Leggi tutta la fic in pdf

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Leggi tutta la fic in pdf
--- Sayonara ---
Fan-Fiction su City Hunter scritta da Kasumi-chan ( [email protected] ).
Tutti i personaggi di City Hunter sono proprietà di Tsukasa Hojo, Sunrise, Shueisha e di tutti gli
altri aventi diritto. Yumiko e Katoshi sono personaggi di mia invenzione.
Qualcuno avrà notato che questa storia era stata pubblicata incompiuta nel 2003 e poi è stata
ritirata. Volevo precisare che questa versione iniziata nel 2009 è definitiva ed è totalmente diversa
dalla precedente.
Nel corso della lettura, potrete trovare le mie note, accompagnate dalla sigla 'NdK' (che sta per
“Nota di Kasumi”), e le note della mia beta-reader Annalisa, indicate con ‘NdA’.
Buona lettura! ^__^
PREFAZIONE
Questa storia si colloca dopo che Volpe Argentata ha minacciato Kaori nel manga N. 18 di City
Hunter. Il titolo della storia è un chiaro riferimento al titolo del capitolo dal quale trae spunto.
La mia storia è un Universo Alternativo in cui Kaori è stata licenziata da Ryo fuori dal locale come
nel manga, ma non è andata dal Doc, né ha sfidato Volpe Argentata con le trappole che le ha
insegnato a costruire Umibozu. Kaori ha fatto fagotto e se n’è andata, umiliata dalla poca fiducia
che Ryo aveva riposto in lei.
Ho pensato che immaginare Ryo e Kaori lontani l’uno dall’altra fosse uno spunto interessante per
una storia. All’inizio farete fatica a riconoscere Kaori, che apparirà triste e poco determinata. Si
tratta di un passaggio fondamentale che la ragazza affronta per capire cosa vuole veramente e per
ritrovare se stessa. Tutta la storia è improntata sulla sua evoluzione.
PROLOGO
Yumiko strattonò Kaori per una manica.
«Aspettami qui! Il mio stomaco ha appena reclamato del cibo! Mi fermo un secondo a quel chiosco
e compro qualcosa da mangiare in treno!»
Kaori guardò perplessa la ragazza, chiedendosi come potesse mangiare a quel modo e restare magra
come un grissino. In ogni modo, l’aveva piantata da sola all’ingresso della stazione.
Gli occhi le caddero automaticamente sulla bacheca. Con uno sforzo, cercò di distoglierli da essa e
di pensare ad altro. La stazione le ricordava quando fino a sei mesi prima, controllava tutte le
mattine la lavagna che era il mezzo per contattare City Hunter.
Negli ultimi mesi la sua vita era stata caratterizzata da grandi cambiamenti e la ragazza era alla
ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per riedificare la sua vita. Quando Ryo l’aveva licenziata in
seguito agli attentati del killer Volpe Argentata, aveva pensato che potesse essere un’ottima
occasione per allontanarsi da quel mondo pericoloso. Era una ragazza piena di risorse e con molta
forza di volontà, perciò aveva trovato facilmente un nuovo impiego e nuove amicizie. Tuttavia,
l’abbandono di Ryo le aveva lasciato addosso un senso di vuoto e inadeguatezza.
La sua mente ormai viaggiava come i treni della stazione, senza un attimo di pace e in mille
direzioni diverse. Aveva analizzato la faccenda da un sacco di angolazioni e c’era un interrogativo
che la faceva impazzire. Qual era il vero motivo del licenziamento?
Era lei ad essere talmente sciocca e imbranata per non poter fare l’assistente di City Hunter? La
prima possibilità era la più ovvia ma anche la più mortificante.
Forse Ryo l’aveva allontanata per proteggerla come un fratello maggiore? Questa possibilità la
lasciava perplessa, perché Ryo aveva sempre saputo i rischi che correva nel tenerla come sua
collega. Se pensava che era troppo rischioso per lei, non avrebbe mai dovuto assumerla.
Si era accorto di essere innamorato di lei e quindi non poteva più continuare a fare quel lavoro con
lei al suo fianco? Questa era molto affascinate e romantica, ma era ora di finire di fantasticare.. Se
non ci aveva provato mentre vivevano sotto lo stesso tetto per anni, era ovvio che lei non lo
interessava sotto quel punto di vista. Ci aveva provato solo all’inizio, ma più per gioco che per altro.
Ogni tanto la sua mente si fermava a osservare i passanti o qualche insegna pubblicitaria e poi
ripartiva.
La soluzione preferita di Yumiko, a cui aveva raccontato tutta la storia spacciando Ryo per un
detective privato e lei per la sua segretaria che occasionalmente lo aiutava negli incarichi di
spionaggio, era quella del nuovo personaggio in scena. La soluzione perfetta per mettersi il cuore in
pace, quella preferita dalle donne abbandonate dai fidanzati: Ryo aveva trovato un’altra partner,
sicuramente più attraente e in gamba di lei. Kaori era stata quasi convinta dal fervore che Yumiko
metteva per difendere la sua tesi, provata sulla sua pelle diverse volte, ma una vocina le diceva che
non si trattava di questo.
La risposta che si era data, e di cui era più convinta che mai, era che Ryo semplicemente si era
stufato di averla tra i piedi. Si era scocciato di avere un'assistente che lo prendeva a martellate, che
lo svegliava presto la mattina, che selezionava i clienti al posto suo (scartando in primis le belle
donne formose) e che gli rovinava costantemente i piani di conquista. Ryo era un’anima libera,
un’anima selvaggia. Tutto quello che lei aveva fatto per renderlo un uomo migliore, si ripercuoteva
contro di lei.
Il leone si era stufato di stare in gabbia e aveva licenziato il suo guardiano. Probabilmente si
svegliava tutte le mattine con il sorriso sulle labbra, libero di vagare e cacciare nella giungla urbana,
il suo territorio. Al contrario di Kaori, che passava i giorni a cercare di guarire le ferite del suo
cuore. La luce che aveva negli occhi aveva perso d’intensità e una parte del suo cuore era rimasta a
Shinjuku, incatenata a quella vita di pericolo ed avventura. Le giornate le sembravano tutte uguali e
le uniche cose che la facevano sentire viva erano le uscite con l’amica, in cui poteva svagarsi e
dimenticare per qualche ora il suo tormento interiore.
Per la prima volta, si sentiva veramente un’orfana. Una parte di lei voleva che Yumiko fosse la sua
nuova famiglia, ma l’altra parte non voleva perché l’amica prima o poi avrebbe trovato un fidanzato
e lei si sarebbe trovata di nuovo in strada. Kaori viveva nell’appartamento di Yumiko, dividendone
le spese, ma naturalmente non poteva starci per sempre. Inoltre, ogni volta che si era affezionata a
qualcuno.. beh.. o era morto o l’aveva abbandonata.
Cosa doveva fare, accidenti? Non lo sapeva più!
Precedentemente non aveva mai avuto dubbi su quale fosse stato il significato della sua esistenza.
Ora invece era come se si fosse persa in mezzo ad una nebbia densa.
Yumiko riapparve con un sacchetto pieno di cibarie.
«Accidenti a te! Sei sempre persa nei tuoi pensieri!»
«Ah..» Kaori tornò con fatica alla realtà, mantenendo un aspetto sognante.
«Vorrei tanto sapere cosa ti passa per quella testolina!»
«E’ come se stessi aspettando una svolta. Ed è strano, perché non è da me. Non mi sono mai
affidata ciecamente al destino. Sono una persona che crede di costruirsi il futuro attraverso le
proprie scelte, giorno per giorno. Ho sempre creduto di fare la cosa giusta, ho sempre seguito il mio
cuore, eppure ho perso il controllo della mia vita. Sono in balia della corrente...»
«Kaori.. Io so sempre cosa voglio e lotto per averlo. Due minuti fa ho quasi fatto a pugni con un
tizio che cercava di superarmi nella fila davanti al chiosco!»
«Ahahahah! Sei insuperabile!»
Yumiko sapeva sempre come farle tornare il sorriso. Le mise una mano sulla spalla.
«Hai solo bisogno di mettere una pietra sul passato e di ricominciare.»
«Hai ragione, ma è più facile a dirsi che a farsi.»
«Questa gita ti farà bene, vedrai! Godiamocela fino al midollo, perché sai che fra qualche giorno
parto per l'Italia e starò via tre settimane da mia sorella, e tu te ne starai sola soletta.»
«Ma va! Andrò via tutte le sere a divertirmi e porterò a casa un sacco di uomini!»
Kaori concluse con un occhiolino ed una risata, ma entrambe sapevano che l’aveva detto senza
convinzione. Per la verità, Kaori aveva programmato di scavarsi una buca e sotterrarvici la testa per
tre settimane come uno struzzo!
CAPITOLO 1 - NEBBIA
L’infermiera entrò nella stanza per consultare la scheda della paziente e per un attimo si udì il
vociare sommesso del corridoio. La figura della donna si stagliò contro il muro bianco e Kaori alzò
gli occhi, chiudendo la rivista che stava sfogliando senza particolare entusiasmo.
Quell’intermezzo di routine era una valida alternativa alla solitudine della stanza d’ospedale. Il
tempo era scandito dal gocciolare del liquido nella flebo e dal suono elettronico del macchinario per
misurare i battiti cardiaci.
«Come si sente, signorina Makimura?»
«Ancora un po’ intontita, grazie.»
La testa le batteva di continuo e le membra erano intorpidite. Si sentiva stordita, probabilmente
sotto l’effetto di qualche farmaco antidolorifico.
L’infermiera annotò qualcosa sul prospetto e se ne andò.
Kaori emise un sospiro e chiuse gli occhi, ma dopo qualche secondo li riaprì. Era troppo agitata per
dormire.
Si mise ad osservare il mazzo di fiori a lato del letto. Pensava che studiando ogni foglia e dettaglio,
si sarebbe rilassata. Era l’unica cosa veramente viva e colorata in quella stanza! Più viva di lei
persino, che in quel momento si sentiva uno straccio. Si chiese quanti giorni sarebbe rimasto bello,
prima di appassire. Sperava che sarebbe rimasto bello fino alle sue dimissioni da quel posto, come
se un appassimento precoce indicasse un brutto presagio.
Sentì bisbigliare le infermiere fuori dalla sua stanza.
«Come si sente la tua paziente che è appena uscita dal coma?»
«E' confusa, poverina. E’ stata aggredita e ha preso una bella botta in testa. Sai, è stata trovata
svenuta in un vicolo.»
Quelle parole la fecero rabbrividire. Qualche volta sognava che Ryo veniva ferito con una pallottola
e che lei lo caricava in macchina e lo portava in ospedale d’urgenza, ma non aveva mai pensato di
finire lei in una situazione del genere.
Si mise una mano sopra la fasciatura all’altezza del rene destro, come per controllare se si era
sognata tutto o se veramente una pallottola aveva lesionato il suo corpo. Le parole del dottore, erano
indelebili nella sua mente:
- Pensiamo che qualche criminale abbia cercato di derubarla. L’ha ferita di striscio sul fianco, ma
poi è stato sorpreso ed è fuggito. –
I fiori erano un regalo di Katoshi. Era venuto a trovarla non appena aveva saputo che si era
svegliata dal coma, e poi era tornato più volte a vedere come stava e a portarle notizie.
Kaori ripensò a quello che il ragazzo le aveva rivelato quel pomeriggio…
--Katoshi mise i fiori in un vaso sul comodino e si sedette sulla sedia di fianco al letto. Era un ragazzo
dai capelli castani sulla trentina, con un’altezza nella media giapponese.
Kaori era agitata e il suo sguardo pretendeva la verità, tutta la verità per filo e per segno. Il ragazzo
si rabbuiò e si prese qualche attimo di tempo per pensare da dove cominciare.
«L'ho vista brutta per te Kaori, veramente brutta. Devi avere un angelo lassù, che ti protegge.»
«Ryo ne è già al corrente?»
«Sì, è stato avvertito ieri.»
Quando Ryo aveva cacciato Kaori, si era preoccupato di mettere una persona fidata a sorvegliarla e
quella persona era Katoshi. Ci si poteva aspettare un rapimento o una vendetta, ora che Kaori non
era più sotto la sua protezione, e Ryo non voleva correre rischi. Settimanalmente faceva una
telefonata e il ragazzo faceva rapporto. Kaori ne era al corrente, ma questo controllo a distanza non
la infastidiva, anzi, era contenta di avere qualcuno che vegliava su di lei. Katoshi era una persona
umile e disponibile, e non ficcava mai il naso dove non doveva. Ora Kaori abitava in centro a
Tokyo, lontano dalla gentaglia di Shinjuku, ma Tokyo era grande e City Hunter aveva moltissimi
nemici.
«Ho dei flash confusi.. Non ricordo bene quello che è successo quella sera... Ricordo solo un ladro
che mi ha rubato la borsetta e io che gli sono corsa dietro a perdifiato.»
«E' successo tutto così in fretta. Il ladro è scappato per i vicoli e tu l'hai inseguito. Per uno scherzo
del destino, siete incappati in un regolamento di conti, probabilmente della Yakuza. Io sono arrivato
dopo gli spari e posso solo immaginare quello che è successo.»
Un lampo di terrore attraversò gli occhi color nocciola mentre Kaori cercava di ricordare, aiutata
dalle rivelazioni del ragazzo.
«Era appena stato commesso un omicidio, e voi avete sorpreso l'assassino mentre stava facendo
sparire il corpo, probabilmente mentre lo caricava in macchina. Quel criminale ha pensato bene di
sparare contro di voi, per intimidirvi e non essere denunciato o per eliminare dei testimoni scomodi.
Ho corso come un forsennato per assicurarmi che non fossi capitata nei guai e probabilmente il
rumore dei miei passi l’ha messo in allarme. Quel bastardo ha dovuto scappare e non ha fatto a
tempo ad uccidervi entrambi o ad assicurarsi di averlo fatto.»
A Kaori si era gelato il sangue ed aveva iniziato a tremare, mentre Katoshi proseguiva.
«Il ladro s'è preso una pallottola nello stomaco ed è morto dissanguato più tardi in ambulanza. La
stessa pallottola ti ha colpito nel fianco di striscio, smorzata di potenza dopo averlo trapassato.»
«E' probabile che il criminale voglia assicurarsi di non aver lasciato testimoni.»
Se il motivo per cui Ryo l'aveva allontanata era per non farle correre rischi in quel mondo
pericoloso, lo sweeper si era sbagliato di brutto.
«Mi dispiace molto per quello che è successo, ma voglio essere ottimista e pensare che si sistemerà
tutto. Ryo mi ha assicurato che ha delle conoscenze tra i medici e che non devo sorvegliarti la notte.
Mi ha anche detto che tra oggi e domani si occuperà delle ricerche e contatterà i suoi informatori.»
«Spero che quel maledetto sia solo un pivello e che Ryo gli faccia presto la festa.»
«Spero anche io che questa faccenda scomoda si risolva in fretta. Tra l'altro, se non la risolviamo in
breve tempo, saremo obbligati ad avvertire la tua coinquilina e dirle di restare all'estero per
sicurezza.»
«Hai ragione... E' probabile che la persona che mi sta braccando prenda informazioni su di me e
risalga a lei... Non vorrei mai che le facessero del male per causa mia. Non potrei sopportarlo!»
