentemente con nausea, vomito e dolori addominali. Un aumento della creatinina di grado 1 è stato registrato nel 14% dei pazienti in PrEp rispetto al 7% dei pazienti in placebo e trattati solo per la PEP In conclusione i due studi PROUD e IPERGAY hanno ambedue dimostrato la validità della profilassi pre-esposizione assicurando una protezione del 86%. Nei due studi il numero di soggetti da trattare per prevenire una infezione all’anno è stata rispettivamente di 13 soggetti nel PROUD e di 18 soggetti nell’IPERGAY. Anche sotto l’aspetto della tollerabilità i due studi hanno fornito dati rassicuranti. Rimane aperta l’applicabilità di tale strategia in una realtà quale quella italiana. Studi su nuovi farmaci antiretrovirali a. Tenofovir alafenomide (TAF) David Wohl dell’Università del North carolina, USA ha presentato i dati relativi a due studi GS104/111 randomizzati che prevedevano l’uso di di un nuovo farmaco: tenofovir alafenomide (TAF) [3]. I due studi randomizzati in doppio cieco, controllati con placebo e di non inferiorità, prevedevano l’uso della coformulazione in singola pillola di elvitegravir/cobicistat/TAF/ FTC (866 pazienti) o elvitegravir/cobicistat/TDF/ FTC (Stribild) (867 pazienti). L’end point primario era la soppressione virale (< 50 copie HIV-RNA/mL) alla settimana 48. Dopo un anno di terapia il 92% dei pazienti in TAF e il 90% dei pazienti in TDF avevano una viremia non rilevabile. Quando stratificati in relazione ai livelli di viremia al basale nei pazienti con < 100.000 copie/mL una viremia non rilevabile era rispettivamente nel 94% (TAF) e 91% (TDF), mentre nei pazienti con viremia > 100.000 copie/mL nel 87% (TAF) e 89% (TDF). L’incremento dei linfociti CD4 è stato significativamente maggiore nel gruppo TAF (+211 cellule/mm3) che nel gruppo TDF (+181 cellule/mm3) (p00.024). Nei pazienti con fallimento della terapia, 16 pazienti (1,8%) nel gruppo TAF e 19 pazienti (2,2%) nel gruppo TDF avevano un test di resistenza che mostrava solo in una bassa percentuale 34 quest of 16 tablets/month. PEP was requested by 48 subjects equally divided between the two groups: 13% of the treated patients and 11% of the placebo group. Toxicity was mild, consisting prevalently of nausea, vomiting and abdominal pains. An increase in creatinine Grade 1 was reported in 14% of all PrEp patients compared with 7% of the placebo group treated exclusively with PEP. In conclusion, the PROUD and IPERGAY trials both demonstrate the validity of pre-exposure prophylaxis, showing protection rates of 86%. The number of subjects requiring infection-prevention treatment per year was respectively 13 in the PROUD and 18 in the IPERGAY trial. Reassuring results were also had in terms of treatment tolerability. The question of whether a similar strategy is applicable in the Italian situation remains an open question, however. New Antiretroviral Drug Trials a. Tenofovir alafenomide (TAF) David Wohl of the University of North Carolina (USA) presented the results of two randomized GS104/111 trials employing a new drug: tenofovir alafenomide (TAF) [3]. These randomized, double blind, placebo controlled, noninferiority trials administered a co-formulation in a single tablet of elvitegravir/cobicistat/TAF/ FTC (866 patients) or elvitegravir/cobicistat/TDF/ FTC (Stribild) (867 patients). The primary end-point was viral suppression (< 50 copies HIV-RNA/ml) at week 48. After one year of treatment 92% of patients receiving TAF and 90% of TDF-receiving patients had undetectable viremia. Of the patients with baseline viremia of < 100.000 copies/ml, 94% of the TAF and 91% of the TDF group presented undetectable viremia values at the conclusion of the trial period. Undetectable viremia was observed in 87% of the TAF and 89% of the TDF patients who had initial viremia counts of > 100.000 copies/ml. CD4 lymphocyte increase was significantly higher in the TAF group (+211 cells/mm3) than in the TDF arm (+181 cells/mm3) (p 00.024). Of the patients in treatment failure [16 (1.8%) in the TAF group and 19 patients (2.2%) in the TDF group] only a small percentage were positive for the presence of mutations resistant to NRTI (7 TAF and 5 TDF patients) and to NNRTI (5 TAF and 3 TDF patients). Side effects were similar in both arms and mainly comprised diarrhea (18%), nausea (16%), headache (13%) and upper airways infections (12%). Only 1% of all patients presented with severe Grade 3 or 4 adverse effects. The renal and bone toxicity and altered lipid metabolism found during the trials were presented by Paul Sax of the CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article di casi la presenza di mutazioni di resistenza per NRTI (7 pazienti TAF e 5 pazienti TDF) e per NNRTI (5 pazienti TAF e 3 pazienti TDF). Gli effetti collaterali erano simili nelle due braccia e rappresentati principalmente da diarrea (18%), nausea (16%), mal di testa (13%) e infezioni del tratto respiratorio superiore (12%). Solo 1% dei pazienti ha presentato effetti collaterali seri di grado 3 o 4. La tossicità renale, ossea e le alterazioni del metabolismo lipidico registrate nei due studi sono state presentate da Paul Sax del Brigham Women’s Hospital and Harvard Medical School di Boston, USA [4]. La riduzione del filtrato renale glomerulare (eGFR, CockroftGault) è stata minore nel braccio TAF (-6,6 mL/min) che nel braccio TDF (-11,2 mL/min) (p=0,001) (Fig. 3). Quattro pazienti tutti nel braccio TAF hanno dovuto interrompere la terapia per tossicità renale. Anche altri marcatori di danno renale quali proteinuria (-3% vs +20%), albuminuria (-3% vs +7%), proteine leganti il retinolo (+9% vs +51%) e beta2 microglobinuria (-32% vs +24%) erano tutte a favore del braccio trattato con TAF. Anche il metabolismo osseo misurato con la DEXA a livello della colonna vertebrale (-1,30% vs -2,86%) e dell’anca (-0.66% vs -2,95%) (p=0,001) è risultato stato favorevole a TAF [5]. Infine per quanto riguarda il metabolismo lipidico i parametri analizzati sono aumentati maggiormente nel braccio TAF ri- Brigham Women’s Hospital and Harvard Medical School, Boston, USA [4]. Reduced glomerular filtration rate (eGFR, Cockroft-Gault) was lower in the TAF arm (-6.6 ml/min) than in the TDF group (-11.2 ml/min) (p=0.001) (Fig. 3). 4 patients, all in the TAF group, had to suspend treatment on account of kidney toxicity. Other kidney damage markers such as proteinuria (-3% vs +20%), albuminuria (-3% vs +7%), retinol binding proteins (+9% vs +51%) and beta 2-microglobulinuria (-32% vs +24%) were all less evident in the TAF treated group. DXA-measured bone metabolism in the spine (-1.30% vs -2.86%) and hip (-0.66% vs -2.95%) (p=0.001) was also better in the TAF group TAF [5]. Lipid metabolism parameters increased more in the TAF group than in the TDF group: total cholesterol +29 vs +14; LDL +14 vs +5; HDL +7 vs +4 (p=0.001); triglycerides +19 vs +8 (p=0.027). Overall, the results showed both TAF and TDF to have equal virological efficacy while the TAF group presented a better kidney and bone metabolic profile. Several other posters presented at CROI confirmed TAF’s low toxicity even in patients with mild kidney damage at treatment outset (eGFR 30-69 ml/min). Fig.3 Andamento del filtrato glomerulare in pazienti trattati con TAF o con TDF Fig.3 Glomerular filtration rates in TAF and TDF treated patients CURE ~ 2015 b. Maturation Inhibitors The preliminary results of a phase-two study involving a 35 Articolo Originale/Original Article spetto a quello TDF: colesterolo totale +29 vs +14; LDL +14 vs +5; HDL +7 vs +4 (p=0,001); trigliceridi +19 vs +8 (p=0,027). I dati globalmente hanno dimostrato una pari efficacia virologica di TAF rispetto a TDF con un migliore profilo metabolico a livello renale e osseo. Diversi altri poster presentati nel congresso hanno confermato la scarsa tossicità di TAF anche in pazienti che iniziavano la terapia in presenza di un modesto danno renale (eGFR 30-69 mL/min). b. Inibitori della maturazione Sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio di fase due, relativi all’utilizzo per 10 giorni in monoterapia di un nuovo inibitore della maturazione , BMS-955176 [6]. Il nuovo farmaco rappresenta una evoluzione del bevirimat, farmaco sempre della stessa ditta farmaceutica la cui sperimentazione è stata interrotta per l’alta percentauale di fallimenti (50%) dovuta alla presenza di polimorfismi naturali nel codone 370 del gene gag che conferivano resistenza al farmaco. Il nuovo farmaco (BMS-955176), può essere somministrato una volta al giorno, ha un’attività antivirale maggiore rispetto a bevirimat (IC50 2-13 nM) ed è stato utilizzato a sei diversi dosaggi (5,10,20,40,80 e 120 mg). Sono stati arruolati 60 pazienti quasi tutti naive (92%), suddivisi in 8 pazienti per braccio, un gruppo di pazienti è stato trattato con placebo. Con i tre dosaggi più alti, dopo 10 giorni di terapia, si è registrata una riduzione di 1,4 log di viremia che si è mantenuta nei 7 giorni successivi all’interruzione del trattamento. In particolare la massima riduzione (-1,7 log) si è registrata nel braccio a 40 mg. Il farmaco si è dimostrato attivo anche nei confronti di virus resistenti al bevirimat. Il farmaco è stato ben tollerato, in due casi si è manifestata una transitoria neutropenia. Anche GSK ha presentato i dati relativi allo sviluppo di un nuovo inibitore della maturazione (GSK-2828232) con grande attività antivirale (IC50 0,8-4,3 nM) nei confronti di 26 ceppi virali provenienti da pazienti trattati precedentemente con inibitori della proteasi [7]. Studi finalizzati a valutare il dosaggio del farmaco sono attualmente in corso in volontari sani. c. Inibitori del “attachement” Sono stati presentati i risultati di uno studio di fase due finalizzato a trovare il dosaggio di un nuovo inibitore del attchement della BMS, il fostemsavir (BMS-663068 che è in grado di bloccare la gp-120 virale [8]. Sono stati arruolati 251 pazienti suddivisi in 5 gruppi tutti trattati con raltegravir e tenofovir più atazanavir/ritonavir (braccio di controllo) oppure fostemsavir a 4 diversi dosaggi (400 mg o 800 mg due volte al giorno, 600 mg o 1200 mg una volta al giorno). Le caratteristiche viroimmunologiche dei pazienti suddivisi nelle 5 braccia erano omogenee; il 43% dei pazienti aveva una viremia maggiore di 100.000 copie HIV-RNA/mL e il 38% un numero di CD4 36 10-day single therapy regimen with the new maturation inhibitor, BMS-955176, were presented [6]. The new drug was developed from bevirimat, owned by the same pharmaceutical firm, for which study had been stopped on account of the high failure rate (50%) due to natural polymorphisms of gag codon 370 that led to drug resistance. Administered once a day, the new drug (BMS-955176) exhibited greater antiviral activity than bevirimat (IC50 2-13 nM) when employed in 6 different doses (5,10,20,40,80 and 120 mg) in a total of 60 patients – almost all of them treatment-naive (92%) – enrolled and divided into 8 patients per group, one of which received only placebo. After 10 days of treatment the groups receiving the three highest doses recorded a 1.4 log fall in viremia that was maintained for 7 days following treatment withdrawal. The greatest reduction (-1,7 log) was seen in the arm receiving 40 mg. The drug proved active also against bevirimat resistant viruses. It was well tolerated, with two cases of transient neutropenia. GSK also presented data for its new maturation inhibitor, GSK-2828232, that has demonstrated considerable antiviral activity (IC50 0.8-4.3 nM) against 26 viral strains coming from patients previously treated with protease inhibitors [7]. Drug-dosage evaluation studies are now underway in healthy volunteers. c. Attachment Inhibitors The results of a phase-two study to define the correct dose for a new BMS attachment inhibitor, fostemsavir (BMS663068), able to block viral gp120 were presented [8]. 