I Della Robbia - Chiusi della Verna.info

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I Della Robbia - Chiusi della Verna.info
Natività, Andrea della Robbia e Luca della Robbia “il giovane”, ante 1493. La Verna, Santa Maria Degli Angeli
San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio Abate
1500-1510 ca
Terracotta invetriata
Misure: 32x57 cm
Museo di Palazzo Taglieschi, Anghiari (già Collezione Funghini, Arezzo)
Le due formelle facevano parte della predella di una pala d’altare appartenente ad
una chiesa francescana come sottende la scelta iconografica dei due santi di devozione francescana. Il Santo fondatore è ritratto con ampio saio grigio e libro delle
preghiere nella mano destra, lo stesso che mostra Sant’Antonio abate raffigurato
nell’atto di sorreggere con la destra una fiammella, espressione simbolica del suo
amore per Dio e il prossimo.
I due rilievi, su fondo azzurro, sono racchiusi da una classica cornice ad ovuli alla
sommità e con foglie d’accanto nella parte inferiore.
L’esame stilistico induce ad attribuire le due opere alla bottega di Benedetto Buglioni (Firenze 1459/60 – 1521) che impadronitosi maliziosamente del “segreto
degl’invetriati di terra” secondo la lettura vasariana, fu in grado di aprire a Firenze
a partire dagli anni Ottanta del XV secolo (in quella stessa casa “chon sua abituri
e pertinenze” di Campo Corbolini, l’attuale via Faenza, ereditata nel 1525 da Santi
Buglioni) una bottega concorrenziale a quella robbiana, capace di rispondere con
uguale prontezza e con costi meno elevati alle molteplici richieste di arredi invetriati
per gli edifici fiorentini, dei centri limitrofi e di varie località sparse nell’Italia centrale (Santissima Annunziata a Firenze, Cattedrale di Perugia e di Pistoia, Santa Cristina
a Bolsena, Santa Maria delle Grazie sopra Stia nel 1500, commissioni romane per
Innocenzo VIII).
Scultore, plasticatore e decoratore di otto anni più anziano di Giovanni della Robbia, Benedetto Buglioni fu con molta probabilità attivo inizialmente nella bottega
di Andrea della Robbia, rivelandosi attento al fascino della pittura coeva, specie di
ambito ghirlandaiesco ed ai suggerimenti di altri scultori del tempo, come rivelano gli spunti desunti oltre che dal Verrocchio da Antonio Rossellino, Benedetto da
Maiano, Desiderio da Settignano e dai più giovani scultori gravitanti nel ‘giardino di
San Marco’, come il Sansovino, il Rustici, Baccio da Montelupo ed il Torrigiano. La
sintassi buglionesca rispetto a quella robbiana si fece più semplice, il linguaggio più
corsivo e familiare. L’utilizzo infine di una più estesa policromia sia a smalto che in
unione con colori a freddo, con esiti di maggior naturalezza e verosimiglianza rispose perfettamente alle esigenze di una committenza specifica, legata alla devozione
domestica e popolare.
Se l’osservazione dello smalto ceramico meno coprente e più diluito rispetto a
quello robbiano (dovuto forse alla minor presenza di componente stannifera, per
contenere i costi) e l’aspetto fisiognomico delle due figure riconduce all’attività di
Benedetto Buglioni, la modellazione alquanto sommaria e quasi compendiaria dei
due personaggi spinge a riconoscervi la mano di un assistente dell’artista, al quale
deve essere stato affidato l’incarico di portare a compimento la pala d’altare, cui il
San Francesco e San Antonio abate facevano parte.
Fiamma Domestici
Crocifissione, Andrea della Robbia, 1481. La Verna, Cappella delle Stimmate
I Della Robbia nel Santuario della Verna
Itinerario delle opere conservate
Il monte della Verna, donato nel 1213 dal Conte Orlando Cattani signore di Chiusi a
Francesco d’Assisi, luogo ove ora sorge l’omonimo Santuario francescano è luogo indiscusso della cristianità poiché proprio qui il santo nel 1224 ricevette le Sacre Stimmate.
