QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”... di Pierino Vago_

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QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”... di Pierino Vago_
“Forche Caudine” dal 1989 è il punto di riferimento dei Romani d’origine molisana.
Apartitici, trasversali, miriamo ad aggregare e a far emergere “il Molise migliore”…
NEWSLETTER di OTTOBRE 2012 – Diffusione gratuita
► QUEL MOLISE “DISEDUCATIVO”...
di Pierino Vago_
I sussidiari scolastici di geografia continuano a trattare la nostra regione come “terra marginale”.
Liquidata come “montuosa, agricola, flagellata dall’emigrazione”. E non mancano errori clamorosi…
La descrizione del Molise nei libri scolastici di
geografia non è cambiata negli ultimi decenni. La
ventesima regione viene eternamente bollata come
“terra
montuosa,
agricola
e
flagellata
dall’emigrazione”. E fin qui ci può anche stare. Il vero
problema è che in aggiunta a ciò viene indicato poco o
nulla, radicando quel problema di visibilità del Molise
persino nelle nuove generazioni. Non solo: al Molise si
dedicano meno pagine rispetto ad altre regioni (è
sufficiente il numero dei residenti per giustificare tale
scelta?), talvolta viene ancora accorpato all’Abruzzo e
non mancano errori clamorosi nella sua descrizione.
Tutto ciò trova conferma, ad esempio, nel librosussidiario “Nel giardino dei saperi” di Valentini,
Falcone, Gabellini, Masi, edito da Giunti di Firenze,
testo ministeriale per la scuola primaria.
Con rammarico rileviamo evidenti lacune, se non
proprio errori .
Innanzitutto alla regione sono dedicate soltanto due
pagine rispetto alle quattro offerte a tutte le altre
regioni (ad eccezione della Valle d'Aosta, che ne ha
due). Scelta dettata certamente dalle dimensioni della
regione e dal numero di abitanti ma che conflige con
la “pari dignità” assicurata alle regioni italiane anche a
livello normativo. Pertanto il Molise - sempre insieme
alla Valle d'Aosta - è l'unica a non avere la rubrica
“Adesso sei”, che si sofferma su una località del
territorio regionale (ad esempio Cerveteri per il Lazio
o Pompei per la Campania): del Molise si sarebbero
potute evidenziare importanti realtà archeologiche
per lo più sconosciute ai ragazzi italiani, come Sepino,
Pietrabbondante o Larino.
Poi, nel dettaglio: si parla di una derivazione del nome
dal latino “mola” (indicato come “mulino”, ma
sarebbe stato meglio “macina”). E’ noto come la
maggior parte delle fonti, specie quelle più recenti,
indichino l'origine del nome nei marchesi De Moulins
o De Molisio, famiglia originaria della località francese
di Moulins La Marche. Altre fonti si collegano a
denominazioni sannite.
Ed ancora nel libro della Giunti si parla di “antiche
mura” che circonderebbero Agnone. A noi non risulta
un’Agnone come Sabbioneta.
Viceversa avrebbero potuto far riferimento ai resti di mura
ciclopiche in località San Lorenzo.
Si legge altro. Cioè che siano molto importanti per
l’economia della regione “merletti, coltelli, legno
intagliato e campane”. Una panzana colossale: ma quale
percentuale di Pil possono generare i merletti di Isernia
(che ormai non fa quasi più nessuno), i coltelli di
Frosolone, il legno intagliato (quasi del tutto sparito) o le
sole campane Marinelli di Agnone? Siamo quasi al ridicolo.
Nessun accenno, invece, alle importanti presenze
preistoriche (l'Homo Aeserniensis, accampamento di
730mila anni fa presso Isernia) o archeologiche, alle origini
sannite (!), alla presenza della più importante rete di
“tratturi” e all'ultima tradizione di transumanza a piedi,
tanto per citare qualcosa di suggestivo. Silenzio anche sui
tartufi: eppure il Molise ha il primato europeo per la
raccolta di tartufo bianco.
Le nostre osservazioni non sono dettate da mero e sterile
campanilismo, ma soltanto dal desiderio che perlomeno i
tanti giovani figli o nipoti di molisani non abbiano nozioni
completamente distorte sulle proprie origini.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1
IN PRIMO PIANO
►POLITICA / RIAFFIORA LA PROPOSTA “MOLISANNIO”
di FC_
Con i timori conseguenti alla spending review, il Molise, con i suoi 320mila residenti, rischia di
essere cancellato anche come regione. Gli sprechi della politica locale stanno facendo il resto.
Da più parti, allora, si rilancia la proposta del “Molisannio”. Ad iniziare da Benevento…
La proposta ha almeno quarant’anni anni. Se ne discusse in maniera più approfondita in
occasione del lontano “Anno dei Sanniti”, fine anni Ottanta. Il 22 settembre 1993 il Consiglio
provinciale di Benevento votò a favore dell'aggregazione al Molise. Le ragioni più serie,
ovviamente, traggono origini dalla storia del territorio strettamente legata a quel popolo
sannita le cui testimonianze non mancano in una vasta area che oltrepassa il Molise. Tuttavia,
a onor del vero, non mancano sospetti di personalismi o di “conti della serva”.
Nel 1990 la nostra associazione “Forche Caudine” dedicò alla proposta una pubblicazione
monografica dai contenuti prettamente storici e culturali, com’è nostro costume. Del resto,
sin dal nome, la nostra associazione ha voluto richiamare l’unità dell’identità e del popolo
sannita, presente sin dalla denominazione di numerosi paesi tanto del Molise quanto della
provincia di Benevento. Insomma, l’unione potrebbe fare la forza: la nuova regione
“Molisannio” (o “Sannio”, ancor meglio) potrebbe contare già su 600mila residenti,
sommando l’attuale Molise (320mila) agli abitanti della provincia di Benevento (290mila). A
ciò si potrebbero aggiungere altri territori limitrofi al Molise (province di Foggia e di Caserta),
che già in passato hanno auspicato il passaggio alla più piccola regione del Mezzogiorno.
Si tratta di una proposta, che ovviamente incontra posizioni favorevoli e contrarie. Ma certo,
visti i tempi, l’idea non può essere più letta come un semplice capriccio culturale, bensì
un’esigenza anche politica e soprattutto economica.
Le cronache di questi giorni continuano a registrare iniziative a sostegno della proposta. Il
comitato “Salviamo il Sannio”, ad esempio, ha consegnato nella mani del presidente della
Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, le firme dei cittadini per il referendum di distacco di
Benevento dalla Regione Campania e l'adesione al Molise. La delegazione, composta dal
portavoce Antonio Verga e dai rappresentanti Luigi Bocchino e Pietro Di Lorenzo, è stata
ricevuta dalla dirigente Irma Di Donato ed è stata accolta dal presidente Cimitile il quale, “in
un momento tanto delicato per la sopravvivenza della Provincia sannita”, ha ringraziato “per
il lavoro di sensibilizzazione svolto dal Comitato Salviamo il Sannio”.
“I tantissimi cittadini del Sannio sono stanchi del 'Napolicentrismo' che in 42 anni ha
mortificato ed offeso la provincia di Benevento ridotta alla stregua della 'Cenerentola della
Campania' – spiegano i rappresentanti del comitato. “Con la sottoscrizione della petizione per
il referendum - continua il comitato - i sanniti hanno, di fatto, già effettuato la loro scelta: dare
l'avvio alla nuova Regione degli Appennini, che vede insieme, nel recupero di identità, storia e
cultura, il Sannio con il Molise e l'Alta Daunia.
Il Consiglio provinciale di Benevento non potrà negare ai cittadini sanniti di esprimersi con il
referendum, al pari di quanto già avvenuto nella province di Piacenza, Terni e Vicenza,
essendo lo stesso il principale strumento di democrazia e partecipazione, che, se approvato,
potrà avviare una concreta e diversa prospettiva di sviluppo per le future generazioni e
determinare di fatto una nuova fase storica di riscatto dei territori interni”.
In effetti la questione dei confini in Italia è materia ricca di dinamismi per un Paese dove i
campanili continuano ad avere un ruolo primario. Il Molise, è noto, è frutto dei movimenti per
l’autonomia della regione, già presenti nel dopoguerra. Nel 1963 ottennero il distacco
dall’Abruzzo. Negli anni Sessanta iniziative simili si registrarono da parte di paesi che dal
Veneto volevano passare al Friuli-Venezia Giulia., mentre Cortina da sempre rivendica il
passaggio al Trentino-Alto Adige. Un po’ in tutto il Nord sono presenti comitati che
rivendicano il passaggio del proprio paese ad altra regione per ragioni storiche. Anche il vicino
Abruzzo è agognato da diversi comuni, come Cittaducale (ceduto nel 1927 alla provincia di
Rieti). Analoga la situazione di Amatrice e Accumoli (provincia di Rieti).
Il Molise, in queste vicende, fa la parte del leone. Alcuni cittadini dell’Alto Molise auspicano
l’aggregazione dei propri paesi all’Abruzzo (è il caso di Agnone), altri l’istituzione di una
provincia che riunisca l’area del Sangro, Oltre al citato “Molisannio” o “Sannio”, c’è anche la
proposta della “Moldaunia” che unirebbe Molise e provincia di Foggia.
