Campo de` fiori 75:1

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Campo de` fiori 75:1
A tu per tu
con
Antonello
Fassari
Enrico
Ruggeri:
“La mia
vocazione
è...”
Lauro
Versari non
è un personaggio
qualunque
Il Cerchio
Invisibile
stupisce
Castrocaro
Il saluto a
Don Mario
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Campo de’ fiori
SOMMARIO
Editoriale:
La retta via..............................................3
L’intervista:
Antonello Fassari...................................4-5
Enrico Ruggeri..........................................7
Curriculum vitae:
Federica Pinto..........................................8
Luigi Versari non è un personaggio
qualunque.............................................9
Foied vino pafo, cra carefo.................11
Roma che se n’è andata:
Via Veneto e Fontana di Trevi.............12-13
Cinema News:
Jennifer’s Body.......................................14
Fiaba Day ............................................15
Suonare Suonare:
Crosby, stills & Nash..........................16-17
Ecologia e ambiente:
Il nucleare, una scelta assurda e insensata..........................................................18
Il Cerchio Invisibile stupisce
Castrocaro...........................................19
L’ortesi plantare .................................21
Viaggio “...Nei sensi” .........................22
Sapori autentici di Maremma.............23
Le guide di Campo de’ fiori:
Montefiascone........................................24
Come eravamo:
“Pizziribbecchi” Poeta e cantastorie..........25
Una “Fabrica” di ricordi:
Un giovane imprenditore di novant’anni...26
Ass. Artistica IVNA:
Shu Yong...............................................28
La storia della Previdenza Sociale in
Italia....................................................29
Montalto di Castro. A breve la nuova
centrale nucleare?..............................30
Il Fumetto:
Zetman..................................................31
Che cos’è il futuro ..............................32
L’Ospedale Andosilla ..........................33
Civitonici Illustri:
Prospero Mazzoni................................34
Missioni di Semi di Pace International
nel mondo............................................35
Numero Unico......................................35
Il mondo del Jazz:
Ferdinand Joseph....................................36
L’angolo Bon Ton
Dove organizzare il pranzo di Nozze.........37
Cervicale..............................................38
14° Minifestival “Città di
Viterbo”...............................................39
Premio Letterario Vallesenio..............39
Con la poesia nel sangue....................40
Vita cittadina ......................................40
Tempo di premiazioni, tempo di soddisfazioni.............................................41
Da Fabrica di Roma con amore..........42
25 Novembre, Giornata Internazionale
contro la violenza alle donne.............42
Le storie di Max:
Fiorella Mannoia.....................................43
Nel cuore.............................................44
Il saluto a Don Mario..........................45
Il Calendario 2011..............................46
Presentazione ufficiale de’ Il Bullismo.
Come riconoscerlo e combatterlo......47
Agenda ...........................................48-49
Messaggi.........................................50-51
I nostri amici ......................................52
Roma com’era.....................................53
Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59
Annunci gratuiti ............................60-61
Oroscopo..............................................62
Selezione Offerte Immobiliari.......63-64
Foto di copertina concessa da
“Antica Fattoria La Parrina”
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VI TERREMO
AGGIORNATI SULLE
NOVITA’ DI
CAMPO DE’ FIORI!
LA RIVISTA CHE AMATE DI PIU’
Campo de’ fiori
3
La retta via
opo la pubblicazione del primo libro della collana Philisophica
dell’Accademia Internazionale d’Italia, scritto dall Prof. Massimo
di Sandro Anselmi
Marsicola, Il Bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, che vi ho presentato nel precedente numero di Campo de’ fiori e che sta già ottenendo un
meritato successo, voglio trattare, di proposito, dell’educare i giovani oggi, in
questa società così confusa e disordinata.
Questo è il tempo dove tutto corre in continuo mutamento, dove l’incontro e lo scontro di civiltà e culture diverse attaccano equilibri dogmatici, frutto di abitudini e tradizioni remote. Lo scandire dei ritmi
lenti della vita di ieri, perfino prevedibili, si scontra con la frenesia e l’imprevedibilità dei giorni nostri.
