El Periodico Libre E Independiente De

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El Periodico Libre E Independiente De
maggio - dicembre 2014
Cochabamba - Bolivia
anno I
Bs. 0.-
BOLIVI A
bollettino quadrimestrale di inform-azione ed altro
El Periodico Libre
E Independiente De
Nr. 3
EDITORIALE
SPAZI O E S O C I E T À
Dopo lunghi mesi di un’estenuante
campagna elettorale tra (pochi) alti e
(molti colpi) bassi, il 12 ottobre sono finalmente finite le elezioni presidenziali
in Bolivia, con la vittoria scontata del
presidente uscente, Juan Evo Morales
Ayma, e del suo partito, il Movimiento Al Socialismo (MAS). Malgrado una
leggera flessione rispetto alle elezioni
del 2009, con il 61,36% dei voti totali
contro il 64,22%, il risultato della vittoria
rimane schiacciante e consolida il partito al governo nel suo terzo mandato,
considerando che questa volta il MAS
si è aggiudicato 8 dei 9 dipartimenti,
tra cui 2 strappati all’opposizione, oltre
a detenere i 2/3 dell’assemblea. Anche
se nessuno può negare i cambiamenti
positivi introdotti dal MAS nelle anteriori gestioni, la sua volontà di costruire
un apparato statale e territoriale egemonico e controllare qualsiasi processo decisionale potrebbe celare un certo autoritarismo latente, favorito dalla
totale incapacità dell’opposizione, a
sinistra come a destra, di presentare
programmi politici consistenti capaci
di affrontare la corazzata ideologica
masista. Per questa ragione è importantissimo che la società civile e le organizzazioni di base mantengano uno
sguardo vigile ed attento sulle politiche
e l’azionare del governo, cercando di
instaurarare con esso spazi democratici di partecipazione, concertazione e
dialogo, per trovare soluzioni compartite a beneficio di tutti/e i/le boliviani/e.
Vista parziale della Comunità Maria Auxiliadora
LA COMUNITÀ MARIA AUXILIADORA
SPECIALE DOSSIER L A M E S S A I N P R AT I C A D I U N ’ U T O P I A , T R A S P E R A N Z A , S U C C E S S I E D I F F I C O LT À
4-5
“Hábitat para la Mujer Comunidad María Auxiliadora” sorse nel 1999 con l’obiettivo di sviluppare un progetto abitativo integrale diretto a famiglie bisognose, basato su valori comunitari e la proprietà collettiva. Attualmente la comunità sta attraversando una crisi gravissima
causata da un gruppo dissidente che reclama la proprietà privata individuale, nel sempiterno conflitto rispetto alla proprietà del suolo, in bilico tra mercanzia e diritto.
FPH
DAL TROPICO A
COCHABAMBA
2
COOPERAZIONE
LA COOPERAZIONE TECNICA
. redazione: Clle. O. Canedo 644, entre Av. D’Orbigny y Nueva Castilla, Cochabamba - Bolivia
. e-mail:
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TEM P O L IB E R O
EL
HUERTO
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CBBA maggio - dicembre 2014, Nr. 3
El P er iodico Libre E Inde pe n d ie n t e de B o livia
2
FPH - I PR O G E TTO ABITAZION E E SALUTE
DAL TROPICO A COCHABAMBA
PICCOLI
GRANDI
CAMBIAMENTI
Gli ultimi mesi sono stati ricchi di
avvenimenti e cambiamenti significativi, soprattutto per quel che concerne
i progetti a cui stiamo lavorando. Infatti se da una parte il progetto Abitazione e Salute nel Tropico è rimasto
impantanato nelle torbide acque dei
tempi della politica a causa delle elezioni presidenziali del mese di ottobre,
dall’altra dal mese di maggio è iniziato
un nuovo progetto nel campo dei processi di regolarizzazione del diritto fondiario e delle edificazioni.
