Campo de` fiori 75:1
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Campo de` fiori 75:1
A tu per tu con Antonello Fassari Enrico Ruggeri: “La mia vocazione è...” Lauro Versari non è un personaggio qualunque Il Cerchio Invisibile stupisce Castrocaro Il saluto a Don Mario 2 Campo de’ fiori SOMMARIO Editoriale: La retta via..............................................3 L’intervista: Antonello Fassari...................................4-5 Enrico Ruggeri..........................................7 Curriculum vitae: Federica Pinto..........................................8 Luigi Versari non è un personaggio qualunque.............................................9 Foied vino pafo, cra carefo.................11 Roma che se n’è andata: Via Veneto e Fontana di Trevi.............12-13 Cinema News: Jennifer’s Body.......................................14 Fiaba Day ............................................15 Suonare Suonare: Crosby, stills & Nash..........................16-17 Ecologia e ambiente: Il nucleare, una scelta assurda e insensata..........................................................18 Il Cerchio Invisibile stupisce Castrocaro...........................................19 L’ortesi plantare .................................21 Viaggio “...Nei sensi” .........................22 Sapori autentici di Maremma.............23 Le guide di Campo de’ fiori: Montefiascone........................................24 Come eravamo: “Pizziribbecchi” Poeta e cantastorie..........25 Una “Fabrica” di ricordi: Un giovane imprenditore di novant’anni...26 Ass. Artistica IVNA: Shu Yong...............................................28 La storia della Previdenza Sociale in Italia....................................................29 Montalto di Castro. A breve la nuova centrale nucleare?..............................30 Il Fumetto: Zetman..................................................31 Che cos’è il futuro ..............................32 L’Ospedale Andosilla ..........................33 Civitonici Illustri: Prospero Mazzoni................................34 Missioni di Semi di Pace International nel mondo............................................35 Numero Unico......................................35 Il mondo del Jazz: Ferdinand Joseph....................................36 L’angolo Bon Ton Dove organizzare il pranzo di Nozze.........37 Cervicale..............................................38 14° Minifestival “Città di Viterbo”...............................................39 Premio Letterario Vallesenio..............39 Con la poesia nel sangue....................40 Vita cittadina ......................................40 Tempo di premiazioni, tempo di soddisfazioni.............................................41 Da Fabrica di Roma con amore..........42 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la violenza alle donne.............42 Le storie di Max: Fiorella Mannoia.....................................43 Nel cuore.............................................44 Il saluto a Don Mario..........................45 Il Calendario 2011..............................46 Presentazione ufficiale de’ Il Bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo......47 Agenda ...........................................48-49 Messaggi.........................................50-51 I nostri amici ......................................52 Roma com’era.....................................53 Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59 Annunci gratuiti ............................60-61 Oroscopo..............................................62 Selezione Offerte Immobiliari.......63-64 Foto di copertina concessa da “Antica Fattoria La Parrina” VISITATE LA NOSTRA PAGINA DI FACEBOOK E RICHIEDETECI L’AMICIZIA!!!! VI TERREMO AGGIORNATI SULLE NOVITA’ DI CAMPO DE’ FIORI! LA RIVISTA CHE AMATE DI PIU’ Campo de’ fiori 3 La retta via opo la pubblicazione del primo libro della collana Philisophica dell’Accademia Internazionale d’Italia, scritto dall Prof. Massimo di Sandro Anselmi Marsicola, Il Bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, che vi ho presentato nel precedente numero di Campo de’ fiori e che sta già ottenendo un meritato successo, voglio trattare, di proposito, dell’educare i giovani oggi, in questa società così confusa e disordinata. Questo è il tempo dove tutto corre in continuo mutamento, dove l’incontro e lo scontro di civiltà e culture diverse attaccano equilibri dogmatici, frutto di abitudini e tradizioni remote. Lo scandire dei ritmi lenti della vita di ieri, perfino prevedibili, si scontra con la frenesia e l’imprevedibilità dei giorni nostri. Per tutto ciò, è arduo educare e formare i giovani per il loro e nostro futuro! Cosa fare? Per prima cosa noi genitori dovremmo dedicare più tempo a parlare con loro, raccogliere le loro confidenze, comprendere i loro disagi, assecondare i loro progetti ed aiutarli a coronare i loro sogni. Questo rinsalderebbe il loro naturale rapporto affettivo con la famiglia e sminuirebbe l’influenza, a volte dannosa, del gruppo, non sentendo più la necessità di cercare in esso un modello nel quale identificarsi. Ne scaturirebbero effetti taumaturgici e duraturi, come un vaccino contro ogni affezione. Bisogna poi ascoltarli anche quando non parlano e non hanno voglia di comunicare, quando sono irritati, delusi e stanchi. Soprattutto non bisogna sdebitarsi la coscienza accondiscendendo a tutte le loro richieste e regalargli il meglio che c’è. E’ necessario vigilare sull’uso ed abuso delle moderne tecnologie: telefonini, internet, facebook… per molti ragazzi, queste sono l’approccio al mondo esterno, fascinoso, immenso e segreto, ma potenzialmente tanto, tanto pericoloso! Se ieri educare i figli è stato insegnargli le buone maniere, oggi bisogna fare molto di più, bisogna disincantarli dai falsi profeti, allontanarli dalle mode e dai cattivi esempi dei personaggi pubblici. Bisogna convincerli a bandire ogni forma di violenza e combattere gli istigatori, insegnare loro la convivenza pacifica per vivere in una società plurirazziale e multietnica. Anche noi di questa età, non possiamo non aver sbagliato molte volte, però attingiamo dalle nostre esperienze per levare la nostra voce ad indicare la retta via. Convinciamoci che non saranno più altri a farlo per noi! Questo richiederà più impegno, ma ci darà più forza e se altre voci, poi, si uniranno alla nostra, sapremo che la speranza di giorni più belli non sarà vana! D Foto Marci Iron Rapiti Campo de’ fiori 4 “Il prossimo anno andrò in pensione, ma continuerò a lavorare!” A tu per tu con Antonello Fassari Dalla fiction più popolare di Canale Cinque, “I Cesaroni”, l’attore romano si confida: “Sono stato un bravo papà”, “Credo nel mistero... Non siamo fatti di sola scienza” Ad aprire la stagione del Teatro d’Autunno 2010 di Fabrica di Roma, un personaggio davvero eccezionale: Antonello Fassari. L’attore romano, ormai da qualche anno conosciuto dal grande pubblico nei panni di Cesare, della popolare fiction I Cesaroni, ha portato in scena un pezzo piuttosto impegnativo, magistralmente interpretato, tratto dal film Ro.Go.Pa.G. di Pier Paolo Pasolini: La ricotta. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo, grazie anche al direttore artistico del Teatro Tenda di Fabrica di Roma, Carlo Ciaffardini, al termine delle prove, prima del debutto del 22 e 23 Ottobre, che ha riscosso un enorme successo. Iniziamo parlando de I Cesaroni, se la cosa non la stanca! No, no, anzi! Nella sua carriera vanta numerose interpretazioni, solo quelle televisive e cinematografiche sono circa una cinquantina, senza contare quelle in teatro. Ma ultimamente è la fiction di Canale Cinque che l’ha portata alla ribalta. Ecco, da romano doc quale è, come si sente nei panni di Cesare? Li calza bene? Sì, il personaggio di Cesare mi calza bene. In esso ho potuto mettere tutta la mia gestualità, il mio modo di fare, anche se psicologicamente è molto lontano da me perché non sono tirchio, né così tradizionalista e conservatore come lui. Forse sono un po’ borbottone come lui. Per interpretare Cesare, sono andato a pescare in una certa bonomia romana, a volte anche un po’ cattiva, gretta, altre invece con quegli slanci di bontà che abbiamo noi romani. Senta, non è però la prima volta che interpreta un romano verace. Lo ha fatto, ad esempio, anche in Romanzo criminale, in Selvaggi. E’ stanco di interpretare personaggi tipicamente romani oppure no? No, mi fa piacere, ma questo accade perché in Italia le commedie che oggi scriviamo si rifanno per lo più ai tipi della commedia dell’arte che poi è diventata commedia all’italiana. Ne I Cesaroni, io sono un po’ Pantalone, Max Tortora Brighella, Claudio Amendola Lellio, ed uno dei motivi della sua popolarità è proprio la struttura drammaturgica. Ma ne ho interpretati talmente tanti di personaggi! Anzi, il prossimo anno vado in pensione, ho raggiunto quarant’anni di contributi, anche se noi abbiamo la fortuna di poter continuare a lavorare. Ecco, come crede che sia cambiato il lavoro dell’attore? Oggi, con il modo che ha la televisione di usare e gettare, di essere una specie di fabbrica di personaggi e situazioni nuove è sempre più difficile costruirsi una carriera. I ragazzi sono costretti ad avere successo subito ed anche economicamente il lavoro è diventato diverso. Io ho fatto per quindici anni teatro e ho campato bene. Una volta si poteva fare l’attore anche nell’anonimato, poi magari arrivava qualcosa che portava al successo. Adesso i giovani, se sono fortunati, hanno subito successo, ma il problema è che poi rimangono legati a quel personaggio che si dovranno scrollare di dosso, e mentre cercano di farlo stanno a casa e le produzioni non li pigliano perché ricordano sempre quel protagonista. Anche per noi più vecchi c’è una forte immedesimazione, ma siccome abbiamo già lavorato tanto prima, si sa che possiamo fare altre cose. D’altronde, in Italia, forse molto più che nel resto del mondo, la televisione si è mangiata tutti gli altri mercati, sia il teatro che il cinema. Oggi se non vai in televisione è come se non esistessi. Le rivolgo una domanda un po’ più personale. Ne I Cesaroni, è il papà acquisito di Matilde e all’inizio l’ab- biamo vista un po’ impacciata. Nella vita reale, invece, com’è come padre? Sono stato un bravo papà, ed anche la mamma (ndr Maria Fano) è stata una brava mamma. Lavinia ha ventidue anni, già lavora da un anno e mezzo in produzione al cinema. Sta andando avanti con le sue gambe e adesso andrà a vivere da sola, come ho fatto io alla sua età. Le dispiace? No, no, per niente! Non è il classico papà iperprotettivo nei confronti della figlia, anche se forse lo sono di più le mamme? Questo discorso della iperprotezione è un fatto abbastanza recente. I figli, da sempre, arrivati ad una certa età, dovevano emanciparsi, cominciare a lavorare. Oggi, mi sembra, ci siano mille alibi per allontanarsi dal mondo del lavoro. La mia paura, infatti, era che Lavinia si “parcheggiasse”, come si dice, all’università, che passasse tempo e l’ingresso nel mondo del lavoro diventasse sempre più difficile. Invece lei lavora e continua a studiare. E’ iscritta alla facoltà di Lettere e filosofia, indirizzo editoria e giornalismo, perché non ha mai voluto fare lo spettacolo davanti, ma dietro le quinte. Io sono contento perché il suo è un lavoro molto interessante, con delle responsabilità e garantisce più conti- Campo de’ fiori 5 regista con una storia che mi nuità nel tempo. Tutto passa, convince. ma la produzione resta. Noi Preferisce però dirigere o attori, quando terminiamo un essere diretto? lavoro attendiamo di essere Tutte e due. Essere diretto è fonrichiamati, rimanendo a casa damentale. Un attore bravo, se ad aspettare che il telefono diretto bene, è più bravo, vale squilli. per tutti, per tutti tutti. Dico una A che punto siete con I bestemmia: Totò nei film di Cesaroni? E’ già prevista Monicelli è migliore del Totò di una nuova serie? tanti altri film. Il regista è fondaSì, la quinta serie, che inizierementale tanto al cinema quanto mo a girare a Giugno dell’anno in teatro. L’attore che dirige un prossimo. altro attore è interessante. In Una curiosità, Lucia tornelinea di massima tutti i bravi rà? registi sono piuttosto silenziosi, Sì, torna, torna. si fanno capire con dei cenni, Lei comunque, dopo essersi osservano molto e stanno dietro, diplomato all’Accademia non si mettono mai davanti, altriDa sx: Claudio Amendola, Max Tortora ed Antonello Nazionale d’Arte drammatica menti rischiano che l’attore li imiti. E’ Fassari in una scena del telefilm “I Cesaroni” Silvio D’Amico, nel 1975, inizia la un lavoro faticosissimo, perché tutti sua carriera di attore teatrale. Non le chiedo quale preferisce tra i dipendono da te, devi riuscire ad essere Come ha scelto il pezzo che sta portre, ma cosa ama di ciascuno: teatro, lucido e chiaro e dire a ciascuno la cosa tando in scena adesso, non essendo cinema e televisione? giusta. E’ uno dei lavori più verticistici e originariamente stato scritto da Noi attori non scegliamo, siamo scelti. Il gerarchici che esista. Pasolini per il teatro? fatto di dire sì o no è relativo alle qualità C’è un ruolo che ancora non ha interQuesto dipende dalla mia formazione. In delle persone con le quali si lavora, prima pretato, ma nel quale vorrebbe Accademia ho avuto la fortuna di avere di tutto tecniche. Chiamo la televisione cimentarsi? come insegnante Luca Ronconi, che pur “acquario”, perché manca di profondità, Il prossimo, si dice sempre così. Non mi essendo stato una persona istituzionale, infatti adesso i televisori so’ piatti (ride). sono mai affezionato ad un ruolo. Ma voracclamatissima, è stato un grande speriParlo soprattutto dei programmi di intratrei invecchiare, tra qualche anno, ancora è mentatore, ha cercato di portare in scena tenimento che hanno amplificato l’idea di presto, come si faceva una volta, con quei testi che non sempre erano testi teatrali. fare spettacolo con argomenti che molto personaggi vecchi, belli, grandi, importanIo stavo cercando una sceneggiatura e ho poco hanno a che fare con lo spettacolo. ti, qualche re, padre o nonno. pensato a Pasolini. Conoscevo già La Sono una vetrina attraverso la quale venUn sogno che non ha ancora realizzaRicotta come episodio del film, ma ho scodersi. Diverso è per le fiction o i film, che to? perto che la sceneggiatura non era stata propongono storie interessanti. La televiA parte vincere il superenalotto (ride e rido mai scritta. Pasolini lo aveva scritto come sione in linea di massima è quella che anch’io)? Mi sento realizzato, sono stato racconto, quale studio preparatorio al film appartiene di meno all’attore, crea e fortunato, ho fatto l’attore da sempre. Già Il Vangelo Secondo Matteo, che avrebbe distrugge personaggi, è un serpente velea otto anni ero quello che diceva la poesia girato l’anno dopo. Nella storia di Stracci, noso. Il teatro ed il cinema tradiscono di Natale, poi mi piaceva parlare con i questa comparsa che fa la fame, Pasolini molto meno. Mi trovo bene ovunque, pupazzi, ho iniziato a cantare e suonare, ha identificato la figura di Cristo ed ha anche se sono tecniche diverse. Volendo non ho mai pensato ad altro. Mi sento reaanalizzato il rapporto tra l’uomo e il sacro. dare alle fiction della tv un valore aggiunlizzato, ma non arrivato perché fortunataMa mi è piaciuto principalmente il fatto to, c’è da riconoscere che hanno tirato mente questo lavoro è un “pozzo di San che fosse un racconto, con i dialoghi e fuori molti attori, anche bravi, che altriPatrizio”. Non è un lavoro, rispetto ad altri, tutto il resto, ed io volevo mettere in scena menti non sarebbero mai venuti fuori, percosì importante, però il vero potere di queuna sceneggiatura. Mi ché ultimamente il sto lavoro sta nel far ridere, piangere, sembrava una bella mercato del cinema si emozionare le persone, che ti vengono storia, congeniale. Ho è molto ristretto. incontro, grate. Questo è il più potere di avuto un colpo di fulA me personalmentutti i poteri degli uomini. Tornando a Totò, mine. te, vedendola quasi per esempio, ha fatto ridere mio nonno, A proposito, qual è ogni sera in tv, mio padre, me, mia figlia!Non è questo il il suo rapporto con sembra di conoscerpotere più grande per un uomo? E’ un la religione? la da sempre. dono meraviglioso che Dio ci ha dato. Io credo nel mistero, Lo so, sono uno zio, Sicuramente un chirurgo che ti mette a non è una frase mia. questo è anche piaceposto il cuore è importantissimo, ma Ultimamente gli uomini vole, ma non bisogna anche Michelangelo che dipinge la cappeldella Chiesa non pensare che tutto finila Sistina, ti nutre, ti dà vita, ti “opera” danno una gran prova sce lì, altrimenti si anche lui. Nonostante il mondo sia sempre di sé. Questo, però, Ermelinda Benedetti ed Antonello Fassari viene scavalcati. più tecnologico e abbiamo bisogno delle non deve entrare nel Lei ha provato cose materiali, sentiamo anche la necessiproprio rapporto con Dio. Ritengo, che ci anche l’esperienza di regista. Come è tà di viverci, confrontarci, guardarci, e portiamo Dio dentro e credo che non lo si stata? questa è la specificità più importante del debba e non lo si possa usare per fini praE’ venuta per caso. Ho diretto Il segreto teatro che va sempre a scavare nelle tici. Dio ci accompagna tutta la vita, invedel Giaguaro. Dal punto di vista tecnico, nostre radici, nelle intenzioni che fanno ce ci raccomandiamo a lui solo quando sono stato bravo, ho finito di girare due muovere il nostro cervello ed il nostro stiamo male. Non amo chi dice di credere giorni prima, ma dal punto di vista del film, istinto, anche se non sempre questa in Dio poi fa le peggiori porcherie e si fin dall’inizio mi ero accorto che la scenegosservazione è edificante. pente a Pasqua. E’ troppo facile. Credo giatura non andava bene, era deludente. che qualcosa c’è e dobbiamo rispettare Lo dissi al produttore, ma per una serie di Ermelinda Benedetti questo mistero. Non siamo soltanto scienmotivi abbiamo dovuto girare per forza za. quella. Mi è rimasta la curiosità di fare il Campo de’ fiori 7 Enrico Ruggeri: “La mia vocazione è raccontare agli altri quanto la vita sia spettacolare” Il giudice di X- Factor, racconta del programma e del suo nuovo libro Un alone di mistero, non a caso questo termine ricorre spesso nella sua vita, sembra avvolgere la sua figura. Sfuggente e di poche parole, come testimonia anche la nostra intervista, ma allo stesso tempo in grado di comunicare molto, a chi lo guarda, a chi lo ascolta. Ecco Enrico Ruggeri. Parliamo di X-Factor, il programma che la vede protagonista in questo momento. Quest’anno è stato chiamato ad indossare i panni del giudice. Come si trova con gli altri “colle- ghi” (Maionchi, Tatangelo e Belisari)? Sono tre personaggi diversi e complementari: Elio guarda solo al profilo tecnico, Anna è guidata dall’emozione, Mara pensa alle possibilità commerciali. Io cerco nuove personalità Chi crede sarà il vincitore di questa edizione? Non conta molto vincere X-Factor. L’importante per un ragazzo è fare un percorso che lo valorizzi nel tempo. Cosa pensa del vincitore Ermelinda Benedetti ed Enrico Ruggeri della scorsa edizione di piace comunicare e stare con gli altri. Non X-Factor, Marco Mengoni? piango e, invece di arrabbiarmi, tendo a Ha tutte le carte in regole per diventare organizzare rimedi e risolvere problemi. una star “duratura”. Ultima domanda. Progetti in vista per Facciamo un piccolo passo indietro. il futuro? Come è stata la conduzione del proIl progetto a cui tengo di più è l’uscita del gramma di Italia 1, Mistero? mio prossimo libro, il primo romanzo. Mistero è nato da una nostra idea: volevaAvverrà a metà gennaio e segna il mio mo raccontare qualcosa che non fosse già ritorno in Feltrinelli. stata raccontata in TV. Ermelinda Benedetti In quale dei diversi ruoli che si è trovato a svolgere, si preferisce: autore, cantante o conduttore? La mia vocazione è raccontare agli altri quanto la vita sia spettacolare. Il mio territorio è quello della musica, ma mi sento a mio agio anche in altri campi. Chi è Enrico Ruggeri, secondo lei? Dia una definizione di se stesso (cosa ama, cosa odia, cosa la fa ridere, cosa la fa piangere, cosa la fa arrabbiare, cosa la rende felice, qual è la qualità di sé che apprezza di più e quella che invece detesta…) Sono un curioso. Mi 8 Campo de’ fiori CURRICULUM VITAE Federica Pinto Teatro dell’ Opera ballando “Coppelia” per il saggio di fine anno, per poi esibirsi nel 2003 di fronte a Papa Giovanni Paolo II in occasione della Giornata della Gioventù. Dal 2005 al 2009 la vediamo interpretare “La Silfide”, “Il Valzer dei Fiori” tratto dallo “Schiaccianoci”, “Excelsior”, “Phonometrie”, interpretati per l’ Accademia Nazionale di Danza. Dal 2005 in poi si accorge che grazie alla sua eleganza e bellezza viene richiesta come modella ed infatti la troviamo in “100 scatti d’autore” a cura dell’associazione Artesia (20052007), successivamente è scelta come testimonial dell’atelier Anteaspose di Pescara e per Swaroski (2008). Nel 2010 le si propone la grande occasione per Federica Pinto, giovanissima attrice e ballerina abruzzese di Guardiagrele (Ch), si