Per tutto ciò, è arduo educare e formare i giovani per il loro e nostro futuro!
Cosa fare?
Per prima cosa noi genitori dovremmo dedicare più tempo a parlare con loro, raccogliere le loro confidenze, comprendere i loro disagi, assecondare i loro progetti ed aiutarli a coronare i loro sogni.
Questo rinsalderebbe il loro naturale rapporto affettivo con la famiglia e sminuirebbe l’influenza, a
volte dannosa, del gruppo, non sentendo più la necessità di cercare in esso un modello nel quale identificarsi.
Ne scaturirebbero effetti taumaturgici e duraturi, come un vaccino contro ogni affezione. Bisogna poi
ascoltarli anche quando non parlano e non hanno voglia di comunicare, quando sono irritati, delusi e
stanchi. Soprattutto non bisogna sdebitarsi la coscienza accondiscendendo a tutte le loro richieste e
regalargli il meglio che c’è. E’ necessario vigilare sull’uso ed abuso delle moderne tecnologie: telefonini, internet, facebook… per molti ragazzi, queste sono l’approccio al mondo esterno, fascinoso,
immenso e segreto, ma potenzialmente tanto, tanto pericoloso!
Se ieri educare i figli è stato insegnargli le buone maniere, oggi bisogna fare molto di più, bisogna
disincantarli dai falsi profeti, allontanarli dalle mode e dai cattivi esempi dei personaggi pubblici.
Bisogna convincerli a bandire ogni forma di violenza e combattere gli istigatori, insegnare loro la convivenza pacifica per vivere in una società plurirazziale e multietnica. Anche noi di questa età, non possiamo non aver sbagliato molte volte, però attingiamo dalle nostre esperienze per levare la nostra
voce ad indicare la retta via.
Convinciamoci che non saranno più altri a farlo per noi!
Questo richiederà più impegno, ma ci darà più forza e se altre voci, poi, si uniranno alla nostra, sapremo che la speranza di giorni più belli non sarà vana!
D
Foto Marci Iron Rapiti
Campo de’ fiori
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“Il prossimo anno andrò in pensione, ma continuerò a lavorare!”
A tu per tu con Antonello Fassari
Dalla fiction più popolare di Canale Cinque, “I Cesaroni”, l’attore romano si confida:
“Sono stato un bravo papà”, “Credo nel mistero... Non siamo fatti di sola scienza”
Ad aprire la stagione del Teatro d’Autunno
2010 di Fabrica di Roma, un personaggio
davvero eccezionale: Antonello Fassari.
L’attore romano, ormai da qualche anno
conosciuto dal grande pubblico nei panni
di Cesare, della popolare fiction I
Cesaroni, ha portato in scena un pezzo
piuttosto impegnativo, magistralmente
interpretato, tratto dal film Ro.Go.Pa.G. di
Pier Paolo Pasolini: La ricotta.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo,
grazie anche al direttore artistico del
Teatro Tenda di Fabrica di Roma, Carlo
Ciaffardini, al termine delle prove, prima
del debutto del 22 e 23 Ottobre, che ha
riscosso un enorme successo.
Iniziamo parlando de I Cesaroni, se
la cosa non la stanca!
No, no, anzi!
Nella sua carriera vanta numerose
interpretazioni, solo quelle televisive
e cinematografiche sono circa una
cinquantina, senza contare quelle in
teatro. Ma ultimamente è la fiction di
Canale Cinque che l’ha portata alla
ribalta. Ecco, da romano doc quale è,
come si sente nei panni di Cesare? Li
calza bene?
Sì, il personaggio di Cesare mi calza bene.
In esso ho potuto mettere tutta la mia
gestualità, il mio modo di fare, anche se
psicologicamente è molto lontano da me
perché non sono tirchio, né così tradizionalista e conservatore come lui. Forse
sono un po’ borbottone come lui. Per
interpretare Cesare, sono andato a pescare in una certa bonomia romana, a volte
anche un po’ cattiva, gretta, altre invece
con quegli slanci di bontà che abbiamo noi
romani.
