Milano riparte dalla B «Un`autoretrocessione per non sparire»

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Milano riparte dalla B «Un`autoretrocessione per non sparire»
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Hockey ghiaccio R Il caso
MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
Ciclismo R In Svizzera
Matthews a segno
Sagan si arrende
E Gilbert si ritira
1Nella corsa elvetica oggi arrivo in salita.
Intanto si scopre che il belga già al Giro d’Italia
(2 tappe vinte) aveva una microfrattura alla tibia
L’entusiasmo dell’Agorà, casa dell’hockey ghiaccio a Milano. Nella fase finale di Coppa Italia e nei playoff si sono superate le 3.000 presenze IPP
Milano riparte dalla B
«Un’autoretrocessione
per non sparire»
1Il presidente Migliore: «Abbiamo pubblico, ma ci mancano soci
e sostegno delle istituzioni. E’ una scelta per tornare più forti»
Andrea Buongiovanni
MILANO
N
on è un fulmine a ciel sereno. Ma nemmeno una notizia attesa: Milano, la prossima stagione, parteciperà al campionato
di serie B. E’ una auto-retrocessione in piena regola. Obbligata, inevitabile: l’alternativa era la
chiusura. E dire che la società, non più tardi di
tre mesi fa, in gennaio già seconda alle Final
Four di Coppa Italia organizzate in casa, disputava la semifinale-scudetto contro l’Asiago poi
campione d’Italia. «Alla base della sofferta decisione – spiega il presidente Ico Migliore – prima
ancora delle difficoltà economiche, comunque
presenti, la mancanza di prospettive a breve e a
lungo termine, di una possibile progettualità.
Ma l’hockey ghiaccio, diversamente da quanto
accaduto in circostanze passate, non sparisce
dalla città, va
avanti. Coi suoi
LA CHIAVE
giovani e con
una serie di idee. Migliore: «La società è
E con l’obiettivo,
per il 2016-2017, sana, senza debiti
di tornare a esse- E vogliamo salvare
re competitivo ai il settore giovanile»
massimi livelli».
Bolzano ancora
LA STORIA Sono
trascorsi sette in difficoltà rischia
anni da quando di sparire dopo due
Migliore, col suo stagioni nella Ebel
Milano Rossoblu, raccolse l’eredità dei Vipers (cinque scudetti consecutivi dal 2002 al 2006), dei quali era
stato direttore generale sotto la presidenza di
Alvise di Canossa. I primi quattro trascorsi in
A-2 (allora il secondo campionato), sempre in
crescita fino alla promozione. Gli altri tre in
massima serie, con un 7°, un 6° e un 4° posto in
stagione regolare e, parallelamente, due partecipazioni ai quarti playoff e, appunto, a una semifinale. Con una costante: un palaghiaccio,
l’Agorà, sempre pieno di pubblico, il più numeroso e caldo d’Italia, come dai gloriosi giorni del
Saima a cavallo di anni Ottanta e Novanta. Sarà
proprio con gli affezionati tifosi che adesso Migliore, in prima battuta, dovrà confrontarsi.
I MOTIVI «Sono il nostro patrimonio più grande
– sostiene – e lo salvaguarderemo. Ma i costi fissi
per l’attività sono alti e in continuo aumento. A
Milano, come è facile intuire, ben più che in
qualsiasi altra piazza del movimento. Ciò nono-
stante, a fronte di grandi sacrifici, la società è
sana, non ha buchi. Ma ci servono piste temporanee, magari in area Expo, sulle quali far pattinare i ragazzi di un settore giovanile che vogliamo ulteriormente espandere, ci servono oreghiaccio facilmente fruibili, ci servono soprattutto soci, partner e sponsor coi quali
condividere le nostre prospettive. Abbiamo bisogno della collaborazione di amministrazioni
pubbliche, istituzioni, imprenditoria e federazione. Penso, per esempio, a una fondazione che
unisca le forze dei vivai di club metropolitani di
sport diversi. Penso al possibile sfruttamento di
un rapporto che resta aperto con il mondo dell’est e della Khl in particolare, partendo da quel
torneo di prestigio che già avremmo voluto mettere in calendario col sostegno della stessa Fisg e
che invece, per più motivi, ora non realizzeremo. Questo non è un passo di morte, ma la partenza di un rinascimento. Il nostro è un grido di
allarme che non
pretende soluzioni immediate.
