QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”... di Pierino Vago_
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QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”... di Pierino Vago_
“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana. Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”… NEWSLETTER di OTTOBRE 2012 – Diffusione gratuita ► QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”... di Pierino Vago_ I sussidiari scolastici di geografia continuano a trattare la nostra regione come “terra marginale”. Liquidata come “montuosa, agricola, flagellata dall’emigrazione”. E non mancano errori clamorosi… La descrizione del Molise nei libri scolastici di geografia non è cambiata negli ultimi decenni. La ventesima regione viene eternamente bollata come “terra montuosa, agricola e flagellata dall’emigrazione”. E fin qui ci può anche stare. Il vero problema è che in aggiunta a ciò viene indicato poco o nulla, radicando quel problema di visibilità del Molise persino nelle nuove generazioni. Non solo: al Molise si dedicano meno pagine rispetto ad altre regioni (è sufficiente il numero dei residenti per giustificare tale scelta?), talvolta viene ancora accorpato all’Abruzzo e non mancano errori clamorosi nella sua descrizione. Tutto ciò trova conferma, ad esempio, nel librosussidiario “Nel giardino dei saperi” di Valentini, Falcone, Gabellini, Masi, edito da Giunti di Firenze, testo ministeriale per la scuola primaria. Con rammarico rileviamo evidenti lacune, se non proprio errori . Innanzitutto alla regione sono dedicate soltanto due pagine rispetto alle quattro offerte a tutte le altre regioni (ad eccezione della Valle d'Aosta, che ne ha due). Scelta dettata certamente dalle dimensioni della regione e dal numero di abitanti ma che conflige con la “pari dignità” assicurata alle regioni italiane anche a livello normativo. Pertanto il Molise - sempre insieme alla Valle d'Aosta - è l'unica a non avere la rubrica “Adesso sei”, che si sofferma su una località del territorio regionale (ad esempio Cerveteri per il Lazio o Pompei per la Campania): del Molise si sarebbero potute evidenziare importanti realtà archeologiche per lo più sconosciute ai ragazzi italiani, come Sepino, Pietrabbondante o Larino. Poi, nel dettaglio: si parla di una derivazione del nome dal latino “mola” (indicato come “mulino”, ma sarebbe stato meglio “macina”). E’ noto come la maggior parte delle fonti, specie quelle più recenti, indichino l'origine del nome nei marchesi De Moulins o De Molisio, famiglia originaria della località francese di Moulins La Marche. Altre fonti si collegano a denominazioni sannite. Ed ancora nel libro della Giunti si parla di “antiche mura” che circonderebbero Agnone. A noi non risulta un’Agnone come Sabbioneta. Viceversa avrebbero potuto far riferimento ai resti di mura ciclopiche in località San Lorenzo. Si legge altro. Cioè che siano molto importanti per l’economia della regione “merletti, coltelli, legno intagliato e campane”. Una panzana colossale: ma quale percentuale di Pil possono generare i merletti di Isernia (che ormai non fa quasi più nessuno), i coltelli di Frosolone, il legno intagliato (quasi del tutto sparito) o le sole campane Marinelli di Agnone? Siamo quasi al ridicolo. Nessun accenno, invece, alle importanti presenze preistoriche (l'Homo Aeserniensis, accampamento di 730mila anni fa presso Isernia) o archeologiche, alle origini sannite (!), alla presenza della più importante rete di “tratturi” e all'ultima tradizione di transumanza a piedi, tanto per citare qualcosa di suggestivo. Silenzio anche sui tartufi: eppure il Molise ha il primato europeo per la raccolta di tartufo bianco. Le nostre osservazioni non sono dettate da mero e sterile campanilismo, ma soltanto dal desiderio che perlomeno i tanti giovani figli o nipoti di molisani non abbiano nozioni completamente distorte sulle proprie origini. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 IN PRIMO PIANO ►POLITICA / RIAFFIORA LA PROPOSTA “MOLISANNIO” di FC_ Con i timori conseguenti alla spending review, il Molise, con i suoi 320mila residenti, rischia di essere cancellato anche come regione. Gli sprechi della politica locale stanno facendo il resto. Da più parti, allora, si rilancia la proposta del “Molisannio”. Ad iniziare da Benevento… La proposta ha almeno quarant’anni anni. Se ne discusse in maniera più approfondita in occasione del lontano “Anno dei Sanniti”, fine anni Ottanta. Il 22 settembre 1993 il Consiglio provinciale di Benevento votò a favore dell'aggregazione al Molise. Le ragioni più serie, ovviamente, traggono origini dalla storia del territorio strettamente legata a quel popolo sannita le cui testimonianze non mancano in una vasta area che oltrepassa il Molise. Tuttavia, a onor del vero, non mancano sospetti di personalismi o di “conti della serva”. Nel 1990 la nostra associazione “Forche Caudine” dedicò alla proposta una pubblicazione monografica dai contenuti prettamente storici e culturali, com’è nostro costume. Del resto, sin dal nome, la nostra associazione ha voluto richiamare l’unità dell’identità e del popolo sannita, presente sin dalla denominazione di numerosi paesi tanto del Molise quanto della provincia di Benevento. Insomma, l’unione potrebbe fare la forza: la nuova regione “Molisannio” (o “Sannio”, ancor meglio) potrebbe contare già su 600mila residenti, sommando l’attuale Molise (320mila) agli abitanti della provincia di Benevento (290mila). A ciò si potrebbero aggiungere altri territori limitrofi al Molise (province di Foggia e di Caserta), che già in passato hanno auspicato il passaggio alla più piccola regione del Mezzogiorno. Si tratta di una proposta, che ovviamente incontra posizioni favorevoli e contrarie. Ma certo, visti i tempi, l’idea non può essere più letta come un semplice capriccio culturale, bensì un’esigenza anche politica e soprattutto economica. Le cronache di questi giorni continuano a registrare iniziative a sostegno della proposta. Il comitato “Salviamo il Sannio”, ad esempio, ha consegnato nella mani del presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, le firme dei cittadini per il referendum di distacco di Benevento dalla Regione Campania e l'adesione al Molise. La delegazione, composta dal portavoce Antonio Verga e dai rappresentanti Luigi Bocchino e Pietro Di Lorenzo, è stata ricevuta dalla dirigente Irma Di Donato ed è stata accolta dal presidente Cimitile il quale, “in un momento tanto delicato per la sopravvivenza della Provincia sannita”, ha ringraziato “per il lavoro di sensibilizzazione svolto dal Comitato Salviamo il Sannio”. “I tantissimi cittadini del Sannio sono stanchi del 'Napolicentrismo' che in 42 anni ha mortificato ed offeso la provincia di Benevento ridotta alla stregua della 'Cenerentola della Campania' – spiegano i rappresentanti del comitato. “Con la sottoscrizione della petizione per il referendum - continua il comitato - i sanniti hanno, di fatto, già effettuato la loro scelta: dare l'avvio alla nuova Regione degli Appennini, che vede insieme, nel recupero di identità, storia e cultura, il Sannio con il Molise e l'Alta Daunia. Il Consiglio provinciale di Benevento non potrà negare ai cittadini sanniti di esprimersi con il referendum, al pari di quanto già avvenuto nella province di Piacenza, Terni e Vicenza, essendo lo stesso il principale strumento di democrazia e partecipazione, che, se approvato, potrà avviare una concreta e diversa prospettiva di sviluppo per le future generazioni e determinare di fatto una nuova fase storica di riscatto dei territori interni”. In effetti la questione dei confini in Italia è materia ricca di dinamismi per un Paese dove i campanili continuano ad avere un ruolo primario. Il Molise, è noto, è frutto dei movimenti per l’autonomia della regione, già presenti nel dopoguerra. Nel 1963 ottennero il distacco dall’Abruzzo. Negli anni Sessanta iniziative simili si registrarono da parte di paesi che dal Veneto volevano passare al Friuli-Venezia Giulia., mentre Cortina da sempre rivendica il passaggio al Trentino-Alto Adige. Un po’ in tutto il Nord sono presenti comitati che rivendicano il passaggio del proprio paese ad altra regione per ragioni storiche. Anche il vicino Abruzzo è agognato da diversi comuni, come Cittaducale (ceduto nel 1927 alla provincia di Rieti). Analoga la situazione di Amatrice e Accumoli (provincia di Rieti). Il Molise, in queste vicende, fa