Senta, non è però la prima volta che
interpreta un romano verace. Lo ha
fatto, ad esempio, anche in Romanzo
criminale, in Selvaggi. E’ stanco di
interpretare personaggi tipicamente
romani oppure no?
No, mi fa piacere, ma questo accade perché in Italia le commedie che oggi scriviamo si rifanno per lo più ai tipi della commedia dell’arte che poi è diventata commedia all’italiana. Ne I Cesaroni, io sono
un po’ Pantalone, Max Tortora Brighella,
Claudio Amendola Lellio, ed uno dei motivi della sua popolarità è proprio la struttura drammaturgica. Ma ne ho interpretati
talmente tanti di personaggi! Anzi, il prossimo anno vado in pensione, ho raggiunto
quarant’anni di contributi, anche se noi
abbiamo la fortuna di poter continuare a
lavorare.
Ecco, come crede che sia cambiato il
lavoro dell’attore?
Oggi, con il modo che ha la televisione di
usare e gettare, di essere una specie di
fabbrica di personaggi e situazioni nuove è
sempre più difficile costruirsi una carriera.
I ragazzi sono costretti ad avere successo
subito ed anche economicamente il lavoro
è diventato diverso. Io ho fatto per quindici anni teatro e ho campato bene. Una
volta si poteva fare l’attore anche nell’anonimato, poi magari arrivava qualcosa che
portava al successo. Adesso i giovani, se
sono fortunati, hanno subito successo, ma
il problema è che poi rimangono legati a
quel personaggio che si dovranno scrollare di dosso, e mentre cercano di farlo stanno a casa e le produzioni non li pigliano
perché ricordano sempre quel protagonista. Anche per noi più vecchi c’è una forte
immedesimazione, ma siccome abbiamo
già lavorato tanto prima, si sa che possiamo fare altre cose. D’altronde, in Italia,
forse molto più che nel resto del mondo, la
televisione si è mangiata tutti gli altri mercati, sia il teatro che il cinema. Oggi se non
vai in televisione è come se non esistessi.
Le rivolgo una domanda un po’ più
personale. Ne I Cesaroni, è il papà
acquisito di Matilde e all’inizio l’ab-
biamo vista un po’ impacciata. Nella
vita reale, invece, com’è come padre?
Sono stato un bravo papà, ed anche la
mamma (ndr Maria Fano) è stata una
brava mamma. Lavinia ha ventidue anni,
già lavora da un anno e mezzo in produzione al cinema. Sta andando avanti con le
sue gambe e adesso andrà a vivere da
sola, come ho fatto io alla sua età.
Le dispiace?
No, no, per niente!
Non è il classico papà iperprotettivo
nei confronti della figlia, anche se
forse lo sono di più le mamme?
Questo discorso della iperprotezione è un
fatto abbastanza recente. I figli, da sempre, arrivati ad una certa età, dovevano
emanciparsi, cominciare a lavorare. Oggi,
mi sembra, ci siano mille alibi per allontanarsi dal mondo del lavoro. La mia paura,
infatti, era che Lavinia si “parcheggiasse”,
come si dice, all’università, che passasse
tempo e l’ingresso nel mondo del lavoro
diventasse sempre più difficile. Invece lei
lavora e continua a studiare. E’ iscritta alla
facoltà di Lettere e filosofia, indirizzo editoria e giornalismo, perché non ha mai
voluto fare lo spettacolo davanti, ma dietro le quinte. Io sono contento perché il
suo è un lavoro molto interessante, con
delle responsabilità e garantisce più conti-
Campo de’ fiori
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regista con una storia che mi
nuità nel tempo. Tutto passa,
convince.
ma la produzione resta. Noi
Preferisce però dirigere o
attori, quando terminiamo un
essere diretto?
lavoro attendiamo di essere
Tutte e due. Essere diretto è fonrichiamati, rimanendo a casa
damentale. Un attore bravo, se
ad aspettare che il telefono
diretto bene, è più bravo, vale
squilli.