trasferisce presto a Roma dove decide di continuare gli studi scolastici e dedicarsi completamente al mondo che fin da piccina l’attrae, quello della danza. Infatti si iscrive all’ Accademia Nazionale di Danza dove, dopo otto anni di studio e frequentazione di corso, si diploma ballerina professionista. Ma già a 12 anni Federica aveva calcato il palcoscenico del debuttare, dopo essere apparsa come protagonista di fotoromanzi su “Cioè”, in teatro la sua grande aspirazione. Viene scelta dall’autore Silvestro Longo per interpretare “Il Diavolo e L’ Acqua Santa” al Teatro Petrolini di Roma accanto a Nino Taranto. E’ una grande praticante di sci, nuoto e subacquea, ma la sua grande aspirazione è interpretare in qualità di attrice-ballerina un Musical accanto a grandi personaggi dello spettacolo. In bocca al lupo, Federica! Sandro Alessi Campo de’ fiori 9 Lauro Versari, non è un personaggio qualunque Lauro Versari non è un personaggio qualunque, lui è completamente fuori dalle regole e non è semplice nemmeno parlarne. Ma oggi abbiamo deciso di incontrarlo e forse è il momento giusto per parlarvi dei suoi spettacoli considerati veri e propri eventi. Il punto di partenza è la location che è sempre fuori da un normale palcoscenico, ma completamente inerente lo spettacolo. Basta pensare che nel 2005 riuscì a rappresentare “La Passione di Maria Maddalena”, interpretata da una bravissima Sonia De Meo, nella spettacolare cornice della Basilica Di Santa Maria del Popolo a Roma e l’anno successivo “Solite difficoltà per un omicidio”, nel Parco Piccolomini, a due passi da San Pietro dove la sua musa ispiratrice interpretava una amazzone. Ma veniamo all’evento più recente. “2010, Qualcuno volò sul nido del cuculo” rappresentato nello scorso mese di maggio presso la struttura dell’ Ospedale Psichiatrico S. Maria della Pietà di Roma ed attinto dal famoso libro di K. Kesey e dal più conosciuto film di Milos Forman interpretato da Jack Nicholson. Il testo di Versari parla di un Ospedale Psichiatrico e dove trovare il posto ideale? L’ex Manicomio di Roma è sembrato il più adatto e i 400 mq del padiglione giusti per contenere la scena ed il pubblico che è sempre parte integrante dello spettacolo. Lauro, perché coinvolgere il pubblico? “Il pubblico deve sempre partecipare ai miei spettacoli, è una mia idea fissa come l’uso spregiudicato dei luoghi delle rappresentazioni. Chi viene a vedere i miei eventi sa che io non intrattengo ma disturbo! E poi da sempre mi piace lavorare con le emo- zioni. Questo testo si muove in quella sottile linea di demarcazione che esiste tra la normalità e la pazzia che oggi, come non mai, si sta sempre più allargando. Il tema al centro di tutto è in realtà una grande metafora del mondo in cui viviamo e che ci spinge a chiederci se è pazzo veramente chi la pensa diversamente da noi. Da Gennaio 2011 potremo assistere nuovamente allo show e forse, chi ancora non lo ha visto, potrà darsi una risposta all’interrogativo posto dall’autore. Per concludere non possiamo esimerci di fare una domanda provocatoria a chi da tanti anni fa televisione, cinema e teatro come Lauro Versari: perché il pubblico non va più a Teatro? Sono fandonie. La gente va a teatro se le viene proposto qualcosa di interessante, se no se ne sta a casa. Il teatro non è in crisi come vogliono farci credere le istituzioni… Basterebbe aiutare chi propone cose nuove e belle! E di autori e registi con voglia di fare ce ne sono… Chiudiamo quindi l’intervista con questa piccola nota polemica, ma anche noi che da oltre dieci anni seguiamo il teatro anche a livello radiofonico, non possiamo che concordare con le idee di Lauro Versari. Backstage di “2010, qualcuno volò sul nido del cuculo” Lauro Versari Campo de’ fiori 11 Foied vino pafo, cra carefo “Oggi bevo vino, domani ne farò a meno” Approfittiamo degli strumenti che ora abbiamo per vivere con più serenità Da quando, recentemente, mi sono trasferito in questa splendida Tuscia viterbese, nella corrispondenza con gli amici amo apporre, dopo la firma, questa frase. La amo in modo particolare, per tanti Paolo Balzamo motivi, primo tra i quali Responsabile per omaggio alla Formazione ed Informazione memoria dei Falisci, i Centri Ottici Lisi bellicosi ma acculturati cugini dei Latini e dei & Bartolomei www.lisi- barto- Siculi che si insediarono in queste zone subito al lomei.com sud del territorio etrusco, ma sopratutto perché è un inno alla vita semplice e schietto. Questa frase, scritta in lingua protolatina o falisca, è incisa, da destra verso sinistra, in una patera, o grande coppa per bere il vino, conservata nel museo di Civita Castellana. Grosso modo si può tradurre con un “Oggi bevo vino. Domani ne farò a meno”. Risale al 500 o 600 a.C. , al tempo del Lapis Niger e quindi dei primi insediamenti urbani della Roma monarchica. Dopo 500 anni Orazio scriverà il suo famoso inno all’Attimo Fuggente “Carpe diem, quam minimo credula postero”, ossia “Vivi questo momento e confida meno che puoi nel domani”, e solo dopo ulteriori 1500 anni Lorenzo de’ Medici esordirà col suo “Chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza!” Quindi, dice quella coppa, oggi ho del vino e lo bevo. Se domani non lo avrò, o non potrò berlo, ne farò tranquillamente a meno. Parole di eterna saggezza di un anonimo vasaio di oltre 2500 anni fa. E come tutte le parole di saggezza porta in sé una grande verità: “Se oggi ho gli strumenti e le opportunità per stare bene, per bere vino, per esser lieto, devo approfittarne, senza riporre speranze nel domani, perché forse domani non mi sarà più possibile, ed allora, domani, ne farò a meno con tutta serenità. Ma oggi, no!” Foied vino pafo, cra carefo. Nello scrivere quest’articolo sto inforcando i miei occhiali da computer. Non solo mi fanno vedere bene lo schermo e gli appunti, ma me lo fanno fare in modo comodo e rilassato. Certamente scriverei lo stesso anche se non li avessi, ma perché privarmi di vivere il lavoro in comodità e in uno stato di benessere? Foied vino pafo, cra carefo. Quando guido di giorno, col sole spesso fastidioso, uso sempre i miei “magici” occhiali polarizzati, che mi eliminano i fastidiosissimi riflessi del sole dai vetri delle macchine davanti, mi rendono davvero trasparente il parabrezza della macchina e mi fanno scorgere gli ostacoli sulla strada assolata molto prima. Certo, guidavo anche prima di avere queste ormai insostituibili lenti, ma perché mai privarmi di un po’ di sicurezza e di comfort in più anche durante la guida? Foied vino pafo, cra carefo. Da tanti anni sono presbite: l’accumulo di primavere mi rende necessarie due lenti diverse per andare in giro o per leggere. Certo, due occhiali risolvono la questione, ma perché mai non utilizzare un unico occhiale progressivo, sempre disponibile e che mi faccia vedere facilmente, senza sforzo e senza dover cambiare montatura, chi mi chiama al cellulare o quanti chilometri ho percorso guidando o ancora controllare velocemente lo scontrino che mi hanno rilasciato dopo l’acquisto? Foied vino pafo, cra carefo. Grazie, Civita, grazie al tuo anonimo artigiano di venticinque secoli fa, che mi ha regalato quaesta attualissima perla di saggezza, che cerco di divulgare, sempre, a tutti i miei interlocutori. Foied vino pafo, cra carefo. Hasta la vista! Campo de’ fiori 12 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Via Veneto e Fontana di Trevi, emozioni da dolce vita Passeggio per Via Veneto, mi ritornano in mente gli anni Cinquanta del secolo scorso. A quell’epoca questa strada si popolava di giorno, ma soprattutto la notte, di personaggi in cerca di notorietà; lo scatto di un papadi Riccardo Consoli razzo poteva costituire la chance per diventare attore o la possibilità di apparire, magari in secondo piano, su una rivista. I rotocalchi di quel periodo mostravano i tavolini dei bar alla moda sempre affollati, con gli ospiti seduti al sole, spesso intrattenuti da un suonatore ambulante. A cominciare dal tramonto a quegli stessi tavolini cominciavano a farsi vedere attori, politici e intellettuali. In questa strada era notevole la presenza del mondo cinematografico americano che rivolgeva una particolare attenzione a Cinecittà. Via Veneto, infatti, con i suoi alberghi, i suoi caffè, la sua dimensione internazionale, accoglieva in quei primi anni Cinquanta molti produttori hollywoodiani che sceglievano come teatro dei loro incontri questo posto. Per gli aspiranti attori, sia italiani che stranieri e per la gente del cinema in genere, Via Veneto divenne un salotto per apparire e per ricercare buone occasioni di lavoro; questa via non era comunque il solo polo d’interesse per il mondo artistico e culturale, ma piuttosto il simbolo della Roma notturna, come Via dei Condotti lo era per la moda e lo shopping. Passeggio per questo viale e non posso fare a meno di pensare a la Dolce vita di Federico Fellini, certamente oggi non c’è più la possibilità di incontrare, come allora, Anita Ekberg che cammina a piedi nudi e Marcello Mastroianni o magari vedere seduti a un tavolo Guttuso, Pasolini, Moravia o Calvino, intenti a discutere davanti ad un aperitivo. Ma il fascino e la bellezza di Via Veneto rimangono e per un istante riesco a rivivere e percepire tutte le emozioni di quel periodo e sentire l’eco dei rumori e delle voci della gente che animavano quelle straordinarie notti romane. Via Vittorio Veneto, comunemente chiamata Via Veneto, che era poi la denominazione originaria, conduce da Piazza Barberini a Porta Pinciana, progettata e realizzata a fine Ottocento, storicamente ricorda la vittoria riportata contro gli austriaci, (24 ottobre - 3 novembre 1918), che determi- nò la fine della Prima Guerra Mondiale. Pensata come arteria principale del Rione Ludovisi ha utilizzato una parte di quello che un tempo era il verde dell’omonima villa; famosi gli alberghi che insistono su questa strada conosciuta in tutto il mondo, quello che era originariamente il Palace non è più un albergo, costruito nel 1902, è attualmente una dèpendance dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America; splendidi e internazionali i caffè, ma Via Veneto deve la sua fama soprattutto per essere stata al centro della vita mondana degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. La Dolce vita dicevo, la lavorazione di questo film iniziò a Cinecittà dove vennero costruiti moltissimi set, compreso un tratto di Via Veneto, mentre la scena della festa dei nobili al castello, fu girata nel Palazzo Giustiniani - Odescalchi di Bassano Romano in provincia di Viterbo e la scena più celebre, quella del bagno notturno di turisti stranieri e, malgrado la sua timidezza, fa le prime avances all’attrice che, uscita dal locale molto euforica, vede una grande fontana e ci si immerge. Marcello vince la sua timidezza e si dichiara innamorato, ma quando la riporta in albergo incontra il fidanzato di lei che, non gradendo le attenzioni che le ha riservato lo affronta stendendolo con un pugno, tutto ciò alla presenza dei fotografi che immortalano la scena. Come detto la scena più celebre è quella del bagno notturno di Anita Ekberg a Fontana di Trevi, ma vediamo di conoscere meglio questo magico luogo, la storia di questa famosissima fontana risale ai tempi dell’imperatore Augusto, quando il genero Agrippa fece arrivare l’acqua corrente fino al Pantheon e alle sue terme, grazie alla costruzione dell’acquedotto, dell’acqua Vergine che, benché compromesso e assai ridotto nella portata, rimase in uso per tutto il Anita Ekberg, una delle immagini più note di tutto il cinema, a Fontana di Trevi. A beneficio di quei pochi lettori che non avessero visto il film Marcello (Marcello ricordo che Mastroianni), è un giornalista romano che si occupa di servizi scandalistici con l’ambizione di diventare scrittore, cinico e disincantato, è il protagonista di sette episodi, che narrano la Dolce vita di Roma a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Nel secondo episodio Marcello è incaricato di accogliere nella capitale l’attrice Sylvia (Anita Ekberg), famosa stella del cinema, la intrattiene in un pub frequentato dai Medioevo. L’acquedotto venne restaurato nel corso dell’VIII secolo, nel XII e a metà del XV, epoca in cui l’acqua tornò a fluire abbondante in una grande vasca per mezzo di tre bocche di notevole portata, per quanto attiene alle sorgenti originarie queste furono riallacciate soltanto nel 1570 da Pio V, Antonio Ghisleri, 1566 1572 e in quella occasione la grande vasca venne collocata sul lato opposto a quello dell’attuale fontana. La trasformazione della piazza e della stessa fontana fu ordinata da Urbano VIII, Maffeo Barberini, 1623 - 1644, a Giovan Lorenzo Bernini allo scopo di creare una importante sceno- Campo de’ fiori grafia a ridosso del proprio palazzo, (Palazzo Barberini), che fosse ben visibile dalla sua residenza di Palazzo del Quirinale. Bernini progetta una grande mostra d’acqua costituita da un’architettura incentrata sulla statua della vergine Trivia, posta su un basamento realizzato sotto il livello dell’acqua, in modo tale da indurre la sensazione che ella sbucasse dall’acqua stessa. Alla morte di Urbano VIII si apre un processo nei confronti della famiglia Barberini per opera del nuovo pontefice Innocenzo X, Giovanni Battista Pamphili, 1644 - 1655, con la conseguente decisione di affidare al Borromini il trasporto dell’acqua Vergine sino a Piazza Navona, allo scopo di realizzare una mostra monumentale dinanzi al proprio Palazzo, tutto ciò comporterà l’interruzione dei lavori. Salito al soglio pontificio, Innocenzo XIII, Michelangelo dei Conti, 1721 - 1724, provvede ad estendere le proprietà della propria famiglia fino alla piazza di Trevi, mentre Palazzo Poli ingloba diversi edifici più piccoli fino ad affacciarsi a ridosso della fontana, a quell’epoca ancora incompiuta. Tocca a Clemente XII, Lorenzo Corsini, 1730 - 1740, il compito di riprendere in mano le sorti della piazza e della fontana medesima. Nell’ambito dei lavori realizzati durante il suo pontificato, che porteranno al completamento di grandi fabbriche rimaste incompiute, egli bandisce un importante concorso per la costruzione di una grande mostra d’acqua che occupi l’intera facciata di Palazzo Poli, il tutto con grande disappunto dei Duchi di Poli proprietari dell’edificio, che avrebbero visto la facciata del loro palazzo compromessa e, cosa più grave, coronata dallo stemma dei Corsini. Il bando viene vinto da Nicolò Salvi che inizia la costruzione della fontana nel 1732, impostando l’opera secondo un progetto che raccorda le influenze barocche al nuovo movimento classicista caratterizzante tutto il pontificato di Clemente XII. L’artista riprende l’idea di Urbano VIII e del Bernini volta a narrare la storia dell’Acqua Vergine tramite l’architettura e la scultura; lo stesso pontefice inaugura la fontana nel 1735, con i lavori ancora in corso, ma nel 1740 la costruzione dell’opera viene ancora una volta interrotta, per riprendere soltanto due anni dopo. Ma Benedetto XIV, Prospero Lambert-ni, 1740-1758, nel 1744, pretende una seconda inaugurazione. La prima parte dei lavori termina nel 1747, quando vengono completate le statue e le rocce posticce, dopo la morte di Niccolò Salvi (1751), la costruzione prosegue sotto la guida di Giuseppe Panini, che nel 1762, porta finalmente l’opera a compimento sotto Clemente XIII, Carlo Rezzonico, 1758 - 1769. In quel cantiere, attivo per circa un trentennio, hanno lavorato almeno dieci scultori, alla fine, Fontana di Trevi ultimata diventa scenografia e simbolo della Roma papalina. Ma torniamo alle emozioni della Dolce vita, periodo gaudente e per certi versi unico per la mondanità romana degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, un periodo sapientemente immortalato da 13 quel mago che fu Federico Fellini. In quegli anni Roma era una città non più aperta, ma addirittura spalancata e comodamente seduta sui divani dei locali alla moda di Via Veneto dove noti personaggi del cinema, ma non solo, vengono quotidianamente paparazzati dai fotografi e immortalati dai quotidiani o sulle copertine dei rotocalchi, qui giungono in ordine sparso attori come Ava Gardner, Montgomery Clift, Kirk Dougas, Audrey Hepburn, Gary Cooper, Herry Fonda, Errol Flynn, Brigitte Bardot e, naturalmente, Anita Ekberg. Passeggio per Via Veneto, da Piazza Barberini a Porta Pinciana, mi ritornano in mente quegli anni irripetibili ormai del tutto superati. Io c’ero. 14 Campo de’ fiori CINEMA NEWS JENNIFER’S BODY Jennifer’s body, USA, 2009. Genere: horror; regia: Karyn Kusama; sceneggiatura: Diablo Cody; interpreti: Megan Fox, Amanda Seyfried, Johnny Adam Simmons, di Brody, J. K. Simmons, Maria Cristina Amy Sedaris, Chris Caponi Pratt, Juno Ruddell, Kyle Gallner, Cynthia Stevenson; fotografia: M. David Mullen; montaggio: Plummy Tucker; scenografia: Arvinder Grewal, Joanne Leblanc; costumi: Katia Stano; musica: Stephen Barton, Theodore Shapiro; distribuzione: 20th Century Fox; durata: 102 minuti. Vietato ai minori di 18 anni Jennifer Check (Megan Fox) è una popolare e sexy cheerleader che, posseduta da un demone affamato, si trasforma in una violentissima killer divoratrice di uomini. Riuscirà la sua migliore amica Needy (Amanda Seyfried) a fermarla in tempo? A rimetterci le penne potrebbe essere il boyfriend di Needy, il timido e impacciato Chip (Johnny Simmons). Nel film di Karyn Kasuma, Jennifer s’impossessa degli attributi peculiari della forma mitica dell’innaturalità umana, conturbante e assolutamente inquietante. D’altronde, questo smaliziato personaggio è mostrato fin da subito come un animale aggressivo, sebbene riesca a sentirsi per- fettamente a proprio agio nella gabbia delle convenzioni sociali. La giovane donna decide di percorrere la strada della liberazione seguendo appetiti artefatti, nati dall’eccezionale lusinga verso l’occulto mondo delle tenebre. La seducente Megan Fox di Jennifer’s body diventa così un essere che introietta via esofago l’umore vitale del maschio, una donna fallica che - dopo aver ingurgitato, ingerito e assimilato parti profonde del sé di una persona - ha tempo alcuni giorni prima di ripiombare in uno stato di totale disfacimento. Insomma, nel suo caso si tratta di una putrefazione morale, oltre che corporale. Se Jennifer sceglie di aggredire con i propri canini aguzzi i ragazzi verso cui Needy è attratta, ciò serve unicamente per catalizzare l’attenzione dell’introversa confidente, in modo da provocare la sua esplosione interiore. La vampira getta pertanto le basi per un arrischiato antagonismo dai risvolti estremamente deleteri: si accende in lei un’ambizione difficile da contenere e, solo grazie al godimento carnale di questi “ragazzi-oggetto”, Jennifer può identificarsi con l’amica del cuore. Inevitabile come lo schermo rechi inscritto una tangibile differenza a livello di gender. Dal canto suo, Needy assume sempre più l’immagine di una Vergine guerriera dei nostri tempi, un po’ messia un po’ Van Helsing. In Jennifer’s body, si può distinguere il ritratto canzonatorio e divertito - mai terrorizzato e terrorizzante - che Diablo Cody e la regista Kusama mantengono sul tema del vampirismo e del genere horror più in generale. Per questo, nel lungometraggio emerge una linea genera- le, tratteggiata con mano disinvolta, che avvicina la pellicola a una divertente black comedy che suggerisce alcuni spunti analitici. Diablo Cody (qui presente in un piccolo cameo) raschia, però, il fondo del barile nel momento in cui mette in tavola gli aspetti più triti di uno sgradevole rigurgito di becero immaginario erotico. È un peccato che la sceneggiatrice, premio Oscar per l’irriverente Juno, scada nell’improbabile e scomodo cliché di un erotismo tra due donne all’insegna di situazioni a dir poco contorte e paradossali. Simili idee dall’alto potenziale trash vanno, peraltro, a braccetto con una macchina da presa che non tradisce le promesse dalle affiche pubblicitarie, dimostrandosi avida di primi piani del corpo procace della divetta di Transformers. Campo de’ fiori 15 FIABA DAY: ELIMINARE LE BARRIERE ARCHITETTONICHE? SI PUO’ Il 3 ottobre scorso si è celebrato a Roma il FIABA DAY, l’ottava giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche. La bellissima Piazza Colonna, illuminata da un sole ancora estivo, ha fatto da dell’Avv. Ilaria cornice all’evento che Becchetti si ripete da anni con sempre maggiore successo. Ad inaugurare la giornata il Presidente di FIABA (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche) Giuseppe Trieste, che ha espresso la sua soddisfazione per “l’interesse dei cittadini e delle istituzioni all’abbattimento di tutte le barriere fisiche, psicologiche e sensoriali”. Per l’occasione Palazzo Chigi ha aperto le porte a gruppi di disabili ed ai loro accompagnatori, consentendo loro di visitare gli ambienti interni, guidati da funzionari molto gentili e preparati sulla storia e l’architettura della sede del Governo. In Piazza Colonna il palco, allestito ad hoc, ha ospitato dibattiti e confronti sui temi più importanti quali la scuola, le pari opportunità e il turismo per tutti. La scia di tutti i dibattiti è stata la “Total Quality” - la qualità totale - perché “a nessuno deve essere negata la possibilità di vivere gli spazi delle città con comfort e sicurezza”, ha detto il presidente Trieste. A portare il saluto del Sindaco di Roma Gianni Alemanno, è stato l’Assessore alla Mobilità e Trasporti On. Sergio Marchi, il quale ha subito precisato che una città come Roma dovrà avere tutti i mezzi pubblici accessibili nel giro di pochi anni ed ha annunciato l’intenzione di realizzare “l’accessibilità totale ai mezzi di trasporto pubblico”. Le flotte a disposizione non hanno avuto per molti anni alcun tipo di manutenzione “mentre oggi - ha proseguito Marchi - stiamo effettuando verifiche e interventi per dare alla nostra città mezzi confortevoli e accessibili a tutti”. Il problema è serio ed attuale. I mezzi pubblici non sono certamente a misura di disabile e rappresentano un problema di fruibilità anche per gli anziani, per le mamme con passeggini al seguito e per chiunque non abbia una perfetta forma fisica. FIABA si occupa da anni di promuovere l’eliminazione di tutte le barriere fisiche, culturali, psicologiche e sensoriali, per la diffusione della cultura delle pari opportunità a favore di un ambiente ad accessibilità e fruibilità totale. FIABA non sta a guardare. Con le sue continue iniziative e le numerose campagne di divulgazione tiene sempre vive le tematiche inerenti l’integrazione sociale dei disabili e l’abbattimento delle barriere architettoniche. E c’è da scomettere che, grazie anche alla tenacia del suo Presidente, sempre in prima linea nel combattere le difficoltà e l’indifferenza, riuscirà negli obiettivi prefissati. Primo fra tutti un ambiente a misura d’uomo, qualunque uomo, con tutte le sue abilità e disabilità. Campo de’ fiori 16 di Carlo Cattani Crosby , stills & Nash Li v e La carica dei… 201 ! Lunedi 19 luglio 2010 “Cavea” dell’Auditorium Parco Della Musica - Roma Ore 21.05, le luci dei riflettori puntati sul palcoscenico, ormai, dominano gli ultimi bagliori del crepuscolo: lo spettacolo può avere inizio! Parte un fragoroso applauso dalle gradinate, colme, della cavea all’aperto dell’Auditorium “Parco della musica”: il pubblico di Roma, età media 45-50 anni, accoglie con grande entusiasmo tre attempati signori, due Americani e un Inglese, che in fila indiana e con un procedere non proprio spedito, raggiungono il fronte del palco disponendosi innanzi ai rispettivi microfoni dove, prontamente “armati” di chitarre dai roadies, attendono di iniziare la loro esibizione sovrastati dalle persistenti ovazioni del pubblico. Sotto il cielo stellato di Roma ci sono David Crosby, 68 anni da Los Angeles, Stephen Stills, 65 anni da Dallas, Graham Nash, 68 anni da Blackpool (Inghilterra) ............... 