Inglobato nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campiglia,
il Santuario della Verna conserva una ricca e importante raccolta di tavole Robbiane,
considerata ad oggi la più significativa dal punto di vista quantitativo e qualitativo.
L’impossibilità di conservare a lungo, su questo luogo, affreschi e pitture di ogni genere
per la grande umidità del luogo, come ci racconta lo stesso Vasari nelle sue Vite, oltre
al pregio e la semplicità delle terrecotte robbiane sono le motivazioni principali della
presenza di un numero così considerevole di opere presenti al Santuario. Un’altra causa
è inoltre da rintracciare nel protettorato esercitato della Repubblica di Firenze dal 1431
e successivamente dei Consoli dell’Arte della Lana nei confronti del Santuario. Molte
delle robbiane qui conservate furono infatti donate da famiglie fiorentine influenti nella vita economico-politica della repubblica o nel Consiglio dell’Arte della Lana. Opere di
Andrea della Robbia e della sua bottega alle quali si affiancano opere realizzate dalla
famiglia Buglioni.
L’itinerario delle opere dei Della Robbia si propone come mezzo e guida che permetta
di ammirare al visitatore le stupefacenti sculture in terracotta, peculiarità artistica del
Santuario.
Chiesa di Santa Maria Degli Angeli
Altare maggiore: “Madonna della Cintola”, Andrea Della Robbia, 1485.
La grande pala d’altare consta di 325 formelle. Nell’opera l’artista sviluppa il tema iconografico della cintura appartenuta, secondo la tradizione alla Vergine Maria e affidata
al momento della sua assunzione in cielo all’apostolo Tommaso. La Vergine, seduta e
circondata da una mandorla di testine d’angeli, lascia il sepolcro fiorito e sale in cielo,
facendo pendere la sua cintola fino all’Apostolo Tommaso. Attorno a queste due figure
centrali si dispongono i Santi Gregorio, Francesco e Bonaventura. In alto nella lunetta,
il Padre benedicente tra due angeli.
Altare laterale, “Natività”, Andrea della Robbia e Luca della Robbia “il giovane”, ante 1493.
Terracotta policroma, addossata al tramezzo di divisione tra la chiesa antica e l’aggiunta del 1250. L’opera rappresenta la Madonna e San Giuseppe genuflessi in adorazione
davanti al Bambino, San Francesco e Sant’Antonio, l’invio della colomba che scende
dalle mani del Padre, le coppie di angeli in adorazione.
Altare laterale, “La Pietà”, Andrea della Robbia e Luca della Robbia “il giovane”, ante 1493.
Terracotta policroma, addossata al tramezzo di divisione tra la chiesa antica e l’aggiunta
del 1250. L’opera rappresenta Cristo nel sepolcro, la Vergine e San Giovanni genuflessi
che sorreggono le mani del figlio di Dio e quelle di due angeli che gli tengono le braccia.
Madonna della Cintola, Andrea Della Robbia, 1485. La Verna, Santa Maria Degli Angeli
Basilica
Primo altare di destra: “Madonna del Rifugio”, Bottega di Andrea Della Robbia, 1500-1510.
L’opera policroma, è costituita da 180 pezzi e rappresenta la Vergine, assisa in trono con
il Bambino sulle ginocchia. Attorno a queste due figure centrali sono collocati Sant’Onofrio, Sant’Antonio abate, Santa Maria egiziaca e San Francesco. In alto due angeli sorreggono la corona sul capo della Vergine. Nella predella altri due angeli mostrano la scritta
“Sub tuum presidium confugimus sancta Dei genitrix”. La cornice che racchiude la scena
è munita di festoni di fiori e frutta. L’opera fu portata alla Verna nel 1874 dall’Oratorio
di Sant’Onofrio in Vallesanta.
Volta a crociera al centro della chiesa, “Stemma dell’Arte della Lana di Firenze”, Bottega di Andrea Della Robbia, 1495.
Lo stemma rappresenta l’Arte della Lana di Firenze sotto la cui protezione fu sottoposto
il convento nel 1432.
Edicola sinistra, cappella Niccolini: “L’Annunciazione”, Andrea Della Robbia, 1475 circa.
