L`IISS incontra Catena Fiorello
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L`IISS incontra Catena Fiorello
Venerdì 13 dicembre 2013 - XIX edizione della “Città del libro” - Campi Salentina (Rassegna internazionale degli Autori ed Editori) FOTO FOTO2 L’IISS incontra Catena Fiorello VIDEO “È tutto qua dentro”, ha detto Catena Fiorello ai ragazzi dell’IPSIA e a tutti gli altri giovani che numerosissimi hanno gremito l’auditorium della Città del Libro, indicando ripetutamente la testa. “E se anche non avete genitori particolarmente ricchi, è sulla testa che dovete puntare, sulla vostra intelligenza. È vero: siamo in un periodo di estrema crisi, ma ce la farete a realizzarvi, se userete la testa; tardi, ma ce la farete”. E questo messaggio ha immediatamente attraversato la sala, arrivando ai cuori di tutti, come un tam tam silenzioso, così come silenzioso è stato l’arrivo di Catena. Sembrava una di noi. Jeans nero, maglietta verde (con un’apertura sulla spalla che lasciava intravedere un pezzetto di voile, unico vezzo nel suo castigato abbigliamento); capelli raccolti “spettinatamente” a coda, occhiali dalla montatura piuttosto evidente, un I Phone in mano con cui fotografava noi. Già: i ruoli si invertono ed è lei che vuole immortalare quel pubblico di meravigliosi adolescenti che l’attendono già seduti in poltrona, libro in mano. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, entra così, in punta di piedi e lei, l’autrice, ce lo racconta in breve, senza troppa retorica o eccesso di sentimentalismo, con semplicità, com’è sua abitudine. I giovani allievi pendono dalle sue labbra: quel racconto di una famiglia come tante sortisce più effetto di certe megagalattiche storie, spesso inventate, che girano sul piccolo schermo. Padre finanziere, madre casalinga, quattro figli: Rosario (il grande), Anna (la pacifica), Catena (lei) e Beppe (il piccolo), pochi soldi ma tanto amore e rispetto, soprattutto cultura. Su questa la famiglia ha investito, non su pantaloni griffati, su gite e annessi e connessi. Ed ha investito bene. I valori, quelli che contano, nessuno ce li può togliere e ce li portiamo per sempre con noi, dovunque andiamo. L’onestà intellettuale, l’amore per le piccole cose, il calore che solo il senso di appartenenza ad una famiglia vera può dare, sono la nostra ricchezza maggiore. Il libro fa leva su questi valori, non li “grida”, ma li distribuisce a piccole dosi in tutte le pagine per farle giungere, ugualmente a piccole dosi, a tutti noi, grandi e piccoli. La tavola è il “centro di gravità permanente” della famiglia. Il cibo è poco, gli ingredienti altrettanto, ma basta combinarli sapientemente e variarne l’uso per ottenere dei piatti sempre nuovi e gustosi che soddisfano gola e cuore. Le ricette di famiglia con i loro segreti, riempiono le pagine finali, regalando ai lettori un pezzo della storia della famiglia Fiorello. I ragazzi palesano il loro entusiasmo con applausi sempre più calorosi, soprattutto quando Catena inserisce, nella sua presentazione, temi fortemente d’attualità: il femminicidio e le stragi del sabato sera. Educare i ragazzi alla non violenza sin da piccoli, è un preciso dovere di noi genitori perché la donna è una persona e come tale va rispettata. E poi Catena parla del suo penultimo successo: “Casca il mondo, casca la terra”, non certo per esibizionismo ma solo perché nel pubblico nota una persona speciale, una mamma che ha perso suo figlio in un incidente stradale solo un anno fa, nella notte che dovrebbe essere la più magica dell’anno: la notte di Natale. Prende quindi la palla al balzo, vista la strana coincidenza di storia e date con la storia raccontata nel romanzo, per parlare dei drammatici incidenti del sabato sera. La mamma fa un accorato appello agli studenti: “Siate prudenti”. E quella frase e quel volto addolorato dicono molto di più di un fiume di parole. L’ultimo sguardo dei ragazzi è per lo slogan all’ingresso e sul palco dell’auditorium: “Il libro: l’unica droga che crea indipendenza”. In molti, venerdì, si sono “drogati di libri”: ne hanno acquistati in fiera e nelle stupende librerie di Lecce dove è proseguito il nostro programma. Speriamo che l’”abuso” continui. Mariapina Putignano