Caravaggio - Madonna dei pellegrini

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Caravaggio - Madonna dei pellegrini
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Caravaggio - Madonna dei pellegrini
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II PREMIO XXXIX EDIZIONE “MEDUSA AUREA”
ARTI FIGURATIVE
Gianni MATTONI
Emanuela de FRANCESCHI "Straziami ma di baci saziami"
cm 110x70
Anna PELLEGRINO “Infinito”
pastello / carta
Johann MEIER "Hommage an Albrecht Durer"
tecnica mista cm 85x70
“Libertà negata”
Due sono le ali che permettono all'uomo di sollevarsi al di
sopra delle cose terrene, la semplicità e la libertà: la semplicità,
necessaria nella intenzione; la libertà, necessaria nei desideri.
La semplicità tende a Dio; la libertà raggiunge e gode Dio.
Gianluca RUSSO “Libertà negata”
cm 100x100
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n.82 gennaio-marzo 2016
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A L B O D ’ O RO
Antonio
Pietro
Bruno
Nunzio
David
Massimo
Ferruccio
Felipe
Eduard
Lamberto
Guillaume
Pericle
Giannetto
Salvatore
Emilio
Virgilio
Alez
Umberto
Giacomo
Ivan
Marino
Luciano
Alfio
H.AMARAL
ANNIGONI
BARBORINI
BIBBÒ
BOYD
CAMPIGLI
CASCIOLI
CASTAÑEDA
CHILLIDA
CIAVATTA
CORNEILLE
FAZZINI
FIESCHI
FIUME
GRECO
GUIDI
KATZ
LILLONI
MANZÙ
MARCHUK
MARINI
MINGUZZI
MONGELLI
Henry
Rodolfo
Henry
Ceng
Josè
Pablo
Antonio
Augusto
Arnaldo
Mario
Mario
Benedetto
Mimmo
Sveltin
Aligi
Gregorio
Nello
Luigi
Orfeo
Ernesto
Mario
Sandro
MOORE
MORALES
MUELLER
NAN- YAN
ORTEGA
PALAZUELO
PASSA
PEREZ
POMODORO
RADICE
RIVOSECCHI
ROBAZZA
ROTELLA
RUSSEV
SASSU
SCILTIAN
SEGURINI
SERVOLINI
TAMBURI
TRECCANI
TOZZI
TROTTI
Il Trofeo "MEDUSA AUREA"
Opera dello scultore Nunzio Bibbò
IL NOTIZIARIO
DELL' ACCADEMIA INTERNAZIONALE
D'ARTE MODERNA
(A.I.A.M.)
Rivista trimestrale d’Arte e Cultura
Direttore responsabile
Andrea Apruzzese
Redattore Capo
Alfredo Bonomo
Comitato di redazione
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Francesca Graziano
Aldo Jatosti
Maurizio Marini
Luigi Tallarico
Segretaria di redazione
Franca Di Furia
La collaborazione è aperta a tutti , ma non è retribuita in
alcun caso. I lavori pubblicati rispecchiano il pensiero degli
autori, i quali assumeranno tutte le responsabilità di legge.
I testi dovranno essere dattiloscritti e firmati dall'autore.
É preferito in file archivio, I pezzi scritti e le fotografie,
anche se non pubblicati ,non saranno restituiti.
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pubblicitarie che possono apparire in qualche numero
sono da ritenere un omaggio ai sostenitori benemeriti
della rivista.
Il periodico viene inviato gratuitamente in abbonamento
postale ad Enti Pubblici e Privati, Biblioteche e Associazioni
Culturali.
L'attività editoriale è di natura non commerciale a norma
degli art. 4 e 5 del D.P.R. del 26 ottobre 1972, n.633 e
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Reg./ne Tribunale di Roma - n. 16432 - 30/6/76
Iscritto al R.O.C. N. 499 -2001
Direzione e redazione 00167 Roma Via Giulio Sacchetti 10
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Poste Italiane S.p:A. Spedizione in Abb.Post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 - Roma
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TIRATURA 5.000 COPIE
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CONTENUTI
Attribuzione dei PREmI DELLA CULTURA conferiti
dall'A.I.A.m. per il TROFEO "mEDUSA AUREA" XXXVIII EDIZIONE “
Mai più
di Girolamo Galluccio
7
Assegnatari 1° premio Poesia
XXXVIII EDIZIONE
8
Assegnatari 1° premio
Arti Figurative
XXXVIII EDIZIONE
9
Quando la musica
incontra la pittura
di Enrico Olivieri
10
Assegnatari 2° premio Poesia
XXXVIII EDIZIONE
11
Vanitas 2015
di Roberta Morzetti
12
Assegnatari 3° premio Poesia
XXXVIII EDIZIONE
13
Dante e Virgilionella
città di Dite
di Aldo G Jatosti
14
Franco Fragale
"L'Effettismo"
15/16
Cannes Festival della Danza
di Francesca Graziano
17
Il caso di Julian Opie
di Roberta Iolanda Lanzi
18
Cerimonia di chiusura Domenica 7 GIUGNO alle ore 10,30
nella Sala delle esposizioni TEATRO CENTRALE
“ DOMUS TALENTI” in Via CELSA 6 - ROMA
Giuria composta da:
Nino CELLUPICA, Anna Pia CAPOCCI, Alfredo BONOMO,
Aldo G. JATOSTI, A. Maria MARFè, Ester DE BENEDETTA
Coordinatore: Franca Di Furia
Les Moulins di Renoir
di Emilio Locuratolo
19
1° Premio
2° Premio
3° Premio
4° Premio
5° Premio
Risultati finali per la POESIA
Medaglia Aurea ex aequo a: Mauro Montacchiesi
Medaglia Argentea ex aequo a: Virgilio ATZ
Rosario AVENI,
Medaglia di Bronzo ex aequo a:
Laura TONELLI, Lucia VASILE, Maria APICELLA
Elena MICELI (FC)
Attestato con pergamena ex aequo a:
Catia PUGLIESE
Attestato con pergamena a: Luigi Antonio PILO
Giuria per le arti figurative composta da:
Flavia de BENEDETTA Pietropaolo CANNISTRACI,
Luca CELANO, Claudio MORLENI, Benedetto ROBAZZA,
Laura TARANTOLA
Coordinatore: Franca Di Furia
Si sono classificati per la PITTURA
1° Premio Medaglia Aurea ex aequo a: Amparo SALVADOR,
Joop Van Der LINDER
2° Premio Medaglia Argentea ex aequo a:
Emanuela DE FRANCESCHI, Johana MEIER,
Gianluca RUSSO,Gianni MATTONI.
3° Premio Medaglia di Bronzo ex aequo a: Maurizio RINAUDO,
Daniel ROUCOUX, Carmela CALIMERA,
Gianni MUNTONI, Maria FIOR
4° Premio Attestato con pergamena ex aequo a:
Romeo MESISCA , Viorica PETROFF,
Rosa DELLA MONICA, Loretta ANTOGNOZZI
5° Premio Attestato con pergamena ex aequo a:
Ester MUNTONI, Matteo RENDINE,
Antonella ROMANO, Paola Guia MUCCIOLI,
Daniela HAAS, Tina BERNARDONE
Si sono classificati per la SCULTURA
1° Premio Medaglia Aurea a : Roberta MORZETTI
2° Premio Medaglia Argentea a: Carol PAVIO
3° Premio Medaglia di Bronzo a: Franco AURIZI
Si sono classificati per la GRAFICA
1° Premio Medaglia aurea, 2° Premio Medaglia Argentea a:
Anna PELLEGRINO
3° Premio Medaglia di Bronzo a: Alessandra DE LEONI
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“MEDUSA AUREA”
ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA ROMA
ANNO ACCADEMICO 2015/2016
XXXIX Edizione ARTI FIGURATIVE
Premio “Giacomo Manzù”
PREmESSA: È bandito il concorso di pittura, scultura, grafica,
architettura, fotografia, con frequenza annuale.
Il premio è registrato in data 8-07-1978 al N°1/234602 Reg. P.G.
a norma della Legge 22/4/41 N°633. in Bollettino della Proprietà
Letteraria Artistica e Scientifica della Presidenza del Consiglio
dei Ministri.
Il concorso è regolato dalle seguenti norme:
Art. 1 - La partecipazione al concorso è aperta a tutti.
Art. 2 - I concorrenti dovranno inviare tre fotocolor di opere diverse. L’opera originale dovrà avere dimensioni non inferiori a cm.
60x60 e non superiore a cm. 120x120. è’ ammessa una tolleranza del 10%. Le fotografie dovranno pervenire alla segreteria
dell’A.I.A.m. in Via Giulio Sacchetti 10 -00167 Roma (Aurelio)
a mezzo raccomandata, Mail, PEC, insieme alla scheda di adesione.
Per la fotografia inviare 2 foto in bianco e nero e 2 a colori, in
formato minimo 35x45 scatto originale non elaborato digitalmente, pena l’esclusione.
Art. 3 - Il concorso ha i seguenti termini di scadenza:
I) Invio della scheda di adesione e delle fotografie delle opere
entro il 30 marzo 2016.
II) Il contributo di cui alla scheda allegata dovrà pervenire entro
il 15 aprile 2016 (se a mezzo posta, inviare copia della ricevuta)
III) Invio dell’opera ammessa alla finale entro il 15 maggio 2016.
IV) Richiesta di pubblicazione opzionale.
Art. 4 - Una commissione di esperti curerà la selezione delle
opere. Per ciascun concorrente sarà ammessa una sola opera. Le
fotografie non saranno restituite. I finalisti che desiderano anche
la pubblicazione dell’opera ammessa alla selezione del “Medusa
Aurea” nel periodico” ACCADEMIA Il Notiziario dell’A.I.A.M.”
dovranno effettuare il versamento dell’importo sotto indicato
entro e non oltre il 30 aprile 2016 Tramite posta o banca (c.c.p.
n° 11521002- IBAN IT78 C076 0103 2000 0001 1521 002)
copia della ricevuta andrà inviata entro il 30/04/2016 a mezzo fax,
mail, o posta ordinaria.
Il costo della pubblicazione, per coloro che ne fanno richiesta, è
di € 65,00 per riproduzione in bianco e nero e di € 85,00 per riproduzione a colori, in formato di cm. 6x9.
I risultati saranno pubblicati entro il mese di maggio sul sito web
www.aiam.it. e altri siti dedicati. L’elenco degli artisti finalisti sarà
inserito a cura e spese della direzione del concorso nel periodico
“ACCADEMIA Il Notiziario dell’A.I.A.M.”. e sul sito web
www.aiam.it e siti dedicati.
Art. 5 - Sono ammesse al concorso opere di:
A) PITTURA qualsiasi tecnica. Per le dimensioni vedi Art. 2.
Le opere saranno distinte per correnti e o generi artistici e saranno giudicate in unica categoria;
B) GRAFICA (disegno, incisione)
C) DECORAZIONE (pannello, affresco, mosaico, arazzo)
D) SCULTURA (legno, metallo, pietra, argilla) con opere di scultura, fusione, intaglio, sbalzo, cesello e ceramica. Le sculture dovranno avere almeno un lato non inferiore a cm 50, ed il peso
non superiore a Kg. 15
E) FOTOGRAFIA Inviare foto selezionata, stampata in formato
minimo 35x45
F) ARCHITETTURA (decorazione, urbanistica, architettura d’interni, scenografia). Per le opere di grandi complessi, potranno essere esposte riduzioni fotografiche su pannelli, o modelli plastici
in scala ridotta, corredati di tutti i dati tecnici.
Si accettano DVD.
Art. 6 - Al primo classificato verrà assegnata una medaglia aurea
riproducente da una faccia l’Atena Farnese - effigie dell’Accademia
- e dall’altra la Medusa inoltre verrà conferito diploma di benemerenza.
- Al secondo classificato verrà assegnata una medaglia argentea,
dalle caratteristiche simili a quella aurea, inoltre verrà conferito
diploma di benemerenza.
- Al terzo classificato verrà assegnata una medaglia bronzea, dalle
caratteristiche simili a quella aurea, inoltre verrà conferito diploma
di benemerenza.
A tutti gli altri finalisti verrà rilasciato diploma d’onore. A tutti gli
altri partecipanti ammessi al concorso verrà rilasciato diploma di
merito.
A tutti gli altri partecipanti ammessi al concorso verrà rilasciato
diploma di merito.
Art. 7 - Le opere dovranno essere recapitate a mezzo servizio
postale o spedizioniere, od anche consegnate a mano all' A.I.A.M.
presso Mail Boxes ETC. 089 con sede in Via Dei Mille, 38/40 –
00185 Roma
Le opere pittoriche dovranno essere inviate con listello o cornice
di cm. 3 senza vetri. La grafica e le fotografie dovranno essere
protette da un foglio di plexiglas con un listello, pena la esclusione.
Art. 8 - La cerimonia finale della manifestazione avrà luogo in
Roma, contestualmente alla proclamazione dei vincitori dei Premi
della Cultura il 5 giugno 2016. La data potrebbe subire lievi variazioni. Gli artisti ammessi alla selezione finale saranno tempestivamente informati. I concorrenti sono invitati a presenziare alla
cerimonia di premiazione, rimanendo tutte le spese a proprio
carico.
Art. 9 - Le opere dei concorrenti classificati al 1°-2°-3°- posto
saranno pubblicate in un numero successivo de “ACCADEMIA Il
Notiziario dell’A.I.A.M.” a cura e spese della direzione del concorso.