201 anni in tre di cui quasi 150 passati con le chitarre tra le mani! <Hallo Roma> esordisce Graham Nash, che, a “piedi nudi nel palco”, pantaloni e camicia neri, capelli folti bianchi e un fisico asciutto…. decisamente il più in forma fra i tre, apre lo show, il terzo di quattro da sx: Graham Nash e David Crosby" costantemente esultante. concerti previsti in Italia dallo “European Scorrono “Marrakesh Express”, ”Long May Summer tour” del gruppo. You Run”, ”Deja Vu”, ”Wooden Ship”, ”Our L’apertura del concerto è affidata alla chiHouse” “ l’intensa “Almost Cut my hair” e tarra di Stills che introduce l’inconfondibile refoli di vento investono il palco sollevanarticolato e distorto riff di “Woodstock”, do la lunga criniera bianca di Mr David un brano composto quasi di getto dalla cantautrice Joni Mitchell all’indomani del grande festival del 1969, ripreso dal supergruppo formato da Crosby Stills Nash & Young e presente tra le tracce del loro primo mitico album del 1970 “Deja Vù”, uno dei dischi più venduti della musica rock (nda: ascolto imprescindiibile…marsch !!!). Stills sfodera i primi assoli ma è un po’ rigido: la serata sarà dura per lui, vistosamente dolorante e claudicante perché, penso, afflitto da una sciatalgia che non gli darà, davvero, tre•Stephen Stills e Graham Nash" gua per tutta l’esibizione costringendolo, di tanto in tanto, ad uscire di scena per stendere la gamba sinistra nel tentativo di lenire il dolore. Ma “the show must go on” e, a denti stretti, si procede con una scaletta piena di grandi canzoni, per il visibilio del pubblico, che i tre hanno scritto, principalmente, tra la fine dei ’60 e gli anni ’70 influenzando non poco la musica americana da lì in poi, caratterizzati da splendide armonie vocali su arrangiamenti intriganti e testi di forte riflessione sociale e politica. La serata è calda e i tre sul palco contribuiscono non poco ad elevarne la temperatura con il loro sound ora elettrico ora acustico sempre compatto e le loro famose “coralità” che, nonostante l’anagrafe, riescono ancora a deliziare • Panoramica le orecchie della platea Campo de’ fiori 17 valenti e navigati ni…vorrei averci pensato almeno una session men Amevolta, mi sarei preso maggior cura di me > (David Crosby) ricani quali Bob Glaub (basso), free Todd Caldwell Da Woodstock alle cover con Crosby Stills (organo Ham& Nash mond), James Repubblica — 18 luglio 2010 pagina 15 Raymond (il figlio sezione: FIRENZE di Crosby, al pianoReduce da un lungo tour in Usa e in forte) e da Joe Europa arriva al Lucca Summer la mitica Vitale alla batteband formata da David Crosby, Stephen ria, “the Italian Stills e Graham Nash. Considerato una piestallion” come tra miliare del rock and roll fin dai tempi verrà definito del primo disco omonimo, pubblicato nel scherzosamente 1969 e nominato da Rolling Stone fra i 50 durante la serata, migliori album di tutti i tempi, il trio musicista che vanCrosby ,Stills & Nash alla fine degli anni sessanta Crosby, Stills & Nash fa parte dal 2009 ta una lunghissima della Songwriter’s Hall of Fame. Nel nuovo collaborazione con tour i tre sono accompagnati sul palco da Crosby Stills Nash Crosby,Stills & Nash nel 2010 Todd Caldwell alle tastiere, Robert Glaub al anche in veste di produbasso e dallo storico batterista Joe Vitale: cer ed autore. il concerto sarà anche l’occasione per Stills imbraccia una chitarascoltare alcune cover che la band sta ra diversa quasi per ogni registrando in vista di un nuovo album. canzone e all’entrata nella Lucca, piazza Napoleone oggi 21,30; da 32 cavea se ne potevano a 50 euro; distinguere, in bella mostra su di una rastrellieInizio del tour estivo ra, oltre una ventina di FRI - May - 21 - Sonoma, CA - Sonoma modelli diversi tra elettriJazz Festival che Fender e Gibson, acuFine stiche Martin e semiacustiFRI - OCT - 01 - Hollywood, FL - Hard che Gretsch..….uno spetRock Live tacolo nello spettacolo! Tante le canzoni proposte Date Italiane nell’arco della serata, ne FRI - JUL - 16 - Milano, Italy - Arena Civica conterò ben 25 compresi i SUN - JUL - 18 - Lucca, Italy - Piazza due bis, tra queste anche Napoleone alcune cover dai Buffalo MON - JUL - 19 - Roma, Italy - Cavea / Springfield (Bluebird) Auditorium Parco Della Musica gruppo di Stills (e Neil Crosby dai baffi da tricheco, già nei mitici WED - JUL - 21 - Aosta, Italy - Anfiteatro Young) degli anni 60, Gregg Allman Byrds, che nonostante i suoi gravi acciacRomano (Midnight rider), dai Beatles (Norwegian chi (che ne dite di un trapianto di fegato?) Wood), Bob Dylan (Girl from the north è ancora lì con la sua voce a tratti rabcountry), Rolling Stones ( Ruby Tuesday) biosa e dolce a riproporci sonorità ed e The Who ( Behind blue eyes); e proprio atmosfere ormai lontane anni luce da la preparazione di un album quanto in circolazione ai giorni nostri. di cover impegnerà il trio Il trio è accompagnato in questo tour da alla fine del “Second U.S. summer tour “ che seguirà i concerti Europei. “Teach your children “ sempre dallo splendido album “Deja vù” del ‘70, alle 23,30 circa, conclude il gran bel concerto dei nostri tre “vecchierelli” che così come erano entrati,in fila indiana e lentamente, lasciano il palco compiacendosi degli applausi (meritatissimi) e, probabilmente, anche concedendosi un bel sospiro di sollievo per esser riusciti ancora una volta a sopravvivere alle fatiche di un concerto così emotivamente intenso! <Non pensavamo assolutamente che saremmo stati ancora dei musicia della band alla cavea Copertina del 1°album di Crosby,Stills & Nash (1969) sti rock a sessantan- Campo de’ fiori 18 Ecologia e Ambiente Il nucleare una scelta assurda e insensata Stando all’agenda di Governo a breve si dovranno individuare i siti dove saranno realizzate le prossime centrali nucleari di terza generazione. di Giovanni Ci saranno benefici Francola economici per le province in cui verrà ubicato l’impianto, per i comuni e per tutti quei paesi limitrofi fino a venti chilometri di distanza. Anche al territorio che ospiterà il deposito dei rifiuti radioattivi, il Governo promette benefici. Ma quale benefici, quale futuro? Credo che sia assurdo realizzare questo tipo di impianti, è bene che la gente sappia, per farsi un’opinione, opinione per altro già espressa 22 anni fa per mezzo di un referendum che il governo ignora. Desidero dare dei dati: il costo di una centrale nucleare da 1000 MW è di circa 2000 miliardi di euro; gli attuali reattori, così detti di terza generazione, hanno un tempo di costruzione di circa 5/6 anni; poi ci sono i tempi necessari per acquisire tutte le autorizzazioni utili per la costruzione. Diciamo che si sta nell’ordine di 10 anni per vedere tale opera in funzione, “se tutto procede come dovrebbe”. Permettetemi di aprire una piccola parentesi: quante cose utili si potrebbero realizzare sul territorio con tale cifra? Inoltre da quando sono in esercizio centrali nucleari, da quasi 60 anni, neanche un chilo di scorie radioattive è stato posto in un luogo definitivo. Considerando che la durata di alcuni elementi tra i più pericolosi è dell’ordine di molte migliaia di anni, ritengo che la scelta del nucleare sia una scelta assurda e insensata, perché se in 60 anni non si è riusciti a risolvere il problema delle scorie radioattive, non vedo per quale motivo dovremmo trasferirlo alle generazioni future. Nel frattempo si studiano alternative per trovare sistemazioni definitive a queste pericolose scorie in depositi geologici. Pochi sanno che attualmente i quattro principali centri di stoccaggio di scorie nucleari in Europa, (Lettague-Francia, Sellafield-Gran Bretagna, OskarshamnSvezia, Olkiluoto-Finlandia) non sono siti geologici. Credo che l’Italia abbia bisogno di un piano energetico più ragionevole e condiviso, per non mettere a rischio, e per sempre, un paesaggio integro e unico nella sua natura. Campo de’ fiori 19 La compagnia teatrale diretta da Sandro Nardi, conquista il premio per la miglior regia con lo spettacolo Mahagonny Il Cerchio Invisibile stupisce Castrocaro Ed il Premio per il miglior attore non protagonista va al giovane Dario Guidi Non è la classica compagnia teatrale che porta in scena le più note opere della migliore tradizione teatrale italiana e non, e che siamo abituati a vedere. Il cerchio invisibile nasce da un’idea del giovane Sandro Nardi, che ama rivisitare le sceneggiature scelte, adattandole al gruppo e mescolandovi le caratteristiche più eclatanti dello spettacolare teatro di strada. Da sempre affascinato da questo genere di spettacolo, giovanissimo costituisce un trio, con il quale si reca ogni anno a Certaldo per imparare nei laboratori teatrali messi a disposizione gratuitamente, ed anche per farsi conoscere, proponendo le proprie idee in uno dei festival più importanti del settore, frequentato da personaggi sempre in cerca di nuovi talenti. “Io mi sono specializzato in clownery e in danza acrobatica da terra”, dice Sandro, “ ed insieme con il gruppo originario, abbiamo girato numerose piazze d’Italia. Poi ci siamo accorti che avevamo talmente tante serate vendute, che forse era arrivato il momento di iniziare a fare questo lavoro seriamente, o di cambiare mestiere. Ma era giusto continuare a sperimentare e a seguire questa strada, piena di emozioni”. Sciolto il gruppo, Sandro decide di intraprendere la via della regia teatrale, iniziando ad organizzare laboratori. Dapprima si dedica a lavorare con i bambini nelle scuole, poi porta avanti corsi rivolti ad aspiranti attori di ogni età. E’ così che nasce Il cerchio invisibile, che oggi conta ben cinque gruppi attivi, tutti guidati da Sandro, nella provincia di Viterbo. In particolar modo il gruppo di Fabrica di Roma-Civita Castellana, è riuscito a conquistare un riconoscimento molto importante al noto festival di Castrocaro Terme, il 18 Settembre 2010. Scelti come finalisti insieme a solo altre sette compagnie teatrali provenienti da tutta Italia, gli organizzatori, già entusiasti del promo inviato quasi per gioco, hanno riservato loro la serata finale. Premio per la migliore regia, questo il riconoscimento che hanno conquistato con grande soddisfazione ma anche con grande sorpresa, grazie allo spettacolo “Mahagonny”, una rielaborazione dell’omonima opera di Brecht. La giuria attraverso la bravura degli otto attori in scena: Miraldo Luparini, Mirella Soldini, Dario Giudi, Linda Morini, Sara De Angelis, Manlia Vittoria Amanda, Laura Blundo e Vera Giorgia, ha voluto premiare il lavoro del regista e quindi l’originalità dell’opera, che ancora una volta il gruppo ha saputo rendere molto singolare, suggestiva ed emozionante. Il premio come miglior attore non protagonista è stato assegnato al giovanissimo Dario Guidi, di cui abbiamo già avuto modo di parlare mettendo in evidenza le sue grandi qualità canore. Avremo il piacere di apprezzare Il cerchio invisibile in una nuova straordinaria performance, che il bravissimo Sandro Nardi ha preparato in occasione dell’apertura del nuovo centro commerciale di Civita Castellana, il 18 di Novembre. Lo vedremo poi la prossima primavera al teatro Tenda di Fabrica di Roma, e gli auguriamo tanti altri palcoscenici con altrettanti successi. Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 21 L’ORTESI PLANTARE È UN DISPOSITIVO MEDICO REALIZZATO SU MISURA “I plantari sono ortesi finalizzate: alla correzione delle deformità o malformazioni del piede,come sostegno delle volte plantari (longitudinale e trasversale) o di scarico di punti dolenti. I plantari si possono distinguere in due grandi famiglie: Correttivi o per l’infanzia Il plantare per l’infanzia, a differenza di quello per adulti, ha per lo più azione correttiva in quanto è applicato per riportare alla norma lo squilibrio sia strutturale che funzionale. Fig. 1,2,3, esempi di realizzazione di plantari correttivi per bambini su calco ingesso eseguiti con diverse tipologie di materiali (EVA, Carbonio…) Obiettivo del plantare correttivo Lo scopo di questa categoria di ortesi è quello di modificare, nelle migliori delle circostanze, alcune problematiche come: il piede piatto, la pronazione del retropiede, l’avampiede varo, il ginocchio valgo ecc.. Compensativi o per adulti Si distinguono per il loro impiego per lo più permanente, in quanto compensano l’alterazione sia strutturale sia funzionale, irreversibile. Possono essere: antalgici biomeccanici. Antalgici Appartengono a questa categorie le ortesi concepite al solo scopo di ridurre, limitare o, nelle migliori ortesi, eliminare il dolore scatenato a seguito di una problematica in corso. Sono plantari che vengono concepiti con materiali in grado di ammortizzare o scaricare l’urto in un determinato punto dolente. Vengono normalmente realizzate in soggetti con artrosi ad uno stadio avanzato, artrite deformante, alluce valgo,gotta, diabetici, gravi insufficienze circolatorie o comunque in tutte quelle circostanze in cui il piede lamenta una grave insofferenza in cui il paziente ha normalmente superato i 60 anni d’età. IL PLANTARE DINAMICO SI CARATTERIZZA E DIFFERENZIA DAGLI ALTRI TIPI DI PLANTARI SU CALCO, IN QUANTO L‘IMPRONTA VIENE EFFETTUATA DINAMICAMENTE, OSSIA INTANTO CHE IL PAZIENTE COMPIE QUALCHE PASSO. L‘IMPRONTA COSÌ OTTENUTA RISPECCHIA FEDELMENTE I CARICHI E I SOVRACCARICHI DEL PIEDE IN CONDIZIONI DI LAVORO EFFETTIVE. LO SI UTILIZZA PER LO PIÙ IN CASI PARTICOLARI ED IN PRESENZA DI GROSSE DEFORMITÀ O SOVRACCARICHI, CON BUONI RISULTATI. Fig.3 reallizzazione del positivo su un calco di gesso Fig.4 allineamento del retropiede con ortesi plantare biomeccanica Fig.5 plantare a contatto totale. Plantari : regole da ricordare L’impronta podostatica su carta carbonata evidenzia un sovraccarico delle teste metatarsali dei piedi. Anche alla valutazione obiettiva i sovraccarichi erano molto evidenti e dolenti. Si noti come i sovraccarichi siano rimasti impressi nelle impronte dinamiche effettuate. Lo stampo dell’impronta eseguito sotto vuoto,permetterà la realizzazione del plantare in materiale poliuretanico. Scopo dell’ Ortesi biomeccanica La sua funzione è di: - assorbire l’onda di shock a cui il calcagno è sottoposto durante la prima fase di appoggio riducendo la forza istantanea applicata; - normalizzare i tempi di contatto del piede al suolo rispettando la corretta prono-supinazione del piede; - trasferire il peso del corpo durante il movimento del piede modificando gli assi di movimento al fine di normalizzare la funzione del passo. L’obiettivo: - Compensare la meccanica del retropiede stabilizzando l’area calcaneare nella posizione di “neutra sottoastragalica”; - Compensare la meccanica dell’avampiede in funzione della sua correggibilità; - Spesso, per la presenza di dolore, sostenere o stimolare l’arco longitudinale mediale in modo elastico personalizzato Fig.1 presa dell’ impronta in posizione neutra sottoastragalica Fig.2 realizzazione del negativo su schiuma fenolica 1. Il plantare deve sempre appoggiare su una superficie piana; 2. Il plantare deve essere sempre inserito in una calzatura ortopedica predisposta o su misura; 3. Indossare preferibilmente una calza molto sottile (filoscozia) o un Salvapiede. 4. Importante portare i plantari sempre, anche in casa, in sandali, ciabatte predisposte; 5. Affinché il plantare abbia effetto, il tacco della calzatura deve essere di cm 2,5 (uomo) - 3,5 (donna) e non deve mai superare i 4 cm; 6. Per chi ha l’alluce valgo si consiglia scarpe con tomaia in setaflex; 7. si consiglia di lavare periodicamente il plantare: usare una spugna imbevuta di sapone bianco di marsiglia con acqua a temperatura ambiente non > 30° (non usare acqua calda e non farlo asciugare vicino a termosifoni, stufe elettriche, ecc.). 8. la vita media di un plantare è di circa 18 mesi. Dott. Daniele Cervoni Laureato in Tecniche Ortopediche Per maggiori informazioni o appuntamenti: Centro Ortopedico Flaminio Tel. 0761.517744 Cell. 339.1816523 Campo de’ fiori 22 Viaggio “… Nei sensi” Installazione poetico emozionale dell’artista Alessandro Vettori Entrare in ogni stanza di quel magnifico palazzo settecentesco, recentemente ristrutturato, e lasciarsi inebriare dai profumi, cullare dalle musiche, deliziare da dolci gusti, trasportare dagli oggetti sfiorati, emozionare dai meravigliosi versi e dalle immagini costruite ad hoc dall’autore di tutto ciò: Alessandro Vettori, è semplicemente fantastico. Un’installazione poetico emozionale, così la definisce il giovane artista, intitolandola: “… Nei sensi”, proprio perché lo scopo è quello di coinvolgere contemporaneamente tutti i cinque sensi di cui l’uomo è dotato. Alessandro, attualmente direttore artistico del Palazzo delle Maestranze di Ronciglione, porta avanti un grande lavoro di ricerca personale nell’ambito di tutto ciò che riguarda l’arte, ed infatti non è nuovo a questo tipo di esperimenti, tutti molto apprezzati dal pubblico partecipante. Dopo aver conse- guito un master in regia cinematografica presso la Sdac di Genova, inizia a lavorare tra cinema, teatro e televisione, grazie ai quali, mi dice, di aver acquisto questa grande capacità organizzativa, che gli permette di mettere a frutto impeccabilmente le sue idee sperimentali. Nel 2007, crea, insieme a Stefano Cianti, il gruppo “Le poetiche visioni”, realizzando performance uniche nel suo genere, dove l’immagine sulla tela prende vita al tempo di musica; e nel 2009 pubblica il suo primo romanzo “Il bianco rumore dei respiri”, che io ho avuto il piacere di recensire. Da subito ho apprezzato il suo modo di scrivere, così coinvolgente ed emozionante e non potevo certo perdere questa nuova occasione di emozionarmi, abbandonare per un po’ tutto ciò che è all’esterno, immergermi completamente in quel mondo ed interpretarlo secondo me stessa, secondo le mie esperienze passate ed i miei sogni futuri. Emozionarsi è ciò che di più bello il nostro animo possa provare e dovremmo farlo più spesso, assaporando le cose belle per non bruciarle in un attimo. Ognuno può emozionarsi a modo suo, come sono riuscite a fare tutte le persone che Sabato 23 Ottobre, hanno avuto modo di partecipare a questa singolare possibilità offerta da Alessandro Vettori, che, sono certa ci stupirà ed emozionerà ancora in futuro. Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 23 Sapori autentici di Maremma all’Hostaria Falisca Ci sono sapori che sarebbe un vero peccato se il palato non riuscisse a gustarli! E la terra di Toscana, unica nel suo genere da ogni punto di vista, ne offre davvero di speciali. Un’occasione di degustazione di prodotti tipici della Maremma, interamente realizzati dall’Antica Fattoria La Parrina, è stata offerta dal ristorante Hostaria Falisca, gestito dal giovane Daniele Rossi, che in quelle terre ha perfezionato la sua arte di chef. Una bella tavola imbandita di tanti formaggi diversi, ciascuno accompagnato da salse o marmellate, e poi un buon piatto di pasta artigianale, il tutto affiancato da ben sei tipi di vini e provenienti da Albinia, piccolo borgo in provincia di Grosseto. Ma l’Antica Fattoria, agriturismo di grande prestigio, che comprende ettari di terre coltivate o adibite a battute di caccia, nei periodi stabiliti, ed a splendide passeggiate a piedi o a cavallo, nel resto dell’anno, oltre a produrre formaggi, confetture, pasta e vini, vanta la produzione propria anche di yogurt, miele, polpa e passata di pomodoro, aceto, condimenti balsamici ed olio d’oliva. Tra i numerosi sapori intensi e decisi, dolci o piccanti al punto giusto offerti durante la degustazione del 15 Ottobre, vale sicuramente la pena riservare una menzione a parte al Guttus, un formaggio erborinato, prodotto con solo latte di pecora, ricetta esclusiva de La Parrina, che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale; un formaggio dall’odore forte, ma gradevole e dal gusto ancor più forte ed intenso, tanto da lasciare un retrogusto persistente. Dulcis in fundo, una torta speciale preparata proprio dal padrone di casa, Daniele Rossi, che sta facendo del suo locale un luogo dove trascorrere una serata tranquilla e diversa, tra sapori che deliziano il palato e che lasciano il segno. Campo de’ fiori 24 ne iasco f e t n o M Le guide di Campo de’ fiori Cattedrale di S. Margherita ...continua dal numero 73 di Ermelinda Benedetti ITINERARIO TURISTICO Il cuore di Montefiascone è caratterizzato da un tipico borgo medievale, ricco di monumenti da visitare. La Cattedrale di S. Margherita è facil- mente individuabile da ogni parte della città, vista la sua grandezza. La sua maestosa cupola è, in effetti, la terza in Italia per il diametro interno, dopo S. Pietro a Roma e S. Maria del Fiore a Firenze. Le fondamenta della chiesa, con una base a forma ottagonale, furono gettate alla fine del XV secolo, ma per un lungo periodo la messa fu celebrata a “cielo aperto” visto la mancanza del soffitto. Solo nel 1602 si avviarono i lavori che tre anni dopo portarono alla conclusione della chiesa. Nel 1670 un violento incendio distrusse il tetto e l’interno, ma nel giro di alcuni anni la struttura venne recuperata e restaurata. L’interno è riccamente decorato da pitture del 1800, oltre ad un busto in marmo raffigurante S. Margherita, attribuito ad Arnolfo di Cambio. La grande cupola è opera di Carlo Fontana mentre le torri campanarie vennero aggiunte nel 1840 dall’architetto piacentino Paolo Gazola. Dalla Cattedrale si giunge facilmente alla Basilica romanico-gotica di S. Flaviano. Sorta nell’XI secolo sui pressi dell’antica chiesa di S. Maria, questa costruzione presenta delle soluzioni architettoniche particolari, riuscendo a riunire, con risultato di raro equilibrio, le due diverse tendenze stilistiche. La struttura è quindi composta da due chiese sovrapposte ed orientate inversamente; la parte sottostante del 1032 è a tre navate, decorate con affreschi che vanno dal XIV al XVI secolo. La facciata, rivolta in direzio- Rocca dei Papi ne dell’antico percorso della Via vivessero delle temutissime streghe che si Francigena, è arricchita da una loggia riunivano nella “Casa del Cémpene” per rinascimentale, dalla quale i papi appariricevere ordini dal demonio, chiamato vano per benedire la folla. Nella terza “Crapione”; quest’ultimo portava dall’infercappella della navata sinistra della chiesa no il fuoco malefico per i suoi sortilegi che di S. Flaviano è visibile una lapide in San Pancrazio avrebbe spento con le sue urine, lasciando il demonio e le streghe al onore di Giovanni Defuk, nome legabuio più completo. to alla storia del vino di Montefiascone. Montefiascone è famosa in tutta Italia Da non trascurare la Rocca dei Papi, anche per la produzione di un pregiatissirestaurata ed abbellita e spesso utilizzata mo vino, il cui nome e la cui origine hanno per manifestazioni culturali. radici molto lontane. Attorno all’anno Il comune di Montefiascone conta ben tre 1111, infatti, Giovanni Deuc, detto Defuk, frazioni. La frazione de Le Mosse è sul un principe prussiano amante del buon versante orientale del colle falisco. La vino, incaricò il fedele servo Martino di cerchiesa parrocchiale è quella di San care per lui il migliore. Martino partì per Giuseppe lavoratore, al centro della fraquesta ricerca e per far capire al suo zione, nella quale si trova la pregevole padrone che era stato in quel paese e che Chiesa di S. Maria di Montedoro, progetvi si trovava del buon vino, scriveva sulla tata da Antonio da Sangallo il giovane. porta della locanda Est! Che stava per Zepponami è situata tra Viterbo e il “c’è”. Defuk, passando per i paesi visitati capoluogo. La popolazione è costituita da dal servo, si fermava dove trovava la scrit1660 abitanti e dista circa 2 km dal centro ta. Martino arrivato a Montefiascone rimadi Montefiascone. Le Coste sono situate se talmente colpito da questo vino da scriintorno alla via Cassia tra Montefiascone e vere Est! Est!! Est!!! Quando Defuk Bolsena. La popolazione è costituita da assaggiò quel vino non poté più smettere 1200 abitanti. Luoghi significativi della fradi gustarlo così che il troppo bere lo portò zione sono la moderna chiesa del Corpus alla morte. Il principe prussiano venne Domini, un antico lavatoio, detto del sepolto nelle basilica di San Cunicchio, e l’originaria Flaviano, dove ancora chiesa del patrono San Basilica di S. Flaviano oggi si trova la sua Pancrazio, immersa nel tomba, e prima di verde della Valle morire espresse il Perlata che circonda desiderio che ogni il lago di Bolsena. La anno nella ricorrenza chiesa è una delle più della sua morte antiche di venisse versato del Montefiascone. Di vino sulla sua tomba. origine romanica, ha Da questa vicenda un’unica navata e nasce il Corteo conserva l’affresco di Storico falisco e viene un pregevole crocifistratta la manifestazioso ai cui lati sono rafne “Fiera del Vino”, figurati San Pancrazio che si svolge ogni e Santa Margherita. anno nel mese di La tradizione popolaagosto. re vuole che nella “Buca de la Strega” Campo de’ fiori Come eravamo “Pizziribbecchi” di Alessandro Soli 25 Poeta e cantastorie “Civita Castellana è ‘na cuccagna, è un paesetto pieno de maggìa, nun c’è ‘n’andro paese ‘ndo se magna e ‘ndo se vive sempre all’osteria”. Inizia così quello che da sempre viene considerato l’inno di Civita Castellana. Classificato opera di anonimo, probabilmente fu scritto e musicato da Umberto Di Stazio, conosciuto in paese con lo pseudonimo di “ Pizziribbecchi”. Nato a Roma il 2 Gennaio 1895, dove si spense il 14 Dicembre 1969, passò gran parte della sua esistenza proprio a Civita Castellana, che lui, romano de Roma, amò in modo a dir poco “morboso”. Per capire il carattere e l’indole di questo “personaggio”, bisogna risalire al suo soprannome, che i civitonici di allora gli affibbiarono: “Pizziribbecchi”. Ebbene esso è la storpiatura dialettale di Bixio Ribechi, famoso canzonettista comico romano di inizio ‘900, erede diretto del più celebrato “Sor Capanna” il quale si esibiva sul palco dello Jovinelli, senza mai tralasciare le fumose osterie di Borgo o di Trastevere. Nell’ambiente musicale romano Bixio Ribechi viene ricordato anche per aver reso il cognome dell’allora sconosciuto Claudio Pica, nel più accessibile Claudio Villa, grazie all’incarico che aveva , quale maestro di musica. ”A Umbè, me pari Pizziribbecchi”, e lui Umberto di Stazio, pian piano iniziò ad animare e rallegrare con i suoi versi e le sue cantate: feste, conviviali, osterie e “fraschette”, accompagnandosi con l’inseparabile chitarra o mandolino, e riuscendo, come vedete nella foto, a formare addirittura una vera e propria orchestrina. Erano gli anni spensierati che precedettero il secondo conflitto mondiale, quando l’osteria era Civita Castellana anni ‘30 Da sx: Umberto Di Stazio (Pizziribbecchi), Corigio Mancini, Ediberto Manoni, Biagiola. Il piedi Giulio Stopponi, dirige Angelo Pandolfi (Bonafede). il punto principale dell’aggregazione sociale, specialmente qui a Civita, quando il pomeriggio ci si riuniva, ognuno con la sua “mirenna”, a banchettare tra una partita a briscola e tresette, e secondo la stagione, alla salutare partita a bocce. Era quello l’habitat di Pizziribbecchi. Non l’ho mai conosciuto personalmente, ma ho letto e apprezzato i suoi numerosi scritti in prosa, dove descrive Civita Castellana con l’amore e l’affetto che nemmeno un civitonico purosangue riuscirebbe ad esternare. Degni di essere menzionati i versi di Ciceroneide, Nostargia, Civitacastellana, e Vetrina in versi di Civita Castellana, dove di Stazio descrive in modo calzante e caricaturistico tanti personaggi della nostra cittadina. Con l’occasione, voglio riproporvi il suo autoritratto, appunto la Vetrina 23 di questa raccolta: “Er sottoscritto” So arto, quant’un tappo secco e snello, capelli a la mascagna brizzolati, occhi da gatto, orecchi d’asinello co’ du’ fila de denti fracicati. Er viso nun ciò brutto (e manco bello) Paro più antico de li trapassati, vesto a la bona e mai porto er cappello, ciò ‘na gravatta a fiocco. Abito in Prati, Fo er muratore e vanto de cucchiara (ma maneggio più mejo la forchetta) m’arancio ar mannolino, a la chitara. So musico, poveta, un po’ puzzetta ciò n’arbagia, ‘na cacca mijonara e, possiedo ‘na cicia bajonetta! Campo de’ fiori 26 Una “Fabrica” di ricordi Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma Un giovane imprenditore di novant’anni I fratelli Salvi: Ivo, Gino, Quinto e Attilio arrivano dall’Emilia Romagna a Fabrica negli anni ’40, si stanziano nel casale della Mascianese, tra Fabrica e Corchiano, prodi Sandro Anselmi prietà dei Marchesi Bacchettoni Pucci della Genga, dove vi lavorano alle loro dipendenze. Grandi lavoratori, ed abituati al sacrificio, i fratelli si fanno subito benvolere e rispettare da tutti e, mentre si occupano con responsabilità della conduzione dei fondi del Marchese, acquistano, con sacrifici, un pezzettino di terra a Fabrica, in Via della Stazione della Roma Nord. Lì iniziano a costruire, tutti insieme, un palazzetto di tre piani con grandi locali al piano terra e quattro appartamenti ai piani superiori. I blocchetti di tufo bianco (caratteristico del suolo fabrichese), usati per la costruzione, vengono da loro cavati e squadrati a mano, a colpi di piccone, direttamente sul posto. Il banco di tufo, infatti, dal quale viene estratto il materiale è nello stesso terreno dove sorgeranno le case e così dallo scavo s’erigerà direttamente l’e- Quinto Salvi “al lavoro” Da sx: Quinto e Carlo Salvi insieme allo staff dificio. Cosa singolare per l’epoca fu la gru usata per la costruzione. Essa venne costruita personalmente ed ingegnosamente dai fratelli con pezzi meccanici prelevati dai residuati bellici di carri armati americani, che si trovavano all’epoca abbandonati nelle vicine campagne, perché colpiti dai tedeschi che avevano cercato di ostacolarne l’avanzata. La colonna dei mezzi proveniente da Roma per dirigersi verso il nord, aveva attraversato il nostro paese entrando dalla strada di Peccio e qui era stata bombardata nelle vicinanze del ponte sulla ferrovia, detto di Don Famiano. La fama della gru dette credito ai fratelli nel paese, e così quando Gino e Quinto decisero di aprire il primo mulino per le ulive al piano terra del loro edificio, utilizzando una vecchia mola acquistata dal Conte Cancelli, la clientela venne già numerosa. In quel mulino ho lasciato anch’io dei meravigliosi ricordi di gioventù, perché proprio lì negli anni ’70, facevamo le prove con il nostro gruppo musicale, visto che Carlo, figlio di Quinto, era il nostro tastierista. Ora il mulino a Via della Stazione non c’è più, è stato spostato in Via Pietro Micca numero 19, in un grande capannone dotato dei più moderni macchinari. Nelle vecchia sede sono restate soltanto le abitazioni. A tenere alto il nome e la tradizione della famiglia c’è Quinto Salvi, classe 1921, novant’anni il 24 gennaio 2011, sprezzante della crisi ed esempio per tanti giovani di oggi che vivono nell’incertezza e nella confusione. Campo de’ fiori 28 Associazione Artistica Ivna SHU YONG, ARTISTA PROMOTORE DELL’ARTE SOCIALE INNOVATRICE, PREMIATO ALLA CARRIERA ALLA BIENNALE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA DI FIRENZE, SOCIO ONORARIO DELLA IVNA Shu Yong nasce a Xupu nella Provincia di Hunan nella Cina centrale. Attualmente vive e lavora a Bijing e Gangzhou. In giovanissima età Shu Yong si accosta alla sfera della creatività artistidella Prof.ssa ca, dando il via ad una Maria Cristina formazione e “alfabeBigarelli tizzazione” in ambito pittorico, iniziando a disegnare “calligraphy” e a dipingere con inchiostro cinese. Il coinvolgimento nel disegno e nella pittura ad olio si è concretizzato nel periodo degli studi della Scuola Superiore. Nel 1992 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Guangzhou, ma per spaziare, esce dalla monotona routine di formazione e sviluppo di base, cercando di andare oltre gli insegnamenti. L’esperienza vissuta all’Accademia gli dà l’impulso a fare altro e soprattutto ad acquisire la consapevolezza che l’arte non è qualcosa che si impara, ma qualcosa che si dovrebbe arrivare a comprendere. Così lascia la scuola per “lanciarsi” immediatamente nella società con l’obiettivo di reimpostare, rimodellare e ripensare l’atto della creatività, in un suo modo di vivere l’arte. Non ha certo consensi da parte di nessuno, neanche della sua famiglia: la scelta fatta gli procura soltanto incomprensioni e rimproveri morali…ma il giovane Shu Yong, pur non badando ad una fonte di ispirazione precisa, percepisce appieno quel velocissimo processo che coinvolge la società cinese in uno sviluppo rapido e mutevole. Shu Yong, giovane uomo della Cina, area geografica ricca di storia e di cultura, che da sempre affascina l’Occidente, è profondamente influenzato da questa realtà dalla quale assorbe il riflesso intrinseco, cioè l’intrinseco bisogno di esprimersi attraverso i vari linguaggi e le varie forme d’Arte ricorrendo alle modalità espressive di scelta e di interpretazione chiamate “performing art”: una forma che differisce dalle arti plastiche, perché essa usa l’artista stesso come mezzo per creare, ricavandone il vantaggio e la prontezza di confrontarsi direttamente con i rapidi cambiamenti sociali in una sorta di comunicazione interna tra l’artista e il senso di fare Arte. “ Al giorno d’oggi”, ci rivela Shu Yong, “non credo che la mia Musa ispiratrice sia cambiata, perché Essa è la portavoce della varia e complessa società cine- se contemporanea” che è l’infinita fonte di creatività. Il suo scopo è quello di intervenire positivamente nell’ambito della rivoluzione sociale con qualsiasi tipo di tecnica perché ognuno, seppur in modo diverso, trasmette il suo pensiero. Inoltre i “public methods” ben interagiscono con la società, perché efficaci nel comunicare un’idea, un messaggio, un sentimento e un’emozione…un mito… L’Arte di Shu Yong trova la sua fonte anche nei Miti tratti dai più vari periodi del ricco patrimonio della Tradizione Cinese. La prosperosa vena artistica di Shu Yong si irrora del sostanzioso flusso di famosi idiomi e miti misti di leggenda dai misteriosi e singolari nomi come “Taigong Diaoyu, Yuanzhe Shanggou”, “Ba Xian Guo Hai” a fronte di “A Willing Victim Letting Himself Be Caught”, The Eight Immortals Crossing the Sea” e “Succede in the Civil Service Examination in Old Times”. Le immagini, i personaggi e gli ideali di questi Miti Cinesi sono stati per migliaia di anni i visivi cardini trainanti dei vari aspetti culturale, economico, politico e religioso. Le forme ed il processo evolutivo di queste immagini sono i classici modelli di estetica cinese ed anche dello sviluppo dell’Estetica Sociale. Da ciò siamo indotti a credere che l’integrazione di queste immagini con l’Arte di Yong si realizzi nel contesto realistico della contemporaneità cinese con la visualizzazione degli antichi miti coincidenti con alcuni Stati della Cina. Durante gli anni di rapido sviluppo, la Cina nella Comunità Internazionale ha creato, fatto nascere Nuovi Miti e “Miracles” in modi incredibili, inaspettati, di difficile interpretazione per l’Occidente. Queste le ragioni per cui Shu Yong apre il Cuore d’Artista, in un atto di grande generosità, rivelandoci che la sua scelta di visualizzare il Mito Cinese, su grandi supporti , nelle sue Opere, ha come obiettivo l’ ”esternazione del fascino” e la “materializzazione” dello stesso in relazione al potere misterioso senza fine che lui intende trasmettere agli amanti del mito in genere, ma soprattutto agli appassionati occidentali in particolare della sua Arte. Possiamo sperimentarlo, osservando e ammirando una sua Opera, come l’atto sublime del concepimento, della concezione del “Mistero Mitizzato” e del “Mito Rivelato” ! Grandi Opere sia per dimensioni, sia per sensazioni! Che cosa evocano i Miti nelle grandi Opere di Shu Yong ? La risposta sta nelle bolle, la risposta sta lì ! L’accostamento di quei miti con le bolle indica il progressivo divenire della realtà in “fairyland”, una sorta di nobile ambiente magnifico e immaginario. Ancora una volta Shu Yong mette in rilievo con la sua Arte che il desiderio ed il significato dei miti creati siano duraturi e non svaniscano o scoppino come le bolle. Questo sentimento richiama ogni genere di fenomeno nella società cinese contemporanea, perché le bolle non sono soltanto un simbolo, ma anche un totem. Il Totem incarna le celate differenze di energia, di potenza come vigore, forza, coraggio per intervenire sulla società; subire il fascino della fragilità e della cromaticità segnica delle bolle significa identificarle alla natura di molte cose della realtà, nell’attualità sociale, economica e politica: una creatività artistica che descrive e scrive la collettività umana con la sua vivacità di toni e di colori, con la sua gracilità ed intrinseca bellezza. Questa filosofia della creatività di Shu rende la sua Arte soggetto e oggetto di mutevolezza metodologica e tecnica alla ricerca di nuovi sistemi di esecuzione. Shu stesso ci dice che gli piace continuamente sperimentare la novità perché è animato dalla passione dell’abbandonarsi all’inedito, su una straordinaria solida base quale quella della realtà sociale cinese come vero e proprio laboratorio d’Arte Contemporanea capace di vivere e comunicare appieno lo scorrere, l’evolversi e il mutare della meravigliosa avventura e della complessa Esistenza dell’Uomo e dell’Artista. Campo de’ fiori 29 La storia della Previdenza Sociale in Italia Premessa : in questo articolo per “ storia della previdenza sociale “ si intende quella relativa ai lavoratori del settore privato; quelli del settore di Arnaldo Ricci hanno [email protected] pubblico avuto percorsi analoghi ma non uguali. Come tutti sappiamo, l’inizio tangibile dell’era industriale in Italia, si può, più o meno, ubicare temporalmente entro gli ultimi due decenni del 19° secolo. Da tenere presente però che in Germania ed in Gran Bretagna, essa iniziò qualche decennio prima. L’economia, notevolmente prevalente, prima dello sviluppo industriale era, senza ombra di dubbio, quella agricola, rispettando tutte quelle regole scritte e non scritte, robustamente consolidate nell’arco di secoli. Ebbene, durante il periodo di questa economia ( in realtà si può affermare che essa si colloca temporalmente, da quando l’uomo conobbe l’agricoltura fino alla seconda metà del secolo 19° ) gli stati o le istituzioni esistenti nei secoli, non si erano mai minimamente posti ufficialmente il problema dell’assistenza alle persone che, per vari motivi, avevano perso le capacità fisiche che gli permettevano di lavorare nei campi oppure non le avevano mai possedute fin dalla nascita. La sussistenza a questi deboli della società preindustriale, era demandata esclusivamente alla buona volontà di organizzazioni di volontariato, capeggiate da famiglie benestanti, tramite private istituzioni di mutuo soccorso, con l’ausilio della struttura ecclesiastica, ma comunque rientranti nel campo delle più banali, prime esigenze alimentari. E’ ovvio che questo tipo di assistenza non riusciva a coprire tutte le necessità di chi non aveva più la capacità di lavorare! Chi sopperiva al resto? Si può sicuramente affermare, senza tema di essere smentiti, che a tutto il resto provvedeva la famiglia di appartenenza. Giusto per utilizzare un linguaggio , in analogia con la situazione al presente, la famiglia faceva le veci delle degli attuali enti INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), INAIL (Istituto Nazionale Assicurazioni Infortuni sul tadino, suddito di Sua Maestà Britannica. Lavoro ), SSN ( Servizio Sanitario I nostri politici di allora scelsero di accoNazionale ). I disabili e gli anziani erano starsi più all’approccio tedesco che a quelassistiti amorevolmente dalle proprie familo