Dal call center al cinema

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Dal call center al cinema
Spettacoli
venerdì 9 novembre 2007
L’UNIONE SARDA
37
Dal call center al cinema
La scrittrice sarda Michela Murgia tra gli autori del soggetto e della sceneggiatura
del film di Virzì “Tutta la vita davanti” ispirato al libro “Il mondo deve sapere”
GRANDE SCHERMOII
Sei i film proposti a Cagliari fino a metà dicembre
Namaste si inchina
al cinema: parte
la nuova rassegna
La scrittrice Michela Murgia (foto Max Solinas)
F
orse non raggiungerà
proprio ogni angolo della Terra, ma tra febbraio e marzo la storia che
Michela Murgia ha cucito nel suo romanzo
d’esordio, Il mondo deve sapere,
giungerà nelle sale italiane attraverso le immagini di Paolo Virzì.
A proposito di Tutta la vita davanti, si è detto già tanto. Nuovo
film diretto dal regista livornese
dopo il non fortunatissimo al botteghino - nonostante l’ottima prova di Elio Germano - N (Io e Napoleone). Cast ricchissimo con Sabrina Ferilli, Valerio Mastandrea,
Massimo Ghini e ancora una volta Elio Germano, prodotto dallo
stesso regista tramite la sua Motorino Amaranto e la distribuzione
curata da Medusa.
Quello che ancora mancava,
l’anello di congiunzione tra la vita da precari in un call center descritta nel libro e lo stesso mondo
trasferito su celluloide, è la collaborazione al soggetto e alla sceneggiatura della scrittrice trentacinquenne di Cabras.
Con ordine. Il libro esce a maggio 2006 per la casa editrice Isbn.
Riscuote un buon successo e suscita particolare attenzione nel
mondo del cinema. Non si tratta
di una paladina del precariato che
si cammuffa da telefonista per poter raccontare cosa accade una
volta infilato l’auricolare e il microfono. semplicemente della storia, vera, di una ragazza come
tante che per poter guadagnare e
così mantenersi agli studi, decide
di provarci. Il risultato è uno sfogo libero su un blog e di seguito
un fortunato e divertente volume.
Non c’è solo il racconto di una telefonista sfigata con contratto a
tempo determinato. È il resoconto di un sistema pronto a fare a
meno di qualsiasi valore.
«Esattamente un anno fa, sono
stata contattata da Stefano Lorenzi, aiuto regista di Virzì, che voleva fare un film tutto suo partendo
dal mio libro», racconta Michela
Murgia. Il passaggio successivo è
uno di quei colpi di fortuna che
capitano, raramente, ma capitano: nel pieno delle trattative, al regista di Ovosodo e Caterina va in
città capita tra le mani lo stesso
volume e se ne innamora. «Mi ha
invitato a collaborare alla stesura
del soggetto e, in parte, alla sceneggiatura».
Com’è andata?
«La narrativa e il cinema sono
due mondi completamenmte diversi. Scrivere un libro è un atto
di delinquenza personale, lavorare a una sceneggiatura è un’associazione a delinquere. Nessuno
sente suo ciò che scrive con altri
ma è comunque interessante e
molto divertente».
Il romanzo è una giusta miscela di elementi da commedia e
mantiene i tratti dell’inchiesta. Un
divertente diario di un mese in un
call center, in cui la protagonista
vende aspirapolvere al telefono a
migliaia di casalinghe per la Kirby, una multinazionale americana, annotando tecniche di persuasione e castighi aziendali. Il film
prende in prestito una frase fatta
che dovrebbe rassicurare chi ha
ancora tutto il tempo di trovare
una sistemazione. La protagonista, la giovane Isabella Ragonese
(Nuovomondo), «presenta in modo
grottesco e realistico un mondo
parallelo che ci sta accanto». Così Paolo Virzì ha presentato il film
nelle numerose interviste, a volte
dicendo di essersi ispirato al libro
Il mondo deve sapere di una ragazza sarda, studente in teologia, che
per guadagnare qualche euro finì
a fare l’operatrice di telemarketing.
Perché il regista non ha mai
ammesso la sua collaborazione
al soggetto?
«Sicura? Non capisco come
mai, io sono molto fiera che lui
abbia realizzato un film dal mio
libro dopo il periodo di stasi seguito a “N (Io e Napoleone)”. Sono
felice che la mia idea l’abbia ispirato».
La pellicola mantiene la stessa trama?