Abbiamo 14 mesi di tempo per
un rilancio. Più
avanti di così
non saremmo
potuti andare.
Né vogliamo ipotizzare il trasferimento in altre
realtà. InsistenIco Migliore, 58 anni
do, però, avremmo compromesso la situazione».
CRISI BOLZANO Il Milano, in attesa di auspicabili e concreti sviluppi e con una rosa di giocatori
in partenza, in settembre ripartirà dunque dalla
serie B. In marzo, l’ultima edizione del campionato, al quale hanno partecipato sette squadre
del Nord-Est più Varese, Como e Chiavenna, è
stata vinta dall’Alleghe in finale sull’Ora. Proprio dal Nord-Est e in particolare da Bolzano,
giungono in queste ore altre notizie allarmanti
per il perennemente tormentato panorama italiano: il club del capoluogo altoatesino, dopo
due stagioni di Ebel, sempre più con l’acqua alla
gola, rischia di chiudere i battenti. Se entro venerdì a mezzanotte (prima scadenza) o più presumibilmente entro fino mese, non si troveranno nuovi investitori, l’attività potrà addirittura
cessare. Le 1500 firme raccolte dai tifosi a sostegno del club, purtroppo, possono poco o nulla.
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FINALE NHL
Stanley Cup:
Chicago vince
la 3a in 6 anni
● Se non è una «dinastia»
poco ci manca. Chicago vince
la terza Stanley Cup in sei
stagioni (le altre nel 2010 e
nel 2013) ed entra a pieno
diritto nella storia delle più
grandi franchigie Nhl.
Stavolta, per di più, il trionfo
arriva di fronte ai 22.424
spettatori dello United
Center, di fronte al pubblico
di casa. Come non capitava
dal 1938, dal secondo di sei
trionfi. Allora, a soccombere,
furono i Toronto Maple Leafs,
stavolta tocca ai Tampa Bay
Lightning. La squadra della
Florida, vinte due delle prime
tre partite della serie,
subisce tre sconfitte
consecutive, come mai le era
capitato nel corso della
stagione. I Blackhawks, in
gara-6, si impongono 2-0:
tutte le altre sfide si erano
risolte con un solo gol di
scarto. Da capitan Jonathan
Toews a Patrick Kane,
difensore premiato col Conn
Smythe Trophy quale miglior
giocatore della finale, sono
otto i giocatori (più coach
Joel Quenneville) capaci di
tutti e tre gli ultimi successi.
Onore anche a Corey
Crawford, lunedì notte
autore di 25 decisive parate,
all’ex bolzanino Niklas
Hjalmarsson e a Kimmo
Timonen che, a 40 anni,
arriva dove mai era arrivato
e si ritira. Nella Windy City è
festa grande.
Chicago-Tampa Bay 2-0 (0-0,
1-0, 1-0). Marcatori: s.t. 17’13”
Keith (C); t.t. 14’46” Kane (C).
Serie: 4-2.
La netta vittoria allo sprint di Michael Matthews, 24 anni BETTINI
Ciro Scognamiglio
[email protected]
twitter@cirogazzetta
Q
uando vince, vince bene. Michael Matthews
si è imposto ieri allo
sprint a Schwarzenbach, traguardo della terza tappa del Giro di Svizzera. E per
il 24enne australiano della
Orica-GreenEdge — 3° alla
Sanremo e all’Amstel Gold
Race — si tratta del quarto
successo 2015 dopo una tappa alla Parigi-Nizza, una al
Giro dei Paesi Baschi e una al
Giro d’Italia (dove è stato 2
giorni in rosa): dunque, tutte
gare di World Tour.
