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gennaio - aprile 2014 Cochabamba - Bolivia anno I Bs. 0.- BOLIVI A bollettino quadrimestrale di inform-azione ed altro El Periodico Libre E Independiente De Nr. 2 EDITORIALE SPAZI O E SOC I E T À A prima vista i tempi ed i meccanismi della politica in Bolivia potrebbero apparire come uno dei grandi misteri irrisolti dell’umanità, paragonabili all’edificazione dell’impressionante centro spirituale e politico di Tiahuanaco della cultura preincaica dal nome omonimo, situato a poche ore dalla città di La Paz. In realtà la verità è molto più semplice e scomoda, soprattutto perchè non si ritrova avvolta da un arcano alone di mistero, bensì per la sua banalità legata all’esercizio (e monopolio) del potere da parte di una ristretta classe politica, indipendentemente dallo schieramento ideologico. I giochi di potere, la corruzione, il clientelismo, il nepotismo, le lotte intestine per rafforzare l’una o l’altra corrente, sono all’ordine del giorno, causa di eterni ritardi, litigi, modifiche, spese inutili, ecc. Si tratta di un sistema estremamente ben radicato, al governo come all’opposizione, nel settore pubblico come in quello privato, nelle forze dell’ordine e nell’amministrazione, fino ai sindacati e organizzazioni della società civile. Anche se negli ultimi anni la situazione è leggermente migilorata, sembrerebbe che questo fenomeno raggiunga apici all’altezza dell’Illimani, la spettacolare montagna di 6’462 m s.l.m. che sovrasta La Paz, a cui bisogna rispondere con molta pazienza, perseveranza, indipendenza, lucidità ed idee chiare per poter portare a buon termine un progetto. “Urbanización Aurora”, quartiere periferico di Oruro LA FUNZIONE SOCIALE DEL SUOLO SPECIALE DOSSIER L A P R O B L E M AT I C A D E L L’ A C C E S S O A L SUOLO IN BOLIVIA, TRA DIRITTO E MERCANZIA 4-5 Gli insediamenti illegali, privi di infrastrutture e servizi basici, sono causati dall’esclusione, dall’impossibilità di poter accedere al suolo tramite il mercato. La questione del suolo travalica quindi l’aspetto puramente geografico ed il relativo valore commerciale, ma implica una rimessa in discussione del paradigma su cui è fondato, il “valore di scambio”, per (ri)considerare la sua funzione sociale, il suo “valore d’uso”. FPH ASPETTANDO IL TROPICO 2 C U LT U R A IL CARNEVALE DI ORURO . redazione: Clle. O. Canedo 644, entre Av. D’Orbigny y Nueva Castilla, Cochabamba - Bolivia . e-mail: [email protected] 3 T E M PO L IB E R O UNA SPIAGGIA ANDINA 6 . telefono: +591 683 22 94 . abbonamenti: El Periodico è gratuito, viene mandato per e-mail o in formato cartaceo; per chiunque fosse interessato/a non esitate a contattarmi! El P er iodico Li bre E Inde pe nd ie n t e de B o livia CBBA gennaio - aprile 2014, Nr. 2 2 FPH P ROGE T TO ABITAZIONE E SALUTE A S P E T TA N D O I TEM P I ED I ME C C A N IS MI In seguito al successo della prima fase del progetto del Tropico (ultimata nel 2013 con la costruzione di 794 abitazioni), il governo aveva avallato il proseguio del progetto con 4230 abitazioni, suddivise in tre fasi. La seconda fase (1011 abitazioni) doveva iniziare entro il mese di marzo, ma non avevamo fatto i conti con... i tempi ed i meccanismi della politica in Bolivia! Tutto era iniziato nel migliore dei modi: la nuova Agencia Estatal de Viviendas (AEVI, l’Agenzia Statale per le Politiche Abitative) aveva assegnato l’esecuzione del progetto direttamente alla FPH, senza un bando di concorso come previsto inizialmente. In seguito a varie riunioni ricevemmo il progetto formulato ed approvato dall’AEVI e lì sono iniziati i problemi: anche se molti punti coincidevano con le indicazioni della FPH, alcuni punti fondamentali erano totalmente differenti, causando problemi