Speciale castagne
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Speciale castagne
Club Alpino Italiano Sottosezione Antrodoco Janus Oltre… la montagna Bimestrale Novembre-Dicembre 2006 S Notiziario di valorizzazione e tutela dell’ambiente montano a i c pe e n g a t s a c le Il “maiale” dei boschi Intervista: ‘Na ote ...era ’na ote Castagne in cucina La Cooperativa Velinia Trenotrekking sul Terminillo Distribuzione gratuita - salvo SPED.IN ABB POSTALE - ANNUALE Euro 10 Anno 0, Numero 3 Anno 0, Numero 3 J a n u s Janus Sommario Editoriale 2 Il“maiale dei boschi” Il castagno nell’economia casalinga del passato Scheda tecnica: Il Castagno Cooperativa Velinia: un’esperienza in crescita Il Castagno in lettere: Miti e Tradizioni 3 4 6 8 Tradizione: ’Na ote … era ’na ote - L’intervista 10 Ricette: Castagne in cucina La natura contesa: 14 Attività sezionali: 15 • • L’invito di Janus Prossime escursioni Bacheca Ci è sembrato doveroso dedicare un intero numero di Janus a questo albero, il castagno, così ricco di significati per Antrodoco e i paesi circostanti e che, insieme ai funghi, attrae molti turisti nei fine settimana autunnali. Abbiamo pensato che potesse interessare i nostri lettori sapere qualcosa di più tecnico su quest’albero, sulle sue origini, sulle leggende e miti ad esso legati. Abbiamo pensato fosse importante conoscere meglio una realtà economica importante nella nostra zona: la cooperativa Velinia. Infine, abbiamo deciso di condividere con voi alcune ricette a base di castagne (troverete eccezionalmente due intere pagine di ricette!). Questo numero, che speriamo vi piaccia come e’ piaciuto a noi prepararlo, non sarebbe stato possibile senza il lavoro dell’infaticabile socio Marco Pace e di sua moglie Gabriella, che hanno meticolosamente raccolto molto del materiale. Ma proprio quando il materiale raccolto sembrava molto, ci siamo resi conto che mancava qualcosa: mancava l’esperienza vera della gente del posto, la voce appassionata di chi è vissuto in un periodo dove veramente la castagna, al di là di ogni retorica, era una ricchezza per il paese ed una voce importante nel bilancio familiare di gran parte delle famiglie. Abbiamo quindi intervistato tre simpatiche signore di Antrodoco, chiedendogli di parlarci di come effettivamente venivano raccolte, conservate, usate le castagne, sottolineando le differenze tra ieri e oggi . Ringrazio affettuosamente Giuseppina, Ines ed Emilia che mi hanno regalato una piacevolissima serata in loro compagnia e invito i lettori a non perdere il resoconto della loro intervista: le sorprese non mancheranno! Ernestina Cianca 12 Caccia compatibile • Editoriale REDAZIONE Direttore Responsabile: Eligio Boccacci Direttore Editoriale: Ernestina Cianca Coordinamento Redazionale: Sara Andreassi Assistenti alla Direzione: Ruggero Fainelli Giandomenico Cipriani Marzia Petrelli Autorizzazione tribunale di Rieti, N°8 in data 10/05/2006 Tutti i diritti di proprietà sono riservati Club Alpino Italiano “Sottosezione Antrodoco” Fondata nel 1997, Sez. Rieti Sede sociale via Savelli , 3 (venerdì dalle 17 alle 18) 02013 Antrodoco, RI Reggente: Eligio Boccacci Pagina 2 In copertina: Foglie di castagno in autunno (Foto M. Pace) Anno 0, Numero 3 Il “maiale” dei boschi Il castagno nell’economia casalinga del passato La mia mamma la mi diceva non andare sulle montagne mangerai sol polenta e castagne ti verrà l’acidita’…… Nella strofa di questa bella canzone popolare è racchiusa la grande importanza che la castagna ha avuto, fino al secondo dopoguerra, nella alimentazione della gente di montagna. L’albero grande, antico e misterioso del castagno, che ancora oggi copre, ad una quota compresa tra i 500 ed i 900 metri una parte notevole dei nostri Appennini, ha rappresentato per secoli una fonte alimentare primaria per gli insediamenti umani, montani e pedemontani. Dai suoi frutti si sono ottenute farine ricche di amido e carboidrati nobili; dal suo legno, materiale da costruzione di grande resistenza agli agenti atmosferici e di facile lavorabilità; dalla sua corteccia il prezioso tannino (acido tannico) acido con elevato potere antisettico, indispensabile per la tintura delle stoffe, componente di molti farmaci con funzione astringente e degli acidi di fissaggio per uso fotografico. Insomma, una pianta che per i nostri antenati era come una specie di “maiale” dei boschi della quale cioè, si utilizzava ogni parte, nella povera economia casalinga, fortemente legata all’ambiente naturale circostante. La raccolta delle castagne rappresentava qualcosa di più importante, spesso, della raccolta dei cereali estivi, proprio perché avveniva in autunno e consentiva di permettere