251 patients were enrolled and divided into 5 groups. All received raltegravir and tenofovir, plus either atazanavir/ ritonavir (control arm) or fostemsavir in 4 different doses (400 mg or 800 mg twice a day, 600 mg or 1200 mg once a day). All patients in the 5 groups were matched for viral and immunological characteristics. 43% presented with viremia counts of 100.000 copies HIV-RNA/ml and 38% had CD4 counts < 200 cells/mm 3. About 50% of all patients had a virus with at least one mutation resistant to NRTI, NNRTI or PI. The intention-to-treat analysis (FDA snapshot) showed the percentage of patients with viremia values of <50 copies/ml in the 4 groups treated with different doses of fostemsavir to be 82%, 61%, 69% and 68% respectively, while the percentage in the atazanavir/r treated control group was 71%. Patients with a baseline viremia of >100.000 copies HIV-RNA/ml showed a lower virologic response in all groups, including the control arm. Drug response was not affected by the levels of viral sensitivity (IC50). Two other conference posters reported promising clinical and virologic results for fostemsavir. In fact BMS CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article minore a 200 cellule/mm3. Circa il 50% dei pazienti aveva un virus con almeno una mutazione di resistenza agli NRTI, NNRTI o PI. All’analisi intention to treat (FDA snapshot) la percentuale di pazienti con una viremia <50 copie/mL è stata rispettivamente nei 4 gruppi trattati con fostemsavir a diverso dosaggio 82%, 61%, 69% e 68% mentre nel gruppo di controllo trattato con atazanavir/r del 71%. Nei pazienticon una viremia a basale >100.000 copie HIV-RNA/mL la risposta virologica è stata inferiore in tutte le braccia compresa quella di controllo. La risposta al farmaco non è stata influenzata dai livelli di sensibilità virale (IC50). Altri due poster presentati al convegno relativamente al fostemsavir hanno presentato risultati clinici e virologici tali per cui BMS continuerà la sperimentazione clinica usando la posologia di 600 mg due volte al dì [9,10]. Il farmaco infine ha dimostrato buoni dati di farmacocinetica quando associato a darunavir/r e etravirina. will continue clinical trials of this drug at doses of 600 mg twice a day [9,10]. Fostemsavir has also demonstrated good pharmacokinetic behavior when combined with darunavir/r and etravirine. REFERENCES 1. McCormack S et al on behalf of the PROUD Study. Pragmatic open-label randomised trial of preexposure prophylaxis: the PROUD study. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI 2015), 23-26 February 2015, Seattle, Washington, USA. Oral late breaker abstract 22LB. 2. Molina JM et al. On demand PrEP with oral TDF-FTC in MSM: results of the ANRS Ipergay trial. CROI 2015. 2015 Confer- ence on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI 2015), 23-26 February 2015, Seattle, Washington, USA. Oral late breaker abstract 23LB. 3. Wohl D et al. Tenofovir alafenamide (TAF) in a single-tablet regimen in initial HIV-1 therapy. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI 2015), 23-26 February 2015, Seattle. Oral late breaker abstract 113LB. 4. Pozniak A et al. Safety of tenofovir alafenamide in renal impairment. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI 2015), 23-26 February 2015, Seattle. Poster abstract 795. 5. Sax P et al. Renal and bone safety of tenofovir alafenamide vs tenofovir disoproxil fumarate. 2015 Conference on Retro- viruses and Opportunistic Infections (CROI 2015), 23-26 February 2015, Seattle. Oral late breaker abstract 143LB. Abstract: 6. Hwang C et al. Antiviral activity/safety of a second-generation HIV-1 maturation inhibitor. CROI, 23-26 February 2015, Seattle. Oral late breaker abstract 114LB. 7. Jeffrey J et al. GSK2838232, a second generation HIV-1 maturation inhibitor with an optimized virology profile. CROI, 23-26 February 2015, Seattle. Poster abstract 538. 8. Thompson M et al. Attachment inhibitor prodrug BMS–663068 in ARV-experienced subjects: week 48 analysis. CROI, 23-26 February 2015, Seattle. Poster abstract 545. 9. Savant Landry I et al. HIV-1 Attachment inhibitor prodrug BMS-663068: model-based dose selection. CROI, 23-26 February 2015, Seattle. Poster abstract 509. 10. Savant Landry I et al. HIV-1 attachment inhibitor prodrug BMS-663068: interactions with DRV/r and/or ETR. CROI, 23-26 February 2015, Seattle. Poster abstract 523. CURE ~ 2015 37 Articolo Originale/Original Article HIV, persistenza, HIV Persistence, reservoirs, Reservoirs, eradicazione, inclusa Eradication, including la terapia genica Gene Therapy Carlo Federico Perno, Maria Mercedes Santoro Università Tor Vergata - Roma [email protected] Riassunto Abstract L’attuale terapia antiretrovirale (ART) è in grado di sopprimere con successo la replicazione del virus dell’immunodeficienza acquisita umana (HIV) in un elevato numero di pazienti affetti da tale virus, bloccando l’altrimenti inevitabile progressione della malattia. Tuttavia la ART non è curativa, e non può prevenire il danno infiammatorio causato da HIV. Inoltre, i farmaci ad oggi disponibili non sono in grado di eradicare il virus. Il primo ostacolo all’eradicazione dell’HIV è la sua capacità di rimanere integrato per anni nel DNA dei linfociti CD4 resting. La latenza virale e l’attivazione occasionale di tali CD4 infetti e quiescenti sono tra le principali cause della viremia residua, ossia di quel bassissimo livello di HIV che persiste in tutti gli individui anche se completamente responsivi alla ART. Un’evidenza che il reservoir persista nel tempo è fornita dal fatto che la viremia residua non si abbatte neppure intensificando la ART con farmaci potenti. Inoltre tale reservoir ha anche la capacità di espandersi rapidamente dopo sospensione della terapia stessa, come dimostrano la costante e rapida risalita dell’HIV-RNA all’interruzione dell’ART. L’esistenza di tale reservoir di HIV capace di produrre infezioni virali che ristabiliscono l’infezione attiva nel momento in cui i farmaci antivirali non sono più presenti nel corpo, evidenzia l’importanza di sviluppare strategie di cura. Possibili nuovi approcci mirati alla viremia residua e alla riduzione del reservoir al di sotto di una soglia clinicamente rilevante sono stati messi in evidenza in occasione dell’annuale Conferenza sui retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, CROI) tenutasi a Current antiretroviral therapy (ART) successfully suppresses the replication of acquired human immunodeficiency virus (HIV) in a large number of infected patients, blocking an inevitable progression to full-blown AIDS. However, ART is not curative and does not prevent the inflammatory damage caused by HIV. In addition, the drugs available today are unable to eradicate the virus. The first obstacle to completely eliminating HIV is its ability to remain for years in the DNA of ‘resting’ CD4 lymphocytes. Viral latency and occasional activation of these infected yet quiescent CD4 cells are the main causes of residual viremia, i.e., the very low HIV titers persisting in all individuals even if fully responsive to ART. That the reservoir persists in time is shown by the fact that residual viremia is not lowered or wiped out even with more intensive ART treatment using more powerful drugs. Moreover the reservoir is susceptible of rapid expansion if therapy is withdrawn, as is shown by the prompt, steady rise of HIVRNA once ART is stopped. The existence of HIV reservoirs triggering active infection as soon as antiviral drugs are no longer present in the body underlines the importance of developing curative strategies. Possible new approaches targeting residual viremia and reducing the viral reservoir below the threshold of clinical relevance were presented at the annual Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections Seattle (USA) nel febbraio 2015. Parole chiave: reservoir, HIV-DNA, persistenza di HIV L’utilizzo della terapia antiretrovirale combinata (Highly Active Antiretroviral Therapy, HAART) nell’ultimo ventennio ha determinato un forte progresso nel trattamento dell’infezione del virus dell’immunodeficienza acquisita umana (HIV), con una forte riduzione delle mortalità e della morbilità negli individui affetti da tale virus [1]. L’attuale terapia antiretrovirale (ART) inibisce la replicazione di HIV e ridu- 38 (CROI) held in Seattle (USA) in February 2015. Key words: reservoir, HIV-DNA, HIV persistence In the last 20 years combination antiretroviral therapy (Highly Active Antiretroviral Therapy, HAART) has allowed great progress in the treatment of infection by the virus causing acquired immunodeficiency syndrome (HIV), with a sharp fall in both the mortality and morbidity of infected subjects [1]. Current antiretroviral therapy (ART) inhibits HIV replication and significantly reduces plasma viral concentrations below the detection threshold of available assays. Today ART is successful in a high percentage (approximately 90%) of treated patients. However, although current ART treatment is able to suppress HIV CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article ce significativamente la concentrazione virale nel plasma al di sotto della soglia di non rilevabilità dei saggi disponibili per la quantificazione del virus. Oggi la ART funziona con successo in un elevata percentuale di pazienti trattati (circa il 90%). Tuttavia, sebbene l’attuale ART sia in grado di sopprimere la replicazione di HIV e bloccare l’altrimenti inevitabile progressione in AIDS, essa non è curativa, e non può prevenire il danno infiammatorio causato da HIV. A tal riguardo, il lavoro presentato da Netanya S. Utay e colleghi in occasione dell’annuale Conferenza sui retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, CROI) tenutasi a Seattle (USA) nel febbraio 2015, ha evidenziato che in individui in infezione acuta da HIV-1 l’infiammazione, la traslocazione microbica e la fibrosi rimangono elevate, nonostante un inizio precoce della ART [2]. Inoltre, nonostante il profondo effetto antivirale della ART, i farmaci attualmente disponibili non sono in grado di eradicare il virus. Il primo ostacolo all’eradicazione dell’HIV è la sua capacità di rimanere integrato per anni nel DNA dei linfociti CD4 definiti resting, in quanto si trovano in uno stato di quiescienza e inattività. Diversi stimoli possono tuttavia di tanto in tanto “risvegliare” queste cellule, che iniziano a produrre proteine virali, e quindi permettono al sistema immunitario di riconoscerle come estranee e di innescare