«Se vi sentite al telefono, per il momento è meglio tacere la faccenda. Non mi sembra il caso di
farla preoccupare per nulla, e non vorrei che facesse pazzie e tornasse qui in Giappone, se sapesse
che sei in pericolo.»
«Hai ragione.»
«Ora devo andare, ma tornerò presto a trovarti.»
--NdK. Annalisa mi ha fatto notare che Kaori finisce spesso in ostaggio o in pericolo di morte e che
la sua reazione sembra spropositata. Ricordo che Kaori nei primi volumi è più fragile ed inesperta
perché ha appena iniziato a lavorare con Ryo. Inoltre non è più sotto il controllo diretto di Ryo.
CAPITOLO 2 - NEL MIRINO
Quella sera Katoshi aveva cenato come al solito riscaldando cibi già pronti. Si lavò velocemente e
poi si mise a letto. Non usciva mai la sera sino a tardi, anche se qualche volta veniva invitato a delle
cene tra amici.
Da anni viveva da solo e riusciva a mantenersi con dei lavoretti saltuari. Per lui sorvegliare Kaori
era una cosa completamente nuova e quel lavoro arrivava giusto dopo un periodo nero. Il fatto di
essersela quasi fatta ammazzare sotto il naso, lo riempiva di rabbia!
Fu con la rabbia e la sensazioni di impotenza che si addormentò, e per tutta la notte fu preda di un
sonno agitato...
--«Uhm.. Il cielo diviene sempre più cupo.. Forse tra un'oretta incomincerà a piovere..»
Un leggero vento avvolgeva i corpi dei due giovani, mentre camminavano per quel lunghissimo
viale alberato. Katoshi suggerì a Kaori di prendere una via secondaria, per evitare le vie più
trafficate e arrivare prima a destinazione.
Katoshi aveva molte cose da dire a quella ragazza, ma non trovava le parole. Non gli restava altra
scelta che fare qualche osservazione banale e restarsene zitto tutto il tempo. Anche se non le
rivolgeva la parola, era felice lo stesso.
Spesso la guardava, per rassicurarsi che fosse lì veramente. Eppure era proprio lei e camminava al
suo fianco, con la sua figura inconfondibile, quello sguardo da donna vissuta racchiuso nel corpo di
una ragazza ventiquattrenne, quei capelli castani dai riflessi rossastri. Era dispiaciuto di essere così
impacciato con le donne, ma del resto anche lei era sempre stata riservata con lui.
Improvvisamente, Kaori si fermò in mezzo alla strada.
«Ahhmm..»
Anche Katoshi si fermò, cercando di capire cosa l'avesse distratta. Cos'era quel suono? Proveniva
dalle sue labbra?
Una folata di vento umido avvolse entrambi, avvisandoli dell'imminente temporale. Katoshi ebbe
un brivido per il freddo, e nello stesso momento un brutto presentimento prese vita in lui.
«Cosa c'è? Perché ci siamo fermati?»
Non ebbe risposta e assistette impotente al tonfo sordo di Kaori. La ragazza si accasciò a terra senza
forze, come un sacco vuoto, rivelando una ferita alla tempia sinistra. Katoshi si guardava in giro
confuso ed agitato, mentre una macchia scura e densa si allargava impregnando l'asfalto.
«NOOOOOOOO!!» Si sorprese a gridare, senza controllo, in ginocchio davanti al corpo senza vita
di Kaori. Si sporcò le mani di sangue, cercando di scostarle i capelli appiccicati disordinatamente
sul viso...
Si girò nella direzione dalla quale era provenuto il proiettile e intravide un uomo armato di fucile di
precisione con silenziatore, alla finestra di un condominio che si affacciava sulla strada.
L'assassino di Kaori lo osservava, munito di un sorriso beffardo.
Katoshi ricambiò lo sguardo con occhi pieni d'odio e voglia di vendetta. Non aveva paura di lui.
Sebbene avesse capito che si trovava in una dimensione onirica, decise di agire comunque. Si alzò
in piedi tentennando e prese a correre verso la porta del condominio e per le scale. Era disarmato,
ma gli avrebbe fracassato il cranio a mani nude!
Raggiunse il piano in cui aveva visto sparire il killer, ma lo attendevano solo un corridoio vuoto e
l'eco del suo respiro affannoso.
«Anf.. Anf.. Anf...»
La fronte e la maglietta fradice, le mani ancora sporche del fluido vitale di un innocente. Se l'avesse
visto qualcuno in quelle condizioni, l'avrebbe scambiato per un assassino! Ma certo, ecco quel che
era! Poteva essere considerato un assassino, perchè in un certo senso aveva permesso la morte della
ragazza. Era diventato complice dell'assassino, in quanto non aveva impedito i suoi piani. Che
sensazione orribile! Come aveva fatto Ryo, a vivere tutti i giorni con questo tormento interiore?
Capiva alla perfezione le motivazioni del licenziamento di Kaori...
Accidenti, ormai s'era cacciato nel guaio e doveva affrontarlo da uomo. Iniziò a provare tutte le
maniglie delle porte, fino a che ne trovò una che non era chiusa a chiave. (Panico!! Sono
terrorizzata dalla stessa scena che sto scrivendo!! NdK)
Contò mentalmente fino a tre, ed entrò... aspettando di trovare qualsiasi indizio che gli facesse
capire dove si trovava la sua preda... o il suo carnefice.
Era arrivato troppo tardi e l'aveva perso?
Ispezionò attentamente il soggiorno: nessun indizio.
Decise di controllare il bagno.
Dopo qualche secondo, la porta si chiuse violentemente alle sue spalle!
Maledizione!!!
Si gettò per terra e portò le mani sopra la testa, attendendo una scarica di proiettili.
...
Nulla.
Il vetro non si ruppe e nemmeno il legno fu inarcato dai calci. Solo lui disteso sul pavimento e il suo
respiro umido che lasciava un alone opaco sulle piastrelle lucide del pavimento del bagno.
Raccolse la determinazione e puntò le braccia sulle piastrelle fredde, alzandosi di scatto. Si
precipitò alla maniglia per abbassarla ed uscire, ma questa non si mosse!
Accidenti, doveva averla bloccata con una scopa o un altro arnese.
Si sentiva in trappola, l'arteria che pulsava ancora sul collo per la corsa forsennata di prima sulle
scale.
Sangue freddo.. Sangue freddo.. Calmati..
Controllò il bagno per vedere se aveva qualche via di fuga... C'era una piccola finestra sopra il
water.
Salì sulla tavoletta e aprì la finestrella: era abbastanza grande per passarci! Evidentemente il killer
non aveva previsto questo, ma l'aveva chiuso lì dentro come piano difensivo improvvisato. Perfetto!
Si arrampicò usando la forza delle braccia e sbucò con la testa dalla finestrella.
In basso giaceva il vicolo situato a lato dell’edificio, largo due metri, che lo separava dal
condominio successivo.
Sul muro esterno non c'erano appigli dove poter appoggiare i piedi o le mani, ma sotto
fortunatamente lo aspettava un accogliente cassonetto dell'immondizia, pieno zeppo di morbidi
sacchetti puzzolenti.. Avrebbe fatto un volo di due piani, ma sarebbe atterrato sul morbido... Era un
po' schifoso, ma non aveva altra via!
Uscì interamente dalla finestrella, calandosi all'esterno e tenendosi aggrappato con le mani sul
bordo.
Il cuore pompava sempre più forte e i battiti rimbombavano nelle orecchie. Chiuse gli occhi.
«AAAAAAAH!» Provò un male indescrivibile alle dita.
Aprì gli occhi immediatamente e vide sopra di sé il killer di prima, che con un piede gli stava
schiacciano la mano destra. Realizzò che era aggrappato al bordo della terrazza sopra
l'edificio. (Nei sogni succedono spesso questi fenomeni, di veloci spostamenti nello spazio e nel
tempo senza logica apparente.. NdK)
«Va all'inferno!» lo aggredì l'uomo, schiacciando ora la mano sinistra.
«Ti pentirai amaramente di aver ucciso quella ragazza! Non hai idea di chi sia la protetta!»
«Vuoi uccidermi per questo?»
A Katoshi mancò il respiro. Si stava comportando da vigliacco e aveva una paura tremenda, ma
pensava anche che se la paura era l’unico sentimento che gli impediva di uccidere quel tipo, e che
quindi gli impediva di diventare un assassino a sua volta, era un bene che avesse paura.
In realtà, questa concezione era solo un modo per giustificare i suoi fallimenti.
L'uomo rise sadicamente e tolse il piede dalla sua mano. Impugnò il fucile di precisione con il quale
aveva sparato alla ragazza e glielo puntò contro.
«E ora, come la mettiamo? Sei senza via di uscita.»
«Ti sbagli. Ho una via d'uscita..»
Katoshi abbandonò la presa, lasciandosi cadere giù nel vuoto..
…
Sapeva che questa non era la soluzione migliore. Quell'incubo avrebbe continuato a tormentarlo,
fino a che non avesse sconfitto quell'assassino.
Eppure mentre cadeva, e vedeva il cielo e la terrazza allontanarsi sempre di più da sé, come se
stesse cadendo da centinaia di metri d'altezza, si sentì finalmente libero.
CAPITOLO 3 – UNA FACCENDA SCOMODA
Kaori leggeva con attenzione il giornale, sebbene perplessa, sotto lo sguardo radioso di Katoshi.
«Quindi è stato lui?»
«Sì, secondo gli informatori di Ryo. Ben quattro informatori hanno riportato la stessa versione, e
questo non può che voler dire che la notizia è confermata.»
«Però, mi sembra tutto così facile. Non riesco a credere di essere già fuori pericolo, e senza che
nessuno abbia mosso un dito...»
«Kaori, accidenti! Dovremmo festeggiare!»
«Festeggiare che i mafiosi si ammazzino tra di loro?»
«Non capita spesso che qualcuno osi sfidare il clan del Dragone Bianco.»
«Quindi, se ho capito bene, il tizio che mi ha sparato è lo stesso che quella sera ha ucciso un
esponente del clan Yakuza Dragone Bianco, ed è lo stesso della notizia della prima pagina del
giornale, morto stecchito da ieri sera, in seguito ad una vendetta dello stesso Dragone Bianco?»
«Esattamente.»
«Ma ti dico che non è lui. Anzi, ho un bruttissimo presentimento.»
«Ma che problemi ti fai, Kaori! Avrà mandato uno scagnozzo per non sporcarsi le mani! E, morto il
capo, l'incarico di far sparire i testimoni non ha più senso. Anche Ryo concorda su questo fatto!»
Sembrava che Ryo continuasse a muovere i fili del suo destino di nascosto...
«Bene, allora non ha senso che io vada a stare dal Doc, come era stato deciso.»
«Concordo.»
Era passata una settimana da quando Kaori era stata ricoverata in ospedale, ed era giunta l'ora di
uscirne.
[ Non ho idea di quanto tempo un ospedale giapponese possa trattenere una ragazza con una ferita
lieve da arma da fuoco e una botta in testa. Ho ipotizzato una settimana, nella quale l'avrebbero
tenuta sotto controllo per eventuali complicazioni della botta, mentre per la ferita bastava
cambiare le medicazioni e poteva farlo anche da casa.
Se la durata del ricovero vi sembra inadeguata, chiudete un occhio! Non sapevo proprio a chi
chiedere ^///^, anche perchè ogni stato ed ogni ospedale ha i suoi usi. NdK ]
La prospettiva di potersi rifugiare nella casa-fortezza del Doc era molto rassicurante, ma non aveva
voglia di disturbarlo inutilmente. Kaori decise che sarebbe tornata nell'appartamento che divideva
con Yumiko.
Katoshi l'aiutò a portare fuori dalla stanza le borse con le sue cose, e si incamminarono verso
l'uscita dell'ospedale.
«Vuoi passare da qualche parte, o ti porto direttamente a casa?»
«A casa grazie, non voglio disturbarti ulteriormente. Userò la macchina di Yumiko per fare la spesa.
Ho bisogno di riempire il frigo, se voglio sopravvivere nei prossimi giorni!»
«Oh no, ti accompagno volentieri a fare la spesa!»
«No, dico sul serio.. Grazie per la gentilezza.»
«Insisto. Voglio farti un’ultima gentilezza, perché presto mi trasferisco e non ci vedremo più.»
«Davvero? Dove vai a vivere?»
«Uno zio mi ha trovato un lavoro fisso a Yokohama e non posso rifiutare.»
Naturalmente erano tutte balle. Katoshi era divorato dagli incubi e dal rimorso e voleva allontanarsi
da Kaori il più possibile! Che ci pensasse Ryo personalmente alla sua ex-socia, cavoli! Non riusciva
a reggere quella responsabilità un minuto di più.
Katoshi caricò le valigie in macchina e imboccò la strada per il quartiere dove abitava la ragazza.
Era abbastanza tranquillo, al contrario di Kaori che diventava preda di una crescente inquietudine.
«Io.. sono convinta che sotto a questa storia ci sia qualcosa più grande di noi e non credo affatto di
essere al sicuro. Sto rivalutando l’ipotesi di chiedere aiuto al Doc.»
«Kaori. Hai preso un bello spavento ed è normale che tu ti senta agitata, però ti assicuro che non hai
più nulla da temere. Vedrai che dopo aver ritrovato la routine giornaliera, ti sentirai tranquilla.»
«Quell’uomo... Non riesco a togliermi il suo viso dalla mente… Non era un semplice mafioso…»
«Che strano, questa deviazione non c’era prima che ti ricoverassino in ospedale..»
«Uhm? Hai ragione.»
Quell’osservazione detta così distrattamente, accese una lampadina di allarme nella testa di Kaori.
«Un attimo. Fermati subito!»
«Che ti prende?»
«Ho una brutta sensazione! Fermati subito!!»
«In mezzo al traffico, sei impazzita?»
Katoshi pensava che questa storia avesse messo a dura prova i nervi di Kaori e che la ragazza
avesse iniziato a comportarsi in modo isterico. Kaori invece aveva imparato qualcosa lavorando a
contatto con Ryo, e aveva riconosciuto gli indizi di una trappola.
«Questa deviazione capita a fagiolo, è nei pressi dell’ospedale e ci ha portato per questo vicolo
stretto che non mi piace per niente!»
«Non voglio starti a sentire Kaori. Il vicolo è corto e lo attraverseremo in poco tempo.»
«Saremo bersagli facili! Mio dio!»
Kaori si accucciò su se stessa d’istinto, proprio qualche istante prima che alcuni colpi di arma da
fuoco raggiungessero entrambi i sedili della macchina di Katoshi.
Kaori sentì ancora una volta il rumore di una pallottola che si conficcava nella carne e ancora una
volta una pallottola destinata a lei che la mancava.
Era questo il destino di una persona che era stata la socia di City Hunter?
Kaori aveva ancora il viso premuto sulle ginocchia, le mani raccolte attorno alle gambe ed il cuore
che le batteva a mille.
«Cosa faccio? Cosa faccio adesso?? Se scappo a piedi sono un bersaglio facile..»
Katoshi aveva incassato il proiettile ed era caduto in avanti, tenendo fortunatamente il piede
sull’acceleratore, ma in fondo al vicolo c’era un semaforo e un’auto in attesa di attraversare la
strada.