L’opera è composta da 86 formelle e rappresenta la Vergine seduta su uno sgabello,
l’angelo inginocchiato davanti a lei per annunziarle i divini segreti e lo Spirito Santo, in
forma di colomba che discende su di Lei. In alto il Padre benedicente. La cornice estremamente semplice, priva dei caratteristici cherubini è considerata creazione propria di
Andrea della Robbia, mentre i capelli riccioluti dell’angelo è una sua caratteristica peculiare. La bicromia bianco/azzurro è quella che caratterizza la prima produzione robbiana
realizzata da Luca e Andrea Della Robbia.
L’opera, eseguita su commissione della famiglia fiorentina Niccolini e donata da
quest’ultima alla Verna, è racchiusa in una struttura architettonica bruneschelliana con
motivi decorativi classici, all’interno di una delle cappelle rinascimentali ad edicola che
si trovano a circa metà della navata.
Edicola destra, cappella Brizi: “La Natività”, Andrea Della Robbia, 1479.
L’opera, composta da 95 formelle, rappresenta la Vergine e il Bambino, sovrastati dal
Padre e contornati da Cherubini. Nell’opera, la scena dell’adorazione è unita alla gloria
degli angeli. I Cherubini, colti in varie espressioni sono raffigurati anche nell’architrave,
motivo questo il quale sarà frequentemente utilizzato per i fregi degli altari robbiani. La
bicromia bianco/azzurro è quella che caratterizza la prima produzione robbiana realizzata da Luca e Andrea Della Robbia.
L’opera, eseguita su commissione della famiglia Brizi di Pieve Santo Stefano (Arezzo), è
coeva alla costruzione dell’edicola, simile architettonicamente alla Cappella Niccolini.
Presbiterio dell’altare maggiore: “San Francesco” e ”Sant’Antonio Abate”, Andrea Della
Robbia, 1490-1493.
Si tratta di due terrecotte invetriate di piccole dimensioni raffiguranti San Francesco e
Sant’Antonio Abate, collocate ai lati dell’arco trionfale della chiesa maggiore. Le opere
sono coeve all’Ascensione collocata nella cappella Ridolfi della basilica.
Cappella Ridolfi, “Ascensione”, Andrea Della Robbia e Luca Della Robbia “il giovane”,
1493 circa.
La grande pala d’altare, ultimo lavoro di Andrea della Robbia alla Verna, è posta nell’ultima cappella della chiesa maggiore e consta di 680 pezzi.
La scena rappresenta l’Ascensione del Signore. Il Cristo elevato è circondato da quattro
coppie di angeli estasiati. In basso gli apostoli che assistono stupiti all’evento. Il tutto è
L’Annunciazione, Andrea Della Robbia, 1475 circa. La Verna, Basilica
inquadrato in una doppia cornice, quella interna formata da teste di angeli e quella
esterna costituita da un festone di fiori e frutta. L’imponente pala centinata, realizzata per l’altare maggiore della basilica, presumibilmente su commissione della
famiglia Medici, fu trasferita nel 1601 nella cappella Ridolfi, la prima a sinistra verso
il presbiterio.
Cappella Della Pietà
“Pietà tra i Santi Giovanni Evangelista, Maria Maddalena, Francesco, Michele Arcangelo, Antonio da Padova e Girolamo”, Santi Buglioni e aiuti, 1525-1532.
La grande pala d’altare policroma, realizzata da Santi Buglioni e aiuti, rappresenta
la deposizione del Cristo dalla Croce. Al centro della scena la Vergine e il Cristo,
attorno ad essi da sinistra sono rappresentati i santi Giovanni Evangelista, Maria
Maddalena, Francesco, Michele Arcangelo, Antonio da Padova e Girolamo. L’opera
fu eseguita per la cappella del conte Checco di Montedoglio, ora cappella della
Pietà, nel 1532.
Cappella dell’Adorazione
“Cristo Crocifisso”, Benedetto Buglioni, 1512 circa.
“Frammenti di gradini d’altare”, Benedetto Buglioni, 1512 circa.