la parte del leone. Alcuni cittadini dell’Alto Molise auspicano l’aggregazione dei propri paesi all’Abruzzo (è il caso di Agnone), altri l’istituzione di una provincia che riunisca l’area del Sangro, Oltre al citato “Molisannio” o “Sannio”, c’è anche la proposta della “Moldaunia” che unirebbe Molise e provincia di Foggia. ►SEGUE A PAG. 3 FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 2 ►SEGUE DA PAG. 2 C’è poi la questione delle isole Tremiti, geograficamente più molisane che pugliesi. C’è poi il progetto della Fondazione Agnelli sulle macro-regioni, sostenuto dall'ex sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso, di unire le regioni Marche, Abruzzo e Molise costituendo la cosiddetta “Marca Adriatica” con tre milioni di abitanti. La scorsa estate anche l’europarlamentare Clemente Mastella ha riaffermato il suo appoggio al “Molisannio”. In vacanza a Termoli, ha auspicato che la cittadina adriatica molisana possa diventare “lo sbocco del Molisannio sul mare e una provincia di questa macroregione”. Sulla seconda locuzione, in epoca di taglio delle province, ci sarebbe da discutere… Benevento/ TOGO BOZZI, IL TEORICO DEL MOLISANNIO La necessità di ricostituire l’antico Sannio ha trovato, sulla sponda beneventana, soprattutto un illustre avvocato, giornalista e scrittore: Togo Bozzi, nato a Cervinara (Avellino) il 27 luglio 1905 e scomparso a 84 anni il 28 giugno 1989 nella sua casa di Benevento. Figlio di un avvocato comunista, gli toccò un nome acattolico (quello di un ammiraglio giapponese). Fu lui a proporre per primo, attraverso le colonne del quotidiano “Roma”, l’idea del “Molisannio”, che per affinità storiche, economiche e culturali, avrebbe dovuto accorpare alcune aree interne della Campania e del Molise, ricostituendo i confini dell'antico Sannio. Idea che presentò ufficialmente nel 1945, quando venne nominato da Pietro Nenni membro della Commissione sugli studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato, ma senza risultati. Negli anni Settanta fu a capo di un “Comitato per il Molisannio”, anche questa volta senza risultati concreti se non l’appoggio di Clemente Mastella. Togo Bozzi fu autore di vari saggi tra cui “Le Oasi Sannite”, “Benevento”, “Il vestibolo dell'eterno”, “Tormento di meridionalista” e “Tempo perduto”. Foggia/ I SOSTENITORI DEL PROGETTO MOLDAUNIA Si tratta di un progetto di autonomia che risale alla fase costituente (1946) della Repubblica, quando numerosi foggiani intravidero la necessità di un’amministrazione autonoma della Daunia rispetto alle altre etnie pugliesi. Così reclamarono il diritto all’autonomia regionale da sola o in aggregazione al Molise, in virtù soprattutto della transumanza. Per informazioni: Movimento Popolare Progetto “Moldaunia”, via Gramsci, 143, 71122 Foggia, [email protected], tel. 339-7244001. Agnone/ I “NOSTALGICI” DELL’ABRUZZO Vent’anni fa diversi giornali, tra cui “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica”, ospitarono il grido d’allarme dell’agnonese Enzo Delli Quadri, direttore dell’Ufficio rapporti societari dell’Enea sul “rischio desertificazione” del cosiddetto Sannio.Caraceno, causa l’emigrazione e un indice di natalità allo 0,04%, cioè un bambino ogni venticinque donne. E’ il territorio dell’antichissima diocesi di Trivento, all’incrocio tra l’alto Molise, l’alto Sangro, l’alto Vastese e la valle del Trigno (da Agnone e Capracotta a Pietrabbondante e Trivento). Abitanti, allora, 50mila in tutto. Oggi ancora meno. Un secolo fa erano 110mila: oggi, tenendo conto della crescita della popolazione italiana, avrebbero dovuto raggiungere quota 600mila. Invece si sono dimezzati e invecchiati, con l’età media più alta del 10% rispetto al resto d’Italia. L’analisi di Delli Quadri: “Non esiste una struttura economica e produttiva. L’87% del reddito è costituito dalla finanza pubblica: amministrazione statale, pensioni, sussidi, commesse. Si costruisce una strada, un ponte. Ma niente fabbriche, L'agricoltura è scomparsa, la terra è avara. Quindi non rimane nessuno. Nel giro di un paio di generazioni, mettiamo trenta o quarant’anni – affermava il dirigente nel 1992 - i lupi potrebbero tornare padroni del territorio. I paesi si trasformeranno in agglomerati di seconde case per i romani ricchi, sempre che i servizi essenziali continuino a funzionare”. E i nativi? Sconsolata la reazione di Delli Quadri: “Si stanno lasciando andare all’inedia. Si sentono abbandonati, lontani, inutili”. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 3 ►L’ARTICOLO DEL MESE / EDITORIA IN MOLISE di Giovanna Ruggiero_ La nostra redazione ha giudicato particolarmente interessante il seguente articolo tra quelli pubblicati sugli organi d’informazione molisani a settembre. Il quarto potere. Viene definita in questo modo la capacità dei mass media di influenzare le opinioni e le scelte dell’elettorato. Un potere che si affianca ai tre fondamentali (legislativo, giudiziario, esecutivo) propri dello Stato. Assodato questo concreto concetto, l’onestà intellettuale ci spinge anche a spiegare ai lettori, da sempre poco propensi ad appassionarsi ai problemi che ruotano intorno al mondo dell’editoria (che sia essa di carta stampata, televisiva, radiofonica o on-line), che la libertà di informazione è comunque soggetta a delle regole dettate per lo più da leggi di mercato e da linee editoriali collegate a loro volta a rapporti prettamente politici. Questo, sia ben chiaro, non significa stampa venduta al politico di turno. Ma il caso scoppiato in Emilia-Romagna, su interviste a pagamento da parte dei politici, apre un dibattito fiume anche in Molise. “La prassi scoperta a Nord, qui in Molise è consuetudine antica - tuona il presidente del sindacato di categoria, Assostampa, Giuseppe Di Pietro. E tutti i torti non li ha. Anche se, bisognerebbe spiegare, che questo atteggiamento non è, come dire, illegale. Ma per correttezza, sempre nei confronti dei lettori, basterebbe indicare una dicitura in cui si specifica “pagina a pagamento” per il partito o il politico di turno. La stampa, di qualunque tipologia e forma, vive di pubblicità che si traduce in moneta sonante per pagare i lavoratori. Ciò di cui nessuno parla, invece, sono i problemi legati al mondo dell’editoria, ossia a quei lavoratori che, se va bene, possono tranquillamente definirsi precari a vita. E lo spunto per parlarne viene da due iniziative: la prima è quella lanciata dal consigliere nazionale dell’Ordine Vincenzo Cimino che, con la sua idea di un gesto plateale (come incatenarsi davanti a qualche istituzione) insieme alle vicende emiliane, pare aver dato uno scossone anche al sindacato per tuonare su un degrado del mondo lavorativo che stavolta non porta il nome di un’azienda quale Zuccherificio, Solagrital, Ittierre, ma di varie imprese ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Di certo per i lavoratori: i giornalisti. I dati descritti da Giuseppe Di Pietro, da cui si escludono ovviamente i dipendenti Rai, parlano di “70% di lavoro nero” a cui vanno aggiunti giornalisti sottopagati che non scendono mai in piazza a manifestare la loro protesta ma si occupano di ascoltare quelle di altrettanti lavoratori che vivono le loro stesse condizioni. Eppure la politica è intervenuta, in questi anni, nell’editoria come negli altri settori. In che modo? Attraverso, ovviamente, l’erogazione di fondi pubblici con la legge sull’editoria definita da Di Pietro giornalista “una legge vergogna che ha distribuito in tre anni circa un milione di euro a pochissimi quotidiani e periodici individuati in base a parametri che privilegiano pochi e penalizzano tanti”. Così, mentre la politica mette in atto pacchetti anticrisi per risollevare le aziende, nessuno parla di una eventuale modifica della legge in vigore che possa prevedere uno start up per nuove imprese con un rodaggio svincolato dal tempo dei tre anni che lega indissolubilmente i nuovi all’«arrangiatevi». A questo si aggiunge la mancanza assoluta di tutela dei lavoratori. I soldi vanno agli editori che non sono vincolati, per legge, a contrattualizzare i propri collaboratori né a dichiarare all’inizio l’utilizzo che ne faranno di quei fondi pubblici. Ma c’è un dato di cui nessuno parla: l’unico modo per avere la più ampia libertà di informazione dipende dai cittadini. E purtroppo il Molise non brilla certo di amanti della lettura di giornali. Persino gli addetti ai lavori, ossia i politici, sono soliti