La ragazza si impose di conservare il sangue freddo e strattonò il braccio di Katoshi per capire se
era svenuto. Lo chiamò ripetutamente, ma il ragazzo non dava segni di ripresa.
«Katoshi! Rispondimi!!»
Kaori spinse via il busto del ragazzo dal volante e spostò di peso la gamba dall’acceleratore al
freno, appena in tempo per rallentare l’urto con la macchina ferma davanti a loro.
Il tizio della macchina urtata prese uno spavento terrificante e scese dalla sua Porsche con le mani
tra i capelli, mentre Kaori scendeva a sua volta dall’auto di Katoshi e si infilava felina al posto di
guida della Porsche. Il tizio stava ancora contando i danni in migliaia di euro al suo gioiellino,
quando Kaori partì sgommando.
«ARGH!! La mia Porsche!!»
«Con i tuoi soldi te ne puoi comprare altre dieci, non rompere le palle!!»
Kaori pensò che il tizio derubato avrebbe sicuramente chiamato l’ambulanza per Katoshi e lei
avrebbe potuto svignarsela in fretta. Stava male al pensiero di abbandonare il ragazzo ferito, ma non
poteva rischiare di fare la stessa fine. Era diventata l’obiettivo di gente spietata e chiunque le stava
vicino era in pericolo di vita.
Il suo nemico era molto furbo e organizzato ed era facile che li stesse tenendo d’occhio da giorni.
Se avesse messo un segnalatore sull’auto di Katoshi, l’aveva giocato, ma se l’avesse messo invece
sui suoi vestiti? La villa del professore era fuori città e l’avrebbe raggiunta, ma prima doveva
rifugiarsi da qualcuno in città, qualcuno che l’avrebbe tenuta al sicuro e che l’avrebbe scortata dal
Doc.
CAPITOLO 4 - UN INCONTRO IMBARAZZANTE
«Non se ne parla proprio.»
Falcon stava in piedi di fronte a Kaori, con le braccia conserte. Era appoggiato con un fianco alla
sua Jeep.
« Ti prego.. Cerchiamo di risolvere questa cosa senza coinvolgere altri dopo il Professore..
Scommetto che nemmeno lui vuole avermi ancora tra i piedi!»
« Non fare la bambina, Kaori. Ryo si è preso l’incarico di proteggerti dalle labbra di tuo fratello
morente ed è giusto che sia lui a portarti dal Professore o a decidere cosa fare. Non voglio avere la
tua responsabilità. Non intendo as-so-lu-ta-men-te occuparmene.»
« Maledizione.. Sono un peso così gravoso?»
« Non si tratta di questo. Si tratta del fatto che se ti succede qualcosa e non è al corrente di quello
che stiamo facendo, mi spezza braccia e gambe. E io ci tengo alle mie braccia e alle mie gambe.
Avanti, sali in macchina.»
Kaori salì a malincuore sulla Jeep e Falcon mise in moto. La determinazione che aveva
accompagnato la ragazza fino a quel momento, aveva lasciato il posto all’insicurezza e
all’agitazione. La ferita al cuore e all'orgoglio si era riaperta.
« Questa visita inaspettata gli farà bene. Lo smuoverà. Ultimamente Ryo si è lasciato un po’
andare.. »
« Che vuoi dire?»
«Beh.. Beve spesso.. Non si cura molto.. Ha la testa tra le nuvole. E la cosa peggiore è che non fa
più bene il suo lavoro.»
L’ex mercenario osservò la ragazza con la coda dell’occhio per vedere come reagiva a quelle
rivelazioni. Non era sicuro di stare facendo la cosa giusta a portarla da lui e a metterle in testa quelle
cose. L’unica cosa di cui era sicuro era che la voglia di vivere di Ryo si stava spegnendo e se non
reagiva presto, sarebbe finito in pasto ai lupi. Il loro lavoro non permetteva distrazioni e avrebbe
finito per fare qualche cavolata che gli sarebbe costata la vita.
Kaori guardava la strada in silenzio e con aria assente. Falcon riconobbe la stessa espressione che
Ryo teneva sovente negli ultimi mesi. Quello sguardo malinconico da cane abbandonato, di una
persona che si sente in colpa perchè teme di aver sbagliato una scelta importante, ma al tempo
stesso non vuole tornare sui suoi passi e sta cercando un nuovo senso alla sua esistenza.
«Ma.. ha una nuova assistente?»
«No, ora lavora da solo. Sono preoccupato perché va sempre a donne. E’ un brutto segno, perché
vuol dire che non gli è rimasto altro.»
«Porca miseria, che vuoi che faccia?! Vuoi che lo scongiuri di riprendermi a lavorare per lui? Non
se ne parla proprio! - Kaori si passò nervosamente una mano tra i capelli - Non so cosa fargli,
sinceramente. Lui è l’unico padrone della sua vita e non posso andare lì e dirgli cosa deve o cosa
non deve fare.»
«Non sono bravo con le parole e non so come dire.. però.. vorrei che tu lo aiutassi. Hai ragione
Kaori, è stato lui a creare questa situazione, però io credo che lui non pensasse bene a cosa stesse
facendo e che la situazione gli sia scappata di mano. Capisci cosa intendo? Lui non pensava di
ridursi così, pensava solo di fare il tuo bene.»
Falco parcheggiò vicino al condominio dove abitava Ryo. Le sue parole riecheggiavano nella testa
di entrambi.
A Kaori non piaceva sentirsi la causa del malessere di Ryo. Non l’aveva abbandonato, era stata
licenziata! Allora perché il senso di colpa la stava schiacciando a poco a poco? Non aveva fatto
molta resistenza alla sua decisione, era vero, ma che fare davanti ad un uomo che ti accusa di essere
d’intralcio e di non essere la sua degna collega e socia? Si era sentita una stupida che pendeva dalle
labbra di quell’essere insensibile e non voleva ricadere in quella situazione.
Si sentiva come se avesse un masso da dieci tonnellate legato alla schiena, tanto era tesa e oppressa
da quei pensieri. I suoi passi risuonavano incerti per le scale. Le gambe iniziarono a tremare e sentì
il bisogno di stringersi al braccio di Umibozu per trovare coraggio. L’uomo arrossì subito per la
vergogna, ma la lasciò fare.
Kaori sapeva che Falco aveva veramente un gran cuore, nonostante le apparenze. Si vergognava a
dimostrare la sua preoccupazione per Ryo, così preferiva sembrare un tipo che non voleva rogne. I
suoi fini erano nobili, ma li raggiungeva sempre in modi alquanto strani e impacciati. Lo aveva
dimostrato anche quando li aveva chiamati per proteggere la figlia di un suo ex compagno
mercenario, una violinista emergente.
Anche Ryo aveva un modo di fare simile. Non dimostrava mai apertamente i suoi sentimenti, ma
bastava conoscerlo un poco per capire che era molto generoso e aveva tanto affetto da dare. C’erano
stati degli incarichi in cui l’unica ricompensa era stata la gratitudine di alcune persone in difficoltà,
e Ryo ne era stato felicissimo. Potevano essere la stessa persona, pensava Kaori, il ragazzo gentile
ed altruista che aiutava i deboli, e il ragazzo scontroso e maleducato che viveva un tempo con lei?
Ryo era un vero enigma.. Era difficile da capire a fondo e imprevedibile.
Falcon suonò il campanello ed entrambi trattennero il respiro.
Si sentì un rumore ovattato di passi e poi la porta si aprì, rivelando un Ryo in jeans e ciabatte.
« Spero che sia qualcosa di veramente importante, perché sono impegnato con una graziosa
signorina!»
«Ti pare che se non fosse qualcosa di importante, ti avrei chiamato per telefono e fossi venuto qui
con tutta questa fretta?»
Il gigante si scostò e lasciò vedere Kaori alle sue spalle. La ragazza era pallida come un lenzuolo e
aveva una faccia sconvolta. Indossava una larga giacca mimetica, di chiara appartenenza dell’uomo.
Ryo cambiò immediatamente tono e la tipica espressione beffarda fu sostituita da una molto più
greve.
«Ok. Scusate un attimo.»
Ryo richiuse la porta e dopo poco ne uscì una donna che dedicò alla ragazza ed al gigante uno
sguardo di ghiaccio, prima di andarsene.
«Non ce la faccio.. Voglio andare via di qui..» sussurrò Kaori.
Falco la trattenne per un braccio. «Fatti coraggio e lascia parlare me.»
Falco fece entrare Kaori e richiuse la porta dietro di sé, mentre Ryo recuperava la camicia dal
pavimento e la indossava lasciandola aperta, cercando un po’ di compostezza.
Era evidente che nessuno dei due ragazzi era preparato a quell’incontro. Entrambi erano
imbarazzati, ma reagivano in maniera diversa. Kaori era immobilizzata e Ryo sarebbe uscito presto
con uno dei suoi spropositi, come quello di qualche secondo fa. La tensione era decisamente
palpabile e la presenza di Falco si rivelò indispensabile.
Kaori pensò che se fosse arrivata in casa di Ryo sconvolta e con la maglia sporca di sangue come
era arrivata da Falco, Ryo ci sarebbe rimasto secco. Il gigante le aveva consigliato di cambiarsi la
maglia e di indossare una delle sue camicie.
Mentre Falco parlava e riferiva quello che Kaori gli aveva raccontato, la ragazza non ascoltava e
sembrava assorta nei suoi pensieri. Pensava a quella donna che aveva incrociato il suo sguardo poco
prima. Immaginava che Ryo in sua assenza si fosse dato da fare per difendere la fama di “Stallone
di Shinjuku” e Falco l’aveva avvisata di questo, ma era colpita dal fatto che quello non era il solito
tipo di donna che Ryo rimorchiava. Non era bella e nemmeno formosa. Era caduto in basso, oppure
stava veramente realizzando il suo sogno di portarsi a letto tutte le donne del mondo, ma proprio
tutte?? Tutte tranne lei, naturalmente.
Kaori alzò lo sguardo verso Ryo, come se lui percepisse quei pensieri e potesse confermarglieli “Si
Kaori, non sono mai stato il tuo ragazzo e ho tutto il diritto di divertirmi con chi mi pare e piace.”.
Ryo invece ascoltava attentamente ed era tesissimo. La camicia aperta lasciava intravedere le
contrazioni dei muscoli, quando stringeva il pugno in atto di nervosismo e pensava “Questo qui lo
ammazzo, come osa tentare di far del male a Kaori?!”. La preoccupazione di Ryo le faceva piacere
e faceva fatica a nascondere l’imbarazzo di trovarselo davanti dopo tutto quel tempo a torso nudo.
Tuttavia, era piena di risentimento nei suoi confronti. Piano piano un’idea si fece largo nella sua
mente: che avesse cambiato idea su di lei e Falco lo sapesse? Le sue premure, ammesso che ce ne
sarebbero state, avrebbero potuto cancellare gli anni in cui non le aveva portato rispetto e la
conseguente caduta della sua autostima a livello sotto zero?
Per un attimo Ryo diresse lo sguardo verso di lei e lei avrebbe potuto giurare di leggervi un
profondo affetto e forse qualcosa di più, ma fu solo per qualche secondo e poi Ryo tornò ad essere
freddo come prima.
CAPITOLO 5 – UNO SWEEPER FUORI COMBATTIMENTO
Ryo era visibilmente alterato e il suo sguardo corse al bicchiere di whisky che giaceva mezzo pieno
sul tavolino, davanti al grande divano ad angolo. Lo bevve come se fosse acqua e poi lo tenne in
mano. Lo osservò come se fosse una sfera magica che potesse rivelargli il da farsi. Falco sapeva
cosa stesse pensando di sé. Il ragazzo si sentiva una merda perché Kaori era scampata per un pelo ai
suoi aggressori e lui non era lì, anzi si stava divertendo da qualche altra parte alle sue spalle.
L’aveva abbandonata a sé stessa, accostandogli un qualsiasi idiota per mettersi il cuore in pace.
Hideyuki probabilmente si stava rivoltando nella tomba…
«Certo che sei proprio brava a metterti nei guai. Pensavo che allontanandoti da me, avresti imparato
a cavartela da sola! Sono stufo di farti da balia!»
«Vorrà dire che la prossima volta mi farò ammazzare senza recarti fastidio!»
Falco afferrò il braccio di Kaori e le fece segno di tacere, mentre Ryo disse che andava al poligono
di tiro nei piani inferiori per sfogare la tensione.
«Che razza di stronzo! Lo sapevo che mi avrebbe rinfacciato il fatto di avermi sempre aiutato!»
La ragazza riuscì con molta fatica a riprendere il controllo e a non piangere. Perché era così
coraggiosa quando serviva, ma di fronte a Ryo così maledettamente indifesa??
«Kaori… Dopo due anni che hai lavorato con Ryo, non sei ancora capace di capire cosa pensa? Ryo
non è arrabbiato con te, è arrabbiato con se stesso. Ti ha detto queste cose perché è troppo
orgoglioso per ammettere che non è stato in grado di gestire la situazione.»
Kaori riflettè su questa spiegazione e si guardò intorno. Appena posò gli occhi sulle condizioni
dell’appartamento che dividevano un tempo, la rabbia fu scacciata dalla pena. Le pulizie erano state
fatte di rado, la casa odorava di chiuso e sul piano della cucina giacevano un paio di bottiglie vuote
di whisky. Falco aveva ragione.
«Ho fatto la cosa giusta a portarti qui. Adesso te ne stai al sicuro un paio di giorni, fino a che non
scopriamo cosa c’è sotto a questa storia e la sistemiamo una volta per tutte.»
«Falco. Se tu lo capisci così bene, spiegami perché mi ha trattato sempre male. Spiegami perché ha
voluto licenziarmi. Io non sono mai riuscita a capirlo. A volte sembra che provi qualcosa per me,
altre volte invece è freddo e scorbutico.»
«E’ una bella domanda. Ryo vuole restare coerente alla sua scelta di averti mandata via per farti
avere una vita normale, nonostante stia soffrendo come un cane. Quindi più ti tratterà male in questi
giorni e cercherà di allontanarti, come ha sempre fatto, e più vuol dire che tiene a te. Anche il fatto
che ultimamente ha frequentato molte donne, è un segno di instabilità emotiva e malessere.»
«Pensavo che mi avesse mandata via per poter fare i suoi porchi comodi e non per altruismo!»
«E’ quello che voleva farti credere.»
Vista l’incomprensione della ragazza, Falcon iniziò a scaldarsi e continuò il dialogo con fervore mai
visto!
«Insomma Kaori, sto cercando di dirti che lui è seriamente innamorato di te e che tu eri una fonte di
distrazione per il suo lavoro. Oltretutto, averti vicina comportava esporti a tantissimi pericoli!»
Falco attese con ansia un riscontro di Kaori, mentre i suoi respiri agitati scandivano i secondi.
«Ci ho pensato mille volte, questa possibilità non sta in piedi.»
«UARGH!!!»
Falco spezzò con un pugno il tavolo di legno del soggiorno, e animato da una rabbia cieca, indeciso
se strozzare Kaori per la sua testardaggine o demolire qualche parete, si avvicinò pericolosamente al
muro perimetrale che dava verso la strada!