Per quanto riguarda il progetto nel
Tropico, malgrado gli eterni ritardi accumulati, ci sono alcune notizie che a
prima vista (e con le dovute precauzioni) potrebbero indurre ad un certo ottimismo in vista di una partecipazione
nella terza fase del progetto. Infatti nel
mese di agosto abbiamo presentato il
premio ricevuto per la prima fase (v. El
Periodico Nr. 2) nella comunità di San
Isidro, nel Chapare, ai/alle dirigenti delle comunità che avevano partecipato e
a rappresentanti delle Federazioni del
Tropico, influenti organizzazioni sindicali del Tropico dalle cui file proviene
il presidente Evo Morales. La notizia
del premio è stata accolta con molta
soddisfazione ed orgoglio dai presenti,
in quanto si tratta di un riconoscimento
internazionale per tutti gli sforzi e sacrifici compiuti per portare a buon termine
un progetto che inizialmente era stato
accolto con molta diffidenza e suscettibilità, sia a livello locale che nazionale.
Visto il successo della prima fase ed il
riconoscimento del premio, i/le dirigenti hanno reiterato la fiducia nella FPH
per continuare il progetto nella terza
fase, soprattutto considerando che i
ritardi accumulati nella seconda fase
gestita dal governo stanno generando
parecchi malcontenti nelle organizzazioni di base. A questo punto ci sono
due aspetti da considerare, il primo a
nostro favore: i/le dirigenti del Tropico
dispongono di un accesso preferenziale e diretto al palazzo di governo a La
N E L L’ E V O L U Z I O N E
DEL
PROGETTO
Rolando Velarde durante la presentazione del premio nella comunità di San Isidro
Paz per incontrare il compañero Evo.
Dall’altra però bisogna ancora fare i
conti con i tempi della politica: anche
se le elezioni presidenziali sono finite, il prossimo anno ci saranno quelle
municipali... Bisognerà quindi aspettare che finiscano per poter riprendere
il dialogo con il governo, dato che la
classe politica sarà completamente assorta nelle varie campagne elettorali.
Ormai abbiamo imparato a non lasciarci prendere troppo facilmente dall’entusiasmo ed aspetteremo con calma il
susseguirsi degli eventi.
Nel frattempo comunque non è di
certo il lavoro che sta mancando: il
nuovo progetto sulla regolarizzazione del diritto fondiario al quale stiamo lavorando dal mese di maggio sta
completamente assorbendo il nostro
tempo, soprattutto nell’area legale e in
quella tecnica. Il tema è nuovo per la
FPH, in quanto fino ad adesso si era
preferito non trattarlo dato che bisogna
addentrarsi nei meandri legali della spinosa questione dell’accesso alla terra,
della proprietà. La problematica non è
proprio delle più semplici da trattare, in
quanto il mercato fondiario a Cochabamba è un vero e proprio terreno minato! Ciò nonostante si è visto che per
le classi sociali popolari che si sono insediate nell’area periurbana della città
la regolarizzazione del lotto è un tema
urgente da risolvere. Infatti quando si
parla di diritto ad un’alloggio adeguato
bisogna considerare che uno tra i punti
più importanti tra i sette trattati riguarda
esattamente quello della sicurezza del
possesso. Anche se questo punto non
riguarda esplicitamente l’aspetto giuridico del diritto proprietario, individuale
o collettivo, la regolarizzazione legale
di quest’ultimo può fornire una buona
difesa legale dagli sgomberi forzati, a
cui sono spesso sottomessi gli abitanti delle aree periurbane. Il problema
risiede nel fatto che le classi sociali
popolari, a causa di limitazioni economiche, si ritrovano costrette a dover
acquistare lotti di terreno nel mercato fondiario informale, gestito da vere
e proprie strutture mafiose e protetto
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FPH - II -
da dubbiosi connubi tra politici senza
scrupoli, proprietari terrieri e speculatori affini, senza peraltro ricevere un titolo di proprietà in regola ma solamente un’atto di compravendita. A questo
punto si ritrovano vittime di sgomberi
