IL RITRATTO DI CATILINA Sallustio, De coniuratione Catilinae V 1
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IL RITRATTO DI CATILINA Sallustio, De coniuratione Catilinae V 1
IL RITRATTO DI CATILINA Sallustio, De coniuratione Catilinae V 1-8 Francesca Razzetti Questo lavoro di traduzione ed esegesi del ritratto di Catilina tracciato da Livio è indicato sia per il triennio sia per il biennio: nel primo caso, appare indicato nell'anno iniziale, come esempio della scrittura efficace di Sallustio e della sua capacità di dipingere ritratti al chiaroscuro; altrimenti, si può presentare questo testo in IV ginnasio/I anno del biennio (integralmente in traduzione, con qualche nota lessicale o grammaticale, a seconda dello svolgimento del programma di morfosintassi), quando si affronta in Storia lo studio della congiura di Catilina; oppure in V ginnasio/II anno, nell'ambito dello studio degli autori latini. Il testo latino è corredato da tre traduzioni: una a cura di un illustre traduttore contemporaneo (Luca Canali), una di un traduttore "d'eccezione" (Vittorio Alfieri) e una definita "di laboratorio" perché più aderente al testo originale e alla quale sono strettamente collegate le Note esplicative. Introduzione All'interno della monografia sallustiana, questo è il primo ritratto, sia fisico sia morale, di Catilina e compare, significativamente, subito dopo il proemio: vengono messi in luce tanto la sua indole quanto i suoi costumi, per poi passare alle cause che lo spingono a tramare un complotto contro la res publica Romana. L'intento dell'autore è palesemente moralistico: la figura di Catilina, già dipinta con tratti foschi, nel paragrafo 8 viene descritta come degna figlia della corruzione dei costumi allora in atto. Testo latino 1. L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. 2. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere ibique iuventutem suam exercuit. 3. Corpus patiens inediae, algoris, vigiliae supra quam cuiquam credibile est. 4. Animus audax, subdolus, varius, cuius rei lubet simulator ac dissimulator, alieni adpetens, sui profusus, ardens in cupiditatibus; satis eloquentiae, sapientiae parum. 5. Vastus animus inmoderata, incredibilia, nimis alta semper cupiebat. 6. Hunc post dominationem L. Sullae lubido maxuma invaserat rei publicae capiundae; neque id quibus modis adsequeretur, dum sibi regnum pararet, quicquam pensi habebat. 7. Agitabatur magis magisque in dies animus ferox inopia rei familiaris et conscientia scelerum, quae utraque iis artibus auxerat, quas supra memoravi. 8. Incitabant praeterea corrupti civitatis mores, quos pessuma ac divorsa inter se mala, luxuria atque avaritia, vexabant. Traduzione di Luca Canali 1. Catilina, nato di nobile stirpe, fu di grande vigore d'animo e di membra, ma d'ingegno malvagio e vizioso. 2. Fin dalla prima giovinezza gli piacquero guerre intestine, stragi, rapine, discordie civili, e in esse spese tutta la sua gioventù. 3. Il corpo resistente alla fame, al gelo, alle veglie oltre ogni immaginazione. 4. Animo temerario, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualsivoglia cosa, avido dell'altrui, prodigo del suo, ardente nelle cupidigie, facile di parola, niente di saggezza. 5. Spirito vasto, anelava sempre alle cose smisurate, al fantastico, all'immenso. 6. Dopo la dominazione di L. Silla, era stato invaso da una sfrenata cupidigia d'impadronirsi del potere, senza farsi scrupolo della scelta dei mezzi pur di procurarsi il regno. 7. Sempre di più, di giorno in giorno quell'animo fiero era agitato dalla povertà del patrimonio e dal rimorso dei delitti, entrambi accresciuti dai vizi sopra ricordati. 