►SEGUE A PAG. 3
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►SEGUE DA PAG. 2
C’è poi la questione delle isole Tremiti, geograficamente più molisane che pugliesi. C’è poi il
progetto della Fondazione Agnelli sulle macro-regioni, sostenuto dall'ex sindaco di Pescara
Luciano D'Alfonso, di unire le regioni Marche, Abruzzo e Molise costituendo la cosiddetta
“Marca Adriatica” con tre milioni di abitanti.
La scorsa estate anche l’europarlamentare Clemente Mastella ha riaffermato il suo appoggio
al “Molisannio”. In vacanza a Termoli, ha auspicato che la cittadina adriatica molisana possa
diventare “lo sbocco del Molisannio sul mare e una provincia di questa macroregione”. Sulla
seconda locuzione, in epoca di taglio delle province, ci sarebbe da discutere…
Benevento/ TOGO BOZZI, IL TEORICO DEL MOLISANNIO
La necessità di ricostituire l’antico Sannio ha trovato, sulla sponda beneventana,
soprattutto un illustre avvocato, giornalista e scrittore: Togo Bozzi, nato a Cervinara
(Avellino) il 27 luglio 1905 e scomparso a 84 anni il 28 giugno 1989 nella sua casa di
Benevento. Figlio di un avvocato comunista, gli toccò un nome acattolico (quello di un
ammiraglio giapponese). Fu lui a proporre per primo, attraverso le colonne del quotidiano
“Roma”, l’idea del “Molisannio”, che per affinità storiche, economiche e culturali, avrebbe
dovuto accorpare alcune aree interne della Campania e del Molise, ricostituendo i confini
dell'antico Sannio. Idea che presentò ufficialmente nel 1945, quando venne nominato da
Pietro Nenni membro della Commissione sugli studi attinenti alla riorganizzazione dello
Stato, ma senza risultati. Negli anni Settanta fu a capo di un “Comitato per il Molisannio”,
anche questa volta senza risultati concreti se non l’appoggio di Clemente Mastella.
Togo Bozzi fu autore di vari saggi tra cui “Le Oasi Sannite”, “Benevento”, “Il vestibolo
dell'eterno”, “Tormento di meridionalista” e “Tempo perduto”.
Foggia/ I SOSTENITORI DEL PROGETTO MOLDAUNIA
Si tratta di un progetto di autonomia che risale alla fase costituente (1946) della
Repubblica, quando numerosi foggiani intravidero la necessità di un’amministrazione
autonoma della Daunia rispetto alle altre etnie pugliesi. Così reclamarono il diritto
all’autonomia regionale da sola o in aggregazione al Molise, in virtù soprattutto della
transumanza.
Per informazioni: Movimento Popolare Progetto “Moldaunia”, via Gramsci, 143, 71122 Foggia,
[email protected], tel. 339-7244001.
Agnone/ I “NOSTALGICI” DELL’ABRUZZO
Vent’anni fa diversi giornali, tra cui “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica”, ospitarono il
grido d’allarme dell’agnonese Enzo Delli Quadri, direttore dell’Ufficio rapporti societari
dell’Enea sul “rischio desertificazione” del cosiddetto Sannio.Caraceno, causa
l’emigrazione e un indice di natalità allo 0,04%, cioè un bambino ogni venticinque donne. E’
il territorio dell’antichissima diocesi di Trivento, all’incrocio tra l’alto Molise, l’alto Sangro,
l’alto Vastese e la valle del Trigno (da Agnone e Capracotta a Pietrabbondante e Trivento).
Abitanti, allora, 50mila in tutto. Oggi ancora meno. Un secolo fa erano 110mila: oggi,
tenendo conto della crescita della popolazione italiana, avrebbero dovuto raggiungere
quota 600mila. Invece si sono dimezzati e invecchiati, con l’età media più alta del 10%
rispetto al resto d’Italia. L’analisi di Delli Quadri: “Non esiste una struttura economica e
produttiva. L’87% del reddito è costituito dalla finanza pubblica: amministrazione statale,
pensioni, sussidi, commesse. Si costruisce una strada, un ponte. Ma niente fabbriche,
L'agricoltura è scomparsa, la terra è avara. Quindi non rimane nessuno. Nel giro di un paio
di generazioni, mettiamo trenta o quarant’anni – affermava il dirigente nel 1992 - i lupi
potrebbero tornare padroni del territorio. I paesi si trasformeranno in agglomerati di
seconde case per i romani ricchi, sempre che i servizi essenziali continuino a funzionare”. E
i nativi? Sconsolata la reazione di Delli Quadri: “Si stanno lasciando andare all’inedia. Si
sentono abbandonati, lontani, inutili”.
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►L’ARTICOLO DEL MESE / EDITORIA IN MOLISE
di Giovanna Ruggiero_
La nostra redazione ha giudicato particolarmente interessante
il seguente articolo tra quelli pubblicati sugli organi
d’informazione molisani a settembre.
Il quarto potere. Viene definita in questo modo la
capacità dei mass media di influenzare le opinioni e le
scelte dell’elettorato. Un potere che si affianca ai tre
fondamentali (legislativo, giudiziario, esecutivo) propri
dello Stato. Assodato questo concreto concetto,
l’onestà intellettuale ci spinge anche a spiegare ai
lettori, da sempre poco propensi ad appassionarsi ai
problemi che ruotano intorno al mondo dell’editoria
(che sia essa di carta stampata, televisiva, radiofonica o
on-line), che la libertà di informazione è comunque
soggetta a delle regole dettate per lo più da leggi di
mercato e da linee editoriali collegate a loro volta a
rapporti prettamente politici. Questo, sia ben chiaro,
non significa stampa venduta al politico di turno. Ma il
caso scoppiato in Emilia-Romagna, su interviste a
pagamento da parte dei politici, apre un dibattito
fiume anche in Molise. “La prassi scoperta a Nord, qui
in Molise è consuetudine antica - tuona il presidente
del sindacato di categoria, Assostampa, Giuseppe Di
Pietro. E tutti i torti non li ha. Anche se, bisognerebbe
spiegare, che questo atteggiamento non è, come dire,
illegale. Ma per correttezza, sempre nei confronti dei
lettori, basterebbe indicare una dicitura in cui si
specifica “pagina a pagamento” per il partito o il
politico di turno. La stampa, di qualunque tipologia e
forma, vive di pubblicità che si traduce in moneta
sonante per pagare i lavoratori. Ciò di cui nessuno
parla, invece, sono i problemi legati al mondo
dell’editoria, ossia a quei lavoratori che, se va bene,
possono tranquillamente definirsi precari a vita. E lo
spunto per parlarne viene da due iniziative: la prima è
quella lanciata dal consigliere nazionale dell’Ordine
Vincenzo Cimino che, con la sua idea di un gesto
plateale (come incatenarsi davanti a qualche
istituzione) insieme alle vicende emiliane, pare aver
dato uno scossone anche al sindacato per tuonare su
un degrado del mondo lavorativo che stavolta non
porta il nome di un’azienda quale Zuccherificio,
Solagrital, Ittierre, ma di varie imprese ormai sull’orlo
di una crisi di nervi.
Di certo per i lavoratori: i giornalisti. I dati descritti da
Giuseppe Di Pietro, da cui si escludono ovviamente i
dipendenti Rai, parlano di “70% di lavoro nero” a cui
vanno aggiunti giornalisti sottopagati che non
scendono mai in piazza a manifestare la loro protesta
ma si occupano di ascoltare quelle di altrettanti
lavoratori che vivono le loro stesse condizioni. Eppure
la politica è intervenuta, in questi anni, nell’editoria
come negli altri settori. In che modo? Attraverso,
ovviamente, l’erogazione di fondi pubblici con la legge
sull’editoria definita da Di Pietro giornalista “una legge
vergogna che ha distribuito in tre anni circa un milione
di euro a pochissimi quotidiani e periodici individuati in
base a parametri che privilegiano pochi e penalizzano
tanti”. Così, mentre la politica mette in atto pacchetti
anticrisi per risollevare le aziende, nessuno parla di una
eventuale modifica della legge in vigore che possa
prevedere uno start up per nuove imprese con un
rodaggio svincolato dal tempo dei tre anni che lega
indissolubilmente i nuovi all’«arrangiatevi». A questo si
aggiunge la mancanza assoluta di tutela dei lavoratori.