Art. 10 - Le opere sono assicurate per tutti i rischi (furto, incendio, danneggiamento) con una società assicurativa di primaria im-
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portanza per un periodo che si conta da un giorno prima a un
giorno dopo la esposizione delle opere, per i seguenti valori: grafica €. 250,00 - dipinti € 500,00- sculture: € 1.000,00. Il viaggio di
andata e ritorno alla sede dell’A.I.A.M. è escluso dall’ assicurazione.
Art. 13 - Il Trofeo, opera originale in bronzo, dello scultore Nunzio
Bibbò di Ø 12 cm, riproduce la Gorgone dell’Athena Farnese
verrà assegnato a personalità di spicco distintosi per motivi umanitari , sociali e culturali.
Art. 11 - Esaurita la manifestazione le opere dovranno essere ritirate. A richiesta saranno spedite in porto assegnato. Le opere
non ritirate entro 60 giorni dalla data della proclamazione dei vincitori, si intenderanno donate all’Accademia e pertanto non potranno essere più reclamate. (v.art.11). Per il ritiro si accettano
deleghe.
Art. 14 - Indipendentemente dall’esito della premiazione della
Giuria, la presidenza dell’A.I.A.M. si riserva di attribuire alcuni dei
seguenti premi:
Art. 12 - La sottoscrizione della scheda di adesione al concorso
comporta la conoscenza del presente regolamento e l’accettazione integrale di esso.
1) Una pagina sulla rivista “ACCADEMIA Il Notiziario
dell’A.I.A.M.”.
2) Iscrizione all’Accademia I.A.M. honoris causa.
3) Targa al merito dell’A.I.A.M.
4) Coppe, targhe, medaglie di Enti Pubblici.
5) Inserimento di un’opera nella Galleria Telematica dell’A.I.A.M.
per 3 mesi ai primi tre classificati.
La scheda di adesione va inviata a: A.I.A.m. via Giulio Sacchetti,10 - 00167 Roma (Aurelio)Tel. /FAX 06-6373303
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A D E S I O N E
A.I.A.m. ROmA
ARTI FIGURATIVE
“mEDUSA AUREA” 2015/2016 XXXIX EDIZIONE
Premio “GIACOmO mANZÙ”
Il sottoscritto
nato a (nazione e città)
il
residente a (città)
(nazione)
via
n°
Codice Fiscale
c.a.p.
Telefono
www.
Sito internet
Cellulare
@
E-mail
presa visione del bando di concorso ante scritto, chiede di partecipare con un’opera di
PITTURA
SCULTURA
ARCHITETTURA
GRAFICA
Accetta il regolamento del concorso in ogni sua parte e versa all’uopo Euro 90,00 per recupero costi della polizza assicurativa e abbonamento a “Il Notiziario AIAM”, mediante versamento a mezzo posta c.c.p. n° 11521002 o banca
IBAN IT78C0760103200000011521002 intestato a A.I.A.M.Via Giulio Sacchetti,10 - 00167 Roma, o anche per contanti,
(sottolineare il tipo di versamento prescelto). Inviare copia della ricevuta di versamento con qualsiasi mezzo. Allega foto (vedi arti 2)
Le fotografie non saranno restituite e saranno utilizzate per la polizza assicurativa «tutti i rischi».
A manifestazione avvenuta l’opera dovrà essere spedita all’indirizzo sopra indicato, a spese del destinatario. Per ritirare
l’opera anziché farsela rispedire, occorre informare la mail Boxes prima del termine dell’evento, ritirando l’opera a
mano bisognerà riconoscere 10 euro come rimborso spese per il trasportatore, è possibile ritirare entro 10 giorni
presso la mail Boxes ETC. 089 con sede in Via Dei mille, 38/40 – 00185 Roma
Data
Firma
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“MEDUSA AUREA”
ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA ROMA
ANNO ACCADEMICO 2015/2016
XXXIX Edizione CONCORSO DI POESIA
Premio “Giacomo Leopardi”
Il concorso di Poesie articolato in due sezioni: A) POESIA SINGOLA e B) LIBRO EDITO (Poesia - Narrativa - Saggistica - Romanzo)
POESIA SINGOLA - LIBRO EDITO
Il concorso è regolato dalle seguenti norme:
Art. 1 - La partecipazione al concorso è aperta a tutti: soci
e non soci . Sono esclusi i Senatori Accademici.
Art. 6 - La giuria si riserva la facoltà di assegnare o meno
i premi a suo insindacabile giudizio. Stralcio del verbale di
giuria sarà reso pubblico a mezzo stampa e Internet.
Art. 2 - Non è richiesta alcuna tassa d’iscrizione ma solo il
mero rimborso delle spese organizzative e di segreteria.
(Vedasi scheda di adesione in calce)
Art. 7 - La scheda di adesione potrà pervenire a mezzo
raccomandata o essere consegnata a mano in accluso agli
elaborati, o in allegato file (firmata e digitalizzata) all'indirizzo
e-mail [email protected], entro il 30 marzo 2016.
Art. 3 - Per la sezione A i concorrenti potranno inviare da
una a tre poesie (sia edite sia inedite) che non superino i
trentasei versi ciascuna. I lavori dattiloscritti, in sei copie, non
dovranno essere firmati né portare segni di riconoscimento,
pena l’esclusione dal concorso. Le generalità del concorrente dovranno essere annotate in calce alla settima copia
dei lavori. Su tale copia dovrà essere inserita la seguente annotazione autografa: “Dichiaro che il lavoro poetico sopra
dattiloscritto è opera di mia esclusiva creatività”. Tale copia,
con allegata dichiarazione, va chiusa in una busta.
In caso di invio telematico spedire doppio file per ogni singola poesia (uno anonimo, l'altro contenente, in calce, la dichiarazione di cui sopra ed i dati personali) all'indirizzo
e-mail [email protected]
- Per la sezione B i concorrenti dovranno inviare una copia
cartacea del libro + file Word o PDF (preferibilmente PDF)
all'indirizzo e-mail [email protected]
Art. 4 - Sono ammessi al concorso poeti italiani e stranieri
con opere originali nelle lingue ufficiali riconosciute. I poeti
stranieri dovranno allegare la traduzione in lingua italiana.
Art. 5 - Al primo classificato verrà assegnata una medaglia
aurea riproducente da una faccia l’Atena Farnese - effigie
dell’Accademia - e dall’altra la Medusa inoltre verrà conferito diploma di benemerenza.
- Al secondo classificato verrà assegnata una medaglia argentea, dalle caratteristiche simili a quella aurea, inoltre verrà
conferito diploma di benemerenza.
- Al terzo classificato verrà assegnata una medaglia bronzea,
dalle caratteristiche simili a quella aurea, inoltre verrà conferito diploma di benemerenza.
A tutti gli altri finalisti varrà rilasciato diploma d’onore . A
tutti gli altri partecipanti ammessi al concorso verrà rilasciato
diploma di merito.
Art. 8 - I lavori non saranno restituiti.
Art. 9 - La cerimonia di proclamazione dei vincitori relativa
ad entrambe le sezioni di poesia avrà luogo in Roma , domenica 5 giugno 2016, contestualmente alla premiazione
dell’assegnazione del Premio Giacomo Manzù per le Arti
Figurative ( per il bando clicka qui ) e del conferimento
del Trofeo Medusa Aurea.
La Presidenza si riserva la facoltà di apportare variazioni ai
termini di cui innanzi.
Art. 10 - Le opere dei concorrenti classificati al 1°, 2°, -3°
posto saranno pubblicate in un numero successivo di “ACCADEMIA - Il Notiziario dell’A.I.A.M.”, a cura e spese della
direzione del concorso e sui siti dedicati .
Art. 11 - I premi assegnati, non ritirati in sede di manifestazione, saranno spediti a mezzo raccomandata, gravata dei
costi e dei diritti di segreteria pari a € 20.00, a richiesta
degli interessati. Si accettano deleghe per il ritiro.
Art. 12 - La sottoscrizione della scheda di adesione comporta la conoscenza del presente regolamento e la sua
accettazione integrale.
Art. 13 - Il Trofeo, opera originale in bronzo, dello scultore
Nunzio Bibbò di Ø 12 cm, riproduce la Gorgone dell’Athema Farnese verrà assegnato a personalità di spicco
distintosi per motivi umanitari , sociali e culturali.
Art. 14 - Indipendentemente dall’esito della premiazione
della Giuria, la presidenza dell’A.I.A.M. si riserva di attribuire
alcuni dei seguenti premi:
1) Una pagina sulla rivista “ACCADEMIA Il Notiziario dell’A.I.A.M.”.
2) Iscrizione all’Accademia I.A.M. honoris causa.
3) Targa al merito dell’A.I.A.M.
4) Coppe, targhe, medaglie di Enti Pubblici.
5) Inserimento di un’opera nella Galleria Telematica
dell’A.I.A.M. per 3 mesi ai primi tre classificati.
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La scheda di adesione va inviata a: A.I.A.m. via Giulio Sacchetti,10 - 00167 Roma (Aurelio)Tel. /FAX 06-6373303
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S C H E D A
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A.I.A.m. ROmA
CONCORSO DI POESIA
“mEDUSA AUREA” 2015/2016 XXXIX EDIZIONE
Premio “GIACOmO LEOPARDI”
Il sottoscritto
nato a (nazione e città)
il
residente a (città)
(nazione)
via
n°
Codice Fiscale
c.a.p.
Telefono
Cellulare
www.
@
Sito internet
E-mail
Accetta il regolamento del concorso in ogni sua parte e versa all’uopo per la corrispondenza informativa e diritti
di segreteria Euro 25,00, in contanti, a mezzo vaglia postale, c.c.p. n° 11521002 o bonifico bancario IBAN
IT78C0760103200000011521002 intestato a A.I.A.M., Via Giulio Sacchetti 10/B/16 00167, Roma. Sottolineare
il tipo di versamento prescelto. Ed inviare copia della ricevuta di eventuale versamento con qualsiasi mezzo. Partecipa alla Sezione
POESIA SINGOLA
LIBRO EDITO (Poesia - Narrativa - Saggistica - Romanzo)
Segnare una x sul quadratino accanto alla sezione alla quale si partecipa o entrambI nel caso si partecipi a tutte e due.
Data
Firma
--------------------------------------------------------------------Città del Vaticano, 14 settembre 2015 INVITI A CASA MIA, l’ultimo libro di Sua Eminenza il cardinale Giovanni Lajolo e illustrato dal
noto pittore e scultore Franco murer, narra una serie di “viaggi letterari” volti a scoprire la bellezza
delle “cose di casa” attraverso riferimenti dotti e biblici. L’idea, come spiega l’autore nella prefazione,
trae origine da una serie di riunioni periodiche di persone amiche nella sua abitazione durante le
quali, a volte, nascevano divagazioni letterarie a partire proprio da tutto ciò che tutti gli invitati potevano vedere e toccare: le “cose di casa”.
Questo ed altro è contenuto all’interno del volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana che verrà
presentato domani giorno 15 settembre alle ore 17 presso l’aula minor dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma (Via Paolo VI, 25). La presentazione sarà tenuta dalla Dr. Barbara Jatta, curatore
del Gabinetto della Grafica della Biblioteca Apostolica Vaticana e dalla Dr. Francesca Rebecchini Lanfranchi, poetessa e critica letteraria. Sarà presente l’autore
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“MAI PIÙ”
Girolamo GALLUCCIO
Papa Francesco ha detto di recente
“è in atto la terza guerra mondiale a puntate”
Ad intervalli quasi regolari, gli uomini hanno bisogno di farsi
la guerra, sentirsi padroni del mondo, assaporare il sangue del
fratello, odiare e sentirsi odiati, quasi un gesto catartico a giustificazione della loro presenza sulla terra e della loro condizione umana. Ciò non accade per decisioni improvvise, come
lampi a ciel sereno sotto il sole di agosto, no!, questo è un
lento progredire di piccoli abusi, screzi fra vicini, gruppi, razze,
popolazioni che fino ad allora erano in apparente sintonia.
Le nazioni più industrializzate, le più potenti o le più organizzate, hanno lentamente ma inesorabilmente invaso il mondo,
occupando, prelevando, comprando, rubando, distruggendo
le terre dei più poveri, bisognosi, deboli, razziando i loro beni
e distruggendone l’habitat, la vita sociale e i rapporti umani
consolidati nel tempo. Riducendo intere nazioni, altrimenti libere, ad una massa informe e miseranda, trasformando e derubando l’ambiente, la natura, la stessa vita della gente.
Altri uomini, nazioni, gruppi economici o razze, hanno vissuto
(abbiamo vissuto) e vivono, consumando e distruggendo viveri, vita sociale, usi e abitudini, ambiente naturale. Così, quasi
senza accorgersene, senza remore o compassione.
La Terra, la nostra “madre Terra”, l’intero globo terracqueo, è
diventata una immensa discarica di veleni: l’aria, il mare, il cielo,
sono solo un insieme di rifiuti. E similmente i fiumi, le montagne, i ghiacciai, le calotte polari.
Una Terra invivibile, depredata, umiliata, violentata, trasformata, ad uso esclusivo del benessere di pochi. Quando infine,
gli uomini stanchi di depredare e annoiati da tanta “normalità"
non sanno chi incolpare per la loro frenesia di sangue e di
uccisioni, parlano di “guerre di religione”, adducendo a movente dei dissidi e degli odi, la diversità ed incompatibilità delle
fedi religiose, proclamando la “guerra santa” in nome di Dio.