per tutti, per tutti tutti. Dico una
A che punto siete con I
bestemmia: Totò nei film di
Cesaroni? E’ già prevista
Monicelli è migliore del Totò di
una nuova serie?
tanti altri film. Il regista è fondaSì, la quinta serie, che inizierementale tanto al cinema quanto
mo a girare a Giugno dell’anno
in teatro. L’attore che dirige un
prossimo.
altro attore è interessante. In
Una curiosità, Lucia tornelinea di massima tutti i bravi
rà?
registi sono piuttosto silenziosi,
Sì, torna, torna.
si fanno capire con dei cenni,
Lei comunque, dopo essersi
osservano molto e stanno dietro,
diplomato
all’Accademia
non si mettono mai davanti, altriDa sx: Claudio Amendola, Max Tortora ed Antonello
Nazionale d’Arte drammatica
menti rischiano che l’attore li imiti. E’
Fassari in una scena del telefilm “I Cesaroni”
Silvio D’Amico, nel 1975, inizia la
un lavoro faticosissimo, perché tutti
sua carriera di attore teatrale.
Non le chiedo quale preferisce tra i
dipendono da te, devi riuscire ad essere
Come ha scelto il pezzo che sta portre, ma cosa ama di ciascuno: teatro,
lucido e chiaro e dire a ciascuno la cosa
tando in scena adesso, non essendo
cinema e televisione?
giusta. E’ uno dei lavori più verticistici e
originariamente stato scritto da
Noi attori non scegliamo, siamo scelti. Il
gerarchici che esista.
Pasolini per il teatro?
fatto di dire sì o no è relativo alle qualità
C’è un ruolo che ancora non ha interQuesto dipende dalla mia formazione. In
delle persone con le quali si lavora, prima
pretato, ma nel quale vorrebbe
Accademia ho avuto la fortuna di avere
di tutto tecniche. Chiamo la televisione
cimentarsi?
come insegnante Luca Ronconi, che pur
“acquario”, perché manca di profondità,
Il prossimo, si dice sempre così. Non mi
essendo stato una persona istituzionale,
infatti adesso i televisori so’ piatti (ride).
sono mai affezionato ad un ruolo. Ma voracclamatissima, è stato un grande speriParlo soprattutto dei programmi di intratrei invecchiare, tra qualche anno, ancora è
mentatore, ha cercato di portare in scena
tenimento che hanno amplificato l’idea di
presto, come si faceva una volta, con quei
testi che non sempre erano testi teatrali.
fare spettacolo con argomenti che molto
personaggi vecchi, belli, grandi, importanIo stavo cercando una sceneggiatura e ho
poco hanno a che fare con lo spettacolo.
ti, qualche re, padre o nonno.
pensato a Pasolini. Conoscevo già La
Sono una vetrina attraverso la quale venUn sogno che non ha ancora realizzaRicotta come episodio del film, ma ho scodersi. Diverso è per le fiction o i film, che
to?
perto che la sceneggiatura non era stata
propongono storie interessanti. La televiA parte vincere il superenalotto (ride e rido
mai scritta. Pasolini lo aveva scritto come
sione in linea di massima è quella che
anch’io)? Mi sento realizzato, sono stato
racconto, quale studio preparatorio al film
appartiene di meno all’attore, crea e
fortunato, ho fatto l’attore da sempre. Già
Il Vangelo Secondo Matteo, che avrebbe
distrugge personaggi, è un serpente velea otto anni ero quello che diceva la poesia
girato l’anno dopo. Nella storia di Stracci,
noso. Il teatro ed il cinema tradiscono
di Natale, poi mi piaceva parlare con i
questa comparsa che fa la fame, Pasolini
molto meno. Mi trovo bene ovunque,
pupazzi, ho iniziato a cantare e suonare,
ha identificato la figura di Cristo ed ha
anche se sono tecniche diverse. Volendo
non ho mai pensato ad altro. Mi sento reaanalizzato il rapporto tra l’uomo e il sacro.