il superamento della stagione più dura. Castagnaccio, farina di castagne per il pane, magari mischiata ad una rimanenza di farro o di granoturco; polenta e castagne, le deliziose caldarroste che profumano i focolari e con un bel bicchiere di rosso e qualche amico, fanno la cena nelle case dei boscaioli, le ballotte, castagne bollite, più morbide per i bambini, per gli anziani che non hanno più i denti di una volta, le castagne in saccoccia del “cafone” che le porta come amuleto prezioso, simbolo della sua possibilità di sopravvivere, Monte Terminillo , dai castagneti di Antrodoco– . foto E. Cianca contro una natura poco amica e spesso fonte di dolori. Centinaia di anni sono passati ed hanno visto donne e uomini affannati dal bisogno più elementare, quello del cibo, donne e uomini con i visi di cuoio, induriti dal sole, dal freddo, dalla fatica di una vita che noi oggi non possiamo neppure immaginare, raccogliere, conservare, utilizzare i frutti anch’essi color del cuoio, dell’albero definito in molti luoghi, albero del pane. Forse le voci, i suoni, i colori, le forme stranissime da cui è animato un bosco di castagni, ci vogliono parlare anche di questa Fermiamoci un attimo, tocchiamo la ruvida corteccia, cerchiamo il sole tra le foglie, annusiamo il profumo del bosco, proviamo a fare silenzio e chiudere gli occhi, ecco, il bosco ci parla, con i suoi scricchiolii, con il vento che soffia nei suoi polmoni profondi, impariamo a tacere ed ascoltarlo. Marco Pace Castagneto a Cesalonga foto E. Boccacci Pagina 3 J a n u s J a n u s Anno 0, Numero 3 Pagina 4 SCHEDA TECNICA: il Castagno La grande pianta del castagno (castanea sativa) è diffusa nelle zone temperate di tutto l’emisfero nord del nostro pianeta. Appartiene alla famiglia delle fagacee ed è ricono- Cinque Confini — scibile per le foglie caduche Antrodoco T alterne ed ovali, allungate e (Facile) seghettate, di colore verde più intenso sulla pagina su- Programma Nazionale periore. di treno-escursionismo Produce frutti verdi e spino- Ancora una volta torniamo ad si: i ricci, che contengono un modo di fare escursionismo due o tre acheni commestibi- a noi caro. Dopo le due escursioni di trenoescursionismo già li, le castagne. fatte durante l’anno rispettivaLa corteccia, di colore bru- mente da Rocca di Corno, in no-grigiastro, è fortemente parte in ciaspole, e quella più solcata da nervature allunga- classica giunta all’VIII edizione te e spiraleggianti. Il castagno da Sella di Corno per Antrodoè una pianta longeva: si co- co sempre passando per l’anti- noscono esemplari di oltre mille anni! Il periodo di massima efficacia produttiva e di legno, tavolate per solai, assiti, sottotetti e mobilio. Il legno è di media durezza e presenta venature molto pronunciate. La sua resistenza alle intemperie è proverbiale, come quella ai parassiti animali silofagi (tarli e cerambicidi) ed è dovuta principalmente alla ricchezza acido tannico del suo contenuto cellulare, prodotto, questo, di grande efficacia antisettica. Ancora oggi, le botti da vino in legno, sono fatte principalmente di castagno, e prima di riempirle del prezioso liquido, vengono fatte “ scurare “, cioè riempite di acqua e più volte svuotate per eliminare il tannino (bruno scuro) al fine di evitare l’inacidimento del vino. I castagni da frutto sono invece allevati a fustaia, lasciati, quindi, crescere senza grossi interventi di potatura, fino alla loro naturale dimensione, che può raggiungere anche i 25 metri di altezza. Il solo intervento importante è il diradamento, che comporta l’eliminazione delle piante più vecchie, malate o improduttive. La fustaia produce un’ombreggiatura del terreno tanto intensa che il sottobosco rimane pressoché privo di vegetazione. Questa condizione è ottimale per lo sviluppo, dovuto alla degradazione unica del fogliame e dei resti legnosi, di rapporti simbiotici con una grande quantità di muffe, le più evidenti e gradite delle quali, sono i funghi, deliziosi compagni d’autunno del castagneto. Il Castagno … in lettere più rigoglioso sviluppo, si determina attorno ai cinquanta anni. Il castagno viene coltivato col governo a ceduo (con tagli periodici) quando è utilizzato prevalentemente per ricavarne legname. In questo caso, la produzione di frutti è meno rilevante perché il legname migliore, più compatto e resistente, è quello del castagno selvatico. Dalle piante si ottengono pali per recinzioni, morali, filagne e travi per i tetti di La maggior parte delle varietà di castagne sono coltivate per farina o per consumo fresco generico. Le varietà più interessanti, sia da un punto di vista qualitativo che economico, sono però i Marroni. Nei diversi territori possono avere caratteri lievemente diversi, ma tutte si di- Conosciamo il sentiero J a n u s Anno 0, Numero 3 stinguono dalle normali castagne per le dimensioni mediograndi e per la pellicola interna (epistema) che avvolge il frutto senza mai penetrare nella polpa. Questa preziosa caratteristica, unita a proprietà organolettiche (di gusto) e nutritive (di sostanza) molto elevate, ha reso possibile l’utilizzo dei Marroni per particolari preparazioni (es. Marron glacé), ed ha contribuito ad innalzarne il Ricciai, Riccio, piante di marroni.