logistici ed organizzativi insormontabili! Per esempio invece di concentrare le 1011 abitazioni in un numero ristretto di comunità (come nella prima fase), avevano approvato la costruzione in più di 100 comunità differenti, praticamente in tutto il Chapare! La FPH successivamente formulò varie proposte per risolvere questi errori di fondo e poter iniziare con la seconda fase, ma senza ricevere una risposta definitiva; infatti all’AEVI si sono resi conto degli sbagli commessi ma per questioni politiche non possono ammetterli: quest’anno ci sono le elezioni presidenziali e “II governo costruisce abitazioni sociali in tutto il Chapare” sarebbe un ottimo slogan elettorale. Fonti interne al governo ci hanno informato che un alto responsabile politico ha accusato la FPH di non aver accettato il progetto approvato poichè saremmo legati all’opposizione (!), solamente perchè anni fa un membro del direttorio (a titolo personale) aveva partecipato alle elezioni comunali di Cochabamba su invito di un partito dell’opposizione...! Un altro grande problema risiede nell’eccessiva burocratizzazione e centralizzazione dello stato boliviano, per cui tutte le decisioni passano da La Paz, sede del governo centrale, dove funzionari totalmente disconnessi dalla realtà del DELLA IL POLITICA TROPICO IN CAM PO ABITA Z ION ALE 1º CONCORSO REGIONALE DI ALTERNATIVE PER CASE POPOLARI Antonia Terrazas e Rolando Velarde durante la premiazione a Medellín 2 º P REM IO PER IL PROGETTO DEL TRO PIC O!!!! Visto i ritardi accumulati nell’approvazione del progetto, abbiamo approfittato del tempo a disposizione per sviluppare nuovi progetti da sottomettere a richieste di finanziamenti e a participare con la prima fase del progetto del Tropico a concorsi internazionali per progetti nel campo abitazionale. Tra questi siamo orgogliosi di essere arrivati secondi al Primo Concorso Regionale per l’America Latina ed i Caraibi di Alternative per le Case Popolari indetto dalla International Alliance of Inhabitants (IAI)! Il premio era più che altro simbolico e consisteva nell’invitazione alla premiazione al Forum Urbano Sociale Alternativo e Popolare (FUSAP) a Medellin, che si è svolto dal 5 al 9 di aprile 2014, in concomitanza con il VII Forum Urbano Mondiale (FUM, organizzato da ONU-HABITAT). Rolando, che ha viaggiato a Medellín con Antonia, ha ben riassunto la differenza di concezione che esisteva tra i due Forum: il FUM era il “Forum della Coca-Cola”, mentre che il FUSAP era il “Forum del pueblo”, da una parte soluzioni per il mercato nel Nord, dall’altra soluzioni per la gente con la gente nel Sud. terreno approvano modifiche (politiche) dettate dall’alto a progetti che nemmeno conoscono. Malgrado tutto ciò ci sono vari motivi per essere fiduciosi: il progetto da noi formulato ha l’appoggio del Presidente stesso e dei responsabili dell’AEVI e, visto l’imminenza delle elezioni, non possono aspettare ulteriori ritardi nell’inizio del progetto; infatti l’AEVI non ha nè i mezzi nè l’esperienza per realizzare il progetto approvato e nessuna impresa edile sarebbe disposta ad assumere un tale rischio. Tra l’altro la metodologia sviluppata nella prima fase dalla FPH è appena stata inclusa ufficialmente nel Programma e Regolamento dell’AEVI per poterla implementare a nivello nazionale, il che dimostra la fiducia che hanno nella FPH. In questo momento stiamo quindi aspettando che la AEVI riconosca i propri errori (il che significa che un paio di teste cascheranno) per iniziare finalmente con il progetto vero e proprio, considerando che 4230 famiglie stanno aspettando di poter finalmente accedere ad un’abitazione adeguata! El P er iodico Li bre E Inde pe nd ie n t e de B o livia CBBA gennaio - aprile 2014, Nr. 2 3 C ULT URA TRADIZIONI IL STO RI A , C A R N E VA L E C U LT U R A E T R A D IZ ION E Oruro è una città di ca. 260’000 abitanti, situata a 3’735 m s.l.m sull’altipiano andino, che si sviluppò soprattutto grazie al settore minerario. In seguito alla crisi negli anni ‘80 la città perse parecchia importanza, ma il suo carnevale rimase e continuò a svilupparsi tanto che, come ve lo potrà confermare orgogliosamente qualsiasi orureño/a, nel 2001 è stato proclamato Obra Maestra del Patrimonio Oral e Intangible de la Humanidad dall’UNESCO (Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità). Come ogni carnevale che si rispetti le sue origini risalgono ad un curioso sincretismo tra credenze religiose, nel quale i minatori trasformarono la festa per Wari (il dio del fuoco della cultura preincaica urus) nel tio de la mina (il diavolo della miniera) che, pentito dei suoi peccati, si converte in devoto della Virgen del Sócavon (la Madonna della Miniera). A Oruro i 48 gruppi folklorici suddivisi in 18 balli differenti percorrono quindi i 4.5 km che li distanziano dal Santuario del Socavón come fosse un pellegrinaggio, in uno spettacolare tripudio di colori, maschere, musiche e coreografie impressionanti. A tratti le espressioni facciali di sofferenza vi ricorderanno che il fervore religioso può apparentarsi ad un calvario, soprattutto se si tratta di una giornata soleggiata e dovete percorrere i 4.5 km con maschere ed abiti pesantissimi come quelli della Diablada! Il carattere religioso dell’evento si è piuttosto affievolito con il passare degli anni, ma la tradizione è rimasta: i partecipanti iniziano a prepararsi vari mesi prima dell’evento, per cui di sera nelle piazze delle città non è raro imbattersi in gruppi che si allenano nei balli; per non parlare dei costumi più elaborati che rappresentano un vero e proprio sacrificio economico, arrivando a costare alcune migliaia di dollari...! Per fortuna negli ultimi anni i gavettoni d’acqua sono stati proibiti, ma non stupitevi se improvvisamente vi ritroverete completamente ricoperti di schiuma da barba! In definitiva lo spettacolo ne vale veramente la pena, anche se dopo un intenso fine settimana di carnevale orureño vi sentirete sicuramente un po’ spossati! DI UN DI ORURO CARNEVALE ALQUANTO SPEC IALE La “diablada”, uno dei balli folkorici emblematici del carnevale f “EL FES T I VAL D E B A N D A S” Ogni anno, una settimana prima del Carnevale, si svolge il tradizionale Festival de Bandas, un concorso al quale partecipano tutti i gruppi di musicisti che suoneranno durante il Carnevale. L’evento più spettacolare di questa giornata è durante la mattina, quando i musicisti si riuniscono per suonare tutti assieme nella Avenida Civica. Quest’anno hanno suonato la bellezza di 4000 musicisti, che hanno accompagnato gruppi folklorici conosciutissimi come Los Kjarkas, Llajtaymanta, ecc. El P er iodico Li bre E Inde pe nd ie n t e de B o livia CBBA gennaio - aprile 2014, Nr. 2 4 S PA Z I O E S O C I E T À - I - SPECIALE DOSSIER LA FUNZIONE SOCIALE DEL SUOLO LA PROBLEMATICA DELL’ACCESSO AL SUOLO IN BOLIVIA, TRA DIRITTO E MERCANZIA La propriété, c’est le vol P.-J. Proudhon 1 La problematica dell’accesso al suolo è la prima componente fondamentale da risolvere se si vuole risolvere integralmente quella abitativa. Il problema sorge quando si considera il suolo unicamente per il suo valore commerciale, ovvero come una mercanzia, generando di conseguenza l’esclusione delle classi sociali più povere dal mercato del suolo. In America Latina questo problema è particolarmente aggravato dal fatto che durante la colonizzazione una ristretta classe sociale si è appropriata della risorsa terra e di tutte le sue componenti a discapito della maggioranza della popolazione indigena, in poche parole un vero