forzati ed arbitrari e/o persecuzioni
giudiziarie da parte di persone che
improvvisamente si presentano come
i veri proprietari del terreno, esibendo
titoli di proprietà in regola ed esigendo
un cospicuo pagamento in cambio del
lotto, mentre l’antico presunto proprietario è improvvisamente sparito... La
maggior parte delle volte gli abitanti
stessi sottovalutano l’importanza di
regolarizzare il proprio terreno, da un
lato perché semplicemente ignorano
l’esistenza e l’urgenza di risolvere tali
processi, dall’altra perché si tratta di
un investimento economico non indifferente, considerando gli onorari degli
avvocati. Il progetto propone colmare
questa necessità, fornendo appoggio
e assistenza legale per regolarizzare il diritto fondiario in tre comunità /
quartieri situati nell’area periurbana al
sud della città di Cochabamba: Santa
Barbara, San Silvestre e la comunità
Maria Auxiliadora, con i quali la FPH
aveva già collaborato in passato. In seguito alle prime presentazioni del progetto ci si è resi conto che era necessario complementare l’area legale con
quella tecnica. Ciò non solamente per
l’aspetto più pratico, ovvero il rilevamento e disegno dei lotti e delle abitazioni degli abitanti (requisiti obbligatori
per il processo di regolarizzazione),
bensì anche e soprattutto per organizzare laboratori sulla tematica della
pianificazione. Infatti la maggior parte
della gente, oltre ad avere lotti non in
regola, ha costruito la propria abitazione in maniera progressiva e senza appoggio tecnico, ignorando beatamente
tutte le norme urbane e edilizie della
città. Le conseguenze sono pesanti, in quanto per ogni metro quadrato
costruito fuori norma le multe sono
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Un laboratorio con gli abitanti della OTB Santa Barbara
salatissime, anche se di quando in
quando le municipalità effettuano ampli processi di condoni edilizi con chiari
fini elettorali, oltre che per riempire le
casse comunali. Mentre il mio collega
Manolo Bellott, avvocato, sviluppava
e gestiva i laboratori nell’area legale,
io mi sono occupato di quelli nell’area
tecnica, sul tema della pianificazione
su differenti scale: il quartiere, il lotto di
terreno e finalmente l’alloggio stesso.
I laboratori hanno destato parecchio
interesse nei/lle partecipanti, in quanto
prendono coscienza dell’importanza di
pianificare per evitare gli errori che loro
stessi hanno commesso nella costruzione della loro abitazione, sia per quel
che riguarda il rispetto della normativa
urbana e edilizia, che per questioni più
strettamente architettoniche e di abitabilità (stanze senza finestre, spazi
troppo piccoli, ecc.). A Santa Barbara
c’è stato un riscontro molto positivo,
motivo per cui stiamo programmando
di sviluppare ulteriormente i laboratori,
includendo temi quali il disegno partecipativo per lo sviluppo di un progetto
abitativo, l’impiego di materiali da costruzione locali ed ecologici, tecniche
costruttive e tecnologie adeguate e
sostenibili, ecc. Oltre a ciò stiamo valutando la possibilità di offrire appoggio
tecnico agli abitanti per la progettazione o ampliamento delle loro abitazioni.
A San Silvestre i laboratori avanzano un po’ meno intensivamente, dato
che sono solo una volta al mese, però
hanno richiesto appoggio tecnico per
sviluppare un progetto di centro di salute per l’area di equipaggiamento collettivo; l’anno prossimo valuteremo la
fattibilità. Invece il caso della comunità
Maria Auxiliadora è un po’ differente,
in quanto oltre ai laboratori l’appoggio
era soprattutto pensato per accompagnare il processo di regolarizzazione
del diritto proprietario collettivo. I laboratori e l’appoggio tecnico agli abitanti erano iniziati alla grande, ma in
seguito a gravi problemi interni alla comunità abbiamo dovuto concentrarci
esclusivamente sul tema della proprietà collettiva (v. approfondimento nella
rubrica Spazio e Società, pp. 4-5).