- foto E. Boccacci In altri territori ( Toscana, Emilia, Liguria ) a parte una piccola quantità di castagne per uso familiare, il grosso veniva essiccato in particolari costruzioni dette “metati”, costituite da una casetta in pietra con tetto di ardesia con un piano superiore fatto di listelli di quercia distanziati, su cui venivano disposte le castagne, ed un piano inferiore Metati Foto Marco Pace nel quale si accendeva un fuoco Metati.- foto M. Pace basso che nel giro di 15 giorni circa conduceva alla giusta essiccazione dei frutti. Questi vanivano poi privati della buccia e dell’epistema con tramogge a movimento manuale e poi avviate alla molitura per la produzione di farina. Marco Pace Alta via del Marrone 2005, Marco Pace istruisce sul castagno foto R. Fainelli Pagina 5 J a n u s Anno 0, Numero 3 La Cooperativa Velinia: Un’esperienza in crescita La coltivazione del castagno non appartiene solo alla storia ed al passato, ma è una realtà economica agricolo-montana con una dinamica attuale in interessante crescita. I coltivatori del nostro territorio, per affrontare il problema più grosso, quello della commercializzazione del prodotto, hanno dato vita, nel 1975, ad una cooperativa che si occupa di gestire tutte le fasi di lavorazione e commercializzazione delle castagne dopo la raccolta. Ci siamo recati presso la sede della Cooperativa Velinia, in Borgo Velino, ed La cooperativa Velinia a Borgovelino (RI) abbiamo rivolto alcune domande alla sig.ra Loreta. Dopo averci brevemente illustrato la storia della cooperativa, e averci fornito dati precisi sulla continua crescita del numero dei soci, ci ha descritto le fasi di lavorazione. “Noi lavoriamo esclusivamente i marroni, ossia la varietà più pregiata, e riceviamo il prodotto dai coltivatori di tutta la vallata, cioè dai Comuni di Micigliano, Antrodoco, Borgo Velino, Castel Sant’Angelo e Cittaducale. I marroni vengono conferiti alla cooperativa dopo la raccolta, che generalmente si effettua senza interventi di battitura, e sono suddivisi in tre categorie per calibro. Successivamente, sono posti in silos sommersi dall’acqua a scurare e poi in appositi contenitori per l’asciugatura. I primi due calibri sono soggetti alla commercializzazione, mentre per il terzo è prevista una trasformazione in farina di castagne o castagne secche. Il conferimento ha inizio i primi giorni di ottobre e si protrae per tutto il mese con ritmi frenetici; le fasi di lavorazione terminano in genere nel mese di dicembre. La quantità complessiva di prodotto lavorato si aggira intorno ai 3000 quintali. Ma – continua Loreta – Pagina 6 tutte le foto Pasquale Chiuppi se venissero recuperati i castagneti ancora incolti nel territorio si potrebbero raggiungere facilmente i 40005 0 0 0 quintali. La cooperativa vende il prodotto all’ingrosso ed al minuto, ma solo di rado direttamente ad industrie dolciarie o di trasformazione, poiché il prezzo finale è poco conveniente”. Circa la tipologia dei soci conferenti, abbiamo appreso che accanto ad un numero di coltivatori anziani, ancora tradizionalmente legati a questa coltura, si evidenzia, negli ultimi anni, un abbassamento dell’età media dei nuovi soci, dovuto all’incremento di compravendite di castagneti, e quindi al recupero di quelli abbandonati, indice di una positiva dinamica di sviluppo di questa realtà agricola nel nostro territorio. J a n u s Anno 0, Numero 3 La cooperativa si fa prom ot ri ce , in collaborazione con gli Enti locali e le strutture di formazione in campo agricolo, di corsi per i coltivatori meno esperti, relativi a tecniche colturali o di potatura, ed alla fitopatologia. Date le richieste avute, sta tentando di favorire la costituzione di squadre di potatori (Ma i nostri giovani non sembrano troppo motivati…- dice Loreta ), e si fa portavoce delle più importanti esigenze dei soci. Tra queste, la realizzazione e la gestione di una rete di vie di accesso ai castagneti che, pur nel rispetto dell’ambiente, permettano l’utilizzo di trattori o di altri mezzi idonei al trasporto a valle del raccolto. Marco Pace Pagina 7 J a n u s Il “Castagno”, in “Storie naturali” di Mario