traduzione anselm kiefer
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traduzione anselm kiefer
L’alchimie du livre Anselm Kiefer Dossier sulla mostra di Anselm Kiefer alla Bibliothèque François Mitterrand Parigi 20 Ottobre 2015, 7 Febbraio 2016 Il presente lavoro è un dossier che è stato scritto successivamente ad una visita alla BNF a Parigi. Per la sua stesura mi sono state date delle domande che compongono delle linee guida. 1) Con quali diversi media lavora Anselm Kiefer? 2) In quali diverse forme e combinazioni appare il Libro nell’esposizione? Perché un artista contemporaneo si interessa così intensamente al tema del Libro? 3) Di quali materiali sono composti i qui esposti lavori? Ne scelga uno come esempio e spieghi che effetto i materiali suscitano nello spettatore. 4) Che ruolo gioca la scrittura nei lavori di Kiefer? In che rapporto stanno scritto e immagine? C’è un rapporto di dominanza? 5) Il lavoro di Kiefer è definibile secondo lei un “Gesamtkunstwerk” (opera d’arte totale)? L’esposizione “L’alchimie du livre1”, composta da un centinaio di libri, alcuni e diverse sculture, mostra alcune tra le opere di Anselm Kiefer realizzate dal 1968 al 2015, tra le opere esposte, alcune sono state create appositamente per quest’esposizione. Il percorso di visita è stato pensato dall’artista stesso e mira a ricostruire il suo atelier e la sua biblioteca personale. La sala espositiva evoca una sorta di tempio che celebra il Libro, non soltanto come strumento di conoscenza ma sopratutto come supporto spirituale che mira al raggiungimento di un obiettivo elevato. Nella sala sono state ricreate due sale di lettura in cui l’artista ha meticolosamente disposto su degli scaffali i suoi libri in argilla, gesso e piombo. In questa prima sala di lettura si vedono i primi libri di Kiefer, prodotti tra il 1968 e il 1970. Lo spazio centrale della galleria è occupato da delle teche di vetro che ospitano i libri vanno dal suo primo periodo artistico fino a quello, più recente, in cui ha prodotto dei libri erotici dipinti ad acquarello. Lungo la sala, sono state poste delle nicchie che accolgono varie sculture e installazioni. Agli estremi della galleria sono disposti due grandi quadri2 che « parlano » tra loro. 1)La produzione artistica di Kiefer è molto varia e complessa. La sua vocazione e la sua ispirazione hanno fatto in modo che potesse servirsi di qualunque media. La scelta del media non è lasciata al caso, essi sono in effetti funzionali allo scopo che l’opera si pone. Nel 1969 Kiefer fece una serie di performances chiamate “Occupations” : si faceva fotografare, con addosso l’uniforme di suo padre3 mentre faceva il saluto nazista nelle principali capitali europee. Queste foto crearono molto scalpore tra il pubblico e la commissione dell’accademia delle belle arti in cui studiava, ma Kiefer sosteneva che, per superare il lutto e far rivivere la memoria, il mondo dovesse rivivere l’orrore. È attraverso il media della fotografia che, durante la giovinezza, Kiefer esplicitava il suo bisogno di conservazione della memoria. Iniziò successivamente ad avvicinarsi alla pittura. I suoi quadri non erano concepiti per essere belli in termini estetici, avevano invece uno scopo comunicativo e talvolta narrativo. La pittura è il mezzo di cui si serve per il suo lungo lavoro di costruzione di un’iconografia. È attraverso la pittura che si mantiene viva la memoria. I motivi che ricorrono nelle sue opere grafiche sono spesso tratti dalla tradizione ebraica e dalla Bibbia. Attraverso la pittura, Kiefer aveva anche omaggiato filosofia e poesia. Era molto vicino al pensatore tedesco Martin Heidegger, il suo pensiero ispirò parecchie delle sue opere a partire dal 1975 fino ai giorni nostri. L’opera “Lichtung” mostra la nozione di radura ripresa dal filosofo. Heidegger utilizza una metafora silvestre per spiegare l’impossibilità di definire l’Essere, simile ad una foresta fittissima e si è costretti a vagare per i suoi meandri senza poterla cogliere nella sua essenza. Solo a volte ci si imbatte in una radura “Lichtung”, essa consente di averne una visione più ampia pur stando al suo interno. Il libro di piombo bruciato evoca la memoria e 1 Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi. 2 Anselm Kiefer, « Lichtung » 2015 e « Il Libro » 3 Il padre di Anselm Kiefer era un generale nazista. la purificazione del fuoco, qua elemento divino oltre che fisico. Nella maggior parte dei suoi quadri, Kiefer fa continui riferimenti a Paul Celan toccando il tema del nazismo, che costituisce la necessità di espiare la colpa ed elaborare il profondissimo Lutto Etico4 . Con il passare del tempo si iniziò a dedicare alla scultura, spesso fonde il media della scultura e il libro. Kiefer crea delle opere dotate di una complessità singolare, libro e scultura sono spesso complementari e si integrano ad altri media. È proprio la commistione di media diversi che rende le opere di Kiefer particolari: la differenza dei media utilizzati riesce a dare un’idea di integrità e unità. 