e proprio furto, successivamente legittimato dall’introduzione della proprietà privata individuale. La questione della proprietà è fondamentale per capire le ragioni per cui determinate classi sociali si ritrovano escluse dalla possibilità di possedere e poter usufruire della terra; infatti la nozione stessa di proprietà si presta ad accese controversie tra due concezioni distinte: da una parte si può reclamare come un diritto, per il suo valore d’uso; dall’altra ha acquisito lo statuto di mercanzia, per il suo valore di scambio. Il valore d’uso prevale quando il suolo viene inteso come una risorsa collettiva, non solo per il suo carattere limitato nello spazio fisico (quantitativamente e qualitativamente), ma anche e soprattutto per lo spazio “vissuto e percepito, dove uomini e donne praticano e riproducono la vita in comunità, la loro cultura e rituali, la produzione di beni materiali e la sua organizzazione sociale e politica, stabilendo una relazione di equilibrio tra la madre terra e la natura” (MA, GB). Si tratta di una definizione molto più amplia di suolo, in cui il luogo viene valorizzato come territorio, creando nuovi equilibri tra insediamento urbano ed ambiente 2, ed acquisisce una funzione sociale per la riappropriazione collettiva degli spazi per abitare e per vivere. Le origini del suolo come mercanzia risalgono alla Rivoluzione francese del 1789, quando si abolirono i privilegi della nobiltà e del clero ed il diritto fondiario corrispondente venne rimpiazzato dalla proprietà privata individuale. Il monopolio del suolo passò quindi dalla nobiltà ai privati cittadini: dato che si tratta di un bene limitato nello spazio geografico acquisiva un valore di scambio, poteva essere venduto e comprato al pari di una mercanzia qualsiasi. Dal diritto di proprietà del terreno inoltre derivò una fonte di ricchezza sempre più abbondante: la rendita fondiaria. Questo fenomeno favorì lo sfruttamento speculativo del suolo, soprattutto a partire della rivoluzione industriale, quando la rapida espansione delle città causò forti pressioni sui prezzi dei terreni. La questione dell’evoluzione storica della concezione della proprietà, dal valore d’uso al valore di scambio, è centrale per comprendere la situazione attuale della problematica dell’accesso al suolo in Bolivia. Infatti nelle culture preispaniche aimara e quechua vigeva il valore d’uso, non esisteva il concetto di proprietà individuale: le comunità erano organizzate secondo l’ayllu, termine che designa la proprietà comunale della terra ed il lavoro collettivo agricolo. A partire dal XVI secolo i colonizzatori spagnoli introdussero le encomiendas, le quali consistevano nell’affidamento di un certo numero di indigeni ai colonizzatori più importanti con il fine che siano istruiti e convertiti alla fede cristiana. In realtà le encomiendas sancirono l’inizio della schiavitù personale e delle trasformazioni nei regimi di proprietà in generale. I secoli successivi furono marcati dal consolidamento di una classe sociale criolla 3, la quale La stesura di quest’articolo è stata possibile grazie all’apporto fondamentale dei seguenti testi: - B. Nahoum (BN), La tensión entre el derecho y el negocio, e M. Arébalo (MA), G. Bazoberry (GB), Suelo o territorio?, in Centro Cooperativo Sueco (a cura di), Derecho al suelo y la ciudad en América Latina, Montevideo: Trilce, 2012, pp. 113-126. - B. Nahoum, Una, dos, muchas formas de tenencia segura, e M. Arébalo, G. Bazoberry, G. Landaeta, El suelo y la vivienda entre la propiedad estatal, comunitaria, social cooperativa y privada, in We Effect (a cura di), La vivienda, entre el derecho y la mercancía, Montevideo: Trilce, 2014, pp. 11-19 e 93-110. - C. R. Valenzuela Castaños, Tierra y Territorio en Bolivia, Cochabamba: CEDIB, 2008. 