dare alle fiction della tv un valore aggiunlizzato, ma non arrivato perché fortunataMa mi è piaciuto principalmente il fatto
to, c’è da riconoscere che hanno tirato
mente questo lavoro è un “pozzo di San
che fosse un racconto, con i dialoghi e
fuori molti attori, anche bravi, che altriPatrizio”. Non è un lavoro, rispetto ad altri,
tutto il resto, ed io volevo mettere in scena
menti non sarebbero mai venuti fuori, percosì importante, però il vero potere di queuna sceneggiatura. Mi
ché ultimamente il
sto lavoro sta nel far ridere, piangere,
sembrava una bella
mercato del cinema si
emozionare le persone, che ti vengono
storia, congeniale. Ho
è molto ristretto.
incontro, grate. Questo è il più potere di
avuto un colpo di fulA me personalmentutti i poteri degli uomini. Tornando a Totò,
mine.
te, vedendola quasi
per esempio, ha fatto ridere mio nonno,
A proposito, qual è
ogni sera in tv,
mio padre, me, mia figlia!Non è questo il
il suo rapporto con
sembra di conoscerpotere più grande per un uomo? E’ un
la religione?
la da sempre.
dono meraviglioso che Dio ci ha dato.
Io credo nel mistero,
Lo so, sono uno zio,
Sicuramente un chirurgo che ti mette a
non è una frase mia.
questo è anche piaceposto il cuore è importantissimo, ma
Ultimamente gli uomini
vole, ma non bisogna
anche Michelangelo che dipinge la cappeldella
Chiesa
non
pensare che tutto finila Sistina, ti nutre, ti dà vita, ti “opera”
danno una gran prova
sce lì, altrimenti si
anche lui. Nonostante il mondo sia sempre
di sé. Questo, però, Ermelinda Benedetti ed Antonello Fassari viene scavalcati.
più tecnologico e abbiamo bisogno delle
non deve entrare nel
Lei
ha
provato
cose materiali, sentiamo anche la necessiproprio rapporto con Dio. Ritengo, che ci
anche l’esperienza di regista. Come è
tà di viverci, confrontarci, guardarci, e
portiamo Dio dentro e credo che non lo si
stata?
questa è la specificità più importante del
debba e non lo si possa usare per fini praE’ venuta per caso. Ho diretto Il segreto
teatro che va sempre a scavare nelle
tici. Dio ci accompagna tutta la vita, invedel Giaguaro. Dal punto di vista tecnico,
nostre radici, nelle intenzioni che fanno
ce ci raccomandiamo a lui solo quando
sono stato bravo, ho finito di girare due
muovere il nostro cervello ed il nostro
stiamo male. Non amo chi dice di credere
giorni prima, ma dal punto di vista del film,
istinto, anche se non sempre questa
in Dio poi fa le peggiori porcherie e si
fin dall’inizio mi ero accorto che la scenegosservazione è edificante.
pente a Pasqua. E’ troppo facile. Credo
giatura non andava bene, era deludente.
che qualcosa c’è e dobbiamo rispettare
Lo dissi al produttore, ma per una serie di
Ermelinda Benedetti
questo mistero. Non siamo soltanto scienmotivi abbiamo dovuto girare per forza
za.
quella. Mi è rimasta la curiosità di fare il
Campo de’ fiori
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Enrico Ruggeri: “La mia vocazione è raccontare
agli altri quanto la vita sia spettacolare”
Il giudice di X- Factor, racconta del programma e del suo nuovo libro
Un alone di mistero, non a caso questo
termine ricorre spesso nella sua vita, sembra avvolgere la sua figura. Sfuggente e di
poche parole, come testimonia anche la
nostra intervista, ma allo stesso tempo in
grado di comunicare molto, a chi lo guarda, a chi lo ascolta. Ecco Enrico Ruggeri.
Parliamo di X-Factor, il programma
che la vede protagonista in questo
momento. Quest’anno è stato chiamato ad indossare i panni del giudice. Come si trova con gli altri “colle-
ghi”
(Maionchi,
Tatangelo e Belisari)?