Ma di quale Dio?. “Egli”, quello a cui ci si rivolge “è lo stesso”,
“l’unico”, venerato sia dagli offensori che dagli offesi. La solita
meschina scusa del più forte, come fa il leone con l’agnello
alla sorgente. Le guerre sono solo economiche, per l’accesso
alle aree più strategiche del pianeta, alle materie prime, per il
petrolio, il gas naturale, per impadronirsi delle regioni ricche,
le risorse di ogni genere, il predominio territoriale.
è la corsa sfrenata in atto per lo sviluppo irrazionale di beni
di consumo spesso inutili, prodotti solo per guadagni e speculazioni sempre più spinte e accumulo di denaro.
Da ciò ne derivano allora le frenetiche distruzioni di riserve
di beni, foreste millenarie, paesaggi naturali, luoghi storici, di
culto, opere d’arte e memorie condivise ed irripetibili dell’umanità intera. Incredibili atrocità perpetrate sempre nel
nome di Dio, rapimenti di innocenti, torture, uccisioni, eccidi
e bagni di sangue. In un mondo così globalizzato, le notizie
più orribili vengono messe in mostra, raccontate, interpretate,
discusse senza ritegno e senza pudore, nessun rispetto della
dignità delle vittime, facendo a gara a chi arriva prima, a chi è
più descrittivo, più esplicito, celandosi dietro il dovere di informare, diffondere, raccontare la verità.
A tutto ciò si aggiunge l’elemento più importante e più deleterio: l’egocentrismo, la vanagloria, il bisogno congenito degli
uomini di mostrarsi come il più capace, più forte, imprevedibile, o più intelligente, prendendo arbitrarie personali decisioni che coinvolgeranno inesorabilmente tutti nella tragedia.
Avviene così che fra tutte le forze combattenti, non si capisce
“Chi è contro Chi”, chi è la vittima, chi è invece l’aggressore.
Perché molte e diverse nazioni sono fornitrici di armi e petrolio, aiuti e consigli sia agli assalitori che agli assaliti, nello
stesso lasso di tempo o in tempi e modalità diverse.
E tutte rinfacciano e negano la realtà. Un mondo di bugiardi,
falsi e spergiuri. Dove coloro che hanno interessi a destabilizzare, seminare odio e morte in nome di un Dio, possono
avere giustificazione e godimento nel togliere la vita ad altri
uomini la cui colpa è solo di esistere in quel luogo e in quel
momento. Seguire la loro fede distorta, deformata, abusata,
violentata anch’essa.
Occorre una pausa, un ripensamento, una presa di coscienza
vera e generale, nella sola concreta considerazione che questo pianeta è l’unico che ci possiamo permettere, e non è infinito ma limitato, nelle dimensioni, nelle risorse, nella capacità
di assorbire trasformazioni, maltrattamenti, violenze.
E che gli altri esseri viventi, gli animali, le foreste, le acque, le
terre, l’insieme tutto del Creato che lo popolano, non possono esistere solo per il nostro diletto, la nostra cupidigia, la
continua rapina e devastazione, ma fanno parte dell’armonia
di tutto l’Universo che ci circonda ed abbraccia in un unico
afflato, con il quale siamo in continua relazione e simbiosi.
Ben sapendo però che tutto ciò che gli uomini toccano con
le loro mani, quando il vero Dio non li controlla e non li punisce, è sempre fonte di dolore, lacrime, patimenti. Il tempo
non gioca a nostro favore, è lento e veloce contemporaneamente.
Sta a noi scegliere come sfruttarlo cosciente-mente e da che
parte stare per decidere serenamente della nostra sorte,
delle nostre vere priorità.
Ma come sempre queste sono “voce di colui che grida nel
deserto”.
La Storia si ripete, come nel giardino dell’Eden, di Adamo ed
Eva, Caino ed Abele. Papa Francesco ha detto di usare Misericordia. “Essa è il sentimento per il quale la miseria altrui
tocca il nostro cuore”. Sapremo farlo?
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1° PREMIO
MEDUSA AUREA XXXVIII Edizione
Poesia
SONO AQUILA AUSTERA
Mi sono sbigottito
magicamente stupito
d'un vespro di limone
tra lisergiche zagare
s'incastonano intricati cammei
tra rughé di sabbia
nell'anima
... nei suoi scrigni
fragorosi elisir di silenzio.
Sono aquila austera
incastrata tra solitarie rupi
lassù
acuminate
algide
eterne
dove il respiro del tempo
scandito elisir di mughetto
lusinga fragili stelle
avatar
di ologrammi di eterno.
Impenitente
giocatore d'azzardo
ho puntato tutto
anche l'ultimo centesimo di dignità
sull'aroma della vita
... ho redento l'anima
l'ho lasciata librare
come leggiadro albatro
che le ali dispiega sereno
oltre iridescenti lucori.
oltre postreme galassie.
La realtà
cinica
ha dipinto lacerti di utopie
su tele trapunte
di variopinti colori
... lentamente ho libato
agro-dolce
il sacro graal del tormento.
Mauro MONTACCHIESI
Biografia
Mauro Montacchiesi (Roma 1956), poeta, scrittore e saggista, vive a
Roma. Bancario di professione. Note onorifiche ricevute: Console Ad
Honorem di Fiaba (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche); Anthai (Associazione Nazionale Tutela Handicappati ed Invalidi); socio onorario dell'Associazione Culturale "AnteRem";
"Maestro Lirico" e "Letterato del XXI secolo", titoli conferiti dall'Accademia Internazionale "Francesco Petrarca" di Capranica; Accademico dell'Accademia "Il Convivio"; Direttore del sociale e del
volontariato Onlus "Mecenate" di Arezzo; responsabile "Artisti dello
Stretto"; membro di "World Poetry Forum"; socio dell'Accademia
"Giuseppe Gioachino Belli" di Roma. Co-fondatore del "Labirintismo"movimento artistico ideato dal prof. Massimiliano Badiali.
Pubblicazioni
Quando l'anima parla (2008, poesia), È la voce del cuore (2008, poesia), Il diorama del mio labirinto (2008, saggio sul labirintismo), Teocentrismo (2008, poesia), Labirintismo (2009). Ha vinto i seguenti primi
premi: 2008: "Mario Dell'Arco", Roma; "Parole ed immagini", Mellana; "Auxilium", Palermo; "Aics", Grosseto; "Nicola Martucci", Valenzano; "Omaggio a Van Gogh"; "Maddaloni-Città degli angeli";
"Città di Castellana Grotte"; 2009: "La Contessa Lara". E' presente
nell'Enciclopedia "Ali-Penna d'Autore", nella "Grande Antologia dei
Poeti Italiani Contemporanei (Montedit) e nelle antologie; "Vittorio
Alfieri; "Gaetano Errico"; "Gennaro Sparagna"; "Dedicato a... poesie per ricordare (2007); "Tra un fiore colto e l'altro donato" (2007);
"Fili di parole" (2008); "I grandi temi della poesia" (2008); "Habere
Artem"; "I porti sepolti" (2008).
Da Lunedì 7 dicembre, alle 21.00, prende il via “Nel mezzo del cammin”, appuntamento settimanale con Franco Nembrini, esperto divulgatore di Dante Alighieri, per rileggere la Divina Commedia,
approfondirne i contenuti, riflettere sul desiderio di verità, libertà e
giustizia che i suoi versi suggeriscono. Programma in 33 puntate che
porta a compimento la sperimentazione fatta lo scorso anno con il
ciclo breve “El Dante”, e che (a 750 anni dalla nascita del Sommo
Poeta) propone un approfondimento culturale sulla misericordia, tema
cardine del Giubileo Straordinario che si aprirà l’8 dicembre.
Franco Nembrini non è uno specialista, ma un innamorato della Commedia, un insegnante che ama definirsi figlio d'arte perché il padre era
bidello nella scuola media del suo paese, Trescore Balneario, in provincia di Bergamo. A quattordici anni giura nelle mani della professoressa di lettere delle medie che diventerà insegnante di italiano, a sedici
è costretto per esigenze familiari - dieci fratelli - a lasciare il liceo e a
lavorare come operaio. A diciotto decide di prendere il diploma di
maturità magistrale, e in tre mesi prepara gli esami da privatista.
Si laurea in pedagogia nel 1982 all'Università Cattolica di Milano e
l'anno seguente può finalmente mantenere il suo giuramento: diventa
insegnante di letteratura nelle scuole superiori. Fondatore di una
scuola libera, "La Traccia", Nembrini è il ruvido ma carismatico professore che con le sue lezioni di letteratura riempie i teatri, le parrocchie
e i centri culturali di tutt'Italia, trascinando giovani e adulti alla scoperta
delle opere che, a suo dire, esprimono il bisogno più profondo e più
vero dell'uomo. Insieme a Franco Nembrini, in studio, una platea di
giovani che, attraverso le domande, cercano di capire meglio la vita e
le opere del Poeta subìto svogliatamente da milioni di alunni sui banchi
di scuola. Le risposte, oltre che dal professore, arrivano anche attraverso i dipinti appositamente realizzati da Gabriele Dell’Otto, fumettista e illustratore della Marvel.
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1° PREMIO
MEDUSA AUREA XXXVIII Edizione
Arti figurative
Salvador AMPARO “Scugnizzi”
olio / tela cm 80x80
Joop van der Linden “ Ballerina vestita con mantello”
pastello cm 40x50
ASSEGNATA AL ROMA FICTION FEST
LA TARGA SIAE - IDEA D'AUTORE
Va a Francesco Caronna e a Gianluca Argentiero il premio della Società
Italiana degli Autori ed Editori per la sceneggiatura più originale
13 novembre 2015 - è stata assegnata ieri sera ex aequo a Francesco Caronna
e a Gianluca Argentiero la Targa SIAE – Idea d’Autore. Il premio è stato consegnato con il Premio Bixio - andato all’autrice di “Strangers”, Alessandra Pomilio - nell’ambito del Roma Fiction Fest.
La Targa SIAE - Idea d’Autore è stata assegnata a “In caso di incendio” di Francesco Caronna, storia di un padre tradito e disilluso che cerca di ricostruire un
rapporto con la figlia ventenne, decisa a partire per l'estero. Caronna è stato
premiato “per l’originale centralità di un protagonista “scorretto” e pieno di contraddizioni, ma ricco di una sua irresistibile simpatia”; “miranda & io” di Gianluca
Argentero, incontro tra una casalinga del 1958 e una giovane donna stressata
di oggi, è stato scelto invece “per la fresca suggestione dell’ironica trovata iniziale,
tale da costituire un innesco efficace per l’intero meccanismo narrativo”.
Roberta MORZETTI “C5C7”
tecnica mista - gesso e fiamma ossidrica
La Targa SIAE – Idea d’Autore accompagna il percorso del Premio Bixio con uno
speciale riconoscimento di 3.000 euro per la sceneggiatura che si sia distinta per
l’originalità dell’invenzione tra quelle sottoposte all’attenzione dei giurati - Ivan Cotroneo, Graziano Diana, Leonardo Ferrara, Francesca Galiani, Riccardo Milani, Francesco Vicario e Gabriella Campennì Bixio.
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Quando la Musica inconra la Pittura
Brani dedicati ai “lussuriosi”, ai “razzisti” ed a “Lucifero”
I
l gruppo musicale Metamorfosi
forma musicale della “canzone”. La
rivisita in chiave rock progressive
voce solista si poggia su un tapla Divina Commedia di Dante Alipeto musicale fatto, anche questa
ghieri.” “Infe-rno”, il primo LP
volta, di suoni prodotti da struviene pubblicato nel 1972,” Paramenti a tastiera. I quattordici brani
diso” viene pubblicato nel 2004,
alternano ambientazioni squisita“Purgatorio” verrà pubbli-cato ufmente “rock” ad atmosfere clasficialmente nei primi mesi del
sico-melodiche fino a raggiungere,
2016. Stupisce il lungo arco di
in alcuni punti, espressioni liricoectempo che intercorre fra la pubclesiastiche sottolineate da un orblicazione di un’opera e l’altra.
gano a canne. In alcuni brani si dà
Metamorfosi dedica alle proprie
voce a tutti coloro che avrebbero
opere lunghi tempi di ricerca per
voluto occupare un posto in ParaEnrico Olivieri metamorfosi “Inferno” copertina
poter metabolizzare ed interprediso e che non è stato loro contare le ambientazioni ed i personaggi che il Sommo Poeta incontra
cesso a causa dei peccati commessi sulla terra, come nel caso del
durante il suo viaggio immaginario. “Purgatorio” , che verrà proposto
cielo di Saturno e frammenti di altri cieli. La copertina del disco è
al pubblico con un CD accompagnato da un “book” contenente imstata realizzata da Stefania Zarfati, tecnica informatica ed esperta di
magini dedicate all’opera, è l’ultima realizzazione musicale del gruppo
arte. Ha composto e sintetizzato un quadro virtuale composto da
che ha avuto una gestazione di quasi dieci anni. “Inferno” (1972),
immagini tratte da altre opere e comuni immagini disponibili sul WEB.