Rigoni Stern, come gli altri alberi, racconta la storia del mondo, molto più antica dell’uomo, ed e’ per i soldati in tempo di guerra, il sogno della casa lontana……….. Anno 0, Numero 3 provvidenza” scrive Adolfo di Bérenger, nella sua Archeologia Forestale. e in questo modo ebbe castagne abbondanti e grosse che in onore vennero chiamate “corelliane”; dopo di lui un suo liberto di nome Etereo ritornò a incalzare lo stesso albero e le castagne migliorarono di sapore. E sempre il Bérenger scrive “….Così l’accidente e il capriccio stesso dei coltivatori avrebbero prodotto dappoi gli altri diversi modi d’innesto”. I Greci e gli Italici, che da Saturno avevano Nel Cinquecento il Gabriella Balestrino Non ho trovato, o non conosco, miti legati alle castagne, anche se nell’antichità ne hanno scritto Teofrasto, Plinio, Ovidio e altri autori. Secondo la tradizione più remota quest’albero è originario del monte Timolo nei pressi di Sardi, città della Lidia, un tempo famosa per i suoi boschi, e da lì venne trapiantato in Ellade dove i suoi frutti erano chiamati “ghiande sardiane” o anche “ghiande di Giove”, “Quasi a dirle dono di La Natura contesa: Caccia appreso l’arte di innestare gli alberi per avere frutti migliori e abbondanti, furono forse i primi a mangiare i “marroni”. Plinio ci racconta che a Corellio di Ateste, ai piedi dei colli Euganei, venne l’idea di innestare un castagno selvatico con una marza staccata dallo stesso albero, Castagneto, Colle Colonnella nostro Mattioli scriveva nei suoi Discorsi a proposito delle castagne “…..la polpa loro mangiata, è utile a chi avesse bevuto quel veleno che si dimanda ephemero. Ristagnano le castagne, e massime le secche, valentemente i flussi stomacali, e del corpo; e vagliano a gli sputi del sangue. Peste con mele [miele] e con sale, s’applicano utilmente in sul morso del can rabbioso. Risolvono la durezza della mammelle, impiastratevi suso con aceto e farina d’orzo…”. Dalle Epistole del Mattioli si apprende anche che a Costantinopoli si trovavano delle castagne che si chiamavano cavalline “…..per giovar alle à i cavalli bolsi, e che tossiscono date loro è mangiare”. (Ecco perché il nome di Ippocastano.) Un castagno è anche l’albero più famoso e forse il più vecchio d’Italia: in comune di San’Alfio, nella località Tre Castagni, vive forse da più di tremila anni il “Castagno dei Cento Cavalli”. Sotto i suoi rami, durante un temporale trovarono rifugio Giovanna D’Aragona e i suoi cento cavalieri che l’accompagnavano a una gita sull’Etna. I tre castagni che danno il nome al paese hanno rispettivamente la circonferenza di dodici, venti e ventidue metri e un’altezza di venti. La tradizione dice che un tempo, fino a qualche secolo ùfa, i tre castagni erano un unico albero di oltre cinquanta metri di circonferenza, e dentro di esso erano scavate una casetta e una rientranza dove trovavano rifugio un pastore e il suo gregge. E c’erano persino un forno che era alimentato con la legna levata dal tronco per ingrandire il ricovero. Ma questa rimane solo una leggenda e i tre immensi e plurimillenari castagni derivano forse da tre polloni sviluppatisi da un tronco preesistente. Come è effimero il nostro tempo nel con- fronto di questi patriarchi vegetali!. Pagina 8 J a n u s Anno 0, Numero 3 A Scuola con il CAI STORNELLATA DELLE CASTAGNE Primaria di Borgo Velino Fiore de crocu So lucidu, so bellu come focu Io so lu bon marrone de ‘Ndreocu (2 volte) Fior de geraniu E senza che me vardi sosci stranu Io so la roscia ellu Ciculanu (2 volte ) Fior d’erba spagna Io so la più selvaggia de montagna Lu troo pure io chi me se magna (2 volte) Fior de castagnu Me cacci dallu ricciu e non me lagno Pe metteme a scurà me fa lu bagnu (2 volte) Fior de viola Lo saccio che so bona e faccio gola Me crasti e po’ me mitti alla restirola (2 volte) Fiore de calla Se porti la dentiera che te balla Me po’ pure allessa nell’acqua calla (2 volte) Fiore de cardi Smettete de cantà che se fa tardi Fecete recitane pure l’atri (2 volte) Fiore de fienu Se semo state longhe ce scusemo Ce remettemo in fila e ce ne iemo. (2 volte) Primaria Antrodoco Pagina 9 Tradizione: ’Na ote….era ’na ote Intervista a: Giuseppina, Ines, Emilia “Vissi de ndreocu mittu 3 castagne allu focu, ne retroanu 4 e se rigirano n’pco, vissi dellu borghittu ne mittu 3, ne retroano 2e non ce se rigirano più” Come a dire, “che quelli dellu burgu erano signori…..mica come quelli de ndreocu”, spiega Giuseppina con tono ironico. Inizio l’intervista chiedendogli le differenze principali tra oggi e il passato nella raccolta delle castagne, nelle modalità di conservazione e nell’uso che se ne faceva. “E’ cambiato dalla notte al giorno……” dice Giuseppina, “perche’ oggi si va con la macchina al castagneto…..altrimenti sarebbe tutto abbandonato! Una volta si andava a piedi e si portavano a valle con i muli o a spalla. Poi oggi si pulisce con il decespugliatore, prima si usavano la falce e il serricchio, natru tribulà! (tutta un’altra fatica!)”