«Sì, l’unico elemento in più è la
presenza della figura di un sindacalista interpretato da Valerio Mastandrea. Scelta dettata dall’esigenza di avere ritmi diversi da
quelli del romanzo che ho ambientato in un unico luogo mentre
il film esce dal call center».
Continuerà a lavorare per il cinema o è stata solo una parentesi?
«Appena rientrerò da Perugia,
dove partecipo alla Fiera del libro
umbra, consegnerò la guida turistica narrativa che ho scritto per
Einaudi. È una libera interpretazione sull’Isola nata dal blog,
quello che scrivo sul Sinis. Direi
che è più un viaggio nella sardità
piuttosto che in Sardegna. Non ci
sarà l’isola da cartolina, ma l’isola vista dagli occhi di un sardo che
forse farà storcere il naso a qualcuno».
Farà il grande salto entrando
nel mondo Einaudi, ma il suo
prossimo romanzo uscirà ancora per Isbn?
«Sì voglio legare il mio destino
narrativo a questa piccola casa
editrice. È come se fosse il primo
libro. “Il mondo deve sapere ” aveva un valore documentale senza
che ci fosse una vera costruzione
narrativa. Questa volta, invece, la
protagonista della mia storia ambientata negli anni Cinquanta sarà l’accabadora, una figura inquietante e rispettata alla quale
sto ancora lavorando. Entrambi i
libri usciranno nel 2008».
GRAZIA PILI
I soci sono una ventina, tutti legati alla scuola di Meditazione
che si tiene nei locali di via
Ospedale 4, a Cagliari, e che ha
da sempre il suo punto di riferimento in Padre Francesco Piras,
novantadue anni di lucida consapevolezza e di entusiasmo. Sono stati i suoi allievi, nel 1976, a
dare vita a un Cineclub che ha
per nome Namaste, (in sanscrito “mi inchino a te”) il saluto a
mani giunte col quale il gesuita
apre da una vita i suoi incontri.
Per tutti questi anni, hanno contribuito a promuovere con le loro rassegne la cultura del cinema. Ora ci riprovano e organizzano un ciclo di proiezioni dedicati al cinema tra cultura e società.
Sei i film in programma, il sabato e la domenica, da domani
(e dopodomani) fino al 15-16 dicembre. Ecco i titoli “In questo
mondo libero” di Ken Loach (domani e domenica), “Funeral Party” di Frank Oz (17 e 18), “The
Namesake” di Mira Nair (24 e
25), “La voltapagine” di Denis
Dencourt (1 e 2 dicembre) “Babel” di Alejandro Gonzales Inarritu (8 e 9)e infine “Le vite degli
altri” di Florian H. von Donnersmarck (15 e 16). Due le proiezioni previste per ogni film, alle
18 e alle 21. L’ingresso a ciascuna costa tre euro, altrettanto costa la tessera. Tremila sono gli
euro che il Comune stanzia per il
Cineclub, fondamentale il supporto della Società UmanitariaCineteca Sarda e dell’Università. «Ogni film viene a costarci
300-400 euro, più le altre spese
fisse», spiega Nelly Medagliani,
presidente del Cineclub. «Riusciamo a malapena a chiudere
in pareggio, quando ci va bene».
Nei prossimi programmi di Namaste, due rassegne invernali
monotematiche. «I nostri spettatori sono giovani e meno giovani, studenti, professionisti, insegnanti. E donne, molte donne.
Seguono volentieri le nostre proposte, ma non amano più di tanto il cineforum. Non hanno interesse a seguire quei bei dibattiti
che tanti anni fa, proprio nella
sede di via Ospedale, venivano
sollecitati da padre Guidubaldi.
Segnarono un’epoca. Abbiamo
fatto tempo fa una rassegna sull’Africa e un’altra sulla condizione femminile. Molto interessanti, molto seguite entrambe, ma
come dibattito dobbiamo ammettere che è stato un flop. La
verità è che oggi chi viene a vedere un film non ha particolare
interesse a seguire presentazioni o conclusioni. Preferisce farsi
un’idea sua o confrontarsi con
altri. Ma noi non demordiamo:
ci piacerebbe per esempio una
bella rassegna (con discussione)
sulle proposte dei registi sardi».
Per informazioni 3290380299
[email protected].
Brad Pitt, protagonista di “Babel”
Nel club di via Ospedale si comincia domani e
dopodomani con Ken Loach (“Questo mondo libero”),
si continua con “Funeral Party”,“The Namesake”,
“La voltapagine”,“Babel” e “Le vite degli altri”