Milano riparte dalla B «Un`autoretrocessione per non sparire»
Transcript
Milano riparte dalla B «Un`autoretrocessione per non sparire»
28 Hockey ghiaccio R Il caso MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT Ciclismo R In Svizzera Matthews a segno Sagan si arrende E Gilbert si ritira 1Nella corsa elvetica oggi arrivo in salita. Intanto si scopre che il belga già al Giro d’Italia (2 tappe vinte) aveva una microfrattura alla tibia L’entusiasmo dell’Agorà, casa dell’hockey ghiaccio a Milano. Nella fase finale di Coppa Italia e nei playoff si sono superate le 3.000 presenze IPP Milano riparte dalla B «Un’autoretrocessione per non sparire» 1Il presidente Migliore: «Abbiamo pubblico, ma ci mancano soci e sostegno delle istituzioni. E’ una scelta per tornare più forti» Andrea Buongiovanni MILANO N on è un fulmine a ciel sereno. Ma nemmeno una notizia attesa: Milano, la prossima stagione, parteciperà al campionato di serie B. E’ una auto-retrocessione in piena regola. Obbligata, inevitabile: l’alternativa era la chiusura. E dire che la società, non più tardi di tre mesi fa, in gennaio già seconda alle Final Four di Coppa Italia organizzate in casa, disputava la semifinale-scudetto contro l’Asiago poi campione d’Italia. «Alla base della sofferta decisione – spiega il presidente Ico Migliore – prima ancora delle difficoltà economiche, comunque presenti, la mancanza di prospettive a breve e a lungo termine, di una possibile progettualità. Ma l’hockey ghiaccio, diversamente da quanto accaduto in circostanze passate, non sparisce dalla città, va avanti. Coi suoi LA CHIAVE giovani e con una serie di idee. Migliore: «La società è E con l’obiettivo, per il 2016-2017, sana, senza debiti di tornare a esse- E vogliamo salvare re competitivo ai il settore giovanile» massimi livelli». Bolzano ancora LA STORIA Sono trascorsi sette in difficoltà rischia anni da quando di sparire dopo due Migliore, col suo stagioni nella Ebel Milano Rossoblu, raccolse l’eredità dei Vipers (cinque scudetti consecutivi dal 2002 al 2006), dei quali era stato direttore generale sotto la presidenza di Alvise di Canossa. I primi quattro trascorsi in A-2 (allora il secondo campionato), sempre in crescita fino alla promozione. Gli altri tre in massima serie, con un 7°, un 6° e un 4° posto in stagione regolare e, parallelamente, due partecipazioni ai quarti playoff e, appunto, a una semifinale. Con una costante: un palaghiaccio, l’Agorà, sempre pieno di pubblico, il più numeroso e caldo d’Italia, come dai gloriosi giorni del Saima a cavallo di anni Ottanta e Novanta. Sarà proprio con gli affezionati tifosi che adesso Migliore, in prima battuta, dovrà confrontarsi. I MOTIVI «Sono il nostro patrimonio più grande – sostiene – e lo salvaguarderemo. Ma i costi fissi per l’attività sono alti e in continuo aumento. A Milano, come è facile intuire, ben più che in qualsiasi altra piazza del movimento. Ciò nono- stante, a fronte di grandi sacrifici, la società è sana, non ha buchi. Ma ci servono piste temporanee, magari in area Expo, sulle quali far pattinare i ragazzi di un settore giovanile che vogliamo ulteriormente espandere, ci servono oreghiaccio facilmente fruibili, ci servono soprattutto soci, partner e sponsor coi quali condividere le nostre prospettive. Abbiamo bisogno della collaborazione di amministrazioni pubbliche, istituzioni, imprenditoria e federazione. Penso, per esempio, a una fondazione che unisca le forze dei vivai di club metropolitani di sport diversi. Penso al possibile sfruttamento di un rapporto che resta aperto con il mondo dell’est e della Khl in particolare, partendo da quel torneo di prestigio che già avremmo voluto mettere in calendario col sostegno della stessa Fisg e che invece, per più motivi, ora non realizzeremo. Questo non è un passo di morte, ma la partenza di un rinascimento. Il nostro è un grido di allarme che non pretende soluzioni immediate. Abbiamo 14 mesi di tempo per un rilancio. Più avanti di così non saremmo potuti andare. Né vogliamo ipotizzare il trasferimento in altre realtà. InsistenIco Migliore, 58 anni do, però, avremmo compromesso la situazione». CRISI BOLZANO Il Milano, in attesa di auspicabili e concreti sviluppi e con una rosa di giocatori in partenza, in settembre ripartirà dunque dalla serie B. In marzo, l’ultima edizione del campionato, al quale hanno partecipato sette squadre del Nord-Est più Varese, Como e Chiavenna, è stata vinta dall’Alleghe in finale sull’Ora. Proprio dal Nord-Est e in particolare da Bolzano, giungono in queste ore altre notizie allarmanti per il perennemente tormentato panorama italiano: il club del capoluogo altoatesino, dopo due stagioni di Ebel, sempre più con l’acqua alla gola, rischia di chiudere i battenti. Se entro venerdì a mezzanotte (prima scadenza) o più presumibilmente entro fino mese, non si troveranno nuovi investitori, l’attività potrà addirittura cessare. Le 1500 firme raccolte dai tifosi a sostegno del club, purtroppo, possono poco o nulla. © RIPRODUZIONE RISERVATA FINALE NHL Stanley Cup: Chicago vince la 3a in 6 anni ● Se non è una «dinastia» poco