«Ti prego Falco, non demolirgli la casa! Non ho un soldo per ripagarlo dei danni!» °__°’
Il gigante aprì la finestra e sfogò la rabbia emettendo un urlo agghiacciante, lo stesso urlo selvaggio
che emettono i gorilla africani dopo aver ucciso un nemico. (NdK: omaggio alla serie di Tarzan di
E. R. Burroughs, che sto leggendo in questo momento!! Devo dire che Falco, che assomiglia ad uno
scimmione, si adatta perfettamente a questa citazione!)
L’urlo sovrumano mise in allarme un gruppo di loschi figuri ai piedi del condominio. Falco notò il
movimento in strada e capì che stavano programmando un attacco!
«Porcaccia la miseria! Kaori, corri al poligono di tiro! Dobbiamo avvertire Ryo che ci hanno trovato
e ci stanno per attaccare!»
Falco balzò come una tigre attraverso il soggiorno e si precipitò verso i piani inferiori, seguito a
breve da Kaori, ma ben presto la loro corsa fu interrotta da un ostacolo. Ryo giaceva di traverso
sulle scale, immobile!
Falco si rese conto che Ryo era stato drogato da un potente sonnifero e che non era in pericolo di
vita. Tuttavia era temporaneamente fuori combattimento ed era un grosso aiuto in meno sul quale
aveva sperato. I loro nemici avevano dato prova di essere dei veri professionisti e temeva di non
farcela da solo. Kaori non perdette tempo e, carica di un’energia e un’adrenalina mai viste, iniziò ad
aprire teche e a caricarsi in spalla varie armi distruttive! Prese diversi caricatori e li mise in una
borsa. Falco la imitò e in breve tempo furono pronti per organizzare la difensiva.
--Ryo era stato portato di peso dentro l’appartamento e adagiato sul grande divano ad angolo. Kaori e
Falco stavano studiando la situazione intorno al tavolino di vetro (era l’unico tavolo rimasto, dopo
aver rotto quello del soggiorno!). Falco aveva capito ben presto che il sonnifero era stato versato nel
bicchiere di whisky che Ryo aveva sorseggiato poco prima e che la donna misteriosa che era nel suo
appartamento al loro arrivo, aveva qualcosa a che fare con i loro nemici.
«Il gruppo che abbiamo appena battuto era formato da dilettanti, eppure deduco che per gli attentati
che mi hanno fatto e per il modo in cui la donna ha imbrogliato Ryo, si tratta di professionisti. Cosa
ne pensi?»
«Penso che la banda mafiosa che ti cerca abbia pagato dei professionisti per eliminarti. Hanno
mandato una donna per tenere d’occhio Ryo, sapendo che eri la sua assistente e che prima o poi
saremmo entrati in contatto con lui. Ci ha trovati e ha avvertito i suoi mandanti, cioè i mafiosi, che
sono venuti personalmente.»
«Deve essere andata proprio così. Ma non riesco a spiegarmi chi possa aver mandato questo gruppo
di idioti contro City Hunter! Ryo è famosissimo nella mala vita e ci vuole un gran fegato per
mettersi contro di lui.»
«Ryo ultimamente non è al cento per cento delle sue capacità e le voci corrono velocemente.
Comunque.. quelli che mi fanno paura non sono questi mafiosi, di cui dobbiamo scoprire il
mandante, ma i professionisti che ci hanno messo alle calcagna. Scommetto che stanno preparando
una trappola alle nostre spalle e non voglio fare l’errore di Ryo e sottovalutarli. Perciò, è
indispensabile che esca per cercare informazioni.»
Il gigante si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Kaori realizzò all’improvviso che sarebbe
rimasta da sola con il suo ex collega.
«Ti prego, non lasciarmi qui con Ryo! Fra poco si sveglierà!»
«Esatto. Ed è altrettanto indispensabile che voi chiariate diverse cosucce. Bye Bye!»
Falco chiuse l’uscio dietro alle sue spalle e Kaori si guardò intorno nervosa. Cercava qualcosa da
fare per tenersi occupata, prima del risveglio di Ryo e anche dopo, per evitare discussioni. La
polvere e il disordine che regnavano nell’appartamento le diedero presto uno spunto. Scartò l’idea
di accendere la televisione, che con il suo baccano avrebbe solo accelerato i tempi di ripresa di
coscienza dell’uomo.
Così iniziò immediatamente a spazzare per terra, a pulire il piano della cucina e i fornelli incrostati
(NdK: sembra la pubblicità dei detersivi, in cui mostrano i lavelli, piani di cottura e bagni con
calcare e sporcizia da record! Ecco sì, immaginate qualcosa del genere!), a spolverare le lampade e i
soprammobili, pulire le finestre ecc. Insomma, si fece prendere la mano (sembra Sunako di Perfect
Girl Evolution!). Ogni tanto controllava Ryo, per vedere se si era svegliato. Ad un tratto però, le
occhiate fugaci divennero degli sguardi indagatori, e si trovò ben presto accovacciata di fianco a lui,
a osservare le cicatrici fresche sul volto e sul petto, lasciato in vista dalla camicia semiaperta. Le
braccia avevano qualche segno di bruciatura. Vederlo incosciente e indifeso a quel modo, riscoprì in
lei una dolcezza e un affetto dimenticati. Con lo sguardo osservò a lungo i lineamenti del ragazzo e
i capelli neri spettinati sulla fronte, come se non li avesse mai visti.
In quel momento pensò che se Ryo le avesse chiesto di tornare a vivere e lavorare con lui, avrebbe
accettato. Ma avrebbe messo in chiaro che aveva bisogno di stabilità affettiva e che non sarebbe più
sottostata ai suoi capricci. Se lui era veramente innamorato di lei, come era convinzione di Falco,
doveva confessarle i suoi sentimenti ed impegnarsi a trattarla meglio.
CAPITOLO 6 – LA SOLUZIONE SI AVVICINA
Falco tornò dopo due ore. La scena che gli si presentò davanti lo lasciò allibito: Ryo stava
guardando alla tv una puntata registrata di Takeshi Castle* (vedi nota a fine capitolo) ridendo come
un matto e Kaori stava preparando le verdure per la cena. Sembrava proprio un normale pomeriggio
di un anno prima! A Falco venne il dubbio di aver guidato la macchina del tempo di “Ritorno al
futuro” invece che la sua Jeep.
«Ehi Ryo, dobbiamo parlare. Spegni quella televisione.»
«Uffa..»
«Quando smetterai di fare il bambino? Al posto tuo non cazzeggerei in questo modo e non farei
nemmeno sogni tranquilli.»
«Perché ti agiti tanto? Non è mica la tua donna ad essere in pericolo…»
«Hai ragione, non è mica la mia fidanzata! Potrei andarmene e lasciarti questa rogna di lavoro da
sbrigare da solo! Ma visto che ultimamente lo sweeper numero uno del Giappone sta perdendo colpi
per la vecchiaia, e mi faceva pena, avevo pensato di aiutarlo…»
«Non sto perdendo colpi! Testa di polipo!»
«Stai facendo una cazzata dietro l’altra. Vedi di farti un esame di coscienza! E tu, Kaori, smetti di
tagliuzzare quelle carote e vieni con me.»
«Dove la porti?»
«La porto nell’unico posto sicuro che conosco, cioè dal Professore. Poi però torno qui e facciamo i
conti…»
Kaori era stufa di essere rimbalzata da una parte all’altra, ma non aveva scelta. Spense i fornelli e
seguì Falcon sul fuoristrada. Mentre scendevano le scale, sentirono Ryo brontolare.
«Kaori, cosa stavi facendo?»
Falco girò la chiave e il motore della Jeep si mise in moto.
«Cercavo qualcosa per tenermi impegnata e mi sono messa a fare le pulizie. Poi Ryo si è svegliato e
mi ha detto che visto che c’ero, potevo anche preparare la cena! Ahahah! »
«Roba da matti!»
«Avevi ragione, Falco. Non ho mai visto Ryo fare degli errori così banali. Ha sottovalutato tutta la
faccenda e si è pure fatto drogare da una donna! E ha molte cicatrici nuove. Sembra che sia
diventato molto distratto.»
«Interessante. Sembra che tu l’abbia guardato bene durante la mia assenza! Ahahah!»
Kaori avvampò e si affrettò a cambiare discorso.
«A proposito, cosa hai scoperto?»
«Il tipo ucciso dal Dragone Bianco non è il tipo che ti aveva sparato. La versione che ti ha riportato
Katoshi è errata. La verità è che l’esponente del Dragone Bianco è stato ucciso da un altro
componente della stessa banda, tale Ranmaru, che ha incolpato dell’omicidio un tipo del clan rivale
con cui aveva dei dissidi personali. Tu hai visto in faccia Ranmaru del Dragone Bianco che aveva
appena ucciso il suo superiore! La donna che abbiamo incontrato, invece, sarebbe la moglie di
Ranmaru. Sembra che la specialità della donna sia ammaliare i nemici del marito, che sotto la droga
le danno delle informazioni preziose. Credo che volesse sapere da Ryo dove ti avrebbe nascosto, se
il marito avesse fallito nell’ucciderti durante il tragitto in auto dall’ospedale.»
«E l’attacco della Yakuza a casa di Ryo? Pensi che Ranmaru abbia convinto il Dragone Bianco che
il loro esponente sia stato ucciso da City Hunter?»
«E’ un fatto troppo recente affinché il mio informatore ne sappia qualcosa, ma so che Ryo ha un
vecchio contatto nel Dragone Bianco. Può darsi che riusciamo ad avere il suo appoggio dopo aver
raccontato il tradimento di Ranmaru, così da creare una trappola ed incastrarlo.»
«Sto pensando che non abbiamo prove dell’omicidio, a parte la mia testimonianza, però scommetto
che dal Doc troveremo qualcosa. Lo sapevi che è collegato con i sistemi informatici della polizia?»
In breve tempo i due sweeper arrivarono alla villa dello scienziato.
--« Buonasera Professore! Scusi per il fastidio che le arreco! »
«Stai scherzando Kaori, quale fastidio? Sono felicissimo di avere per casa un’altra donna giovane e
attraente!»
Il professore sprizzava energia da tutti i pori come un adolescente, mentre Kazue correva a salutare
Kaori.
«Qui sarai al sicuro, non temere!»
«Ne sono certa. Ma per evitare sorprese ho portato con me un set di martelli in miniatura! Mi
preoccupa di più il professore che i mafiosi! Ma tu come fai, Kazue, a sopportare i suoi continui
attacchi?»
«Lo conosco molto bene e riesco a prevederlo, come facevi te con Ryo! Vieni che ti mostro la tua
camera.»
Kaori ebbe un sussulto. CREDEVA di essere in grado di prevedere Ryo.
Ma perchè ogni volta che lo nominavano, un brivido le correva per la schiena? Kaori si chiedeva se
Kazue avesse intenzionalmente nominato Ryo per vedere la sua reazione, o se questa ansia
improvvisa era dovuta a gelosia senza fondamento. Stava diventando paranoica? Chissà se Kazue
aveva approfittato della sua lontananza per andare a letto con Ryo?! Avrebbe indagato più tardi…
«Aspetta Kazue, ho una cosa importante da fare al più presto. Professore, ho il suo permesso per
fare una ricerca nei database della polizia?»
«Certo Kaori, puoi chiedermi tutto quello che vuoi! Basta che tu faccia un po’ la carina con me…
Per esempio puoi ripagarmi del favore in natura!»
Il professore allungò una mano sul sedere di Kaori, che prontamente venne fermata con un
pizzicotto.
«I miei riflessi sono ancora vigili, Professore! Si ricordi che ero abituata a tenere a bada un maniaco
sessuale peggio di lei!»
«Ohohoh! Kazue cara, prepara un po’ di caffè per il signor Izuin, mentre io discorro con la nostra
amica. Prego Kaori, da questa parte.»
Kaori seguì il Professore. Sapeva che quando si trattava di argomenti seri, smetteva di scherzare e si
rivelava un uomo di scienza molto acuto e preparato.
«Professore, ho sempre pensato che questa casa fosse troppo grande per lei.»
«Questa casa appartiene da generazioni alla mia famiglia. Hai ragione Kaori, non ho figli o nipoti
che vivano con me e a cui lasciarla in eredità. Mi sento molto solo…»
Il vecchietto si fermò e nascose il volto tra le mani.
«Mi dispiace, non intendevo....»
Kaori si avvicinò premurosa e al tempo stesso diffidente. Scostò le mani dal suo viso per vedere se
era una recita, ma i suoi occhi piangevano vere lacrime! Il vecchietto prese le mani di Kaori tra le
sue e la guardò intensamente.
«Kaori! Prometti che resterai al mio fianco! Ti assumerò come domestica e mi terrai compagnia in
queste grande e fredda casa, e mi darai un erede al quale potrò lasciarla!»
«Che cosa? Un erede? Lo sapevo!!»
Kaori lasciò le mani del professore e lo colpì con un martelletto portatile. Il Doc cadde a terra e
mezza cipolla uscì dalla tasca del grembiule bianco. (NdK: Ecco come faceva ad avere le lacrime a
comando!)
«Non arrabbiarti, credevo ti facesse piacere che un uomo ti facesse la corte! Eheheh»
«Beh.. Sembra che ultimamente tutti gli uomini mi evitino, e quei pochi che mi cercano lo fanno
solo per farmi del male!»
«Toglimi una curiosità. Nessun uomo ti ha fatto la corte in questi mesi?»
Kaori guardò un punto imprecisato della parete di carta in stile giapponese.
«No. Penso che sia colpa mia, perché ero sempre triste.»
«Triste? Kaori, sei una donna giovane e attraente!Sapessi cosa darei per essere di nuovo giovane
come te e avere tutta la vita davanti! Mi divertirei come un matto! E poi sapessi cosa farei a Kazue..
ohohoh!» ^///^
«Professore!!» °__°
«Kaori, devi avere fiducia in te stessa!»
«Ma.. sono una buona a nulla... Mi hanno licenziato da vari lavori, perché facevo solo disastri!»
«Vuol dire che non erano lavori per te. Perché non ti metti in gioco aprendo un’attività? Ho sentito
che la sorella di Saeko, una tua coetanea di nome Reika, vuole lasciare la polizia e aprire un’agenzia
investigativa in proprio.»
«Davvero?»
«Mi sembrava che il lavoro con Ryo ti piacesse.»
«Sì.»
«Stasera Reika viene a prendere i risultati di alcune analisi. Ha bisogno di alcuni test di laboratorio
per incastrare un criminale. Il laboratorio della polizia ha il macchinario adatto in manutenzione e
lei ha fretta di concludere le indagini. Avrai l’occasione di parlarle.»
«La ringrazio per il suo aiuto!»
«Di nulla Kaori. Vieni che ti spiego come funziona il software..»
----------------------* Takeshi Castle: giochi di abilità giapponesi, simili a “Giochi senza frontiere”, in cui i
concorrenti si divertono facendosi male nei modi più assurdi. Vedi anche “Mai dire Banzai”.
CAPITOLO 7 – UNA NUOVA SOCIA
Di altre prove ce n’erano e come! Sul database della polizia trovarono decine di documenti che
provavano il doppio gioco di Ranmaru. La polizia stava seguendo da tempo i suoi affari e aspettava
il momento giusto per prenderlo con le mani nel sacco. Gli affari scoperti erano poca cosa e non lo
avrebbero tenuto in galera per molto, ma era ciò che bastava a Ryo e Falco per mettergli contro tutta
la sua organizzazione.