prediligere le immagini televisive, evitano, nella maggior parte dei casi, di acquistare giornali sfogliando le testate locali nella rassegna stampa delle istituzioni di turno persino dopo un’intervista dedicata agli addetti ai lavori. Quasi gradissero, per essere spinti a cacciare un euro per una qualsivoglia testata locale, ad essere costantemente attaccati o “denigrati”. Ma forse si fa più scena a girare per il corso di Campobasso esibendo Repubblica, il Corriere o qualche altro quotidiano chic e blasonato della cosiddetta borghesia illuminata. Mentre torna facile comprendere i cittadini, in questo periodo di crisi, sono da condannare senza appello i politici locali che discettano di vicende regionali senza acquisirne conoscenza leggendo chi lo fa quotidianamente con passione, sacrificio, e dovizia di particolari. O si pensa che i giornalisti sono tutti venduti al potere? Non è così. (Pubblicato su “I Fatti del Nuovo Molise”) ►BOX / ASSOSTAMPA: INTERVISTE PAGATE DA ANNI di FC_ “Lo scandalo delle interviste a pagamento scoppiato in Emilia-Romagna fornisce l'occasione per riproporre, ancora una volta, le gravi distorsioni di casa nostra. La prassi scoperta li' in Molise e' consuetudine antica - sottolinea Assostampa Molise che combattiamo in perfetta solitudine. Basta leggere i giornali nei periodi elettorali, pieni di interviste e di redazionali ai candidati; promozioni di discoteche invece sono spacciati in televisione per servizi giornalistici”. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 4 ►COMMENTO / NOI DI “FORCHE CAUDINE”, LIBERI DI… L’articolo di Giovanna Ruggiero sull’editoria in Molise ben fotografa una realtà complessa e variegata costituita da un rilevante – e apparentemente inspiegabile per una regione piccola e con un basso indice di lettura - numero di quotidiani. Un’offerta così articolata trova ragione soprattutto nei contributi economici pubblici, cospicui fondi atti a garantire soprattutto l’esistenza delle testate cartacee. Nei giornali, in genere, è riservato ampio spazio ai numerosi protagonisti della politica locale, alimentando principalmente il cosiddetto “teatrino della politica”, cioè le polemiche di stampo provinciale che affollano la stampa locale non solo in Molise, ma in tutta Italia. In fondo la politica, da noi, è fatta soprattutto così, a metà tra un campionato di calcio (con il suo fascino) e le chiacchiere da “Bar Sport” (con analogo appeal). Numerosi sono anche i giornali molisani on-line. Tra questi non mancano testate ben fatte, che garantiscono un’informazione ottima sia da un punto di vista quantitativo sia qualitativo. Del resto molte inchieste, anche clamorose, sul malcostume hanno avuto origine dalla professionalità di alcuni giornalisti del web. Idem per alcuni blog, dove è possibile leggere notizie e commenti di pregio. Il web, permettendo costi minori rispetto al cartaceo, rende le testate più libere, quindi meno vincolate alla politica e all’affarismo locale. Inoltre la Rete sembra fatta apposta per l’emigrazione, che ha modo di mantenere saldi legami con la madrepatria, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza dalla terra d’origine. Certo, in una regione piccola come il Molise, la politica ha ben colto il peso della comunicazione, specie se associata ai personalismi e all’autoreferenzialità: così le accuse di interviste a pagamento fanno il paio con i contenuti non certo esaltanti di tali interviste, ma anche con lo “spessore” di tanti articoli dedicati agli amministratori locali, infarciti per lo più dell’arte della polemica fine a se stessa. Per quanto ci riguarda, come “Forche Caudine” abbiamo una peculiarità che ci mette un po’ al riparo dagli aspetti più “marcati” di questo fenomeno: siamo principalmente “Romani”, o per nascita o per residenza o per interessi professionali. Seppur sempre fieri delle origini molisane. Questo determina una certa distanza dalla politica molisana, perlomeno da quella regionale (altro conto è quella dei singoli paesi, dove i sindaci – a volte – sono di fatto scelti ed eletti a Roma). A volte la distanza è un bene, in quanto siamo liberi di trascurare gli aspetti più deleteri di quello che essa offre; nel contempo, però, la politica molisana è spesso colpevole di essere lontana da noi, in genere dai tanti corregionali sparsi per l’Italia, specie quando di Pierino Vago_ si tratta di poter cogliere quelle professionalità, quelle competenze, quelle sollecitazioni, quelle conoscenze dei territori che le comunità di molisani ovunque presenti possono garantire. Esempi, in tal senso, riguardano le tante fiere e manifestazioni in cui partecipano espositori molisani. Sarebbe opportuno collegare tali presenze alle comunità romane, che potrebbero fare da volano oltre che rappresentare un importante bacino economico e commerciale per l’affermazione dei prodotti. Ma ciò quasi mai avviene, a differenza di altre regioni. Un caso è dei giorni scorsi. Al Circo Massimo, a Roma, dal 27 al 30 settembre s’è svolto “Cibi d’Italia”, manifestazione standistica della Coldiretti che ha ospitato espositori provenienti da tutte le regioni italiane. Per il Molise c’erano sette stand che rappresentavano numerose aziende del settore agroalimentare. Ovviamente la manifestazione ha raccolto un folto pubblico – del resto avviene sempre così per questo genere di eventi. Però sarebbe stato utile coinvolgere direttamente i molisani a Roma per garantire maggiore enfasi a queste presenze. La mancata “strutturazione” di certi contatti, per lo più estemporanei (con le notizie che giungono sempre all’ultimo minuto) e l’incapacità di fare rete rappresentano atavici problemi sul fronte molisano. La politica e le istituzioni in genere servirebbero proprio a questo: non a soffiare sul fuoco delle polemiche ma a favorire coesione e aggregazione. Ecco perché, in questa Newsletter che, seppur in forme e in modi diversi, da oltre vent’anni raggiunge i molisani a Roma (e non solo), la politica trova poco spazio: perché troverebbe spazio una politica dai nobili scopi identitari e aggregativi e non quella dei personalismi e delle polemiche inutili. Preferiamo, quindi, con assoluta tenacia, promuovere il Molise migliore, quello che in modo spesso solitario e frastagliato offre cultura, pubblicazioni, mostre d’arte, perle musicali, ma anche archeologia, paesaggi incontaminati. E siamo qui per salvaguardare e promuovere tutto ciò. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 5 ►ENERGIA / MOLISE, BASTA EOLICO SELVAGGIO di Gianluigi Ciamarra_ Il Molise produce energia per quattro volte il proprio fabbisogno. C’è solo business dietro a nuove pale. Questione di cui tanto si discute, ma mai abbastanza. Perché i rischi ambientali continuano a sussistere. Il Molise, con 4.400 chilometri quadrati di estensione, rischia un'invasione di 4 mila pale eoliche con una devastazione irreversibile del paesaggio e uno stravolgimento del territorio agricolo. La regione produce energia per quattro volte il proprio fabbisogno annuo ed ha superato da tempo il limite del 20% previsto dai regolamenti comunitari per il 2020. Ha quindi già contribuito al raggiungimento delle quote di produzione da fonti rinnovabili e non può sopportare ulteriori installazioni che con numeri così imponenti trasformano l'habitat umano, paesaggistico e la vivibilità ambientale. Per questa ragione i giovani agricoltori lottano per arare e seminare i terreni senza che ci siano cementificazioni sotterranee, pale alte 150 metri, rumorosità fastidiose e campi elettromagnetici rischiosi. Nonostante la Sentenza di merito del Consiglio di Stato n. 03039 del 23 maggio 2012 avesse fermato l'installazione di pale eoliche in quel territorio, la Regione Molise istruisce un contenzioso innanzi la Presidenza del Consiglio dei ministri per far ribaltare quella pronuncia e consentire di fatto la realizzazione dell'insediamento, senza che si siano sentiti gli Organi dell'Ente, gli agricoltori e le associazioni presenti nel territorio. È sconfortante, amaro e preoccupante constatare che non è stato sufficiente un atteggiamento responsabile del Molise, una disponibilità ad ospitare centinaia di pale eoliche, un buonsenso a farsi carico della lotta all'effetto serra. Non c'è nulla da fare contro potentati che perseguono profitti privati così elevati e a maggior ragione c'è ben poco da fare in una regione debole, confusa e che ha visto abbassarsi l'asticella delle regole, dell'etica, del