ci manca. Chicago vince la terza Stanley Cup in sei stagioni (le altre nel 2010 e nel 2013) ed entra a pieno diritto nella storia delle più grandi franchigie Nhl. Stavolta, per di più, il trionfo arriva di fronte ai 22.424 spettatori dello United Center, di fronte al pubblico di casa. Come non capitava dal 1938, dal secondo di sei trionfi. Allora, a soccombere, furono i Toronto Maple Leafs, stavolta tocca ai Tampa Bay Lightning. La squadra della Florida, vinte due delle prime tre partite della serie, subisce tre sconfitte consecutive, come mai le era capitato nel corso della stagione. I Blackhawks, in gara-6, si impongono 2-0: tutte le altre sfide si erano risolte con un solo gol di scarto. Da capitan Jonathan Toews a Patrick Kane, difensore premiato col Conn Smythe Trophy quale miglior giocatore della finale, sono otto i giocatori (più coach Joel Quenneville) capaci di tutti e tre gli ultimi successi. Onore anche a Corey Crawford, lunedì notte autore di 25 decisive parate, all’ex bolzanino Niklas Hjalmarsson e a Kimmo Timonen che, a 40 anni, arriva dove mai era arrivato e si ritira. Nella Windy City è festa grande. Chicago-Tampa Bay 2-0 (0-0, 1-0, 1-0). Marcatori: s.t. 17’13” Keith (C); t.t. 14’46” Kane (C). Serie: 4-2. La netta vittoria allo sprint di Michael Matthews, 24 anni BETTINI Ciro Scognamiglio [email protected] twitter@cirogazzetta Q uando vince, vince bene. Michael Matthews si è imposto ieri allo sprint a Schwarzenbach, traguardo della terza tappa del Giro di Svizzera. E per il 24enne australiano della Orica-GreenEdge — 3° alla Sanremo e all’Amstel Gold Race — si tratta del quarto successo 2015 dopo una tappa alla Parigi-Nizza, una al Giro dei Paesi Baschi e una al Giro d’Italia (dove è stato 2 giorni in rosa): dunque, tutte gare di World Tour. PIAZZATO Niente da fare così per Peter Sagan: il 25enne slovacco della Tinkoff-Saxo aveva vinto lunedì e per fare il bis — col quale avrebbe superato il record condiviso con Cancellara di 10 tappe vinte nella corsa elvetica — aveva lanciato uno sprint lungo, ai 300 metri. Ma Matthews lo ha rimontato e saltato facilmente. A seguire si sono piazzati il belga Van Avermaet e il tedesco Degenkolb (re di Sanremo e Roubaix), a testimonianza di un ordine d’arrivo assai nobile (9° Matteo Trentin). Per Sagan si tratta dell’8° secondo posto stagionale: Peter è a un solo secon- do in classifica dal leader olandese Tom Dumoulin, ma oggi (diretta tv su Bike Channel dalle 16.45) il tutto è destinato ad essere riscritto dall’impegnativo arrivo in salita (12,1 km al 10,7%) di Solden-Rettenbachferner, a 2669 metri di quota, altezza non raggiunta quest’anno dal Giro (il Colle delle Finestre era a 2178) e che non toccherà neppure il Tour (il Galibier si «ferma» a 2645). CASO Intanto dalla corsa si è ritirato Philippe Gilbert, che giusto domenica aveva polemizzato con la sua Bmc: «Sono qui senza stimoli, non conosco il mio programma, eppure non sono un neoprofessionista. Se farò il Tour? Non lo so, chiedete alla squadra». Ora il dubbio è risolto perché la stessa Bmc ha fatto sapere che al 32enne belga, reduce dai successi di Vicenza e Verbania al Giro, è stata diagnosticata una piccola frattura alla tibia destra, che risalirebbe addirittura a prima della corsa rosa, cioè alla caduta di aprile alla Freccia Vallone. Dunque non sarà considerato per scegliere gli uomini che affiancheranno Tejay Van Garderen, nonostante nella prima settimana ci fossero delle belle occasioni per lui (vedi Muro di Huy). «Il Tour c’è ogni anno, non è come perdersi l’Olimpiade», ha detto Gilbert. © RIPRODUZIONE RISERVATA DA OGGI DONNE ● È uno dei grandi misteri di questa prima parte della stagione: Marcel Kittel, 8 tappe vinte negli ultimi 2 Tour de France, ha corso pochissimo, appena 15 giorni di competizione finora, ufficialmente a causa di un virus che lo ha colpito dopo il Tour of Qatar. Il ventisettenne tedesco della Giant-Alpecin domenica si è piazzato al sesto posto in Germania nel Giro di Colonia (vincendo la volata del gruppo) e da oggi a domenica sarà al via della Ster Zlm, breve corsa a tappe olandese. Per lui a questo punto diventa un test fondamentale verso il Tour de France, che scatta sabato 4 luglio da Utrecht, visto che la sua stessa partecipazione alla Grande Boucle era stata messa in dubbio. ● È in gara da oggi fino a domenica al Giro di Gran Bretagna, ma intanto pensa anche al futuro. «A fine 2016 lascio il ciclismo», ha detto Giorgia Bronzini: la 31enne piacentina della Wiggle Honda è la ciclista italiana più vincente di sempre con oltre 100 successi e le perle di 3 mondiali, uno su pista (2009, corsa a punti) e due su strada (2010 e 2011). «Solo per una proposta indecente, cioè se mi offrissero un contratto con uno stipendio maschile, potrei cambiare idea — spiega Giorgia —. Per il 2016 ci sono l’obiettivo olimpico di Rio e i Mondiali in Qatar, penso che così si chiuderà un ciclo ed è meglio lasciare ad alto livello. Dopo, comunque, la mia intenzione è quella di rimanere nell’ambiente». Zlm in Olanda: Kittel, un test verso il Tour Bronzini: «Smetterò a fine 2016»