“Stemma di Cosimo I de’ Medici ed Eleonora di Toledo” Santi Buglioni, 1549 circa.
Cappella delle Stimmate
Altare, “Crocifissione”, Andrea della Robbia, 1481.
Monumentale pala centinata policroma collocata sulla parete di fondo della cappella, al di sopra dell’altare. L’opera, realizzata da Andrea della Robbia nel 1481, raffigura Cristo crocifisso fra angeli con ai piedi la Madonna, San Giovanni San Francesco e
San Girolamo dolenti. L’opera, recentemente restaurata, presenta elementi simbolici
quali il pellicano che nutre i suoi piccoli col sangue del suo petto, il teschio di Adamo ai piedi della Croce, il Sole e la Luna addolorati.
Ingresso della cappella, “Madonna col Bambino benedicente”, Andrea della Robbia
e bottega, 1490-1495.
Piccola tavola policroma posta al di sopra dell’ingresso nella parte interna della
cappella delle Stimmate. La Vergine e il Bambino sono racchiusi in un festone di fiori
e frutta. L’opera fu donata al santuario dalla contessa Bastogi.
Museo
Andrea della Robbia, Busto del Redentore. 1490-1495 circa
Ingresso del Refettorio, “Madonna del cardellino” o “Madonna della Consolazione”,
Bottega di Andrea della Robbia, fine XV secolo.
Bibliografia
Anna Giorgi, “La Verna, Santuario dell’Umanità: Cronistoria del Santuario della Verna date ed eventi spiritualità sviluppo edilizio e urbanistico”, La Verna, 2011
Piero Bargellini, P. Pacifico Brun, “Le Robbiane della Verna”, La Verna, 1988
Marino Bernardo Barfucci, “Il Monte della Verna , sintesi di un millennio”, Giunti
Editore, 1993
Rodolfo Cetoloni, “Santuario della Verna”, Pazzini Editore, 2003
Alberta Piroci Branciaroli, “Guida al Sacro Monte”, Edimont, 2000
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Similmente nella chiesa et in altri luoghi
del Sasso della Vernia fece molte tavole
che si sono mantenute in quel luogo deserto,
dove niuna pittura neanche pochissimi anni
si sarebbe conservata
<<
Giorgio Vasari
Le Vite, Luca della Robbia
La piccola ancona centinata (che presenta una lunga frattura obliqua lungo il lato
destro) è racchiusa da un rigoglioso festone vegetale policromo con frutta polposa
e piccoli fiorellini bianchi e blu che sbucano in mezzo a verdi e tenere foglie.
La predella accoglie al centro, entro una corona di alloro stretta ai lati da una coppia
di nastri svolazzanti gialli, l’arme di una Compagnia di Flagellanti.
La pala proviene dalla Chiesa conventuale di San Francesco a Sargiano fuori
Arezzo, dove è documentata nelle fonti manoscritte ottocentesche come opera di
Andrea della Robbia. Studi più recenti (Gentilini 1992) riconoscono nell’opera in
esame l’intervento del giovane Girolamo della Robbia (Firenze 1488 – Parigi 1566),
undicesimo e ultimo figlio maschio di Andrea della Robbia, amico di Andrea del
Sarto, che si rivelò - alla pari del fratello Luca il ‘giovane’ - in grado di aggiornare
il linguaggio ormai stereotipato del padre alla luce delle espressioni innovative e
conquiste dell’arte italiana del primo Cinquecento. Il confronto con la successiva
pala con Le stigmate di San Francesco nella chiesa di San Francesco a Barga (1510
ca.) documenta della maturità raggiunta da Girolamo in direzione di un più spiccato
rilievo scultureo con spunti raffaelleschi e sarteschi.