Sono tre personaggi diversi
e complementari: Elio guarda solo al profilo tecnico,
Anna è guidata dall’emozione, Mara pensa alle possibilità commerciali. Io cerco
nuove personalità
Chi crede sarà il vincitore di questa edizione?
Non conta molto vincere
X-Factor. L’importante per
un ragazzo è fare un percorso che lo valorizzi nel
tempo.
Cosa pensa del vincitore
Ermelinda Benedetti ed Enrico Ruggeri
della scorsa edizione di
piace comunicare e stare con gli altri. Non
X-Factor, Marco Mengoni?
piango e, invece di arrabbiarmi, tendo a
Ha tutte le carte in regole per diventare
organizzare rimedi e risolvere problemi.
una star “duratura”.
Ultima domanda. Progetti in vista per
Facciamo un piccolo passo indietro.
il futuro?
Come è stata la conduzione del proIl progetto a cui tengo di più è l’uscita del
gramma di Italia 1, Mistero?
mio prossimo libro, il primo romanzo.
Mistero è nato da una nostra idea: volevaAvverrà a metà gennaio e segna il mio
mo raccontare qualcosa che non fosse già
ritorno in Feltrinelli.
stata raccontata in TV.
Ermelinda Benedetti
In quale dei diversi ruoli che si è trovato a svolgere, si preferisce: autore,
cantante o conduttore?
La mia vocazione è raccontare agli
altri quanto la vita sia spettacolare.
Il mio territorio è quello della musica, ma mi sento a mio agio anche
in altri campi.
Chi
è
Enrico
Ruggeri,
secondo
lei? Dia una definizione di se stesso
(cosa ama, cosa
odia, cosa la fa ridere, cosa la fa piangere, cosa la fa arrabbiare, cosa la rende
felice, qual è la qualità di sé che apprezza di più e quella che
invece detesta…)
Sono un curioso. Mi
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Campo de’ fiori
CURRICULUM VITAE
Federica Pinto
Teatro
dell’
Opera
ballando
“Coppelia” per il saggio di fine anno, per
poi esibirsi nel 2003 di fronte a Papa
Giovanni Paolo II in occasione della
Giornata della Gioventù. Dal 2005 al
2009 la vediamo interpretare “La
Silfide”, “Il Valzer dei Fiori” tratto dallo
“Schiaccianoci”, “Excelsior”, “Phonometrie”, interpretati per l’ Accademia
Nazionale di Danza. Dal 2005 in poi si
accorge che grazie alla sua eleganza e
bellezza viene richiesta come modella ed
infatti la troviamo in “100 scatti d’autore” a cura dell’associazione Artesia (20052007), successivamente è scelta come
testimonial dell’atelier Anteaspose di
Pescara e per Swaroski (2008). Nel 2010
le si propone la grande occasione per
Federica Pinto, giovanissima attrice e
ballerina abruzzese di Guardiagrele (Ch),
si trasferisce presto a Roma dove decide
di continuare gli studi scolastici e dedicarsi completamente al mondo che fin da
piccina l’attrae, quello della danza. Infatti
si iscrive all’ Accademia Nazionale di
Danza dove, dopo otto anni di studio e
frequentazione di corso, si diploma ballerina professionista. Ma già a 12 anni
Federica aveva calcato il palcoscenico del
debuttare, dopo essere apparsa come
protagonista di fotoromanzi su “Cioè”, in
teatro la sua grande aspirazione.
Viene scelta dall’autore Silvestro Longo
per interpretare “Il Diavolo e L’ Acqua
Santa” al Teatro Petrolini di Roma
accanto a Nino Taranto. E’ una grande
praticante di sci, nuoto e subacquea, ma
la sua grande aspirazione è interpretare in
qualità di attrice-ballerina un Musical
accanto a grandi personaggi dello spettacolo. In bocca al lupo, Federica!