I soldi vanno agli editori che non sono vincolati, per
legge, a contrattualizzare i propri collaboratori né a
dichiarare all’inizio l’utilizzo che ne faranno di quei
fondi pubblici. Ma c’è un dato di cui nessuno parla:
l’unico modo per avere la più ampia libertà di
informazione dipende dai cittadini. E purtroppo il
Molise non brilla certo di amanti della lettura di
giornali. Persino gli addetti ai lavori, ossia i politici,
sono soliti prediligere le immagini televisive, evitano,
nella maggior parte dei casi, di acquistare giornali
sfogliando le testate locali nella rassegna stampa delle
istituzioni di turno persino dopo un’intervista dedicata
agli addetti ai lavori. Quasi gradissero, per essere spinti
a cacciare un euro per una qualsivoglia testata locale,
ad essere costantemente attaccati o “denigrati”. Ma
forse si fa più scena a girare per il corso di Campobasso
esibendo Repubblica, il Corriere o qualche altro
quotidiano chic e blasonato della cosiddetta borghesia
illuminata. Mentre torna facile comprendere i cittadini,
in questo periodo di crisi, sono da condannare senza
appello i politici locali che discettano di vicende
regionali senza acquisirne conoscenza leggendo chi lo
fa quotidianamente con passione, sacrificio, e dovizia
di particolari. O si pensa che i giornalisti sono tutti
venduti al potere? Non è così.
(Pubblicato su “I Fatti del Nuovo Molise”)
►BOX / ASSOSTAMPA: INTERVISTE PAGATE DA ANNI
di FC_
“Lo scandalo delle interviste a pagamento scoppiato in Emilia-Romagna fornisce
l'occasione per riproporre, ancora una volta, le gravi distorsioni di casa nostra. La
prassi scoperta li' in Molise e' consuetudine antica - sottolinea Assostampa Molise che combattiamo in perfetta solitudine. Basta leggere i giornali nei periodi
elettorali, pieni di interviste e di redazionali ai candidati; promozioni di discoteche
invece sono spacciati in televisione per servizi giornalistici”.
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►COMMENTO / NOI DI “FORCHE CAUDINE”, LIBERI DI…
L’articolo di Giovanna Ruggiero sull’editoria in Molise
ben fotografa una realtà complessa e variegata
costituita da un rilevante – e apparentemente
inspiegabile per una regione piccola e con un basso
indice di lettura - numero di quotidiani. Un’offerta così
articolata trova ragione soprattutto nei contributi
economici pubblici, cospicui fondi atti a garantire
soprattutto l’esistenza delle testate cartacee.
Nei giornali, in genere, è riservato ampio spazio ai
numerosi
protagonisti
della
politica
locale,
alimentando principalmente il cosiddetto “teatrino
della politica”, cioè le polemiche di stampo provinciale
che affollano la stampa locale non solo in Molise, ma in
tutta Italia. In fondo la politica, da noi, è fatta
soprattutto così, a metà tra un campionato di calcio
(con il suo fascino) e le chiacchiere da “Bar Sport” (con
analogo appeal).
Numerosi sono anche i giornali molisani on-line. Tra
questi non mancano testate ben fatte, che
garantiscono un’informazione ottima sia da un punto
di vista quantitativo sia qualitativo. Del resto molte
inchieste, anche clamorose, sul malcostume hanno
avuto origine dalla professionalità di alcuni giornalisti
del web.
Idem per alcuni blog, dove è possibile leggere notizie e
commenti di pregio.
Il web, permettendo costi minori rispetto al cartaceo,
rende le testate più libere, quindi meno vincolate alla
politica e all’affarismo locale. Inoltre la Rete sembra
fatta apposta per l’emigrazione, che ha modo di
mantenere saldi legami con la madrepatria, pur
vivendo a migliaia di chilometri di distanza dalla terra
d’origine.
Certo, in una regione piccola come il Molise, la politica
ha ben colto il peso della comunicazione, specie se
associata ai personalismi e all’autoreferenzialità: così le
accuse di interviste a pagamento fanno il paio con i
contenuti non certo esaltanti di tali interviste, ma
anche con lo “spessore” di tanti articoli dedicati agli
amministratori locali, infarciti per lo più dell’arte della
polemica fine a se stessa.
Per quanto ci riguarda, come “Forche Caudine”
abbiamo una peculiarità che ci mette un po’ al riparo
dagli aspetti più “marcati” di questo fenomeno: siamo
principalmente “Romani”, o per nascita o per
residenza o per interessi professionali. Seppur sempre
fieri delle origini molisane. Questo determina una certa
distanza dalla politica molisana, perlomeno da quella
regionale (altro conto è quella dei singoli paesi, dove i
sindaci – a volte – sono di fatto scelti ed eletti a Roma).
A volte la distanza è un bene, in quanto siamo liberi di
trascurare gli aspetti più deleteri di quello che essa
offre; nel contempo, però, la politica molisana è
spesso colpevole di essere lontana da noi, in genere
dai tanti corregionali sparsi per l’Italia, specie quando
di Pierino Vago_
si tratta di poter cogliere quelle professionalità, quelle
competenze, quelle sollecitazioni, quelle conoscenze
dei territori che le comunità di molisani ovunque
presenti possono garantire.
Esempi, in tal senso, riguardano le tante fiere e
manifestazioni in cui partecipano espositori molisani.
Sarebbe opportuno collegare tali presenze alle
comunità romane, che potrebbero fare da volano oltre
che rappresentare un importante bacino economico e
commerciale per l’affermazione dei prodotti. Ma ciò
quasi mai avviene, a differenza di altre regioni.
Un caso è dei giorni scorsi. Al Circo Massimo, a Roma,
dal 27 al 30 settembre s’è svolto “Cibi d’Italia”,
manifestazione standistica della Coldiretti che ha
ospitato espositori provenienti da tutte le regioni
italiane. Per il Molise c’erano sette stand che
rappresentavano numerose aziende del settore
agroalimentare. Ovviamente la manifestazione ha
raccolto un folto pubblico – del resto avviene sempre
così per questo genere di eventi. Però sarebbe stato
utile coinvolgere direttamente i molisani a Roma per
garantire maggiore enfasi a queste presenze.
La mancata “strutturazione” di certi contatti, per lo più
estemporanei (con le notizie che giungono sempre
all’ultimo minuto) e l’incapacità di fare rete
rappresentano atavici problemi sul fronte molisano.
La politica e le istituzioni in genere servirebbero
proprio a questo: non a soffiare sul fuoco delle
polemiche ma a favorire coesione e aggregazione.
Ecco perché, in questa Newsletter che, seppur in
forme e in modi diversi, da oltre vent’anni raggiunge i
molisani a Roma (e non solo), la politica trova poco
spazio: perché troverebbe spazio una politica dai nobili
scopi identitari e aggregativi e non quella dei
personalismi e delle polemiche inutili. Preferiamo,
quindi, con assoluta tenacia, promuovere il Molise
migliore, quello che in modo spesso solitario e
frastagliato offre cultura, pubblicazioni, mostre d’arte,
perle musicali, ma anche archeologia, paesaggi
incontaminati. E siamo qui per salvaguardare e
promuovere tutto ciò.
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►ENERGIA / MOLISE, BASTA EOLICO SELVAGGIO
di Gianluigi Ciamarra_
Il Molise produce energia per quattro volte il proprio fabbisogno. C’è solo business dietro a nuove pale.
Questione di cui tanto si discute, ma mai abbastanza. Perché i rischi ambientali continuano a sussistere.
Il Molise, con 4.400 chilometri quadrati di estensione,
rischia un'invasione di 4 mila pale eoliche con una
devastazione irreversibile del paesaggio e uno
stravolgimento del territorio agricolo.
La regione produce energia per quattro volte il proprio
fabbisogno annuo ed ha superato da tempo il limite del
20% previsto dai regolamenti comunitari per il 2020. Ha
quindi già contribuito al raggiungimento delle quote di
produzione da fonti rinnovabili e non può sopportare
ulteriori installazioni che con numeri così imponenti
trasformano l'habitat umano, paesaggistico e la vivibilità
ambientale.
Per questa ragione i giovani agricoltori lottano per arare e
seminare i terreni senza che ci siano cementificazioni
sotterranee, pale alte 150 metri, rumorosità fastidiose e
campi elettromagnetici rischiosi.
Nonostante la Sentenza di merito del Consiglio di Stato
n. 03039 del 23 maggio 2012 avesse fermato
l'installazione di pale eoliche in quel territorio, la
Regione Molise istruisce un contenzioso innanzi la
Presidenza del Consiglio dei ministri per far ribaltare
quella pronuncia e consentire di fatto la realizzazione
dell'insediamento, senza che si siano sentiti gli Organi
dell'Ente, gli agricoltori e le associazioni presenti nel
territorio.
È sconfortante, amaro e preoccupante constatare che
non è stato sufficiente un atteggiamento responsabile
del Molise, una disponibilità ad ospitare centinaia di
pale eoliche, un buonsenso a farsi carico della lotta
all'effetto serra.
Non c'è nulla da fare contro potentati che perseguono
profitti privati così elevati e a maggior ragione c'è ben
poco da fare in una regione debole, confusa e che ha
visto abbassarsi l'asticella delle regole, dell'etica, del
rispetto del bene comune e della legalità quale valore
condiviso.
Non per questo rinunceremo a lottare per difendere la
terra, l'arte, i crinali, la storia del Sannio ed il paesaggio,
e lo faremo motivati dall'insensibilità delle istituzioni,
dal silenzio della politica e dall'indifferenza delle
amministrazioni locali.