2) L’interesse dell’autore per la scrittura e per la sua valenza simbolica ed evocatrice ha come effetto la posizione privilegiata del libro all’interno del corpus di opere di Kiefer, esso appare in qualunque forma e dimensione. All’inizio Kiefer usava dei libri veri che dipingeva ad acquarello e applicava loro delle fotografie. Successivamente iniziò a concepire i libri in maniera più profonda, ai quali integrava del piombo, prima sotto forma di fogli o come elemento accessorio, poi come elemento compositivo primario. Così il libro muta di consistenza e forma: a volte viene rappresentato pittoricamente in un quadro, altre volte appeso alla tela o ancora diviene scultura parlante e comunica un messaggio al pubblico. Il tema “libro” è ricorrente nell’opera dell’artista tedesco, ha sempre rappresentato per lui uno strumento di conoscenza e un supporto spirituale indispensabile alla conservazione della memoria. Per Kiefer la memoria evocata dal libro è il solo modo che ci permette di superare l’orrore, diventando così medicina per l’anima in grado di aiutare l’artista stesso e il suo pubblico a elaborare il lutto. 3)All’inizio della carriera artistica di Kiefer, i libri, che attualmente compongono il 60% della sua produzione, erano libri veri, dipinti e decorati con basi fotografiche, i libri degli anni ’60 erano composti da più immagini, poi col tempo, la presenza delle immagini diminuisce sempre di più. Questi primi libri non avevano un titolo ma contrariamente a quelli più recenti, presentavano una copertina. La scelta del materiale ha sempre rappresentato il frutto di un calcolo delicato, i materiali non venivano scelti solo per le loro qualità plastiche ma avevano e hanno tuttora una funzione precisa. I materiali ricorrenti sono: paglia, argilla, sabbia, gesso, cenere, capelli, legno, cemento e piombo. 4 Kiefer definisce lo sterminio nei campi un lutto etico. Ispirandosi alla poesia “Todesfuge” di Celan, Kiefer ha prodotto una lunga serie di quadri, tra i quali bisogna menzionare “Dein goldenes Haar Margarete” e “Dein aschenes Haar Sulamith5”. In entrambi i quadri scrive il verso della poesia che dà il titolo all’opera, nel primo quadro utilizza della paglia per ricreare i biondi capelli di Margarete, un modello di donna tedesca, nel secondo, invece, utilizza capelli e cenere per i capelli di Sulamith che rappresenta in quest’opera una testimone, ebrea, dello sterminio. Con questo esempio molto forte, Kiefer mette in luce i valori simbolici dei materiali da lui scelti. Il piombo, inizialmente utilizzato in fogli, diventa via via il componente principale delle opere di Kiefer, assurgendo a materiale privilegiato. Si tratta di un materiale molto malleabile che dona plasticità all’opera, inoltre, è molto importante in termini di significato. Il piombo viene associato al pianeta Saturno, all’alchimia e alla malinconia. È una sostanza dotata di una forte potenza spirituale e poetica e dà il suo contributo alla formazione della complessa iconografia dell’opera Kieferiana. Il lavoro che meglio spiega la simbologia celata dietro al piombo è senza dubbio “Le Livre”. Si tratta di un quadro inedito, realizzato per la Bibliothèque Nationale de France in occasione di questa mostra. È il quadro cardine di tutta l’esposizione e la prima opera ad essere vista una volta entrati nella galleria. La sua grandezza è tale da far sentire lo spettatore quasi schiacciato, mostra un grande libro di piombo sospeso su un paesaggio marittimo in tempesta. Essendo appeso al centro della rappresentazione (oltre ad essere anche il titolo), rappresenta il motivo principale del quadro, l’elevazione del libro rispetto al resto della rappresentazione mira alla sacralizzazione dello stesso. Il quadro è un’allegoria della conoscenza. La potenza e il peso del grande libro in piombo palesano la tragica impossibilità dell’approssimazione di arte e cultura a un ideale limpido e perfetto. Lo spettatore sente davanti a quest’enorme opera una sensazione di malinconia e inferiorità al cospetto del libro così imponente. 