2 Luigi Ripani - Il laboratorio del venerdì

Transcript

2 Luigi Ripani - Il laboratorio del venerdì
IL GRAN RIFIUTO
ELOGIO DELLA MERDA
Di Luigi RIPANI
Da “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera :
“……Soltanto nel 1980 abbiamo potuto sapere dal “Sunday Times” come morì il figlio di Stalin,
Jakov . Catturato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, fu internato in un campo di
prigionia insieme ad un gruppo di ufficiali inglesi. Avevano in comune le latrine. Il figlio di Stalin
le lasciava sempre sporche. Agli inglesi non piaceva vedere le loro latrine sporche di merda, anche
se si trattava della merda del figlio dell’uomo più potente della terra. Glielo rimproverarono. Lui si
offese. Glielo rimproverarono di nuovo più volte e lo obbligarono a pulirle. Lui si arrabbiò, inizio
una lite, venne alle mani. Alla fine chiese di essere ascoltato dal comandante del campo. Voleva che
fosse lui a fare da arbitro. Ma l’arrogante tedesco si rifiutò di parlare di merda. Il figlio di Stalin non
poté sopportare l’umiliazione. Urlando al cielo terribili ingiurie russe, si lanciò contro il filo spinato
percorso dalla corrente elettrica che cingeva il campo di prigionia. Vi cadde sopra. Il suo corpo, che
non avrebbe più sporcato le latrine degli inglesi, vi rimase appeso. ……”
Poi l’autore continua con alcune note biografiche su Jakov, sul suo esser contemporaneamente il
figlio di Dio (Stalin) e angelo caduto (la madre era stata fatta fucilare dallo stesso Stalin) e termina
il capitolo con queste riflessioni:
“…….se il figlio di Dio può essere giudicato per della merda, l’esistenza umana perde le sue
dimensioni e diventa insostenibilmente leggera. ……… Ma morire per della merda non vuol dire
morire senza un senso . I tedeschi che sacrificarono la loro vita per estendere più a oriente i
territori del Reich, i russi che morirono perché la potenza del loro paese arrivasse più a occidente,
loro si che morirono per qualcosa di stupido e la loro morte è priva di senso e di validità generale.
La morte del figlio di Stalin, invece, fu, nella generale stupidità della guerra, la sola morte
metafisica.”
Quando lessi questo brano, un po’ di anni fa, mi colpì sia per l’argomento : La merda come ragione
di morte, sia per l’uso della parola “merda” : una parolaccia. Mi ritrovai a riflettere su cosa sia una
parolaccia. Prima di tutto che cos’è una parola? Noi formuliamo un’idea, il nostro cervello la
trasforma in impulso nervoso che mette in movimento i nostri organi di fonazione (laringe-bocca,
laddove la parola sia orale) che trasformano quell’impulso in onde sonore; queste incidendo con il
timpano esterno dell’ascoltatore vengono trasformate in impulso nervoso che riforma nel cervello
dell’ascoltatore l’idea dell’oratore. Allora dovremo parlare di ideacce, non di parolacce poiché la
parola è solo un mezzo di trasmissione del pensiero. Perché merda è una parolaccia se molti suoi
sinonimi vengono utilizzati correntemente specie nel linguaggio medico? Anzi la funzione
escretoria viene messa da Maslow, nella sua celebre piramide, alla base delle funzioni essenziali e
trova posto vicino al nutrirsi, al respirare, al sesso…. Non ci scandalizziamo se sentiamo parlare di
feci , anzi per il medico sono oggetto di indagine quantitativa organolettica e batteriologica. Eppure
è sempre merda! Nelle cartelle infermieristiche raggiunge dei livelli di quasi poesia, per descrivere
l’avvenuta defecazione di un paziente si scrive alvo positivo, che evoca in quella parola alvo il lento
scorrere di un fiume, la vita che scorre regolare nel corpo. Eppure vi garantisco che è sempre merda
ciò di cui stiamo parlando. Forse, ho pensato, che a differenza dei suoi sinonimi la parola merda
evoca sensazioni olfattive, per cui oltre ad immaginarcela ne percepiamo anche l’odore. Perché
merda è una parolaccia e feci no?
L’importanza di questa funzione vitale è percepita in modo particolare da chi come me fa
l’infermiere, in medicina le cause principali di morte nell’anziano sono stigmatizzate dalle 3C :
cuore ,cadute e cacarella.
1
Nella mia esperienza professionale ho osservato che è nel paziente psichiatrico che raggiunge un
importanza ossessiva. Il paziente psichiatrico, sofferente di qualsivoglia turbe psichica, sindrome
paranoide o quant’altro, reputa fondamentale la sua regolarità intestinale sia da un punto di vista
temporale che da un punto di vista quali-quantitativo. Il defecare è un rito che scandisce il tempo,
che gli da sicurezza. Ogni alterazione si trasforma in una tragedia. Visto che secondo me i sani non
esistono, vorrei proporvi il seguente brano.