Gianluigi Ciamarra, Gabriella Di Rocco, Giovanni Gianfelice
Antonio Mastrogiacomo, Vincenzo Picanza, Anna Spina
Ed è per le stesse ragioni che le organizzazioni agricole, le
forze sociali, le confederazioni, le associazioni culturali, i
movimenti ambientalisti e tanti comitati spontanei si
sono uniti contro un affare che vale 30 miliardi di euro per
i prossimi dieci anni, consapevoli di scontrarsi con
interessi fortissimi, indisponibili ad arretrare in nome del
paesaggio, dell'agricoltura e dell'ambiente.
La vicenda dell'eolico a Santa Croce di Magliano,
Colletorto e San Giuliano di Puglia, ha confermato la
disparità di mezzi in un confronto impari.
►RIPALIMOSANI / E’ QUI IL PRIMO MEZZO PUBBLICO ELETTRICO
di AN_
Il Comune di Ripalimosani, duemila abitanti alle porte di Campobasso, si è dotato di
una Peugeot Ion ad energia rinnovabile. Funziona grazie a una colonnina che ne
assicura la ricarica senza gravare sull’ambiente. Una scelta innovativa per il Molise e un
meritorio esempio di coscienza ambientale che tanti altri Comuni molisani potrebbero
seguire. Meglio le auto elettriche delle (troppe) macchinone blu e grigie di molti
amministratori locali.
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►ENERGIA / LE BIOMASSE A CAMPOCHIARO: E LE GARANZIE?
di FC_
La dinamica associazione “Falco” di Bojano, sempre in prima fila per la tutela socio-ambientale del nostro Molise,
venuta a conoscenza della prossima realizzazione da parte della “Civitas srl” di un impianto da biomasse legnose
per la produzione di energia elettrica nel territorio di Campochiaro (Campobasso), si è attivata per verificare il
rispetto delle normative ambientali nell’interesse della collettività molisana. Ha chiesto di visionare la
documentazione presso l'ufficio delle attività produttive della Regione Molise ricevendo copia di alcuni
documenti posti al vaglio di tecnici che collaborano con l’associazione. “Siamo consapevoli che l'impiego di
biomasse a fini energetici limiti il rilascio di nuova anidride carbonica, principale responsabile dell'effetto serra,
ma siamo preoccupati per la genericità di alcuni parametri che potrebbe comportare conseguenze dannose per
la nostra regione – ci scrivono dall’associazione. “C’è ovviamente da chiedersi da dove arriverà la materia prima
per alimentare questi impianti dato che quella da smaltire nel nostro territorio non sarà sufficiente? Si potrebbe
approfondire il concetto stesso di biomasse ed ‘assimilati’ per capire come non sia così remoto il rischio che
venga poi bruciato qualcosa di non meglio identificato e che abbia poco o niente a che fare con le vere biomasse.
Per come è stato progettato un impianto del genere non crea benessere per la collettività in quanto non crea
occupazione e non riduce il costo delle bollette energetiche delle famiglie. Tutti parlano di sviluppo
ecosostenibile o green economy ma nel Molise quanti posti di lavoro sono stati creati con la cosiddetta green
economy? Le pale eoliche ed i pannelli fotovoltaici sono costruiti fuori regione o anche addirittura all’estero, il
territorio molisano è stato invaso da impianti per la produzione di energia a beneficio solo delle lobby del
business e di quant'altri vogliono fare denaro facile. Da tempo sosteniamo che nella nostra regione si debba
privilegiare il settore agro-alimentare e quello turistico, ma molti politici che a parole sembrano essere sulla
nostra lunghezza d’onda svendono poi il territorio per un tozzo di pane sperperando risorse e notevoli
opportunità di sviluppo”. Vigileremo.
►SOS / AGRICOLTURA , FIGLIA DI UN DIO MINORE ?
di Sergio Vernacchia_
E’ in atto da tempo ed in modo silente un massacro da macelleria sociale. Famiglie contadine sul lastrico. E’ un
dramma sociale. Nessuno presta la dovuta attenzione e nulla è stato ancora fatto. Gli agricoltori sono, per caso,
figli di un dio minore? Si vuole che gli agricoltori diventino i nuovi proletari? O. peggio, ci sia un disegno,
architettato ad arte, per estromettere gli agricoltori dalle loro terre? La stessa Chiesa sta a guardare. Osserva e
tace. A nessuno interessa la catastrofe, la criticità evidente agricola regionale o peggio, quello che stanno
vivendo centinaia e centinaia di famiglie contadine a causa di questa crisi, con costi produttivi, contributivi e
burocratici insostenibili e prezzi praticati sui campi che non raggiungono manco i costi di raccolta? Questa è la
presa di coscienza del mondo regionale che conta?
Il governo regionale non può e non deve catalizzare o “fossilizzare” i suoi interventi solo sulla Solagrital e lo
Zuccherificio del Molise; l’agricoltura è anche altro.
Una siccità metereologica che si aggiunge alla “siccità economica”agricola che da tempo imperversa nel settore
senza che “qualcuno”, nazionale o regionale, faccia qualcosa per limitarla.
L’agricoltore non può pagare anche quando non conviene produrre (e questo da anni), visti i costi-ricavi. Non ha
la cassa integrazione. Non può togliere il pane alla propria famiglia per darlo a chi, parlando di tasse obbligate, è
già satollo!
I temi:
- microcredito, nulla di concretizzato. E le aziende agricole regionali “vincolate” dai debiti con le banche sono
molte, quelle già messe all’asta al 28 maggio 2012 erano 139.
- moratoria sui debiti ed Equitalia. Solo parole per far…nulla.
- aiuti de minimis. Domande inoltrate in assessorato all’epoca dell’ex assessore Cavaliere e lasciate nei cassetti
senza risposta alcuna. E’ trasparenza istituzionale?
- filiera “corta”cerealicola regionale. Tutti ne parlano da anni solo per…dire qualcosa. Null’altro.
- energie rinnovabili. C’è l’idea, soprattutto per impianti di produzione da biomasse microalgali, capannoni
aziendali fotovoltaici, o solari, atta ad agevolare i monoreddito per l’abbattimento dei costi fissi, obbligatori,
aziendali quali contributi previdenziali e dei consorzi di bonifica.
- biodiversità. L’Europa protegge e finanzia i “paladini” della biodiversità, della tutela e salvaguardia del
territorio. Disattenzione o difficoltà molisana?
- consorzi di bonifica. Vista la gravosa situazione in cui versa il mondo agricolo, la regione dovrebbe intervenire
con un abbattimento dei contributi consortili in considerazione dei prezzi di vendita delle produzioni in ribasso o
peggio, interrate (finocchi) o non raccolte (frutta) ed i costi che lo stesso ente versa nelle casse di “Molise
Acque” o che quest’ultima richiede.
Sergio Vernacchia – Guglionesi (Campobasso)
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 7
►AMBIENTE / ORSI “JUNIOR” NEL PARCO
di Antonella Cifelli _
Undici cuccioli di orso nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Tre avvistati in provincia d’Isernia.
Potrebbero essere undici i nuovi cuccioli di orso
marsicano presenti sul territorio del Parco
Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, la più antica
riserva nazionale italiana e ha da poco festeggiato i
novant’anni d’età.. Un’ottima notizia per il Parco,
che si occupa anche di questa specie a rischio di
estinzione, diventata il simbolo dell’ente.
Negli ultimi anni, grazie anche all’introduzione del
progetto Life Arctos, le prospettive di questo
plantigrado sono
migliorate
notevolmente.
Attualmente si stima una quarantina di orsi
nell’area del Parco.
Il censimento della popolazione effettuato negli
scorsi mesi ha segnalato che la cucciolata estiva è
composta da otto nuovi piccoli nell’area abruzzese,
tutti in buona salute, mentre l’avvistamento di tre
orsi “junior” è avvenuto nell’area molisana. Lo
scorso anno il censimento aveva incluso soltanto tre
cuccioli. La classificazione dei piccoli è
particolarmente importante in quanto il tasso di
mortalità infantile dell’orso morsicano arriva
purtroppo al 50 percento.
Mediamente un orso maschio adulto ha un peso che
si aggira intorno ai 100- 150 chili (le femmine sono
più piccole) ed una lunghezza massima di 150-180
centimetri. Vive 35-40 anni.
Il bosco rappresenta il suo habitat più importante e
abituale: qui trova rifugio, tranquillità e cibo. L’orso
però si adatta a diversi tipi di habitat essendo un
animale onnivoro (che si nutre cioè sia di sostanze
vegetali, per l’80 per cento, sia animali).
La sua alimentazione varia stagionalmente a
seconda di ciò che la natura offre: bacche e frutti di
bosco, insetti e larve, miele, carcasse di animali.
Quando giunge l’autunno e arrivano i primi freddi,
con il cibo che comincia a scarseggiare, gli orsi
vanno alla ricerca di un rifugio dove trascorrere
l'inverno. Qui cadono in una specie di letargo che
consente loro di far fronte alle basse temperature e
alla mancanza di cibo. Non si tratta di un letargo
vero e proprio: a differenza di altre specie, gli orsi
mantengono un buon grado di reattività agli stimoli
esterni e possono addirittura uscire fuori dalla tana
durante le belle giornate invernali. In tale periodo
non si alimentano e sopravvivono grazie al grasso
accumulato in autunno che funziona sia come
riserva energetica sia da isolante.