rispetto del bene comune e della legalità quale valore condiviso. Non per questo rinunceremo a lottare per difendere la terra, l'arte, i crinali, la storia del Sannio ed il paesaggio, e lo faremo motivati dall'insensibilità delle istituzioni, dal silenzio della politica e dall'indifferenza delle amministrazioni locali. Gianluigi Ciamarra, Gabriella Di Rocco, Giovanni Gianfelice Antonio Mastrogiacomo, Vincenzo Picanza, Anna Spina Ed è per le stesse ragioni che le organizzazioni agricole, le forze sociali, le confederazioni, le associazioni culturali, i movimenti ambientalisti e tanti comitati spontanei si sono uniti contro un affare che vale 30 miliardi di euro per i prossimi dieci anni, consapevoli di scontrarsi con interessi fortissimi, indisponibili ad arretrare in nome del paesaggio, dell'agricoltura e dell'ambiente. La vicenda dell'eolico a Santa Croce di Magliano, Colletorto e San Giuliano di Puglia, ha confermato la disparità di mezzi in un confronto impari. ►RIPALIMOSANI / E’ QUI IL PRIMO MEZZO PUBBLICO ELETTRICO di AN_ Il Comune di Ripalimosani, duemila abitanti alle porte di Campobasso, si è dotato di una Peugeot Ion ad energia rinnovabile. Funziona grazie a una colonnina che ne assicura la ricarica senza gravare sull’ambiente. Una scelta innovativa per il Molise e un meritorio esempio di coscienza ambientale che tanti altri Comuni molisani potrebbero seguire. Meglio le auto elettriche delle (troppe) macchinone blu e grigie di molti amministratori locali. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 6 ►ENERGIA / LE BIOMASSE A CAMPOCHIARO: E LE GARANZIE? di FC_ La dinamica associazione “Falco” di Bojano, sempre in prima fila per la tutela socio-ambientale del nostro Molise, venuta a conoscenza della prossima realizzazione da parte della “Civitas srl” di un impianto da biomasse legnose per la produzione di energia elettrica nel territorio di Campochiaro (Campobasso), si è attivata per verificare il rispetto delle normative ambientali nell’interesse della collettività molisana. Ha chiesto di visionare la documentazione presso l'ufficio delle attività produttive della Regione Molise ricevendo copia di alcuni documenti posti al vaglio di tecnici che collaborano con l’associazione. “Siamo consapevoli che l'impiego di biomasse a fini energetici limiti il rilascio di nuova anidride carbonica, principale responsabile dell'effetto serra, ma siamo preoccupati per la genericità di alcuni parametri che potrebbe comportare conseguenze dannose per la nostra regione – ci scrivono dall’associazione. “C’è ovviamente da chiedersi da dove arriverà la materia prima per alimentare questi impianti dato che quella da smaltire nel nostro territorio non sarà sufficiente? Si potrebbe approfondire il concetto stesso di biomasse ed ‘assimilati’ per capire come non sia così remoto il rischio che venga poi bruciato qualcosa di non meglio identificato e che abbia poco o niente a che fare con le vere biomasse. Per come è stato progettato un impianto del genere non crea benessere per la collettività in quanto non crea occupazione e non riduce il costo delle bollette energetiche delle famiglie. Tutti parlano di sviluppo ecosostenibile o green economy ma nel Molise quanti posti di lavoro sono stati creati con la cosiddetta green economy? Le pale eoliche ed i pannelli fotovoltaici sono costruiti fuori regione o anche addirittura all’estero, il territorio molisano è stato invaso da impianti per la produzione di energia a beneficio solo delle lobby del business e di quant'altri vogliono fare denaro facile. Da tempo sosteniamo che nella nostra regione si debba privilegiare il settore agro-alimentare e quello turistico, ma molti politici che a parole sembrano essere sulla nostra lunghezza d’onda svendono poi il territorio per un tozzo di pane sperperando risorse e notevoli opportunità di sviluppo”. Vigileremo. ►SOS / AGRICOLTURA , FIGLIA DI UN DIO MINORE ? di Sergio Vernacchia_ E’ in atto da tempo ed in modo silente un massacro da macelleria sociale. Famiglie contadine sul lastrico. E’ un dramma sociale. Nessuno presta la dovuta attenzione e nulla è stato ancora fatto. Gli agricoltori sono, per caso, figli di un dio minore? Si vuole che gli agricoltori diventino i nuovi proletari? O. peggio, ci sia un disegno, architettato ad arte, per estromettere gli agricoltori dalle loro terre? La stessa Chiesa sta a guardare. Osserva e tace. A nessuno interessa la catastrofe, la criticità evidente agricola regionale o peggio, quello che stanno vivendo centinaia e centinaia di famiglie contadine a causa di questa crisi, con costi produttivi, contributivi e burocratici insostenibili e prezzi praticati sui campi che non raggiungono manco i costi di raccolta? Questa è la presa di coscienza del mondo regionale che conta? Il governo regionale non può e non deve catalizzare o “fossilizzare” i suoi interventi solo sulla Solagrital e lo Zuccherificio del Molise; l’agricoltura è anche altro. Una siccità metereologica che si aggiunge alla “siccità economica”agricola che da tempo imperversa nel settore senza che “qualcuno”, nazionale o regionale, faccia qualcosa per limitarla. L’agricoltore non può pagare anche quando non conviene produrre (e questo da anni), visti i costi-ricavi. Non ha la cassa integrazione. Non può togliere il pane alla propria famiglia per darlo a chi, parlando di tasse obbligate, è già satollo! I temi: - microcredito, nulla di concretizzato. E le aziende agricole regionali “vincolate” dai debiti con le banche sono molte, quelle già messe all’asta al 28 maggio 2012 erano 139. - moratoria sui debiti ed Equitalia. Solo parole per far…nulla. - aiuti de minimis. Domande inoltrate in assessorato all’epoca dell’ex assessore Cavaliere e lasciate nei cassetti senza risposta alcuna. E’ trasparenza istituzionale? - filiera “corta”cerealicola regionale. Tutti ne parlano da anni solo per…dire qualcosa. Null’altro. - energie rinnovabili. C’è l’idea, soprattutto per impianti di produzione da biomasse microalgali, capannoni aziendali fotovoltaici, o solari, atta ad agevolare i monoreddito per l’abbattimento dei costi fissi, obbligatori, aziendali quali contributi previdenziali e dei consorzi di bonifica. - biodiversità. L’Europa protegge e finanzia i “paladini” della biodiversità, della tutela e salvaguardia del territorio. Disattenzione o difficoltà molisana? - consorzi di bonifica. Vista la gravosa situazione in cui versa il mondo agricolo, la regione dovrebbe intervenire con un abbattimento dei contributi consortili in considerazione dei prezzi di vendita delle produzioni in ribasso o peggio, interrate (finocchi) o non raccolte (frutta) ed i costi che lo stesso ente versa nelle casse di “Molise Acque” o che quest’ultima richiede. Sergio Vernacchia – Guglionesi (Campobasso) FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 7 ►AMBIENTE / ORSI “JUNIOR” NEL PARCO di Antonella Cifelli _ Undici cuccioli di orso nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Tre avvistati in provincia d’Isernia. Potrebbero essere undici i nuovi cuccioli di orso marsicano presenti sul territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, la più antica riserva nazionale italiana e ha da poco festeggiato i novant’anni d’età.. Un’ottima notizia per il Parco, che si occupa anche di questa specie a rischio di estinzione, diventata il simbolo dell’ente. Negli ultimi anni, grazie anche all’introduzione del progetto Life Arctos, le prospettive di questo plantigrado sono migliorate notevolmente. Attualmente si stima una quarantina di orsi nell’area del Parco. Il censimento della popolazione effettuato negli scorsi mesi ha segnalato che la cucciolata estiva è composta da otto nuovi piccoli nell’area abruzzese, tutti in buona salute, mentre l’avvistamento di tre orsi “junior” è avvenuto nell’area molisana. Lo scorso anno il censimento aveva incluso soltanto tre cuccioli. La classificazione dei piccoli è particolarmente importante in quanto il tasso di mortalità infantile dell’orso morsicano arriva purtroppo al 50 percento. Mediamente un orso maschio adulto ha un peso che si aggira intorno ai 100- 150 chili (le femmine sono più piccole) ed una lunghezza massima di 150-180 centimetri. Vive 35-40 anni. Il bosco rappresenta il suo habitat più importante e abituale: qui trova rifugio, tranquillità e cibo. L’orso però si adatta a diversi tipi di habitat essendo un animale onnivoro (che si nutre cioè sia di sostanze vegetali, per