A colloquio con il dj e presentatore Mario Fargetta: «La musica

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A colloquio con il dj e presentatore Mario Fargetta: «La musica
Il Giornale.ch
A colloquio con il dj e presentatore Mario Fargetta: «La musica dance è in ripresa»
Contributed by Luca D'Alessandro
Monday, 01 March 2010
Mario Fargetta alias Get Far è uno dei dj radiofonici italiani più conosciuti e amati dal grande pubblico, non solo in Italia,
ma, sempre più, anche in Europa. Lo conferma la sua buona posizione nella classifica pubblicata il 4 febbraio dalla FG
Dj Radio di Parigi, nella quale Fargetta si aggiudica il quindicesimo posto fra i migliori dj d'Europa.
«Mi fa molto piacere figurare tra i grandi rappresentanti della musica elettronica commerciale», dichiara Fargetta
nell'intervista con La Rivista realizzata il 20 febbraio nell'ambito della Fiat Glam Club Night al Wankdorf Club di Berna.
 Mario Fargetta, ho davanti a me un disco intitolato DJ Parade volume 5.
(ride) Eh sì, erano bei tempi.
 Che ti ricorda? Dj Parade 5 è una delle tante compilation, che Alberto Molfetta – noto come Albertino Deejay – ed io
abbiamo composto negli anni Novanta nell'ambito del programma Deejay Parade. Una trasmissione che ogni fine
settimana è stata diffusa su Radio Deejay, la radio dove tuttora lavoro. Era il programma di riferimento di tutti i dj e di
tutti quelli che masticavano musica dance. Era senza dubbio il programma più forte, e anche le compilation andavano a
ruba. È un ricordo che tengo stretto nel mio cuore.
 Radio Deejay non conserva più questo ruolo di riferimento?
Secondo me, no. Radio Deejay non è più il punto di riferimento della musica dance, anche perché la programmazione
musicale non prevede durante la giornata un format radiofonico di quel genere. Negli anni Novanta, invece, i programmi
di musica dance erano previsti nel planning, erano il Deejay Parade, di cui ho parlato prima, e il Deejay Time,
quest'ultimo andava in onda tutti i giorni alle quattordici, ed era presentato da me ed Albertino. I tempi sono cambiati, la
dance è stata relegata in un contenitore il venerdì e il sabato sera. Programmi mixati da persone che lavorano per radio
Deejay e da dj che non fanno parte della comunità della radio, ma che comunque hanno un grande nome nel mondo
della musica elettronica.
 Che fine ha fatto il Deejay Time?
Esiste ancora, va in onda il venerdì dalle ore 22 alle 24, e in replica il sabato sera. Quelle due ore sono comunque un
riferimento.
 Si potrebbe affermare che negli anni Novanta la musica dance era un genere d'avanguardia, mentre oggi è
d'antiquariato? La musica dance ha subìto la crisi del suono e delle idee.
 In che senso?
Ha preso la direzione verso un suono più elettronico. Ci sono stati questi anni bui, in cui noi dj facevamo molta fatica a
lanciare dei veri e propri hit. Non sapevamo da che parte stare: da quella della musica house, o aspettare un nuovo
corso, che era quello dell'elettronica? Eravamo arrivati ad un punto in cui la musica commerciale era giunta al massimo
dei livelli con dei prodotti quasi imbarazzanti per quanto erano spudorati. Certi brani, detto tra noi, non potevano essere
mandati in onda.
 E oggi?
La musica dance è in netta ripresa. Oggi realizzerei un programma dance su Radio Deejay a tutti gli effetti.
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 Anche di giorno?
Certo, perché adesso la musica adatta c'è. Qualche anno fa, invece, era quasi inesistente.
 Come ti spieghi questa nuova, viva attenzione verso la musica dance?
Sono stati creati dei brani che hanno avuto un gran successo. Operano dei dj che sono delle star mondiali, che negli
ultimi tempi hanno lanciato dei pezzi ben riusciti. E, ovviamente, la cosa che paga sono i successi. Quando fai un disco
dance, e risulta che sia un successo, la dance ritorna nella mente della gente. Che cosa succede: se uno intraprende
una nuova strada e la segue con passione e affermazione, tutti gli altri cercano di fare la stessa cosa. Tirando le somme:
c'è molta gente che gira per le discoteche con la voglia di divertirsi. Ho osservato che molte tendenze che incontro
andando in giro per le serate, sono dovute ai miei dischi. D'altronde, sono oramai un dj che in Italia è storico. La gente
mi conosce da parecchi anni, per una discoteca, quindi, sono quasi una certezza. Se poi c'è un disco che aiuta, hai fatto
un filotto.
 Da oltre vent'anni ti dedichi a quest'attività . Hai dato al mondo della musica da discoteca un’impronta personale.