8. Lo incitavano, inoltre, i costumi d'una cittadinanza corrotta, tormentata da due mali funesti e fra loro discordi, il lusso e l'avidità. Traduzione d'autore Così Vittorio Alfieri tradusse il capitolo V della Guerra di Catilina (1775-1793, pubblicata postuma): (1) Lucio Catilina di nobil prosapia, d'animo e di complessione fortissimo, ma di prava e malefica indole, (2) fino da' primi suoi anni le intestine guerre, le rapine, le stragi, e la civil discordia anelando, fra esse cresceva. (3) Digiuni, veglie, rigor di stagioni, oltre ogni credere sopportava; (4) di audace, ingannevole, versatile ingegno; d'ogni finzione e dissimulazione maestro; cupido dell'altrui; prodigo del suo; nei desideri bollente; più eloquente assai che assennato. (5) Sempre nella sua vasta mente smoderate cose rivolgea; inverosimili, sublimi troppo. (6) Costui dopo la tirannide di Silla, invaso da sfrenatissima voglia di soggettarsi la repubblica, buono stimava ogni mezzo, purché regno gli procacciasse. (7) Ogni giorno viepiù s'inferociva quell'animo, da povertà travagliato e dalla coscienza de' propri delitti, figlie in lui l'una e l'altra delle summentovate dissolutezze. (8) Lo incitavano inoltre i corrotti costumi di Roma, cui due pessime e contrarie pesti affliggevano: lusso e avarizia. Traduzione (di laboratorio) 1. Lucio Catilina, nato da famiglia nobile, ebbe grande energia sia intellettuale sia fisica, ma natura malvagia e perversa. 2. A costui furono care, fin dalla giovane età, le guerre civili, le stragi, le ruberie, la discordia civile, e in ciò trascorse la sua gioventù. 3. Il suo corpo era capace di sopportare il digiuno, il freddo, la veglia, più di quanto sia credibile ad alcuno. 4. Il suo animo fu temerario, subdolo, mutevole, simulatore e dissimulatore di qualunque cosa, bramoso dei beni altrui, prodigo dei propri, infuocato nelle passioni; aveva abbastanza eloquenza, poca sapienza. 5. Il suo animo insaziabile era avido di cose smodate, incredibili, sempre troppo alte. 6. Costui, dopo la dittatura di Silla, era stato preso da una sfrenata smania di impadronirsi dello stato, né pensava assolutamente con quali mezzi lo ottenesse, pur di procurarsi il potere assoluto. 7. Sempre di più, di giorno in giorno, il suo animo feroce era agitato dalla ristrettezza del patrimonio e dal rimorso dei misfatti, cose, l'una e l'altra, che aveva aumentato con quei mezzi che ho ricordato sopra. 8. Lo incoraggiavano inoltre i costumi corrotti della città, che due mali pessimi e opposti fra loro, il lusso e l'avidità, travagliavano. Note esplicative 1. Lucius Catilina: Lucio Catilina, il cui nomen gentilicium, taciuto da Sallustio, era Sergio, apparteneva appunto alla nobile gens Sergia (Sallustio precisa infatti nobili genere natus), che vantava antichissimi avi, tra cui il capostipite Sergesto, il mitico troiano che fu compagno di Enea (Eneide V 121); nato nel 108 a.C., nell'89 divenuto ufficiale nell'esercito, aveva poi partecipato alla guerra civile come luogotenente di Silla; era stato in seguito questore, legato in Macedonia, pretore nel 68 e governatore dell'Africa nel 65; accusato di corruzione per la cattiva amministrazione in quella provincia, subì un processo ma fu assolto. Nobili genere: ablativo d'origine. Fuit...pravoque: magna vi è un ablativo di qualità, come il successivo ingenio. Si noti la calibrata struttura di questa prima presentazione di Catilina: vi è un parallelismo degli ablativi di qualità, retti da fuit e in antitesi, separati da sed, ma vi è anche un'insistita variatio, perché il primo ablativo è formato da una coppia aggettivo + sostantivo e specificato da due genitivi in polisindeto (et... et), riferiti a due sfere complementari dell'uomo (magna vi et animi et corporis), mentre il secondo è un sostantivo seguito da due aggettivi in coppia sinonimica, separati dall'enclitica -que (ingenio malo pravoque). Anche Eutropio VI 15, 1 definisce Catilina nobilissimi generis vir, sed ingenii pravissimi. 