A piedi nudi sulla terra

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Tratto da: www.vagabonding.it
A piedi nudi sulla terra - Folco Terzani racconta Baba Cesare.
Era un momento in cui non avevo libri nuovi tra le mani e, a casa di un amico, ho trovato questo
libro che mi sono fatto prestare. Credo di averlo letto in quattro giorni... non vedevo l'ora di
tornare a casa e sdraiarmi sul divano a continuare la mia lettura.
Diversi punti mi hanno colpito di questo libro.
Primo: Folco Terzani e la sua prima esperienza sul cammino dei sadhu, i santoni indiani,
narrato nelle prime pagine del libro, spogliato di tutto e vestito solo di un longhi, con voto di
silenzio. Forse la parte meglio narrata del libro.
Il resto sono le parole di Cesare, con il racconto della sua vita, trascritte da Folco dopo aver
conosciuto il Baba ad Hampi, in India.
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Secondo: la prima vita di Cesare. Gli anni della prima erba che arriva in Italia, delle prime
droghe, dell'India raggiunta via terra in autostop, di Nuova Delhi, di Kathmandu, dei magic bus,
dei passaporti finti, delle medicine oppiacee dell'India, che basta sciogliere in un cucchiaino e
spararsi in vena, la ricerca e sperimentazione delle sensazioni da parte degli hippies.
Pochi libri, come le parole di Cesare, mi hanno svelato cosa fossero effettivamente gli anni 70,
gli anni in cui sono nato, da questo punto di vista.
Terzo: i freak, gli sballoni, gli hippies, quando portano agli estremi la loro ricerca, iniziano a
desiderare di liberarsi dal mondo, di vivere con nulla nella natura, ed è qui che avviene il punto
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, dei baba, dei santoni
di contatto con il mondo dei sadhu
indiani.
Cesare diventa senza volerlo uno di questi, vive di questua e si sposta con nulla per le vie
dell'India, a seconda delle stagioni e dei raccolti, imparando dagli altri sadhu e dalla
natura, specializzandosi nel mantenere acceso il dhuni (fuoco sacro).
Quarto: Cesare ogni tanto torna in Italia, ed è della mia stessa città. Mi fa un'emozione
enorme pensare che a Torino, nei giardini Cavour, a pochi metri da casa mia, per qualche
mese d'inverno negli anni 80, ha vissuto un baba indiano, sotto un albero mantenendo
acceso il suo dhuni. E che abbia anche vissuto all'Eremo, sulla collina, i cui sentieri conosco
molto bene.
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Un libro coinvolgente, bello, in cui sono riportate le parole ruvide, spontanee, senza mai dare
giudizi, del Baba Cesare. Il suo cammino non è per forza bello, buono o virtuoso, secondo i
canoni della nostra società. Non è un percorso studiato, è semplicemente un insieme di azioni
istintive e sensazioni alla ricerca della propria libertà e felicità come essere umano, fuori da
schemi dettati da altri e valido solo per la persona stessa che lo vive.
Non aspettatevi quindi un percorso da seguire, ma delle idee su cui riflettere.
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