Falco stampò le foto, le scansioni e i rapporti compromettenti, poi ringraziò il Professore di tutto e
gli disse che sarebbe venuto a riprendere Kaori molto presto.
Kaori si sistemò nella camera indicatale da Kazue e poi uscì nel bel parco della villa a fare una
passeggiata. Costeggiò il giardino giapponese ben tenuto, così perfetto nella sua disposizione. Fu
ben presto a disagio in quell’ordine, lei che aveva i pensieri che correvano come treni, e proseguì
verso il laghetto.
Pensò a lungo al suggerimento del Professore di diventare la socia di Reika. Era un modo per
continuare a fare il lavoro che le piaceva, evitando coinvolgimenti sentimentali. A pensarci bene, lei
e Ryo si erano praticamente evitati, a parte quelle brevi e pungenti battute. Era evidente che
dovevano stare il più possibile alla larga l’uno dall’altro! La tensione era troppo alta tra di loro. E
poi dubitava che Ryo le avrebbe chiesto in ginocchio di tornare da lui!
La cena fu a base di tipiche pietanze giapponesi, preparate con sapienza da Kazue.
« Kaori, mi preoccupa vederti così silenziosa e in apprensione per Ryo. Se c’è qualcosa che posso
fare per te.. »
« In apprensione per Ryo? Stai scherzando? Quel bifolco mi ha licenziato per darsi alla pazza gioia
e credimi se ti dico, che se ci restasse secco in questo incarico, mi farebbe solo un piacere!! »
Kazue ed il Professore rimasero stupiti della sua reazione e parlarono a sottovoce tra di loro “Psst ..
Non l’ha presa male come temevamo, per fortuna! Kaori ha un carattere forte e si riprende in
fretta..”
« Dovrei preoccuparmi per un depravato, un porco, che in questi mesi si è passato tutte le donne di
Shinjuku! Un ubriacone, un disordinato, un animale, un uomo insensibile, maleducato, un
nullafacente, che ultimamente non sa nemmeno riconoscere i pericoli e non sa più fare il suo lavoro,
un deficiente… »
« Basta Kaori, ti prego!! » Urlarono all’unisono. “Psst … L’ha presa malissimo invece, hai visto!!”
« Ho bisogno di qualcosa per sfogarmi, presto! Portatemi il “Ryo-pupazzo-anti-stress”!! »
« Kaori, perché non vai nel poligono di tiro a sparare un po’? Ti porto anche dei vecchi mobili da
sfasciare! Eheheh! »
Kazue accompagnò la sweeper al poligono di tiro nel seminterrato, poi scappò in fretta per evitare i
proiettili rimbalzanti e tornò dal Professore.
« Accipicchia! Che furia! Che facciamo? »
« Noi non dobbiamo fare nulla. Lasciamo che si sfoghi… »
« Qualcuno suona al campanello. »
« Deve essere Reika. Dopo averle dato i risultati delle analisi, la manderò giù da Kaori. »
--Kaori sparava ripetutamente, fino ad avere male alle mani. Sparava con tutte le armi che le
capitavano sotto mano! Erano diversi mesi che non prendeva in mano una pistola, a parte la
parentesi di quel pomeriggio davanti l’appartamento di Ryo. Ryo le aveva sequestrato la pistola del
fratello, con suo grande disappunto. Aveva detto che, con l’occasione del suo licenziamento, si
sarebbe allontanata per sempre da quell’ambiente e doveva allontanare da sé tutto quello che poteva
ricordarglielo, per poter dare un taglio netto al passato.
Ma lei era questo. Era l’assistente di uno sweeper e voleva continuare a farlo. Con Ryo o senza di
Ryo.
« Mio Dio, qui c’è da lavorare parecchio! »
Kaori si girò di scatto. Come aveva fatto a non percepire l’arrivo di una donna? Era per caso Reika?
Aveva le cuffie e stava sparando, già, ma Ryo riusciva sempre a sentirla mentre arrivava e lui stava
sparando al poligono. Accidenti. Quella donna aveva ragione.
« Sei Reika? Io sono Kaori, piacere. »
« Non posso credere che Ryo avesse come assistente una dilettante del genere! »
« Ehi! Che maleducata… Non ti sei nemmeno presentata! »
« E pensare che ha sempre rifiutato le mie continue proposte! »
« Senti un po’, di che cosa stai parlando? Che proposte? E da quando conosci Ryo? »
« Me l’ha presentato mia sorella Saeko, mi serviva un’aiuto per un incarico di polizia! Le proposte
erano di fidanzamento, matrimonio, convivenza, essere la sua assistente.. Tutte rifiutate! »
« Eheheh.. Ryo accetterebbe solo una proposta per una notte. Non è tipo di amori a lunga
scadenza!» (una socia innamorata di Ryo?? Che scocciatura!!!)
« Mia sorella mi ha raccontato tutto di te! So che lavoravi con Ryo perché aveva promesso a tuo
fratello di prendersi cura di te. Anche io conoscevo Hideyuki. »
« Visto che sei una tipa diretta, passiamo subito al dunque. Il professore mi ha detto che vuoi aprire
un’agenzia investigativa. Vorrei propormi come tua assistente! Eheheh »
« Che onore! L’ex assistente di City Hunter che viene a lavorare per me?! » ( NdK: Ma non aveva
detto che era una dilettante praticamente inutile?)
« Naturalmente mi impegnerò al massimo per diventare una degna collega! Sai, Ryo non mi ha mai
insegnato seriamente a sparare. Non ha mai voluto che io mi sporcassi le mani. Mi teneva con lui,
ma non mi ha mai veramente insegnato il mestiere. Ero più una cibassistente! » (citazione del
termine coniato da BloodyMary nel n. 27 )
« Che me ne faccio di una cibassistente? » (corvetti che volano sulla testa di Reika)
« Ma no, ho imparato diverse cose! Ho imparato a fare le trappole dal grande Umibozu! »
« Trappole? Che tipo di trappole? Trappole per topi? » (i corvetti si sono spostati sulla testa di
Kaori)
« Trappole che si usano durante la guerra, per sconfiggere i nemici!! »
« Ma io voglio aprire un’agenzia investigativa, mica un’agenzia di mercenari! »
« Donna, non ti preoccupare! »
« Mi preoccupo eccome! Ti metterò alla prova e poi deciderò. »
« Allora mi insegni a sparare? » *_*
« Certo, ma adesso non ho tempo. »
« Domani? »
« Devo finire questo caso al più presto, poi darò il licenziamento e farò le pratiche per l’agenzia. »
« Ma io mi annoio qui.. Vieni ad insegnarmi, dai! E poi dove lo trovi un poligono di tiro come
questo? »
« Non preoccuparti, possiamo usare quello di Ryo. »
« Che cosa?! Ryo non permetterà mai che io impari ad usare la pistola nel suo poligono di tiro! »
« Kaori, tu sottovaluti le mie capacità persuasive! »
« Se lo dici tu… »
Reika lasciò la stanza esibendosi nella famosa camminata felina delle sorelle Nogami. Kaori ebbe la
certezza che Ryo sarebbe caduto ai suoi piedi in qualunque momento.
CAPITOLO 8 – UN NUOVO CITY HUNTER?
Kaori prese la mira e sparò per l’ennesima volta. Al poligono del Professore aveva sistemato la
postura e si era abituata al contraccolpo dell’arma. Ora per la prima volta erano venute al poligono
di Ryo e si stava perfezionando.
« Molto bene, Kaori! » la incoraggiò Reika.
Kaori era decisa a imparare il mestiere al meglio. Erano molti i motivi per cui lo faceva. Poteva
aiutare la gente, poteva rendere onore al defunto fratello continuando il suo lavoro, poteva
dimostrare a se stessa di valere qualcosa passando da cibassistente a vera aiutante e investigatrice, e
non ultimo di importanza, poteva prendersi una rivincita su Ryo e dimostrargli di aver imparato il
mestiere. In fin dei conti, sarebbero diventati presto concorrenti!
Per quanto riguardava la faccenda di Ranmaru e il Dragone Bianco, Umibozu le aveva assicurato
che era tutto sistemato. L’uomo era venuto a prenderla dal Professore da solo e l’aveva
riaccompagnata alla casa che condivideva con Yumiko. Kaori aveva deciso che si sarebbe trasferita
da Reika al ritorno di Yumiko. Avrebbe raccontato all’amica del suo nuovo lavoro, omettendo
naturalmente tutta la parte degli attentati e il fatto che aveva rivisto il suo ex collega!
Katoshi se l’era cavata. Kaori era passata a salutarlo in ospedale e poi era partito per Yokohama
come aveva detto. Sembrava tutto sistemato per il meglio.
« Ciao Ryo, sei venuto ad assistere alla mia lezione? »
Kaori si irrigidì. Non aveva più visto Ryo da quando le aveva chiesto di cucinarle la cena e Falco
l’aveva prelevata e portata dal Professore! Che stronzo, poteva almeno venire con Falco a
riaccompagnarla a casa!
Trovò con molta fatica la forza per girarsi e guardarlo mentre Reika gli faceva gli occhi dolci e gli
si strusciava addosso come una gatta in calore. Rimase di sasso quando vide che aveva una
fasciatura sul braccio sinistro, con un laccio legato alla nuca, e una fasciatura intorno alla testa. Era
rimasto sicuramente ferito durante l’ultima missione, quella per fermare Ranmaru. Ecco perché non
era venuto dal professore! Si era quasi dimenticata che aveva rischiato la vita per lei. Aveva dato
per scontato che lui fosse invincibile e che l’avrebbe tirata fuori dai pasticci! Ma era solo un uomo,
e davanti all’evidenza della sua natura mortale e vulnerabile si sentì una schifezza. Non l’aveva
nemmeno ringraziato. Fece per togliersi le cuffie e levare i proiettili dalla pistola, ma lui la
raggiunse, seguito dalla sua nuova socia.
« Aspetta, voglio vedere come spari. Devo dare un voto a Reika come insegnante! »
« Ryo sostiene che è impossibile che tu faccia centro! Ma io ho scommesso una cena che ce la
farai!»
Kaori si trovò all’improvviso tra due fuochi. Far vedere a Ryo che se seguita a dovere migliorava
tantissimo e al tempo stesso farlo uscire a cena con Reika, oppure sbagliare di proposito e mandare
in fumo la loro serata d’amore?
Guardò la pistola nelle sue mani e decise che non avrebbe sparato. Non voleva essere giudicata da
Ryo e non le piaceva che Reika la coinvolgesse con delle stupide scommesse. Appoggiò la pistola
sulla tavola davanti a sé e passò di fianco a Ryo guardando basso, avviandosi verso la porta.
« Vedi Reika, con Kaori è inutile! Non fa per lei! » disse Ryo.
Kaori fu sfiorata dall’idea di tirargli un pugno sulla mascella, poi però, tra il fatto che era già
malconcio e per aver ricordato le parole di Falco, lasciò perdere. “Quindi più ti tratterà male in
questi giorni e cercherà di allontanarti, come ha sempre fatto, e più vuol dire che tiene a te.”
Comprese che Ryo cercava di demoralizzarla per farle abbandonare il proposito di diventare la
socia di Reika. Con ogni probabilità, pensava che quel lavoro fosse troppo rischioso e contrastava
con la sua decisione di farle abbandonare il suo ambiente. Infatti la seguì per le scale e dimostrò a
chiare parole il suo disappunto.
« Hai accettato questo lavoro perché pensi che io sia sempre pronto ad aiutarti e a salvarti la pelle?
Siete due incoscienti. »
« Ti sbagli. L’ho scelto perché mi piace e perché in futuro potrei anche prendere il tuo posto! E poi
Reika mi tratta alla pari! »
« Pensi che sia un gioco? »
Kaori lo guardò negli occhi per la prima volta dopo tanto tempo. Fino ad ora avevano sempre
evitato di guardarsi direttamente.
« No, non lo penso. Guardo le tue ferite e non lo penso. Guardo la tomba di mio fratello e non lo
penso. Guardo allo specchio la cicatrice della pallottola che mi ha raggiunto qualche settimana fa e
non lo penso. Però penso che qualcuno lo debba fare e penso che questo lavoro ha dato un senso
alla mia vita negli ultimi anni e potrebbe continuare a darlo. Penso che valga la stessa cosa anche
per te. »
« Io non ho altro, non ho altra scelta. Tu invece puoi fare quello che vuoi della tua vita. »
« Ho fatto la mia scelta. Se pensavi che licenziandomi mi avresti allontanato da questo ambiente, ti
sbagli di grosso. Chi ti da il diritto di decidere quello che è meglio per me? »
« Hai ragione, però poi non venirmi a cercare per chiedermi aiuto! »
Ryo salì le scale e scomparve in fretta, lasciando Kaori perplessa. Per quale motivo aveva desistito
così velocemente? Forse si era fatto una ragione che non doveva interferire nelle sue scelte. Meglio
così. Allora perché le aveva lasciato un senso di vuoto? Ogni volta che parlava con Ryo, era
posseduta da sentimenti contrastanti. Una parte di lei avrebbe preferito che lui l’avesse fermata con
tutte le sue forze, dimostrandole apertamente che temeva per la sua incolumità.
Reika, che aveva sentito tutto, la raggiunse.
« Non ti preoccupare. In caso di necessità, sarà il primo ad aiutarci! Dice sempre così anche con mia
sorella, ma poi corre ogni volta al suo comando! Eheheh! Ho accettato il tuo aiuto anche perché so
che sei il suo tallone d’Achille! »
« Reika, non mi sembra giusto approfittare del suo aiuto! »
« Gli uomini servono ad aiutare le donne e a farle divertire, a cosa altrimenti?! »
« Ehm.. si vede che sei la sorella di Saeko! »
« Comunque inizieremo con l’accettare solo gli incarichi semplici. Faremo un passo alla volta.
Fidati di me! »
Forse Reika aveva ragione. Ryo non voleva abbandonarle a se stesse, ma responsabilizzarle.
Dovevano cercare di cavarsela da sole e lui sarebbe intervenuto solo in caso di estremo pericolo.
CAPITOLO 9 – WILLIAM
Kaori respirava affannosamente. Aveva corso più veloce che aveva potuto attraversando un intero
piano del palazzo. Chiamò la sua socia con la ricetrasmittente.
« Bzz.. Reika, sono arrivata all’ala ovest! Procediamo con il piano B. »
Erano passati diversi mesi da quando era stata dimessa dall’ospedale, e la società andava a gonfie
vele. Le due donne si stavano impegnando al massimo. Avevano ricevuto diversi incarichi grazie
alla mediazione di Saeko. La polizia aveva le mani legate in certe situazioni, così loro intervenivano
e aiutavano a risolvere i casi. Per la maggior parte, si trattava di sorvegliare indagati o raccogliere
informazioni.
L’ultimo caso era stato il più impegnativo. Erano state assunte da uno dei titolari di un importante
società che produceva apparecchi tecnologici. Era preoccupato per uno dei suoi soci, che aveva
ricevuto delle minacce di morte se non avesse venduto una parte delle sue azioni ad un boss della
Yakuza. L’azienda era appena stata quotata in borsa e si prevedeva che i titoli avrebbero avuto
un’importante aumento di valore. Il boss aveva intenzione di speculare sull’avvenimento,
arricchendosi con facilità e in modo legale.