1. “La proprietà, è il furto”, P.-J. Proudhon, Qu’est ce que la propriété, 1840 “Casa in vendita”, “impresa immobiliare vende parcella”, Tiquipaya El P er iodico Li bre E Inde pe nd ie n t e de B o livia CBBA gennaio - aprile 2014, Nr. 2 S PA Z I O E S O CI E T À - I I - 5 rafforzò nel XIX secolo la propria posizione di dominio socio-economico e politico attraverso l’instaurazione della proprietà privata individuale, che permise la legalizzazione delle terre indigene espropriate e favorì un’ulteriore accumulazione e concentrazione della terra tramite il latifondo e le haciendas (tenute agricole di grandi dimensioni). In seguito alla rivoluzione del 1952 promossa dal MNR (Movimiento Nacionalista Revolucionario) fu promulgata la Ley de Reforma Agraria (Legge della Riforma Agraria) per ridistribuire la terra ai contadini e restituire le terre usurpate alle comunità indigene. Tra il 1953 ed il 1993 furono distribuiti un totale di 57,3 mio. di ettari (52% del territorio boliviano), anche se non proprio secondo le aspettative iniziali: infatti solamente l’8,4% corrisponde a piccole proprietà mentre il 40,2% fu distribuito alla grande proprietà (latifondi), che rappresentano appena il 2,2% dei beneficiari (!). Solamente il 21.4% fu distribuito come proprietà comunitaria, grazie alle tenaci lotte delle popolazioni indigene per recuperare il proprio territorio. Finalmente la Riforma Agraria, pensata come uno strumento per transitare da una struttura agraria di stampo feudale a una coesistenza tra la impresa capitalista e le comunità indigene contadine, servì a legalizzare i latifondi presenti nell’oriente boliviano in mano ad una ristretta cerchia imprenditoriale (settore agro-industriale) strettamente legata a quella politica. Ciò si manifestò in maniera esplicita durante la dittatura militare di Hugo Bánzer Suárez (1971-1978) e nel governo del suo alleato Jaime Paz Zamora (1989-1993), quando furono distribuite il 65% del totale delle terre. L’accumulazione e concentrazione capitalista della terra come mercanzia sono un fattore chiave per spiegare l’impossibilità da parte delle classi sociali popolari di poter accedere al mercato del suolo “legale”, generando di conseguen- za lo sviluppo di insediamenti illegali per rispondere a questa necessità e causando un espansione senza limiti del tessuto urbano delle metropoli. Generalmente questi insediamenti sono situati in zone ad alto rischio, privi dei servizi basici e lontani dalle infrastrutture urbane, educative, centri di salute, reti sociali e civiche, fonti di lavoro, mezzi di trasporto pubblici, ecc., diventando una delle cause fondamentali della frammentazione sociale attuale. La maggior parte delle volte si cercherà di rimediare ai danni già causati quando ormai è già troppo tardi e con costi altissimi. Nel campo della problematica abitazionale diventa quindi imperante includere la funzione sociale del suolo, resa possibile da forme alternative di proprietà della terra: collettiva, comunitaria, comunale, cooperativa, ecc., quale mezzo per combattere la speculazione e permettere l’accesso al suolo alle classi sociali che ne sono escluse, p.es. con la concessione del diritto di superficie su terreni di proprietà dei municipi per la costruzione di abitazioni che compiano una funzione sociale 4. La nuova Costituzione Politica bolivana del 2009 riconosce e garantizza la proprietà individuale, comunitaria o collettiva della terra, “sempre che compia una funzione sociale o una funzione economica sociale”, ma la totale mancanza di volontà politica fanno sì che restino lettera morta. Fino a quando prevarranno interessi economici che considerano il suolo unicamente come mercanzia esisteranno insediamenti irregolari ed occupazioni di terreno; la questione del suolo è quindi imprescindibile da qualsiasi politica pubblica che voglia affrontare in una maniera integrale la problematica abitativa, ciò che implica la ricerca di modelli societari alternativi finalizzati all’equità sociale, all‘autogoverno, alla giustizia ed al benessere sociale. 