i meccanismi che porteranno alla loro distruzione. Questo serbatoio virale è piccolo, ma le sue reali dimensioni non sono note, data la difficoltà nel misurarlo. Le conoscenze acquisite fino ad oggi portano a concludere che sarebbero necessari oltre 73 anni di HAART per “ripulire” questo deposito, ma probabilmente si tratta di una sottostima [3], facendo pensare che l’obiettivo eradicazione completa rimanga pressoché’ irraggiungibile. La latenza virale e l’attivazione occasionale dei CD4 infetti e quiescenti sono tra le principali cause della viremia residua, ossia di quel bassissimo livello di HIV che persiste in tutti gli individui anche se completamente responsivi alla ART. Un’evidenza che il reservoir persista nel tempo è fornita dal fatto che la viremia residua non si abbatte neppure intensificando la ART con farmaci potenti. Inoltre tale reservoir ha anche la capacità di espandersi rapidamente dopo sospensione della terapia stessa, come dimostrano la costante e rapida risalita dell’HIV-RNA all’interruzione dell’ART e il fallimento di tutti gli studi che, con schemi e disegni diversi, hanno verificato la possibilità di interrompere la ART per periodi più o meno brevi. L’esistenza di reservoir di HIV capaci di produrre infezioni virali che ristabiliscono l’infezione attiva nel momento in cui i farmaci antivirali non sono più presenti nel corpo, evidenzia l’importanza di sviluppare strategie di cura. Il lavoro mostrato da Jonathan Li e colleghi al CROI 2015 ha messo in evidenza CURE ~ 2015 replication and block the otherwise inevitable progression to full-blown AIDS, it is not curative and does not prevent the inflammatory damage caused by HIV. To this regard, the study presented by Netanya S. Utay and co-workers at the annual Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI), held in Seattle (USA) in February 2015, found that individuals with acute HIV-1 have persistently high inflammation, microbial translocation and fibrosis despite the early initiation of ART [2]. Furthermore, despite ART’s far-reaching antiviral effect, the drugs currently available are unable to eradicate the virus. The first obstacle to eradicating HIV lies in its ability to remain in the DNA of so-called ‘resting’ or quiescent, inactive CD4 lymphocytes. These cells can on occasion, however, be ‘re-awakened’ by a series of different stimuli, at which they begin producing viral proteins, thereby allowing the immune system to recognize them as foreign bodies and trigger defense mechanisms leading to their destruction. Although small, the actual size of this latent reservoir is not known, quantification being a problem. On the basis of current understanding though, it has been estimated that it would take more than 73 years of HAART to ‘clean up’ this reservoir. This is probably an underestimation [3], with the result that complete viral eradication is most likely an unattainable goal. Viral latency and the occasional activation of infected quiescent CD4 cells are among the main causes of residual viremia, i.e. the very low HIV titers persisting in all individuals even if fully responsive to ART. That the reservoir persists in time is shown by the fact that residual viremia is not lowered or wiped out even with more intensive ART treatment using more powerful drugs. Moreover, the reservoir can expand rapidly on treatment withdrawal, as has been shown by the constant and rapid HIV-RNA increases witnessed on the interruption of ART, as well as by the failure of all studies, whatever their design or treatment approach, attempting to withdraw ART for even short periods. The existence of HIV reservoirs triggering active infection as soon as antiviral drugs are no longer present in the body underlines the importance of developing curative strategies. The study presented by Jonathan Li and co-workers at CROI 2015 evidenced that the higher the cell-associated HIV-1 RNA and residual viremia values at the time of ART interruption, the shorter the time to virologic rebound [4]. These findings suggest that cell-associated HIV-1 RNA and residual viremia could be used as biomarkers to assess the efficacy of therapies aiming to achieve sustained HIV remission in the absence of ART. Again at CROI 2015, John Frater and co-workers presented their study along the same lines in which they looked at 47 individuals enrolled in the 39 Articolo Originale/Original Article che una più alta concentrazione cellulare di HIV-1 RNA e più alti valori di viremia residua al tempo dell’interruzione della ART sono associati in maniera significativa ad un tempo più breve di rialzo virologico [4]. Tali risultati suggeriscono che l’HIV-1 RNA cellulare e la viremia residua possono essere utilizzati come biomarcatori utili per la valutazione dell’efficacia di terapie mirate al raggiungimento di una sostenuta remissione di HIV in assenza di ART. Sulla stessa linea, sempre al CROI 2015, John Frater e colleghi, tramite una analisi di 47 individui in interruzione terapeutica arruolati allo studio SPARTAC, hanno mostrato che l’espressione delle molecole regolatrici PD-1, Lag3 e Tim-3 e la quantità totale di HIV-1 DNA possono aiutare a predire il tempo di rialzo viremico in pazienti in interruzione terapeutica [5]. Possiamo affermare che con il CROI2015 è migliorata la conoscenza sull’origine della viremia residua e sulla natura e sulle dimensioni dei reservoir di HIV? Con il CROI 2015 è stato chiarito il ruolo della ART nella riduzione delle dimensioni dei reservoir, anche in prospettiva di prevenire una riattivazione del virus dopo interruzione terapeutica? E’ da tenere in considerazione che i reservoir di HIV-1 attivi durante la terapia costituiscono solo una piccolissima parte delle cellule infettate dal virus (forse l’1%, o anche meno), la maggior delle quali contiene virus difettivo, con grandi delezioni interne o ipermutazioni da G ad A mediate dalla proteina cellulare APOBEC. Per queste ragioni, per ben definire la grandezza reale del reservoir patogeneticamente rilevante, si rende necessario sia caratterizzare i ceppi provirali in grado di produrre virus replicanti, sia definire correttamente le cellule produttrici HIV. Sebbene il genoma di HIV-1 contenga mutazioni letali, le sequenze regolatrici LTR (Long Terminal Repeat), coinvolte nella trascrizione, nell’integrazione e nel controllo dell’espressione del genoma virale, possono rimanere intatte, indicando che l’HIV-1 RNA può ancora essere ancora trascritto. In linea con questa considerazione, lo studio presentato da Ya-Chi Ho al CROI 2015 ha mostrato che provirus di HIV-1 difettivi possono essere trascritti durante l’inversione della latenza e che le cellule che contengono tali provirus difettivi possono espandersi durante l’attivazione dei linfociti T [6]. La trascrizione dell’HIV-RNA da provirus difettivi può precludere dunque una corretta misurazione della quantità del reservoir latente ed il suo ruolo nella patogenesi. Gli studi di Mary F. Kearney e Marta E. Bull presentati al CROI 2015 sono stati mirati a cercare di definire se l’espressione di HIV-1 durante il trattamento fosse dovuta ad una spontanea riattivazione dalla latenza o ad una continua trascrizione virale, seppur a bassi livelli [7,8]. In entrambi gli studi sono stati comparati l’HIV-1 RNA cellulare, l’HIV-1 DNA cellulare e l’HIV-1 RNA plasmatico, tramite il test del single genome. I risultati emersi da entrambi gli studi hanno 40 SPARTAC trial who had interrupted HIV treatment. The authors found that the expression of the regulatory molecules PD-1, Lag3 and Tim-3 as well as total HIV-1 DNA can help predict the virologic rebound time interval in patients suspending treatment [5]. Did it transpire at CROI 2015 that we now have a better knowledge of the origin of residual viremia and the nature and size of the HIV reservoir? Did the Conference clarify the role of ART in reducing reservoirs, also with a view to preventing virus reactivation following treatment interruption? It should be borne in mind that the HIV-1 reservoirs active even during therapy are only a very small component of the overall number of virus-infected cells – perhaps 1% or even less. Most infected cells contain defective virus with large internal deletions or G to A hypermutations mediated by the cellular protein APOBEC. This is why if the true order of magnitude of the pathogenically relevant reservoir is to be accurately defined, the proviral strains able to produce replicating virus must be characterized and the HIV producing cells correctly defined. Although the HIV-1 genome contains lethal mutations, the LTR (Long Terminal Repeat) regulatory sequences involved in the transcription, integration and control of viral genome expression can remain intact, with the result that HIV-1 RNA can still be transcribed. The study presented by Ya-Chi Ho at CROI 2015 shows that defective HIV-1 proviruses can be transcribed when latency is reversed, and that cells containing defective proviruses can expand during lymphocyte T activation [6]. Transcription of HIV-RNA by defective proviruses can therefore hinder correct quantification of the latent reservoir and its pathogenic role. Studies presented by Mary F. Kearney and Marta E. Bull at CROI 2015 aimed to define whether HIV-1 expression during treatment is due to spontaneous reversal of latency or to continued - albeit low-level - viral transcription [7,8]. Both studies compared cell-associated HIV-1 RNA, HIV1 DNA and plasma HIV-1 RNA using the single genome test. Both confirmed that low-level viremias or blips often originate from proliferating cells induced to transcribe proviral sequences, and that continuous replication and viral evolution are observed even if on-going therapy maintains viral levels under the detectability threshold. Bull and coworkers also reported that in many cases the presence of defective proviral strains can produce viremia with the infection of new cells [8], thereby confirming the data presented by Ho [6]. Francesco Simonetti and co-workers from Frank Maldarelli’s group at NIH elegantly described the first case of residual viremia associated with expanded cells carrying a specific intact HIV provirus [9]. On analyzing 317 HIV CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article confermato che i bassi livelli di viremia o i blips spesso si originano da cellule in proliferazione indotte a trascrivere sequenze provirali, e che una continua replicazione ed evoluzione virale può essere osservata nonostante la terapia in atto mantenga i livelli del virus al di sotto della soglia di non rilevabilità. Bull e colleghi hanno anche riportato che in molti casi la presenza di ceppi provirali difettivi può produrre una viremia senza infezione di nuove cellule [8], confermando in questo modo i dati presentati da Ho [6]. Francesco Simonetti e colleghi, del gruppo di Frank Maldarelli all’NIH, hanno elegantemente descritto il primo caso di viremia residua associata con un’espansione di cellule contenenti un singolo specifico provirus di HIV intatto [9]. Dall’analisi di 317 sequenze di HIV da plasma, cellule mononucleate di sangue periferico (PBMC, peripheral blood mononuclear cell), milza, linfonodi e