Sandro Alessi
Campo de’ fiori
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Lauro Versari,
non è un personaggio qualunque
Lauro Versari non è un personaggio
qualunque, lui è completamente fuori dalle
regole e non è semplice nemmeno parlarne. Ma oggi abbiamo deciso di incontrarlo
e forse è il momento giusto per parlarvi
dei suoi spettacoli considerati veri e propri
eventi.
Il punto di partenza è la location che è
sempre fuori da un normale palcoscenico,
ma completamente inerente lo spettacolo.
Basta pensare che nel 2005 riuscì a rappresentare “La Passione di Maria
Maddalena”, interpretata da una bravissima Sonia De Meo, nella spettacolare cornice della Basilica Di Santa Maria del
Popolo a Roma e l’anno successivo “Solite
difficoltà per un omicidio”, nel Parco
Piccolomini, a due passi da San Pietro
dove la sua musa ispiratrice interpretava
una amazzone.
Ma veniamo all’evento più recente.
“2010, Qualcuno volò sul nido del
cuculo” rappresentato nello scorso mese
di maggio presso la struttura dell’ Ospedale Psichiatrico S.
Maria della Pietà di
Roma ed attinto dal
famoso libro di K.
Kesey e dal più
conosciuto film di
Milos Forman interpretato da Jack
Nicholson.
Il testo di Versari
parla di un Ospedale
Psichiatrico e dove
trovare il posto ideale? L’ex Manicomio di
Roma è sembrato il
più adatto e i 400
mq del padiglione
giusti per contenere
la scena ed il pubblico che è sempre
parte
integrante
dello
spettacolo.
Lauro,
perché
coinvolgere
il
pubblico? “Il pubblico deve sempre
partecipare ai miei
spettacoli, è una mia
idea fissa come l’uso
spregiudicato
dei
luoghi delle rappresentazioni. Chi viene
a vedere i miei eventi sa che io non
intrattengo
ma
disturbo! E poi da
sempre mi piace
lavorare con le emo-
zioni. Questo testo si muove in quella sottile linea di demarcazione che esiste tra la
normalità e la pazzia che oggi, come non
mai, si sta sempre più allargando. Il tema
al centro di tutto è in realtà una grande
metafora del mondo in cui viviamo e che ci
spinge a chiederci se è pazzo veramente
chi la pensa diversamente da noi.
Da Gennaio 2011 potremo assistere nuovamente allo show e forse, chi ancora non
lo ha visto, potrà darsi una risposta all’interrogativo posto dall’autore.
Per concludere non possiamo esimerci di
fare una domanda provocatoria a chi da
tanti anni fa televisione, cinema e teatro
come Lauro Versari: perché il pubblico non
va più a Teatro? Sono fandonie. La gente
va a teatro se le viene proposto qualcosa
di interessante, se no se ne sta a casa.
Il teatro non è in crisi come vogliono farci
credere le istituzioni… Basterebbe aiutare
chi propone cose nuove e belle! E di autori e registi con voglia di fare ce ne sono…
Chiudiamo quindi l’intervista con questa
piccola
nota
polemica, ma
anche noi che
da oltre dieci
anni seguiamo
il teatro anche
a livello radiofonico, non possiamo che concordare con le
idee di Lauro
Versari.
Backstage di “2010, qualcuno volò sul nido del cuculo”
Lauro Versari
Campo de’ fiori
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Foied vino pafo, cra carefo
“Oggi bevo vino, domani ne farò a meno”
Approfittiamo degli strumenti che ora abbiamo per vivere con più serenità
Da quando, recentemente, mi sono trasferito in
questa splendida Tuscia
viterbese, nella corrispondenza con gli
amici amo apporre, dopo
la firma, questa frase.
La
amo
in
modo
particolare, per tanti
Paolo Balzamo
motivi, primo tra i quali
Responsabile
per
omaggio
alla
Formazione
ed Informazione memoria dei Falisci, i
Centri Ottici Lisi bellicosi ma acculturati
cugini dei Latini e dei
& Bartolomei
www.lisi- barto- Siculi che si insediarono
in queste zone subito al
lomei.com
sud del territorio etrusco, ma sopratutto perché è un inno alla
vita semplice e schietto.