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SPECIALE DOSSIER
LA COMUNITÀ MARIA AUXILIADORA
LA MESSA IN PRATICA DI UN’UTOPIA, TRA SACRIFICI, SUCCESSI E DIFFICOLTÀ
Soyons réalistes, demandons l’impossible
Graffiti a Parigi, maggio 68
“Hábitat para la Mujer Comunidad
María Auxiliadora” (HMCMA) sorse
nel 1999 per l’intrepida iniziativa di un
gruppo di cinque donne che, contro
venti e maree, decisero di riscrivere la
storia, ma non quella con la “s” maiuscola dei vincitori, bensì quella dei
vinti, in questo caso delle persone
rimaste escluse da un sistema tanto
marcato dalla diseguaglianza come
quello boliviano e che hanno creduto in questa straordinaria esperienza.
HMCMA nasce infatti con l’obiettivo
di sviluppare un progetto abitativo
integrale diretto alle classi sociali più
vulnerabili, specialmente madri sole,
e basato su valori comunitari quali la
proprietà collettiva, l’autogestione, il
lavoro comunitario e l’appoggio mutuo, oltre che per lottare contro la violenza domestica ed intrafamiliare.
La comunità si trova nella zona
sud dell’area periurbana della città di
Cochabamba, alla quale è stata ufficialmente incorporata al principio di
quest’anno, in seguito all’ampliamento
del raggio urbano della città. Inizialmente la comunità si sviluppò su un
terreno con una superficie di 16 ha
ma, visto l’interesse destato, nel 2007
si decise di ampliarlo con 5 ha e, nel
2009, con ulteriori 20 ha, per raggiungere una superficie totale di 41 ha,
dove attualmente vivono ca. 450 famiglie, ma potrebbe accoglierne almeno
il doppio. Sin dal principio la comunità
si è sviluppata autonomamente, apprendendo dai propri errori man mano
che il processo avanzava. Grazie al lavoro comunitario ed in parte all’appoggio di istituzioni ed ONG, sia locali che
internazionali, si sono potuti sviluppare vari progetti per la collettività, tra
cui l’implementazione della rete di distribuzione dell’acqua potabile e della
rete fognaria, la realizzazione di strade
e vie sterrate, illuminazione pubblica,
Un’assemblea della Comunità Maria Auxiliadora nel centro comunitario
un centro comunitario, due campi di
calcetto, una scuola elementare, una
biblioteca, ecc. La maggior parte delle abitazioni sono state auto-costruite
in maniera progressiva dagli abitanti
stessi, secondo le disponibilità economiche personali, anche se alcune
istituzioni (tra cui la FPH) hanno agevolato l’accesso a programmi di credito per la costruzione e/o miglioramento
delle abitazioni. La comunità ha cercato di supplire all’assenza di appoggio
e supervisione tecnica tramite il lavoro comunitario ed il mutuo appoggio,
collaborando alla costruzione delle
case, all’accesso ai servizi basici, ecc.
Quando si cammina per le vie della comunità ci si rende conto degli sforzi e
sacrifici realizzati dagli abitanti per migliorare fisicamente il proprio contesto,
individuale come collettivo, intentando
realizzare concretamente un habitat
ed un’abitazione adeguata per poter
“vivir bien”.
Uno dei fattori determinanti che spiegano il successo di quest’esperienza
è da ricercare nella questione dell’ac-
cesso alla terra: infatti sin dall’inizio la
comunità ha messo a disposizione lotti di terreno ad un prezzo accessibile
per persone che non avessero i mezzi
economici per accedere al mercato
fondiario formale. Questa operazione
è stata resa possibile dalla proprietà
collettiva comunitaria del terreno, la
quale sin dal principio ha permesso
di mantenere un prezzo fisso di US
3.-/m2, somma appena sufficiente a
coprire l’acquisto del terreno e le cessioni obbligatorie al municipio per vie,
strade, aree verdi e equipaggiamento, il tutto senza generare un profitto.
In poche parole l’accesso al suolo e
ad un’abitazione è stato considerato
come un diritto e non come una mercanzia con cui lucrare.