prima opera di Metamorfosi dedicata a Dante, lascia molto spazio
“Purgatorio” (2016), terza opera, nasce da uno studio molto più apalla descrizione musicale basata prevalentemente sulle sonorità di
profondito del viaggio di Dante, eripercorre minuziosamente luoghi
strumenti a tastiera come il pianoforte, l’organo Hammond, l’organo
e personaggi del Purgatorio citando, in alcuni casi, intere terzine del
a canne, il clavicembalo, la spinetta ed uno strumento elettronico che
Sommo Poeta. La connotazione musicale ed i testi sono molto più
nasce tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70: il sintetizzatore. è provicini, rispetto alle precedenti opere, alla cantica di Dante Alighieri.
prio questo strumento che, avendo la possibilità di creare infinite e
Tutto questo denota una raggiunta maturità compositiva grazie alla
inascoltate combinazioni sonore, conferisce all’opera, insieme all’utiacquisizione dei significati più reconditi dell’opera Dantesca. La parlizzo del neonato linguaggio musicale rock progressive, quella carattitura musicale predilige perteristica che la rende diversa da tutte le altre rivisitazioni della Divina
corsi classici con arie
Commedia. I testi prevalentemente molto brevi ma penetranti, inrinascimentali a soluzioni rock
troducono e sottolineano la descrizione musicale che segue. Solo i
progressive pur presenti in
brani dedicati ai “lussuriosi”, ai “razzisti” ed a “Lucifero” hanno una
molti brani come “Catone”,
connotazione strettamente legata alla forma “canzone” così come
“Superbi”, “La chiesa e l’Imviene intesa oggi. L’opera rivisita solo alcuni gironi infernali, i più impero” e “Il carro e l’aquila”.
portanti a nostro giudizio, ed aggiunge una nuova categoria di pecLa forma musicale principalcatori: “gli spacciatori di droghe”. La copertina del disco è un’opera
mente utilizzata, come nel
del maestro Adelchi Riccardo Mantovani, in arte Adelchi, pittore itaParadiso, è quella della “canliano emigrato a Berlino, città dove inizia a dipingere ed a sviluppare
zone”: i brani sono caratterizla propria tecnica. Molti commenti e recensioni riguardanti il suo dizati da una voce solista che si
pinto, che è poi diventata la copertina del nostro LP, sono state fatte,
poggia su un tappeto musiBruno TARANTOLA“Il carro e l’aquila”
una fra tutte quella di PETIT MELODIES: “La copertina dal sapore
cale fatto di suoni di strusurrealista, opera del pittore Adelchi, merita un plauso particolare,
menti a tastiera e su di una robusta base ritmica. La copertina del
non solo per la bellezza in sé, ma anche per l’originalità con cui indisco è la riproduzione di un acquarello di Giuseppina Laura Taranterpreta il tema infernale concepito da Metamorfosi: infatti, attratola. E’ qui che, per la seconda volta, la musica incontra l’arte della
pittura, come nel caso di Inferno con il pittore Adelchi. Il dipinto di
Giuseppina Laura Tarantola interpreta e conferisce un enorme valore
aggiunto alla rivisitazione di Metamorfosi. Le linee di fuga aperte, i
tratti gentili ma ben marcati ed i colori tenui descrivono perfettamente la ambientazione dantesca, sottolineano la caratura del peccato veniale senza nulla togliere alla espiazione della pena. La sagoma
umana ricurva in primo piano, ben rappresenta la sofferenza delle
pene inferte nel Purgatorio.Trionfante è l’immagine del vascello condotto dall’angelo con le anime a bordo che aspettano l’approdo.
Dante e Virgilio, infine, vigilano dalla estremità sinistra del dipinto. L’interno del mini book che accompagna il CD Purgatorio, oltre ai testi,
contiene le immagini che Bruno Tarantola, fratello di Giuseppina
Laura, ha dedicato a ciascun brano musicale. La sua tecnica è completamente diversa da quella della sorella e le sue immagini ben si
Giuseppina TARANTOLA “Purgatorio” copertina
accompagnano ai contenuti musicali.
verso una tecnica di contrasto, supera l’immagine stereotipata
Considerata l’importanza dell’apporto pittorico, Metamorfosi pubdell’Inferno che il senso comune potrebbe suggerire (colori caldi, viblicherà anche un “book” contenente la storia del gruppo, la storia
sioni incandescenti, fiamme a perdita d’occhio) per proporre colori
artistica di Giuseppina Laura e Bruno Tarantola, le immagini che i due
freddi dominati dal bianco, dal grigio e dal blu, distese di ghiaccio e
artisti hanno dedicato alla rivisitazione del Purgatorio nonché i testi
sagome umane curve e deformi, statiche ed indolenti, rassegnate
dell’opera. Il “book” sarà disponibile anche in lingua inglese.
nella loro posa dimessa a subire l’eterna dannazione in un atmosfera
Grazie di cuore a Giuseppina Laura e Bruno Tarantola per questo
afflitta e desolata”. “Paradiso” (2004), seconda opera, rivisita i cieli
loro omaggio alla nostra opera.
della terza cantica di Dante con brani caratterizzati dalla classica
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2° PREMIO
MEDUSA AUREA XXXVIII Edizione
Arti Figurative - Poesia
DEL QUALUNQUE DICENDO
Nel coacervo delle virtù mediatiche
ove scorrono molte arterie telematiche
suona quasi ischemico, a rischio corto circuito
l'obsoleto mondo del qualunque
così fuori-sistema e imprevedibile
da definirsi, a lungo andare (potenza dei tempi)
radicale-anarchico, coi relativi allarmi
Col relativo allarme
se non accetta intanto
le suadenti forme di convincimento, il pressing
dei migliori guru della comunicazione, dei geni
chiamati a imporre, democraticamente, la strategia gendarme
Economia politica, la chiamano, ovvero sia Potere
Potere senza più bandiere ne distinzioni vere
Finanza & Potere, bella storia, non c'è che dire
Che par nascere dal nulla
e lo ritrovi -ragno- a intrappolar in rete
nella sua rete tutti
con nessuno che sappia a chi dover dire Grazie
In rete, nella sua rete, coi suoi dati che intanto
ci infittiscono addosso, e si incrociano e si incollano
e ci classificano e ci spiano, ci incasellano e ci ordinano
ci inseguono ci minacciano eppoi, ci chiudono
Lasciando a noi di definire tutto questo Sicurezza & Privacy
Mentre l'idiota qualunque, ironizzando e andando
va chiamando tutto questo
Democrazia della Beffa e del Danno
Virgilio ATZ
Carole PAVIO “Simplecomplèxìte”
tecnica mista - legno, pigmento, resina
I VECCHI
Leggono il giornale
sulle panchine del lungomare
confondono
il volo dei gabbiani
con quello delle rondini
Gettano sassi
dalla riva
anelano cerchi
di ritorno
l'estate primavera
l'inverno autunno
pretesti
per far di un'ora
un anno
Rubini in casseforti
che nessuno vuole aprire
pesano i lustri
sacchi di coriandoli
mai aperti
avvolti in teli di rimpianti
I vecchi
bagnasciuga lambiti dall'onda
fanghiglia ma anche
trasparente luccicanza
fiamme tremule.
destinate a spegnersi
nell'indifferenza.
Rosario AVENI
Si è conclusa a Roma, la terza edizione dell'As Film Festival, festival internazionale di cinema ed arti visive diretto da Giuseppe Cacace, curato dall'associazione Not Equal e realizzato con la partecipazione
attiva di giovani nella condizione autistica e Sindrome di Asperger,
che si è tenuto a ingresso gratuito presso il MAXXI Museo Nazionale
delle arti del XXI secolo il 14 e il 15 novembre. Due giorni fitti di proiezioni, incontri, performance teatrali, letture, con ospiti l'attrice e regista Valentina Carnelutti e l'attore e musicista Stefano Fresi.
In programma un doppio omaggio allo scrittore Oliver Sacks, ma
anche la performance teatrale Emoticons!, di Paolo Manganiello e
Chiara Palumbo, che ha visto in scena 15 giovani attori nella condizione autistica. Premiati corti provenienti da Italia, USA, Cuba, ma
anche Iran, Grecia e Spagna. Ecco i premi finali della terza edizione
dell'As Film Festival e relative motivazioni:
Sezione Punti di Vista Premio miglior Corto Italiano “ Bellissima “ di Alessandro Capitani
Sezione Punti di Vista menzione Speciale Corto Italiano “La sedia di cartone” di Marco Zuin
Premio Confronti Il Cinema come rappresentazione del sociale “Namnala” di Nacho Solana (Spagna)
Sezione Punti di Vista Premio Best International Short “Younaisy” di Juan Pablo Daranas Molina (Cuba)
Sezione Punti di Vista menzione Speciale International Short “Single room “ di Saman Namnik (Iran)
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VANITAS
2015
di Roberta Morzetti
Antonio de PEREDA
A
ppartengo ad una generazione che ha imparato a conoscere,
purtroppo, i concetti della Precarietà, della Caducità, della Transitorietà della Vita, poiché, anche da giovani, si può morire in tanti modi.
Si può morire per il disprezzo di diritti inviolabili, quali il Lavoro, la
Giustizia sociale, la Meritocrazia, e poi, dopo l'atroce 13 novembre
2015, in tutti, giovani e non, sorge anche la paura di vivere la propria
quotidianità, si muore di terrore. Giorni terribili, di inferno, in apnea.
Torna alla mente uno dei periodi più difficili per l'Uomo europeo: il
Seicento, un secolo assai complesso.
L'Europa era sprofondata in una lancinante crisi. La Guerra dei trent'anni, pandemie di peste, stagioni climatiche nefaste che azzerarono
i raccolti, causando carestie. Le economie della Spagna e delle grandi
città commerciali italiane furono deteriorate dallo spostamento dei
traffici marittimi dal Mediterraneo all'Atlantico.
La Controriforma e le strazianti lotte religiose che ne conseguirono,
il rogo di Giordano Bruno a Campo dei Fiori il 17 febbraio del 1600,
la Concezione Geocentrica dell'Universo che andava frantumandosi
contro quella Eliocentrica di Galileo Galilei, togliendo l'Uomo dal
centro del Creato e tanto, tanto altro ancora...
Tutto questo non poteva non scuotere l'Animo degli Artisti, che, da
sempre, non fanno altro che raccontare il loro Tempo attraverso il
loro linguaggio. La lingua del '600 è chiamata Barocco.
Argan ha definito il Barocco come «Rivoluzione Culturale in nome
dell'ideologia cattolica… in cui la tecnica dell'artista, come quella dell'artigiano e dell'operaio, non è fine a se stessa: qualsiasi cosa si faccia,
si fa “ad maiorem Dei Gloriam”, accresce la gloria, il prestigio di Dio
sulla terra... l'arte è rappresentazione, ma lo scopo della rappresentazione non è di meglio conoscere l'oggetto che si rappresenta, bensì
di impressionare, commuovere, persuadere trascinando con l'enfasi
del discorso… »: in questo contesto, nacque la rappresentazione
della Vanitas.
Il nome, che letteralmente significa vuoto, vacuità, deriva dalla frase
«Vanitas Vanitatum, Omnia Vanitas» (Vanità delle Vanità, tutto è Vanità), tratta dal testo biblico dell'Ecclesiaste, in cui ricorre due volte
(Ecclesiaste 1,2;12,8) ed incarna lo stesso concetto del Memento
Mori. Il senso di smarrimento, di fragilità, di transitorietà della vita,
sensazioni disperatamente conosciute sin troppo bene oggi giorno,
trovano, nella pittura del '600, la rappresentazione più sublime, a mio
avviso, mai realizzata. L'artista diviene filosofo e, attraverso i suoi
mezzi, colori e pennelli, mette in scena l'unico concetto “perennemente” contemporaneo che possa esistere: la Fuggevolezza della Vita.
Come se l'Innocenza fosse andata perduta. Tutto, ormai, è troppo
corrotto dal Tempo e dall'Uomo.
Il Buio che ingloba la Luce. Cominciano ad apparire, nelle composizioni pittoriche, teschi, candele spente e strumenti musicali non suonati, a simboleggiar la morte; clessidre ed orologi, a rappresentar
l'inarrestabile trascorrere del tempo; frutta e verdura marcescente
con insetti, simbolo della corruzione fisica a cui ogni creatura è destinata; fiori spezzati e petali sparsi, per ricordarci sia che la bellezza
è destinata a sfiorire, sia che siamo nelle mani di un destino beffardo,
che in un attimo può toglierci il nostro prezioso alito vitale. La rappresentazione dell'estrema fragilità della vita continua con le bolle di
sapone, spesso accompagnate da un putto o da un adolescente che
David BAILY
le crea, soffiando in una cannuccia; con gli strumenti del fumo, piacere
effimero, che simbolicamente rimanda al ciclo esistenziale dalla
fiamma alla cenere, mentre gioielli, monete, tiare e mappamondi rappresentano la fine inevitabile di qualsiasi ricchezza, potere temporale
ed impero. Nella natura morta del Caravaggio “La canestra di frutta”
del 1599, la frutta è presentata come assoluta protagonista, ottenendo la medesima onorabilità del soggetto umano. Ma ciò che dona
al quadro un significato ben più profondo è la mela bacata messa in
primo piano, è la pera bruciacchiata dal sole, son le foglie raggrinzite
dal tempo... tutti simboli della Vanitas.
Nel dipinto “San Girolamo” del 1605-1606, il Caravaggio ritrae il
Santo di tre quarti, rendendolo parte integrante di una composizione
in cui l'insieme di ogni oggetto rappresentato crea un Unico Soggetto, proprio come in una natura morta fiamminga.