Reika e Kaori restarono tese come corde di violino per tutta la durata dell’incarico, ma nonostante
la loro presenza, il socio di William, così si chiamava il loro cliente, cedette presto alla richieste dei
malavitosi. Le ragazze non avevano le capacità, i mezzi e nemmeno i collegamenti giusti per farla
pagare ai mafiosi, così si limitarono a sorvegliare l’uomo e a garantirne l’incolumità.
Quell’incarico lasciò dell’amarezza nelle ragazze, nonostante il lavoro fosse stato formalmente
svolto. Sembrava inoltre che William avesse maturato un certo interesse nei confronti di Kaori. La
ragazza fece una ricerca veloce sul suo conto e scoprì che aveva origini inglesi e un vero fiuto per
gli affari, che gli aveva permesso di accumulare negli anni un ingente capitale. Non si poteva
definire un uomo bello, ma era piacente ed aveva un particolare modo di fare che lo rendeva
affascinante. Kaori era stata colpita dal suo sguardo. Quegli occhi azzurri lasciavano trapelare uno
spirito libero e passionale che stonava con le sue origini inglesi e i lineamenti duri e le faceva
provare un brivido ogni volta che li incrociava. Era come se nascondesse un’anima infuocata sotto
un’apparenza di raffinato gentleman.
William aveva fatto recapitare dei fiori e un invito a cena per l’indomani all’agenzia investigativa.
Scrisse che gli avrebbe fatto piacere se fosse venuta anche Reika, sicuro che non avrebbe avuto
difficoltà a trovare un accompagnatore. Kaori era felice di questo interesse e sperava di cavarne
qualcosa di buono, mentre la sua socia moriva d’invidia. Aveva fantasticato fino a qualche ora
prima sull’abito che avrebbe indossato.
« Bzz.. Sono entrata nell’ufficio e ho piazzato la microspia. Ora controllo se c’è qualcosa di
interessante negli schedari. »
« Bzz.. Io intanto controllo il magazzino. »
Agile e silenziosa come un gatto, Kaori raggiunse il magazzino. Indossò gli occhiali ad infrarossi
per controllare che non ci fosse nessuna guardia, poi forzò la serratura del portone come un ladro
professionista e sparì all’interno.
Una rapida occhiata e localizzò i punti strategici per disporre le piccole telecamere. In questo modo,
avrebbero ottenuto registrazioni audio e video per provare i traffici illegali di un certo tizio.
« Ferma lì, mani in alto! »
La ragazza si immobilizzò all’istante, sorpresa di non aver percepito la presenza di una guardia alle
sue spalle e al tempo stesso pronta ad affrontarla. Estrasse velocemente un coltello dal giubbino e si
girò lanciandoglielo contro all’altezza della mano che impugnava la pistola, si abbassò e rotolò di
lato ed estrasse la pistola.
« Devo ammettere che sei migliorata moltissimo.»
L’uomo uscì dall’ombra e mostrò il suo volto. Era Ryo, con il suo coltello afferrato tra due dita.
Non aveva percepito la sua presenza, perché era allenata a riconoscere solamente le presenze
minacciose.
Ryo rimase per qualche secondo incantato ad osservarla, così sicura di sé e preparata, anni luce
dalla ragazzina che gli era stata affidata un tempo dal collega morente. Quindi era questa la Kaori
che lui aveva sempre avuto paura di lasciar emergere?
« Tu che elargisci complimenti?! Cosa succede? Vuoi dirmi qualcosa? »
« Volevo metterti in guardia da quell’inglese platinato che vi ha assunto e che cerca di portarti a
letto.»
Kaori avvampò. Come osava mettersi in mezzo ai suoi fatti personali? E con che scopo?
«Che significa?! Non sarai mica geloso?»
« Lo tengo d’occhio da molto tempo perché sembra che abbia strani rapporti con la Yakuza. Non
vorrei che la tua vena sentimentale offuscasse il tuo metro di giudizio. Sei molto ingenua, quando si
tratta di uomini. Tutto qui.»
«Che tipo di strani rapporti?»
«Scoprilo tu.»
«Che.. Che faccia tosta!! Venire qui a raccontarmi delle balle per screditare il primo uomo decente
che si è fatto avanti con me negli ultimi tempi?! Ma a chi vuoi darla a bere??»
« Ma figurati! Per me puoi frequentare anche una ventina di uomini, non me ne frega un cavolo!»
Kaori non ci vide più e fece per dargli una sberla, ma Ryo le afferrò saldamente il polso e la
immobilizzò per qualche istante con uno strano sguardo infuocato.
« E tu vorresti farti passare per una sweeper? Tu e Reika potete al massimo andare alla ricerca degli
animali scomparsi come Ace Ventura!»
« Perché devi sempre rovinare ogni mio buon proposito? Credi di proteggermi? Mi fai solo sentire
un’incapace! »
Al sentire l’intonazione tremolante della donna, la voce rotta dallo sconforto e dalla disperazione,
Ryo improvvisamente si avvicinò ed ebbe l’impulso di abbracciarla. Fu un pensiero spontaneo che
fece molta fatica a controllare. Si sentiva in colpa perché non ne poteva più di fare la parte di quello
che le buttava in faccia la dura e cruda realtà, che le aveva rovinato i sogni di adolescente e che ora
frantumava le sue aspettative di aver trovato un buon partito con cui fidanzarsi. Borbottò invece
qualcosa che Kaori non comprese e subito dopo, inspiegabilmente, se ne andò senza proferire altra
parola..
Era arrabbiato con se stesso per essere stato sul punto di perdere il suo proverbiale sangue freddo.
Da quando aveva licenziato Kaori, il suo sangue freddo era andato a farsi una vacanza e non era più
tornato! Al tempo stesso, era pentito per aver trattenuto per l’ennesima volta i suoi sentimenti.
Sapeva che se rompeva quella barriera invisibile che aveva creato tra lui e Kaori, i suoi sentimenti
l’avrebbero travolto come un fiume in piena, incontrollabili.
Kaori aveva il cuore che batteva all’impazzata, tanto che credeva che sarebbe morta di infarto da lì
a poco. Aveva compreso che Ryo era sul punto di abbracciarla e ripensava al suo sguardo così dolce
e carico d’affetto di quel brevissimo attimo, lo stesso di quando l’aveva rivista dopo l’attentato. Lo
stesso sguardo che bramava la guardasse per l’eternità.
Non appena fu in grado di elaborare un pensiero di senso compiuto, fu sommersa da mille
interrogativi. Reika aveva chiesto a lui di accompagnarla e gli aveva raccontato tutto, scatenando in
lui una gelosia irrefrenabile? Oppure stava veramente tenendo d’occhio l’inglese e i suoi
avvertimenti erano fondati? E cosa le stava nascondendo William? Aveva secondi fini anche il suo
corteggiamento? Inoltre, cosa voleva dire quell’apertura d’affetto da parte di Ryo? Sentiva la sua
mancanza e la rivoleva al suo fianco, al punto di inventare quelle sciocchezze, oppure era solo un
modo per farle capire che l’avvertimento era sincero e che non era un modo per prendersi gioco di
lei? Proprio adesso che aveva liberato faticosamente i suoi pensieri dall’ex collega, lui li invadeva
così prepotentemente. E se i presentimenti di Ryo fossero stati fondati, come doveva comportarsi?
Doveva cogliere l’occasione della cotta di William per investigare su di lui. Decise in ogni caso di
non rivelare niente a Ryo delle sue intenzioni. Poteva prendersi una piccola rivincita e farlo marcire
dalla gelosia…
Comunicò a Reika di aver finito il lavoro nel magazzino e si trovarono al punto prestabilito. Non
fece parola alcuna dell’incontro con Ryo.
CAPITOLO 10 – DI NUOVO IN PERICOLO
Reika aveva avvertito un’ora prima dell’appuntamento che non sarebbe venuta a causa di un
contrattempo. Kaori pensava che fosse semplicemente una scusa per farle trascorrere del tempo da
sola con William. La collega aveva espresso più volte il pensiero che William fosse un buon partito,
ma non aveva mai cercato di flirtare con lui. Era più che evidente che aveva tutto da guadagnare, se
Kaori si fosse interessata a William. Maledetta baldracca! Voleva avere Ryo tutto per sé.
La ragazza osservò la rosa rossa infilata nel fine vaso di vetro, sopra ad un piano di granito nero
dove erano stati ricavati gli alloggiamenti per i due lavandini del bagno delle signore. Il granito
copriva tutta la larghezza del locale e la parte superiore della parete era ricoperta da un enorme
specchio. Kaori guardò la sua immagine riflessa e fece fatica a riconoscersi. Era stata dal
parrucchiere e dall’estetista e aveva comprato un vestito da sera fantastico. Era una cena con un
ricco cliente della società e non voleva sfigurare! Aveva persino usato il suo profumo più buono,
quello che teneva da parte per le grandi occasioni. Ma non erano questi accorgimenti estetici a
metterla in difficoltà. Lei faticava a riconoscere il suo sguardo. Era uno sguardo languido, come
quello che Reika era solita indirizzare agli uomini. Era fantastica. Sembrava così sicura di sé. Non
si era mai vista così, quando lavorava con Ryo. Lui la scoraggiava incessantemente. La faceva
sentire una schifezza. Invece ora sapeva quello che voleva e quel che voleva era sedurre William.
Non sapeva dove l’avrebbe portata, ma capiva che doveva lasciarsi guidare dalle sue sensazioni.
Uscì dal bagno e studiò bene la sua camminata verso il tavolo. Si sentiva tremendamente osservata.
“Sto facendo la mia porca figura..” Pensò tra sé.
William la aspettava con ansia. Quando la vide avvicinarsi, se la mangiò con gli occhi. Aveva già
versato il vino nel calice. Kaori si sedette e cercò di fare del suo meglio per sembrare una donna di
classe. Grazie al suo mestiere, aveva imparato a recitare. Sapeva studiare una persona e imitarla alla
perfezione.
Prese il calice tra le dita e annusò il vino. Aveva un profumo squisito. Ne assaggiò un sorso.
William continuava a guardarla. Il vino e la cena squisita la inebriarono. William non le aveva
staccato gli occhi di dosso per un secondo. Era stato disinvolto e l’aveva messa a suo agio. Alla fine
fu molto naturale, quando la invitò a seguirlo nel suo appartamento.
--Kaori scostò le lenzuola e andò in bagno. Si guardò allo specchio per la seconda volta nella serata,
senza riconoscersi. Il rossetto era sbavato ma il trucco teneva ancora perfettamente. Se l’era rimesso
alla fine della cena, con l’aiuto di uno specchietto che teneva in borsetta, come le vere signore di
classe. Una volta non gliene sarebbe fregato un granchè di rimettersi il rossetto dopo aver mangiato,
anzi, non se lo sarebbe proprio messo! L’acconciatura invece, che consisteva in morbidi boccoli, si
era rovinata. Ricordò come William le aveva preso la testa tra le mani più volte, preso dalla
passione. Gli piaceva anche metterle le mani tra i capelli.
Per puro interesse speculativo, immaginò come sarebbe stato se al posto di William avesse passato
la stessa identica serata con Ryo. Si rese conto ben presto, che gli avrebbe prima fatto firmare un
contratto di questo tipo:
Io Ryo Saeba, prometto di:
- impegnarmi a trattare Kaori come una donna,
- impegnarmi sul lavoro,
- impegnarmi a buttare via l’intera collezione di video e giornali porno,
- impegnarmi a svegliarmi tutte le mattine ad un orario decente
- impegnarmi a controllare le mie erezioni
- evitare di spacciare Kaori per mio fratello davanti alle clienti
- rifiutare le avances delle clienti
- evitare di spiare le clienti mentre sono in bagno o si stanno cambiando
- evitare di provarci con le clienti o di mettere in bella vista il mio arnese
- evitare di esprimermi negativamente sui cibi cucinati da Kaori
- evitare di spendere tutti i risparmi in bevande alcoliche
- evitare di uscire la sera da solo e soprattutto di tornare dopo mezzanotte
…
Si divertì a compilare la lista, scoprendo che sembrava non avere fine! Ryo aveva proprio un difetto
dietro l’altro. Aveva fatto proprio bene ad allontanarsene. Ma che vada a farsi fottere! E il suo
quasi-abbraccio, confermava che era assolutamente impedito nei sentimenti.
William le piaceva. Le piaceva veramente. Non era finita nel suo letto per caso o per puro interesse
lavorativo. Lui la faceva sentire come Ryo non era mai stato capace. La rispettava e la trattava con
riguardo. Non era di una bellezza straordinaria, ma sapeva essere tremendamente sensuale. Tuttavia,
c’era qualcosa che non quadrava e che era intenzionata a capire. Ryo le aveva messo una pulce
nell’orecchio e lei avrebbe investigato. Non avrebbe mai pensato che investigare fosse così
eccitante!
Kaori aveva versato una polvere soporifera nel drink che si erano concessi dopo aver fatto l’amore.
Ora poteva girare indisturbata per casa e fare le sue ricerche. Entrò nello studio e controllò il
contenuto dei cassetti della scrivania. Sfogliò uno per uno i raccoglitori contenuti nel mobile e trovò
solo fotocopie di note spese, fatture e ricevute, più un’enormità di analisi contabili, bilanci
provvisori e vari prospetti aziendali. Temette per un attimo che usasse una cassaforte per conservare
la documentazione segreta. In tal caso, non avrebbe potuto far nulla. Aveva controllato ogni
centimetro dell’ufficio, ma sarebbe stato complicato e laborioso fare altrettanto per tutte le stanze
dell’appartamento. Inoltre, sarebbe stato inevitabile lasciare delle tracce.
Tornò nella stanza da letto. Cercò di immaginare dove avrebbe nascosto qualcosa, se si fosse
trovata in quella casa e avesse avuto qualcosa da nascondere. Scartò subito l’ufficio, che sarebbe
stato il primo posto dove qualcuno sarebbe andato a cercare. Che stupida, ma valeva la pena
tentare. Scartò anche i vasi o gli altri contenitori in cucina. Pensò che l’avrebbe nascosta dietro un
mobile o sopra un mobile alto, ad esempio sopra l’armadio della camera da letto. Aveva
immaginato che tenesse uno sgabuzzino o una lavanderia dove riporre aspirapolvere, detersivi,
scope ed altri articoli casalinghi. Fece il giro dell’appartamento e trovò immediatamente uno
sgabuzzino e la scaletta che cercava. Aprì la scaletta davanti all’armadio della camera e stava per
iniziare a tastare fin dove arrivava con la mano, quando le venne in mente di adottare un
accorgimento. Tornò allo sgabuzzino e prese con sè una scopetta. Quel tipo di scopetta corta che si
usa per pulire nei posti difficilmente raggiungibili. Aveva pensato che le mani nude avrebbero
lasciato delle tracce. Se qualcuno avesse illuminato con una pila, avrebbe potuto cogliere le
dimensioni della mano e indovinare che qualcuno (e chi) avesse frugato lì sopra. Nello studio aveva
usato un paio di guanti per non lasciare impronte, ma in questo caso le avrebbero tolto la sensibilità
di cui aveva bisogno. La scopetta invece avrebbe fatto muovere qualsiasi oggetto, da una vite
dimenticata ad una cartelletta di cartone, che sarebbe stato identificato facilmente attraverso il
suono prodotto dallo sfregamento. Avrebbe coperto la superficie in profondità e impiegato minor
tempo.