. “Oggi si raccolgono con in guanti per paura di pizzicarsi” aggiunge Ines, “e la raccolta dura molto tempo perché si aspetta che e castagne caschino da sole…prima si battevano e la raccolta poteva durare 3 settimane. Ma allora, come si procedeva alla raccolta? “Gli uomini con le pertiche salivano sugli alberi e battevano i rami per far cadere i ricci ancora verdi. Le pertiche erano di 3-4 qualità. C’era quello lungo, quello per i rami più corti. Mio padre aveva anche quello con l’uncino. Quando si perticava si diceva “sottoooo”, perche’ non era bene stare sotto gli alberi.” “Noiatre (noi donne) raccoglievamo i ricci con le mordacchie (specie di molle di legno che si piegano), li mettevamo nella scerpa in testa e poi li buttavamo nel mucchio Pagina 10 Mercoledì J a n u s non le vendevano tutte. “Si facevano due “capature” (selezioni): le più grandi e si vendevano, mentre le più piccole si tenevano per sé e per gli animali.” Aggiunge Giuseppina, “prima la castagna era un pasto, era come il pane”. Ma quando, ansiosa di scoprire qualche antica ricetta con le castagne, chiedo come esattamente le mangiavano, loro mi rispondono in coro: “no, si mangiavano principalmente arroste con l’aristirola, oppure si lessavano, spesso insieme alle patate che venivano preparate per i maiali”. Insomma, niente farina di castagne, niente pane o focacce di castagne. Dalle nostre parti non venivano usate come base per piatti né semplici ne elaborati e non ci sono molini appositi per produrne la farina, come invece in altre parti d’Italia. Ad Antrodoco manca una cultura culinaria legata alla castagna. Non c’e’ una ricetta tipica e tradizionale e forse anche a noi oggi piace mangiarle principalmente cotte sul fuoco, magari accompagnate dal famoso “raspato”, vino ottenuto dalla fermentazione delle vinacce non torchiate ed una certa quantità di acqua purissima, poco più che una bevanda, più adatta al tempo delle fatiche estive. Anno 0, Numero 3 sempre la castagna perché avevano bisogno di calore subito…e poi, quando si faceva bollire il mosto, si usava sempre il legname di castagno, perché il mosto deve bollire e ha bisogno di un legname che fa la fiara (che produce rapidamente un calore intenso). Per la brace è necessario legname di altro tipo, quercia o carpino. E’ ormai quasi mezzanotte, e, nonostante le nostre vivaci signore abbiano ancora voglia di infervorarsi nel raccontare le differenze tra il passato e il presente, decidiamo di chiudere l’intervista. Un’ultima osservazione emerge: sembra proprio che l’abitudine di prendere le castagne nei castagneti degli altri, non sia passata. Ma come dice Giuseppina: “na ote’ era na ote (c’era bisogno),….oggi e’ vergognoso”. Ernestina Cianca Marco Pace Eligio Boccacci Tratta dal quotidiano “Il Momento “del 1946 La mia ultima curiosità riguarda l’utilizzo del legname di castagno. E’ Ines a rispondere: “Nell’inverno, quando c’era la miseria, si prendeva il castagno più bello, c’erano i segatori (tagliaboschi) che venivano da Cagnano o dal cicolano Facevano una buca e ci mettevano il tronco in piedi. Due uomini con una sega, lo tagliavano per lungo e lo riducevano in tavoloni (mezzani), questi venivano venduti per integrare il magro bilancio familiare , o messi a stagionare per costruire mobili, portoni o solai..Il legname del castagno non veniva usato neanche per fare il fuoco perché sparava (scoppiava). Però, osserva Ines, “il legname che da più calore e’ la castagna! Gli stagnini, usavano Escursione “Alta via del Marrore “ edizione 2005— foto E. Cianca Pagina 11 J a n u s Ricette : Castagne Anno 0, Numero 3 in cucina IN QUESTA PAGINA LA CUCINA POVERA A BASE DI CASTAGNE Castagnaccio POLENTA DI CASTAGNE Divenuta nei paesi ricchi quasi una rarità, la farina di castagne è ancora per molte popolazioni una fra le basi dell’alimentazione. Consente molte preparazioni saporite, tra le quali la più semplice è la polenta di castagne; si prepara come una polenta di granturco e al termine della cottura si versa in una grande ciotola bagnata con acqua fredda, poi quasi subito si sforma. Si serve tagliandola a fette. Quando è fredda, le fette si possono friggere in padella. Preparazione: Mettete la farina di castagne in un recipiente e conditela con uno scarso pizzico di sale. Intridetela con 8 decilitri d’acqua diaccia versata a poco per volta onde ridurla una liquida farinata