Rassegna stampa PERSIAN PELICAN

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Rassegna stampa PERSIAN PELICAN
Rassegna stampa PERSIAN PELICAN
“Cronache intimistiche e confessioni sentimentali si mischiano in un irresistibile folk contemporaneo
che traccia una buona distanza dai gruppi del genere che si autofotocopiano di continuo negli USA.
Intrecci di chitarre sussurrate, atmosfere a tratti oniriche e rarefatte, esplosioni gioiose sprofondano
in delicate virate verso orizzonti più oscuri e indefiniti. Echi alt-country sfumano in andature sbilenche
e attimi di follia ben calibrata. I suoni sono tanto aspri quanto caldi e pieni, prevalentemente struggenti
ma la colonna sonora di questi toccanti racconti intimi non si appiattisce mai su una sterile malinconia
fine a se stessa.
Andrea Pulcini è un moderno cantautore italiano, sicuramente uno dei più interessanti e meno
convenzionali. Pulcini è la mente, l'anima e il corpo di Persian Pelican: suona quasi tutti gli strumenti e
con l'aiuto di altri bravi musicisti ha confezionato uno dei dischi più piacevoli usciti in Italia negli ultimi
mesi. “How to prevent a cold” accarezza la malinconia di un inverno senza fine ma è anche il respiro
di una primavera che sta per sbocciare. L'atmosfera malinconica e toccante, ben sintetizzata nel
brano che dà il titolo al disco, viene completamente rovesciata nell'improvvisa esplosione di colori di
“Indian Ink”.
La seconda prova di Persian Pelican arriva a quattro anni di distanza dall'esordio e non passa
inosservata. Dodici bellissime canzoni e rare cadute di stile, una musica suadente abbraccia liriche in
inglese scritte con cura e pronunciate atrettanto bene. La voce roca e sussurrata convince fin da
subito nella sua andatura piacevolmente instabile e ricorda moltissimo quella di Matteo Agostinelli
degli Yu p p ie F lu (e non si tratta certo di un difetto, anzi). Se i riferimenti più evidenti sono i compianti
Vic Ch e sn u tt e Mark Linkous degli S p a rk le h o rse , guardando all'Italia Persian Pelican cammina su
una strada vicina a quella tracciata dalla brillante personalità di Bo b Co rn . Ma si tratta ancora solo di
un'impressione, personale e momentanea, che aspetta di essere confermata sulla lunga distanza”.
Filippo Ciucciù, Rockit (http://www.rockit.it/recensione/20610/persianpelican-how-to-prevent-a-cold)
“A 4 anni anni di distanza da " Th e se Ca ts We a r S k irts To E x p ia te Origin a l S in " , Andrea Pulcini
in arte P e rsia n P e lic a n torna a far parlare di sé con " Ho w To P re v e n t A Co ld " , un vixinex per i
sentimentali “raffreddati”.
Un album caldo, passionale, retto da un bon-ton encomiabile. 12 tracce di sublimata raffinatezza
collocate educatamente al loro posto, già dal primo ascolto emerge tutta delicatezza che esse
racchiudono, impossibile per l’ascoltatore non lasciarsi sfiorare da una brezza romantica che di rado
si lascia percepire. P e rsia n P e lic a n fra sta g lia a l ma ssimo la su a la v o ra zio n e c o sì c h e
su l fin ire si ra g g iu n g e q u e l trio n fo d i me lo d ie fru tto d i u n ’ e v o lu zio n e in c e n tra ta su
a rra n g ia me n ti c re sc e n ti e sp e sso re mu sic a le .
"Everyone With His Own Past", la prima traccia, funge da scenario, non lascia spazio ad equivoci sul
tema da trattare. L’elettroacustica e il cantautorato di chiara ispirazione Yankee ricordano
vagamente le sonorità già care agli S p a rk le h o rse , ma la matrice indie-folk ne fa da valore
aggiunto: se vi è una costante in questo album, di sicuro è la continua ricerca del suono, e l’utilizzo di
strumenti vintage come l’ukulele o la farfisa depongono a favore di quanto detto sopra.