tessuti tumorali infiltrati con linfociti T CD4 + e T CD8 +, gli autori hanno scoperto che le varianti di HIV erano omogeneamente intersperse nel sangue e nei tessuti, e non vi era alcuna evidenza di replicazione localizzata. Un solo provirus era la causa della maggior parte dell’HIV-RNA rilevato nel plasma. Le cellule di questo clone erano accumulate specificamente nelle metastasi tumorali, suggerendo che lo stimolo immunitario, così come gli antigeni tumorali, possono contribuire all’espansione delle cellule, e forse all’attivazione del provirus e al rilascio dei virioni nel plasma [9]. Studi recenti hanno evidenziato come i siti di integrazione di HIV giochino un ruolo fondamentale sull’espansione e la persistenza di cellule infettate [10-13]. A tal riguardo, Frank Maldarelli, Stephen Hughes e colleghi hanno identificato più di 2500 siti di integrazione nei PBMC e nelle cellule T CD4+ di individui infetti sotto ART, circa il 40% dei quali era localizzato in cloni di cellule espanse [10,12]. In un individuo, circa il 50% delle cellule infettate originava da un singolo clone, e alcuni cloni persistevano per più di 10 anni. Gli autori hanno trovato integrazioni multiple indipendenti in diversi geni, tra cui MKL2 e BACH2 (geni coinvolti nella regolazione della crescita cellulare), molte delle quali si trovavano in cellule espanse [10,12]. I riarrangiamenti del DNA che coinvolgono questi geni sono presenti in tumori umani. Questi risultati hanno importanti implicazioni per lo sviluppo ed il mantenimento del reservoir virale, per il disegno e l’implementazione di strategie mirate ad eliminare l’infezione persistente di HIV, per l’uso di vettori lentivirali nella terapia genica, ed eventualmente per una migliore comprensione dell’origine di alcuni tumori relazionati all’HIV. Infine, è noto che nelle primissime settimane dell’infezione primaria HIV stabilisce un reservoir latente nei linfociti T CD4+ in stato di riposo ed inattività. Al fine di determinare l’impatto della somministrazione immediata della terapia antiretrovirale sul decadimento dell’HIV-DNA nell’uomo, Jade CURE ~ 2015 sequences from plasma, PBMC (peripheral blood mononuclear cells), spleen, lymph nodes and tumor-infiltrating T CD4 + and T CD8 + lymphocytes, the authors found that the HIV variants were evenly distributed in blood and tissues and that there was no evidence of localized replication. Just one provirus was the cause of most of the HIV-RNA found in plasma. The cells of this clone were specifically found in tumor metastases, suggesting that an immune stimulus, like tumor antigens, may contribute to cell expansion and perhaps provirus activation, with the release of virions into plasma [9]. Recent studies have shown that specific HIV integration sites play a major role in the clonal expansion and persistence of infected cells [10-13]. To this regard, Frank Maldarelli, Stephen Hughes and co-workers have identified more than 2500 integration sites in PBMC and T CD4+ cells of infected individuals undergoing ART treatment, approximately 40% of which are located in expanded cell clones [10,12]. Approximately 50% of the infected cells in one patient were from one single clone, and some clones persisted for more than 10 years. There were multiple independent integrations in several genes, including MKL2 and BACH2; many of these integrations were in clonally expanded cells [10,12]. The DNA rearrangements involving these genes are present in human tumors. These findings have important implications for the development and maintenance of the viral reservoir, for the design and implementation of ad hoc strategies to eliminate persistent HIV infection, and for the use of lentiviral vectors in gene therapy and, eventually, for a better understanding of the origin of some HIV-related tumors. Finally, it is known that in the very first weeks of primary infection, HIV establishes a latent reservoir in resting, inactive T CD4+ lymphocytes. In order to determine the impact of immediate antiretroviral therapy on HIV-DNA decay in man, Jade Ghosn and co-workers measured 1305 PMMC HIV-DNA samples from 327 subjects with primary infection enrolled in the PRIMO cohort who had started ART therapy within one month of enrollment, achieving a viral load of less than 50 copies/ml in the first 6 months of treatment [14]. The quantitative data allowed the authors to conclude that HIV-DNA decay in the first 8 months of treatment is much more rapid in those individuals who had started therapy within 15 days of contracting the infection. Decay rates were found to be slower in individuals who initiated ART one month after becoming infected. Decay rates were even lower when therapy was started within 3 months following initial infection. Moreover, even after 5 years of successful ART therapy (i.e. with plasma viral loads continually below 50 copies/ml), the patient group that had started ART within 15 days of infection had a low- 41 Articolo Originale/Original Article Ghosn e colleghi hanno effettuato 1305 misurazioni di HIVDNA da PBMC di 327 individui in infezione primaria arruolati alla coorte PRIMO che iniziavano una ART entro il primo mese dall’arruolamento e che raggiungevano una carica virale al di sotto le 50 copie/mL nei primi sei mesi di trattamento [14]. Tali misurazioni hanno permesso di stimare che il declino dell’HIV-DNA nei primi otto mesi di trattamento è molto più rapido in quegli individui che avevano iniziato la terapia entro 15 giorni dall’infezione. I tassi di decadimento risultavano più lenti in individui che avevano iniziato la ART solo dopo un mese dall’infezione, ed erano ancor meno sostenuti in coloro che iniziavano la terapia entro tre mesi dall’infezione. Inoltre, dopo cinque anni di ART sempre in successo (quindi con carica virale plasmatica sempre al di sotto delle 50 copie/mL), il gruppo di pazienti che aveva iniziato la ART entro 15 giorni dall’infezione aveva la media di HIV-DNA intracellulare più bassa rispetto al gruppo che iniziava la terapia dopo tre mesi dall’infezione (1,62 vs. 2,24 log10 copie/milioni di PBMC, p=0,0006) [14]. Tutti questi risultati sono a supporto di un inizio della ART il più rapido possibile, immediatamente dopo l’infezione, e dunque sono in favore anche di uno screening precoce dell’infezione. In conclusione, molte delle ricerche presentate all’ultimo CROI sono state finalizzate ad una migliore comprensione e caratterizzazione della persistenza dei reservoir latenti di HIV nel corpo, anche negli individui trattati con ART. Nonostante siamo ancora lontani dal raggiungere risultati clinicamente rilevanti, tuttavia tutti gli studi discussi sono di notevole interesse, in quanto indicano possibili nuovi approcci mirati alla viremia residua e alla riduzione del reservoir al di sotto di una soglia clinicamente rilevante. 42 er average intracellular HIV-DNA compared to the group starting treatment 3 months after becoming infected (1.62 vs. 2.24 log 10 copies/millions of PBMC, p=0.0006) [14]. All these findings support initiating ART treatment as early as possible following infection, and consequently, strongly advocate early screening for infection. In conclusion, many of the studies presented at this year’s CROI aimed to improve our understanding and ability to characterize persistent latent HIV reservoirs in the body even in individuals undergoing ART. Even if we are far from achieving clinically significant results, the studies presented were all of considerable interest, indicating possible new approaches to residual viremia and reducing the reservoir below clinically detectable thresholds. CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article REFERENCES 1. Antiretroviral Therapy Cohort Collaboration. Life expectancy of individuals on combination antiretroviral therapy in high-income 2. NS Utay, J Ananworanich, B Slike, N Michael, S Pinyakorn, D Sutthichom, S Puttamaswin, D Douek, I Sereti, A Rupert. Inflammation countries: a collaborative analysis of 14 cohort studies. Lancet. Jul 26 2008;372(9635):293-299. Persists Despite Early Initiation of ART in Acute HIV Infection. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 47. 3. JD Siliciano, J Kajdas, D Finzi, TC Quinn, K Chadwick, JB Margolick, C Kovacs, SJ Gange, RF Siliciano. Long-term follow-up studies 4. B Etemad, H Ahmed, E Aga, R Bosch, JW Mellors, D Kuritzkes, M Para, RT Gandhi, J Li. The Size of the Active HIV Reservoir confirm the stability of the latent reservoir for HIV-1 in resting CD4+ T cells. Nat Med. 2003 Jun;9(6):727-8. Epub 2003 May 18. Predicts Timing of Viral Rebound. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 110LB. 5. J Hurst, J Williams, JP Thornhill, M Pace, C Willberg, E Hamlyn, A Babiker, R Phillips, S Fidler, J Frater. Biomarkers to Predict Viral Rebound at Antiretroviral Therapy Interruption in SPARTAC. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 111LB 6. YC Ho, R Pollack, P Yong, RF Siliciano. Defective HIV-1 Proviruses Can Be Transcribed Upon Activation. 2015 Conference on 7. A Wiegand, J Spindler, W Shao, F Hong, AR Cillo, E Halvas, E Fyne, JM Coffin, JW Mellors, MF Kearney. Analysis of HIV RNA Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 392 in Single Cells Reveals Clonal Expansions and Defective Genomes. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 106. 8. ME Bull, J Mullins, L Frenkel, S McLaughlin, H Huang, S Styrchak, J Soria, E Ticona, A La Rosa, C Mitchell. Low-Level HIV Viremias Originate in Part From Infected Proliferating Cells. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 107. 9. F Simonetti, S Hill, X Wu, S Hughes, F Maldarelli, M Sobolowski, E Fyne, J Mellors, W Shao, J Coffin. Residual Viremia Caused by Clonally Expanded Tumor-Infiltrating CD4+ Cells. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 105. 10. F Maldarelli, X Wu, L Su, FR Simonetti, W Shao, S Hill, J Spindler, AL Ferris, JW Mellors, F Kearney, JM Coffin, SH Hughes. HIV latency. Specific HIV integration sites are linked to clonal expansion and persistence of infected cells. Science. 2014 Jul 11;345(6193):179-83. doi: 10.1126/science.1254194. Epub 2014 Jun 26. 11. TA Wagner, S McLaughlin, K Garg, CY Cheung, BB Larsen, S Styrchak, HC Huang, PT Edlefsen, JI Mullins, LM Frenkel. HIV latency. Proliferation of cells with HIV integrated into cancer genes contributes to persistent infection. Science. 2014 Aug 1;345(6196):570-3. doi: 10.1126/science.1256304. Epub 2014 Jul 10. 12. Stephen H. Hughes Specific HIV Integration Sites Linked to Clonal Expansion and Persistence of Cells. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 21. 13. S Laufs, D Schenkwein, N Kootstra, FA Giordano, C Stephan, HG Kraeusslich, W Kern, S Usadel, M Schmidt, Cvon Kalle. Large- Scale Analysis of HIV-1 Integration Sites in Untreated and Treated Patients. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 381. 14. M Laanani, J Ghosn, A Essat, A Mélard, R Seng, E Mortier, C Goujard, L Meyer, C Rouzioux. The Earlier cART Is Initiated During PHI, the More Intracellular HIV-DNA Decreases. 