Sfortunatamente non tutti hanno inteso la portata ed il significato di tale
processo, determinando l’avvento dei
tragici eventi che stanno seriamente
minacciando la continuazione dell’esperienza: infatti da ormai quattro anni
un gruppo di ca. 40 famiglie ha impugnato la via del confronto aperto con il
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resto della comunità e soprattutto con
la coordinatrice, Rose Mary Irusta, per
rivendicare titoli di proprietà individuali.
I/le dissidenti affermano che sarebbero stati ingannati, in quanto la coordinatrice gli avrebbe promesso titoli di
proprietà individuali per entrare nella
comunità; in realtà si tratta di una palese menzogna, sapevano esattamente
come funzionava la comunità e quali
sono i suoi principi! Tali farneticazioni
sarebbero totalmente risibili se non
fosse che sono state accompagnate
da aggressioni verbali e fisiche, alle
quali si aggiungono vari processi per
truffa contro la coordinatrice, culminati in una vergognosa e totalmente
inaspettata condanna a otto anni di
carcere il passato mese di agosto. Le
conseguenze di tutte queste vicissitudini sono alquanto gravi, in quanto se
da un lato stanno logorando la convivenza finora pacifica della comunità,
dall’altro stanno mettendo a repentaglio la esistenza della stessa.
Bisogna quindi comprendere perché
una comunità sorta dal nulla, nel bel
mezzo di un terreno dimesso ed inospitale, lontano dal centro, carente di
qualsiasi infrastruttura e accesso ai
servizi basici, educazione, lavoro, salute, trasporto, ecc., improvvisamente
si ritrovi al centro di violente lotte intestine per un fazzoletto di terra. E il
problema sta proprio lì, in quel fazzoletto di terra, nell’irrisolta dicotomia tra
valore di scambio e valore d’uso o, in
altre parole, tra mercanzia e diritto (v.
El Periodico Nr.2). Infatti la comunità
si è sviluppata parecchio, adesso dispone di infrastrutture, servizi basici
e sociali, ed è stata ufficialmente annessa nell’area edificabile della città:
in un’economia di mercato il valore
commerciale del suolo avrebbe dovuto
subire un’impennata drastica a causa
del plusvalore generato. Ma nel caso
di HMCMA la proprietà collettiva del
terreno ha permesso di mantenere fino
ad oggi il prezzo sociale di USD 3.-/m2,
5
Un’abitazione di HMCMA
quando nei quartieri sorti nei dintorni il
prezzo si aggira sui USD 30-50/m2. In
definitiva il gruppo dissidente si è reso
conto che stava letteralmente adagiato su di una collina riempita di soldi e
quindi... al diavolo comunità e principi!
Un altro problema fondamentale riguarda la questione della proprietà
collettiva stessa, in quanto anche se
quest’ultima è riconosciuta nella nuova
Costituzione Politica dello Stato Plurinazionale boliviano del 2009, tutt’ora
mancano leggi e regolamenti per poterla legiferare. A causa di quest’assenza i terreni sono ancora a nome
della coordinatrice, dato che non è
stato possibile effettuare il trasferimento legale del diritto proprietario a
nome della comunità. D’altra parte la
maggior parte degli abitanti considera
la proprietà collettiva come parte integrante della loro forma di vita comunitaria, con o senza una legge; ciò nonostante il consolidamento legale della
proprietà collettiva avrebbe permesso
una difesa inequivocabile contro le accuse degli/lle oppositori/trici.
Dal mese di maggio di quest’anno
con la Fondazione Pro-Habitat stiamo
appoggiando HMCMA e la coordinatrice attraverso la conformazione della
Piattaforma Solidaria per la Proprietà
Collettiva della Comunità Maria Auxiliadora, per far sì che si possa consolidare legalmente la proprietà collettiva.