E questo è il quanto, i fattori determinanti della comprensione dell’album sono tutti qui, chiari sin dal
principio ed esibiti con meritato orgoglio, ciò che cambia da una traccia all’altra è lo spessore o la
corposità con cui questi elementi compartecipano al meraviglioso finale di "How To Prevent A Cold",
"Dorothy", 3 minuti che ti si stringono al cuore a mo’ di cappio, ascoltare per credere.
Un duplice successo quello di "How To Prevent A Cold", perché se da un lato il mondo della musica
acquista un ottimo elemento da schierare tra le sue file di testa, dall’altro insegna alle major o alla
moda dell’etichetta indipendente che l’autoproduzione non è da meno a nessuno, anzi, viene quasi
da dire che i direttori artistici delle varie label dovrebbero tremare al sol pensiero di trovarsi davanti
un Andrea Pulcini qualsiasi, perché nel qual caso dovesse accadere, per loro si aprirebbero scenari
nuovi, come quelli del cucito o del ricamo all’uncinetto”.
Michele Zizzi, Osservatori Esterni (http://www.osservatoriesterni.it/novita/persian-pelican-how-to-prevent-a-cold)
“Placidamente pop. Indie pop. Elettroacusticamente indie pop. Questo giusto per tentare di riassumere
in maniera funzionale il secondo lavoro, dopo quattro anni dall'esordio, di questo progetto. Il classico
album-gioiellino che mi fa sorridere nelle fredde mattinate in cui il sole scioglie la - poca per fortuna neve sui prati. Melodie semplici - ma solo in apparenza... basta ascoltare la sbilenca Overcast Sky o la
splendida title track tutta arpeggi che si trasformano in riff quasi elettronici e cambi di tempo
improvvisi per rendersene conto - e di forte impatto emotivo. Un Vic Ch e sn u tt nostrano - trasferitosi
momentaneamente in quel di Barcellona - che mette mano al songwriting tipicamente prodotto negli
States per innestarlo con un neofolk che risulta sempre leggero e ottimamente suonato da Andrea
Pulcini che si avvale di preziosi arrangiamenti con alla fisarmonica Paolo Testa e al violoncello
Francesco Testa. I testi dei P e rsia n P e lic a n sono cuciti attorno a tristi storie che parlano del
famigerato gioco al massacro di alcuni rapporti sentimentali e prendono spunto da eventi
autobiografici, citazioni cinefile e un certo crepuscolarismo - Gozzano soprattutto -. (…) Sottoscrivo la
definizione di How To Prevent A Cold come un insieme di paesaggi sonori, dodici tracce che
raccontano solo a chi ascolta, ma lo fanno egregiamente. E che siano storie piacevoli o meno, sono
proprio ben raccontate”.
Claudia Genocchio, Sodapop (http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/1665-persian-pelican-how-to-prevent-a-coldautoprodotto-2012.html)
“Finalmente dopo tanti anni, un giovane autore italiano, ci porta nuovamente sulle strade soniche per
Ascoli Piceno. Da qui inizia l’attività artistica di An d re a P u lc in i in arte P e rsia n P e lic a n , autore e
polistrumentista. (…) Il disco si apre con rumorismi notturni, con il suono dolce di corde pizzicate, come
a dare il benvenuto all’ascoltatore e a prepararlo al viaggio musicale che sta per intraprendere. Si
passa così a T h e re Is No F o re v e r F o r Us, sonorità acustiche che si fondono con piccoli inserti
elettrici ben calibrati. Intrecci di chitarre ritmiche e arpeggiate, voci e cori che velocemente si
sovrappongono al cantato di Andrea Pulcini. Un pop d’autore che musicalmente si rispecchia nel
songwriting made in USA meno battuto, quello di artisti come Elliott Smith, Sparklehorse. Ancora
movimenti veloci di chitarre acustiche ed elettriche nella traccia Ov e rc a st S k y , atmosfere sospese
e melodie perfette lanciano il coro. L’anima mitteleuropea di P e rsia n P e lic a n traspira soprattutto
nei testi, racconti di quotidiane perversioni, di amori sofferti, melodrammi sentimentali. Ho w T o
P re v e n t A Co ld è la traccia più riuscita del disco, ballata fluttuante, di arpeggi di chitarre costruiti
per successivi livelli melodici che accompagnano un’ordinaria storia di freddi rapporti. Nelle 12 tracce
vengono utilizzati con maestria anche strumenti melodici e vintage come farfisa, ukulele e
glockenspiel. Il secondo cd di Persian Pelican fa colpo al primo ascolto e la qualità di ogni singola
traccia lo rende piacevole anche dopo molti passaggi”.