2015 Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections. Seattle, February 23-24, 2015. Abstract 373. CURE ~ 2015 43 Articolo Originale/Original Article Late Breaker 3 - The Liver Meeting, 7-11 Nov. 2014 - Boston Daclatasvir in pazienti di genotipo 3: studio Ally 3 Daclatasvir in genotype 3 patients: Ally-3 Study David R. Nelson UF Health - Division of gastroenterology, hepatology and nutrition [email protected] Il DCV è un inibitore di NS5A altamente selettivo per HCV [1,2] 44 DCV is a highly selective HCV NS5A inhibitor [1,2] CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article DCV: un inibitore complesso di replica altamente attivo con una copertura pan-genotipica DCV: a highly active replication complex inhibitor with pangenotypic coverage Gli studi in vitro dimostrano valori EC50 nel range picomolare a basso nanomolare in tutti i genotipi di HCV [1,2]. In vitro studies demonstrate EC50 values in the picomolar to low nanomolar range across all HCV genotypes [1,2]. Assay [2] EC 50 HCV replicon genotype 1a, WT 0.020 nM HCV replicon genotype 1b, WT 0.004 nM HCV replicon genotype 2a, JFH 0.071 nM HCV replicon genotype 3a 0.15 nM HCV replicon genotype 4a 0.012 nM HCV replicon genotype 5a 0.033 nM HCV replicon genotype 6a 0.054 nM DCV: pharmacokinetic profile DCV: profilo farmacocinetico Pharmacokinetics Once-daily dosing Summary • Terminal half-life: ~12–15 h [3] • Single dose PD: beyond 24 h (potency) [4] • ≈ 99% protein-bound in HCV-infected subjects [3] • Time-dependent inhibitor of CYP3A4 [5] Metabolism (Primarily mediated by CYP3A4) [5] Elimination (hepatic metabolism and direct biliary excretion) [6] CURE ~ 2015 • Weak inducer of CYP3A4 [5] • P-gp substrate [5] • Moderate inhibitor of P-gp and OATP1B1/B3 [5] • Moderate to weak inhibitor of BCRP [5] ≈ 88% of dose excreted in feces (as parent a and metabolites) [7] • ≈ 5% in urine [8] 45 Articolo Originale/Original Article Attualmente sono in corso tre studi, ALLY 1, 2 e 3, volti ad esplorare il valore clinico della combinazione di daclatasvir e sofosbuvir. Three studies, ALLY 1, 2, an 3 are currently being conducted in order to explore the clinical value of the combination of Daclatasvir and Sofosbuvir. I risultati dello studio ALLY 3 sono stati presentati in occasione di AASLD 2014. ALLY 3 è uno studio randomizzato di daclatasvir + sofosbuvir per 12 settimane in pazienti naïve e già trattati. Alla fine del trattamento quasi tutti i pazienti avevano replicazione virale soppressa. At AASLD 2014 the results of ALLY 3 study has been presented. ALLY 3 is a randomized study of Daclatasvir + Sofosbuvir for 12 weeks in treatment naïve and treatment experienced patients. At the end of treatment almost all patients had suppressed viral replication. 46 CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article L’SVR12 era pari al 90% nei pazienti naïve e all’86% nei pazienti già trattati. The SVR12 was 90% in treatment naïve and 86% in treatment experienced patients. La cirrosi ha influito sulla risposta al trattamento sia nei pazienti naïve, sia in quelli già trattati. Cirrhosis had an impact on treatment response both in naïve and treatment experienved patients. CURE ~ 2015 47 Articolo Originale/Original Article La combinazione di daclatasvir e sofosbuvir era sicura e gli eventi avversi più frequenti erano cefalea, stanchezza e nausea. The combination of Daclatasvir and Sofosbuvir was safe with headache, fatigue and nausea being the most frequent adverse events. La variante Y93H associata a resistenza è stata rilevata in 9 pazienti su 16. Resistance associated variant Y93H was found in 9 out of 16 patients. 48 CURE ~ 2015 Articolo Originale/Original Article Il fatto che alla fine del trattamento il 99% dei pazienti naïve e il 100% dei pazienti trattati in precedenza manifestassero una carica virale suggerisce che una durata maggiore o l’aggiunta di ribavirina può migliorare l’SVR12 nei pazienti cirrotici. È in corso un ulteriore studio, chiamato ALLY +3, volto a valutare sofosbuvir/daclatasvir/ribavirina per 12 vs. 16 settimane nei pazienti cirrotici. I risultati saranno presentati all’AASLD 2015. The fact that at the end of treatment 99% of naïve patients and 100% of treatment-experienced patients had undetectable viral load suggests that longer duration of treatment or addition of Ribavirin may improve SVR12 in cirrhotic patients. An additional study, called ALLY-3+ is being conducted with the aim of evaluating Sofosbuvir/Daclatasvir/Ribavirin for 12 vs. 16 weeks in cirrhotic patients. Results will be presented at AASLD 2015. COMMENTO di / COMMENT by Marco Borderi Unità Malattie Infettive - Ospedale S. Orsola-Malpighi - Bologna [email protected] Lo studio clinico in aperto di fase 3 ALLY 3 ha arruolato 152 pazienti HCV di genotipo 3; 101 pazienti naïve al trattamento e 51 pazienti pre-trattati sono stati suddivisi in 2 coorti, attribuite ciascuna alla somministrazione di daclatasvir 60 mg e sofosbuvir 400 mg una volta al giorno per 12 settimane, con 24 settimane di follow-up. L’endpoint primario erano i tassi di SVR12, definiti come RNA HCV < target LLOQ rilevato o non rilevato al follow-up di 12 settimane in pazienti naïve e pre-trattati. Il regime di associazione è stato ben tollerato, senza decessi, eventi avversi gravi correlati al trattamento, o interruzione a causa di eventi avversi. Gli effetti collaterali più frequenti (≥5%) sono stati cefalea (19,7%), affaticamento (19,1%), nausea (11,8%), diarrea (8,6%), insonnia (5,9%), dolore addominale e artralgia (entrambi a 5,3%). Inoltre, si sono manifestati 17 fallimenti terapeutici (11,2%), con 16 recidive posttrattamento e 1 effetto rebound alla fine del trattamento. Non si sono verificati progressi virali in questo regime senza ribavirina. L’HCV è una malattia complessa e la comunità terapeutica necessita di diverse opzioni per affrontare le esigenze mediche ancora insoddisfatte: daclatasvir ha dimostrato un’attività pan-genotipica nella ricerca di laboratorio, un fattore che sta diventando sempre più importante mentre si apprendono maggiori informazioni sulla complessità dell’HCV. Inoltre, il potenziale dell’associazione di daclatasvir con molti altri agenti, tra cui sofosbuvir, è significativo per la prosecuzione dello sviluppo di ulteriori opzioni di trattamento che possano contribuire alla cura di pazienti di tutti i genotipi. ALLY-3 phase 3 open-label clinical trial enrolled 152 genotype 3 HCV patients; 101 treatment-naïve patients and 51 treatmentexperienced patients in 2 cohorts each received daclatasvir 60 mg and sofosbuvir 400 mg once daily for 12 weeks, with 24 weeks of follow-up. The primary endpoint was SVR12 rates, defined as HCV RNA < LLOQ target detected or not detected at follow-up week 12 in treatment-naïve and treatment-experienced patients. Combination regimen was well tolerated, with no deaths, treatment-related serious adverse events, or discontinuations due to adverse events. The most frequent side effects (≥5%) were headache (19.7%), fatigue (19.1%), nausea (11.8%), diarrhoea (8.6%), insomnia (5.9%), abdominal pain and arthralgia (both 5.3%). Additionally, there were 17 (11.2%) treatment failures, with 16 relapses post-treatment and 1 rebound at the end of treatment. There were no viral breakthroughs in this ribavirin-free regimen. HCV is a complex disease, and the treatment community needs multiple options to address the remaining unmet medical needs: daclatasvir has shown pan-genotypic activity in bench research, a factor which is becoming increasingly important as we learn more about the complexity of HCV. Further, daclatasvir’s potential to be combined with many other agents, including sofosbuvir, is significant in continuing to develop additional treatment options that may help patients of all genotypes achieve cure. CURE ~ 2015 49 Articolo Originale/Original Article REFERENCES 1. Gao M, et al. Nature 2010;465:96–100; 2. Gao et al. Curr Opin Virol. 2013;3:514; 3. Nettles et al. Hepatology 2011;54:1956; 4. Gao M, et al. Nature 2010;465:96; 5. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Other/2014/02/WC500160498.pdf; 6. Lee. Drug Design, Development and Therapy 2013; 7:1223; 7. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Other/2014/02/WC500160499.pdf; 8. Jiang et al. J Chromatogr A 2012;1245:117; 50 CURE ~ 2015 Report Istituto Superiore di Sanità - 25 Maggio 2015 - Roma UP TO DATE SULL’USO DEI UP TO DATE ON THE USE OF FARMACI INNOVATIVI PER INNOVATIVE DRUGS FOR l’EPATITE C HEPATITIS C Claudio Zanon Direttore Scientifico - Motore Sanità [email protected] Riassunto Abstract L’epatite C è tra le principali cause di cancro al fegato, nonché di trapianto di fegato. Il Sofosbuvir rientra in una nuova categoria di farmaci efficaci nel trattamento dell’epatite C autorizzati dall’EMA (Agenzia Europea per i medicinali). A seguito della introduzione del farmaco sul territorio nazionale, partendo da una analisi iniziale sulla qualità d’uso del Sofosbuvir e dalle prime esperienze di alcune regioni, si sono valutati aspetti quali prospettive di implementazione in riferimento ai tempi di erogazione, ai centri prescrittori, alla ripartizione tra spesa farmaceutica e territoriale, alla sostenibilità dei costi. Hepatitis C is a leading cause of liver cancer and liver transplantation. Sofosbuvir is part of a new class of drugs effective in treating hepatitis C approved by the EMA (European Medicines Agency). Following the introduction of the drug in the country, starting from an initial analysis on the quality of sofosbuvir use and the first experiences of some regions, we considered aspects such as implementation in reference to delivery times, the prescription centres, breakdown between pharmaceutical and territorial spending, cost sustainability. Parole chiave: sofosbuvir, epatite c, farmaci innovativi Key words: sofosbuvir, hepatitis c, innovative medicines Il caso Sofosbuvir è considerato da tutti i partecipanti come un utile paradigma di riferimento su cui basare la politica nazionale del farmaco per i farmaci ad alto costo. Si dà atto all’AIFA di aver saputo ottenere il prezzo più concorrenziale in ambito europeo, grazie alla combinazione della trattativa sul meccanismo prezzo/ volume unita alla verifica di efficacia derivata dai Registri di monitoraggio AIFA, attraverso un sistema di pay back progressivo, anche se l’impatto burocratico sui prescrittori risulta gravoso. Alcuni partecipanti, pur riconoscendo la validità del possibile utilizzo futuro della linea del prezzo determinato dal libero mercato come in Germania, il cui prezzo è conseguentemente calmierato dal prezzo reale pagato dalle casse mutue dei Lander, riconosce che l’approccio vigente nel nostro Paese sia attualmente l’unico possibile in Italia considerando la situazione economica ed il sistema sanitario universale a fiscalità diretta. Le modalità di negoziazione avranno in futuro la capacità di indirizzare le scelte delle aziende farmaceutiche anche per ciò che concernerà i campi applicativi della ricerca. È quindi auspicabile l’attuazione di una politica europea comune per l’introduzione nel mercato dei futuri farmaci ad alto costo e nello stesso tempo una valutazione comune tramite indicatori consolidati sull’innovazione reale dei farmaci ammessi dall’EMA. La Regione Veneto ha impostato una filiera applicativa