Il capo spigoloso del Santo fa da eco al teschio poggiato sulla scrivania, che annuncia la morte.
San Girolamo, avvolto nel suo manto rosso, colore simbolo per eccellenza della passione e del martirio, è intento a scrivere probabilmente la traduzione della Bibbia dall'Ebraico al Latino –
fu, infatti, grazie al suo lavoro che il Verbo Divino si diffuse.
La composizione urla la drammaticità espressiva dell'incontenibile
genio e, attraverso il contrasto luce-tenebre, il meraviglioso Verbo
Pittorico Caravaggesco irradierà, fra il II ed il III decennio del '600,
l'intera Europa.
Il Guercino, al secolo Giovanni Francesco Barbieri, tra il 1618 ed il
1622, realizza “Et in Arcadia Ego”, la prima rappresentazione del Memento Mori ambientata in Arcadia, regione interna della Grecia, divenuta Mito attraverso le Egloghe di Virgilio, ampiamente diffuse nel
Rinascimento.
L'artista ritrae due pastori allibiti, dinanzi ad un cippo che sostiene
un teschio, alla cui base si legge “ Et in Arcadia Ego”, anche io sono
in Arcadia.
è la Morte stessa a parlarci e lo fa attraverso il linguaggio dei suoi
simboli: il teschio, il topolino, la mosca ed il verme.
Il Guercino restituisce, così, il Mito alla Storia. Non esistono creature
o luoghi che possano sfuggire
alla Onnipresente Caducità, nemmeno l'Arcadia. è la fine dell'Innocenza.
Amleto: “Ecco Alessandro, morto e seppellito,
ritorna polvere. Polvere è terra;
e con la terra che si fa? La creta.
E perché con la creta in cui è ridotto
non possiamo turare un barilotto?
L'imperial Giulio Cesare
potrebbe ben servire
a chiudere uno spiffero di vento.
Quella creta che tenne il pugno duro
sul mondo, messa a far da rammendo
alla crepa d'un muro,
fa da riparo al soffio dell'inverno.”
Amleto, atto V, scena I, William Shakespeare
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il notiziario dell’
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n.82 gennaio-marzo 2016
3° PREMIO
MEDUSA AUREA XXXVIII Edizione
Poesia
NEL SILENZIO LA PACE VIVO
no schiamazzi,
no volgarità,
ma dell'anima l'armonia
nel palpito silente del cielo.
Il mondo s'allontana,
nell'etere si perde
e della sua natura lo spirito,
nell'azzurro, si riappropria.
A cavallo delle capricciose
nubi a liberare corro
mete occultate, dimensione
che mano non contiene,
e della poesia sulle note ballo.
Di vento ammantata,
di margherite coronata,
felice petali distribuisco
e profumi; senza peso,
di ne. ssuna piuma, le ali
dispiego e nell'arcano,
felice, mi apro incontro
al futuro mio.
Gli occhi riapro, il mondo
col peso suo torna,
ma il nuovo coraggio
mi ricopre e luminosa
di gioia brillo
Laura TONELLI
NON PENSO MAI AL DI LÀ
Non penso mai all'al di là
come sia fatto
nell'oltre di mistero e vago ignoto.
Non so neanche se esista veramente.
Se attenda il nostro arrivo
uno spazio astrale o una luce celeste
scia di magnetiche atomiche energie
Sarà, che a dire il vero
di ciò non me ne curo
Il mio pensiero senza immaginazione
e alcun impegno, nell'argomento
si adagia pigro nell'oscurità.
Le lampade le accendo
per l'altrove di un futuro migliore
che doppi l'angolo, affronti la curva
delle terrene crudeli asperità
alla ricerca del qui son io
nella responsabilità, che sola
può regalare riposo alle coscienze
che dentro di sé l'hanno scoperta
Non penso mai all'al di là
ma forse aspiro e spero nella sua pace
nel suo quieto silenzio e in quell'armonia
di cui siam privi in questo nostro mondo
che annaspa e affoga nell’andarci contro.
Luciana VASILE
ARS POETICA
Guarda il poeta
Nella cieca
certezza altrui
ed il poeta vede
il proprio dubitare
come luce.
Quando sale,
si perde negli abissi,
scava il diamante
di una idea prigione,
se scende nelle vette
capovolte
del suo cercare.
Conosce la stridente
ferita della carne,
il macerarsi tacito
dell' anima che brancola.
Impavido
teme le sue visioni
sugli altri proiettate.
Archeologo
di ogni futuro, scopre
il passato. Ovunque specchi
per il poeta ed ombre.
Maria APICELLA
Elena MICELI
“STORIA DI CLOTO E DI CHIROTONEO I FANTASmIRNI. COL mARAmEO”
ovvero Come si diverte un “Poeta”
Prefazione
“ La Storia di Cloto e di Chirotoneo i fantasmirni. Col marameo - ovvero- Come si diverte un poeta" affonda le radici negli
archetipi della narrazione orale, con contaminazione di genere; nella fattispecie eroico-comico e favolistico.
Il lungo titolo in cui è palese il gioco del’autrice contiene già, nella scelta lessicale della denominazione e nel sottotitolo, una dichiarazione esplicita della finalità perseguita.
L'incipit del racconto rimanda immediatamente all "Ortando furioso" dell'Ariosto da cui l'autrice apprende, forse, quel narrare
senza inizio e senza fine,come puro divertimento; vi aggiunge di suo il colpo di ala di una fantasia agile e generosa che ha il
guizzo del funambolo e del giocoliere.
Il risultato è una fiaba che ha per protagonisti due fantasmini dai nomi pretenziosi, i quali vagano serza meta con l'unico intento
di ritrovarsi e accompagnarsi in amicizia e, nel loro andare per avventura, incontrano altri strani personaggi (allusivi di condizioni
esistenziali umane?) che abbandonano e riprendono, secondo la necessità del momento.
Edizione Il Convivio
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n.82 gennaio-marzo 2016
Nel 750°anniversario della nascita
Aldo G. JATOSTI
Dante e Virgilio nella città di Dite
Il giudizio del “ghibellin fuggiasco” dei peccati con risvolto sociale
“L’uomo può liberarsi dal dolore solo con l’arte, la moralità, l’ascesi”
(Arthur Schopenhauer)
Introduzione Siccome non si può esaurire Dante con un articolo, ho dovuto prima tacere delle altre sue
opere(“Vita Nuova” compresa) per dire qualche cosa sulla “Commedia”; secondo parlare solo di un argomento che il Poeta,
insieme a Virgilio, affronta nell’ “Inferno”. Uno dei tanti, giacché parlando di se stesso, delle sue vicissitudini, delle selva del
peccato, che gli «avea di paura il cor compunto» (Inferno, Canto I, n. 15), in realtà disegna in affresco di vizi e virtù dell’umanità
tutta, inclusi i suoi contemporanei, fiorentini o non, famosi e non. Può farlo perché è fermamente certo - è la coscienza a
dirglielo - d’essere stato investito da Dio della missione di predicare agli uomini la “diritta via”, usando la poesia, le migliaia
di endecasillabi di cui si compone il poema per eccellenza. «Che cos’è la Commedia? - si chiedeva Francesco De Sanctis è il mondo universale del Medio Evo realizzato nell’arte», perché - come giudicava il suo coevo e collega inglese Thomas
Carlyle - Dante «diede voce a dieci secoli di silenzio».
I peccatori
Dante nomina con chiarezza non sette categorie di “peccatori” (più che peccati, si tratta di tendenze della natura
umana - lussuria, superbia, eccetera - La vita cristiana è una
lotta per cercare di contrastare queste tendenze), quanti
sono i vizi capitali, ma soltanto di cinque: lussuriosi, golosi,
avari, iracondi, accidiosi. Quanto a superbi e invidiosi, che
pure non mancano nel suo oltretomba, sono identificabili
sotto altre specie, con dei sinonimi, in passi ben precisi.
Una cosa è certa, che già i primissimi commentatori - tra i
quali Pietro Alighieri – identificano nelle tre “fiere” che sbarrano il cammino a Dante, cioè la “lonza”, il leone e la lupa,
rispettivamente la lussuria, la superbia e l’avarizia.
Giova comunque sottolineare che Dante - che non vuole
seguire integralmente San Tommaso (che a sua volta seguiva
Aristotele) - tuttavia ricorre proprio alla sua autorità
(Summa theologiae, Parte II, Sez. II, quest. 162) per sostenere che il peccato di superbia è principio di tutti gli altri
peccati, (in questo senso è “capitale”, cioè causa principale
di altri peccati). Insomma Dante basa le proprie speculazioni
sulle istituzioni di diritto romano ed il Corpus iuris civilis,
ma nell’assegnazione delle pene sovrappone a delle strutture non attuali antiche lo spirito d’una concezione etica
nuova: quella cristiana. Il concetto etico che guida la sua
penna è che ad una maggiore ingiuria (iniura di San Tommaso) debba corrispondere una colpa maggiore e l’iniura
non è tanto nell’azione quanto nell’intenzione.
La città di Dite
Tutti gli impedimenti e gli ostacoli nei quali si imbattono il
Nostro ed il suo maestro Virgilio (non starò certo a raccontarli tutti) prima di fare ingresso nella città di Dite ci dicono che la parte più difficile e significativa del viaggio sta
per cominciare. è la più difficile perché la città di Dite è davvero la “città dolente”, in cui l’antica divinità infernale - Dite,
appunto - si identifica con Lucifero, il superbo per eccellenza. Per questo Dante annovera invidia e superbia solo in
questa “città”. Ha scritto un acuto critico che egli «con accorgimento artistico-culturale acutissimo le lascia confluire,
al termine del quinto cerchio, nel sesto con cui ha inizio il
viaggio all’interno della città di Dite, non a caso il cerchio
degli eretici, dei senza Dio. C’è bisogno di ricordare tutta la
superbia che, sia pure con sfumature e motivazioni diverse,
anima di volta in volta, personaggi come Farinata, Capaneo,
Taide, Niccolò III, Vanni, Fucci, Ulisse, Guido di Montefeltro,
Marra, il Conte Ugolino, Bruto e Cassio?» (Claudio Angelini,
Invidiosi e superbi nell’Inferno di Dante, Edizione Novembre
1997, Roma, p. 11). Il racconto di ciò che è la città di Dite
inizia nel canto X. Allo sguardo dei due “viaggiatori” si offre
una landa vasta, dentro la quale stanno sparse qua e là dei
grandi avalli dai quali escono lingue di fuoco. Virgilio spiega
a Dante che i coperchi di quei sepolcri «tutti saran serrati
/ quando di Iosafat qui torneranno / coi corpi che là sù
hanno lasciati» (Canto X, vv. 10-12). Dante si dirige verso
le fiamme del sepolcro dove stanno Cavalcante Cavalcanti
(padre del suo caro amico filosofo e poeta Guido) e Farinata degli Uberti. Nei due personaggi l’arte di Dante isola
le caratteristiche di due psicologie diversissime: magnanima
e fine quella di Farinata, irrequieta e sensibile quella di Cavalcante. Commenta il Sapegno: «E ciò non tanto perché
la magnanima e chiusa fierezza del politico, in Farinata, e
al pathos accorato dell’esclusivo amore paterno, in Cavalcante, s’illuminino a vicenda nella violenta contrapposizione,
sì anche perché entrambi si riflettono nella perplessità del
pellegrino Dante, in un intrico di sentimenti molteplici»
(Natalino Sapegno, La Divina Commedia, Inferno, La Nuova
Italia, 1955, pp. 108-109). Ma ciascuna delle due figure induce, oltre che alla negazione di Dio, all’isolamento dell’animo in sé: in Farinata, vittima della passione di parte e in
Cavalcante, per motivi diversi. Conclusione In Dante, più
che in qualsiasi altro poeta, ogni personaggio risulta nella
sua dimensione. Considerare il carattere d’una figura dantesca significa allora non solo valutarla sulla scorta dei dati
storici ma anche cercarne l’individuare le ragioni strutturali,
le leggi proprie dell’impostazione poetica e fantastica.
E, citando ancora Angelini, «proprio questo spessore fantastico e profondo in cui la figura è inserita fa di essa […] un
carattere multidimensionale […] capace di mantenere la
sua attualità in ogni tempo» (C. Angelini, cit., p. 25).
Esattamente come i sommi poeti e scrittori hanno saputo fare.