Dal libro : “Malattia e destino” di Thorwald Dethlefsen e Rudiger Dahlke:
“…E’ nell’intestino tenue che avviene la vera e propria digestione del cibo attraverso la sua
scissione nelle singole componenti (analisi) e l’assimilazione. Sorprendente è l’analogia esteriore
tra l’intestino tenue e il cervello. Entrambi hanno tra l’altro compiti e funzioni analoghi : il cervello
digerisce le impressioni sul piano non materiale, l’intestino tenue digerisce le impressioni materiali.
I disturbi all’intestino tenue dovrebbero portare a chiedersi se non si analizza per caso troppo,
perché la caratteristica della funzione dell’intestino tenue è appunto l’analisi, la scissione, il
dettaglio. Le persone che presentano disturbi all’intestino tenue tendono in genere ad una eccessiva
analisi e critica, hanno qualcosa da eccepire in ogni occasione e circostanza. L’intestino tenue è
anche un ottimo indicatore delle paure esistenziali. Nell’intestino tenue il cibo viene valutato,
”sfruttato”. Dietro all’eccessiva tendenza a valutare e considerare, si cela sempre la paura
dell’esistenza, la paura di no riuscire a prendere a sufficienza e quindi di morire di fame. Molto più
di rado i problemi al tenue significano il contrario, cioè troppo poca capacità di critica.
Uno dei sintomi più frequenti dell’intestino tenue è la diarrea. In termini popolari si usa dire :
farsela addosso dalla paura. La diarrea indica sempre una problematica legata all’ansia e alla
paura. Quando si ha paura non si ha il tempo di confrontarsi analiticamente con le impressioni. Ci si
libera delle impressioni senza digerirle. Non resta più niente in sospeso. Ci si ritira in un posticino
solitario e silenzioso, dove si può lasciare che le cose seguano il loro corso. Così facendo si
perdono liquidi e ogni liquido è simbolo di quella flessibilità che sarebbe necessaria per dilatare
l’angusto confine dell’io e superare così le proprie paure. Abbiamo già accennato al fatto che la
paura è sempre collegata alla strettezza e alla ritenzione. La terapia della paura è sempre questa :
rilassarsi e stendersi, diventare flessibili e lasciare che le cose vadano come devono andare. La
terapia della diarrea si limita in genere a far si che al malato vengano prescritte grandi quantità di
liquidi. In questo modo egli riceve simbolicamente quella flessibilità di cui ha bisogno per ampliare
i propri orizzonti limitati che gli fanno paura. La diarrea, sia essa cronica che acuta, ci insegna
sempre che abbiamo paura e vogliamo trattenere con troppa forza quello che abbiamo : ci insegna a
rilassarci
e
ad
accettare.
Nell’intestino crasso la digestione vera e propria è già finita. Qui al residuo indigeribile del cibo
viene semplicemente sottratta acqua. Il disturbo più frequente che avviene in questa zona è la
stitichezza. Fin dai tempi di Freud la psicoanalisi interpreta l’evacuazione come l’atto di dare di
donare. Che gli escrementi abbiano a che fare col denaro è un fatto noto ed espresso anche nelle
fiabe : per esempio in quella dell’asino che invece di escrementi fa talleri d’oro. Secondo un detto
popolare, mettere inavvertitamente un piede su escrementi di cane significa prospettiva di denari
inattesi. Questi brevi cenni dovrebbero bastare per far capire il rapporto simbolico tra escrementi e
denaro, e quindi tra evacuazione e donazione. La stitichezza e espressione di non voler dare, del
voler trattenere e riguarda sempre l’avarizia. La stitichezza al giorno d’oggi è un sintomo molto
frequente di cui soffre la maggior parte delle persone. Mostra chiaramente un attaccamento troppo
forte alle cose materiali e l’incapacità di donare su questo piano.
L’intestino crasso presenta
però un altro significato simbolico. Come l’intestino tenue corrisponde al pensiero consapevole,
analitico, così l’intestino crasso corrisponde all’inconscio, in senso letterale al “mondo inferiore”.