Per quanto riguarda la riproduzione, il periodo degli
amori comincia a maggio. Sia i maschi sia le
femmine possono accoppiarsi con più individui nella
stessa stagione e di conseguenza i piccoli di una
stessa cucciolata possono essere di padri diversi.
La femmina partorisce da uno a tre cuccioli.
▲ Due esemplari di orso morsicano a Pizzone (Isernia)
foto dal sito del Comune
------------------------------------------------------------------------------▼ La montagna di Pizzone (Isernia)
foto di Antonio Rossi dal sito del Comune
Al momento della nascita i piccoli pesano meno di 500
grammi e dipendono completamente dalla mamma.
Grazie al latte materno, particolarmente ricco di grassi, i
cuccioli riescono a crescere rapidamente per affrontare
lo svezzamento in l'estate. I piccoli rimangono con la
madre per oltre un anno.
Tra le curiosità, l’orso morsicano ha un udito molto
sviluppato ed un olfatto acutissimo che lo aiuta nella
ricerca del cibo. A differenza dell'olfatto e dell'udito, la
vista è invece piuttosto debole.
Il verso dell'orso si chiama ruglio.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 8
►PAESAGGIO / COSA SUCCEDE A CERCEMAGGIORE ?
di Luigi Di Marzo_
A 86 anni il poeta Luigi Di Marzo, già socio di Italia Nostra, continua a portare avanti la sua battaglia:
salvaguardare la sua Cercemaggiore dall’assedio di antenne, ripetitori televisivi e altri scempi…
“In questo estremo lembo di territorio molisano al
confine con la provincia di Benevento, sui declivi d’un
monte che culmina con un pianoro dalle primavere
sacre, è disseminata Cercemaggiore, ove sono nato
86 anni fa. E su questo pianoro, ove si saliva a
respirare l’aria dei suoi mille metri, a scorgere
l’Adriatico e un incantevole paesaggio d’incomparabili
bellezze che fu ‘eldorado’ delle genti sannite pentrofrentane, si staglia un antico tempio del dio della
guerra Marte riconsacrato a Santa Maria dell’Assunta
dalla quale poi il monte ha preso il nome. Un
capolavoro solenne d’arte romanica assediato e
deturpato da una selva di antenne e ripetitori televisivi
e cabine d’alimentazione le cui radiazioni
elettromagnetiche si vuole continuino a minare la
salute degli abitatori provati già da esalazioni tossiche
sprigionate dai non lontani pozzi petroliferi di
Selvapiana e ancora da pulviscolo siliceo sollevato
dalla frantumazione di rocce dell’acropoli del
Saraceno, altro monte, orbato anche dei suoi abeti,
che fa immediata sella col Santa Maria – così esordisce
il poeta Luigi Di Marzo in un suo scritto. E continua:
“Uno scempio, dunque, non a caso visitato dall’allora
sottosegretario ai Beni Culturali e Ambientali Vittorio
Sgarbi, e raffigurato in una foto che compare nel suo
libro ‘Un paese sfigurato-Viaggio attraverso gli scempi
d’Italia’ edito da Rizzoli il 2003”.
Di Marzo spiega: “Ero stato io, invero - associato a
Italia Nostra da quando era presidente il senatore
Cifarelli del Pri - ad accompagnare Sgarbi a visitare
quegli scempi, e quel giorno, forse o senza forse,
commisi l’errore di non fargli osservare altra
devastazione ambientale con mostruose opere
cantierate con benedizione e finanziamento
ultramiliardario della Regione Molise (delibera
G.R.n.261 del’8/2/1991, risanamento sorgenti di
Cercemaggiore) accordato a seguito di richiesta del
Comune
(Delibera
C.C.n.
110
dell’1/9/1989,
valorizzazione
del
patrimonio
idro-termale).
Incredibile!
Non vantando il Comune alcun patrimonio idro-termale,
trattavasi di artifizioso raggiro per dirottare in quelle
opere cantierate l’acqua del pozzo del mio giardino per
far trarre gratuiti illeciti profitti a una società di comodo
precostituita. Perché era ed è questa l’acqua riconosciuta
dalle proprietà terapeutiche che aveva già interessato
lorsignori del Comune in congrega con uno studioso
campano d’idrologia medica. Operazione fallita. E infatti,
per conseguire l’approvazione indebita, era stato
assaltato il giardino con lo sterminio del suo roseto e
alberi da frutta, e con un bottino scavato e ricoperto a
quota terreno ove derivare l’acqua del pozzo e dirottarla
in quelle opere. Operazione ancora senza il consenso del
proprietario e possessore epperciò ‘arbitraria’ (sic per il
primo giudice civile che ne ordinò la reintegra).
Al che fecero seguire decreti di occupazione, progetti e
varianti di progetti per opere ‘urgenti indifferibili di
pubblica utilità’, un carteggio assunto per far apparire
‘legali’ azioni illegali. E di qui le mie documentate
denunzie archiviate puntualmente contro ignoti, la mia
estenuante resistenza e minaccia di utilizzare tutta
l’acqua del pozzo siccome avevo imparato da una
pronunzia della Cassazione (26.2.1952, n.572). Per cui
l’acqua è salva e il suo utilizzo continuo a permetterlo
all’uso di quanti ritengono poterne trarre giovamento
attraverso una fontana fattami costruire attigua al pozzo
con ingresso all’abitazione sovrastante qui, alla “Gora dei
Mulini” sulla SP Cercemaggiore-Sepino.
Restano però, a tutt’oggi, quelle opere e il giardino
sommerso da frutici e rovi ove si annidano ratti e serpi per
la persistente latitanza dell’ente sub regionale attuatore
Erim, oggi Molise Acque; un’interminabile lite civile per
risarcimento; incalcolabili danni all’Erario; danni anche
biologici ch’io continuo a soffrire con mia moglie 88enne
e con l’incubo di poter essere seppelliti sotto le macerie di
casa per il maledetto fenomeno di subsidenza provocato
dallo scavo nel giardino che raccoglie caduta di acqua. E
allora, persistendo un buio pesto sull’annosa vicenda,
qualcuno si faccia vivo per far affermare la legge e il
diritto. Grazie”.
►LARINO / E LA TERRA CONTINUA A REGALARE STORIA…
▲Larino
di AN_
Mentre si discute per la salvaguardia del paesaggio molisano
dagli assalti speculativi, il territorio regionale continua ad
offrire suggestive vestigia del passato. Quasi a voler ribadire le
potenzialità di questo lembo d’Italia.
Nei giorni scorsi a Larino, durante uno scavo per il metanodotto
in contrada Colle Di Lauro, è spuntata una nuova necropoli di
epoca romana. “Ci vorrà ancora tempo prima di poter dare
delle notizie certe sulle tombe - ha spiegato la dottoressa
Angela Di Niro della Sovrintendenza. L’ispettore onorario ai
Beni archeologici di Larino Napoleone Stelluti è drastico: “E’ il
momento di prendere coscienza una buona volta della grande
importanza che assumono i nostri beni culturali”.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 9
►CHIAUCI / DIGA, SI UTILIZZERA’ DAL 2014
di Antonio Mancini_
E' stato firmato tra le Regioni Abruzzo e Molise il protocollo
d'intesa per il completamento delle opere per la gestione e
l’utilizzazione delle acque dell'invaso di Chiauci, in provincia di
Isernia. L'intesa, sottoscritta dai due governatori, prevede che il
completamento delle opere e la gestione delle stesse sia affidata al
Consorzio di Bonifica Sud di Vasto. La risorsa idrica dell'invaso sarà
invece suddivisa al 50% tra l'Abruzzo e il Molise attraverso l'uso da
parte dei due consorzi (per il Molise il Consorzio di Bonifica di
Termoli). Gli enti che gestiranno le acque a scopo potabile o
industriale dovranno stipulare un'apposita convenzione con i due
Consorzi di bonifica. I costi di gestione delle opere saranno ripartiti
a metà tra le due regioni. La firma del protocollo porta alla
completa utilizzazione dell'invaso di Chiauci entro il 2014 così come
stabilito dai programmi. Sono previsti vantaggi al settore agricolo, a
quello industriale e al turismo in quanto si eviterà il ripetersi di
problemi legati alla fornitura di acqua potabile nel periodo estivo.
Nel 2014 saranno quattordici i milioni di metri cubi dell’invaso.
►LA STORIA / LO SMEMORATO DI TRIVENTO
di FC_
S’è parlato molto in regione dell’incredibile storia di Peppino
Carosella, 71 anni, di Trivento.
Aveva lasciato il Molise decenni fa, recandosi in Sudafrica come
molti compaesani. Qui nel 1991 si erano perse le sue tracce. Ha
vagato per vent’anni in stato confusionale e senza documenti,
finché ha recuperato la memoria vedendo un camion con la scritta
“Trivento” sulla fiancata, appartenente ad un compaesano.