Attualmente si stanno studiando tutte
le possibili alternative esistenti possibili per raggiungere tale scopo (p.es.
come associazione, cooperativa, legge speciale, ecc.), cercando la soluzione più appropriata, che corrisponda
realmente alle necessità e principi di
HMCMA. Non si tratta di un compito
facile, in quanto il futuro della comunità
come tale attualmente è messo a dura
prova, ma è fondamentale per preservare quest’incredibile esperienza, per
far sì che possa servire come esempio
e alternativa in Bolivia per la concreta
realizzazione del diritto ad un habitat
ed abitazione adeguata.
Per saperne di più su HMCMA:
- http://www.habitatparalamujer.org
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C O O P E RAZ I O NE
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LA COOPERAZIONE TECNICA
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO NELL’AREA TECNICA
Il personaggio centrale non è l’architetto
bensì l’usuario dell’edificio, l’abitante
SWISS E N G I N EER I N G
Yona Friedman, L’architettura di sopravvivenza
Quando si lavora nel campo della
cooperazione allo sviluppo in generale, non solo nell’area tecnica, ci sono
alcuni elementi fondamentali da considerare per riuscire a portare a buon
termine un mandato e poter approfittare al massimo dell’esperienza, sia
a livello professionale che personale.
Sicuramente il più importante e laborioso è, perlomeno all’inizio, conoscere e comprendere il paese stesso, le
strutture socio-economiche, politiche
e culturali presenti, senza pregiudizi
e preconcetti, donde evitare di subire
cocenti delusioni rispetto alle aspettative iniziali. Infatti ci si renderà ben
presto conto che tutta una serie di
nozioni acquisite durante esperienze
lavorative precedenti in Svizzera dovranno essere rimesse in discussione,
in quanto nel paese ospitante vengono
a mancarci gli appigli e le certezze che
derivano dal conoscere un sistema lavorativo, tecnico, tecnologico, normativo, sociale e culturale ben conosciuto.
Diventa quindi indispensabile dotarsi
di buone dosi di flessibilità, curiosità, spirito d’iniziativa, umiltà e molta
pazienza per adattarsi al contesto ed
approfittare al massimo delle possibilità di interscambio ed apprendimento
reciproco che si genereranno tra il/la
cooperante e l’organizzazione coparte, colleghi/e di lavoro, partecipanti ai
progetti, ecc. Spesso infatti si tende a
percepire la realtà attraverso parametri etnocentristi, pensando di risolvere
in un attimo problemi apparentemente
semplici secondo gli standard del paese di provenienza, ma che in realtà
riguardano cambi strutturali molto più
grandi. Se non si riesce a superare
tale visione tutto ciò genererà parecchia frustrazione ed incomprensione e,
molto probabilmente, non si raggiungeranno gli obiettivi prefissati del man-
Giovedì 8 maggio 2014 a Locarno si è svolta l’assemblea annuale dell’associazione
di architetti/e e ingegnieri/e Swiss Engineering - Sezione Ticino nella quale, insieme a
Antonia Terrazas (gerente nazionale FPH) e Rolando Velarde (gerente regionale FPH),
abbiamo avuto l’occasione di presentare lo stato attuale dei progetti in video-conferenza dalla Bolivia. Un grande grazie a Swiss Engineering per il costante appoggio al
progetto e la grande disponibilità nel contribuire a diffonderlo in un ambito professionale
tecnico in Svizzera.
dato. Nel campo della cooperazione
tecnica in particolare si tratta quindi di
comprendere le differenze sostanziali
nell’approccio, sviluppo e gestione dei
progetti, soprattutto per quanto riguarda quelli incentrati sulla partecipazione
ed autogestione degli/lle usuari/e. Se
da un lato esistono ovvie limitazioni
economiche, tecnologiche e tecniche,
dall’altro bisogna considerare che in
tali processi non si tratta di imporre un
sapere, una tecnologia, quanto piuttosto di saper riconoscere ed interpretare quali sono le necessità ed aspettative degli/lle usuari/e per tradurle in
soluzioni compatibili e condivisibili,
tentando di garantire un equilibrio tra
gli interessi collettivi, individuali ed ambientali e la disponibilità di risorse limitate (...). Anche se la componente tecnica è importante, innanzitutto si tratta
di processi sociali e culturali, dove i/le
partecipanti prendono consapevolezza e coscienza delle proprie capacità,
appropriandosi delle tecnologie e conoscenze necessarie per migliorare il
benessere e la qualità di vita della co-
munità, favorendo così la sostenibilità
dell’esperienza nel lungo termine in
una prospettiva autogestionaria, senza
più necessitare un appoggio esterno.