2. Huic: dativo di hic, da collegare in forte iperbato al successivo grata fuere (= fuerunt); grata è regolarmente di genere neutro perché riferito a nominativi neutri e femminili. Ab adulescentia: si ricordi che per i Romani l'adulescens era un individuo di età compresa tra i 18 e i 35-40 anni. Bella... civilis: enumerazione in asindeto, chiasticamente disposta (sostantivo + aggettivo, sostantivo/ sostantivo, sostantivo + aggettivo), ancora con variatio, poiché la prima coppia di sostantivo + aggettivo è plurale (bella intestina), la seconda singolare (discordia civilis). I quattro membri di questo chiasmo sono posizionati in ordine cronologico (per la spiegazione si veda il Commento), ed è stato notato che rispecchiano uno ad uno i vari aspetti della personalità di Catilina su cui Sallustio vuole focalizzare l'attenzione: il bellum intestinum gli consente di praticare la carriera militare, le caedes saziano le sue manie omicide, le rapinae l'ambizione di ricchezza, la discordia civilis gli permette di continuare tranquillamente la carriera politica di funzionario corrotto. Tra l'altro, tutti questi elementi, oltre a qualificare un individuo, sono chiaramente riferiti a tutto un contesto, su cui l'autore fa convergere fin dall'inizio l'attenzione del lettore: uno stato in grave crisi politica e istituzionale, una nobilitas decaduta e corrotta. Ibique = et ibi: letteralmente "e lì", ma è meglio tradurre come se vi fosse et in iis rebus; si tratta quindi di una brachilogia. Exercuit: propriamente "esercitò"; è come se Sallustio volesse far emergere fin dall'inizio i tratti di un giovane nobile e scellerato, che si allena praticando crimini di entità sempre più grave per prepararsi degnamente al sommo crimine, il colpo di stato. 3. Corpus: in parallelismo col paragrafo precedente e col successivo, si deve sottintendere huic fuit; il periodo è dunque ellittico del verbo, come spesso accade in Sallustio, che ama procedere per frasi nominali. Patiens: participio di patior congiunto con corpus, ha valore di aggettivo ed è seguito da una terna di genitivi oggettivi in asindeto (inediae, algoris, vigiliae). Supra... est: letteralmente supra = "al di là", ma si può tradurre come magis. Cuiquam, da quisquam, si usa in frasi negative o con valore negativo. Sallustio inizia a presentare Catilina come una figura eccezionale, straordinaria, tanto nel bene quanto nel male. 4. Animus: in parallelismo coi paragrafi precedenti, si deve sottintendere huic fuit (frase nominale). Inoltre, questo paragrafo è speculare rispetto al precedente: prima si parlava del corpo, ora dell'animo; tutti e due i paragrafi sono costituiti da frasi nominali, in entrambi vi è un pronome indefinito, pur se in casi diversi (cuiquam e cuius rei lubet), e compare all'inizio la coppia sostantivo + aggettivo, peraltro con variatio (nel par. 3 sostantivo + aggettivo + tre genitivi; par. 4 sostantivo + tre aggettivi). Audax, subdolus, varius: enumerazione di tre aggettivi in asindeto; si noti il parallelismo con la terna di genitivi oggettivi al par. 3. Cuius rei lubet = cuiuslibet rei (tmesi). Simulator ac dissimulator: Catilina era, cioè, abile nel far credere agli altri il falso, spacciandolo per vero, e, al contempo, altrettanto abile nell'occultare il vero; ciò a conferma dell'atteggiamento di una persona davvero spregiudicata. Adpetens... profusus: participi con valore di aggettivi, entrambi preceduti dai genitivi neutri sostantivati che reggono (alieni e sui). Catilina si mostra qui un uomo dalla personalità davvero complessa, per non dire contraddittoria, ben evidenziata dall'antitesi tra alieni e sui: era al contempo avido di