e di controllo sull’uso del Sofosbuvir e cioè, la valutazione della terapia tramite HTA, la programmazione e la monitorizzazione dei casi. Si The sofosbuvir case is considered by all participants as a useful reference paradigm on which to base a national drug policy for high-cost drugs. AIFA is recognized as having obtained the most competitive price in Europe, thanks to the combination of the negotiation mechanism on price / volume combined with verification of effectiveness taken from AIFA monitoring registries, through a system of progressive pay back although the bureacratic impact on prescribers is burdensome. Some participants, while acknowledging the validity of the possible future use of the price line determined by the free market as in Germany, where the price is consequently offset by the actual price paid by the health insurance funds of the Lander, recognize that the current approach in our country is currently the only one possible in Italy considering the economic situation and the universal health care system with direct taxation. In the future, trading mechanisms will be able to direct the choices of pharmaceutical companies even in terms of application fields of research. It is therefore desirable to implement a common European policy for the market introduction of future high-cost drugs and at the same time introduce a common assessment via consolidated indicators on the real innovation of drugs allowed by the EMA. The Veneto Region has set a chain of control over the use and application of sofosbuvir namely, evaluation of therapy by HTA, programming and monitoring of cases. It also emphasizes the CURE ~ 2015 51 Report sottolinea anche l’importanza della messa in rete anche dei centri non autorizzati al fine di analizzarne i dati. Il trattamento dei pazienti avviene secondo i criteri definiti dalla CTS dell’AIFA trattando i pazienti più gravi secondo priorità tramite coorti suddivise in priorità alta, intermedia, intermedia/bassa, bassa. Non si ha una stima reale della spesa, problema comune ad altre regioni. La stima nel primo semestre per la Regione Veneto attualmente si colloca al 5% della spesa del pari periodo 2014 (circa 35 milioni di Euro). L’introduzione nel mercato dei farmaci complementari e gli sconti progressivi prezzo/volume concordati con l’AIFA per la cura dell’epatite C, ridurranno i prezzi accelerando l’accrual dei pazienti affetti da epatite C. Il monitoraggio in Regione Veneto avviene utilizzando i dati raccolti dal Registro di monitoraggio AIFA coadiuvato da un osservatorio regionale. AIFA rassicura circa il fatto che il fondo per i Farmaci Innovativi è destinato ai farmaci di classe A per cui di fatto, in ragione dei farmaci attualmente in commercio classificati come innovativi, sarà principalmente destinato ai farmaci per la cura dell’epatite C. Le informazioni sui futuri risparmi generati dal meccanismo prezzo/ volume sono ancora confidenziali. L’AIFA renderà man mano note i soggetti interessati, le modalità di definizione e restituzione del pay back dei farmaci per la cura dell’epatite C, attraverso la pubblicazione di apposite determine. La Regione Toscana ha individuato non solo i centri prescrittori, ma anche dei drivers che ne guidano l’azione: in particolare ai centri prescrittori è stata richiesta una stima dei trattamenti per i primi dodici mesi. Quest’ultima si è basata soprattutto sui casi seguiti, “residenti” presso le diverse Unità Cliniche, in realtà il trattamento dovrà includere anche i nuovi casi “incidenti” rappresentati dai pazienti, che non erano in monitoraggio presso centri specialistici (ad esempio perché seguiti dal medico di Medicina Generale) e che verranno ora inviati per la disponibilità di nuove terapie. È quindi verosimile che il numero complessivo dei pazienti da trattare cresca. E’ assolutamente necessario che a tal proposito tutte le regioni mettano a disposizione i farmaci che saranno presenti sul mercato. L’AIFA fornisce un aggiornamento circa il fatto che dopo un inizio lento per la prescrizione di Sofosbuvir, con l’introduzione sul mercato di ulteriori farmaci da utilizzare in combinazione (id est simeprevir e daclatasvir) si è osservata una crescita progressiva del numero di pazienti registrati nel sistema di Monitoraggio AIFA, tanto che a fine Maggio il numero dei pazienti in cura è giunto a circa ottomila unità. L’andamento prescrittivo in realtà riflette la volontà, da parte dei clinici, di garantire appropriatezza prescrittiva grazie alla combinazione dei diversi farmaci che si sono resi gradualmente disponibili dal gennaio al maggio 2015. Non è facilmente prevedibile quali saranno gli effetti della competitività del mercato, soprattutto in termini di distribuzione dei pazienti rispetto alle diverse terapie. Tuttavia bisogna considerare ora che sono disponibili tutti i farmaci per la cura dell’epatite C cronica, con conseguente aumento delle opzioni terapeutiche, aumenteranno 52 importance of networking also of unauthorized centers in order to analyze data. Patient treatment is carried out according to the criteria defined by the CTS of AIFA treating the sickest patients according to priority by cohorts divided into high priority, intermediate, intermediate / low, low. There is a no true estimate of the cost, common problem in other regions. The estimate in the first half for the Veneto Region currently stands at 5% of expenditure for the same period in 2014 (about 35 million Euro). The market introduction of complementary medicines and progressive discounts price / volume agreed with the AIFA for hepatitis C treatment will reduce prices by accelerating the accrual of patients with hepatitis C. The monitoring in the Veneto Region is done using the data collected from the AIFA monitoring registry supported by a regional observatory. AIFA ensures that funds for Innovative Medicines is for Class A drugs that in fact, because of the drugs currently on the market classified as innovative, will be mainly intended for drugs for treating hepatitis C. The information on future savings generated by the mechanism price / volume are still confidential. The AIFA will gradually inform stakeholders, how to define and return the pay back of drugs to treat hepatitis C, through the publication of specific determinates. The Tuscany Region has identified not only prescription centers, but also drivers to guide action: in particular the prescription centres were requested to provide an estimate of treatment for the first twelve months. The latter was based mainly on registered cases, “resident” at the different Clinical Units, in fact the treatment should also cover the new cases of “incidents” represented by the patients, who were not being monitored at specialist centers (because for example they were being treated by the General Practitioner) and who will now be sent for the availability of new treatments. It is therefore likely that the total number of patients to be treated may grow. It is absolutely necessary that in this respect all regions make available drugs that are on the market. The AIFA provides an update about the fact that after a slow start for prescription sofosbuvir, with the market introduction of more drugs to be used in combination (id est simeprevir and Daclatasvir) there has been a progressive growth in the number of patients registered in the AIFA monitoring system, so that at the end of May the number of patients under treatment came to about eight thousand units. The trend prescriptive actually reflects the will, by clinicians, to ensure appropriateness prescriptive through a combination of different drugs that have become available gradually from January to May year 2015. It is not easy to predict what will be the effects of market competition, especially in terms of distribution of patients with respect to different therapies. However you have to consider now that all drugs are available for the treatment of chronic hepatitis C, resulting in increased therapeutic options, will increase and CURE ~ 2015 Report e i meccanismi negoziali svilupperanno appieno i propri effetti economici, consentendo, unitamente alla competitività sul mercato che si genererà, di trattare più pazienti a costi decrescenti. In ogni caso è presumibile che maggiore sarà la velocità di uptake dei nuovi farmaci e prima si revisioneranno le attuali negoziazioni dell’area terapeutica dell’epatite C. Relativamente ai criteri di rimborsabilità del trattamento, considerata l’incidenza della malattia e l’elevato impatto dei costi dei farmaci ad azione antivirale diretta di una nuova generazione sul SSN, l’accesso alle nuove terapie è stato modulato in base ad un criterio di urgenza clinica. Di seguito si aggiunge, infatti, che gli accordi negoziali per la fornitura di questi farmaci al SSN hanno una durata predefinita al termine della quale è possibile richiamare le aziende titolari per concordare nuove condizioni negoziali. In questo momento di passaggio è importante che siano trattati i pazienti a maggior rischio, per poi allargare il programma terapeutico anche alle altre categorie di pazienti. I partecipanti concordano sull’uso di step per il trattamento per cui, curate le urgenze, diventa auspicabile cercare di trattare tutti i pazienti con lobiettivo di eradicare la malattia in Italia che è il paese a più alta incidenza in Europa. In ogni caso il sistema negoziale AIFA è considerato dai presenti tra i più efficienti a livello europeo essendo in grado di negoziare prezzi adeguati unendo altresì il controllo sul vero impatto curativo dei farmaci introdotti grazie ai Registri, seppur con un impegno amministrativo e gestionale non di scarsa entità. La Regione Campania sottolinea la maggiore difficoltà per le regioni in piano di rientro, considerando inoltre la maggior incidenza della malattia in rapporto alle altre regioni, all’attenzione alla sicurezza delle farmacie ospedaliere per evitare furti di farmaci estremamente costosi; nonché oltre all’individuazione dei centri prescrittori, all’approntamento di un software dedicato ed alla utilizzazione del Registro AIFA, pone il problema di una ulteriore stratificazione nell’arruolamento in base all’età con la conseguente variazione del finanziamento. I relatori pongono anche il problema di una metodologia europea con indicatori condivisi per una valutazione oggettiva del grado di innovazione dei farmaci, essendo l’individuazione dell’impatto innovativo dei nuovi farmaci introdotti nel mercato un aspetto attualmente non sottoposto a valutazione da parte dell’EMA. Si raccomanda una più veloce introduzione del farmaco, dopo approvazione e negoziazione AIFA, a livello regionale al fine di creare un modello di early engagement regionale, mantenendo i prezzi negoziati ed applicando le conseguenti revisioni in rapporto ai criteri prezzo/volume. L’engagement ritardato con grande variabilità regionale, induce una distorsione dell’equità distributiva. Nella Regione Toscana sono stati sviluppati presso alcune Unità Operative, nel rispetto del Registro di monitoraggio AIFA, dei modelli di gestione finalizzati: 1) a definire la priorità terapeutica grazie all’utilizzo di uno score per la stratificazione