in cui getterete un pugno di pinoli interi, delle noci a pezzetti e dell’uva secca. Stendete il migliaccio (il castagnaccio) in una teglia da forno, dopo averne ricoperto il fondo con dell’olio, in modo da formare uno spessore di un dito e mezzo all’incirca. Spargete due cucchiaiate di olio sulla farinata quando è nella teglia. Cuocete in forno. Ingredienti: 500g di farina di castagne setacciata; un pugno di pinoli; 8 decilitri di acqua diaccia; noci a pezzetti (opzionale); uva secca (opzionale); olio. (“P. Artusi “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”) Focacce di castagne Preparazione: Castagneto, località Cesalonga foto R. Fainelli “Impastate della farina di castagne con semplice acqua, in modo da ottenere una pasta della consistenza di quella con cui si fa il pane; formatene tante piccole stiacciate, mettetele ciascuna fra due foglie di castagno, e fatele cuocere brevemente al forno o sopra una paletta di ferro, avvertendo in questo caso di rivoltarle due o tre volte” Tel. 0746-580023 02013 Antrodoco (RI) Piazza del Popolo (“la vera cuciniera genovese”) Pagina 12 J a n u s Anno 0, Numero 3 Baccalà con castagne Preparazione: Soffriggere i filetti di baccalà già infarinati nell’olio extra vergine di oliva.Quando saranno dorati su entrambi i lati, toglierli dal fuoco. In un ampio tegame far dorare la cipolla in abbondante olio extra vergine di oliva, aggiungere i filetti di baccalà e versare il latte fino a ricoprirli spolverando con prezzemolo. Aggiungere i marroni, precedentemente arrostiti, pepe e sale q.b. tenendo conto della sapidità del baccalà stesso. A fuoco basso, lasciare insaporire finché il latte non si sia addensato formando una salsa omogenea. Ingredienti: 4 Filetti di baccalà;1 Kg di castagne;2 cipolle bianche; te;Farina;Olio extra vergine di oliva; Prezzemolo; Lat- Tronchetto con castagne Arista con castagne e frutta secca Ingredienti per 6 persone Un’Arista da 700 gr. 2 00 gr. Di salsiccia 5 Castagne lessate e pulòite, 5 noci e 3 prugne; Per cottura arista ripiena: olio, sale, pepe, sedano, carote, cipolla; Preparazione Aprire l’arista e mettere sopra il composto tutto tritato formato dalle noci, castagne, prugne secche, salsiccia. Richiudere l’arista e legarla a forma di cilindro con spago o con una rete , cuocere in pentola per circa mezz’ora con gli ingredienti descritti per la cottura. Una volta cotto, lasciare raffreddare , tagliare a fette e ricoprire con un purè di castagne lesse. Ingredienti per 6 persone 1 Kg di marroni; 4 stecche di vaniglia; 150 grammi di Cioccolato fondente (da copertura in quadretti) 140 grammi di burro; 3 cucchiai di zucchero Preparazione Lessare le castagne in acqua fino a metà cottura , spellarle e ridurle in purea mettere in una casseruola ed aggiungere latte e vaniglia..Scolare e passare al setaccio per un composto liscio, mettere l’impasto in una terrina e lavorarlocon burro e zucchero. Lavorare l’impasto a forma di tronchetto su un foglio di carta da forno, rigare con la forchetta a mò di tronco. Dopo 2 ore di frigorifero, glassare con il cioccolato liquido precedentemente fuso con il burro fino a coprire completamente il tronchetto. Lasciare riposare in frigo per altre Ravioli con castagne e por- Ingredienti per 6 persone Preparazione Fare l’impasto e stendere la pasta. Mettere in un recipiente la ricotta, unire 8 castagne precedentemente lessate e sbucciate. Trifolare metà dei funghi porcini con aglio e prezzemolo; dopo averli tagliuzzati, unirli alle castagne schiacciate. Mescolare il tutto e distribuire con un cucchiaino sulla pasta sfoglia, che viene tagliata a piacere e richiusa. Condire i ravioli lessati con le restanti 12 castagne intere e la metà dei funghi precedentemente ripassati in padella. Base Pasta: 4 Uova; ½ Kg di farina; .Ripieno: ½ Kg Ricotta di pecora; Foto di E. Boccacci 20 Castagne lesse; 3 Etti di funghi porcini Pagina 13 J a n u s Anno 0, Numero 3 Nell’antichità avevano anche una divinità atta a proteggerli; e una non da poco, con l’arco, le frecce e la faretra: la dea Diana, detta anche Artemide. Oggi sono come i poveri fumatori, quasi senza diritti, costretti a delle battute sempre più in sordina, quasi fossero loro, i cacciatori, ad esser braccati dai veementi e chiassosi assalti degli animalisti. Il fascinoso e carismatico Ernest Hemingway, doppietta al collo e sigaretta in bocca, nel nostro tempo sarebbe un incompreso? Questa minoranza silenziosa, si far per dire, non vuol di certo saperne di abbandonare quell’arte venatoria che ormai non è più questione di sopravvivenza ma “solo” un eccitante passatempo. Mentre la parte avversa ne vorrebbe la completa estinzione, i cacciatori, a