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n.82 gennaio-marzo 2016
L’EFFETTISMO:
Franco FRAGALE
Corrente di pittura
contemporanea
L’
“Effettismo” è stato fondato dal Maestro Franco Fragale, pittore, scrittore, ingegnere, decano e segretario dell’Associazione
Cento Pittori di Via Margutta. Si tratta di una corrente eclettica
sorta a difesa della Pittura intesa come segno – colore – disegno
su supporto partendo dalla tradizione delle Accademie. Dalla
“Transavanguardia” fondata da Achille Bonito Oliva negli anni ‘70
è la prima volta che una corrente di pittura si deve confrontare
con l’uso divenuto quotidiano del computer anche come strumento di creazione per chiedersi se un’opera eseguita con il computer possa essere considerata Arte. L’ “Effettismo” nasce come
reazione alla crisi economico – sociale in atto: l’obiettivo è che
l’osservatore riesca almeno per un istante a distogliere l’attenzione dalle sue problematiche contingenti guardando un’opera
che abbia un notevole effetto impattante. Nell’“Effettismo” rientra
qualsiasi stile pittorico inclusa la street art quando il pittore: suscita
stupore emotivo; la sua opera non necessita di spiegazione; la sua
opera, in antitesi ai divisionisti e agli impressionisti, può essere
vista da vicino e da lontano. L’effettista: ha grande rispetto dell’osservatore atecnico che, al pari dei critici e dei galleristi, rimane
giudice ultimo della validità dell’opera; è obbligato a tendere all’originalità o mediante la scelta peculiare del soggetto o mediante
una resa inusuale di un soggetto o suscitando riflessioni e suggestioni o entusiasmando per il bello o adoperando tecniche pittoriche innovative. L’effettista rifiuta: ogni forma di compiacimento,
di plagio e di imitazione, le ripetizioni di un’opera, le copie numerate senza la distruzione dell’originale; l’uso pedissequo del computer, della carta copiativa, dei proiettori, delle stampe e delle
incisioni ripetibili. Nella seconda edizione del suo “Manuale di Pittura” (Editore SCIALPI 2012) ha teorizzato il movimento pittorico ed ha formulato il manifesto tecnico, così ponendone le basi:
“L’Effettismo è la corrente di pittura contemporanea che si propone di innovare la tecnica pittorica dei Maestri pur restando nel
solco della migliore tradizione, creando nell’osservatore uno stupore, una impressione viva e un’intensa emozione che catturino
immediatamente prima il suo sguardo e poi il suo spirito. […]
Come hanno teorizzato Duchamp, Masson e Baumeister, nell’Estro creativo del pittore è sempre compreso il ruolo dello spettatore, alla cui fantasia e ai cui sentimenti il pittore si affida: al
processo di produzione di ogni opera d’arte partecipano così da
una parte l’Artista e dall’altra lo Spettatore che a sua volta col
tempo diventa la Posterità. […] Effettisti sono pertanto quei pittori che con il loro estro riescono a dare immediatamente a chi
guarda una commozione viva, un senso di stupore che trasmette
allo spirito una intensa sensazione, ricorrendo a speciali accorgimenti di tecnica pittorica. Le tecniche pittoriche degli Effettisti
sono tante quanti sono i pittori che le applicano e differiscono
tra loro soprattutto per il tocco con cui i colori sono applicati sul
supporto, con il sistema “a mettere” o “a togliere”, con il dripping,
l’accumulo o lo spruzzo, facilitati dai moderni procedimenti consentiti dai nuovi mezzi materiali e tecnici messi a disposizione
per l’esecuzione dell’opera d’arte. Negli anni 70, sono stati creati
i nuovi colori per la pittura, come gli acrilici, gli alchidici, l’olio classico che si diluisce con l’acqua, e le altre sostanze materiche colorate, che hanno consentito ai pittori di creare delle tecniche
veramente innovative, sempre nel rispetto della migliore tradizione pittorica. Alcuni pittori, per ottenere gli effetti desiderati,
impiegano tuttora pigmenti e medium classici, perché li ritengono
più confacenti alla creazione del momento, altri, pur avendo raggiunto ottimi livelli nella pittura, per creare nuovi effetti e stili
d’arte, si sono spinti ad impiegare materiali, mezzi e sostanze diverse da sperimentare. Invece i legni combusti, i tagli, i collages,
le fotografie, le proiezioni, le elaborazioni al computer, potranno
essere considerate opere artistiche, ma ovviamente non pitture,
così come le installazioni e le composizioni di fili e travi di ferro,
di curve di tubi o i vari manufatti di cemento non compresi nelle
Arti classiche della scultura e dell’architettura”. Di questa nuova
corrente è stata data notizia su varie testate giornalistiche, su
“Radio Città Aperta”, su “Il Finanziere” e nel febbraio 2014 sul
mensile “Area” in un articolo a firma del noto architetto giornalista esperto di storia dell’arte Leonida Valeri, che tra l’altro ha
scritto: “Si sta facendo largo, nella capitale, una nuova corrente
pittorica. Si chiama, non a caso, “Effettismo”: tra i suoi obiettivi c’è
quello di valorizzare l’effetto antidepressivo dei dipinti. E parte da
via Margutta, culla dei pittori di strada. Questa è la prima buona
notizia. La seconda è che era dai tempi della Transavanguardia di
Achille Bonito Oliva, e dei “suoi” Chia, Cucchi, De Maria e Paladino, quindi dalla Biennale del 1980, che non nasceva qualcosa di
innovativo su cui scrivere. Quell’anno, in antitesi all’arte concettuale, ergo all’esposizione di qualsiasi oggetto, meglio se brutto
(che vide tra gli ispiratori l’inossidabile Marcel Duchamp, artista
e pure scacchista), vennero rilanciati i colori e la manualità della
pittura tradizionale. Ora l’Effettismo auspica il superamento del
momentaccio, cercando di risollevare lo spirito. “Sboccia in un periodo storico di recessione, nel quale tutti soffriamo; il mondo appare grigio, le attività chiudono” ha spiegato Franco Fragale.
“L’effettismo – ha proseguito Fragale – si pone come reazione
alla crisi economica del Paese, imponendo il necessario ricorso
alla fede nelle capacità dell’uomo, alla speranza nel futuro, alla luce
per contrastare il buio quotidiano”. Nel corso delle guerre globali scatenate sul pianeta Terra, quindi delle fasi di congiuntura negativa, l’arte ha reagito di conseguenza. Qualche esempio, qua e
là. Durante il primo conflitto si sviluppò, nella neutrale Svizzera, il
Dadaismo, che proponeva la negazione dell’estetica Marcel Duchamp dipinse beffardamente sulla Gioconda (non quella vera,
ovviamente). Prese pure un orinatoio di porcellana, lo chiamò
“R. Mutt” e lo espose come una preziosa statua classica. Più o
meno nello stesso periodo, in Germania nacque l’Espressionismo,
che trascinò su tela le tensioni e le angosce dell’animo. Il precursore fu un norvegese, un certo Edvard Munch, celebre per l’urlo
del suo omino, scaturito – a quanto risulta – da un vero attacco
di panico. In America un tizio di nome Paul Jackson Pollock, vissuto
tra le due guerre e morto tra le lamiere della sua auto, giovane,
ricco e ebbro, s’inventò l’Espressionismo astratto: faceva sgocciolare i colori sulla tela con una tecnica detta, appunto, dripping.
L’Europa, terminato il secondo conflitto mondiale, rispose con
l’Arte informale, ergo con la negazione delle forme, soprattutto
figurative, e della razionalità intrinseca in esse. […] “La prima virtù
di un dipinto è essere una festa per gli occhi”, scrisse Eugene Delecroix, esponente del Romanticismo francese, morto alla nascita
dell’Impressionismo. L’ispirazione dell’Effettismo arriva proprio dall’Impressionismo, sorto in Francia quando un gruppo di artisti decise di dipingere en plein air, trasferendo lo spettro luminoso sui
quadri. Eravamo nella seconda metà dell’800. Il mondo si muoveva a cavallo, erano state scoperte la fotografia e le peculiarità
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della retina dell’occhio umano. In commercio c’erano i colori a
tubetti, banali per noi, ma una straordinaria novità per l’epoca,
che, assieme ai cavalletti leggeri, rendevano agili gli spostamenti
fuori città. Il parigino Claude Monet dipingeva “Impression, soleil
levant”, scomponendo le tinte: una rivoluzione. Seguirono poi vari
spin off, tra cui il Puntinismo: sulla tela venivano accostati tanti
puntini colorati, quasi fossero pixel. Un blu e un giallo a un’occhiata ravvicinata, fondevano in un verde alla corretta distanza,
quella in cui si percepiva la coerenza dell’immagine.
In Francia c’erano Seurat e Signac e da noi Pellizza Da Volpedo e
Segantini con il Divisionismo. Riportiamo la ruota del tempo al
2014. Il termine Effettismo è stato coniato dal fondatore Franco
Fragale, che ha spinto gli artisti a confrontarsi con la piazza e le
strade, abbandonando l’umidità di studi e atelier, e a interagire attivamente con il pubblico. […] Quella Effettista è “innovazione
nel solco della tradizione”: i quadri, al contrario di quelli impressionisti, possono essere guardati sia da vicino sia da lontano.
“Crediamo nella vita, per questo utilizziamo artefici pittorici che
producono una “reazione antidepressiva”, è il refrain degli artisti
della nuova corrente. […] “Ci sono pittori che dipingono il sole
come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che trasformano
una macchia gialla nel sole”, disse un certo Pablo Picasso”.
Al manifesto, oltre a Alberto Vespaziani, storico Presidente dell’Associazione Cento Pittori di Via Margutta, che rappresenta il
caposcuola, hanno aderito, tra gli altri: Antonio Alberti, Oscar Tirelli, Salvatore Nota, Laura Anetrini, Luigi Salvatori, Rossana Agostini, Italia Bucci, Elisa Camilli, Walter Iagnocco, Gene Pompa,
Giuseppe Marchetta, Paolo Veneziani, Claudio Morleni, Massimo
Rosa, Paola Sardelli, Mariagrazia Benvenuti, Stefano Illuzzi, Patrizia
Cologgi, Gabriella Blandi, Daniela Di Bitonto, Alessandro
Trani, Fabio Vespaziani, Mario Vespaziani, Marisa Barbantini Fidotti,
Donatella Tirelli, Marco Cavini, Francesca Romana Fragale.
Il famoso critico d’arte Gen. Dott. Antonio Sorgente ne ha seguito
la genesi avallando con la sua perizia la prima presentazione pubblica a Roma della corrente tenutasi lo scorso ottobre all’ “Universale” e la prima mostra presso il Comando provinciale della
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Guardia di Finanza in Viale XXI Aprile, che è stata presentata dal
Prof. Arnaldo Colasanti e dal Dott. Francesco Parente della RAI.
Gli aderenti al manifesto hanno convenuto che corretto fondamento ideologico della corrente siano le teorie di Jean Pierre
Changeux. I Surrealisti teorizzarono l’importanza dell’inconscio
descritto dai sogni a seguito della nascita della psicoanalisi.
La Transavanguardia propugnava tra l’altro un ritorno all’espressione intimistica di ogni singolo aderente. Gli Effettisti hanno registrato la teoria di Jean Pierre Changeux, celebre Professore di
neuroscienze dell’istituto Pasteur di Parigi, che ha spiegato scientificamente la relazione tra arte e cervello umano e ha scritto in
proposito saggi rivoluzionari. è l’empatia la chiave del meccanismo,
secondo Changeux: è artista chi riesce a comunicare emozioni
nel modo con cui “il cervello vede il mondo”, in perfetta armonia
tra ragione ed emozione. Secondo il Professore qualsiasi forma
di pittura può risultare empatica, quella figurativa e quella astratta.
L’opera non deve essere spiegata all’osservatore. Deve immediatamente colpire il cervello, tanto l’emisfero destro(emozione)
quanto quello sinistro (ragione). Porta l’esempio di due grandi
artisti, Caracci e Pollock in evidente antitesistilistica. L’Effettista è
chi riesce nell’arduo compito di divenire empatico utilizzando tecnica e sentimento, senza dovere alcuna spiegazione verbale per
suscitare nell’osservatore uno stupore emotivo. Nel suo noto saggio “L’uomo neuronale” Changeux sostiene che fin dalla nascita
l’uomo elabora memorie ed immagini. Di fronte ad un’opera può
avvenire il “riconoscimento”, ossia l’identificazione delle immagini
offerte con le memorie ed immagini elaborate. L’Effettista riesce
a porre in essere il meccanismo di “riconoscimento”: l’osservatore
recepisce l’opera come immagine della propria memoria reale o
subconscia.
(Francesca Romana Fragale) Oggi coordina il movimento Francesca Romana Fragale, già avvocato di cause sociali, scrittrice e
pittrice, che con il padre in vita ha contribuito alla elaborazione
dei fondamenti della corrente.
INFO: [email protected] tel. 328.3356326
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Il corso di pittura "Effetto natura"
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LUNEDI E IL MERCOLEDI
dando il mio corso di pianoforte, solfeggio, agilità delle dita, coordinamento mano destra e sinistra, scale. Si cominciava a fare
musica dal quarto anno. La tecnica è fondamentale in tutte le
Arti. Ma per la pittura si può sfruttare la ancestrale capacità innata in chiunque di esprimersi con il disegno. Gli uomini primitivi
già disegnavano, le caverne dei luoghi nei quali vi erano i primi insediamenti ne conservano importanti testimonianze; ideogrammi
stilizzati sono alla base delle prime forme di scrittura. Così per i
geroglifici, per la grafia cinese anche moderna. Anche per il disegno
è fondamentale la tecnica ma in questo corso il processo è invertito. Così per la pittura, cominciamo prima possibile e poi
ognuno, dopo le lezioni di acquarello, olio e prospettiva deciderà
con quale tecnica continuare. Con me farete disegno e acrilici. Il
disegno serve per foto, scultura, progettazione, pittura e per le
mappe mentali. Non bisogna avere paura. Innegabile è il potere
liberatorio e catartico del disegno. Tutto nasce dalla ideazione di
una corrente di pittura contemporanea, l'"effettismo" ad opera di
mio Padre, Franco Fragale, che ha consentito a me ed un ristretto
gruppo di sodali di apprendere la tecnica antica e moderna e di
avere il coraggio di sperimentare al fine di impattare con l'osservatore suscitando con empatia stupore emotivo. In questo corso
cercheremo tutti insieme di lasciare a ruota libera l'emisfero destro del cervello anche tramite l'ausilio della musica e della poesia
nella speranza di creare veri pittori "effettisti" in grado di suscitare
le emozioni più profonde. In bocca al lupo a tutti quelli che vorranno partecipare.