oggettiva dei pazienti candidati al trattamento (avvalendosi di dati clinici utili CURE ~ 2015 negotiating mechanisms will fully develop their economic effects, allowing more patients to be treated at lower cost, together with the competitiveness in the market generated. In any case it is presumable that the greater the speed of Uptake of new drugs and the sooner current therapeutic negotiations for hepatitis C will be reviewed. In terms of reimbursement criteria for treatment, given the incidence of the disease and the high cost impact of direct, new generation antiviral drugs on the SSN, access to new therapies has been modulated according to a clinical urgency criterion. Consequently we can add, in fact that negotiations for supplying these drugs to the SSN have a default duration after which the companies can be called up on again to agree new terms of business. In this transition phase, it is important that patients at greater risk are treated, and then the therapeutic program can be expanded to other patient categories. The participants agreed on the use of the step in treatment in which, after emergencies have been treated, it becomes desirable to try and treat all patients with the goal of eradicating the disease in Italy which is the country with the highest incidence in Europe. In any case, the AIFA negotiating system is considered here as among the most efficient in Europe being able to negotiate appropriate prices also combining control on the true impact of curative drugs introduced through the Registrar, albeit with a fairly considerable administrative and management commitment. The Campania Region highlights the greater difficulty for regions in terms of the repayment plan, considering also the higher incidence of the disease compared to other regions, in terms of attention to hospital pharmacy safety to prevent theft of very expensive drugs; and in addition to identifying prescription centres, the preparation of dedicated software for the use of the AIFA Registry, it raises the question of a further stratification in recruitment according to age, with the consequent changes in financing. The authors also pose the problem of a European methodology with shared indicators for an objective assessment of a drug’s degree of innovation, given that defining the innovative impact of new drugs introduced onto the market is not a feature currently evaluated by the EMA . Faster introduction of the drug is recommended, after AIFA approval and negotiation, at regional level to create a model for early engagement at regional level, maintaining negotiated prices and applying subsequent revisions based on price/volume criteria. The engagement delayed with large regional variability, causes a distortion of equity distribution. In the Tuscany Region, certain Operational Units have developed management models in compliance with AIFA monitoring Registry, aimed at: 1) defining priority treatment by using a score for objective stratification of patients eligible for treatment (using useful clinical data to prioritize therapeutic - life expectancy, 53 Report per definire la priorità terapeutica - aspettativa di vita, riserva funzionale epatica, velocità di evoluzione della malattia -); 2) a garantire al meglio l’appropriatezza prescrittiva (id est second opinion condivisa tra i centri – doppia opinione per l’accrual -). I clinici toscani concordano sulla deliberazione della Regione Toscana per un trattamento allargato dei pazienti, partendo dalla cura dei pazienti urgenti secondo le indicazioni AIFA. In Italia, col costo stabilito in regime di libero mercato ed una applicazione generalizzata il costo si aggirerebbe sui 60 miliardi, insostenibile per il sistema. In realtà col criterio Costo/QALY il prezzo del Sofosbuvir risulterebbe, considerandone l’impatto curativo, meno pesante di altri farmaci con minor impatto su aspettativa, qualità di vita e anni di vita guadagnati, in primis i farmaci orfani ed alcuni farmaci oncologici. Visto l’impatto sulla sostenibilità del sistema è chiaro che una negoziazione con libero mercato (come in Germania) sarebbe non sostenibile, mentre un sistema basato solo sulla negoziazione del prezzo senza una analisi a posteriori del dato clinico sul livello di innovazione (come in Inghilterra) non sarebbe in grado di valutare appieno l’effetto dei futuri farmaci sulla salute anche in considerazione dell’implementazione della Target Therapy e/o Smart Drugs. Il rapporto Costo/QALY dovrà progressivamente diventare uno degli indicatori di riferimento per studi sempre più cogenti di economia sanitaria per l’introduzione dei futuri farmaci ad alto costo (per esempio i nuovi farmaci anticolesterolemici, i nuovi farmaci oncologici, i nuovi farmaci per le malattie degenerative del sistema nervoso e sulle demenze senili). - Epa C -, associazione rappresentativa dei pazienti, mette in risalto la frammentarietà della prescrizione tra le varie regioni, con tempistica differenziata nella nomina dei centri prescrittori (solo 7 regioni hanno deliberato criteri per l’individuazione dei centri prescrittori), molte regioni non hanno una normativa per la mobilità o per il trattamento degli stranieri senza permesso di soggiorno (spesso inviati ad un unico centro regionale). Tutto ciò comporta una variabilità nel trattamento non conforme all’equità ed all’universalità a cui è ispirato il SSN. Stanno terminando la raccolta dei dati basati su atti ufficiali che invieranno, in seguito, alle istituzioni centrali e regionali competenti. Concordano col trattamento di tutti i pazienti affetti ma partendo da quelli urgenti secondo i criteri AIFA. Trattasi di un accordo temporaneo, compatibile con la situazione presente a dicembre 2014. Ma l’allargamento a tutti i pazienti deve essere accordato al più presto, con criteri di accesso compatibili con la gravità della patologia. L’Epa C, inoltre, sostiene che dovrebbe essere posto in essere un PDTA unico nazionale per uniformare l’accesso al trattamento, uniformazione necessaria in particolare anche in ambiti delicati come quello della mobilità interregionale. I partecipanti, esclusa l’associazione EpaC Onlus, per la sostenibilità futura del SSN, più che ad una variazione del medesimo verso un sistema misto (pubblico/privato), ritengono che in futuro possa essere rivisto il criterio di erogazione dei farmaci in Classe A, ponendone alcuni a carico degli utenti al fine di sostenere il costo dei farmaci innovativi. 54 hepatic functional reserve, rate of disease progression -); 2) ensuring prescriptive suitability (id est second opinion shared between centers - double opinion for accrual -). Clinicians agree on the resolutions of the Tuscan Region for expanded patient treatment, starting with treatment for urgent patients in line with AIFA recommendations. In Italy, if costs were determined by free market conditions and generalized application, the cost would hover around 60 billion, which is unsustainable for the system. In fact with the cost / QALY criterion, and given its curative impact, the price of sofosbuvir would be less than other drugs with less impact on expectancy, quality of life and life-years gained, primarily orphan drugs and some cancer drugs. Given the impact on system sustainability, it is clear that free market negotiations (like in Germany) would not be sustainable, and a system based solely on price negotiation without a subsequent analysis of clinical data in terms of level of innovation (as in England ) would not be able to fully evaluate the effect of future drugs on health also in consideration of the implementation of Target Therapy and / or Smart Drugs. The cost / QALY ratio will gradually become one of the reference indicators for ever more demanding health economic studies in terms of the introduction of high cost future drugs (for example, new anti cholesterol drugs, new anti cancer drugs, new drugs for degenerative diseases of the nervous system and senile dementia). - Epa C -, association representing patients, highlights how prescription is fragmented among the different regions, with different time intervals in setting up the prescription centres (only 7 regions have approved criteria for identifying prescription centres), many regions have no norms for mobility or for treating foreigners without residence permits (often sent to a single regional centre). All this results in a variability in treatment which does not conform to the equity and universality which inspired the SSN. They are finalizing data collection based on official documents which will subsequently be sent to the relevant central and regional bodies. There is agreement on treating all patients affected but starting with urgent patients in line with AIFA criteria. This is a temporary arrangement, compatible with the present situation in December 2014. But expansion to all patients should be granted as soon as possible, with access criteria matching disease severity. Hepatitis C also requires the institution of a single national PDTA to equalize access to treatment, uniformity required in particular in sensitive areas such as inter-regional mobility. The participants, excluding the non-profit association EpaC, in terms of making the SSN sustainable in the future, rather than a variation of the SSN to a mixed system (public / private), believe that the criterion for delivery of Class A drugs can be reviewed in the future, placing some at the charge of users so as to support the cost of innovative drugs. CURE ~ 2015 Linee guida per gli Autori Linee guida per gli autori Il Comitato Scientifico necessita approssimativamente di 4 settimane di tempo per una valutazione dei manoscritti. Agli autori potrà essere richiesto di rispondere a quesiti avanzati dai membri del Comitato Scientifico e di procedere a una revisione del manoscritto come da loro indicazione. Il processo di valutazione del manoscritto potrà risultare in: – una accettazione, con o senza revisione – un rifiuto, con richiesta di revisione e rinvio – un rifiuto, con richiesta di rinvio in altro formato – rifiuto Categorie degli articoli Editoriale – l’editoriale può trattare articoli pubblicati nella rivista stessa o qualunque altro argomento di competenza e interesse. L’editoriale non deve superare le due pagine e non necessita di un abstract. Articolo originale – un articolo originale non deve superare le 3500 parole (spaziatura singola) e può al massimo contenere 6 tra figure,tabelle e/o grafici. Deve essere preceduto da un abstract e deve contenere 3 o 4 parole chiave. Possono essere indicate fino a 30 note bibliografiche. Articolo di rassegna – un articolo di rassegna non deve superare le 4000 parole (spaziatura singola) e può al massimo contenere 8 tra figure, tabelle e/o grafici. Deve essere preceduto da un abstract e deve contenere 3 o 4 parole chiave. Possono essere indicate fino a 30 note bibliografiche. Report – il report rappresenta una analisi approfondita di un evento, di uno studio o caso clinico. Il report non deve superare le 6500 parole (spaziatura singola) e può al massimo contenere 8 tra figure, tabelle e/o grafici. Deve essere preceduto da un abstract e deve contenere 3 o 4 parole