l’80 per cento, sia animali). La sua alimentazione varia stagionalmente a seconda di ciò che la natura offre: bacche e frutti di bosco, insetti e larve, miele, carcasse di animali. Quando giunge l’autunno e arrivano i primi freddi, con il cibo che comincia a scarseggiare, gli orsi vanno alla ricerca di un rifugio dove trascorrere l'inverno. Qui cadono in una specie di letargo che consente loro di far fronte alle basse temperature e alla mancanza di cibo. Non si tratta di un letargo vero e proprio: a differenza di altre specie, gli orsi mantengono un buon grado di reattività agli stimoli esterni e possono addirittura uscire fuori dalla tana durante le belle giornate invernali. In tale periodo non si alimentano e sopravvivono grazie al grasso accumulato in autunno che funziona sia come riserva energetica sia da isolante. Per quanto riguarda la riproduzione, il periodo degli amori comincia a maggio. Sia i maschi sia le femmine possono accoppiarsi con più individui nella stessa stagione e di conseguenza i piccoli di una stessa cucciolata possono essere di padri diversi. La femmina partorisce da uno a tre cuccioli. ▲ Due esemplari di orso morsicano a Pizzone (Isernia) foto dal sito del Comune ------------------------------------------------------------------------------▼ La montagna di Pizzone (Isernia) foto di Antonio Rossi dal sito del Comune Al momento della nascita i piccoli pesano meno di 500 grammi e dipendono completamente dalla mamma. Grazie al latte materno, particolarmente ricco di grassi, i cuccioli riescono a crescere rapidamente per affrontare lo svezzamento in l'estate. I piccoli rimangono con la madre per oltre un anno. Tra le curiosità, l’orso morsicano ha un udito molto sviluppato ed un olfatto acutissimo che lo aiuta nella ricerca del cibo. A differenza dell'olfatto e dell'udito, la vista è invece piuttosto debole. Il verso dell'orso si chiama ruglio. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 8 ►PAESAGGIO / COSA SUCCEDE A CERCEMAGGIORE ? di Luigi Di Marzo_ A 86 anni il poeta Luigi Di Marzo, già socio di Italia Nostra, continua a portare avanti la sua battaglia: salvaguardare la sua Cercemaggiore dall’assedio di antenne, ripetitori televisivi e altri scempi… “In questo estremo lembo di territorio molisano al confine con la provincia di Benevento, sui declivi d’un monte che culmina con un pianoro dalle primavere sacre, è disseminata Cercemaggiore, ove sono nato 86 anni fa. E su questo pianoro, ove si saliva a respirare l’aria dei suoi mille metri, a scorgere l’Adriatico e un incantevole paesaggio d’incomparabili bellezze che fu ‘eldorado’ delle genti sannite pentrofrentane, si staglia un antico tempio del dio della guerra Marte riconsacrato a Santa Maria dell’Assunta dalla quale poi il monte ha preso il nome. Un capolavoro solenne d’arte romanica assediato e deturpato da una selva di antenne e ripetitori televisivi e cabine d’alimentazione le cui radiazioni elettromagnetiche si vuole continuino a minare la salute degli abitatori provati già da esalazioni tossiche sprigionate dai non lontani pozzi petroliferi di Selvapiana e ancora da pulviscolo siliceo sollevato dalla frantumazione di rocce dell’acropoli del Saraceno, altro monte, orbato anche dei suoi abeti, che fa immediata sella col Santa Maria – così esordisce il poeta Luigi Di Marzo in un suo scritto. E continua: “Uno scempio, dunque, non a caso visitato dall’allora sottosegretario ai Beni Culturali e Ambientali Vittorio Sgarbi, e raffigurato in una foto che compare nel suo libro ‘Un paese sfigurato-Viaggio attraverso gli scempi d’Italia’ edito da Rizzoli il 2003”. Di Marzo spiega: “Ero stato io, invero - associato a Italia Nostra da quando era presidente il senatore Cifarelli del Pri - ad accompagnare Sgarbi a visitare quegli scempi, e quel giorno, forse o senza forse, commisi l’errore di non fargli osservare altra devastazione ambientale con mostruose opere cantierate con benedizione e finanziamento ultramiliardario della Regione Molise (delibera G.R.n.261 del’8/2/1991, risanamento sorgenti di Cercemaggiore) accordato a seguito di richiesta del Comune (Delibera C.C.n. 110 dell’1/9/1989, valorizzazione del patrimonio idro-termale). Incredibile! Non vantando il Comune alcun patrimonio idro-termale, trattavasi di artifizioso raggiro per dirottare in quelle opere cantierate l’acqua del pozzo del mio giardino per far trarre gratuiti illeciti profitti a una società di comodo precostituita. Perché era ed è questa l’acqua riconosciuta dalle proprietà terapeutiche che aveva già interessato lorsignori del Comune in congrega con uno studioso campano d’idrologia medica. Operazione fallita. E infatti, per conseguire l’approvazione indebita, era stato assaltato il giardino con lo sterminio del suo roseto e alberi da frutta, e con un bottino scavato e ricoperto a quota terreno ove derivare l’acqua del pozzo e dirottarla in quelle opere. Operazione ancora senza il consenso del proprietario e possessore epperciò ‘arbitraria’ (sic per il primo giudice civile che ne ordinò la reintegra). Al che fecero seguire decreti di occupazione, progetti e varianti di progetti per opere ‘urgenti indifferibili di pubblica utilità’, un carteggio assunto per far apparire ‘legali’ azioni illegali. E di qui le mie documentate denunzie archiviate puntualmente contro ignoti, la mia estenuante resistenza e minaccia di utilizzare tutta l’acqua del pozzo siccome avevo imparato da una pronunzia della Cassazione (26.2.1952, n.572). Per cui l’acqua è salva e il suo utilizzo continuo a permetterlo all’uso di quanti ritengono poterne trarre giovamento attraverso una fontana fattami costruire attigua al pozzo con ingresso all’abitazione sovrastante qui, alla “Gora dei Mulini” sulla SP Cercemaggiore-Sepino. Restano però, a tutt’oggi, quelle opere e il giardino sommerso da frutici e rovi ove si annidano ratti e serpi per la persistente latitanza dell’ente sub regionale attuatore Erim, oggi Molise Acque; un’interminabile lite civile per risarcimento; incalcolabili danni all’Erario; danni anche biologici ch’io continuo a soffrire con mia moglie 88enne e con l’incubo di poter essere seppelliti sotto le macerie di casa per il maledetto fenomeno di subsidenza provocato dallo scavo nel giardino che raccoglie caduta di acqua. E allora, persistendo un buio pesto sull’annosa vicenda, qualcuno si faccia vivo per far affermare la legge e il diritto. Grazie”. ►LARINO / E LA TERRA CONTINUA A REGALARE STORIA… ▲Larino di AN_ Mentre si discute per la salvaguardia del paesaggio molisano dagli assalti speculativi, il territorio regionale continua ad offrire suggestive vestigia del passato. Quasi a voler ribadire le potenzialità di questo lembo d’Italia. Nei giorni scorsi a Larino, durante uno scavo per il metanodotto in contrada Colle Di Lauro, è spuntata una nuova necropoli di epoca romana. “Ci vorrà ancora tempo prima di poter dare delle notizie certe sulle tombe - ha spiegato la dottoressa Angela Di Niro della Sovrintendenza. L’ispettore onorario ai Beni archeologici di Larino Napoleone Stelluti è drastico: “E’ il momento di prendere coscienza una buona volta della grande importanza che assumono i nostri beni culturali”. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 9 ►CHIAUCI / DIGA, SI UTILIZZERA’ DAL 2014 di Antonio Mancini_ E' stato firmato tra le Regioni Abruzzo e Molise il protocollo d'intesa per il completamento delle opere per la gestione e l’utilizzazione delle acque dell'invaso di Chiauci, in provincia di Isernia. L'intesa, sottoscritta dai due governatori, prevede che il completamento delle opere e la gestione delle stesse sia affidata al Consorzio di Bonifica Sud di Vasto. La risorsa idrica dell'invaso sarà invece suddivisa al 50% tra l'Abruzzo e il Molise attraverso l'uso da parte dei due consorzi (per il Molise il Consorzio di Bonifica di Termoli). Gli enti che gestiranno le acque a scopo potabile o industriale dovranno stipulare un'apposita convenzione con i due Consorzi di bonifica. I costi di gestione delle opere saranno ripartiti a metà tra le due regioni. La firma del protocollo porta alla completa utilizzazione dell'invaso di Chiauci entro il 2014 così come stabilito dai programmi. Sono previsti vantaggi al settore agricolo, a quello industriale e al turismo in quanto si eviterà il ripetersi di problemi legati alla fornitura di acqua potabile nel periodo estivo. Nel 2014 saranno quattordici i milioni di metri cubi dell’invaso. ►LA STORIA / LO SMEMORATO DI TRIVENTO di FC_ S’è parlato molto in regione dell’incredibile storia di Peppino Carosella, 71 anni, di Trivento. Aveva lasciato il Molise decenni fa, recandosi in Sudafrica come molti compaesani. Qui nel 1991 si erano perse le sue tracce. Ha vagato per vent’anni in stato confusionale e senza documenti, finché ha recuperato la memoria vedendo un camion con la scritta “Trivento” sulla fiancata, appartenente ad un compaesano. Grazie ad un amico d’infanzia, Luigi D’Ovidio, molisano e residente come lui a Johannesburg, Carosella aveva ultimato le pratiche burocratiche per fare ritorno a casa e poter rivedere la famiglia (che per anni l’ha creduto morto). Ma è venuto a mancare in un ospedale della capitale sudafricana, proprio alla vigilia del suo ritorno al paese natio. La sua “ricomparsa” era avvenuta il 14 novembre 2011 proprio grazie alla scritta che gli ha fatto tornare in mente il nome del paese d’origine. ►RICCIA / A TUTTA SOSTENIBILITA’ di Antonella Cifelli_ E’ stato approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Riccia (Campobasso) il Piano d’azione per l’energia sostenibile. Secondo quanto riferito dall’amministrazione, “si tratta della prima volta che il Molise presenta un Comune che mette all’opera un tale piano energetico, autoregolamentandosi e con obiettivi ambiziosi”. E’ stato approvato all’unanimità anche un ordine del giorno relativo al regolamento per il servizio di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati. Dopo due anni di indagini nel settore, l’amministrazione di Riccia ha disposto un nuovo sistema di raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta” (domiciliare), congiuntamente con i comuni di Campodipietra, Gildone, Jelsi e San Giovanni in Galdo. I provvedimenti, in linea con la filosofia sostenibile dell’amministrazione locale, porteranno indubbi vantaggi per l’ambiente, per il decoro e per l’igiene urbana, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 0 ►LIBRI 1 / MEMORIE STORICHE DI CHIAUCI di Simonetta D’Onofrio_ Presentato lo scorso agosto nel paese dell’Isernino il volume di Adelaide Trabucco Nel suggestivo centro storico di Chiauci, il 16 agosto 2012, alla presenza del Vescovo della Diocesi di Trivento, S.E. Monsignor Domenico Angelo Scotti, del Vicario generale della Diocesi di Trivento, Monsignor Domenico Antonio Fazioli, del parroco di Pescolanciano e di Chiauci, Don Paolo Pietro Monaco, del Sindaco Egildo Di Pilla, è stato presentato dall'autrice, professoressa Adelaide Trabucco, il volume dal titolo: “Memorie storiche e artistiche di Chiauci e delle sue chiese”. L'incontro moderato dal dott. Silvio Rossi, è stato ripreso dall'emittente “Tele Molise” e si può vedere sul link: http://www.telemolise.com/view.php?idfilmato=3180075 2717082012171349&tipo=tg Chiauci, paese dell'alto Molise, nato come altri limitrofi in un territorio popolato dai Sanniti, con le sue tre chiese è ricco in materia di beni culturali, artistici e religiosi. Il processo storico di Chiauci e del Sannio si può interpretare leggendo attentamente il libro che la professoressa Adelaide Trabucco ha accuratamente documentato. Si capisce come la Chiesa Cattolica sia stata il nucleo della vita cittadina dei paesi italiani, assumendo un ruolo centrale nell'identità del passato dei suoi abitanti. L'importanza dell'intreccio che le Chiese di Chiauci hanno avuto, con il passare del tempo e con il territorio circostante hanno consolidato le condizioni della vita dell'essere umano. La fede di Gesù di Nazaret, la Beata Vergine del Monte Carmelo, la figura di Sant'Antonio di Padova, San Giuseppe, San Giorgio sono solo alcune delle figure religiose fondamentali e vincolanti che emergono dall'approfondimento del volume. Le Chiese rappresentano le fondamenta dell'inizio della comunità chiaucese che aldilà degli elementi sociologici, antropologici, istituzionali e culturali coniano il principio direttivo della religione e della fede nella storia. Il privilegio di aver avuto come fonte informativa l'apertura dell'Archivio religioso locale, che grazie alla Diocesi di Trivento ha reso possibile la ricostruzione delle “Memorie storiche e artistiche di Chiauci e delle sue chiese” ha rappresentato un valore inestimabile per apprezzare l'importanza che i luoghi religiosi hanno avuto nel tempo. ▲ Chiauci (Isernia), foto dal sito del Comune ------------------------------------------------------------------------------Tutto ciò conferma che la storia delle Chiese oltre a rappresentare un valore in ambito teologico, determina l'orientamento radicato dei suoi abitanti. Le parole scritte dal Vescovo di Trivento nell'introduzione del volume: “In un tempo come il nostro, nel quale sempre più forte è l'esigenza di riscoprire e rivalutare la propria identità e l'appartenenza ad una precisa comunità locale, questo testo è un esempio concreto di una testimonianza vera ed autentica di spiritualità attuale e feconda. Ben vengano sussidi come questo per divulgare la nostra antica storia, le vicende passate e la fede che ha alimentato, sostenuto e illuminato la vita quotidiana dei nostri antenati, quelli stessi che ci hanno lasciato esempi così belli di arte e di religiosità.”, ci fanno riflettere come la storia delle Chiese, non ha avuto semplicemente il compito di servire uno scopo evangelico ma ne è stata parte integrante del paese delle Chiavi, come era anticamente chiamata Chiauci. ►LIBRI 2 / PETROCELLI E LE SOCIETA’ OPERAIE di FC_ L'opera raccoglie la storia delle molteplici società che a partire dagli inizi del ventesimo secolo sorsero nello spirito e negli ideali della solidarietà nella regione Molise e che si propagarono poi anche nei luoghi storici dell'emigrazione. I luoghi e i valori universali delle società operaie molisane Petrocelli Edilio Volturnia Transizioni Ean: 9788896092200 Anno: 2012 € 25,00 FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 1 ►LIBRI / “SUK OVEST”, ROMANZO CRIMINALE di Giampiero Castellotti_ Il romanzo di Massimiliano Smeriglio, originario di Termoli, assessore al Lavoro della Provincia di Roma Nihil inultum remanebit. Nulla rimarrà impunito. Il seducente e tragico richiamo del medievale “Dies irae” attribuito a Tommaso da Celano ed esaltato nei Requiem da geni di nome Mozart o Verdi, Berlioz o Donizetti, fa da volano a “Suk Ovest”, il nuovo libro (dopo “Garbatella combat zone”) di Massimiliano Smeriglio, assessore al Lavoro della Provincia di Roma e abile mosaicista di paranoie criminali. Ben incastonate con la realtà dei tempi correnti. Il “romanzo criminale”, firmato dall'assessore vendoliano, è un sofisticato meccanismo ad orologeria in cui si approssimano due distinti piani temporali. Da una parte riprendono vita gli oscuri - ma faticosamente reali - protagonisti dell'ultimo periodo bellico a Roma. In particolare quella famigerata congrega di una settantina di “galantuomini” guidati dall'ex granatiere Pietro Koch. Gente - per capisci abituata a prendere ordini dai vertici romani delle SS, a cominciare dal capitano Schutze e dallo stesso Kappler. O ad imbottire di carne umana le celle di via Tasso, davanti agli sguardi di pietra delle statue di San Giovanni in Laterano. La “banda Koch”, in particolare, si rese protagonista di rastrellamenti che violarono persino il territorio vaticano, grazie anche al monaco Epaminonda Troya, noto come Padre Ildefonso da Arcinazzo Romano, “gola profonda” dei nazifascisti. Cronache inesorabili e drammaticamente reali raccontano che il prelato vallombrosiano si divertiva a suonare canzoni napoletane al piano durante le torture ai partigiani. Uno Smeriglio giustiziere l'ha disseppellito e dato in pasto al romanzo. Poi c'è il piano contemporaneo, dominato dalla Roma odierna. Immancabile Garbatella (e suo hinterland fisico e morale). Ma di pasoliniano è rimasto poco. Domina l'amaro cocktail di cocaina, arti marziali, writers, rapper, hacker, persino poliziotti autoctoni. Condito da note che passano con disinvoltura dal punkrock britannico dei Clash alla progenie di Radio Onda Rossa, Assalti Frontali e Militant A. E poi, per un contrasto sempre più sbiadito, “via Villa Stellata”, associazione mentale destinata a via di Vigna Stellati, la Roma-bene tra Cassia e Flaminia. Crogiolo di politica e trans, faccendieri e accompagnatrici romene, boss e sottosegretari fasciati da Fred Perry o Ben Sherman. Il tutto tenuto insieme dallo spregiudicato business che marchia a fuoco