inglese; infatti si dette priorità alla preglie, le quali, sentivano come naturale videnza per il lavoratore, piuttosto che dovere e non come regola istituita, l’evenall’assistenza per il cittadino generico. Da tuale sostegno, ai componenti che erano noi, solo dopo la prima guerra mondiale, in situazione di disagio sociale. Quando la si iniziò ad istituire una, se pur labile, sorta famiglia non era in grado di porre in atto di assistenza al cittadino, oltre quella già la sua assistenza, non rimaneva altro che esistente nel campo della previdenza per affidarsi alle organizzazioni sovra citate, il lavoratore. E’ da tenere presente che per dove operavano privati cittadini di buona lavoratore si intende quello della grossa volontà. Per decine di secoli, la famiglia ( industria privata che stava sorgendo in intesa come un nucleo numeroso di persoItalia; d’altronde i lavoratori pubblici, a ne, dove almeno tre generazioni vivevano quei tempi, erano una piccola minoranza e insieme, nonni figli e nipoti, i quali condigià avevano una regolamentazione di previdevano le stesse mura abitative e gli videnza per la pensione, iniziata subito stessi spazi dedicati all’agricoltura ) fu l’udopo l’unità d’Italia. Gli storici sociologici nica entità preposta all’assistenza dei suoi sono d’accordo nel definire la legge N° 350 componenti più deboli. Come sopra detto, del 17/07/1898 come primo atto legislaticon l’inizio dell’era industriale, questa convo che sancì la nascita della previdenza suetudine iniziò ad incrinarsi. I contadini si sociale in Italia; questa istituzione, ovviatrasferirono presso le città industriali e l’amente, non aveva tutte le caratteristiche gricoltore diventò operaio; quando l’opedella previdenza attualmente gestita raio si trasferiva in città, portava con se al dall’Inps. L’anno 1898 vide anche la nascimassimo la propria moglie ed i propri figli; ta di un’altra importantissima istituzione a i nuclei familiari diventarono più piccoli; il favore dei lavoratori dell’industria, estesa benessere aumentò ma quando il capo successivamente ad altri lavoratori; la famiglia perdeva, per una ragione o per famosa legge N° 80 del 17/03/1898 che l’altra, le sue capacità lavorative, non istituì in modo obbligatorio, sia per i lavopoteva contare più sull’aiuto dei propri ratori che per i datori di lavoro, l’assicuragenitori o dei propri fratelli. I responsabili zione contro gli infortuni sul lavoro. Anche delle istituzioni, iniziarono a capire che questa istituzione non aveva tutte le caratqualcosa bisognava fare per ripristinare teristiche dell’assicurazione attualmente una sorta di sicurezza sociale che il nucleo gestita dall’ Inail. familiare agricolo, aveva tenuto in piedi, in continua sul prossimo numero .... modo naturale e senza regole scritte, nei secoli precedenti. In Italia, la rivoluzione industriale, arrivò qualche decina d’anni dopo quella tedesca, francese e britannica (per citare le più importanti). Quando il problema sociale dei lavoratori emerse da noi, esso era già stato affrontato in Germania ed in Gran Bretagna ma con due filosofie diverse. La filosofia tedesca ( dettata da Otto Furst Von Bismarck ) metteva al centro del problema il lavoratore in quanto tale; quella britannica, invece, (perfezionata successivamente da Lord William Beveridge) il cit- Palazzo della attuale direzione nazionale Inps Roma EUR Campo de’ fiori 30 Montalto di Castro A breve, la nuova centrale nucleare? La prima avventura del nucleare in Italia si interruppe bruscamente con il “Referendum” del 1987, ma ora, dopo ventitré anni, il Governo si accinge a tornare sui suoi passi, cercando di individuare i siti più di Secondiano Zeroli opportuni per la costruzione di nuove centrali. Tra le vecchie ubicazioni, quella che ci riguarda più da vicino, vale a dire quella di Montalto di Castro, sembra essere considerata la più idonea ad essere interessata ad una rapida “messa in cantiere”. Ci sono, d’accordo, ancora da superare molti ostacoli burocratici, occorrono delibere e decreti vari, da parte del CIPE e del Ministero dello Sviluppo, mentre la creazione dell’Agenzia per la Sicurezza, è ferma tra veti incrociati dei partiti sulla scelta dei nomi, ma è opinione generale che sarà proprio Montalto di Castro ad inaugurare il nuovo corso del nucleare in Italia. A questo proposito cominciano già a prendere corpo polemiche e dichiarazioni allarmate di chi è contrario, mentre non mancano nemmeno delle interrogazioni parla- mentari, come quella di ENRICO GASBARRA, deputato del P a r t i t o Democratico ed ex presidente della provincia di Roma. Gasbarra chiede se Montalto rientra effettivamente tra i siti dove è prevista la realizzazione d’un impianto nucleare e se, sempre a Montalto, sia prevista anche l’individuazione di aree dove realizzare il deposito nazionale per le scorie nucleari e se vi sia uno studio relativo all’eventuale realizzazione di detti impianti. Nella sua interrogazione, l’ex presidente della provincia di Roma si chiede ancora se non sarebbe il caso di interessare della questione, la popolazione locale, per aver- ne l’approvazione o il diniego, come già accaduto in Belgio, in Francia e nel Regno Unito. Campo de’ fiori “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA ZETMAN di Masakazu Katsura edito da Star Comics, 14 volumi in corso Affascinante e maturo. Non si può raccontare la trama di questo fumetto in poche righe, è troppo articolata. Mi limiterò, quindi, a scrivere le sensazioni che mi ha suscitato. Il bene e il male, cos’è giusto, cos’è sbagliato, diventeranno scelte sempre di meno chiare per Jin, il Daniele Vessella protagonista. E questa ambiguità darà vita alle azioni del ragazzo con i comprimari della serie. L’autore approccia la psicologia di Jin in questo modo per farci capire che nulla è sbagliato, nulla è esatto, se non si ha il coraggio di scegliere una determinata strada anziché un’altra. Jin, come quasi tutti i ragazzi del mondo reale, incarna l’istinto puro e non ci pensa molto prima di operare una scelta, errata o azzeccata che sia. Per caratterizzare Jin, l’autore parte da lontano: ci descrive un bambino generoso e impulsivo, che non conosce la sua vera forza portando con la stessa facilità pace e odio. Anche crescendo, pur avendo conosciuto l’affetto delle persone che lo circondano, la forza rimarrà l’unico modo per ottenere quello che desidera. Inoltre, l’autore mescola sapientemente fasi di azione pure a quelle più statiche di introspezione, pur non rinunciando al suo marchio di fabbrica: le situazioni amorose. Il tutto è ben bilanciato, facendoci scoprire le carte della storia lentamente. Dal punto di vista puramente grafico, il disegno è fantastico, e si notano gli anni di esperienza che l’autore ha accumulato disegnando ogni tipo di manga. Il dettaglio grafico è buono, così come la cura per i particolari. Sebbene Katsura sia famoso per le sue serie sentimentali, il meglio si nota in Zetman durante le scene di pura azione, quando il combattimento gli permette di ottenere il livello massimo della sua espressività. Non sappiamo cos’ha in mente l’autore per il proseguo della storia, ma dai presupposti sembra un orizzonte molto oscuro. Certo, non si può additare come un fumetto cervellotico, ma per come è strutturato si eleva al di sopra di molti manga d’azione. Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ Protegge i tuoi valori Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] 31 Campo de’ fiori 32 Che cos’è il futuro? Della complessa dimensione del tempo, abbiamo voluto prendere in considerazione, per questa meditazione filosofica, il futuro. Quella parte cioè del tempo che si dà, a poco a poco, nel del Prof. Massimo mentre che io, nel Marsicola mio starci come essere presente dotato di coscienza, mi apro alle cose. La caratteristica principale del futuro è quella di “non essere ancora” e, per Hegel, semplicemente “non essere”. Tuttavia, il fatto che io ci sono nella puntualità della presenza dell’adesso, implica, come si è detto, un registrare il darsi del tempo come cosalità dell’ente, che si offre, in quanto è a disposizione. Il coglimento è l’apertura verso l’offerta. L’offerta è lì a darmisi per il coglimento. Il futuro, allora, è possibilità dell’incontro fra gli enti che si offrono e l’apertura verso gli enti di cui l’uomo costitutivamente partecipa. Il futuro incalza l’uomo e gli si offre come possibilità che gli sta già davanti. Ogni uomo, ogni singolarità soggettiva, attraverso la puntualità dell’esser presente dell’adesso, si vede costretto a muovere verso il futuro che ha dinanzi. Futuro, quel “non ancora”, che lo costringe ad agire per poter approdare al “non ancora” pronto a cedere all’adesso, di modo che questo riceva luce dall’accadimento. Futuro che lo costringe a ricordare l’anticipazione nel passato. Il futuro infatti è destinato a diventare passato. Il futuro è destinato. Il futuro è il luogo della destinazione del destino; ma anche il luogo che si lascia abitare dall’immaginazione anticipatrice della coscienza che ritorna nelle cose come realizzazione effettiva già destinata al passato. Nel momento dell’immaginare si realizza insieme il concepire. Concepire che rende possibile ciò che prima era privo dell’essere, allo stesso modo di come ne è privo il futuro. L’immaginare anticipante colloca “l’oggetto” o, meglio sarebbe dire “l’evento”, nel futuro che ti viene incontro per diventare presente e passato. L’evento di là da venire è già, in quanto concepito; ed in quanto concepito è già nel presente; riceve l’essere per il suo concepimento, ma deve, dal futuro in cui è collocato per il concepimento, diventare presente nell’atto e per l’atto, che lo rende effettivamente partecipato. Il centro, il fulcro, l’obiettivo dell’incalzante destino è l’uomo stesso; ogni singolo uomo. E la facoltà per mezzo della quale ogni cosa ha ricevuto il suo essere e prende senso è la coscienza. Nella coscienza sono riunite, in quanto vi confluiscono già come presenti nell’atto dell’aver presente qualcosa, le principali tre dimensioni del tempo: presente, passato, futuro. La quarta dimensione del tempo, ossia l’eternità, è sullo sfondo che regge, nel presente, le altre due. No, non c’è un errore. L’eternità è presente nel presente, come garanzia del passato e del futuro. L’adesso che scorre di continuo verso il futuro per diventare subito dopo passato è quello che regge le altre due, ed è, in quanto reggente, lo stesso che l’eterno. La caducità dei due, passato e futuro, si condensa nel presente che sempre è. Del presente infatti, nessuno può dire “non è”, mentre per gli altri due, si può dire “non è”. Nel presente, il passato “non è più”; e il futuro “non è ancora”. Ambedue, il passato e il futuro “non sono” se non passano per il presente, ossia per l’atto; per ciò che li rende attuali, visibili. Tuttavia, per la coscienza che è struttura dell’attualizzazione del tempo, sono come tolti, sono come potenza, direbbe Aristotele. Il presente, ancora una volta va detto per sottolinearlo, è lo stesso che l’eterno, dove passato e futuro non sono. Ma mentre la coscienza che sostiene gli altri due e rende visibile l’eterno è finita, l’eterno cui essa rimanda perché già da sempre vi partecipa è Dio stesso. Si potrebbe dire, allora che Dio, l’Eterno, è presente nella coscienza come espressione della coscienza mediante l’atto nell’ambito del mondo. Alla fine: il futuro è dato(è offerto) dall’eterno ad ogni essente affinché possa agire nel presente per diventare ciò che è. Rispetto all’uomo si potrebbe dire: il tempo passa per la sua coscienza (l’adesso), diventa passato nella memoria; si dà come possibilità e speranza(futuro). Man mano che “il tempo passa” l’uomo, nella sua singolarità in atto, incrementa il passato e vede decrescere il futuro. Ciò potrebbe venire così rappresentato: a) l’uomo a 10 anni di età futuro b) l’uomo a 40 anni di età passato futuro c) l’uomo a 80 anni di età passato Da questo schema si deduce che la singolarità della coscienza(il punto di intersezione), indicante l’atto presente, è sempre uguale a se stessa anche se, si potrebbe dire, implementa in profondità in considerazione di ciò che ogni volta ha assunto e può considerare come nuovo. Salta agli occhi, invece, la sproporzione tra il passato che, andando avanti negli anni, assume un sempre maggiore peso e il futuro, il cui peso invece, diminuisce. E’ l’immagine inversa della clessidra messa in orizzontale: il futuro dovrà, passando per il punto coscienza, travasare nel passato. Quando siamo vicini alla consumazione della polvere ci troviamo nell’estremo futuro. Campo de’ fiori 33 L’OSPEDALE ANDOSILLA In questi giorni ci sono state manifestazioni per salvare il nostro ospedale dalla chiusura di alcuni reparti e in questo articolo vorrei ricordare un po’ la sua storia e di quanto sia stato ed è importante per noi di Francesca Pelinga civitonici e per gli abitanti dei paesi vicini. Già nel 1515 a Civita vi era un ospedale ,nel 1719 durante il periodo in cui era vescovo Mons.Tenderini, era suddiviso in due settori: OSPEDALE DEI PELLEGRINI E OSPEDALE DEGLI INFERMI. Divenne una struttura organica diretta dalla Confraternita di S. Giovanni Decollato ,la cui direzione era composta dal delegato del vescovo,da un rappresentante della comunità e dai canonici della cattedrale. Le riunioni della Confraternita avvenivano nella chiesa di san Giovanni Battista a pochi metri dalla chiesa di San Benedetto,trasformata in abitazione dal vescovo Ercolani nel 1844. La Confraternita cessò il 14/ 09 /1817. Una seconda confraternita detta della Santissima Trinità si occupava invece dell’assistenza dei pellegrini diretti a Roma, con l’obbligo di dare loro un riparo. La marchesa Orsola Andosilla l’11 novembre 1829, come da rogito conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano, lasciò i suoi beni per destinarli all’Ospedale cittadino retto da una Confraternita detta “Orazione e Morte “ composta da vari rappresentanti e da un incaricato comunale. Nel 1831 la marchesa Andosilla morì ma la Confraternita non entrò in possesso del patrimonio sino al 1837, in quanto la marchesa nel suo testamento aveva nominato erede usufruttuaria, vita natural durante, sua cognata Teresa e soltanto alla sua morte si potè costruire il nuovo ospedale che venne realizzato nel 1870 in via Ferretti al posto di vecchie costruzioni medievali che vennero abbattute. Come ci racconta Oronte del Frate nella Guida storica e descrittiva della Faleria Etrusca ,il maestoso Ospedale Andosilla fu costruito dalla Società Cooperativa che,per questo, fu premiata all’Esposizione di Milano. Grazie all’aiuto della nostra biblioteca, sono riuscita ad entrare in possesso di un rendiconto statistico e note cliniche delle cure prestate nell’ambulatorio e pronto soccorso del 1906 scritto dal dottor Vittorio Rainaldi nel tredicesimo anno di esercizio presso il nostro Ospedale. Il dottor Rainaldi venne assunto dal Comune nel 1895 e assunse anche il servizio dell’Ospedale Andosilla. Inviò al Comm. Avv. Alberto Conte Cencelli questo resoconto poiché questi, nel 1893, era stato eletto consigliere provinciale di Roma per il mandamento di Civita Castellana. Nel 1905 il Conte fu eletto Presidente della Deputazione provinciale di Roma, carica che tenne fino al 1914. Negli anni di presidenza della Deputazione, curò diversi aspetti dell’amministrazione, quali la sistemazione del bilancio, e la modernizzazione dell’ente nel campo dell’assistenza ospedaliera. Nella sua riforma il Conte Cencelli istituì le camere di pronto soccorso, cosa che il nostro dottore aveva già fatto nel nostro ospedale per prestare cura agli infermi, senza che questi dovessero andare sino a Roma. Quando il dottore prese servizio trovò il nosocomio in condizioni pietose, non vi era la camera operatoria, non la sala medicheria, quindi si diede da fare per istaurare i servizi interni, istruire il personale all’assistenza chirurgica e dopo aver sistemato tutto ciò, cominciò a pensare di gettare le basi per un servizio ambulatoriale per coloro che, per malattie lievi o per condizioni economiche, non potevano restare nell’ospedale. Tutto ciò però doveva essere fatto senza gravare sul bilancio dell’Istituto. Allora adibì ad ambulatorio una piccola sala del primo piano, la arredò con un letto, una cassapanca, un tavolinetto, due sedie, tre boccioni per antisettici, qualche bacinella. Ma l’ubicazione della saletta era scomoda perché per accedervi bisognava attraversare la corsia degli uomini. Dopo tre anni finalmente utilizzò il locali del pianterreno rimasti liberi per il trasloco del reparto donne al piano superiore, e finalmente nel 1 gennaio 1899 inaugurò il pronto soccorso esattamente nei due ambienti (attuale farmacia in Via Ferretti) posti di fianco all’ingresso principale: uno la sala d’aspetto, l’altro con quattro ampie finestre per le consultazioni e per le cure ambulatoriali. Nel 1899 curò 301 malati, 426 nel 1900, 469 nel 1901, 478 nel 1902, 564 nel 1903, 680 nel 1904, 674 nel 1905, 765 nel 1906. Vi era una presenza di circa 25 persone al giorno che ricorrevano alle cure mediche e ed era frequentato anche dagli abitanti dei paesi vicini, si ammettevano, pur non avendone diritto, le guardie carcerarie, gli alunni del Seminario, le orfane, e i militari della caserma Cosenz., inoltre si risparmiava sui malati che venivano dimessi perchè pote- vano continuare le cure nell’ambulatorio. Il dott. Rainaldi percepiva L.16,12 per questo servizio che il comune comprendeva sullo stipendio di L.250.000 lorde assegnate alla condotta. Il nostro pronto soccorso così all’avanguardia era conosciuto dall’Ufficio Sanitario della Provincia, lo aveva visitato il medico Provinciale dott.Ravicini, l’Ispettore alla Direzione generale della Sanità del Regno e il suo segretario, consigliere di Prefettura a Roma, il medico Provinciale, i maggiori professori della medicina di quel tempo come il Prof. Scellingo, che diede anche consultazioni ed eseguì operazioni non gravi, il Prof.Bastianelli, Micheli, Sciupfer. Nel pronto soccorso venivano curate malattie degli occhi, fratture, ustioni, processi infiammatori, fistole anali, lesioni dell’arto inferiore, cura degli organi femminili; insomma chi si presentava aveva cure in ogni ora del giorno e della notte. La notte del 10 luglio del 1906, verso mezzanotte, dalla campagna di Corchiano venne trasportato d’urgenza all’ospedale un uomo di 62 anni, aveva ricevuto da un toro un colpo di corna al ventre e, sia per l’emorragia, sia per il lungo viaggio, (non c’erano le autoambulanze) era in condizioni gravissime, e, per di più, era un soggetto malarico, malattia diffusa allora nel nostro territorio. Aveva uno squarcio dallo scroto al ventre ed era stato bendato con una fascia da bambino. Aveva chiesto ai familiari di portarlo a Civita, perché soltanto lì potevano salvarlo. Il dott.Rainaldi aiutato dal dott.Riccioni, veterinario, e dal collega dott. Garelli, riescono a salvarlo. Durante l’intervento l’uomo baciava la mano ai dottori pregandoli di salvarlo e dopo un mese era guarito. Quando fu invitato a fare il suo dovere verso i suoi salvatori, rispose che lui non doveva nulla perché il suo Comune aveva pagato l’ospedale. Già, nonostante le poche medicine dell’epoca, di tutti i pazienti curati, ne morì soltanto uno per gravi ustioni. Il dott.Rainaldi concludeva nel suo rendiconto che a Civita Castellana vi era una fiorente industria, che l’ospedale era sulla via Flaminia dove vi era un grande traffico, e raccoglieva malati dei dintorni, mandati dai medici condotti e godeva di rinomanza fra la popolazione. Questo è soltanto una piccola parte di quello che è stato fatto in questi ultimi cento anni e chissà se qualcuno dei nostri politici, leggendo il resoconto del dottore, non voglia magari cambiare idea. Campo de’ fiori 34 CIVITONICI ILLUSTRI: PROSPERO MAZZONI (1680-1755) Il Decano dei medici di Civita Castellana di Enea Cisbani Il rinvenimento in un noto archivio romano, del carteggio del Dott. Prospero Mazzoni, il primo medico chirurgo, di cui abbiamo notizie certe e documentate, operante nell’Ospedale Andosilla di Civita Castellana tra il 1713 e il 1755, permette oggi di poter tracciare un quadro generale della sanità nel Lazio, e nel viterbese in particolare, nel XVIII secolo, e di aggiungere un ulteriore tassello storico alla centenaria vicenda dell’Ospedale Andosilla, oggi al centro di aspre dispute politicosociali, ma indiscutibile vanto e gloria di Civita Castellana. Un glorioso ente cittadino, fondato dalla comunità di Civita Castellana nel lontano 1560, quando la ricerca medica e scientifica non disponeva dei moderni mezzi per la diagnostica, ma tutto era affidato alla perizia e all’esperienza del medico, definito allora “cerusico”, stipendiato dalla stessa giunta comunale e posto al servizio della cittadinanza. Tra il 1713 e il 1755, il Dott. Mazzoni opera in una comunità formata da 1800 abitanti e insieme con Soriano nel Cimino e Caprarola, uno dei centri urbani più densamente popolato, dopo Viterbo, dei territori posti a nord di Roma. Il Mazzoni nasce a Bologna nel 1680, e dopo gli studi ginnasiali, si trasferisce a Roma nell’Archiginnasio per completare gli studi