L’inconscio, visto in termini mitologici, è il regno dei morti. L’intestino crasso è anch’esso un
mondo dei morti, perché li si trovano le sostanza che non è stato possibile trasformare in vita, è il
luogo in cui può avvenire la putrefazione, che è un processo di morte. Se l’intestino crasso
simboleggia l’inconscio, il lato notturno del corpo, gli escrementi corrispondono ai contenuti
dell’inconscio. In questo modo riconosciamo subito un altro significato della stitichezza : è la paura
2
di far venire alla luce i propri inconsci. E’ il tentativo di conservare dentro di se i contenuti inconsci
repressi. Le impressioni psicologiche vengono immagazzinate e in questo modo non si riesce a
prenderne le distanze. Per questo motivo è di grande vantaggio per la psicoterapia se per prima
cosa viene risolta la stitichezza del paziente, così che per analogia possono venire alla luce i
contenuti inconsci. La stitichezza ci mostra che abbiamo difficoltà nel dare e nel donare, che
vogliamo trattenere sia le cose materiali che i contenuti inconsci. ………..”
Già è indubbio che aprirsi agli altri ci faccia stare bene e essere generosi oltre che gratificarci ci
aiuta a guardarci dentro guardando gli altri. Nel brano precedente l’autore fa riferimento al mondo
delle fiabe, vorrei proporvene una dove la merda è scollegata dal concetto del denaro.
“ In un freddo giorno d’inverno un uccellino caduto a terra stava morendo di freddo. Passò di li una
mucca che vedendolo gli si avvicinò e gli cagò sopra. Ricoperto dagli escrementi caldi della mucca
l’uccellino cominciò a rianimarsi. In quel mentre si avvicinò un gatto , che visto l’uccellino, lo tirò
fuori dalla cacca e con le sue zampette lo ripulì per bene. Finito di pulirlo se lo mangiò! Morale
della favola : non tutti quelli che ti gettano addosso della merda lo fanno per il tuo male. Non tutti
quelli che ti tirano fuori dalla merda lo fanno per il tuo bene!”.
La merda può essere educativa, ma soprattutto la merda crea ilarità nell’aspetto giocoso della vita.
Chi di voi da bambino non ha recitato la filastrocca:
“Sotto il ponte di Baracca
c’è Mimi che fa la cacca
la fa dura, dura, dura
il
dottore la misura
la misura è trenta e tre
uno due e tre “.
Senza poi citare le innumerevoli barzellette di cui è soggetto. Forse per la sensazione di liberazione
che prova il corpo costipato dopo l’evacuazione, o di dolore finito dopo l’ultima scarica di diarrea
quando l’onda peristaltica abbandona il nostro organismo e si infrange sul pavimento del water. In
quel momento noi siamo felici, liberi, gioiosi, allegri. Leggeri nell’anima di quella leggerezza bene
immortalata da quel patrimonio dell’umanità che è Roberto Benigni:
INNO DEL CORPO SCIOLTO -Roberto BENIGNIE' questo è l'inno-o
del corpo sciolto
lo può cantare solo chi caca di molto
se vi stupite
la reazione è strana
perché cacare soprattutto è cosa umana.
Noi ci si svegliamo e dalla mattina
il corpo sogna sulla latrina
le membra posano
in mezzo all'orto
è questo l'inno, l'inno sì del corpo sciolto.
C'han detto vili
brutti e schifosi
ma son soltanto degli stitici gelosi
ma il corpo è lieto
lo sguardo è puro
noi siamo quelli che han cacato di sicuro.
Pulirsi il culo dà gioie infinite
con foglie di zucca di bietola o di vite
quindi cacate
perch'è dimostrato
ci si pulisce il culo dopo aver cacato.
3
Evviva i cessi
sian benedetti
evviva i bagni, le toilettes e gabinetti
evviva i campi
da concimare
viva la merda
e chi ha voglia di cacare.
Il bello nostro è che ci si incazza parecchio
e ci si calma solo dopo averne fatta un secchio
la vogl'arreggere
per una stagione
e colla merda poi far la rivoluzione !
Pieni di merda andremo a lavorare
e tutt'a un tratto si fa quello che ci pare
e a chi ci dice, dice
te fa' questo o quello
noi gli cachiam addosso e lo riempiam fino al cervello
Non sono mai stato cosi' giocondo.
Viva la merda che ricopre tutto il mondo:
e' un mondo libero, un mondo squacchera,
perche' spillacchera di qua e di la'.
Cacone, merdone, stronzone, puzzone:
la merda che mi scappa si sparga su di te.
Che ci piaccia o no la merda e quel tratto con cui termina e contemporaneamente si riapre
l’eterno anello della vita, essa è formata da ciò che il corpo ha rifiutato della propria ingordigia e da
ciò che è stato e si è rinnovato. E’ allo stesso tempo morte e substrato per nuova vita. Concludo
citando il grande poeta Fabrizio de André che nella sua “Via del campo” così recita :
“….dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior.”
BIBLIOGRAFIA
• “L’insostenibile leggerezza dell’essere” – Milan KUNDERA .1984 • “MALATTIA E DESTINO il valore e il messaggio della malattia” – Thorwald DETHLEFSEN.1986 ED. Mediterraneee. …a proposito del legame dell’argomento con lo Humor : 4
5