l'evoluzione della degenerazione e della violenza nella Capitale. Una ricerca che diventa fortemente generazionale nel linguaggio romano un po' d'antan, tra le “strappone” cinquantenni e le “stire”, le “schegge” e i “gargarozzoni” fino a “ruspà” e “'ngarellà”. C'è spazio anche per forzature che diventano comico paradosso, come le incursioni in Alto Adige offerte da una ristoratrice con “capelli neri di parruccheria sudtirolese”, o in Messico dove anche i santini rabbrividiscono di fronte alla violenza e persino a Ladispoli o all'Isola Sacra, con l'esibizione di un sosia di Renato Zero aiutato dalla moglie a cambiarsi d'abito per la scena. Il top, però, è offerto dal writer che, forte delle generalità false, lascia il segno sui muri della stanza d'albergo: firma in verde uno straordinario “Pisellik colpisce ancora”. La romanità è servita. Quella immortale. A spalancare una porta su tutto ciò è l'assassinio di un piccolo pregiudicato di periferia entrato in giri più grandi di lui. La vendetta, il “nulla rimarrà impunito” è quasi una sorte predestinata. L'indagine, tra lo scientifico e l'estemporaneo, diventa pura sociologia e rianima una memoria storica “sparsa come concime”. In questa operazione chirurgica, quella in cui l'autore si trova più a suo agio, il diletto è nei dettagli: dall'elenco dei rapper delle origini alle tecniche delle arti marziali, dalle marche di sigarette alla terminologia dei graffitari (“imbianchini corsari”). CHI E’ L’AUTORE ▲ Massimiliano Smeriglio Massimiliano Smeriglio, 46 anni, assessore al Lavoro e alla Formazione della Provincia di Roma, romano della Garbatella, è originario di Termoli (Campobasso). Laureato in storia moderna, docente all’università di Roma Tre, è stato presidente dell’XI Municipio di Roma, parlamentare con Rifondazione comunista (2006-2008) ed oggi è coordinatore nazionale di “Sinistra Ecologia e Libertà”. Ha pubblicato diversi saggi e si dedica da tempo anche alla narrativa. Nel 2010 è uscito “Garbatella combat zone” (Edizioni Voland). “Suk Ovest Banditi a Roma” è il suo secondo romanzo. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 2 ►SETTENOTE / “Il BAR DEI SOGNI” DEI TABULA OSCA di Alex Neumann_ Il nuovo raffinato lavoro della band di Agnone registrato nel prestigioso Studio Emme Recording E' stato registrato a Calenzano (Firenze), nello Studio Emme Recording di Marzio Benelli e Giulio Cercato. Un biglietto da visita di tutto rispetto per uno studio di registrazione di cui si sono avvalsi artisti italiani di primo piano, da Baglioni a Venditti, dall'indimenticabile Mia Martini a Renato Zero. Fino ai Litfiba. E proprio le innovatrici sonorità del gruppo toscano di Piero Pelù possono costituire un riferimento ideale di questo “Bar dei sogni”, il secondo album musicale dei “Tabula Osca”, una delle principali band molisane del genere pop-rock. Reduce dall'ormai lontano successo del primo album intitolato “Inutile come le favole”, autoprodotto nel 2007, la formazione di Agnone raccoglie quanto seminato in questi anni, tra festival, concorsi ed esibizioni nelle piazze coronati sempre da grandi consensi e meritate gratificazioni. Da ricordare, ad esempio, il primo posto al Festival della canzone italiana a cura di Red Ronnie o al secondo posto a “Un disco per l'estate”. E ancora finalisti al Festival di Saint Vincent 2009 e al Bologna Music Festival (su oltre 1.200 partecipanti) con Fio Zanotti e Andrea Mingardi. Ora la scommessa del secondo album, connaturato al bilancio delle esperienze fin qui condotte, alla naturale maturazione, all'ennesimo salto di qualità. Sonorità più robuste e profonde, tematiche che spaziano dalle sfere più intime ai grandi temi sociali, un “packaging” raffinato di grande spessore grazie alle illustrazioni del maestro agnonese Ruggiero di Lollo e alle immagini del fotografo termolese Francesco Mantino. Tra i brani del nuovo album, il passionale “Chimera”, ballata senza tempo che racconta una storia d'amore vissuta in una notte, è stato inserito nella colonna sonora nel film “40percento. Le mani libere del destino” di Riccardo Jacopino (tra l'altro regista del video “Profumo”), promosso dalla cooperativa Arcobaleno (Gruppo Abele di don Ciotti) e presentato allo scorso Salone del libro di Torino. L'amore e la passione sono presenti anche nei brani “Immobile” (sensazioni di due ragazzi al tramonto in riva al mare), “Profumo” (storie parallele vissute con intensità), “Vento contro vetro” (una storia finita male), mentre nel brano “Il fondo del cielo” è l'amicizia a strutturare il senso della vicinanza (“Io sono qui se la luna uccide le tue stelle...”). Andrea Cacciavillani, autore dei testi, si spinge nel sociale con “Monologo”, dove la voglia di cambiare s'intreccia con i messaggi di speranza (“la voglia di cambiare in me stesso si agita come squalo nel sangue...”). L'attuale formazione del gruppo è composta da Gabriele La Gamba (voce), Tonino di Ciocco (chitarra acustica e cori), Raffaele Di Menna (tastiere), Alessandro La Grotteria (batteria), Luca De Laurentiis (chitarra elettrica), Patrick Di Toro (chitarre e cori), Walter Robuffo (basso). “I sogni a volte si avverano, a volte no. In un bar qualunque è nato il nostro sogno, basato su un'amicizia vera, e poi sulla voglia di poter realizzare qualcosa di concreto. E di concreto c'erano le poesie di Andrea e la musica di Tonino.... il cui connubio ha preso forma in questo album, che è parte integrante del Tour 2012 dei Tabula Osca - raccontano i protagonisti. Ed ancora: “E in un bar i ricordi si mischiano, come un cocktail, alle facce. Facce sorridenti, assorte, misteriose. A quei volti conosciuti che ti salutano entrando e a quelli sconosciuti che ti fanno un cenno uscendo come a dirti che ci sarà un altro bar dove rivedersi. In un bar c'è tintinnio di bicchieri, acqua che scorre, frasi che non capisci, silenzio come continuo borbottio di parole. Ci sono i baristi che si muovono con i loro mezzi busti sulle pedane di banconi che sono come scrigni dai quali tirar fuori un desiderio. Ci sono bottiglie che vanitose si specchiano nei vetri mostrando a tutti le loro etichette e i loro colori. Sono sirene che ti chiamano per finire in bicchiere che (in base alle espressioni) è sempre mezzo vuoto, o sempre mezzo pieno In un bar ci sono ritorni di memoria, briciole sul bancone, mosche che ronzano tranquille aspettando il momento giusto per morire affogate in una goccia di rum. Nel bar ci sono echi rispettosi, pensieri shakerati, progetti che rimbalzano sui tavolini come palle magiche. Nel bar c'è la magia dell'ebbrezza e lo sconforto dell'ubriaco. C'è l'apatia dell'astemio e gelati che friggono nella brina. Ci sono dita imbrattate di fumo, tempo perso, cubetti di ghiaccio che si rilassano nei bicchieri tornando ad essere acqua. In un bar c'è anche la musica quella di tutti e quella personale.... quella che lasci dentro e quella che ti riporti dietro con te come un pacchetto di mentine. E poi ci sono i sogni... che nascono da tutto questo. Si uniscono a quei volti, ai ronzii, agli echi, si appoggiano sulle sedie, si specchiano sui banconi attraversano la musica e intanto attendono che voi entriate...”. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 3 ►FOTOCRONACA / IL MOLISE A “MISS ITALIA” di Gabriele Di Nucci_ Undici ragazze pre-finaliste, tre nelle finale di Montecatini. Con presenza gastronomica molisana… Sono state ben undici (nella foto sopra) le pre-finaliste molisane di Miss Italia: Rita Cardinale (18 anni, di Isernia), Annalisa Ciarlante (24 anni, di Isernia), Stefania Dell’Anno (19 anni, di Venafro), Anna Di Risio (18 anni, di Campobasso), Giulia Ferrante (19 anni, di Campobasso), Serena Scapillati (24 anni, di Campobasso), Teresa Buono (23 anni, nata a Ischia), Martina Colarusso (22 anni, nata a Gaeta), Barbara Dascola (19 anni, nata a Roma), Rosaneftaly Casale Nunez Diaz (18 anni, nata a Santo Domingo), Lucie Raggi (18 anni, nata a Roma). Tra queste hanno partecipato alla finale di Montecatini: Annalisa Ciarlante, Martina Colarusso e Anna Di Risio. ▲Gabriele Di Nucci, segretario di “Forche Caudine”, a Montecatini tra alcune concorrenti di Miss Italia, tra cui alcune molisane. ▼ ______________________________________________ IL BUFFET MOLISANO - Francesco Tomasso, di Venafro, è il simpatico responsabile di Miss Italia in Molise. Andrea Nasillo a Montecatini registra le interviste per Termoli Punto Tv. (foto: “Le foto” – Stabbia, ag. Syriostar) In occasione dell’evento, nell’ambito di “Casa Miss Italia”, è stato organizzato un ricco buffet di prodotti molisani, tra cui molti di Venafro (Isernia). In uno schermo è andato in onda un video del territorio molisano con il logo della Regione Molise. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 4 ►FOCUS / ECCO IL “CONCORSONE” A CATTEDRE di MDS_ Sono 11.542 le cattedre disponibili. Il bando pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 25 settembre 2012. Sono stati indetti, su base regionale, concorsi per titoli ed esami finalizzati alla copertura di 11.542 posti e cattedre di personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria, secondaria di I e II grado, nonché di posti di sostegno, risultanti vacanti e disponibili in ciascuna regione negli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015. Ai concorsi sono ammessi a partecipare i candidati in possesso del titolo di abilitazione all'insegnamento nella scuola dell'infanzia o primaria o secondaria di I e II grado, conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda, ivi compresi i titoli di abilitazione conseguiti all'estero purché riconosciuti con apposito decreto del ministero. Sono altresì ammessi a partecipare: a) per i posti della scuola primaria, i candidati in possesso del titolo di studio comunque conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, ovvero al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998; b) per i posti della scuola dell'infanzia, i candidati in possesso del titolo di studio comunque conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, al termine dei corsi triennali e quinquennali sperimentali della scuola magistrale, ovvero dei corsi quadriennale o quinquennale sperimentale dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998. Sono inoltre ammessi a partecipare, per i posti di scuola secondaria di I e II grado: a) i candidati che alla data del 22 giugno 1999 erano già in possesso di un titolo di laurea ovvero di un titolo di diploma conseguito presso le accademie di belle arti e gli istituti superiori per le industrie artistiche, i conservatori e gli istituti musicali pareggiati, gli Isef, che alla stessa data consentivano l'ammissione ai concorsi per titoli ed esami per il reclutamento del personale docente; i candidati che abbiano conseguito i titoli di cui alla precedente lettera a) entro l'anno accademico 20012002, se si tratta di corso di studi quadriennale o inferiore; entro l'anno accademico 2002-2003, se si tratta di corso di studi quinquennale, nonché i candidati che abbiano conseguito i diplomi di cui alla lettera a) entro l'anno in cui si sia concluso il periodo prescritto dal relativo piano di studi a decorrere dall'anno accademico 1998-1999; La domanda di partecipazione al concorso, a pena di esclusione, deve essere presentata in una sola regione. Si può concorrere per uno o più posti ovvero per una o più classi di concorso. In tal caso sono tenuti a presentare, nella regione prescelta, un'unica domanda con l'indicazione dei posti ovvero delle classi di concorso per cui si intende concorrere. La domanda di partecipazione al concorso va fatta esclusivamente on-line. CORSI - Per quanto riguarda i corsi di preparazione, conviene rivolgersi ai principali sindacati del settore. A Milano uno è organizzato dall'associazione di docenti "Laboratorio formazione" (http://lnx.laboratorioformazione.it). A Roma, Napoli e Bari li organizza Edizioni Simone e costano 450 euro per sette lezioni. LIBRI - Utili i testi di preparazione per approfondire le materie scolastiche ma soprattutto, in vista deila prova preselettiva a quiz, per "allenarsi" con i test a risposte multiple. Spesso, infatti, vengono privilegiati coloro che hanno buona praticità con le tecniche di selezione (avendo ad esempio partecipato a più concorsi) rispetto a coloro che hanno buona preparazione settoriali ma non sono pratici di selezioni pubbliche. Tra i libri segnaliamo quelli di Edizioni Simone e di Edises (42 euro) oppure quello di Edizioni Concorsi (15 euro). Per informazioni sui libri: tel. 06-45492186. FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 5 ►GENS / DOV’E’ FINITO IL CONFLITTO D’INTERESSI? di Fabio Scacciavillani_ Sui dirigenti del Pd prevalgono due scuole di pensiero. Una li considera un gruppo autoreferenziale, che ha perso il contatto con la realtà e campa di rendita sul voto di chi, per contrastare (peraltro vanamente) Berlusconi, si tura tutti gli orifizi (e distoglie lo sguardo dalle varie schifezzuole dei vari Penati, Tedesco, Errani, Lusi, Bassolino e compagnia). Si tratta del giudizio brutale, plateale e profetico di Nanni Moretti a Piazza Navona oltre 10 anni fa. Fabio Scacciavillani, nato a Campobasso, noto economista, lavora al fondo sovrano dell’Oman dopo pluriennali esperienze internazionali. E’ tra i fondatori di “Forche Caudine”. Collabora al Fatto Quotidiano. La seconda scuola asserisce che sono in combutta con il Caimano per motivi oscuri o inconfessabili. Infatti lo hanno sostenuto anche quando poteva essere cancellato dalla vita politica (Bicamerale docet). E’ una scuola che ha la sua Accademia nel blog di Beppe Grillo (vedasi alla voce “Pdmeno elle”). Finora è stato arduo verificare quale ipotesi rispecchiasse più fedelmente la realtà, ma l’attuale fase politica ci consente di effettuare un test empirico. Da mesi ci si arrovella sulla riforma elettorale che è giustamente una priorità. Però ad essa va aggiunto un pezzo incommensurabilmente più importante: la legge sul conflitto di interessi e quella per spezzare il duopolio televisivo (che agli effetti pratici configura un monopolio). Però tutto il sinedrio del Pd (inclusi il nuovo ciambellano Vendola e l’aspirante rottamatore Renzi) su questo tema rimane muto. Allora ecco in cosa consiste il test sulla buona fede dei dirigenti Pd. Se continuano ad ignorare il conflitto di interesse a causa della loro dabbenaggine o della loro smemoratezza, allora i militanti e l’opinione pubblica dovrebbero ricordarglielo con determinazione. Se la pressione della società civile, o semplicemente della logica e dell’onestà verso gli elettori, non desse frutti allora verrebbe validata la teoria del “Pdmeno elle”. Conosciamo l’obiezione con cui cripto-berlusconiani cercheranno di allontanare il calice amaro. Diranno che in parlamento non c’è una maggioranza favorevole alla legge. E’ la giustificazione che adottano da quasi venti anni, ma questa volta sarebbe palesemente patetica. Innanzitutto un numero vasto di deputati e senatori eletti nel PdL si sono sganciati e stanno tentando di riciclarsi dove possibile. Sapendo che un atto di fedeltà al vecchio padrone brucerebbe ogni possibilità di sopravvivenza politica, in un voto palese non esiterebbero a infliggere il colpo di stiletto. E poi ci sarebbe la Lega. Finora Maroni e la sua banda mal rappezzata sono riusciti ad imbonire gli ultimi pasdaran di Pontida con la panzana di essersi affrancati dal vassallaggio al Cavaliere e di puntare ai luminosi orizzonti federalisti una volta usciti dall’euro. Se però su una materia così incandescente dimostrassero ancora una volta di essere gli zerbini infangati di Arcore, ogni speranza di recupero elettorale seguirebbe il destino del Trota. Insomma sussistono ottime possibilità di seppellire ogni velleità di revanchismo berlusconiano togliendogli le tre reti televisive (senza contare i supporter ancora annidati in Rai) da cui si appresta a lanciare la controffensiva. Se anche questa volta i maggiorenti del Pd rifiutasser di grippare il motore del consenso berlusconiano, confermerebbero i peggiori sospetti sulle loro relazioni con Arcore o sulla loro ricattabilità. E questo discorso vale anche, anzi a fortiori, per Matteo Renzi, che avrebbe un’occasione aurea per dimostrare di rappresentare sul serio un fenomeno nuovo e al contempo zittire i critici che gli contestano la capatina furtiva nel tempio del Bunga Bunga. La Newsletter di Forche Caudine raggiunge 4.823 persone (30% Roma, 30% Molise, 20% resto d’Italia, 20% estero). Per segnalazioni e cancellazioni, anche in riferimento alla legge sulla privacy: [email protected]. ► WWW.FORCHECAUDINE.IT – [email protected] ◄ Presidente Giampiero Castellotti – Vicepresidente Donato Iannone – Segretario Gabriele Di Nucci Inviateci altri indirizzi mail di molisani interessati a ricevere la nostra Newsletter ! FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 6