medici e scientifici. Nel 1713 opera già a Civita Castellana presso l’ospedale cittadino, come attestano alcune lettere inviate alle autorità del tempo dove chiede un periodo di riposo di un mese, per riposarsi e riprendersi dalle fatiche del lavoro. Non bisogna dimenticare che l’ospedale civitonico in quei tempi era l’unico della zona e il suo bacino di utenza interessava tutti i comuni limitrofi, quindi il medico chirurgo era costretto a lavorare in condizioni ambientali pessime e di stress elevatissimo, con turni massacranti, e in condizioni igieniche intollerabili se confrontate con i protocolli medici attuali e dove era elevata la mortalità, in particolare infantile. La stessa Civita Castellana data la presenza della guarnigione del Forte Sangallo, inoltre, era soggetta continuamente al passaggio di truppe straniere e pontificie e i feriti delle varie campagne militari venivano ricoverati nell’Andosilla per le cure mediche del caso. La mortalità tra i militari era nell’ordine del 60-70% dei soggetti ricoverati, dovuta essenzialmente ad infezioni post-operatorie, come ad esempio la setticemia nell’amputazione degli arti. In alcuni documenti si citano le spese per le cure a soldati francesi di passaggio, nell’ordine di ottomila scudi, una cifra elevatissima per i tempi. Il Mazzoni opera a Civita Castellana in un periodo lunghissimo di tempo, anche se non bisogna dimenticare che veniva spesso richiesto da altri comuni per risolvere epidemie e casi medici di varia natura. In una lettera datata 10 Marzo 1743, si legge: ”…li gemiti communi e l’estrema necessità, che da un mese e più travagliano queste terre e massimamente la generale influenza e raffreddori, mi commuovono in estremo vedendo chè in effetti la maggior parte degl’infermi periscono per inedia per la gran povertà che li opprime………., lei sa quanto io m’adopri coll’assistenza personale e il mio lavoro, ma siccome il male è universale et estrema la penuria di ciascuno, non posso soccorrer tutti….., Civita Castellana 10 Marzo 1743”. È senza dubbio uno dei passaggi più importanti tra le missive rinvenute, dove sono descritte con ricchezza di particolari gli effetti di una epidemia influenzale nella nostra città, senza alcun rimedio medico come antibiotici e antinfiammatori, con una mortalità elevatissima. Sono anche la testimonianza di un medico e uomo di scienza consapevole dei suoi limiti, inerme di fronte alla gravità della malattia e senza porvi porre alcun rimedio medico, ma conscio dei suoi doveri e della sua elevata responsabilità sociale. Non bisogna dimenticare, infine, le epidemie coleriche che imperversano tra il 1740 e 1750, e quella tragica del 1834, che miete numerose vittime, non meno dell’epidemia del 1880. In un carteggio datato tra il 1744 e il 1745, invece, descrive gli effetti del passaggio di truppe austriache che stazionarono nei terreni oggi di via Gramsci e del complesso scolastico XXV Aprile, per poter ricoverare i feriti nell’ospedale, definito l’unico della zona. Per dovere di cronaca, la comunità presentò al generale austriaco il conto di 3.400,80 scudi senza però ricevere la somma richiesta, anzi rischiando addirittura la fucilazione. La somma fu, però, compensata da nuove tasse sulla popolazione. Tutte le lettere terminano intorno al 1755 e dobbiamo presumere che in quegli anni il Mazzoni sia scomparso e sepolto in un luogo ai posteri sconosciuto. Ricordare il medico chirurgo PROSPERO MAZZONI, significa ricordare i medici e il personale che hanno contribuito dal 1560 ad oggi, alla crescita e all’affermazione dell’Ospedale Andosilla, vanto e gloria di Civita Castellana. L’Ospedale Andosilla oggi Campo de’ fiori 35 Missioni di Semi di Pace International nel mondo E’ partita in questi giorni una delegazione di 5 volontari di Semi di Pace per la Romania. Il viaggio-missione riguarda il progetto “Cuore di Romania” attivo a OdoreheiuSecuiesc e rivolto a 150 bambini, alcuni dei quali orfani, che sono ospiti della Casa S.Giuseppe, a 600 km da Bucarest. Indipendentemente dalla loro etnia o religione, queste vite in difficoltà sono seguite con cura dalla Congregazione del Cuore Immacolato perché possano sviluppare capacità e costruire il loro futuro. Il capo-missione e responsabile del gruppo è l’ing. Giancarlo Andreoli. Fino al 31 ottobre, invece, un altro gruppo di volontari composti da un’equipe medica e paramedica sta operando in Burundi per il progetto “LUCE”, un progetto per contrastare il progredire della cecità nei bambini e nelle persone adulte, correzione della vista con occhiali ed attraverso l’equipe sanitaria per l’intervento chirurgico nelle strutture ospedaliere locali, dove non esistono medici. Il responsabile per la missione è Claudio Bondi, per l’equipe medica è il dottor Vincenzo Mittica. Prossimamente altri volontari partiranno per Cuba e per l’India. L’anno 2010 si chiuderà con 13 missioni realizzate nel mondo tra Cuba, Repubblica Dominicana, Haiti, Nicaragua, India Romania, Burundi. Tanti giovani ed adulti si sono resi disponibili per queste esperienze forti di servizio che accorciano le distanze e ci fanno sentire un’unica famigli. L’Associazione sta sviluppando molto i “viaggi solidali”, soprattutto nelle nazioni dove sono attivi i progetti di “sostegno a distanza” dei bambini per offrire di tanti benefattori italiani la possibilità di incontrare e conoscere, quindi, i bambini sostenuti. Per informazioni Associazione Umanitaria Semi di Pace International 0766842566oppure www.semidipace.org 1955 Ci piace pubblicare un carosello di alcune delle vecchie pubblicità presenti sul Numero Unico dell’anno 1955. Come si può notare la pubblicità era molto più semplice e diretta. Alcune di queste attività sono oramai dismesse, altre sono entrate nel nuovo millennio mantenendo il loro nome originario, o avendolo mutato in quello delle nuove gestioni. Anche l’ubicazione, in alcuni casi, è cambiata. Appuntamento al prossimo numero per ricordare altri nomi della storia del commercio civitonico... di Riccardo Consoli Nel 1938 il Downbeat, un giornale di informazione Jazzistica, pubblicava un articolo che cominciava così: “ … è’ ormai manifestamente noto che, senza possibilità di equivoci, New Orleans è la culla del jazz e che io in persona ne sono stato il creatore nell’anno 1901, molto prima che fosse formata la Dixieland Band … ”. Quell’articolo portava la firma di Ferdinand Joseph La Menthe meglio noto come Jelly Roll Morton, pianista di New Orleans che i posteri ricorderanno più per sue bravate che per la sua musica, anche se fu certamente uno dei musicisti più dotati del primo periodo della Storia del Jazz, oltre che uno dei suoi più pittoreschi personaggi. Nato a New Orleans intorno al 1885, del tutto incerta è la sua data di nascita, era un creolo di colore molto orgoglioso delle sue lontane origini francesi, snob e anche un po razzista considerava i negri dalla pelle scura Niggers; molti dubbi anche sulle sue origini, suo padre era veramente Ed La Menthe come egli stesso assicurava? La madre, dopo aver cacciato di casa La Menthe, pare fosse un imbroglione, si unì con tale William Morton, un facchino che trasportava le valigie negli alberghi di New Orleans e che probabilmente era il suo vero padre; cominciò a suonare giovanissimo la chitarra nel negozio di barbiere di uno zio, solo più tardi e con una certa riluttanza, a quell’epoca il pianoforte era considerato adatto alle signorine, era passato a questo strumento. A sentire lui aveva appena diciassette anni allorquando invase il quartiere di Storyville dove, per alcuni anni, suonò il pianoforte in alcuni delle più eleganti case di piacere dove molte delle giovani che li lavoravano pare andassero matte per il pianista che chiamavano con il nomignolo di Winding Boy a sottolineare le sue notevoli virtù di amatore, successivamente egli stesso decise di farsi chiamare Jelly Roll, un nome dal significato osceno. Il soggiorno di Winding Boy a Storyville durò poco, già nel 1904 egli cominciò a vagabondare qua e la per gli Stati Uniti tornando solo di rado a New Orleans città che abbandonò definitivamente nel 1907. Ciò malgrado, Jelly Roll Morton ha avuto una grande importanza nel Jazz tradizionale, è nella sua musica che si trovano le derivazioni del Jazz da certi temi popolari spagnoli e francesi che sicuramente erano di moda nei primi anni del secolo fra i creoli di New Orleans. E’ ancora nella sua musica che si trova, per la prima volta, un tentativo intelligente di fare Jazz usando testi classici come il Miserere dal Trovatore di Verdi o il Sogno d’amore di Liszt, temi dei quali si appropriò senza alcun pudore, ma anche se questa sua capacità birbonesca di manipolare le musiche altrui mette in risalto più le doti negative dell’uomo che quelle positive del musicista, al pianoforte Jelly Roll Morton fu estremamente originale e piacevole. Era sempre elegantissimo e in occasione di una sua apparizione a New York, James P. Johnson riferì di averlo visto in un locale di Harlem accompagnato da due belle ragazze che lavoravano per lui: “…aveva un fare regale e uno stile tutto suo di avvicinarsi al pianoforte, si toglieva il soprabito fornito di una fodera speciale tale da attirare tutti gli sguardi, lo rivoltava, con molta solennità lo appoggiava sul pianoforte come se quel soprabito valesse una fortuna e dovesse essere trattato con molta delicatezza, tirava fuori dalla tasca un grande fazzoletto di seta con il quale spolverava lo sgabello, poi sedeva e cominciava a suonare un suo accordo particolare, una sorta di marchio di fabbrica, quindi attaccava con un Ragtime molto vivace che serviva a sbalordire il pubblico…” Jelly Roll Morton lavorò in molti locali di Los Angeles dove gestì pure una bisca facendo molti affari, qui sposò Anita Gonzales - Sweet Anita alla quale dedicò molti dei suoi temi famosi e che collaborò con lui per mandare avanti una pensioncina ed a condurre quella particolare vita dispendiosa per la quale provava una irresistibile vocazione; separatosi ben presto, si trasferì o meglio, come diceva invase Chicago, città fatta su misura per un musicista come lui. Nel settembre del 1926 Jelly Roll entrò negli studi della Victor per registrare una prima serie di dischi con un complesso riunito per quella occasione che chiamò Red Hot Peppers del quale facevano parte alcuni dei migliori musicisti originari di New Orleans, complesso che tenne insieme e diresse fino al 1930 e con il quale effettuò diverse altre registrazioni che sono universalmente con- siderate fra i capolavori del Jazz tradizionale e sono ammirevoli per l’ingegnosità e l’originalità delle composizioni e degli arrangiamenti, nonché per la perfezione delle esecuzioni; è stato scritto che mai incisioni di Jazz erano state preparate con tanta cura, con ogni probabilità ciò risponde al vero, quantomeno nell’ambito del Jazz tradizionale. Nel maggio del 1938, presso l’Auditorium della Biblioteca del Congresso, Jelly Roll Morton dette corso al racconto della sua vita avventurosa illustrando questa narrazione con numerosi esempi musicali; evocò un mondo pittoresco e affascinante popolato di cialtroni, vagabondi, prostitute, pianisti di bettola, illustrò i principi della sua vita estetica ed imitò lo stile di pianisti da tutti ormai dimenticati tranne che da lui, dimostrò di possedere una intelligenza vivissima, un grande talento ed uno smisurato ego. Qualche anno dopo Alan Lomax riusci a raccogliere molto del materiale che riguardava questo pianista che, integrato con diverse testimonianze, costituì un coloritissimo libro dal titolo: Mister Jelly Roll. Alla fine del 1940, avendo ricevuto dai medici il divieto assoluto di rimettersi a suonare, soffriva di cuore e di una brutta asma, essendo ancora animato dal suo spirito di avventura, ma anche per andare a vivere in un clima migliore, caricò tutte le sue cose su due automobili e si mise in viaggio alla volta di Los Angeles; quì Jelly Roll Morton morì il 10 luglio 1941 praticamente dimenticato da tutti. Campo de’ fiori 37 L’angolo del Bon Ton Dove organizzare il pranzo di Nozze I posti dove poter organizzare il pranzo o la cena per festeggiare con parenti e amici sono molteplici, le uniche poche considerazioni da fare sono quelle inerenti allo spazio, all’arrivo degli di Letizia Chilelli invitati, alla disposizione degli stessi e alla disposizione del tavolo degli sposi. Per prima cosa, quindi, ci si dovrà assicurare che lo spazio sia sufficiente per poter permettere a tutti gli invitati di poter alzarsi agevolmente dai propri posti, quindi occhio alla disposizione dei tavoli, non dimentichiamo mai, poi, che gli sposi dovranno sempre essere visibili a tutti da ogni lato della stanza, da evitare quindi, quando possibile le varie separazioni degli ospiti in più stanze; altra valutazione da fare come abbiamo detto prima è sul tragitto da compiere per arrivare al luogo, gli sposi dovranno assicurarsi che tutti sappiano arrivare al posto dove si svolgerà il banchetto, forniranno quindi delle cartine geografiche in modo che nessuno possa sbagliare strada; altra giusta osservazione da fare è il parcheggio del luogo che deve contenere tutte le auto degli invitati, non c’è cosa più spiacevole, infatti, di dover parcheggiare la propria auto sul ciglio della strada appunto perché lo spazio per il parcheggio non è sufficiente ed avere per tutta la durata del pranzo la paura che la macchina possa subire danni o multe, l’invitato ricorderà il vostro matrimonio come un incubo! Ultimo elemento da valutare è la possibilità del brutto tempo, ci si dovrà quindi assicurare che se il banchetto non potrà essere svolto all’aperto, ci dovrà essere comunque la possibilità certa di poter svolgere la festa in uno spazio ampio all’interno. Ecco alcuni suggerimenti che le ultime tendenze in fatto di matrimonio offrono su dove poter festeggiare il giorno delle Nozze. La villa d’epoca Si sceglierà una villa d’epoca per un matrimonio raffinato. Bella sarà appunto la raffinatezza degli ampi locali con affreschi che accoglieranno gli invitati subito dopo l’aperitivo che verrà offerto in giardino. Le musiche da scegliere saranno classiche, le decorazioni e i fiori avranno colori tenui, proprio per circondarsi di eleganza. Il castello E’ il luogo per il matrimonio romantico per eccellenza. Il castello, con le sue sale ricche di storia, leggende e tradizioni, farà da cornice ad un matrimonio “irreale”, di altri tempi. Raccomandabile nel castello il matrimonio nei mesi invernali, grandi sale con camini accesi e menù “ispirato” al Medioevo accoglieranno gli ospiti già rapiti dalla maestosità del castello, delle sue torri e mura, magari innevate. Qui è d’obbligo un abito da sposa principesco che farà da corollario a delle nozze uniche. Le musiche saranno “medievali”, le decorazioni saranno ispirate alle scene dipinte nel castello e ne richiameranno i colori degli arazzi e dei dipinti presenti. Il casale Soluzione ottima per una festa informale, qui la faranno da padrone la freschezza, la spontaneità ed i colori. Le musiche saranno country, il pranzo sarà servito nell’aia, all’insegna della “calda cordialità”; le composizioni floreali saranno con fiori di campo allegri e colorati, le tavolate saranno lunghe e rettangolari. Le danze si protrarranno fino all’alba! La discoteca Questa soluzione è rigorosamente riservata alle coppie di giovanissimi sposi che hanno voglia di scatenarsi. La cena sarà a buffet, le decorazioni saranno con colori vivaci. Le musiche che andranno per la maggiore saranno i latino-americani. Spesso, però, si preferisce la soluzione ristorante/discoteca, in modo che venga garantito il dopocena sia alle persone che vogliono scatenarsi sulla pista da ballo, sia per chi preferisce rimanere in un luogo più tranquillo. Il ristorante E’ la soluzione scelta maggiormente poiché garantisce grandi feste familiari o comunque senza grandi formalità. Si può scegliere, spesso, anche il pranzo a tema con cibi che rispecchiano i luoghi panoramici e le tradizioni culinarie della zona, il tutto servito in grandi sale o verande elegantemente decorate. Appuntamento al prossimo numero dove parleremo dell’orario e del menù da servire in base appunto al momento della giornata in cui si sceglierà di festeggiare. Campo de’ fiori 38 CERVICALE (cervicalgia) Quali sono le cause, gli strani sintomi che può creare e la terapia adatta per questa patologia… del Dottor Patrizio Lazzarini fisioterapista Quando si parla di cervicale (cervicalgia) si intende un dolore al livello del collo. Il dolore parte dal collo e da lì si irradia alle spalle (trapezi) e, nei casi più gravi, alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti. Quali sono le cause del dolore cervicale? Le cause dei dolori cervicali sono diverse. Nella maggior parte dei casi (80-85%), all’origine del dolore, c’è un’alterazione non grave, che interessa le strutture meccaniche situate nella regione delle prime vertebre della colonna: si tratta dei muscoli, dei legamenti, dei dischi intervertebrali e delle articolazioni posteriori che garantiscono sia il movimento (il collo ha un’estrema mobilità per consentire allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni), che il sostegno (il collo, struttura esile, sostiene la testa che è molto pesante). Basta, infatti, uno sforzo non adeguato, che può essere istantaneo e brusco o prolungato, a livello del collo, a creare una lesione di queste strutture. Insomma, uno stress meccanico esagerato e non corretto, rispetto a quello che queste strutture possono sopportare, provoca dolore. In questa situazione, spesso, si inserisce lo stress che, provocando una contrattura della muscolatura, favorisce l’insorgenza di micro-lesioni. Cosa succede esattamente? Il collo è progettato per il movimento, così come tutto il corpo. La nostra vita quotidiana, invece, ci costringe, nella maggior parte dei casi, a stare fermi, troppo fermi. Le richieste funzionali che facciamo al nostro collo sono inadeguate: si cerca un oggetto e, invece di girare la testa, si mantiene una postura fissa, si sta seduti davanti ad un computer e si tende ad allungare il collo. Queste situazioni portano, inevitabilmente, ad avere una contrattura della muscolatura, perché manca la risposta del movimento: il muscolo è contratto, pronto per reagire ad uno stimolo esterno di movimento che ci deve essere e che non c’è: di conseguenza continua a rimanere contratto (sforzo prolungato). Questa esagerata stasi provoca una sofferenza muscolare alla colonna cervicale per una carenza di ossigenazione. L’ossigeno arriva al muscolo attraverso il sangue e l’arrivo del sangue è legato ad un meccanismo di pompa: è necessario, quindi, che il muscolo si muova per attivare il processo di contrazione e rilasciamento. Nella contrazione, infatti, si hanno degli spasmi, si chiudono i capillari e si riduce l’ossigenazione del muscolo: questo provoca dolore. Questo per quanto riguarda i muscoli; quando, invece, dischi e articolazioni creano dolore alla cervicale? Fin qui abbiamo detto come una non corretta postura può creare problemi a livello dei muscoli. Naturalmente, queste situazioni errate possono determinare delle lesioni sia al disco intervertebrale, che alle articolazioni (dipende da qual è l’anello debole). Con l’andare del tempo, infatti, queste microlesioni possono portare ad una patologia molto comune: l’artrosi. Tale disturbo, che è legato al logoramento della cartilagine delle articolazioni e dei dischi intervertebrali, dovuto solitamente all’età, viene accelerato quando si effettuano movimenti non corretti. Tra i sintomi della cervicale abbiamo: mal di testa, male alla fronte e sopra gli occhi, cerchio alla testa che preme, nausea, acidità di stomaco, rossori in viso, crampi, tachicardia, disturbi di deglutizione, dolore e rigidità del collo, tra i più frequenti contrazioni dei muscoli delle spalle, scricchiolii nella torsione del collo, formicolii alle braccia, vertigini e giramenti di testa, mancanza di forza negli arti superiori, perdita di equilibrio, fischi all’orecchio e problemi all’udito. Chiaramente ci sono sintomi che sono facilmente riconducibili alla cervicale ed altri che possono essere riconducibili a numerose patologie, quindi bisogna iniziare ad ascoltare il proprio corpo ed a capire i sintomi. Terapia: Farmaci antinfiammatori per alleviare l’infiammazione, riposo, collo libero e morbido e spesso appoggiato su un cuscino, un poggia testa, e da sdraiaiti con un rotolo sotto il collo. Scarico delle vertebre del collo, miglioramento del tono muscolare, allineamento e mobilità funzionale fatto solitamente mediante numerose terapie: Chinesiterapia (terapia del movimento) Fisioterapia (magnetoterapia, ionoforesi, tens, laser, ultrasuono ecc.), Massoterapia, Osteopatia. Cuscino per cervicale ed altri oggetti a supporto, terapia farmacologica (usata per cervicali croniche, artrosi, cervicalgie acute, ernie). Campo de’ fiori 39 14° MINI FESTIVAL “CITTA’ DI VITERBO” Torna l’originale ed inimitabile concorso canoro. La finale il 12 Dicembre Torna il vero Mini Festival “Città di Viterbo”, giunto alla sua 14° edizione e tuttora unico malgrado i numerosi tentativi di imitazione! La manifestazione avrà il suo epilogo – a Viterbo – domenica 12 dicembre p.v., dopo aver svolto le semifinali a Ronciglione (28 novembre p.v.) e Civita Castellana (5 dicembre p.v.). Come il solito, l’organizzazione è a cura dell’Associazione “Omniarts, con il patrocinio ed il contributo della Provincia di Viterbo e dei Comuni di Civita Castellana, Ronciglione e Viterbo. Anche nel 2010, inoltre, il Mini Festival diventerà promotore di solidarietà, in quanto farà parte delle manifestazioni promosse da “Viterbo con Amore”. Vogliamo ricordare i vincitori della passata edizione: Desirée Giove (cat. 6-10 anni), di Faleria, Davide Valeri (cat. 11-14 anni), di Villa San Giovanni in Tuscia e Chiara Saveri (cat. 15-18 anni), di Tre Croci, che dovranno difendersi dall’assalto, all’ultima nota, che sarà portato da una concorrenza che si annuncia, come sempre, di qualità. Solo Davide potrà provare a conservare il suo “scettro”, in quanto Desirèè passerà I partecipanti dello scorso anno nella categoria successiva e Chiara è cresciuta, è fuori età e potrà essere “solo” nostra gradita ospite! Ci sono già tanti iscritti: evidentemente gli esempi di Anna Tatangelo, di Alina e di Antonio Poli (presidente della giuria) – che ci hanno fatto sentire orgogliosi di aver ideato il Mini Festival – hanno fatto emergere la voglia di cantare dei giovani della Tuscia e zone limitrofe, e noi saremo costretti, a metà novembre, a selezionare i più bravi (presso il Porter Tavern di Viterbo) che parteciperanno alle semifinali. Ogni partecipante sceglie il brano da cantare e, se non l’ha già, ne riceve il testo e la base musicale. p. Ass. OMNIART Paolo Moricoli Premio Letterario Vallesenio Incontro con Alda Maria Cangani di Ronciglione vince, ricordando la scrittrice Merini Perdendomi nell’abbraccio dei ricordi ecco… la tua immagine Lo sguardo, fondamentalmente triste, alla ricerca di Dio, della purezza dei sentimenti. Congratulazioni a Maria Cangani, che il 17 Ottobre 2010, ha avuto l’onore ed il merito di ritirare il XXI Premio Letterario Vallesenio, dedicato alla poetessa Alda Merini. Personaggio di spicco della cittadina di Ronciglione, grande amante del’arte e della cultura, la dottoressa Cangani, ex insegnante, da anni si impegna per tenere alto l’interesse verso questi settori ed ha avuto il piacere di conoscere personalmente la scrittrice italiana scomparsa. Ha voluto recarsi in prima persona, accompagnata dalla sua ex alunna, protagonista, insieme a lei dello scritto che si è aggiudicato il premio, a Riolo Terme. “E’ stata una giornata unica, che mi ha arricchito molto anche moralmente. Sono stati tutti gentilissimi, in particolar modo Giuliana Montalti, che cura ogni anno con passione e dedizione questo evento!”, dice entusiasta Maria. Ed ecco, vi proponiamo il componimento che le ha permesso di ricevere questo importante riconoscimento letterario al livello nazionale. Poche frasi che tratteggiano in modo deciso la figura della Merini, che da sempre è rimasta nel suo cuore. Volto nascosto dal fumo di sigaretta… Look… trasandato… Voce particolare che consiglia: “Tu, bimba, ringrazia la tua maestra che ti ha aiutato ad esprimerti… Tu, Maestra, ringrazia lei, la tua alunna, per la ricchezza dei suoi sentimenti. Perché ti ha permesso di entrare nel suo cuore. Vi si legge negli occhi l’affetto che provate… Siete fortunate di poter vivere una cosa così. Il premio, allora, è più importante… E’ per tutte e due! Brave, non dimenticate. Sono contenta di avervi premiato…” Con un sorriso ci hai lasciato… Ritoccando il trucco, con una passata di rossetto. Grazie, Alda! Maria Cangani Campo de’ fiori 40 Con la poesia nel sangue Umberto e Matteo Ferretti, nonno e nipote, poeti di Ronciglione F orse è proprio il caso di dire che come si trasmettono geneticamente alcuni caratteri somatici e non soltanto, si trasmettono anche molte passioni. Questo è quanto è avvenuto al signor Umberto Ferretti, che, mi confida, ha iniziato a comporre poesie ben settant’anni fa, ed oggi, all’età di ottantaquattro anni, egregiamente portati, si ritrova a pubblicare i suoi componimenti insieme a quelli di suo nipote Matteo. “Ognuno ha la sua poesia”, questa frase breve e significativa del signor Umberto mi ha colpito particolarmente durante il nostro brevissimo incontro, nel quale ha voluto regalarmi una copia della nuova raccolta Itinerario Poesia 7, edita dall’Accademia Barbanera, dove da sei anni trovano sistematicamente posto alcuni dei suoi componimenti. Disponibile in tutte le edicole, insieme alle sue poesie ed a quelle di altri poeti locali, quest’anno ne sono state inserite, per l’appunto, alcune scritte del suo giovane nipote, motivo di grande orgoglio per lui. Molto più maturi, frutto di un’esperienza personale poliennale, si mostrano, alla lettura, i versi del nonno, nei quali compare di frequente la figura di una donna, con le sembianze di sua madre, della Madonna, di un ombra leggera e sconosciuta. Più acerbi, ma molto promettenti, appaiono invece quelli di Matteo, che si accosta ad argomenti già molto importanti quali l’amore e l’amicizia, visti con gli occhi giovani di un ragazzo che si affaccia ora alla vita e prova ad esprimere le sue emozioni più nascoste. Abbiamo qui il piacere di proporvene una per ciascuno, invitandovi a conoscere anche le altre. Ermelinda Benedetti Il sogno Guardavo Il mondo da Dietro una persiana. Folla amorfa Che si muoveva Con sincronismo Le ore lente Monotone Un balzo improvviso Tutto prese a vibrare Figura distinta Radiosa, piena di vita Camminava leggera. Bruna, minuta (Piccola Donna) Danzava Sembrava che avesse Le ali Giocando col pensiero Sono nella stanza… non ci sono più Inizio a pensare Rivedo cosa ho fatto oggi cosa farò domani. Penso al gioco, alle parole, a quanto può essere bello il mondo visto con gli occhi di un bambino. Al sorriso di una ragazzina,a un abbraccio, al bacio della donna che amo “o… che amerò”. Penso al respiro vitale, al pianto di un neonato alla natura, a un fiore ad un immenso prato su cui correre, cadere e rialzarsi. Di corsa discesi Le scale La chiamai, la cercai Invano Svanita nel nulla Forse Stavo sognando? Umberto Ferretti Vita Cittadina Poi… pensando Mi ricordo che tutte quelle cose (Erano) solo dei pensieri, delle immagini che mi affollavano la mente E… così Immaginando…scrivo Una poesia… Matteo Ferretti Foto Mauro Topini Civita Castellana - 4 Novembre 2010. Commemorazione dei Caduti in guerra. I bambini delle scuole partecipano con le autorità civili, militari ed ecclesiastiche, alla deposizione della corona di alloro al monumento dei Caduti, alla quale ha fatto seguito la cerimonia religiosa nella Chiesa Cattedrale. Campo de’ fiori 41 TEMPO DI PREMIAZIONI, TEMPO DI SODDISFAZIONI CON IL SUCCESSO OTTENUTO DAGLI ARTISTI IVNA ALLA PRIMA BIENNALE INTERNAZIONALE DI PITTURA, SCULTURA E GRAFICA CITTA’ DI LECCE della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli Nell’Ambito della BIENNALE INTERNAZIONALE SALENTINA hanno ricevuto il Trofeo in pietra leccese, quale riconoscimento del talento artisto Eraldo Bigarelli, Walter Togni e Mario Annesi. Gli artisti del nostro territorio si sono distinti raggiungendo il podio dei finalisti, confermandosi a pieno titolo nel Panorama dell’Arte Contemporanea Internazionale. Presidente Onorario era Paolo LEVI. L’organizzazione della manifestazione è stata curata dall’Associazione Culturale LiberArt, con la Collaborazione della Galleria StomeoArt di Martano (Lecce), e l’Associazione Artistica Il Tempio di Palermo ed il conservatorio Tito Schipa di Lecce. Dopo aver superato la selezione tra numerosissimi aspiranti , ERALDO BIGARELLI, WALTER TOGNI e MARIO ANNESI si sono Classificati, ricevendo i Premi d’ ARTE. Il Maestro Eraldo Bigarelli è stato Premiato dalla Critica con il Conferimento della Stele TROFEO in pietra leccese riservata al Merito Artistico Pittorico; Il Maestro WALTER TOGNI, anche lui, si è distinto con il Premio dalla Critica con il Conferimento della Stele TROFEO in pietra leccese riservata al Merito Artistico Scultoreo; Il Maestro MARIO ANNESI ha ricevuto la Stele TROFEO in pietra leccese per Trofeo in pietra leccese il Merito Speciale all’Artista. Le Opere ammesse e premiate degli Artisti di Vignanello hanno colpito per il loro significato umanitario alla ricerca dell’interiorità dei popoli e alla scoperta di una nuova globalità nel laborioso lavoro di dialogo tra le civiltà più varie della Terra. Gli Artisti in questione hanno saputo esprimere quelle che sono le emozioni non soltanto proprie, ma anche quelle che toccano e sfiorano i valori per una comunicazione universale, che riscatta e purifica l’Essere che grazie all’Arte, non è più solo e corrotto, ma valorizzato con luminosità di idee, con vivacità di colori, con plasticità di forme e con reciprocità comunicativa che fortemente fa riecheggiare il Pensiero di Kofi Annan quando esprimendolo afferma di credere che “il dialogo sia un’opportunità di conoscersi meglio per tutte le persone provenienti da diverse culture e tradizioni sia che vivano negli estremi opposti del mondo sia che vivano nella stessa strada”. L’esposizione delle Opere e la Premiazione degli Artisti hanno avuto luogo presso il suggestivo e prestigioso Castello Carlo V nella Città di Lecce; l’ Antico Maniero sabato 23 ottobre, infatti, ha rappresentato la culla di importanti artisti italiani e stranieri, dalle tecniche più variegate e geniali che hanno sicuramente impreziosito i vetusti ambienti con eleganza, stile ed alte forme creative. La Premiazione è avvenuta alla presenza della giuria dei critici il cui La Prima BIENNALE INTERNAZIONALE di Pittura, Scultura e Grafica nella CITTA’ di LECCE rappresenta un tassello importante per BIGARELLI, TOGNI E ANNESI che hanno saputo con abilità, talento e genialità affermare la propria personalità creativa nella Rassegna d’Arte Internazionale Contemporanea. Castello Carlo V - Prima Biennale Internazionale di pittura, scultura e grafica Città di Lecce INDOVINA IL PERSONAGGIO MISTERIOSO... I primi tre che chiameranno in redazione al numero 0761.513117, comunicandone il nome esatto riceveranno un buono di 10 € per la Lavanderia Ilde di Civita Castellana! Paolo Levi e Maria Cristina Bigarelli Paolo Levi, Walter Togni e Mario Annesi Campo de’ fiori 42 . . . . e r o m a n o c a m o R i d a c i r b a Da F Prosegue l’elenco dei soprannomi fabrichesi, lavoro certosino, come già detto la scorsa volta, di un nostro affezionatissimo lettore. Ripartiamo dalla lettera C. C Catano’ Caravano Ciocchetto Caserio Carmenella Capoccio’ Ciuciu’ Ciccio Ciccio’ Ciancamucia Cocozzo Cacapepe Ciucche Cacaliscio Chiodo Cadorna Cistaro Caccavelle Colorito Campanella Saggezza popolare by Simonetta - Il vino nel fiasco, alla mattina è buono, alla sera è guasto! D Dodici - Sorelle come cane non si vollero mai male, cognate come miele, non si vollero mai bene. F Frate Favarino Fafi’ Fafo’ Fogna Frastoppino Fongo (liscio) Fico’ continua... - E’ più facile che un grillo mangi un tordo che suocera e nuora vadano d’accordo. - Dio ti salvi dall’acqua, dal foco e da chi parla poco. - Donna pelosa bella e virtuosa, donna pelata brutta e sgraziata. - Chi ha la serenità è ricco e non lo sa! 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza alle Donne L’Associazione “Fab(b)rica delle donne” in prima linea Il giorno 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza alle Donne, l’Associazione “Fab(b)rica dell donne” presenterà “Al Centro le Donne”, ricerca e studio del Centro antiviolenza Erinna, sui dati e lo stato delle violenze contro le donne nella provincia di Viterbo. L’evento si terrà il 25 Novembre alle ore 20,30, presso la sala mostre del comune di Fabrica di Roma. Saranno presenti le operatrici del Centro Erinna ed altre donne del mondo della cultura. La ricerca sarà illustrata da video, filmati, letture di testimonianze e terminerà con domande, scambi di idee e opinioni insiemi ai partecipanti. Questa iniziativa ha il patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio, della Consulta Femminile Regionale del Lazio, della Camera di Commercio di Viterbo, della Consigliera di Parità della Provincia di Viterbo e del Comune di Fabrica di Roma. La serata vuole essere un’occasione di confronto e di discussione su un fenomeno gravissimo e diffuso tanto da essere la prima causa di morte e mutilazioni per le donne. Questa ricerca è la prima effettuata nel territorio viterbese e ci può aiutare a capire le motivazioni, la cultura, gli atteggiamenti che sono dietro alla violenza contro le donne, violenza che non è riconducibile solo all’atto che uccide, ma anche allo stupro, all’umiliazione quotidiana, alla sottrazione delle risorse economiche, alla valorizzazione nella vita privata e nel lavoro, violenza che avviene soprattutto all’interno della famiglia. L’Associazione ha chiesto al sindaco di esporre, insieme alla bandiera del comune, un nastro bianco, simbolo del lutto, per la giornata del 25 Novembre, a testimonianza della solidarietà e della sensibilità dell’Amministrazione di Fabrica di Roma nei confronti di questo dramma troppo spesso nascosto e sottaciuto, e altrettanto chiederà di fare alla cittadinanza. L’Associazione Fab(b)rica delle Donne opera sulle tematiche di genere e ambientali da circa tre anni: ha ottenuto la costituzione della Consulta Comunale Femminile di Fabrica di Roma, ora in fase di attuazione, e ha organizzato numerose iniziative sui temi della parità e pari opportunità, della condizione femminile, della violenza in genere, della partecipazione delle donne alla vita politica, istituzionale e sociale, e sull’ambiente. 43 Campo de’ fiori di e i r o t Le s x Ma Fiorella Mannoia Da controfigura di Cinecittà a cantante affermata dopo una lunga gavetta Gli anni ’60, come abbiamo visto analizzando le storie di tanti cantati italiani, sono stati il trampolino di lancio per molti degli artisti che hanno fatto la storia della nostra di Sandro Anselmi musica leggera. Ma proprio così non è stato per una delle più note voci femminili del panorama della musica italiana: Fiorella Mannoia Fiorella è figlia di un noto stunt-man romano, che presta il suo corpo alle azioni più pericolose di molti film di Cinecittà. Lei inizialmente, come anche il fratello e la sorella, segue le orme del genitore, trascorrendo gran parte del suo tempo all’interno degli studi cinematografici della Capitale, tant’è che è proprio lei a cavalcare con il Quartetto Cetra nello sceneggiato televisivo western Non cantare spara, così come è lei a prenderne di santa ragione da Alberto Sordi in una delle scene finali del film Amore mio aiutami, al posto di Monica Vitti. Ma la sua strada, come oggi ben sappiamo, non era certamente quella dell’attrice. Fin da bambina, infatti, ama cantare ed inizia a partecipare a molti concorsi canori, vincendone più di uno. La sua carriera di cantante comincia effettivamente nel ’68, quando al Festival Nazionale di Voci Nuove di Castrocaro, arriva tra i dodici finalisti, con il brano Il bambino sul leone, del repertorio meno conosciuto di Celentano. Fiorella non è la vincitrice ma guadagna un contratto discografico con la Carish, etichetta italiana che aveva distribuito nella penisola buona parte dei dischi dei Beatles e prodotto moltissimi quarantacinque giri di Peppino Di Capri. Ma la giovane riuscirà a farsi conoscere al grande pubblico solo tredici anni dopo. A dicembre dello stesso anno, intanto, incide il primo disco: Ho saputo che partivi, sul cui retro, a distanza di un mese, viene registrato Le ciliegie, che entra sul mercato a partire dai primi mesi dell’anno successivo. Quasi contemporaneamente all’uscita del quarantacinque giri, la Carish è invitata a partecipare ad Un disco per l’estate del ’69 e, insieme a Di Capri, decide di presentare anche Fiorella, che però, dovendo partecipare con un brando inedito non può proporre quelli appena incisi. La casa discografica, allora, ritira le poche copie distribuite per la promozione, ne stampa un secondo e per partecipare alla rassegna sceglie la canzone Gente qua, gente là, composta dal jazz-man Bruno De Filippi, con parole di Alberto Testa. Il brano, però, ottiene solo dodici voti e si classifica al quarantesimo posto su cinquantasei, seguito da Franco Battiato con il brano Bella ragazza. La Carish concede a Fiorella un’ultima possibilità con il quarantacinque giri Mi piace quel ragazzo lì, che passa ugualmente inosservato a causa anche della mancata promozione. Si chiude, così, la collaborazione poco felice e fruttuosa di Fiorela Mannoia, ancora giovane e sconosciuta, con questa prima etichetta. Ma il mercato discografico ne offre talmente tante che non avrà problemi a trovarne subito una nuova. ...continua sul prossimo numero 44 Campo de’ fiori In occasione dell’anniversario della morte di Tulli Luigi vorrei ringraziare tutti coloro che hanno votato questa foto vincitrice del concorso fotografico “Intrecci di strade… .. incroci di vite” organizzato all’interno della festa provinciale democratica, svoltasi dal 27 Agosto al 5 Settembre a Civita Castellana. Luigi è una persona sempre presente e speciale. Non è stato importante aver vinto il primo premio ma averlo avuto con noi anche solo con una foto. Grazie di cuore a tutti Graziella e David Nel cuore E’ opinione comune che il tempo nel suo incessante fluire sfochi gli eventi e lenisca il dolore. La nebbia dell’oblio attenua immagini e fisionomie, acquietando passione e affetti. Le ferite poi si rimarginano… per guarire. Ma la memoria è presenza: essa attualizza, recuperando al cuore fatti e persone; ci ripropone nell’oggi il passato, forse decantato, ma ugualmente nitido. I sentimenti che ci hanno legato ad una persona, i fatti della sua esistenza quotidiana, che hanno riempito i nostri giorni, ce li portiamo dentro, sono il nostro viatico. Non tanto come autoconsolazione, quanto come voce e come profumo di vita. E ritornano i volti che oggi non ci sono più, ma che puntualmente sono accanto a noi: ne siamo così convinti che saremmo tentati di accarezzarli con la mano. E’ vero: la data della morte non è un anniversario, è un ritorno. E’ questo il senso del ricordo… vogliamo ricordare a noi stessi e agli altri le persone che abbiamo amato e stimato, alle quali ci ha legato un’amicizia profonda, un senso di umana solidarietà, una comunanza di ideali civili e morali; con le quali abbiamo condiviso una vita, la vita. Soprattutto vogliamo ricordare chi ha dato il suo impegno, lavorando nel silenzio e con dedizione, senza proclami. Ecco perché, assieme alla moglie Graziella e ed il figlio David, gli amici dell’Aassociazione ATAMO vogliono ricordare con l’affetto di sempre Luigi Tulli. L’ associazione ATAMO Ad Antonio Sansonetti, venuto a mancare il 3 Novembre 2010. Sei stato una vera “Istituzione” nel nostro palazzo, la tua cordialità, il tuo sorriso e la tua gentilezza ci accompagneranno per sempre. Ciao Antonio. Il tuo condominio Le tue Hit suonano su RADIO PUNTO ZERO FM 93.4 - 96.7 - 101.5 www.radiopuntozero.net Campo de’ fiori 45 Il saluto a Don Mario Ti do del “TU”, perché ti considero mio padre, col quale condividi splendidamente l’età, di figli ne hai avuti tanti e chissà quanti ancora ne avrai, perché la tua “paternità spirituale” ci ha reso orgogliosi e ci ha dato la gioia di sentirci “cristiani “ veri. Quanto hai seminato, quanti campi hai coltivato, da quello così difficile della cultura, che hai irrigato e fatto crescere con dibattiti, conferenze, cineforum, rappresentazioni teatrali, corsi musicali, e mille altre iniziative; a quello più impegnativo della trasmissione della fede, che tu “parroco di campagna” hai saputo e voluto trasmetterci, tenendo presente gli insegnamenti del Santo curato d’Ars, di cui sei sempre stato un “fan”, e che spesso ricordi nelle tue omelie. Poi dopo tanto peregrinare, da buon contadino, figlio di contadini, ti sei rimboccato le maniche ed hai incominciato a coltivare questo campo, cioè questa parrocchia, e grazie alla tua tenacia, al tuo saper chiedere, anche a persone importanti, l’hai fatta diventare Chiesa, dopo averla presa da un piccolo “garage”. Ed ecco che hai iniziato a raccogliere i frutti da questi campi, frutti saporiti e succosi, primo fra tutti l’Oratorio, con tutte le attività parrocchiali, che tendono principalmente alla comunione tra giovani e anziani e con la realizzazione dei campi di calcio e del “Parco degli Angeli”, riservato ai giochi dei bambini, hai coronato quell’opera che ha accompagnato sempre la tua vita da sacerdote, mai stanco di fare, fare e poi fare. Siamo sicuri caro Don Mario, che non riporrai la vanga e l’aratro, perché, permettimi di ricordartelo, sarai “sacerdote per sempre, al modo di Melchisedek”. E quando sarai con le tue sorelle Teresa, Giustina, Giovannina e Camilla e alle loro meravigliose famiglie, continuerai ad annaffiare e concimare altri terreni, che sicuramente renderai fertili. Unisco a queste mie parole i sentimenti di affetto di tutta la Parrocchia di San Giuseppe Operaio, di tutti i gruppi parrocchiali, che non elenco perché ne dimenticherei qualcuno, tanti essi sono. Inoltre porgo a nome mio personale e di tutta la comunità parrocchiale, l’augurio di benvenuto a don Luca, che sicuramente continuerà l’opera da te iniziata, ed essendo più giovane, metterà a nostra disposizione tutto il suo impegno, per far sì che questa parrocchia sia la casa di tutti, con la certezza che non sarà mai solo, come mai solo sei stato tu. Ciao Don Mario, ciao papà. Alessandro Soli 46 Campo de’ fiori Il Calendario 2011 Campo de’ fiori regala un po’ d’amore... L’Accademia Internazionale d’Italia ha il piacere di annunciare la realizzazione di un calendario per l’anno 2011. Dopo sette anni dalla prima esperienza, torniamo a proporre le immagini dei nostri ragazzispeciali, che ci accompagneranno per tutto il nuovo anno. Protagonisti sono infatti i giovani del Centro Sociale “Rosa Merlini Frezza” di Civita Castellana, che da poco hanno potuto occupare la nuova, più idonea sede di Via San Giovanni. Gli scatti sono stati realizzati per noi dal fotografo Alessandro Bartolomei, che per l’occasione si è calato nella vita quotidiana dei ragazzi accompagnandoli nelle loro attività. L’intero ricavato delle offerte sarà devoluto alla cooperativa che gestisce il centro, Il Pungiglione, per tutte le necessità che dovrà affrontare nell’allestimento e per l’esercizio del centro stesso. Un ringraziamento alle famiglie che hanno apprezzato l’iniziativa ed ai ragazzi che hanno partecipato con un entusiasmo inaspettato. Grazie anche agli operatori che si sono messi a completa disposizione con il loro insostituibile aiuto, ed un ringraziamento particolare agli sponsor che con la loro sensibilità hanno reso possibile larealizzazione di questo grande progetto. Potrete trovare il calendario presso il Centro o la nostra redazione. Anche una piccola offerta sarà un segno tangibile della vostra bontà! Campo de’ fiori 47 PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL PRIMO LIBRO EDITO DALL’ACCADEMIA INTERNAZIONALE D’ITALIA PER LA COLLANA PHILOSOPHICA DI CAMPO DE’ FIORI GIOVEDI’ 2 DICEMBRE PRESSO LA SALA CONFERENZE DELLA CURIA VESCOVILE DI CIVITA CASTELLANA (P.zza Matteotti), alle ore 16.30, si terrà la presentazione ufficiale del primo libro della Collana Philosophica, edito dall’Associazione Accademia Internazionale d’Italia, che già cura da otto anni, la pubblicazione di questa rivista! Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, presenta una interpretazione sociale, accanto ad una lettura individuale e psicologica del bullismo, ed offre una serie di consigli pratici ed operativi a chiunque si dovesse trovare nella necessità di conoscere e di affrontare questo fenomeno. Indica operativamente: - cosa possono fare i ragazzi - cosa possono fare i docenti - cosa possono fare i genitori - cosa possono fare le istituzioni - cosa possono fare alunni, docenti e genitori insieme. L’argomento è stato trattato in modo esauriente ed allo stesso tempo chiaro dal prof. Massimo Marsicola, laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di Roma, La Sapienza, con il massimo dei voti. Professore di filosofia, psicologia e scienze dell’educazione, attualmente è docente di filosofia della conoscenza e dell’essere presso l’I.S.S.R. “A. Trocchi”, accademicamente collegato all’Università Pontificia del Laterano. Oltre a collaborare attivamente con la rivista Campo de’ fiori, ha ideato e diretto per cinque anni il giornale pedagogico “In-formazione”. E’ stato vincitore per ben due volte del Premio Cultura della Presidenza del Consiglio. Ha già pubblicato diversi saggi e libri di poesia. La presentazione sarà un momento indispensabile per saperne di più, grazie all’intervento dell’autore, dell’editore Sandro Anselmi, che ha fortemente creduto nel progetto e di esperti del settore. L’invito è esteso a tutti! Campo de’ fiori 48 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti IL TEATRO DEI FARNESE 2010 King Kong Studios presenta IL TEATRO DEI FARNESE 2010 un progetto a cura di Maria Sandrelli realizzato con il contributo della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Arte e Sport e la collaborazione della Provincia di Viterbo, Assessorato alla Cultura. Continuano gli appuntamenti de IL TEATRO DEI FARNESE 2010 un programma di iniziative di studio e spettacolo di rilievo dedicate alla valorizzazione, tutela e diffusione del patrimonio e delle potenzialità culturali della nostra regione. IL TEATRO DEI FARNESE 2010 è un progetto realizzato dall’Associazione King Kong Studios con contributo della Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Arte e Sport e la collaborazione della Provincia di Viterbo, Assessorato alla Cultura e si avvale della collaborazione degli Assessorati alla cultura dei Comuni di Farnese, Nepi, Marta, del Museo della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese di Valentano, dell’Archivio di Stato di Viterbo, dell’Istituto Magistrale Statale “Santa Rosa da Viterbo” e delle Associazioni Eta Beta Onlus, Muses, Nafta Hotel. “PERSONALE AL COMPLETO. L’INDUSTRIA CIVITONICA AL TEMPO DELLA CRISI” di FLAVIA TRONTI Domenica 19 dicembre alle ore 16.30 presso Palazzo Montalto Belei, via di Corte 8, a Civita Castellana, si terrà la presentazione del libro fotografico “Personale al completo. L’industria civitonica al tempo della crisi” di Flavia Tronti. Durante l’evento interverranno il prof. Giancarlo Monina, docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma Tre, Augusto Ciarrocchi, Responsabile della Ceramica Flaminia, Luigi Valletta, ex-operaio di Civita Castellana. Due anni di lavoro più di quattrocento foto, questi i numeri di una pubblicazione interamente dedicata alla figura dell’operaio, ai luoghi di lavoro, ai gesti quotidiani di chi vive la fabbrica e in essa ritrova le proprie radici identitarie. Una pubblicazione in cui l’arte dialoga con l’industria. Un libro sugli operai, per gli operai. Per informazioni: Lakistea – Eventi e Comunicazione [email protected] cell. 3209404336 3333483526 Gli altri appuntamenti della lettura scenica “Otello” da W. Shakespeare e della mostra video fotografica “La famiglia Farnese nella Tuscia”: - 17 novembre ore 11.30, Viterbo - Archivio di Stato; - 27 novembre ore 17,00 Nepi, Sala Nobile, Palazzo del Comune; - 4 dicembre ore 16,30 Farnese, Teatro dell’Oratorio. INFO: King Kong Studios - Via G. Donizetti, 20 Roma Tel 06 60663047 cel. 347 1662081 [email protected] -ww.kingkongstudios.org COMPLIMENTI ALLA NOSTRA CARA AMICA FRANCESCA GIUSTINI!!! Ecco la sua prima raccolta di poesie “Tutte le parole del tempo” curata dalla casa editrice La Riflessione Davide Zedda. Un’altra raccolta intitolata “In questo istante di cielo” è stata realizzata dalla casa editrice Eracle in versione e-book, e prossimamente cartacea (w.edizionieracle.it) Campo de’ fiori 49 AGENDA Tutti gli appuntamenti più importanti Dal 19 al 28 novembre LE SCARPE di Michele Santeramo Una produzione TEATRO MINIMO FONDAZIONE PONTEDERA TEATRO In coproduzione con Teatri Abitati, una rete del contemporaneo - Festival Castel dei Mondi/Comune di Andria Regia Michele Sinisi Con Vittorio Continelli, Michele Sinisi, Alice Bachi, Paola Fresa, Sergio Raimondi Scene, luci e costumi Michelangelo Campanale Il testo mette in scena le relazioni vissute “al ribasso” tra le persone, ponendo al centro il bisogno di mantenere vivi i rapporti, a qualunque costo, per una debolezza dell’animo che non consente di correre il rischio di perderli, anche a costo di mentire, anzi, mentendo. Non si parla di casi al limite della patologia ma di una tendenza a considerare se stessi solo in relazione agli altri, commettendo l’errore grave e a volte irreparabile della perdita del senso di sé. La reazione a questa consapevolezza è il prodigarsi affinché i rapporti perdurino, anche a costo di sminuirli nell’essenza, anche a costo della sopportazione, purché rimangano vivi a testimonianza dell’esistenza di sé... Teatro Arvalia - Via Quirino Majorana 139 - 00146 Roma Tel. 0655382002 – Cell. 3334366182 e-mail: [email protected] - www.teatroarvalia.it Orario Spettacoli: ore 21 – Domenica ore 17 Biglietti: Intero € 12 – Ridotto € 10 + tessera associativa € 2 La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Tantissimi auguri a Lorenzo Stefanelli che il 31 Ottobre ha compiuto 5 anni. Auguri da mamma, papà, i nonni, gli zii, tutti i parenti e amici. Tanti auguri a Alessandro Perrino che il 27 Dicembre compie 8 anni, da nonna Silvana, mamma, papà, dal fratello Simone e tutti gli zii e cugini. Tanti Tanti auguri al auguri ad piccolo Tanti auguri a Alessio Samuele Silvana che l’ 11 Atzori Papini che Dicembre comche il 3 compie 1 pie 70 anni da Gennaio anno il 13 parte di tutti i Novembre compie 10 nipoti, Sisi, anni da e Simone Simone, nonna Papini Alessandro, Silvana, Anna e Michele, il che compie 5 anni il 30 Alessio, e da cognato, la sorella Sissi e Novembre. Buon compleanno tutte le sorelle, i figli, la nuora,il tutti i cugini di Roma e di genero, il cognato Massimo e tutti i dai genitori Romina e Roberto, Corato (BARI). dai nonni, gli zii e cugini. nipoti. Tantissimi auguri Ti auguriamo la passione che al piccolo crea e speriamo che la passioLeonardo Branca ne che distrugge ti sfiori solche il 6 tanto, ti auguriamo la bellezza Novembre 2010 del cielo sereno, la luce del ha compiuto il sole, la purezza dell’acqua, di suo primo anno vivere un mondo come uomo di vita da parte libero e per i tuoi 18 anni di papà Marco e che compirai il 5 dicembre mamma Mariella. Auguri Gigante! solo auguri. Mamma, papà e Carlo. Tanti auguri di buon compleanno a Dennis Raul, Ana Gabriel, Camilla e Charlotte Agostinelli che compiono 10 anni il 25 Novembre. Carlo, tanti auguri per i tuoi 11 anni compiuti il 29 Ottobre. Da mamma, papà e Giordano Tanti auguri a Elettra Palamides che il 14 Novembre compie 18 anni dai genitori, i nonni, gli zii, le zie e i parenti tutti. Campo de’ fiori 51 “Ragazzi e ragazze” della classe 1953, in gita-pranzo a Fiumicino. 24 Ottobre, 2010. Tantissimi auguri a Tanti auguri a Sara Evangelisti che il nonno Osvaldo e a 3 Dicembre compie 1 nonna Anna Maria anno. Con tanto amore che il 24 Ottobre mamma Sabrina, papà hanno festeggiato Gabriele, gli zii il 50° anniversario Cristina, Massimo, di matrimonio, Loredana e Marco, i dalla nipote Ylenia, nonni Antonietta, dai parenti e da Maria e Gino e il tutti gli amici. cuginetto Tiziano. SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL NOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 52 Bamby, è un cucciolone di circa un anno, pesa neanche 10 Kg. E’ stato trovato in grande stato di choc, sicuramente investito. Fortunatamente non ha riportato nessuna lesione. Non si può mandare al canile. Attualmente in stallo presso una ns socia volontaria. Tel. 339/1123663 Chicca e’ stata salvata sulla via Aurelia a Roma perche’ stava per essere investita. E’ giovanissima,sterilizzata,vaccinata, e cosa importante..va’ d’accordo con tutti i suoi simili,gatti compresi. Si trova a Roma. Astenersi perditempo. Tel. 3391123663 Tel. 339.1123663 Leo- il cagnolino al quale un’assassino ha sparato con un fucile KYRA- figlia da caccia... di Maya, 6 E’ ancora sotto mesi vaccishock, le ferite del corpo stanno guaLaika. Ha vissuto per mesi nascosta nata, sterirendo...ma quelle della sua anima e sotto un container, usciva solo la lizzata, del suo cuoricino sanguineranno notte per mangiare... cerca casa ancora per molto.. Leo e’ un cuccioloDeve averne prese tante, ora la piccocon giardino poichè essendo ne di circa 10 kg, di una dolcezza lina si trova in pensione, e’ giovanissicucciola ha bisogno di correre e disarmante...e deve trovare una perma, una cucciolotta.. giocare... sona con un cuore grande cosi’... Dovra’ imparare di nuovo a fidar- Adottabile al centro e al nord, solo se Tel. 3391123663 - 3316366721 si...ci vorra’ del tempo...ma ce la disposti a controlli pre-post affido. Maya, meraviglioso fara’. Tel. 3391123663 Si trova a Civita Castellana. esemplare di pastore Tel. 339/1123663 tedesco puro, sterilizzata, meno di tre anni, esuberante, vivace e tanto affettuosa. Cerca casa possibilmente con giardino per sfogare la sua immensa energia. Tel. 339.1123663 331.6366721. Cerchiamo vecchio o nuovo padrone. Si e’ presentata davanti ad una carrozzeria, dietro la stazione di Borghetto, Civita Castellana. Cagnolina giovane, forse sterilizzata, no chip, cicciottella.....con museruola!!! Smarrita....o abbandonata??? Tel. 339/1123663. LARA - La zona industriale sta’ diventando un canile senza gabbie,dove uno arriva,scarica il proprio cane e coscienza,e se ne va’!!!!! Una cucciolona di 5/6 mesi, dolcissima, con un brutto segno intorno al collo, sicuramente e’ cresciuta a catena.. Cerco adozione. Una mano sul cuore per Lara..prima che sia troppo tardi. Tel. 339/1123663 RACCOLTA DI MATERIALE INVERNALE L’inverno è come sapete, da noi, in genere, piuttosto freddo. In previsione e per il prossimo,ci stiamo attivando per far affrontare al meglio queste rigide temperature ai cani ospitati presso la pensione a pagamento e per poter soccorrere, come possiamo, i randagi sul territorio che si trovano in difficoltà. Voi starete facendo il cambio stagione e siamo qui a chiedervi di aiutarci come potete. Chi avesse MATERIALE DA DONARCI (piumoni, coperte, lenzuola, maglioni, cucce, medicine, etc. etc.) può avvisarci chiamando i numeri Tel. 3391123663 - 3316366721. I PELOSI RINGRAZIANO! e-mail: [email protected] www.incrociamolezampe.org Campo de’ fiori 53 Roma com’era Roma. Primi anni ‘50. Il popolare torero Dominguin con l’attrice Maria Bosè, entrambi molto eleganti, a spasso sorridenti per le vie, all’ora ancor poco trafficate, della Capitale, sulla mitica Vespa Piaggio, vera protagonista di quegli anni. Visita il nostro sito www.campodefiori.biz 54 Campo de’ fiori Album d Campo de’ fiori Civita Castellana anno ‘47- ‘48 - Le tabacchine Campo de’ fiori Campo de’ fiori 55 dei ricordi Campo de’ fiori Campo de’ fiori 27 Ottobre 1947 Battesimo della Sig.ra Rossi con i padrini Ilvana Miccini e “compare Peletta” Civita Castellana. 1916-18 - Domizi Mario con la madre e la sorella Campo de’ fiori Civita Castellana, 1945 - Scampagnata. Seduti da dx: Irmo Soli, Oralda Stefanini, Ivana Soli, Ivrea Peri, Anna Cassieri, Gabriella Tontoni e la piccola Anna Maria Lemme. Dietro da dx: Mario Nelli, Anna Meccani, Gabriella Soli . Foto del Sig. Irmo Soli Campo de’ fiori 56 Album d Campo de’ fiori Fabrica di Roma - anni ‘70. Dall’alto Piero Campanelli, Ottavio Capparella, Renato Surano e Sandro Ceccarelli Campo de’ fiori Fabrica di Roma - 1905. Famiglia Cencelli. Unica riconosciuta è la bambina al centro, Cencelli Elisa chiamata “Olga” ( 1892 - 1982). Campo de’ fiori Febrica di Roma - anni ‘70. Da sx: Remo Cencelli, Carlo Pacelli, ... , ... Fabrica di Roma - Torneo dei Rioni - 1979. In alto da sx: Giovanni Sanapo, Claudio Ricci, Giorgio Malatesta, Maurizio Ponti, Sandro Francola, Renato Surano, Luciano Mastrantoni, Andrea Malatesta, Enzo Sacchi, Roberto Ciappici, Sandro Di Pietro. Seduti da sx: Umberto Malatesta, Andrea Spadoni, Maurizio Bianchini, Biagio Bozzo, Roberto Vincenzi, Mario Massaccesi, Giovanni Francola. Campo de’ fiori Campo de’ fiori 57 dei ricordi Campo de’ fiori 58 Album d Campo de’ fiori Campo de’ fiori Corchiano - 1930. Da sx: Aldo e Renato Agostini. Corchiano - 1972 - Alcuni figuranti del presepe vivente. Campo de’ fiori 4 7 3 1 5 6 8 9 2 Corchiano - 1952. 1. Giuseppe Tozzi, 2. Mario Benedetti, 3. Federico Benedetti, 4. Vilma Sciardiglia, 5. Annamaria Benedetti, 6. Mario Agostini, 7. Fiderte Benedetti, 8. Lucina Mechelli, 9. Momo. Carbognano - Panorama. Primi ’900 Campo de’ fiori ampo de’ fior 59 dei ricordi Campo de’ fiori 60 Annunci LAVORO CERCO -RAGAZZA 23ENNE italiana, diplomata in aziendale - turistico, con corso di contabilità, con esperienza, cerca lavoro come segretaria, commessa, cassiera o baby - sitter. Tel. 334.8448456. -RAGAZZA cerca lavoro come badante, babysitter anche giorno e notte. Con esperienza. Tel. 329.7755636. - LAUREATA IN LINGUE impartisce ripetzioni di lingua e letteratura inglese e francese. Tel. 333.2028540 - SIGNORA cerca lavoro come badante, cuoca o per pulizie. Tel. 329.7060277 - RAGAZZO cerca lavoro come barista, falegname, manovale, magazziniere. Tel. 320.7909389 - RAGAZZA cerca lavoro per pulizie o come cuoca. Tel. 328.7739118 - GIOVANE cerca lavoro come falegname, manovale o magazziniere. Tel. 388.6512785 - PROFESSORE di chitarra elettrica impartisce ripetizioni private a aspiranti chitarristi. 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ATTENZIONE: Le inserzioni dovranno essere presentate solo tramite il cuopon sotto riportato (anche in fotocopia) ANNUNCI ECONOMICI GRATUITI PER PRIVATI a pagamento per ditte o società- Tel. Fax 0761.513117 Cedola da ritagliare e spedire L’annuncio sarà ripetuto per 3 uscite, salvo diversa decisione della redazione Compilate qui il vs annuncio gratuito e speditelo in busta chiusa a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione n. 2 - 01033 Civita Castellana (VT) oppure mandate un Fax al n. 0761.513117 o una e-mail a [email protected] (scrivere in stampatello e senza abbreviazioni) .................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. ............................................................................................................................................................................................................................. 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Città......................................................Tel...................................Firma................................................................ Campo de’ fiori 62 Oroscopo di Novembre ARIETE Per i single si prospettano splendidi amori. Per le coppie si riaccende invece la passione. Finalmente c’è anche una ripresa della forma fisica che vi serve per affrontare i tantissimi impegni lavorativi che vi porteranno grandi cambiamenti. Concentratevi! TORO Il periodo positivo vi aiuta a superare le piccole insofferenze verso il partner. Cercate di bere molta acqua e di condurre uno stile di vita salutare per evitare di ingrassare. Sul lavoro avrete modo di fare delle modifiche che vi permetteranno di sistemare delle questioni in sospeso. GEMELLI Vivrete con spensieratezza nuovi incontri! Anche per le coppie torna la passione e saranno superate le piccole discussioni. Vi farebbe bene iniziare una attività fisica che allontani lo stress. Sul lavoro ciò che nei mesi scorsi avete impostato ora può essere messo in pratica. CANCRO In amore cercate di essere più pazienti. I continui sbalzi di umore creano problemi nelle coppie storiche. Evitate le discussioni, anche con i famigliari. Questo mese rischiate un calo di energia, vi serve un po’ di relax. Sul lavoro insistete di più sulle vostre idee perché vi porteranno successo e ammirazione. Soldi in arrivo. LEONE È un momento magico per l’amore sia per i single che per le coppie. La salute migliora nettamente. In ambito professionale non trascurate viaggi e spostamenti che potrebbero portarvi a grandi soddisfazioni e il vostro essere brillanti rende tutto più semplice. VERGINE Questo è il mese perfetto per risolvere le questioni in famiglia. Per chi è single potrà cominciare qualcosa di stabile. Per quanto riguarda la salute non affaticatevi e state più attenti all’alimentazione. Nel campo del lavoro le finanze iniziano a ristabilirsi. BILANCIA Le cose non vanno all’interno della coppia. Siate più disponibili col partner o pensate ad una rottura definitiva. Per i single è un periodo di grande passione. A livello fisico non disperdete le energie. Per chi ha una attività autonoma si prospetta un mese positivo. SCORPIONE Mese positivo per l’amore. Siete seducenti e brillanti, è il momento giusto per cercare passione. Per le coppie questo è un mese positivo che porta via le incomprensioni e i nervosismi. Cercate di fare un po’ di moto per superare i dolori di circolazione. In campo professionale riceverete stimoli creativi. by Cosmo SAGITTARIO Novembre vi libera da tutti i legami del passato che non vi soddisfano. In amore riuscirete a costruire qualcosa di nuovo. La salute migliora nettamente. Evitate cibi troppo elaborati. Per chi è in cerca di un figlio questo è un momento di grande fertilità. CAPRICORNO La vostra natura vi porta a prendere decisioni improvvise. Riuscirete finalmente a risolvere questioni in sospeso, anche con i parenti. Se siete single si prospettano degli incontri interessanti. Bene per le coppie. Lo stress indebolisce lo stomaco e provoca emicranie. Riposatevi. ACQUARIO Finalmente svaniranno i problemi e le discussioni che avete avuto con il vostro partner. Cercate però di tenere a freno gelosia e insicurezza. La salute risentirà ancora del dispendio di energie. Per il lavoro novembre è un mese molto produttivo. PESCI Potrete incontrare qualcuno che possa farvi battere il cuore. Se invece siete già impegnati e avevate dei problemi questo mese potrete risolverli. Avrete tanta energia per superare gli impegni. Evitate i vizi perché il vostro fegato potrebbe affaticarsi. Buone prospettive per il lavoro. Campo de’ fiori 63 Patrocinio Chiosco di fiori 4x3 mt con tettoia esterna. CEDO Cod. At44 Civita Castellana Negozio di intimo uomo/donna, ottima posizone commerciale. Cod. 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