2. Per un’analisi dettagliata della questione del territorio v. Alberto Magnaghi, Il progetto locale, verso la coscienza di luogo, 2a ed. accresciuta, Torino: Bollati Boringhieri, 2010. 3. I criolli sono i discendenti dei colonizzatori europei nati sul continente americano. 4. L’urbanista svizzero Hans Bernoulli aveva ampiamente sviluppato l’idea della proprietà comunale del suolo, per evitare la speculazione e l’estrema parcellizzazione che impediscono uno sviluppo urbanistico sensato a favore della città e dei suoi abitanti. H. Bernoulli, La città e il suolo urbano, 1ed. 1946 Die Stadt und ihr Boden, Venezia: Corte Del Fontego Editore, 2006. In Uruguay negli anni ‘70 il movimento cooperativo impulsò a tale scopo la creazione di Carteras Municipales de Tierras para Viviendas (“banche municipali di terreni per abitazioni”). Zona del “casco”, quartiere periferico di Oruro El P er iodico Li bre E Inde pe nd ie n t e de B o livia CBBA gennaio - aprile 2014, Nr. 2 6 C R O NACHE D I V E R S E TEMPO LIBERO ARENALES, UNA SPIAGGIA ANDINA UN TRADIZIONALE VENERDÌ Nel 1879 si svolse la Guerra del Pacifico, nella quale Cile invase Bolivia e Perù e strappò a Bolivia l’unico accesso che aveva al mare. Da allora la questione non ha ancora trovato una soluzione ed il contenzioso ultimamente è approdato al Tribunale Internazionale dell’Aja. Ciononostante il mare è ancora ben presente negli animi boliviani, come si può ben vedere a Oruro il Venerdì di Pasqua quando, dopo aver terminato i tradizionali 12 piatti pasquali rigorosamente senza carne (un vero miracolo in Bolivia!), è tradizione andare a Arenales, appena fuori dalla città, che assomiglia a quanto di più vicino ci sia ad una spiaggia affollata: bambini che giocano con l’aquilone correndo a piedi nudi, castelli di sabbia, pic-nic sulle coperte, genitori sepolti nella sabbia dai figli, venditori ambulanti, tende per proteggersi dal vento,..., solo che invece di dare sull’oceano da... sull’ imponente altipiano andino! DI PA S Q U A S U L L’ A LT I P I A N O ORUREÑO “Arenales” il venerdì di Pasqua GRUPPO DI SOSTEGNO LA GRANDE NOCHE DEL CINEMA LATINOAMERICANO Sabato 25 aprile 2014 a Zurigo si è svolta la prima edizione de La Grande Noche Del Cinema Latinoamericano En Zureich, evento a sostegno del progetto del Tropico, in cui si sono presentati alcuni cortie lunghimetraggi provenienti da differenti paesi dell’America Latina, allietati da un copioso aperitivo ed una squisita cena vegana. Durante la serata è stato realizzato un video-collegamento al quale ho partecipato con molto piacere da Cochabamba, una bella e divertente occasione per salutare tutti/e i/le presenti e per presentare la situazione attuale del progetto. Un grande grazie a tutti/e i/le partecipanti ed in particolare a mio fratello Eric e a Riccardo che hanno organizzato questa apprezzata e ben riuscita iniziativa! Il video-collegamento dalla Bolivia durante la “Grande Noche Del Cinema” UN GRANDE RINGRAZIAMENTO A TUTTE LE PERSONE, ORGA- SI PUÒ SOSTENERE IL PROGETTO DI ALAIN VIMERCATI CON VERSAMENTI A: NIZZAZIONI ED ISTITUZIONI CHE HANNO CONTRIBUITO E/O Inter-Agire Conto ccp: SOSTENUTO IL PROGETTO E CHE HANNO RESO (E RENDONO) POSSIBILE QUEST’ESPERIENZA! Per saperne di più su altri progetti di Inter-Agire: www. interagire.org Piazza governo 4 - 6500 Bellinzona 69-2810-2 IBAN CH74 0900 0000 6900 2810 2 specificare Progetto Alain
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