ricchezze altrui e scialacquatore delle proprie. Ardens in cupiditatibus: dopo una struttura ternaria costruita in parallelismo, per cui l'aggettivo o participio segue l'altro elemento che lo specifica (cuius... dissimulator, alieni adpetens sui profusus), ecco lo scarto del quarto membro, in cui avviene il contrario e la determinazione segue il participio (variatio: ardens in cupiditatibus). Satis... parum: avverbi e genitivi partitivi in posizione chiastica, collegati in asindeto con forte valore avversativo. È da sottintendere ei erat: una nuova, duplice, ellissi, del verbo essere e del pronome in dativo. Si noti anche l'allitterazione di s. 5. Vastus animus: Sallustio si sofferma ancora sull'animus di Catilina, ripetendo il sostantivo come all'inizio del paragrafo 4, posponendolo tuttavia al suo aggettivo (variatio). Vastus vale "insaziabile", "senza misura", come chiarisce il prosieguo del paragrafo. Immoderata, incredibilia, nimis alta: enumerazione asindetica di tre membri costruita in variatio; infatti, la mancanza di misura è sottolineata per due volte col prefisso privativo in- e poi con l'avverbio nimis. Semper: l'avverbio conclude lapidariamente il paragrafo, sottolineando che l'ambizione smodata accompagnò Catilina lungo tutta la sua parabola esistenziale. 6. Hunc: Catilina, in posizione incipitaria enfatica, viene presentato come l'oggetto di una smania di potere smisurato (lubido maxuma): aspirava cioè al sommo potere, niente meno che lo stato (rei publicae, poi si dirà regnum). Si noti che da qui in poi Catilina viene presentato non più come soggetto delle sue azioni, ma come oggetto influenzato dalla realtà che lo circonda. Post... Sullae: la dittatura di Silla durò un triennio, dall'82 al 79. Si noti la scelta lessicale: dominatio ("tirannia") non è certo un termine casuale, come non lo è il successivo regnum, che rimandava ai Romani l'immediata immagine della monarchia, del potere assoluto. Lubido maxuma ... capiundae: arcaismi per libido maxima ... capiendae (gerundivo retto da lubido). Id ... adsequeretur: interrogativa indiretta dipendente dal successivo quicquam pensi habebat; id è l'oggetto di adsequeretur. Dum = dummodo ("pur di"), congiunzione condizionale. Quicquam pensi habebat: nihil o nec quicquam pensi habere = "non badare a"; pensi è genitivo partitivo da pensus (participio perfetto di pendo) e indica "ciò che ha peso, che è importante". 7. Agitabatur magis magisque in dies animus ferox: ancora una volta il paragrafo si apre con l'animus di Catilina, ancora una volta in variatio: dopo la posizione incipitaria assoluta (par. 4), compare dopo il suo aggettivo (par. 5) e ora posposto a vari termini che ne accrescono la drammaticità: si arriva cioè al parossismo, chiaramente non più controllabile. Come già notato, Catilina non è più soggetto agente: agitabatur è infatti verbo di forma passiva, le cui forze "motrici" sono i successivi ablativi inopia e conscientia. Inopia... conscientia: ablativi di causa efficiente. Quae: neutro plurale riferito a inopia e conscientia. 8. Incitabant: scil. eum. Ancora una volta Catilina compare non come soggetto agente, ma come vittima delle circostanze, in questo caso i corrupti mores. Corrupti civitatis mores: Catilina, dunque, è anche il prodotto di una società dai costumi corrotti, che Sallustio illustrerà con dovizia di particolari nei successivi capitoli VI-XIII. Pessuma = pessima (arcaismo). Divorsa = diversa (arcaismo). La società romana è travagliata al contempo da lussuria e avidità, vizi opposti tra loro, in quanto la prima fa sperperare quanto l'ultima ha indotto ad accumulare. Dunque la vistosa contraddizione fra vizi opposti è una caratteristica che Catilina (par. 4) mutua dall'ambiente in cui vive. Quos: grammaticalmente