chiave. Possono essere indicate fino a 40 note bibliografiche. Lettera all’editore – la lettera all’editore non deve superare le 900 parole (spaziatura singola). Non sono necessarie figure, abstract e note bibliografiche. Formato del manoscritto Il manoscritto deve essere obbligatoriamente inviato in formato elettronico, si incoraggia l’invio del file in formato doc. Il manoscritto deve presentare la seguente struttura: Titolo – il titolo non deve superare le 50 lettere se possibile. Al di sotto del titolo devono essere indicati i nome degli autori, la loro qualifica e affiliazione istituzionale e almeno l’indirizzo e-mail dell’autore referente del manoscritto. Abstract – l’abstract non deve superare le 300 parole. Deve sintetizzare l’argomento trattato nel manoscritto, descrivere gli eventuali studi svolti, i risultati raggiunti e le conclusioni. Meglio evitare le abbreviazioni, ma se presenti esplicarle. Debbono fare seguito all’abstract dalle 3 alle 4 parole chiave per una indicizzazione. Parole chiave – gli autori debbono indicare dalle 3 alle 4 parole chiave al termine dell’abstract di ogni manoscritto, con l’eccezione degli editoriali e delle lettere all’editore. Testo – il testo del manoscritto deve presentare il seguente ordine: 56 • INTRODUZIONE – la introduzione deve costituire una breve descrizione della materia trattata e deve fornire al lettore una visione d’insieme sull’attuale stato dell’arte dell’argomento trattato. CURE ~ 2015 Linee guida per gli Autori • METODI – questa sezione deve dare una chiara e concisa descrizione del materiale, strumenti e metodi utilizzati, nonché di eventuali analisi statistiche effettuate. • RISULTATI – questa sezione devi riepilogare i risultati prodotti dallo studio. I risultati possono essere rappresentati con tabelle, diagrammi e figure. • TABELLE, GRAFICI E FIGURE – tutte le tabelle e figure presenti nel testo debbono avere un titolo e una numerazione sequenziale. Ogni figura deve avere una legenda corrispondente. Tutte le abbreviazione, simboli, frecce, numeri e lettere usate in figura debbono essere comprensibili e contestualizzate. I grafici debbono essere leggibili e corredati da una corrispondete scheda dati. Gli autori debbono sincerarsi della correttezza dei dati riportati in tabella. Le figure devono essere inviate nei seguenti formati: TIF, EPS, PDF, o JPG, se possibile in alta risoluzione per garantire una corretta visualizzazione per le dimensioni di stampa. • CONCLUSIONI – questa sezione deve indicare le conclusioni dedotte dallo studio/ricerca. Ringraziamenti – possono essere ringraziate nel testo le istituzioni e le organizzazioni che hanno fornito supporto, anche di tipo finanziario. I nomi debbono essere indicati per esteso e gli eventuali acronimi in parentesi. Riferimenti – le fonti debbono essere indicate alla fine del testo con una numerazione sequenziale e con lo stesso ordine con cui vengono citate nel testo o alternativamente in ordine alfabetico. Le fonti citate nel corpo del testo debbono essere indicate con un un numero tra parentesi. La bibliografia può comprendere esclusivamente lavori pubblicati o in attesa di pubblicazione e solo se citati nel testo. Considerazioni personali e/o manoscritti non pubblicati non possono essere citati tra le fonti. Non è possibile riportare note a piè di pagina. E’ possibile citare tutti gli autori di una fonte se presenti in numero pari o inferiore a sei, se più di sette, indicare solo i primi tre seguiti dalla dicitura ‘et al’. La bibliografia deve essere redatta con lo stesso ordine utilizzato dalla National Library of Medicine e Index Medicus. La veridicità delle fonti è responsabilità degli autori. esempi: articolo – Bryan F.L., Doyle M.P. – Health risks and consequences of Salmonella and Campylobacter jejuni raw poultry. J. Food Protect. 1995, 58:326-344. libro e monografia – Kleinbaum D.G., Kuppler L.L. Applied regression analysis and other multivariable methods. Duxbury Press Boston USA. 1995. capitolo di un testo – Olson J.A. Molecular action of carotenoids. In: Caufield L.M. Krinsky N.I. Olson J.A. (Eds) Carotenoids in human health. Annals of the New York Academy of Science 1993, vol 691. documento online – Cartwright J. Big stars have weather too. IOP Publishing PhysicsWeb. 2007. http://physicsweb. org/articles/news/11/6/16/1. Accessed 26 June 2007. dissertazione – Trent JW. Experimental acute renal failure. 1975. Dissertation, University of California. Revisione linguistica Il manoscritto deve essere redatto nella lingua italiana e inglese. Se l’inglese non è lingua madre, si suggerisce prima dell’invio del manoscritto una revisione linguistica per un corretto utilizzo di un inglese/americano di stampo medicoscientifico. Una opportuna revisione linguistica può facilitare la corretta comprensione del manoscritto da parte dello staff editoriale e del Comitato Scientifico. Alternativamente il manoscritto può essere presentato nella solo lingua italiana, se accettato dal Comitato Scientifico lo staff editoriale procederà a una traduzione nella lingua inglese. Una corretta revisione linguistica da parte degli autori non necessariamente comporta una accettazione per la pubblicazione. CURE ~ 2015 57 Guidelines for Authors Guidelines for Authors The Scientific Committee requires approximately 4 weeks to review manuscripts for publication. Authors shall be required to provide answers and clarifications to referee queries, and proceed to revise the manuscript as indicated. Outcome of the evaluation process may be: – acceptance, with or without revision; – rejection, with an invitation to revise and resubmit; – rejection, with an invitation to resubmit in another format; – rejection. Categories of articles Editorial – the Editorial can cover articles published in the Journal or any other topic of interest. Editorials should not exceed two pages and do not require an abstract. Original article – an original article should not exceed 3500 words (single spaced) and 6 figures (charts, graphs). It must be accompanied by an abstract and 3 or 4 key words. Up to 30 references may be given. Review article – a review article should not exceed 4000 words (single spaced) and 8 figures (charts, graphs). It must be accompanied by an abstract and 3 or 4 key words. Up to 30 references may be given. Report – a Report is an in-depth analysis of a special event, clinical case or study. Reports should not exceed 6500 words (single spaced) and 8 figures (charts, graphs). They must be accompanied by an abstract and 3 or 4 key words. Up to 30 references may be given. Letter to the editor – letters to the Editor should not exceed 900 words (single spaced). No figures, abstract or references are required. Manuscript format Submission of manuscript files in electronic format is essential, expecially in doc format. The manuscript must have the following layout: Title Page – the title page must contain the complete title (no more than 50 letters if possible), each contributor’s name, their qualification and institutional affiliation and the e-mail address of the contributor responsible for the manuscript. Abstract – the abstract may be up to 300 words. It should summarize the subject dealt with, describe the studies undertaken, their results and conclusions. Abbreviations should be avoided or at least explained. The abstract is be followed by the 3 or 4 words chosen for indexing purposes. Key words – authors should include 3 or 4 key words at the end of the abstract of all manuscripts, with the exception of editorials and letters to the editor. Text – the text of the manuscript should have the following layout: 58 • INTRODUCTION – the introduction should provide a brief description of the subject matter and give the reader a brief overview of current thinking/state-of-the art in the sector. • METHODS – this section should give a clear and concise description of the material, instruments and methods used, and any statistical analyses employed. CURE ~ 2015 Guidelines for Authors • RESULTS – this section must give an account of what the study has produced. This can be presented as tables, diagrams or figures. • TABLES, GRAPHS AND FIGURES – all tables and figures in the text must be given a title and numbered sequentially. Each figure must have a corresponding legend. All abbreviations, symbols, arrows, numbers or letters used in the figures must be explained and information provided regarding scale and/or magnification. Each graph should be legible and must have a corresponding data sheet. Authors are required to ensure that the data given in tables are correct. Figures should be submitted in TIF, EPS, PDF, or JPG formats at sufficient resolution to be clear, sharp images when reduced to print size. • CONCLUSIONS – this section must indicate the conclusions deduced from the study. Aknowledgments – specific institutions and organizations providing financial support may be acknowledged in writing. Names must be written extensively, with any acronyms indicated in parenthesis. References – the list of references should be given at the end of the text and numbered consecutively either in the same order as they appear in the text or in alphabetic order. Sources cited in the text should be indicated by their reference list number, given in brackets. The list of references should only include works published or accepted for publication that are cited in the text. Personal communications and unpublished works may not be included in the references. Footnotes or endnotes may not be used instead of a reference list. All authors should be listed when six or less. If there are more than seven authors, list only the first three, followed by ‘et al’. The reference list should comply with the style used by the National Library of Medicine and Index Medicus. All references must be verified by the author(s). examples: journal article – Bryan F.L., Doyle M.P. – Health risks and consequences of Salmonella and Campylobacter jejuni raw poultry. J. Food Protect. 1995, 58:326-344. books and monographs – Kleinbaum D.G., Kuppler L.L. Applied regression analysis and other multivariable methods. Duxbury Press Boston USA. 1995. chapter in book – Olson J.A. Molecular action of carotenoids. In: Caufield L.M. Krinsky N.I. Olson J.A. (Eds) Carotenoids in human health. Annals of the New York Academy of Science 1993, vol 691. online document – Cartwright J. Big stars have weather too. IOP Publishing PhysicsWeb. 2007. http://physicsweb. org/articles/news/11/6/16/1. Accessed 26 June 2007. dissertation – Trent JW. Experimental acute renal failure. 1975. Dissertation, University of California. Language editing Manuscripts should be presented in both English and Italian. If English is not your first language, you may wish to have your manuscript edited for correct American English before submission. This may help ensure that the academic content of your paper is fully understood by the Journal editors and reviewers. Manuscripts may also be presented in Italian only. If accepted by the scientific committee, we will proceed to have them translated into English. Language editing does not guarantee that your manuscript will be accepted for publication. CURE ~ 2015 59