Decise che avrebbe passato tutta la lunghezza dell’armadio. Il binario delle ante scorrevoli era in
cima all’armadio e l’anta arrivava più in alto della struttura portante in legno, coprendo alla vista il
meccanismo di scorrimento e creando uno scalino. Era un posto ideale per nascondere un
raccoglitore sottile o delle lettere.
Tombola.
Aveva sentito sfregare della carta. Indossò i guanti e tastò una busta. Si sfregò le mani
delicatamente per depositare eventuali batuffoli di polvere che avesse mosso. La polvere era
maledetta perché restava nell’aria e si depositava anche dopo molto tempo, creando un indizio che
qualcuno avesse toccato sopra l’armadio. Era stata molto attenta a rimestare con delicatezza.
Aprì la busta con i guanti e fu estremamente sorpresa di trovare delle foto. Delle proprie foto! Kaori
rimase frastornata. Le aveva scattato delle fotografie di nascosto! Era innamorato o ossessionato da
lei a quel punto? Fu delusa dal ritrovamento. Pensava di aver scoperto chissà quale segreto e
invece...
Sfogliò tutte e cinque le foto della busta e poi trovò un biglietto scritto a mano. A quel punto, le si
gelò il sangue nelle vene. Il biglietto recitava:
“Mantieni il nostro segreto e continua con il piano, altrimenti l’ammazzo!”
CAPITOLO 11 – RAPPORTI COMPLICATI
A Kaori tremavano le mani. Non sarebbe mai stata una buona agente, se la sua parte emotiva avesse
continuato a sopraffarla. Si rese conto che effettivamente William era coinvolto in qualcosa di
losco, che qualcuno lo stava sorvegliando e che quel qualcuno aveva identificato in lei il suo punto
debole con cui ricattarlo. L’unica nota positiva, era che William fosse riluttante a portare a termine
la sua parte della faccenda, visto che si era reso necessario un ricatto. Kaori fece un respiro
profondo.
Pensò all’avvertimento di Ryo. Kaori pensava che William non fosse un mafioso senza scrupoli e
che avesse fatto semplicemente un errore, in forza del quale la mafia poteva controllarlo e fargli
fare del lavoro sporco per conto suo. Doveva scoprire di che errore si trattava e se si poteva porvi
rimedio. Immaginò un secondo come si sarebbe comportato Ryo. Il suo metodo investigativo era
molto veloce e diretto in questi casi, del tipo prendere per il colletto William, scaraventarlo per terra
e buttargli davanti le foto e il biglietto, chiedendo spiegazioni. La ragazza lo considerava un metodo
irruento, sebbene particolarmente efficace e dai risultati immediati, e preferiva essere più discreta,
in linea con la nuova società creata con Reika. Mandò un messaggio di testo alla collega,
informandola che la mattina dopo dovevano discutere di una faccenda della massima importanza.
Decise che si sarebbe fermata a dormire da William. Non le sembrava una buona idea uscire da sola
a quell’ora, sapendo che una banda della Yakuza teneva sotto controllo il suo amante inglese.
Oltretutto era il suo punto debole, e per loro rapirla sarebbe stata una fortuna.
--Kaori spiegò in modo concitato della busta con le foto e del ricatto a cui era sottoposto William.
«Sono convinta che qualcuno lo stia costringendo a fare del lavoro sporco. Probabilmente cercherà
pure di incastrarlo , se si dovesse rifiutare. Voglio che iniziamo un’indagine per scoprire cosa c’è
sotto. Dobbiamo scoprirlo con ogni mezzo, mettendo in campo tutte le nostre risorse e interpellando
tutti i nostri informatori. Mi stupisce che quando abbiamo preso incarico da lui, non abbiamo fatto
un’indagine accurata di questo tipo, per sapere se lui era pulito.»
«Mia sorella aveva assicurato che è illibato come un neonato.»
«Io avevo fatto una ricerca veloce con i soliti informatori, ma è evidente che dobbiamo usare degli
altri canali.»
«Ryo?»
Kaori impallidì.
«Non se ne parla!»
«Porcaccia la miseria, Kaori! Non possiamo escludere un aiuto così importante, per uno stupido
fatto di orgoglio! La rete di contatti di Ryo si estende in ogni direzione.»
«Non sono d’accordo con questo modo di pensare assistenzialista! Ogni volta che ci sono delle
difficoltà da affrontare, corri a elemosinare aiuto a destra e a manca, facendoci sembrare due
incompetenti! Vuoi che la nostra fama di incapaci cresca a dismisura? Tanto vale che cambiamo
lavoro…»
«Perché cambiare lavoro? Penso che sia più utile assumere degli aiuti fissi. Da quando ho lasciato la
polizia, sono sempre stata in contatto con alcuni colleghi validi. Sto cercando di portarli dalla nostra
parte. Mentre svolgevamo l’incarico di proteggere il socio di William, ci siamo rese conto entrambe
che la nostra società ha bisogno di più personale.»
Le ragazze si guardarono e Kaori capì che Reika aveva perfettamente ragione.
«Scusami, Reika. Il fatto è che Ryo mi ha sempre trattato come incompetente e questa per me è
l’occasione di dimostrare il contrario. Lui ha sempre lavorato da solo o con un minimo aiuto.»
«Non dire baggianate, Kaori! Ryo chiede sempre aiuto a Falco, al professore, a Saeko o a qualche
altro amico fidato, se si rende conto che non può farcela da solo. Solo che lui, essendo più in gamba
di noi e avendo molta più esperienza sul campo, riesce a gestire la maggior parte degli incarichi da
solo. Lo so che hai avuto un’infanzia particolare e ti sei dovuta arrangiare da sola per molti aspetti,
ma devi imparare anche ad ammettere i tuoi limiti e a chiedere aiuto quando serve. Metti da parte il
tuo orgoglio, te ne prego. Penso inoltre che giochi a nostro favore, il fatto che William abbia
instaurato un rapporto confidenziale con te. Potrebbe persino confidarti tutto di sua spontanea
volontà.
A proposito, com’è andata ieri sera??!!»
Reika iniziò a dare ripetute pacche col gomito sul braccio di Kaori, ammiccando e strizzando
l’occhio. Kaori divenne paonazza e le si bloccò la deglutizione, provocando un accesso di tosse.
Quando si schiarì la voce, riuscì a dire «Non so se Ryo voglia aiutarci. L’ultima volta che abbiamo
parlato, ci siamo scontrati. Ho tentato persino di dargli uno schiaffo, quando ha cercato di mettermi
in guardia contro William…»
«Che significa che ha cercato di metterti in guardia contro William? Spiegati meglio...»
«Ha detto che dobbiamo tenere gli occhi aperti, perché secondo lui è coinvolto in qualcosa con la
Yakuza.»
Reika sospirò. «Perché non me l’hai detto? Tra di noi non devono esserci segreti di questo tipo!»
«Perdonami.. Credevo che Ryo parlasse solo per gelosia, perché ha capito che da parte di William
c’è un interesse verso di me. Volevo capire se era un avvertimento fondato, prima di parlartene.»
«Va bene, sei scusata. Penso che ora faremmo bene ad avvisare mia sorella. Lei potrebbe trovare
dei collegamenti tra il nostro bell’industriale e qualche fatto malavitoso.»
--Saeko Nogami ricevette la sorella Reika e Kaori Makimura nel suo ufficio già nel pomeriggio.
Reika aveva anticipato tutto per telefono e Saeko le aveva pregate di venire da lei al più presto.
«Io so perché Ryo crede che William abbia qualcosa a che fare con la Yakuza.» Iniziò a raccontare
Saeko. «Quando il ragazzo vi ha assunte come guardie del corpo per il suo socio, mi ero
preoccupata per voi e avevo informato Ryo. Mi era sembrato un lavoro estremamente pericoloso,
viste le vostre risorse limitate e la vostra poca esperienza. Non capivo cosa vi passasse per la testa.
Ad ogni modo, Ryo mi tranquillizzò. Disse che era già informato e che era tutto sotto controllo. A
lavoro ultimato, tuttavia, mi svelò il ruolo che aveva avuto. William aveva ingaggiato lui stesso per
sparare al suo socio, non sapendo che Ryo fosse in contatto con me e che in passato aveva lavorato
con Kaori. Ryo doveva solo intimorire il socio, non ucciderlo. Tipo un proiettile che colpisce un
oggetto vicino al bersaglio, ad esempio una tazzina di caffè. Cose di questo genere. Capite cosa
voglio dire? Ryo ha pensato che gli conveniva accettare l’incarico, sebbene non ne accettasse
affatto le conseguenze. Meglio un tiratore esperto come lui, piuttosto che un dilettante mandato da
un gangster, che avrebbe finito per fare del male al socio. Si sa che la mafia non va leggera con gli
avvertimenti: macchine incendiate, aggressioni e via dicendo. Allo stesso tempo non doveva tenere
sotto controllo un killer che avrebbe potuto ferirvi, visto che era stato incaricato lui. E seguiva
costantemente William, controllando la vostra incolumità.»
«Non avremmo mai immaginato… di aver dovuto proteggere un uomo da Ryo! Ma perché non ci
hai detto nulla??» Disse Reika.
«Ryo mi ha pregato di non farvi sapere nulla. Stava investigando sul motivo che spingesse William
a comportarsi in quel modo. Era sicuro che non fosse un mafioso. Crede che sia in debito con la
mafia per qualche motivo e che essa lo sfrutti per fargli fare qualche lavoretto.»
«E’ quello che ho pensato anche io.» Aggiunse Kaori. «Ma ha scoperto qualcosa? Ti ha più detto
nulla a riguardo?»
«Assolutamente niente. Perché non andate a chiederglielo voi?» Sorrise Saeko.
Kaori dovette ammettere che non aveva scelta.
«Vedete di sbrigarvi, perché potrebbe partire per l’estero fra una settimana e stare via per parecchio
tempo...»
«Come??» Fecero le due socie all’unisono.
«Ryo mi ha confidato di aver ricevuto una proposta da una sua cliente. E’ un’etologa* che partirà
presto per l’Africa per studiare la fauna del posto. Gli ha chiesto di andare con lei, a iniziare una
nuova vita salutare in mezzo alla natura...» Saeko si avvicinò a Kaori e le appoggiò le mani sulle
spalle. «Io credo che sia molto indeciso a riguardo. Secondo me rifiuterebbe subito la proposta, se
tu gli chiedessi di lavorare ancora per lui come sua assistente…»
«Saeko!!» Strepitò la sorella della poliziotta.
Seguirono lunghi attimi di silenzio, in cui Kaori fu colta da mille emozioni contrastanti. Alla fine
esplose in un moto di rabbia.
« Caspita... Serviva che mi licenziassi, che succedesse tutto questo casino e che lavorassi con Reika,
prima che capisse certe cose? E pretende che sia io ad abbassarmi? Dovrà come minimo
inginocchiarsi sui ceci e forse gli darò ascolto! »
Kaori se ne andò a lunghi passi, sbattendo la porta.
«Io non voglio rompere la nostra società!» Disse Reika arrabbiata verso la sorella.
«Nemmeno io. Però voglio che facciano pace. E’ un aiuto indispensabile in certe occasioni e penso
che a voi faccia comodo mantenere un rapporto virtuoso di collaborazione reciproca. E poi non ti
secca che se ne vada all’estero con la pollastra etologa??»
Questa volta toccò a Reika a diventare paonazza..
«Non desideri che resti vicino alla vostra società e che vi aiuti e nel frattempo si renda conto che
Kaori ha un altro, così potrai cuocertelo a piacimento?»
«Ma.. ma.. che vai dicendo??! Eheheheh!!»
Un altro triangolo con una sorella Nogami.. Chissà come andrà a finire stavolta…
«Immagino già come reagirebbe ad una proposta di collaborazione…» Saeko ingrossò la voce e
cercò di imitare quella di Ryo «Ma certo Reika, diventeremo un trietto inseparabile di giorno e
anche di notte! Eheheheh » Completò l’imitazione con un po’ di bava alla bocca.
Saeko cercava di convincere la sorella ad aiutare Kaori a fare pace con Ryo e a chiedere allo
sweeper di collaborare attivamente ai loro incarichi. Pensava fosse un passo necessario per la loro
protezione. Altrimenti prima o poi, sarebbero capitate in qualcosa più grande di loro, qualcosa su
cui non avrebbero avuto il controllo… Per fortuna anche Reika se n’era resa conto. Solo Kaori si
ostinava a voler continuare in coppia. Reika informò la sorella che in mattinata aveva avuto una
discussione con Kaori e che la collega aveva finalmente ammesso il bisogno di appoggiarsi ad altre
persone.
--------------------------* E’ proprio l’etologa Azusa che appare nel volume 29!
(Lo dici come se tutti dovessimo ricordarcela! :D NdAnnalisa)
CAPITOLO 12 – COLLABORAZIONI INASPETTATE
La discussione era terminata e aveva portato degli sviluppi molto interessanti. Kaori era uscita
perché aveva bisogno di calmarsi e prendere una boccata d’aria.
«Ryo è sempre stato al tempo stesso la mia salvezza e la mia condanna…» Constatò fra sé.
La ragazza si portò la mano alla tempia, accusando all’improvviso una fitta di mal di testa. «Forse
devo solamente calmarmi e fare come dicono.»
Appena fu all’aperto, riuscì a rilassarsi e a districare i suoi pensieri. Comprese in quel momento che
quell’accenno di abbraccio di Ryo voleva dire tante cose. Falco le aveva detto che lui era
seriamente innamorato di lei e che il suo comportamento rude non significava che non gliene
importasse nulla di lei, al contrario significava che era la sua debolezza e per questo cercava di
tenerla distante da sé.
Era innamorato di lei e lo dimostrava a modo suo, ma era veramente pentito di essersi comportato
male con lei. Gli occhi teneri del momento in cui la stava per abbracciare, erano carichi di scuse non
dette. Saeko era sicura che lui volesse averla di nuovo con sé, ma al tempo stesso voleva lasciarla
libera di scegliere. Se lei non avesse più voluto aver a che fare con lui, lui non ce l’avrebbe fatta a
continuare in quel modo in quell’ambiente e avrebbe finito per lasciarsi andare, come le aveva detto
Falco. Da questo punto di vista, l’offerta della biologa era una valida alternativa.
Era combattuta. Non si trattava più di salvarlo da un destino di morte, sulla cui strada era ben
avviato quando era arrivata in casa sua con Falco mesi prima. Allora aveva pensato che sarebbe
tornata da lui, se lui gliel’avesse chiesto. Ma la situazione era cambiata. Lei aveva ritrovato se
stessa lavorando con Reika e lui aveva un’alternativa con un’altra donna. Si trattava di tornare a
fare la sua assistente, rischiando che ripetesse gli stessi errori e che la tenesse in sospeso,
trattenendolo in un ambiente da cui avrebbe fatto bene allontanarsi per sempre, oppure di lasciarlo
nelle mani di una (sicuramente affascinante e ricca) etologa, con l’opportunità di fare una nuova
vita serena. Forse lo sweeper sarebbe riuscito a cambiare vita, al contrario di lei. Sapeva fare un po’
di tutto e sapeva adattarsi facilmente alle situazioni.