Lo stesso Vasari non rinunciò a sottolineare le specifiche attitudini del promettente
figlio di Andrea che “attese a lavorare di marmo e di terra e di bronzo”, diventando
“per la concorrenza di Iacopo Sansovino, Baccio Bandinelli ed altri maestri de’suoi
tempi, valente uomo”. Lo stesso che prima ancora di Andrea del Sarto (1518) ed altri
insigni artisti fiorentini come Giovan Francesco Rustici (1528), Rosso Fiorentino
(1530) e Benvenuto Cellini (1540), alla fine del 1517 cambiò ‘rotta’ trasferendosi
a Parigi alla corte di Francesco I, dove lo raggiunse nel 1529, il fratello Luca ‘il
giovane’ e dove trascorrerà il resto della sua lunga vita, con sporadici ritorni a
Firenze, insignito di vari onori come il titolo di ‘noble homme’ e ‘architecte du Roy’.
Bibliografia: M.Salmi, La chiesa di Sargiano, in ‘Studi francecani’, XIII, 1915, pp.1112; A.Fanfani, Le maioliche, in Il Museo Statale, 1987, p.152; G.Gentilini, I Della
Robbia. La scultura invetriata nel Rinascimento, 1992, II, p.345; S.Casciu, Museo
Statale d’Arte Medievale e Moderna. Arezzo, 1993, p.50; L.Fornasari, Sulle tracce dei
Della Robbia, 2009, n.15, pp.30-31.
Fiamma Domestici
Girolamo della Robbia
San Francesco riceve le stigmate sul Sacro Monte de La Verna
con il patrocinio di
Comune di
Caprese Michelangelo
Comunità Francescana
de La Verna
Della Robbia
Apertura: 8 luglio - 16 settembre Open: 8 July - 16 September
tutti i giorni, orario | Every days : 9.30-12.30 | 15.30-18.30
17 settembre - 7 ottobre | 17 September - 7 October
da giovedì a domenica, orario | from Thursday to Sunday : 9.30-12.30 | 15.30-18.30
Inaugurazione sabato 7 luglio ore 17 | Opening Saturday 7 July h. 17.00
organizzazione
con il sostegno di
Quadrata
comunicazione creatività turismo
con la collaborazione di
sponsor
Unione dei
Comuni Montani
del Casentino
- servizio Cred
Mediateca
1505-1510
Terracotta invetriata policroma
Misure:93x63 cm
Arezzo, Museo Statale d’Arte Medioevale e Moderna (da San Francesco a Sargiano)
sponsor tecnici
dal 8 luglio al 7 ottobre 2012
Podesteria Chiusi della Verna
Arezzo | Toscana
Entro un paesaggio appenninico contrassegnato da massi rocciosi e alberi ad alto
fusto (faggi e abeti e qualche cipresso) e sullo sfondo delle architetture conventuali
del Sacro Monte, si svolge la scena delle stigmate. Sulla sinistra è raffigurato San
Francesco con un lungo e spesso saio grigio scuro chiuso in vita da un cordone,
genuflesso con le mani alzate ed aperte nell’atto di ricevere le stigmate dal Signore,
che appare in forma di Serafino crocifisso, di fronte, in alto a destra. Dietro il santo,
in secondo piano, la figura di fra’Leone con il libro delle preghiere chiuso e la mano
destra alzata sulla fronte per proteggersi dall’improvviso bagliore. La cura nella
descrizione dell’evento sacro – il segno delle stigmate al centro delle mani e sul
costato – non impedisce allo scultore di soffermarsi anche su una vivace e minuta
illustrazione paesaggistica punteggiata da puntuali notazioni architettoniche e da
‘spezzoni’ di flora appenninica e fauna, cui è concesso anche qualche divagazione
‘esotica ’ come il passo in salita del viandante a sinistra con un dromedario. Sotto
la Chiesa superiore del Convento della Verna e quella di Santa Maria degli Angeli
(tratteggiate sulla destra), e la cappella delle Stigmate (che appare in alto a sinistra)
l’artista può così dare libero sfogo alla sua fantasia popolando il paesaggio alvernino
con vari animali. Qua e là prendono posto un volatile, uno scoiattolo, un cervo, un
lupo, una lucertola. Un cerbiatto, colto nell’atto di girarsi di scatto per leccarsi la
zampa, cattura l’attenzione dello spettatore al centro della scena mentre il corso
del torrente, scorrendo sotto un ponte, scende a valle facendosi largo fra le asperità
rocciose del luogo.

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