5 Sulamith è la bellissima sposa ebrea del Cantico dei cantici, contenuto nell’Antico Testamento. 4) Vediamo ancora, nell’opera citata precedentemente, come il Libro e di conseguenza la scrittura, occupino una posizione predominante all’interno del corpus di opere di Kiefer. La scrittura è il filo rosso che lega insieme i quadri, i libri e le sculture. Non bisogna assolutamente dimenticare che il sogno di Kiefer, quando era bambino, era diventare poeta. Studiò la letteratura e poteva contare su una vastissima biblioteca personale ricca di volumi su letteratura, poesia e filosofia. Era molto vicino a numerosi scrittori, tra i quali Ingeborg Bachmann, Jean Genet, Roland Barthes, e sopratutto Paul Celan. È anche grazie a loro che la scrittura sarà per Kiefer una fonte inesauribile di ispirazione, nonché elemento compositivo delle opere stesse. Kiefer spesso scrive sulle immagini, il testo cambia sempre posizione. A volte usa solo una parola, quasi per dare un titolo ai suoi quadri, altre volte le frasi accompagnano il quadro, come se volessero raccontarcelo e spiegarci quello che si cela dietro la rappresentazione. Nell’opera “Das Lied von der Zeder - Für Paul Celan” vediamo sulla tela una pianura innevata, probabilmente vicina a un campo di sterminio. Kiefer ha inserito in questo paesaggio glaciale e desolato alcuni versi della poesia “Schwarze Flocken” di Celan. Qua, la scrittura e perfettamente integrata, coabitando con l’immagine in maniera complementare. Le parti testuali creano un prolungamento del quadro, mettendo la rappresentazione in un contesto definito e chiaro pur rendendo l’immagine intermittente. 5) Così come detto in precedenza, la scrittura è la fonte primaria di ispirazione per Kiefer, ed è presente più o meno esplicitamente in tutte le sue opere. È appunto questo eccellente lavoro di mix di media che rende l’intera opera di Kiefer un sistema complesso e articolato, la pittura è sempre legata alla scrittura, come lo anche la scultura. Si può definire il lavoro di Kiefer come un lavoro dinamico nel senso che per la creazione di una nuova opera, utilizza pezzi di vecchi lavori, così come fanno le fenici, che dalle loro ceneri nascono a nuova vita. C’è sempre una citazione dei suoi precedenti lavori nelle sue opere e questa complessità ci permette di definire l’opera di Kiefer un “Gesamtkunstwerk”, un lavoro artistico totale, completo e ciclico. Si pensi all’opera “Nigredo - ou l’oeuvre au noir”. Rappresenta la prima tappa di un processo alchemico. I materiali, la “mise en espace” delle diverse parti che compongono l’opera rinviano alle operazioni d’alchimia che Kiefer collega alla creazione artistica. È una grande allegoria del processo di rinascita, di rinnovamento. Per la sua produzione, Kiefer aveva utilizzato molti materiali recuperati da vecchie opere. Le differenti parti sono sovrapposte, le une sulle altre come se fossero strati geologici. Il processo di Nascita e Creazione - qui in maiuscolo perché riferite alla Creazione divina - è suggerito anche dall’opera “Shevirat-ha-Kelim”. Si tratta di una scultura che fa riferimento al momento della Creazione, secondo il cabalista Isaac Louria, noto come “Shevirat-haKelim” o la rottura dei vasi. È una grande libreria composta di trenta libri, ferro e vetri rotti. Fa allusione al momento della Creazione in cui la Luce delle potenze divine è troppo forte per incarnarsi e rompe i vasi contenenti gli attributi di Dio. Quest’opera rinvia al mito giudaico e all’esilio del popolo ebraico e fa allusione alla funzione memoriale della mistica ebraica. Nella galleria espositiva ci si trova nel bel mezzo non solo della biblioteca di Anselm Kiefer, ma anche del suo pensiero. Il forte legame che tiene uniti i lavori di Kiefer ci fa entrare nel suo mondo fatto di mitologia, alchimia e filosofia. Si riesce a sentire il senso di colpa -provato dall’autore - che traspare dalle opere e si entra in una dimensione in cui la memoria regna sovrana. Proprio per questo, uscendo dall’esposizione una sensazione di vuoto colpisce lo spettatore, dandogli degli spunti di riflessione, per arrivare alla conclusione che, oggi più che mai abbiamo tutto da imparare - e da disimparare - a proposito della “Shoah” e della memoria.