Grazie ad un amico d’infanzia, Luigi D’Ovidio, molisano e residente
come lui a Johannesburg, Carosella aveva ultimato le pratiche
burocratiche per fare ritorno a casa e poter rivedere la famiglia
(che per anni l’ha creduto morto). Ma è venuto a mancare in un
ospedale della capitale sudafricana, proprio alla vigilia del suo
ritorno al paese natio.
La sua “ricomparsa” era avvenuta il 14 novembre 2011 proprio
grazie alla scritta che gli ha fatto tornare in mente il nome del
paese d’origine.
►RICCIA / A TUTTA SOSTENIBILITA’
di Antonella Cifelli_
E’ stato approvato all’unanimità dal consiglio comunale di Riccia
(Campobasso) il Piano d’azione per l’energia sostenibile. Secondo
quanto riferito dall’amministrazione, “si tratta della prima volta
che il Molise presenta un Comune che mette all’opera un tale piano
energetico, autoregolamentandosi e con obiettivi ambiziosi”.
E’ stato approvato all’unanimità anche un ordine del giorno
relativo al regolamento per il servizio di raccolta differenziata dei
rifiuti urbani e assimilati. Dopo due anni di indagini nel settore,
l’amministrazione di Riccia ha disposto un nuovo sistema di
raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta” (domiciliare),
congiuntamente con i comuni di Campodipietra, Gildone, Jelsi e
San Giovanni in Galdo.
I provvedimenti, in linea con la filosofia sostenibile
dell’amministrazione locale, porteranno indubbi vantaggi per
l’ambiente, per il decoro e per l’igiene urbana, nel rispetto della
normativa nazionale e comunitaria.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 0
►LIBRI 1 / MEMORIE STORICHE DI CHIAUCI
di Simonetta D’Onofrio_
Presentato lo scorso agosto nel paese dell’Isernino il volume di Adelaide Trabucco
Nel suggestivo centro storico di Chiauci, il 16 agosto 2012,
alla presenza del Vescovo della Diocesi di Trivento, S.E.
Monsignor Domenico Angelo Scotti, del Vicario generale
della Diocesi di Trivento, Monsignor Domenico Antonio
Fazioli, del parroco di Pescolanciano e di Chiauci, Don
Paolo Pietro Monaco, del Sindaco Egildo Di Pilla, è stato
presentato
dall'autrice,
professoressa
Adelaide
Trabucco, il volume dal titolo: “Memorie storiche e
artistiche di Chiauci e delle sue chiese”.
L'incontro moderato dal dott. Silvio Rossi, è stato ripreso
dall'emittente “Tele Molise” e si può vedere sul link:
http://www.telemolise.com/view.php?idfilmato=3180075
2717082012171349&tipo=tg
Chiauci, paese dell'alto Molise, nato come altri limitrofi in
un territorio popolato dai Sanniti, con le sue tre chiese è
ricco in materia di beni culturali, artistici e religiosi.
Il processo storico di Chiauci e del Sannio si può
interpretare leggendo attentamente il libro che la
professoressa Adelaide Trabucco ha accuratamente
documentato.
Si capisce come la Chiesa Cattolica sia stata il nucleo della
vita cittadina dei paesi italiani, assumendo un ruolo
centrale nell'identità del passato dei suoi abitanti.
L'importanza dell'intreccio che le Chiese di Chiauci hanno
avuto, con il passare del tempo e con il territorio
circostante hanno consolidato le condizioni della vita
dell'essere umano.
La fede di Gesù di Nazaret, la Beata Vergine del Monte
Carmelo, la figura di Sant'Antonio di Padova, San
Giuseppe, San Giorgio sono solo alcune delle figure
religiose fondamentali e vincolanti che emergono
dall'approfondimento del volume.
Le Chiese rappresentano le fondamenta dell'inizio della
comunità chiaucese che aldilà degli elementi sociologici,
antropologici, istituzionali e culturali coniano il principio
direttivo della religione e della fede nella storia.
Il privilegio di aver avuto come fonte informativa
l'apertura dell'Archivio religioso locale, che grazie alla
Diocesi di Trivento ha reso possibile la ricostruzione delle
“Memorie storiche e artistiche di Chiauci e delle sue
chiese” ha rappresentato un valore inestimabile per
apprezzare l'importanza che i luoghi religiosi hanno
avuto nel tempo.
▲ Chiauci (Isernia), foto dal sito del Comune
------------------------------------------------------------------------------Tutto ciò conferma che la storia delle Chiese oltre a
rappresentare un valore in ambito teologico,
determina l'orientamento radicato dei suoi abitanti.
Le parole scritte dal Vescovo di Trivento
nell'introduzione del volume: “In un tempo come il
nostro, nel quale sempre più forte è l'esigenza di
riscoprire e rivalutare la propria identità e
l'appartenenza ad una precisa comunità locale,
questo testo è un esempio concreto di una
testimonianza vera ed autentica di spiritualità
attuale e feconda.
Ben vengano sussidi come questo per divulgare la
nostra antica storia, le vicende passate e la fede che
ha alimentato, sostenuto e illuminato la vita
quotidiana dei nostri antenati, quelli stessi che ci
hanno lasciato esempi così belli di arte e di
religiosità.”, ci fanno riflettere come la storia delle
Chiese, non ha avuto semplicemente il compito di
servire uno scopo evangelico ma ne è stata parte
integrante del paese delle Chiavi, come era
anticamente chiamata Chiauci.
►LIBRI 2 / PETROCELLI E LE SOCIETA’ OPERAIE
di FC_
L'opera raccoglie la storia delle molteplici società che a partire dagli inizi del ventesimo
secolo sorsero nello spirito e negli ideali della solidarietà nella regione Molise e che si
propagarono poi anche nei luoghi storici dell'emigrazione.
I luoghi e i valori universali delle società operaie molisane
Petrocelli Edilio
Volturnia
Transizioni
Ean: 9788896092200
Anno: 2012
€ 25,00
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 1
►LIBRI / “SUK OVEST”, ROMANZO CRIMINALE
di Giampiero Castellotti_
Il romanzo di Massimiliano Smeriglio, originario di Termoli, assessore al Lavoro della Provincia di Roma
Nihil inultum remanebit. Nulla rimarrà impunito. Il
seducente e tragico richiamo del medievale “Dies irae”
attribuito a Tommaso da Celano ed esaltato nei
Requiem da geni di nome Mozart o Verdi, Berlioz o
Donizetti, fa da volano a “Suk Ovest”, il nuovo libro
(dopo “Garbatella combat zone”) di Massimiliano
Smeriglio, assessore al Lavoro della Provincia di Roma
e abile mosaicista di paranoie criminali. Ben
incastonate con la realtà dei tempi correnti.
Il “romanzo criminale”, firmato dall'assessore
vendoliano, è un sofisticato meccanismo ad orologeria
in cui si approssimano due distinti piani temporali.
Da una parte riprendono vita gli oscuri - ma
faticosamente reali - protagonisti dell'ultimo periodo
bellico a Roma. In particolare quella famigerata
congrega di una settantina di “galantuomini” guidati
dall'ex granatiere Pietro Koch. Gente - per capisci abituata a prendere ordini dai vertici romani delle SS, a
cominciare dal capitano Schutze e dallo stesso
Kappler. O ad imbottire di carne umana le celle di via
Tasso, davanti agli sguardi di pietra delle statue di San
Giovanni in Laterano. La “banda Koch”, in particolare,
si rese protagonista di rastrellamenti che violarono
persino il territorio vaticano, grazie anche al monaco
Epaminonda Troya, noto come Padre Ildefonso da
Arcinazzo Romano, “gola profonda” dei nazifascisti.
Cronache inesorabili e drammaticamente reali
raccontano che il prelato vallombrosiano si divertiva a
suonare canzoni napoletane al piano durante le torture
ai partigiani. Uno Smeriglio giustiziere l'ha disseppellito
e dato in pasto al romanzo.
Poi c'è il piano contemporaneo, dominato dalla Roma
odierna. Immancabile Garbatella (e suo hinterland
fisico e morale). Ma di pasoliniano è rimasto poco.
Domina l'amaro cocktail di cocaina, arti marziali,
writers, rapper, hacker, persino poliziotti autoctoni.
Condito da note che passano con disinvoltura dal punkrock britannico dei Clash alla progenie di Radio Onda
Rossa, Assalti Frontali e Militant A. E poi, per un
contrasto sempre più sbiadito, “via Villa Stellata”,
associazione mentale destinata a via di Vigna Stellati, la
Roma-bene tra Cassia e Flaminia. Crogiolo di politica e
trans, faccendieri e accompagnatrici romene, boss e
sottosegretari fasciati da Fred Perry o Ben Sherman. Il
tutto tenuto insieme dallo spregiudicato business che
marchia a fuoco l'evoluzione della degenerazione e
della violenza nella Capitale.
Una ricerca che diventa fortemente generazionale nel
linguaggio romano un po' d'antan, tra le “strappone”
cinquantenni e le “stire”, le “schegge” e i
“gargarozzoni” fino a “ruspà” e “'ngarellà”.