PIAZZATO Niente da fare così per Peter Sagan: il 25enne
slovacco della Tinkoff-Saxo
aveva vinto lunedì e per fare
il bis — col quale avrebbe superato il record condiviso con
Cancellara di 10 tappe vinte
nella corsa elvetica — aveva
lanciato uno sprint lungo, ai
300 metri. Ma Matthews lo
ha rimontato e saltato facilmente. A seguire si sono piazzati il belga Van Avermaet e il
tedesco Degenkolb (re di
Sanremo e Roubaix), a testimonianza di un ordine d’arrivo assai nobile (9° Matteo
Trentin). Per Sagan si tratta
dell’8° secondo posto stagionale: Peter è a un solo secon-
do in classifica dal leader olandese Tom Dumoulin, ma oggi
(diretta tv su Bike Channel dalle
16.45) il tutto è destinato ad essere riscritto dall’impegnativo
arrivo in salita (12,1 km al
10,7%) di Solden-Rettenbachferner, a 2669 metri di quota,
altezza non raggiunta quest’anno dal Giro (il Colle delle Finestre era a 2178) e che non toccherà neppure il Tour (il Galibier si «ferma» a 2645).
CASO Intanto dalla corsa si è ritirato Philippe Gilbert, che giusto domenica aveva polemizzato
con la sua Bmc: «Sono qui senza
stimoli, non conosco il mio programma, eppure non sono un
neoprofessionista. Se farò il
Tour? Non lo so, chiedete alla
squadra». Ora il dubbio è risolto
perché la stessa Bmc ha fatto sapere che al 32enne belga, reduce dai successi di Vicenza e Verbania al Giro, è stata diagnosticata una piccola frattura alla tibia destra, che risalirebbe
addirittura a prima della corsa
rosa, cioè alla caduta di aprile
alla Freccia Vallone. Dunque
non sarà considerato per scegliere gli uomini che affiancheranno Tejay Van Garderen, nonostante nella prima settimana
ci fossero delle belle occasioni
per lui (vedi Muro di Huy). «Il
Tour c’è ogni anno, non è come
perdersi l’Olimpiade», ha detto
Gilbert.
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DA OGGI
DONNE
● È uno dei grandi misteri di
questa prima parte della
stagione: Marcel Kittel, 8
tappe vinte negli ultimi 2
Tour de France, ha corso
pochissimo, appena 15 giorni
di competizione finora,
ufficialmente a causa di un
virus che lo ha colpito dopo il
Tour of Qatar.
Il ventisettenne tedesco della
Giant-Alpecin domenica si è
piazzato al sesto posto in
Germania nel Giro di Colonia
(vincendo la volata del
gruppo) e da oggi a
domenica sarà al via della
Ster Zlm, breve corsa a
tappe olandese. Per lui a
questo punto diventa un test
fondamentale verso il Tour
de France, che scatta sabato
4 luglio da Utrecht, visto che
la sua stessa partecipazione
alla Grande Boucle era stata
messa in dubbio.
● È in gara da oggi fino a
domenica al Giro di Gran
Bretagna, ma intanto pensa
anche al futuro. «A fine 2016
lascio il ciclismo», ha detto
Giorgia Bronzini: la 31enne
piacentina della Wiggle
Honda è la ciclista italiana
più vincente di sempre con
oltre 100 successi e le perle
di 3 mondiali, uno su pista
(2009, corsa a punti) e due
su strada (2010 e 2011). «Solo
per una proposta indecente,
cioè se mi offrissero un
contratto con uno stipendio
maschile, potrei cambiare
idea — spiega Giorgia —. Per
il 2016 ci sono l’obiettivo
olimpico di Rio e i Mondiali in
Qatar, penso che così si
chiuderà un ciclo ed è meglio
lasciare ad alto livello. Dopo,
comunque, la mia intenzione
è quella di rimanere
nell’ambiente».
Zlm in Olanda:
Kittel, un test
verso il Tour
Bronzini:
«Smetterò
a fine 2016»