Sono sempre stato vicino alla musica house cantata, cercando di produrre dei brani con messaggi di parole che in fin dei
conti gravitano intorno all'amore. Meno male, perché adesso questa continuità mi viene ripagata nell'eseguire la mia arte.
 Vuol dire che prima non ti sentivi gratificato?
Prima si faceva fatica. Devi dare affidabilità alle cose, seminare man mano. Se poi il successo arriva, tanto meglio.
  «Fargetta» e «Get Far» - i tuoi nomi d'arte. «Get Far» proviene dall'inglese e significa «allontanarsi». Ti sei
allontanato da qualcosa?
Sì, in effetti, ho intrapreso un nuovo percorso. Get Far è l'anagramma di Farget(ta), simboleggia la mia volontà di
staccarmi da quello che è stato il Mario Fargetta degli anni Novanta. Se oggi uno dice «Mario Fargetta»,
automaticamente fa riferimento al mio «vecchio» modo di essere. Con Get Far è come se avessi dato lustro ad un
nuovo volto. Tante persone, soprattutto all'estero, mi conoscono con questo pseudonimo.
 Sul piano artistico, qual è la differenza tra i due personaggi che rappresenti?
Sostanzialmente, Fargetta o Get Far, sono gemelli, si assomigliano. Il concetto di base è sempre lo stesso: fare dei
brani con dentro una canzone. Get Far apparentemente è di carattere un po' più elettronico e «cattivo», anche se The
Radio, l'ultimo singolo, percorre una via decisamente più leggera. Al contrario di Shining Star, che invece ha ottenuto un
successo internazionale. Una fama dovuta ad un sound del tutto nuovo, spostato sull'elettronico; comunque anche qui,
ho fatto di tutto per lasciare dentro una canzone.
 Hai accennato il tuo nuovo singolo The Radio. Suppongo che abbia a che fare con il tuo lavoro da produttore
radiofonico?
Sì. La radio mi ha dato tanto, ed io moltissimo a Radio Deejay. Sono stato ripagato dal successo che Albertino ed io
abbiamo ottenuto. Quindi, il titolo The Radio raccoglie un po' tutto: la mia vita e la radio come mezzo di comunicazione
basilare per portare avanti un disco. Di fatto, se come produttore non presenti un disco in radio, non avrai mai successo.
   In questi anni di crisi discografica – e se ne parla molto – un artista riesce ancora a lanciare musica con successo?
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Con l'avvento della tecnologia in internet, con i portali di musica come iTunes o Beatport, per un musicista, rispetto a
prima, oggi è ancora più facile pubblicare qualcosa di nuovo. Nei miei primi anni da dj, mi ricordo benissimo, sono
dovuto andare a comprare i dischi negli appositi negozi. Si andava nei negozi d'importazione a cercare le novità , e se
non si era amico del proprietario, non si veniva mai a sapere della super novità , cioè del disco arrivato la sera prima.
C'era da combattere: chi arrivava prima ed era più amico, aveva il disco in anteprima. Queste cose oramai appartengono
al passato. Ciascuno su internet riesce ad accedere a tutte le novità con la possibilità di scaricare qualsiasi brano – e tutto
questo in tempo reale. La distribuzione della musica è diventata più facile, mentre è diventato più difficile emergere.
C'è tanta di questa musica sul mercato che implica un enorme lavoro di promozione.
 Parlando del caso tuo, sostituire un nome di successo come Fargetta con il quasi anagramma Get Far potrebbe
comportare il rischio di perdere un marchio sicuro?
Nel mio caso non era così. Questa transizione d'identità ha avuto un effetto positivo. Fino adesso tutti mi conoscevano
come Mario Fargetta, colui, che ha fatto dei buoni e dei brutti dischi, che però, tirando le somme, ha avuto un grande
successo in Italia. Il successo all'estero, invece, per diversi anni era insignificante. Con Get Far sono finalmente riuscito
a valicare i confini.
    Fargetta – Get Far Â
Mario Fargetta inizia la sua carriera a sedici anni come deejay. Verso la fine degli anni Ottanta si tuffa nella produzione,
creando nuovi mix e suoni con l'aiuto di un campionatore. In quell'epoca nasce il Deejay Time, un programma su Radio
Deejay, presentato da Fargetta stesso in stretta collaborazione con Albertino Deejay. Fargetta è uno dei produttori di
Temperer featuring Maya 'Feel it', un singolo che ha raggiunto la prima posizione nelle classifiche ufficiali di vendita
inglesi e di cui nel 2008 è stata pubblicata una nuova versione. Come remixer ha proposto delle versioni dance di varie
canzoni di Lucio Dalla, Jovanotti, Laura Pausini, Gianna Nannini e Biagio Antonacci. L'ultimo singolo s'intitola «The
Radio», uscito sotto il pseudonimo di Fargetta: «Get Far»
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