Lavorare nel campo della cooperazione internazionale è un’opportunità
estremamente positiva, in quanto permette di ampliare il proprio spettro di
vedute e campo d’azione, non solo nel
paese ospitante ma anche e soprattutto nel paese di provenienza. Infatti la
comprensione di tali processi permette di rimettere in discussione alcune
pratiche disciplinarie comunemente
accettate e diffuse, quali p.es. la figura dell’architetto demiurgo, l’estrema
specializzazione, il mercato della costruzione e dell’alloggio dominato da
logiche mercantilistiche e speculative
e, più in generale, una certa disabitudine a partecipare alle scelte comuni
nonché l’assenza di una cultura fondata sull’interesse collettivo.
Quest’articolo è stato gentilmente pubblicato da
Swiss Engineering - Sezione Ticino sul suo sito
internet (http://www.swissengineering-ti.ch), oltre che nel suo bollettino annuale Informa.
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C R O NACHE D I V E R S E
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AMBIENTE
E L
PRIMI
H U E RTO
PA S S I
PER
UN
In Bolivia Cochabamba è conosciuta
come la “città dell’eterna primavera”,
per il suo clima temperato. Grazie a
ciò si possono trovare molte varietà di
verdure e frutta che nulla hanno da invidiare alle regioni mediterranee, anzi:
basti pensare a tutte le varietà tropicali
quali mango, papaia, avocado, ecc.,
solo per citare alcune tra le più conosciute. Ciò nonostante alcuni prodotti
sono alquanto rari, se non addirittura
introvabili, e per di più venduti a prezzi altissimi, neanche fosse oro estratto
dalle miniere del cerro rico potosino..!
Approfittando quindi della grande
terrazza di casa ho iniziato un piccolo “orto urbano”, composto di alcune
erbe aromatiche quali basilico, peperoncini, salvia, rosmarino, ecc. ai quali
quest’anno si sono aggiunti rucola,
pomodori cherry e locotos locali, a cui
si aggiunge la produzione di pomodori
secchi artigianali.
Le nuove piantine
ORTO
K ’ O C H A L O
URBANO
SULLA
TERRAZZA
DI
CASA
Vista d’insieme dell’orto
I pomodori posti a essiccare sulla terrazza
Dal 22 dicembre al 15 gennaio sarò di ritorno in Svizzera. Per
• Sabato 10 gennaio 2015, 15:30, Bibilioteca di lingua spagnola a Lugano, insieme
chiunque fosse interessata/o a saperne di più sul progetto sono
a Maria Teresa Haussmann, economista e volontaria di Inter-Agire in Nicaragua
previste due presentazioni aperte al pubblico; nel frattempo ne ap-
• Domenica 11 gennaio 2015, 17:00, presso la Casa Rusca a Cureglia, con la
profitto per augurarvi buone feste ed un ottimo anno nuovo!
UN GRANDE RINGRAZIAMENTO A TUTTE LE PERSONE, ORGANIZZAZIONI ED ISTITUZIONI CHE HANNO CONTRIBUITO
E/O SOSTENUTO IL PROGETTO E CHE HANNO RESO (E
RENDONO) POSSIBILE QUEST’ESPERIENZA! Per saperne di
più su altri progetti di Inter-Agire: www. interagire.org
collaborazione del Gruppo Aiuto Missioni di Cureglia
SI PUÒ SOSTENERE IL PROGETTO DI ALAIN VIMERCATI CON VERSAMENTI A:
Inter-Agire
Conto ccp:
Piazza governo 4 - 6500 Bellinzona
69-2810-2
IBAN CH74 0900 0000 6900 2810 2
specificare Progetto Alain

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