C'è spazio anche per forzature che diventano comico
paradosso, come le incursioni in Alto Adige offerte da
una ristoratrice con “capelli neri di parruccheria
sudtirolese”, o in Messico dove anche i santini
rabbrividiscono di fronte alla violenza e persino a
Ladispoli o all'Isola Sacra, con l'esibizione di un sosia di
Renato Zero aiutato dalla moglie a cambiarsi d'abito
per la scena.
Il top, però, è offerto dal writer che, forte delle
generalità false, lascia il segno sui muri della stanza
d'albergo: firma in verde uno straordinario “Pisellik
colpisce ancora”. La romanità è servita. Quella
immortale.
A spalancare una porta su tutto ciò è l'assassinio di un
piccolo pregiudicato di periferia entrato in giri più
grandi di lui.
La vendetta, il “nulla rimarrà impunito” è quasi una
sorte predestinata.
L'indagine, tra lo scientifico e l'estemporaneo, diventa
pura sociologia e rianima una memoria storica “sparsa
come concime”.
In questa operazione chirurgica, quella in cui l'autore si
trova più a suo agio, il diletto è nei dettagli: dall'elenco
dei rapper delle origini alle tecniche delle arti marziali,
dalle marche di sigarette alla terminologia dei graffitari
(“imbianchini corsari”).
CHI E’ L’AUTORE
▲
Massimiliano
Smeriglio
Massimiliano Smeriglio, 46
anni, assessore al Lavoro e alla
Formazione della Provincia di
Roma, romano della Garbatella,
è
originario
di
Termoli
(Campobasso).
Laureato in storia moderna,
docente all’università di Roma
Tre, è stato presidente dell’XI
Municipio
di
Roma,
parlamentare con Rifondazione
comunista (2006-2008) ed oggi
è coordinatore nazionale di
“Sinistra Ecologia e Libertà”.
Ha pubblicato diversi saggi e si
dedica da tempo anche alla
narrativa. Nel 2010 è uscito
“Garbatella combat zone”
(Edizioni Voland). “Suk Ovest Banditi a Roma” è il suo
secondo romanzo.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 2
►SETTENOTE / “Il BAR DEI SOGNI” DEI TABULA OSCA
di Alex Neumann_
Il nuovo raffinato lavoro della band di Agnone registrato nel prestigioso Studio Emme Recording
E' stato registrato a Calenzano (Firenze), nello Studio
Emme Recording di Marzio Benelli e Giulio Cercato. Un
biglietto da visita di tutto rispetto per uno studio di
registrazione di cui si sono avvalsi artisti italiani di primo
piano, da Baglioni a Venditti, dall'indimenticabile Mia
Martini a Renato Zero. Fino ai Litfiba. E proprio le
innovatrici sonorità del gruppo toscano di Piero Pelù
possono costituire un riferimento ideale di questo “Bar
dei sogni”, il secondo album musicale dei “Tabula Osca”,
una delle principali band molisane del genere pop-rock.
Reduce dall'ormai lontano successo del primo album
intitolato “Inutile come le favole”, autoprodotto nel
2007, la formazione di Agnone raccoglie quanto
seminato in questi anni, tra festival, concorsi ed esibizioni
nelle piazze coronati sempre da grandi consensi e
meritate gratificazioni. Da ricordare, ad esempio, il primo
posto al Festival della canzone italiana a cura di Red
Ronnie o al secondo posto a “Un disco per l'estate”. E
ancora finalisti al Festival di Saint Vincent 2009 e al
Bologna Music Festival (su oltre 1.200 partecipanti) con
Fio Zanotti e Andrea Mingardi.
Ora la scommessa del secondo album, connaturato al
bilancio delle esperienze fin qui condotte, alla naturale
maturazione, all'ennesimo salto di qualità. Sonorità più
robuste e profonde, tematiche che spaziano dalle sfere
più intime ai grandi temi sociali, un “packaging” raffinato
di grande spessore grazie alle illustrazioni del maestro
agnonese Ruggiero di Lollo e alle immagini del fotografo
termolese Francesco Mantino.
Tra i brani del nuovo album, il passionale “Chimera”,
ballata senza tempo che racconta una storia d'amore
vissuta in una notte, è stato inserito nella colonna sonora
nel film “40percento. Le mani libere del destino” di
Riccardo Jacopino (tra l'altro regista del video
“Profumo”), promosso dalla cooperativa Arcobaleno
(Gruppo Abele di don Ciotti) e presentato allo scorso
Salone del libro di Torino. L'amore e la passione sono
presenti anche nei brani “Immobile” (sensazioni di due
ragazzi al tramonto in riva al mare), “Profumo” (storie
parallele vissute con intensità), “Vento contro vetro”
(una storia finita male), mentre nel brano “Il fondo del
cielo” è l'amicizia a strutturare il senso della vicinanza
(“Io sono qui se la luna uccide le tue stelle...”). Andrea
Cacciavillani, autore dei testi, si spinge nel sociale con
“Monologo”, dove la voglia di cambiare s'intreccia con i
messaggi di speranza (“la voglia di cambiare in me stesso
si agita come squalo nel sangue...”).
L'attuale formazione del gruppo è composta da Gabriele
La Gamba (voce), Tonino di Ciocco (chitarra acustica e
cori), Raffaele Di Menna (tastiere), Alessandro La
Grotteria (batteria), Luca De Laurentiis (chitarra
elettrica), Patrick Di Toro (chitarre e cori), Walter
Robuffo (basso).
“I sogni a volte si avverano, a volte no. In un bar
qualunque è nato il nostro sogno, basato su
un'amicizia vera, e poi sulla voglia di poter realizzare
qualcosa di concreto. E di concreto c'erano le poesie
di Andrea e la musica di Tonino.... il cui connubio ha
preso forma in questo album, che è parte integrante
del Tour 2012 dei Tabula Osca - raccontano i
protagonisti.
Ed ancora: “E in un bar i ricordi si mischiano, come
un cocktail, alle facce. Facce sorridenti, assorte,
misteriose. A quei volti conosciuti che ti salutano
entrando e a quelli sconosciuti che ti fanno un cenno
uscendo come a dirti che ci sarà un altro bar dove
rivedersi. In un bar c'è tintinnio di bicchieri, acqua
che scorre, frasi che non capisci, silenzio come
continuo borbottio di parole. Ci sono i baristi che si
muovono con i loro mezzi busti sulle pedane di
banconi che sono come scrigni dai quali tirar fuori un
desiderio. Ci sono bottiglie che vanitose si
specchiano nei vetri mostrando a tutti le loro
etichette e i loro colori. Sono sirene che ti chiamano
per finire in bicchiere che (in base alle espressioni) è
sempre mezzo vuoto, o sempre mezzo pieno In un
bar ci sono ritorni di memoria, briciole sul bancone,
mosche che ronzano tranquille aspettando il
momento giusto per morire affogate in una goccia di
rum. Nel bar ci sono echi rispettosi, pensieri
shakerati, progetti che rimbalzano sui tavolini come
palle magiche. Nel bar c'è la magia dell'ebbrezza e lo
sconforto dell'ubriaco. C'è l'apatia dell'astemio e
gelati che friggono nella brina. Ci sono dita
imbrattate di fumo, tempo perso, cubetti di ghiaccio
che si rilassano nei bicchieri tornando ad essere
acqua. In un bar c'è anche la musica quella di tutti e
quella personale.... quella che lasci dentro e quella
che ti riporti dietro con te come un pacchetto di
mentine. E poi ci sono i sogni... che nascono da tutto
questo. Si uniscono a quei volti, ai ronzii, agli echi, si
appoggiano sulle sedie, si specchiano sui banconi
attraversano la musica e intanto attendono che voi
entriate...”.
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►FOTOCRONACA / IL MOLISE A “MISS ITALIA”
di Gabriele Di Nucci_
Undici ragazze pre-finaliste, tre nelle finale di Montecatini. Con presenza gastronomica molisana…
Sono state ben undici (nella foto sopra) le pre-finaliste
molisane di Miss Italia: Rita Cardinale (18 anni, di
Isernia), Annalisa Ciarlante (24 anni, di Isernia),
Stefania Dell’Anno (19 anni, di Venafro), Anna Di Risio
(18 anni, di Campobasso), Giulia Ferrante (19 anni, di
Campobasso), Serena Scapillati (24 anni, di
Campobasso), Teresa Buono (23 anni, nata a Ischia),
Martina Colarusso (22 anni, nata a Gaeta), Barbara
Dascola (19 anni, nata a Roma), Rosaneftaly Casale
Nunez Diaz (18 anni, nata a Santo Domingo), Lucie
Raggi (18 anni, nata a Roma). Tra queste hanno
partecipato alla finale di Montecatini: Annalisa
Ciarlante, Martina Colarusso e Anna Di Risio.
▲Gabriele Di Nucci, segretario di “Forche Caudine”, a
Montecatini tra alcune concorrenti di Miss Italia, tra cui
alcune molisane. ▼
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IL BUFFET MOLISANO
-
Francesco Tomasso, di Venafro, è il simpatico
responsabile di Miss Italia in Molise.