Kaori comprese che era inutile analizzare la faccenda da tutte le parti, confrontare i pro e i contro
delle due alternative, perché alla fine avrebbe deciso con il cuore e non con il cervello. Forse non
aveva iniziato a lavorare con Reika perché sapeva fare solo quel mestiere e per ritrovare se stessa,
ma perché così facendo le sembrava di stare vicino a Ryo, di fare qualcosa che glielo ricordasse. E
quindi, alla luce di quello che le era successo nell’ultimo anno, pensò che il licenziamento era stato
una buona occasione per mettere alla prova i loro sentimenti e per farli uscire allo scoperto, per far
capire a Ryo che doveva darsi una regolata e per far capire a Kaori che aveva la stoffa per essere
un’assistente competente.
A volte, se il legame è molto forte, una separazione temporanea può far capire molte cose. Un addio
può risvegliare gli animi. Perché non si può dare nulla per scontato, e un addio ce lo ricorda.
Kaori però si rendeva conto che il rapporto con Ryo era sempre stato burrascoso, mentre con
William era tutto più sereno e spontaneo. William non si vergognava dei suoi sentimenti, come
faceva Ryo. La metteva a suo agio. Gli avrebbe offerto il suo aiuto per farlo uscire da questa storia,
sperando che così facendo, si potessero gettassero le fondamenta per un rapporto duraturo e felice.
Ormai aveva deciso che il suo futuro sarebbe stato legato a William.
Avrebbe fatto pace con Ryo e avrebbe accettato il suo aiuto in questa faccenda, ma l’avrebbe
lasciato andare volentieri in Africa. Averlo tra i piedi come collaboratore della società era
impensabile. Non l’avrebbe lasciata in pace un secondo con le sue frecciatine puerili.
--Nello stesso istante Ryo finì la sigaretta e la spense sulla muretta di cemento. Guardò pensieroso
l’uomo che l’aveva chiamato e si chiese che cosa ci trovassero le donne in lui. Aveva gli occhi
azzurri, ecco. Doveva essere quello il motivo. E i soldi. Molti. Ma Kaori non era tipa da badare a
quelle cose.
«La mia ragazza è in pericolo. Mi aiuterai?»
Ryo ebbe un brivido. Non era abituato a che un uomo chiamasse “mia ragazza” proprio quella
ragazza.
William gli aveva spiegato tutta la situazione. Aveva concesso una percentuale sugli affitti nel
quartiere alla mafia locale, affinché non si intromettesse nei suoi affari. Una pratica che gli uomini
d’affari fanno spesso. Cercano di tenersi buoni tutti quelli che possono causare dei problemi, così da
evitare brutte sorprese. Mafiosi, politici, industriali… Purtroppo la mafia aveva capito che William
poteva essere una fonte interessante di guadagno e non l’aveva lasciato stare come aveva promesso.
Gli aveva dato una mano e si erano presi il braccio. Avevano chiesto una commissione sempre più
alta, fino al punto di voler comprare le quote del suo socio. Maledetta quella volta in cui aveva
fondato la sede dell’attività in quel quartiere! Ora volevano che lui incaricasse City Hunter come
sua guardia del corpo e che collaborasse con loro per creare una trappola e ucciderlo, e lo
ricattavano con la vita della ragazza che stava frequentando. William non era una persona perfida e
nemmeno avara, e metteva la vita delle persone prima dei soldi, così aveva deciso di chiamare il
diretto interessato e di informarlo.
Quella ragazza ha un fiuto incredibile per mettersi nei guai…
«Faremo così. Tu semplicemente farai finta di stare al loro gioco e di portargli City Hunter su un
piatto d’argento. Io mi organizzerò per recuperare le prove delle loro attività illegali e li denuncerò
alla polizia. Così ci sbarazzeremo di quei bastardi una volta per tutte e Kaori sarà salva.»
«Ti sei già informato sul suo nome?»
«In città lo sanno in molti. E’ il gossip della settimana!»
«Va bene. Quanto vuoi per questo lavoro?»
«Niente. Mi basterà che mi aiuti a trovare le prove per incastrare quegli squali. Mi raccomando
piuttosto, di non cercare di contattarmi, altrimenti ti scopriranno subito. Mi occuperò io di
sorvegliare le loro mosse.»
«Grazie! Mi sembra poco per dovermi tirare fuori da questi casini. Se ti dovesse servire qualche
favore…»
«Non ti preoccupare. E poi.. la vita di Kaori preme anche a me. Un tempo era la mia socia. Saluti,
William!»
William incredulo guardò Ryo dargli la schiena e andarsene sventolando la mano. Non si sarebbe
mai aspettato che Kaori fosse stata la socia di City Hunter. Quella ragazza riservava mille sorprese e
gli piaceva sempre di più.
CAPITOLO 13 – SPERANZE PER IL FUTURO
Due giorni dopo…
Ryo strisciava per terra a pancia in giù, agonizzante, lasciandosi alle spalle una scia di sangue.
Dopo qualche attimo crollò a terra e chiuse gli occhi.
Falco si avvicinò al corpo di Ryo e gli diede un leggero calcio sul fianco, per vedere se reagiva.
L’uomo giaceva in una pozza di sangue. La luce della luna entrava dal foro della finestra e si
rifletteva sul liquido rossastro.
«E’ morto, capo.» Confermò uno scagnozzo della mafia.
«Ci penso io. » Aggiunse Falco.
L’omone si caricò in spalla il corpo esanime e sparì attraverso i corridoi dell’edificio abbandonato.
Tetsuya armeggiò con una scatoletta di alluminio e ne estrasse un pregiato sigaro. Ne annusò il
profumo e lo portò alla bocca. Era il sigaro delle grandi occasioni. Bisognava festeggiare, perché
aveva finalmente tolto di mezzo City Hunter e ora poteva gestire i suoi affari in santa pace.
William lo guardò in silenzio.
Tetsuya lo guardò con la strafottenza tipica di un capo della mafia.
«Molto bene William, puoi andare.»
«Ho fatto quello che mi aveva chiesto. Ora mi lascerà in pace?»
«Siamo d’accordo.»
Tetsuya era un uomo di poche parole. Poche ma significative. William girò sui tacchi e sparì dalla
vista dell’uomo.
--La mattina seguente si era presentata soleggiata e calda e Kaori era al settimo cielo per la visita che
aspettava nel primo pomeriggio. Era la tipica giornata che mette di buon umore. Si può dire che da
quando si frequentava con William, la ragazza era tornata a sorridere. Il campanello suonò e si
precipitò ad aprire la porta.
«Yumiko, che gioia rivederti!»
Kaori abbracciò l’amica, che era venuta a trovarla nel nuovo appartamento che divideva con Reika.
Quest’ultima arrivò poco dopo e vennero fatte le presentazioni. Poi le ragazze si trasferirono in
salotto e Kaori servì degli stuzzichini che aveva preparato nelle ore precedenti con molta cura e
fantasia.
«Ti vedo molto bene, carissima!»
«Tutto merito del suo fidanzato!» Spifferò Reika.
«Uffa, sono invidiosa! Dai, racconta!» L’apostrofò Yumiko.
La prima parte del pomeriggio trascorse piacevolmente tra le chiacchiere, poi le ragazze decisero di
fare una passeggiata nel centro città. Fu mentre stavano mangiando un gelato e guardando le
vetrine, che suonarono entrambi i cercapersone delle detective. Saeko le pregava di raggiungerla
alla centrale di polizia al più presto. Kaori dovette salutare l’amica malvolentieri e si avviò con
Reika.
--Nella stanza della centrale della polizia regnava un silenzio surreale. Saeko scrutava i volti
sconvolti di Reika e Kaori. La poliziotta aveva convocato le ragazze d’urgenza e le aveva appena
aggiornate sugli avvenimenti del giorno precedente e sulla sorte toccata a Ryo. Reika muoveva le
mani convulsamente, in cerca di qualcosa da afferrare e gettare per terra dal nervosismo, ma presto
cedette all’istinto di rifugiarsi tra le braccia della sorella e sfogare le sue emozioni con un lungo
pianto sonoro. Kaori era invasa dai brividi, che arrivavano a ondate e la facevano tremare. Il
cervello le era andato in tilt. Abituata a non avere una spalla su cui piangere, decise di sfogare il suo
dolore in silenzio. Desiderò ardentemente di potersi chiudere in una piccola stanza di vetro per poter
urlare, non udita. Vedere la reazione di Reika la faceva stare più male. Le ricordava che la morte di
Ryo era la cruda realtà, se mai la sua mente avesse cercato di rifugiarsi in una verità parallela.
Saeko invece viveva la notizia in modo più distaccato e questo la irritava moltissimo. Sembrava in
rassegnata e passiva accettazione del fatto, come se se lo aspettasse da un momento all’altro. Forse
aveva finito le lacrime quando era morto Hideyuki, collega e oggetto d’amore della poliziotta.
« Non ci posso credere... Sembrava un uomo indistruttibile…» Sussurrò Reika tra un singhiozzo e
l’altro, ancora avvinghiata al corpo della sorella.
« Era un essere umano anche lui.» Sottolineò Saeko.
« Scusatemi..» Disse Kaori con un filo di voce, e scappò letteralmente da quell’atmosfera straziante.
Kaori camminava nervosamente e non trovava pace. Il suo corpo si insinuava fra la folla di gente a
piedi nell’ora di punta, ma la sua mente vagava da un’altra parte. Voleva piangere e urlare, prendere
a calci il pupazzo del vecchio collega. Perché ti sei fatto sconfiggere, Ryo? Perché hai perso la
voglia di combattere? Era troppo facile cadere nella trappola del destino già scritto, accettare la sua
fine perché così doveva essere. No. Ognuno decide il proprio destino ogni giorno, con le sue scelte.
Provava una marea di emozioni contrastanti e non riusciva a far tacere il suo cuore. Per un momento
pensò addirittura che se lo fosse meritato, per come l’aveva trattata, o che l’avesse fatto per dispetto
per farla soffrire. Ma subito dopo si vergognò di aver formulato quei pensieri crudeli.
Niente poteva rendere la sua morte più dolce o accettabile, nemmeno una serata tra le braccia di
William. Si stupì di non desiderare la sua presenza in quel momento. Era come se la sfera di
sentimenti che riguardava Ryo fosse in contrasto con quella che riguardava William e quindi non
potessero entrare in contatto. Una escludeva l’altra. Inoltre non aveva senso andare a piangere tra le
braccia del biondo inglese per un altro uomo. Avrebbe sofferto nel vederla soffrire, amplificato dal
fatto che soffriva per un altro uomo. Era come se una sua ex fosse mancata in un incidente e lui
fosse corso a piangere tra le sue braccia. Non che volesse mandarle una maledizione, accidenti! Non
era il caso, semplicemente. E poi non lo riguardava.
Svoltò in un vicolo. Era stufa di continuare a urtare le persone e di sentirsi dire che era una
maleducata e un’idiota. Iniziò a prendere a pugni un bidone della spazzatura, spaventando due gatti
che stavano dormendo nelle vicinanze. Gli occhi le si riempirono di lacrime e violenti singhiozzi la
scossero. Urlò il nome dell’uomo.
«Ryo!!! Hai sempre pensato egoisticamente che tutto quello che ti riguardava non avesse
ripercussioni sulle persone che ti stavano vicine! Stronzo!!!» Poi continuò sottovoce «Invece le
persone a te vicine non dimenticano e non smettono di volerti bene. Imparano solamente a vivere
senza di te... ».
Il bidone delle immondizie giaceva rovesciato e sconfitto. Il suo contenuto ricopriva il suolo del
vicolo. Kaori provò a raccogliere qualcosa e a rigettarla dentro, ma c’era troppo sudiciume. Una
sensazione sgradevole di voler mettere le cose a posto, ma di non poterlo fare a mani nude. C’era
anche uno specchio rotto. La ragazza lo prese e vide il suo volto riflesso spezzettato, come era il suo
cuore. Si guardò negli occhi, come se la ragazza riflessa le potesse dire cosa doveva fare ora. Ma lo
sguardo era vuoto e spento. Porca vacca, qualche ora prima aveva promesso a Yumiko che le
avrebbe telefonato appena arrivata a casa e che si sarebbero reincontrate la sera. Doveva avvisarla
che aveva cambiato idea, che stava poco bene e voleva stare da sola. Ma Yumiko avrebbe sentito
immediatamente dalla voce che era in una situazione pietosa. Si strofinò le mani sul viso. «Avanti
Kaori, reagisci..» si disse. Dopotutto un viso amico le avrebbe giovato.
--William guardava rapito le foto di Kaori che teneva nel bustone sopra l’armadio della camera da
letto. Gli dispiaceva che le uniche foto che aveva di lei, gli fossero pervenute in un modo poco
piacevole. Spostò il dito sulla carta lucida, nel gesto di accarezzarle il viso. Lui, Saeko e Falcon
erano gli unici a sapere la verità. Quella sera Saeko si sarebbe incontrata con Falcon e gli avrebbe
consegnato una busta con dei documenti falsi, che avrebbero permesso a Ryo di espatriare. La
morte di Ryo era stata una messinscena per imbrogliare il nemico e poter lasciare il paese, e
William era d’accordo con lui in questa recita. Riteneva doloroso ma essenziale che Kaori e Reika
lo credessero morto. Sperava che Kaori cambiasse lavoro, davanti all’evidenza dei suoi rischi. Non
poteva sopportare l’idea che rischiasse la vita in quel modo. Era un lavoro da uomini duri, con la
pellaccia spessa. Uomini come Ryo. Se persino Ryo era arrivato al punto di non ritorno, di dover
lasciare il paese e ricominciare un’altra vita, cosa ne sarebbe stato delle due ragazze?
Quella notte Ryo si imbarcò sulla nave e, col vento che gli scompigliava i capelli neri, si girò verso
il porto. Un terribile senso di malinconia lo sopraffece.
«Sayonara.» Disse al vento, e si avviò verso la sua cabina.
*** FINE ***
Non arrabbiatevi se alla fine Ryo e Kaori non stanno insieme!Ero stufa delle solite storie con sposi
e marmocchi e volevo immaginare qualcosa di diverso!:P Questa è una storia di addii, di
separazioni, quindi è giusto che finisca così. Il finale è in sospeso, come rimane aperta la frattura
tra gli sweeper. Però ho già molte idee per il seguito.
Per ogni sfogo, contestazione, correzioni o complimenti ^_^, la mia e-mail è [email protected]
Mi permetto di consigliare la lettura della FF di phoenix_esmeralda 'Addio a Kaori'; iniziata
contemporaneamente alla mia (ma finita molto prima^^) e ugualmente ispirata dallo stesso
episodio del manga.
Ringrazio Annalisa per le sue importanti correzioni ed impressioni e tutti quelli che leggeranno e
commenteranno la mia storia. Ringrazio anche Daniela k66 perché è solo dopo aver letto due sue
fan-fiction (il seguito di “what man want” e l’alternative universe con “un amore di testimone”)
che mi è venuta voglia di riprendere in mano questa storia!