Claudio Donatelli, Sound 36 (http://www.sound36.com/persian-pelican-how-to-prevent-a-cold/)
“(…) Everyone With His Own Past dà il via accarezzando con la sua incredibile delicatezza, lasciando
che a seguire siano la leggera vivacità di There Is No Forever For Us (chitarre in primo piano, ritmo a
dar brio, morbidi arrangiamenti a decorare il tutto) e le aperture sonore (nel finale) di Overcast Sky,
How To Prevent A Cold si abbandona a un numero imprecisato di strumenti, navigando leggera su
ritmi lievemente assolati, mentre Glass Fragments In The Soup, conquistando con cori e alte dosi di
melodia, apre al caldo e ammiccante scorrere di Silent Charges (quasi si arriva su territori cari ai
Calexico).
A Doll's House, invece, con la voce leggermente alle spalle degli strumenti, avvolge con chitarre, fiati
e organo, introducendo il delicato muoversi di A Wife During Wartime e il vigore crescente di Little
Red Riding Hood. Indian Ink , infine, dal piglio estroverso e solare, sfreccia fino alle note pacate ed
accoglienti di Nothing To Hide e alla lieve sofferenza della conclusiva Dorothy.
Il nuovo album di An d re a P u lc in i è un lavoro assolutamente degno di nota. Le dodici canzoni che lo
compongono, sempre ordinate, composte ed educate, scorrono una dopo l'altra conquistando
sempre più. Un disco molto curato nei dettagli e nella realizzazione, dove nulla è fuori posto o lasciato
al caso.
Assolutamente un lavoro di qualità”.
Francesco Cerisola, In Your Eyes iyezine.com (http://www.iyezine.com/recensioni/2257-persian-pelican---how-toprevent-a-cold.htm)
“(…) Dodici canzoni di qualità per un lavoro totale che ha un appeal molto alto. A cominciare dalla
dolcissima "Everyone With His Own Past" in cui la chitarra abbraccia il cantato in modo protettivo e
delicato. “Ho w T o P re v e n t A Co ld “ è un disco caldo e tenero: da ascoltare per proteggersi dal
freddo in un ambiente sonoro luminoso in cui ogni cosa è al suo posto”.
Antonio Giovanditti, Vivalowcost (http://www.vivalowcost.com/recensione-dischi-e-concerti/79-recensionedischi/2107-qhow-to-prevent-a-coldq-la-fragranza-dei-persian-pelican.html)
“(…) Come definire Ho w T o P re v e n t A Co ld ?Semplicemente come un album intimo, appassionato,
profondo e piacevole. Le tracce che lo compongono sono congiunte l’una all’altra con elevata
minuzia, fornendo un innesto emozionale delicato e avvolgente. Improbabile che ascoltando questo
album non si venga catturati all’ascolto, che non ci si lasci avvolgere dagli intrecci di chitarra e dalle
sonorità acustiche alle quali si fonde il cantato di Andrea Pulcini. Le fondamenta folk indie e l’uso di
strumenti quali l’ukulele o la farfisa servono ad aggiungere quel tono di spleen che caratterizza il
disco. Gli egregi arrangiamenti e l’accuratezza dei suoni aggiungono una levatura che ripercorre lo
spessore nell’intero album.
P e rsia n P e lic a n dimostra una maturità artistica ed uno spessore non comune, è questo un disco
da segnalare e consigliare”.
Rossella D’Oriano, Oca Nera (http://ocanerarock.wordpress.com/2013/02/28/persian-pelican-how-to-prevent-acold/)