concordato con mores, ma concettualmente riferito a civitas (ipallage). Commento Questo famoso, pregnante e incisivo ritratto mostra una figura corrotta, cinica e crudele, pur se non priva di aspetti positivi (nobile origine, eloquenza, vigoria del corpo, forza d'animo): si tratta dunque di un'immagine dipinta al chiaroscuro. L'eccezionale energia di Catilina, dell'animo e del corpo, fin da subito messa in evidenza, soggiace tuttavia a una natura perversa (par. 1): egli, fin dall'età giovanile, si macchia infatti di gravi crimini, iniziando con la partecipazione prima alla guerra civile tra Mario e Silla (bella intestina), poi agli eccidi dei Sillani (caedes) e agli espropri illegali (rapinae) a danno dei nemici politici, divenuti proscritti, infine allo stato di generale disordine (discordia civilis) di quel travagliato periodo della storia di Roma (par. 2). La sua resistenza fisica rasenta l'incredibile (par. 3), eppure passa in secondo piano rispetto alle più marcate - se possibile - caratteristiche psicologiche (parr. 4-5): egli è un uomo senza scrupoli, volubile, mai pago di nulla. Un tale individuo si trova a vivere in un momento storico in cui la societas Romana è allo sbando, dopo la dominatio sillana (par. 6): ed ecco che le circostanze scatenano in lui la mania del potere sommo, quello cioè del governo dello stato; non si darà pace, dunque, finché non lo avrà ottenuto, anche alla luce della valutazione accurata sia della sua situazione personale (di debiti contratti e crimini commessi, par. 7), sia dei mores imperanti: che non sono più - purtroppo, sembra dire Sallustio - quelli dei maiores, ma quelli più recenti, improntati a lussuria e avidità (par. 8). Quindi, la società in cui matura il progetto di Catilina certamente agevola e incentiva l'uso di metodi violenti (incitabant, par. 8); tuttavia, non per questo diminuisce la responsabilità morale dell'individuo. Il ritratto analizzato è chiaramente tripartito: nella prima parte (parr. 1-2) compaiono il nome del personaggio, si dichiara la sua collocazione sociale in seno alla nobilitas e viene messa in rilievo la sua eccezionalità, con l'indicazione delle sue preferenze giovanili; poi Sallustio descrive più minutamente i vizi e le virtù di Catilina, suddividendoli sulla base della loro appartenenza alla sfera del corpus oppure dell'animus (parr. 3-5); infine, la figura del protagonista viene inserita all'interno del contesto storico dell'età sillana ed è analizzata come vittima (pur se colpevole) di un sistema di degenerazione dei costumi (parr. 6-8). Lo stile è ben lontano dalla concinnitas ciceroniana: si è più volte notata la caratteristica brevitas (che Seneca definì obscura per la oggettiva difficoltà di comprensione), fatta di brachilogie, ellissi e asindeti (queste due ultime figure, secondo Quintiliano, costituivano la caratteristica stilistica di Sallustio); altra nota dominante è la varietas, cioè l'insistito cambiamento degli elementi e dei costrutti all'interno di una stessa proposizione. Inoltre, se in Cicerone sono nettamente prevalenti le strutture a due membri, Sallustio invece predilige le sequenze trimembri (parr. 3, 4, 5). La predilezione per la paratassi, in particolare per le frasi brevi, giustapposte in asindeto, spesso antitetiche, determina un andamento del periodo franto e nervoso. L'autore, infine, ricerca le forme arcaiche, utilizzando la u in luogo della i nei superlativi (maxuma per maxima, par. 6, pessuma per pessima, par. 8) e nei sostantivi (lubido per libido, par. 6), la u anziché la e nei gerundivi (capiundae per capiendae, par. 6), la o per la e dopo la v (advorsa per adversa, par. 8), la III persona plurale del perfetto indicativo con desinenza -ere per -erunt (fuere per fuerunt, par. 2).