Andrea Nasillo a Montecatini registra le interviste per
Termoli Punto Tv.
(foto: “Le foto” – Stabbia, ag. Syriostar)
In occasione dell’evento, nell’ambito di “Casa Miss
Italia”, è stato organizzato un ricco buffet di prodotti
molisani, tra cui molti di Venafro (Isernia). In uno
schermo è andato in onda un video del territorio
molisano con il logo della Regione Molise.
FO R CHE CA U D I NE Ne w sle t te r – pa gi na 1 4
►FOCUS / ECCO IL “CONCORSONE” A CATTEDRE
di MDS_
Sono 11.542 le cattedre disponibili. Il bando pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 25 settembre 2012.
Sono stati indetti, su base regionale, concorsi per titoli ed
esami finalizzati alla copertura di 11.542 posti e cattedre
di personale docente nelle scuole dell'infanzia, primaria,
secondaria di I e II grado, nonché di posti di sostegno,
risultanti vacanti e disponibili in ciascuna regione negli
anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015.
Ai concorsi sono ammessi a partecipare i candidati in
possesso del titolo di abilitazione all'insegnamento nella
scuola dell'infanzia o primaria o secondaria di I e II grado,
conseguito entro la data di scadenza del termine per la
presentazione della domanda, ivi compresi i titoli di
abilitazione conseguiti all'estero purché riconosciuti con
apposito decreto del ministero.
Sono altresì ammessi a partecipare:
a) per i posti della scuola primaria, i candidati in possesso
del titolo di studio comunque conseguito entro l'anno
scolastico 2001-2002, ovvero al termine dei corsi
quadriennali e quinquennali sperimentali dell'istituto
magistrale, iniziati entro l'anno scolastico 1997-1998;
b) per i posti della scuola dell'infanzia, i candidati in
possesso del titolo di studio comunque conseguito entro
l'anno scolastico 2001-2002, al termine dei corsi triennali
e quinquennali sperimentali della scuola magistrale,
ovvero dei corsi quadriennale o quinquennale
sperimentale dell'istituto magistrale, iniziati entro l'anno
scolastico 1997-1998.
Sono inoltre ammessi a partecipare, per i posti di scuola
secondaria di I e II grado:
a) i candidati che alla data del 22 giugno 1999 erano già in
possesso di un titolo di laurea ovvero di un titolo di
diploma conseguito presso le accademie di belle arti e gli
istituti superiori per le industrie artistiche, i conservatori
e gli istituti musicali pareggiati, gli Isef, che alla stessa
data consentivano l'ammissione ai concorsi per titoli ed
esami per il reclutamento del personale docente;
i candidati che abbiano conseguito i titoli di cui alla
precedente lettera a) entro l'anno accademico 20012002, se si tratta di corso di studi quadriennale o
inferiore; entro l'anno accademico 2002-2003, se si tratta
di corso di studi quinquennale, nonché i candidati che
abbiano conseguito i diplomi di cui alla lettera a) entro
l'anno in cui si sia concluso il periodo prescritto dal
relativo piano di studi a decorrere dall'anno accademico
1998-1999;
La domanda di partecipazione al concorso, a pena di
esclusione, deve essere presentata in una sola regione. Si
può concorrere per uno o più posti ovvero per una o più
classi di concorso. In tal caso sono tenuti a presentare,
nella regione prescelta, un'unica domanda con
l'indicazione dei posti ovvero delle classi di concorso per
cui si intende concorrere. La domanda di partecipazione
al concorso va fatta esclusivamente on-line.
CORSI - Per quanto riguarda i corsi di preparazione,
conviene rivolgersi ai principali sindacati del settore.
A Milano uno è organizzato dall'associazione di
docenti
"Laboratorio
formazione"
(http://lnx.laboratorioformazione.it).
A Roma, Napoli e Bari li organizza Edizioni Simone e
costano 450 euro per sette lezioni.
LIBRI - Utili i testi di preparazione per approfondire
le materie scolastiche ma soprattutto, in vista deila
prova preselettiva a quiz, per "allenarsi" con i test a
risposte multiple. Spesso, infatti, vengono
privilegiati coloro che hanno buona praticità con le
tecniche di selezione (avendo ad esempio
partecipato a più concorsi) rispetto a coloro che
hanno buona preparazione settoriali ma non sono
pratici di selezioni pubbliche.
Tra i libri segnaliamo quelli di Edizioni Simone e di
Edises (42 euro) oppure quello di Edizioni Concorsi
(15 euro).
Per informazioni sui libri: tel. 06-45492186.
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►GENS / DOV’E’ FINITO IL CONFLITTO D’INTERESSI?
di Fabio Scacciavillani_
Sui dirigenti del Pd prevalgono due scuole di pensiero. Una li considera un gruppo
autoreferenziale, che ha perso il contatto con la realtà e campa di rendita sul voto di
chi, per contrastare (peraltro vanamente) Berlusconi, si tura tutti gli orifizi (e
distoglie lo sguardo dalle varie schifezzuole dei vari Penati, Tedesco, Errani, Lusi,
Bassolino e compagnia). Si tratta del giudizio brutale, plateale e profetico di Nanni
Moretti a Piazza Navona oltre 10 anni fa.
Fabio Scacciavillani,
nato a Campobasso,
noto economista,
lavora al fondo sovrano
dell’Oman dopo
pluriennali esperienze
internazionali.
E’ tra i fondatori
di “Forche Caudine”.
Collabora al Fatto
Quotidiano.
La seconda scuola asserisce che sono in combutta con il Caimano per motivi oscuri o
inconfessabili. Infatti lo hanno sostenuto anche quando poteva essere cancellato
dalla vita politica (Bicamerale docet). E’ una scuola che ha la sua Accademia nel blog
di Beppe Grillo (vedasi alla voce “Pdmeno elle”).
Finora è stato arduo verificare quale ipotesi rispecchiasse più fedelmente la realtà,
ma l’attuale fase politica ci consente di effettuare un test empirico. Da mesi ci si
arrovella sulla riforma elettorale che è giustamente una priorità. Però ad essa va
aggiunto un pezzo incommensurabilmente più importante: la legge sul conflitto di
interessi e quella per spezzare il duopolio televisivo (che agli effetti pratici configura
un monopolio). Però tutto il sinedrio del Pd (inclusi il nuovo ciambellano Vendola e
l’aspirante rottamatore Renzi) su questo tema rimane muto.
Allora ecco in cosa consiste il test sulla buona fede dei dirigenti Pd. Se continuano ad ignorare il
conflitto di interesse a causa della loro dabbenaggine o della loro smemoratezza, allora i militanti e
l’opinione pubblica dovrebbero ricordarglielo con determinazione. Se la pressione della società civile, o
semplicemente della logica e dell’onestà verso gli elettori, non desse frutti allora verrebbe validata la
teoria del “Pdmeno elle”.
Conosciamo l’obiezione con cui cripto-berlusconiani cercheranno di allontanare il calice amaro. Diranno
che in parlamento non c’è una maggioranza favorevole alla legge. E’ la giustificazione che adottano da
quasi venti anni, ma questa volta sarebbe palesemente patetica. Innanzitutto un numero vasto di
deputati e senatori eletti nel PdL si sono sganciati e stanno tentando di riciclarsi dove possibile.
Sapendo che un atto di fedeltà al vecchio padrone brucerebbe ogni possibilità di sopravvivenza politica,
in un voto palese non esiterebbero a infliggere il colpo di stiletto.
E poi ci sarebbe la Lega. Finora Maroni e la sua banda mal rappezzata sono riusciti ad imbonire gli ultimi
pasdaran di Pontida con la panzana di essersi affrancati dal vassallaggio al Cavaliere e di puntare ai
luminosi orizzonti federalisti una volta usciti dall’euro. Se però su una materia così incandescente
dimostrassero ancora una volta di essere gli zerbini infangati di Arcore, ogni speranza di recupero
elettorale seguirebbe il destino del Trota.
Insomma sussistono ottime possibilità di seppellire ogni velleità di revanchismo berlusconiano
togliendogli le tre reti televisive (senza contare i supporter ancora annidati in Rai) da cui si appresta a
lanciare la controffensiva. Se anche questa volta i maggiorenti del Pd rifiutasser di grippare il motore
del consenso berlusconiano, confermerebbero i peggiori sospetti sulle loro relazioni con Arcore o sulla
loro ricattabilità.
E questo discorso vale anche, anzi a fortiori, per Matteo Renzi, che avrebbe un’occasione aurea per
dimostrare di rappresentare sul serio un fenomeno nuovo e al contempo zittire i critici che gli
contestano la capatina furtiva nel tempio del Bunga Bunga.
La Newsletter di Forche Caudine raggiunge 4.823 persone (30% Roma, 30% Molise, 20% resto d’Italia, 20% estero).
Per segnalazioni e cancellazioni, anche in riferimento alla legge sulla privacy: [email protected].
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Presidente Giampiero Castellotti – Vicepresidente Donato Iannone – Segretario Gabriele Di Nucci
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