questo punto maggiormente preoccupati a mantenere la biodiversità delle “specie”, umane s’intende, propongono di soddisfare tutte le parti in causa. E’ innegabile che, il cacciatore, per sua natura, vuole cacciare, il naturalista, per lo stesso motivo vorrebbe disporre di territorio quanto mai incontaminato, l'animalista vorrebbe un mondo dedicato ad ogni specie animale. La parola d’ordine allora è Caccia Compatibile, quella che si configura come rispetto per l’ambiente perché chi caccia avendo riguardo per la selvaggina, la preleva compatibilmente alla sua disponibilità e allo stesso tempo fa valere il rispetto delle regole. Tutto ciò potrebbe essere possibile: non può esservi caccia, quella naturale beninteso, senza ambiente. Non può esistere ambiente, protetto e privilegiato, che non ospiti specie animali. Non possono vivere animali oltre il numero determinato dalla capacità di alimentazione e di rifugio del territorio. Al di là delle obiezioni di coscienza, secondo cui l’uomo non può togliere la vita agli animali a suo piacimento, il discorso parrebbe filare: sennonché di caccia si muore. Oltre che dalle prede questo rischio è corso anche dall’uomo: le armi da fuoco non sono ancora sufficientemente intelligenti da riconoscere il bersaglio. L’Amministrazione Provinciale CONSIDERATO che la Regione Lazio ha emanato, ai sensi dell’art.34 comma 3° della Legge Regionale n.17 del 2.5.1995, il D.P.G.R. n.T0282 del 7 luglio 2006 relativo al calendario venatorio regionale e il regolamento per la stagione venatoria 2006/2007 stabilendo, all’art.7 commi 1 e 2 che le Province possono anticipare l’esercizio venatorio alla specie cinghiale (sus scrofa) a partire dall’1 ottobre 2006 compreso nel rispetto dell’arco teporale di cui all’art.18 c.1 e 2 della l.157/1992; VISTO il D.L. n.251 del 16.8.2006 ad oggetto:”Disposizioni urgenti per assicurare l’adeguamento dell’ordinamento Nazionale alla direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica” che prevede, all’art.3 comma b) il divieto di svolgere la caccia alla specie cinghiale in battuta e/o braccata nel mese di gennaio; CONSIDERATO che nella Provincia di Rieti n.25 zone di caccia sono state perimetrate, già dagli anni precedenti, e ritenute vocale allo svolgimento della caccia in battuta; RITENUTO necessario assicurare a tutti i cacciatori che operano nel territorio provinciale lo stesso periodo di caccia; - che l’Amministrazione Provinciale di Rieti ha predisposto, ai sensi dell’art.34 comma 13 della L.R. 11.5.1995, il regolamento per la caccia al cinghiale in battuta stabilendo sia le giornate sia le modalità di caccia; - che l’anticipazione della caccia al cinghiale, sia libera che in battuta, permette a questa Amministrazione una migliore gestione al fine di ottenere e mantenere nel tempo una presenza e produttività della specie in modo equilibrato e compatibile con le caratteristiche ecologiche e di assetto agro-forestale del territorio provinciale e di uniformare, per quanto possibi- le, l’apertura con le Province confinanti; VISTO il comma 2 dell’art.18 della L.11 febbraio 1992 n.157 che consente di modificare, anticipandoli, i periodi di caccia: STABILISCE -che la caccia alla specie cinghiale (sus scrofa) è consentita così come di seguito indicato: -dal 1 ottobre 2006 al 14 ottobre compreso nelle sole zone interessate da Z.P.S. (zone a protezione speciale) esclusivamente in battuta e/o braccata e solo all’interno delle zone individuate e nel rispetto del regolamento; -nelle zone di cui al punto a) che precede, la caccia al cinghiale, sia in forma singola che in braccata e/o battuta, è consentita fino al 31 dicembre 2006; -in tutto il restante territorio provinciale, ad eccezione dei territori interessati da Z.P.S. per i motivi espressi in narrativa che forma parte integrante e sostanziale del presente disposto, nel periodo 15 ottobre 2006 – 14 gennaio 2007 compresi; -la caccia al cinghiale in battuta dovrà avvenire secondo le modalità, i giorni e i disposti del regolamento provinciale; -la caccia al cinghiale non in battuta potrà essere esercitata secondo le modalità stabilite dal regolamento provinciale e nel rispetto dalla normativa vigente; -i trasgressori saranno puniti a norma di legge. Tutte le Forze dell’Ordine sono incaricate di far rispettare la presente ordinanza. IL DIRIGENTE VI SETTORE Arch. Pasquale ZANGARA A n JJ aa nn uu ss A nPnaog i0n,a N1u5m e r o 3 Attività sezionali L’invito di Janus …. da non perdere!!! PROSSIME ESCURSIONI (sulla ricciaia)”. “Si coprivano di felci e di rami caduti dal castagno” continua Ines. “Si mettevano le felci perché era più facile toglierle delle foglie“. “Dopo 15-20 giorni si scardavano (battevano con i bastoni) i ricci che nel frattempo erano marciti con l’acqua. Poi le donne s’inginocchiavano e raccoglievano le castagne”. Per togliere i ricci dal mucchio, una volta che erano sfatti, si usava un rastrello di legno, “ma ci voleva la pratica, sennò ti portavi pure le castagne” precisa Emilia. Ingenuamente, chiedo come veniva fatta la scuratura, ossia il processo che consente alle castagne di conservarsi a lungo senza diventare nere (appallonarsi). Un coro mi risponde che la scuratura avveniva naturalmente in quei 15-20 giorni in cui rimanevano nel ricciaro. “Dopo potevi tenerle fino a Pasqua…..mica come oggi che la scuratura si fa tenendole in una bacinella piena d’acqua per 7-8 giorni (alcuni ce le tengono di 4-5 giorni) e poi facendole asciugare al sole ”. Da Ines apprendo che il tannino contenuto nella corteccia del castagno favorisce questo processo di conservazione. E’ lei che mi dice “prima si mantenevano perchè la cocchia (la corteccia dei rami cascati con la battitura) contiene la tannite (tannino)””Anche oggi, chi “ le scura mettendole nella bagnarola, dovrebbe aggiungere 4-5 pezzi di corteccia di castagno…..cosi si mantengono meglio”. “E la potatura”, chiedo, “si faceva?”. “Certo che si faceva, ma in realtà ANTRODOCO era naturale. SiccomePRO-LOCO ogni anno le castagne si battevano, di tre rami, uno cascava e quindi, veniva naturalmente potato e le castagne venivano sempre più belle”. A questo punto, il naturale tono nostalgico “eh si, prima erano più belle”, viene31subito smorzato dalla concretezza di GiuMartedì Ottobre seppina “Oggi, è lo troppu (l’abbondanza), che ci fa apprezzare di meno le 10.00 erano - Iniziocosi concorso MURALES cose, ecco perché prima buone…ma forse oggi, sono buone 17.00 -la Tavola rotonda: Ambiente, la castagna reatina e come in passato”. Anche produzione media di un nostro castagneto l’I.G.P.,essere quale sviluppo? “ripulito” di oggi, sembra più o meno la stessa che in passato (1020 quintali a famiglia). La grossa differenza è che molti dei castagneti Mercoledì 1 Novembre sono ridotti a “macchia”, ma mi fanno notare che c’e’ 9.00 - Apertura stands vendita Marroni Antrodocani e ruppo ARRAMPICATA SPORTIVA .A.S. stata recentemente una forte ripresa nella cura dei prodotti del bosco e sottobosco rrampicat castagneti e nel loro utilizzo, “almeno di quelli ragportiva Nel comune di Antrodoco sono presenti 10.00 - Apertura mostra di pittura Centro Storico ntrodoco giungibili con la macchina!”. “Sicuramente la cooperale seguenti strutture: tiva Velinia ha fatto tanto” osserva Giuseppina, le 16:00 - Esibizione gruppo folkloristico “Ndreocu“tu NoPalestra Naturale Outdoor “Parco degli Ulivi” situata alle pendici del monte Giano stru” porti là, ti togli il pensiero perché a venderle e a caparle (Km 4+100 ss17 per L’Aquila). Per maggiori dettagli consultare “Falesie d’A(selezionarle) pensano loro; quando arriva Gennaio 17.00 - Iniziocicottura e distribuzione Caldarroste bruzzo . ti pagano, te pigli li sordi..e pace santa”. Palestra artificiale di arrampicata sportiva indoor presso palazzetto dello sport, com- Domenica 5 Novembre “Ma se oggi si portano alla cooperativa, prima cosa ci 1o TROFEO Mountain Bike posta da un boulder (5m x 4m) e da una parete attrezzata (2.5 x 9 m). si faceva?”. Confesso, che nel porre questa domanda “Lacome via delrisposta Marroneuna Antrodocano” mi aspettavo descrizione dei vari Orario Palestra modi in cui la castagna li aiutava a superare la fame dell’inMartedì ore 21. 00 - 23. 00 Roma verno, come cibo versatile conSezione cui fare di anche la farina e quindi il pane. Invece, mi sento rispondere: “le vendevamo Giovedì ore 18. 00 - 20. 30 Alpini Antrodoco Sede un in, ai forestieriGruppo (stranieri)”. Evidentemente avevo trascurato Sabato ore 10. 30 - 13. 00 Antrodoco(RI) via del ponte, 8. elemento molto importante nella cultura economica di Antrodoco: il commercio. Capo Gruppo: A. G Festa d’autunno 2006 A.N.A. Oppure a richiesta a seconda della disponibilità del palazzetto Contattare: Cipriani Giandomenico 348/7491439 Coletti Giovanni 348/2826923 Una volta raccolte, si vendevano ai forestieri o ai Antonio Santopinto, tel 347/8211920 commercianti Antrodocani. Persino un camion da Prossimo Appuntamento fuori veniva e raccoglierle…fin da allora le nostre castagne erano ricercate….come anche il vino.” Ma Domenica 5 Novembre 2006 Pagina 15 La posta di Janus: [email protected] annunci che vorreste vedere pubblicati scriveteci !!!! Per comunicazioni, notizie, piccoli Janus ha spedito il giornalino ai suoi soci CAI e agli amici delle altre sezioni. Se sei socio CAI e vuoi riceverlo anche tu, mandaci il tuo indirizzo e-mail..-