Francesca Romana Fragale
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Cannes Festival
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Francesca GRAZIANO
della DANZA
Una magnifica edizione piena di sorprese
I
l Festival della Danza di Cannes fondato nel 1984 e poi divenuto Biennale
è, accanto al Festival del Cinema, fra le grandi manifestazioni della città.
Danzare dunque per entrare nel ritmo della vita, perché la danza è rappresentazione drammatica, spettacolo ed opera d’arte che dà forma e sostanza ai vissuti più profondi, è sacrificio e atto magico e per questa via
partecipazione stessa al divino che pure abita l’umanità: Brigitte Lefèvre,
nuova direttrice artistica del Festival e celebre nome della danza francese,
ha più volte ricordato negli incontri, che numerosi hanno punteggiato la
manifestazione di Cannes, il valore, i significati e le finalità simboliche della
danza nel suo porsi sulla linea ideale di incontro fra tradizione e innovazione. Donna di potere, (è stata per lunghi anni direttrice della danza all’Opéra National de Paris e prima delegata alla danza del ministero della
Cultura francese), ha proposto al pubblico un viaggio poetico ed estetico
sulle tendenze della danza di oggi. Il Festival ha reso omaggio a Rosella Hightower, prima partner di Rudolf Nureiev in terra di Francia e al Centro internazionale di danza da lei fondato e aperto nel ’61, restaurato, ampliato
e riaperto in occasione della manifestazione cannoise. Il Centro, che con
la sua lunga attività pedagogica amplifica e magnifica la danza, è oggi nelle
solide mani della direttrice artistica Paola Cantalupo che porta avanti un
discorso di formazione fra i migliori di Francia. Ampio spazio è stato infatti
dedicato ad ateliers di danza, master class, incontri con i coreografi e colloqui in partenariato con l’Università di Nizza Sophia Antipolis e il Centro
nazionale della danza. Quest’anno in particolare la Croisette è stata invasa
da un sempre più numeroso pubblico di appassionati, molti i giovani attirati
dalle grandi star della danza e dalla diversità degli spettacoli allestiti al ritmo
di due, tre al giorno nei teatri della città. Fra i tempi forti della manifestazione, per la prima volta in Francia la Compagnia nazionale di danza di
Corea ha portato sul palcoscenico del Grand Auditorium Vortex, un balletto nato dall’incontro tra il coreografo finlandese Tero Saarinen e i danzatori coreani, un turbine di movimenti e vibrazioni capaci di fondere,
sublimandoli, due universi molto differenti.
La bella avventura di Hela Fattoumi ed Eric Lamoureux si basa sulla coreografia di Wawes in cui i corpi si muovono come onde seguendo la musica
di Peter von Poel, incontro tra la danza contemporanea e il post rock svedese. Palimpseste di Michele Noiret e Dentro di Catherine Diverrès esplorano
la memoria del corpo: le due interpreti, Majella Stockausen e Suzanne Stephens (Palimpseste) si sono divise la scena del Teatro La Licorne con Harris
Gkekas ed Emilio Urbina (Dentro). E un omaggio all’oscurità ha innalzato
Christian Rizzo, singolare artista a capo della CCN di Montepellier con Ad
Noctum, universo sonoro in referenza ai Notturni di Chopin. Una carrellata
sulla danza contemporanea europea ha proposto Eric Oberdoff con il programma Plateforme Studiotrade, pezzi coreografici che riflettono la ricchezza
e la diversità della danza della scena europea indipendente. Passioni, colpi
di fulmine, gelosie, frustrazioni, amori non corrisposti, duelli e morte: la coreografa brasiliana Deborah Colker e la sua Compagnia provano ad evocare l’anima slava in Tatyana, libera interpretazione del celebre romanzo
di Puskin Eugenio Onieghin incentrata sul dramma della protagonista Tatiana. La rilettura di Deborah Colker è improntata a una grande libertà coreografica, abile sintesi tra danza classica ed audaci performances
virtuosistiche su musiche di Rachmaninov, Ciaikovski, Stravinsky, Prokofiev.
Meraviglie, sortilegi e incanti di una Belle che si apre alla femminilità e alla
vita: Kader Belarbi a capo dal 2012 del Ballet du Capitol di Tolosa, ha invertito il titolo del racconto di Madame LePrince de Beaumont nel suo
nuovo balletto La Bete et la Belle. Percorso iniziatico e metamorfosi di
una Belle che da un idealizzato mondo infantile approda e scopre l’amore,
il desiderio, la sessualità, la Bete et la Belle, creato per Les Grands Balletts
canadiens, è stato interamente rivisitato dal coreografo che per il Ballet du
Capitol ha creato fra l’altro A nos Amours, Etranges voisins, Bach suite III…
35 ballerini di 12 nazionalità differenti danno vita ad un mondo visionario,
onirico, dove animalità e umanità si intrecciano e si fondono nelle oscure
regioni dell’inconscio. Le scene e costumi si devono alla fervida fantasia
di Valérie Berman: fra cigni, gru, giraffe, cobra, cani, aristocratici la scenografa
ha creato uno strano, ambiguo universo alla Hieronymus Bosch.
Musiche di L.C. Daquin, F.J. Haydn, G. Ligeti, M. Ravel.
Energia, dinamismo, passione abitano la Compagnia Grenade di Josette
Baiz: in Guest II il gruppo di Aix-en-Provence incontra i grandi coreografi
di oggi con un interessante viaggio attraverso la recente storia della danza:
estratti da Desert d’amour di Dominique Bagouet su una sinfonia salisburghese di Mozart, da Entity del coreografo britannico Wayne Mc Gregor,
l’Evocation di Damien Jalet, Brilliant Corners e Uprising dei coreografi
israeliani Emanuel Gat e Hofesh Shechter dalle possenti percussioni ritmiche. Rimarchevole e tenero l’ omaggio alla grande Trisha Brown coreografato da Josette Baiz per un gruppo di giovanissimi danzatori …
Dbddbb la nuova creazione di Daniel Linehan per la Compagnia Hiatus è
una suggestiva (e deliziosa) indagine sulla marcia: cinque danzatori ballano
e recitano poesie sonore che ricordano il Lautgedicht (poesia fonetica) di
H. Ball, suoni e fonemi in libertà tipici dell’onomatopeia futurista o lo zaum
dell’avanguardia russa, riecheggiano il paroliberismo marinettiano, ma seguendo lo stesso ritmo e cadenza. Esplorando qui la marcia intesa come
“un modo di misurare il tempo con il corpo”, Daniel Linehan si serve della
voce per ingenerare un ibrido movimento-suono dove i danzatori si inventano nuovi linguaggi, anarchie verbali, nonsense, vibrazioni inattese, coordinazioni dinamiche compositive in cui si può aprire, forse, un qualche
spazio per l’individuo. Lo sguardo dada-futurista, ludico e dissacrante del
coreografo attivo a New York e a Bruxelles prima di stabilirsi come artista
residente all’Opéra di Lille ricerca interazioni tra la danza e frantumi di
nuovi codici artistici.
Il Ballet de l’Opéra di Lione diretto dal coreografo di origine ateniese Yorgos Loukos, a capo del Festival di danza di Cannes per 16 anni, ha dedicato una serata a Jiri Kylian, Bella Figura, Heart’s Labyrinth, 27’52’, opere
emblematiche del celebre coreografo di Praga danzate da una Compagnia
fra le più importanti d’Europa. In Bella figura il gioco scenografico del sipario
disegna quadri di rara bellezza, di assoluta perfezione “Qual è veramente
la differenza fra ciò che chiamiamo arte e l’artificio, fra la realtà e l’immaginario? Si chiede Jiri Kylian a proposito di Bella Figura - Io ricerco il momento
in cui il sogno si introduce nella nostra vita oppure dove la vita entra nei nostri
sogni”. Lo sguardo dell’artista si posa sugli interpreti che seminudi volteggiano in scena con una fluidità quasi irreale.
Barocca, surrealista, sorprendente, la coreografia si accorda a meraviglia
con le musiche di Pergolesi,Vivaldi, Benedetto Marcello,Torelli, Foss. Sublime
e struggente la partitura di Heart’s Labyrinth scritta per Karen Tims, ballerina del Nederlands Dans Theater di cui Kylian è stato direttore artistico.
Vuoto, sentimenti ed emozioni dinanzi alla morte sono resi con straordinaria fluidità ed esattezza di gesti: rappresentazione visiva di un’esperienza
che lo ha profondamente segnato, il suicidio di Karen, la coreografia sui
labirinti del cuore è stato il primo passo per l’elaborazione psichica del
lutto e l’accettazione di una fine assurda.
Un dichiarato sentimento del tempo è invece alla base di 27’52’’coreografia
creata nel 2002 in occasione dei 25 anni del Nederlands Dans Theater.
Che cos’è il tempo? “Se nessuno me lo chiede lo so, se voglio spiegarlo a
chi me lo chiede non lo so più” rispondeva Sant’Agostino già 15 secoli fa.
Tempo ciclico o escatologico, tempo vissuto, amore e malinconia dove il
tempo viene solo subito, tempo dell’Io e tempo del mondo, la velocità,
l’invecchiamento o soltanto “l’istante dello sguardo, il tempo per comprendere, il tempo per concludere” (Lacan): nella dinamica gestuale di 27’52” il
tempo diviene per noi spettatori appassionati una confortante esperienza
della memoria sottolineata con rara eleganza di stile dalle musiche del
compositore tedesco Dirk Haubrich che qui rende omaggio alla Sinfonia
n.10 di Gustav Mahler.
Les Nuits barbares ou Les premieres matins du monde di Hervé Koubi è una
pièce ispirata ai popoli del mare, affascinante ipotesi sulla storia dell’umanità
e le origini mediterranee della civiltà, mito condiviso ed affrescato da Jean
Cocteau nella sala degli Sposi di Mentone.
Il compito di chiudere questa magnifica edizione dei 20 anni è toccato alla
Compagnia nazionale di danza di Spagna guidata dall’ex etoile dell’Opéra
di Parigi José Carlos Martinez: che ha presentato Carmen coreografata
dallo svedese Johan Inger su musiche di Radion Shchedrin e Georges Bizet.
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AIAM
il notiziario dell’
n.82 gennaio-marzo 2016
Japonisme:
Roberta Iolanda LANZI
a contemporary perspective.
Il caso di Julian Opie
A
bstract - The definition of Japonisme raises many
doubts which still remain without satisfactory an-
swers. Taking into account the case of Julian Opie in
the context of Japonisme can offer the opportunity for
a freshdiscourse about the phenomenon itself.
Il termine japonisme sta ad indicare l’influenza giapponese
nell’arte occidentale che si osserva dalla seconda metà
dell’800 fino agli inizi del 900. Tale definizione lascia irrisolte
molte perplessità circa l’applicazione di tale terminologia: si
parla di giapponismo riferendosi a molteplici aspetti, spesso in
contrasto tra di loro. Ma un altro fattore può essere messo in
discussione – quello temporale, che considera il fenomeno
concluso – se si guarda ad alcune opere di Julian Opie. Artista
britannico di fama internazionale, Opie parte dalla lezione minimalista e pop per poi superarla in una poetica personalissima, che combina il personale con l’impersonale, il reale con
l’illusorio, nonché l’uso di nuove tecnologie con elementi appartenenti alla tradizione giapponese dell’ukiyo-e, e in particolare alle stampe di maestri come Utamaro e Hiroshige.
Nei suoi ritratti – eseguiti tramite una manipolazione digitale
di fotografie scattate in studio – si riscontra la stessa abilità di
Utamaro nel rendere l’individualità dei caratteri, sebbene basati
su dei “tipi” sociali: ogni persona, per quanto schematizzata, è
ancora riconoscibile da alcuni dettagli, come il modo in cui i
capelli cascano sulle spalle o l’arco delle sopracciglia. Inoltre, è
possibile tracciare molte corrispondenze tra le pose delle belle
donne raffigurate dai due artisti: ne è un esempio Hijiri with
silk scarf (2005), dove la protagonista sostiene una stoffa velata
di fronte al volto in una posizione che ricorda quella della
donna del primo pannello a sinistra nel trittico Lavoro di sartoria (1794 circa) di Utamaro.
Invece, da una serie paesaggistica dal titolo Eight
views of Japan (2007), frutto di un’esperienza di viaggio
dell’artista in Giappone, spicca un richiamo alle stampe di
Hiroshige. Oltre ai soggetti e al formato verticale, il taglio
di figure in primissimo piano e le gradazioni di colore giustapposte (spesso in qualità di riflessi sull’acqua) che accompagnano dolcemente lo sguardo verso lo sfondo, sono di
chiara ispirazione giapponese. Dello stesso stampo sembrano le più recenti serie (entrambe del 2014) Bamboo forest, dove i bamboo si stagliano neri in primo piano
lasciando intravedere sottili spiragli di bianco, e Boats, barche disegnate da diverse angolature – non a caso frequente
oggetto di rappresentazione anche tra gli impressionisti. è
dunque possibile pensare alle opere di Opie in rapporto al
giapponismo e viceversa? Sulla base delle definizioni convenzionali probabilmente no.Tuttavia, le sue opere costituiscono la prova della necessità di riformulare i criteri del
japonisme in chiave contemporanea, in modo da volgere la
ricerca ad altre esperienze artistiche che ancora si ispirano
a modelli giapponesi, sia antichi che moderni.
Utagawa Hiroshige, Iris a Horikiri, 1856 –1859
da Cento vedute celebri di Edo. Stampa policroma. Collection du
Musée national des arts asiatiques Guimet Oeuvre. Source: L'exposition Samouraï (Château des Ducs de Bretagne, Nantes)
Julian Opie, View of Nambu Bridge from Route 52, 2007
Computer film, doppio schermo LCD. The National Museum of
Mdern Art,Tokyo.
ImageLicense: <a href="https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/">(license)</a>
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il notiziario dell’
n.82 gennaio-marzo 2016
LES MOULINS DI RENOIR
Al volgere del XIX secolo, la collina di Montmartre manteneva ancora un aspetto poco urbanizzato, caratterizzato da casette rurali separate da stradine in terra battuta, da cui Vincent Van Gogh
trasse più volte ispirazione al suo arrivo a Parigi. L’apertura del Moulin
Rouge, nel 1889, costituì lo spartiacque tra la Montmartre bohémien
e la Montmartre dell’intrattenimento borghese; cantiere della nuova
industria del divertimento, le sue pale rosse rimandavano ai trascorsi
rurali della collina e, in particolare, a uno dei luoghi di ritrovo ivi più
noti: il Moulin de la Galette, osteria popolare ove si ballava il sabato,
la domenica e il lunedì, e si beveva alla mescita il vino popolare prodotto dalle uve coltivate sulle colline appena fuori dall’amministrazione cittadina. Il Ballo al Moulin de la Galette, che Pierre-Auguste
Renoir dipinse nel 1876, sembra fermare – come in un fotogramma
– un momento di spensieratezza e divertimento, nel quale un ambiente semplice, privo di lusso fa da cornice a coppie di avventori
che danzano tra la luce del giorno e l’ombra degli alberi, mentre in
primo piano alcuni giovani siedono in conversazione intorno a un
tavolo senza tovaglia, sul quale sono poggiati bottiglie e bicchieri. Le
rapide pennellate di Renoir riempiono la tela di colori saturi, tipici
della tecnica impressionistica: la luce bluastra che pervade la scena si
anima di punti di luce, raggi solari che trapassano le fronde degli alberi
e risaltano volti e superfici. La sproporzione fra le figure dei ballerini
in primo piano e quelle retrostanti denota un volontario discostarsi
dalle regole della prospettiva, lasciando emergere la volontà dell’artista di raffigurare la profondità dello spazio come viene percepita
dall'occhio, senza ancorarla ad alcuna razionalità geometrica. L’immediatezza della scena, colta dal vivo, risalta nelle differenti posture in
cui sono raffigurate le coppie di ballerini; la folla in movimento, che
trascorre qualche ora di riposo a ballare, chiacchierare, bere e fumare, lascia trasparire il carattere gioioso del momento, colto da Re-
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Emiliano LOCURATOLO
noir come un frammento di vita nella periferia, ancora rurale, di una
Parigi in pieno fermento urbanistico. Nel Ballo al Moulin de la Galette, Renoir sembra puntare al confronto con Musica alle Tuileries
(1862), ove Manet, alternando pieni e vuoti, aveva messo in scena la
Parigi contemporanea come fosse un fregio antico e trasformato
la folla in puro ritmo. L’opera di Renoir ne riprende le caratteristiche,
ma si trasforma in moto pulsante, che accende i corpi a ritmo alternato di luci e ombre, ove
la prospettiva lascia spazio
alla continuità spaziale.
Nell’aria di festa c’è la vivacità e lo spirito di mutamento che pervadeva
Parigi negli anni della ricostruzione: una città in
moto perenne, ove la
notte è finalmente illuminata dalle luci a gas e le
differenti classi sociali si
mescolano avvicendanBallo moulin de la Galette dosi nei grandi boulevard.
Pierre-Auguste Renoir
Tutto ciò sembra evocare
quanto scritto da Edmond Duranty: “Ho visto commedie di gesti e
di volti che erano davvero da dipingere. Ho visto un gran movimento
di gruppi costituito dai rapporti tra le persone, quando si incontrano
sui diversi terreni della vita. Le differenze ne vestiario avevano una
parte di rilievo e corrispondevano alle variazioni della fisionomia,
dell’andatura, dei sentimenti e dei gesti.Tutto mi sembrava predisposto, come se il mondo fosse fatto unicamente per la gioia dei pittori,
la gioia degli occhi.
LUNGO LA STRADA DI BALTHUS
Antonella ROMANO
esprime attraverso la luce lattiginosa dei nudi di giovinette adoIn questi mesi Roma accoglie nel suo grembo due importanti molescenti, le lineeprospettiche degli edifici e delle strade, il colore
stre di un artista curioso e scandaloso, che porta porta nei suoi
tenue dei suoi paesaggi. Il mondo si rivela all’artista come un
dipinti il segno indelebile dell’eternità: Balthus. Divertente,libidigrande teatro in cui si consuma la quotidianità della vita. Come
noso e atemporale, l’artista provvede a rappresentare come un
marionette, i personaggi de La Strada ocregista a teatro, il dramma dello straniacupano tutto lo spazio della scena, profonmento dell’uomo, mettendo in scena, in
damente distanti tra loro, e dallo
una ricerca della forma fino alla più alta
spettatore. Tutto è fermo, in attesa: la rasintesi, delle creature perdute e perdenti.
gazza vestita di nero che incrocia un bamNelle sue opere, l’artista distorce la pobino con le sembianze di un Pinocchio,
stura delle spalle e delle braccia delle
la madre con un bambino-fantoccio, il pagiovanissime modelle, accentuandone il
nettiere che porta la sua croce di legno, la
candore delle carni e le forme acerbe.
bambina con il suo gioco solitario. Solo in
L’opera di Balthus, nell’ossessione corpoun secondo momento lo sguardo dello
rale ed erotica che intreccia lecito ed ilspettatore si posa su due corpi uniti dalla
lecito, non condensa solo un’epoca
violenza e dalla brutalità del desiderio che
chespinge a galla il rimosso, ma resta a
il forte impone al debole; ma la drammasegnalare una temperatura che sale ogni
La strada
ticità di quell’aggressione, ibernata nella
qualvolta l’individuo si senta minacciato
Balthus (Balthazar Klossowski) de Rola 1933-1935
staticità forzata delle pose e delle espresnella sua integrità, rendendo lo spettasioni, lascia lo spettatore spiazzato nella sua impotenza. La strada
tore complice insospettabile del crimine più efferato: il furto delè gremita, non uno spazio è lasciato libero dal passaggio delle perl’innocenza. Partendo da un profondo studio delle opere di Piero
sone; eppure è il silenzio a calpestare realmente quel luogo. Mai
della Francesca, Balthus fa sua l’armonia, la proporzione e la misura
la solitudine ha avuto tanta compagnia. Fin dai suoi esordi, setipiche dello spirito artistico del Quattrocento italiano. Nato a Pacondo il critico Vittorio Sgarbi, Balthus mostra di avere le carte in
rigi, dopo un lungo periodo trascorso nei freddi ed eleganti paeregola, in quanto “perfettamente contemporaneo pur essendo
saggi svizzeri, a partire dal 1961, l’artista si trasferisce a Roma per
antimoderno”. Con lucidità spietata e conturbante cinismo, l’artidirigere l'Accademia di Francia a villa Medici, ove resterà per molti
sta ritrae un’immagine mentale forte di una umanità costretta
anni. Ricercatore instancabile di una nuova gestualità, Balthus
dalle strutture e sovrastrutture sociali. Il volto della marginalità paruba l’innocenza dalle pose intime ed eccentriche dei bambini
gliaccesca dell'essere umano viene esibito da Balthus con la quieta
e cattura i gesti dell’anima colpendola alle spalle. In La Strada
attitudine di chi sa ben manovrare gli strumenti del proprio teatro.
(1933) si riconoscono i segni di Cézanne e Seurat, i colori e le
É nell’opera La Strada che l’artista porta ai nostri occhi la violenza
forme di Piero della Francesca, con il risultato di un’immagine indell’esistenza umana liberandoci dall’ipocrisia di un’ignoranza contrisa di elaborato classicismo e assoluta modernità. Quella di Balsapevole e, per questo, colpevole...
thus è un’esaltazione morbosa e dotta della storia dell’arte che si
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il notiziario dell’
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n.82 gennaio-marzo 2016
WORKSHOP DI "STREET PHOTOGRAPHY"A PADOVA
12/13/14 febbraio 2016
Presso il Centro Universitario diVia Zabarella 82
Il corso è aperto a tutti sia principianti che esperti e con qualsiasi apparecchio fotografico
è un corso intensivo nel quale vengono suggeriti, attraverso la storia della Street Photography
e la conoscenza dei grandi fotografi che l'hanno fatta, nuovi stimoli. Pone l'attenzione a quello
che si fotografa imparando a essere più selettivi, si avrà modo di individuare più chiaramente
il proprio percorso fotografico, per chi è alla ricerca di uno stile personale in fotografia.
Questo corso vi farà appassionare ancora di più a questa bellissima arte quale è la Fotografia
www.mignon.it
https://www.facebook.com/MignonStreetPhotography?ref=hl
http://mignonphotos.blogspot.it/
RITAGLIARE E SPEDIRE ALLA DIREZIONE A.I.A.m. via Giulio Sacchetti,10 - 00167 Roma (Aurelio)
--------------------------------------------------------------------SITUAZIONE PATRImONIALE dell’A.I.A.m. al 30 giugno 2015
ATTIVITA’
A) ENTRATE ORDINARIE
13.404,00
RISERVE DI CASSA (anno precedente)
21.0259,13
TOTALE VOCE A
34.429,13
B) DISPONIBILITÀ
SCORTE deposito Poste It
1.394,29
deposito aurei
20.000,00
TOTALE VOCE B
21.394,39
C) IMMOBILIZZAZIONI D’ESERCIZIO
Attrezzature Mostre
12.000,00
Apparecchiature Telematiche
10.000,00
Mobili e macchine ufficio
11.305,00
TOTALE VOCE C
33.305,00
D) IMMOBILIZZAZIONI FISSE
Opere d’arte ( 516)
Biblioteca (vol. 1225)
TOTALE VOCE D
TOTALE DI BILANCIO (A+B+C+D)
ENTRATE
USCITE
4.200,00
450,00
600,00
4.000,00
100,00
600,00
258.000,00
6.250,00
264.250,00
353.378,42
canone di locazione segreteria
energia elettrica (ACEA)
telefono
rimborsi forfetari diritti di segreteria
4.000,00
manutenzione estintori
materiali di consumo
cancelleria e inchiostri per due stampanti 700,00
spese postali e circolari ai soci
servizi informativi internet
servizi assistenza alla programmazione
servizi assistenza alle apparecchiature
Imposta rimozione rifiuti (AMA)
23.920,52
23.920,52
B GESTIONE EDITORIALE (ROC)
Il Notiziario dell’A.I.A.M. (2 n.x3.500 copie) 3.700,00
200,00
4.800,00
12.000,00
10.000,00
11.305,00
33.305,00
C ATTIVITÀ ARTISTICHE
XXXVII Edizione Trofeo Medusa Aurea 7.000,00
2.500,00
PASSIVITÀ
A/1 USCITE ORDINARIE
TOTALE VOCE A
B/1Poste Rettificative Dell’attivo
Fondo AMM/TO Attrezzature Mostre
Fondo AMM/TO Apparecchiature Telematiche
Fondo AMM/TO Attrezzature ufficio
TOTALE VOCE B/1
C) FONDO DI DOTAZIONE
Opere D’arte
Biblioteca
Riserve
TOTALE VOCE C/1
D) CONTI D’ORDINE
Depositi aurei
Deposito poste italiane
Partita di giro
TOTALE VOCE D/1
TOTALE DI BILANCIO A/1-B/1/C/1 D/1
BILANCIO PREVENTIVO DELL’ A.I.A.m
2014/2015
258.000,00
6.250,00
10.144,33
274.394,93
A GESTIONE UFFICIO CENTRALE
800,00
450.00
500,00
500,00
250,00
D ORGANIZZAZIONE SOCIALE
Quote annuali dei soci
15.000,00
Perdite per mancato incasso
Contributi di iscrizione dei soci nuovi 1.400,00
Spese non previste
10.000,00
31.500,00
31.100,00
TOTALE DI BILANCIO (A+B+C+D)
700,00
20.000,00
1.394,29
498,53
21.892,90
353.378,42
Approvo il conto economico chiuso il 30/06/2014 dell’A.I.A.m. relativo all’anno accademico 2015/2016 ed il bilancio preventivo 2014/2015
Data
Firma del Socio
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III PREMIO XXXIX EDIZIONE “MEDUSA AUREA”
ARTI FIGURATIVE
Daniel ROUCOUX "Tableau T 91" "Havane1"
huil sux toile cm 25X35
Maurizio RINAUDO
Gianni MUNTONI “Villagrande: sguardi del passato”
acrilico / tela cm 50x70
Franco AURIZI
tecnica mista
Carmela CALMIERA “Irrefrenabile sentimento”
TM / tela cm 100x120
Alessandra de LEONI “Annamaria”
cm 100x100
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Luca CELANO