Questa frase, scritta in lingua protolatina o
falisca, è incisa, da destra verso sinistra, in
una patera, o grande coppa per bere il
vino, conservata nel museo di Civita
Castellana. Grosso modo si può tradurre
con un “Oggi bevo vino. Domani ne farò a
meno”. Risale al 500 o 600 a.C. , al tempo
del Lapis Niger e quindi dei primi
insediamenti urbani
della
Roma
monarchica. Dopo
500 anni Orazio
scriverà
il
suo
famoso
inno
all’Attimo Fuggente
“Carpe diem, quam
minimo
credula
postero”, ossia “Vivi
questo momento e
confida meno che puoi nel domani”, e solo
dopo ulteriori 1500 anni Lorenzo de’
Medici esordirà col suo “Chi vuol essere
lieto sia, del doman non v’è certezza!”
Quindi, dice quella coppa, oggi ho del vino
e lo bevo. Se domani non lo avrò, o non
potrò berlo, ne farò tranquillamente a
meno. Parole di eterna saggezza di un
anonimo vasaio di oltre 2500 anni fa.
E come tutte le parole di saggezza porta in
sé una grande verità: “Se oggi ho gli
strumenti e le opportunità per stare bene,
per bere vino, per esser lieto, devo
approfittarne, senza riporre speranze nel
domani, perché forse
domani non mi sarà più
possibile,
ed
allora,
domani, ne farò a meno
con tutta serenità. Ma
oggi, no!”
Foied vino pafo, cra carefo.
Nello scrivere quest’articolo
sto inforcando i miei
occhiali da computer. Non
solo mi fanno vedere bene
lo schermo e gli appunti,
ma me lo fanno fare in modo comodo e
rilassato. Certamente scriverei lo stesso
anche se non li avessi, ma perché privarmi
di vivere il lavoro in comodità e in uno
stato di benessere?
Foied vino pafo, cra carefo.
Quando guido di giorno, col sole spesso
fastidioso, uso sempre i miei “magici”
occhiali polarizzati, che mi eliminano i
fastidiosissimi riflessi del sole dai vetri
delle macchine davanti, mi rendono
davvero trasparente il parabrezza della
macchina e mi fanno scorgere gli ostacoli
sulla strada assolata molto prima.
Certo, guidavo anche prima di avere
queste ormai insostituibili lenti, ma perché
mai privarmi di un po’ di sicurezza e di
comfort in più anche durante la guida?
Foied vino pafo, cra carefo.
Da tanti anni sono presbite: l’accumulo di
primavere mi rende necessarie due lenti
diverse per andare in giro o per leggere.
Certo, due occhiali risolvono la questione,
ma perché mai non
utilizzare un unico
occhiale progressivo,
sempre disponibile e
che mi faccia vedere
facilmente,
senza
sforzo e senza dover
cambiare montatura,
chi mi chiama al
cellulare
o quanti
chilometri ho percorso
guidando o ancora
controllare velocemente lo scontrino che
mi hanno rilasciato dopo l’acquisto?
Foied vino pafo, cra carefo.
Grazie, Civita, grazie al tuo anonimo
artigiano di venticinque secoli fa, che mi
ha regalato quaesta attualissima perla di
saggezza, che cerco di divulgare, sempre,
a tutti i miei interlocutori.
Foied vino pafo, cra carefo.
Hasta la vista!
Campo de’ fiori
12
Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi
Via Veneto e Fontana di Trevi, emozioni da dolce vita
Passeggio per Via
Veneto, mi ritornano
in mente gli anni
Cinquanta del secolo
scorso. A quell’epoca
questa
strada
si
popolava di giorno,
ma soprattutto la
notte, di personaggi
in cerca di notorietà;
lo scatto di un papadi Riccardo Consoli razzo poteva costituire la chance per
diventare attore o la possibilità di apparire, magari in secondo piano, su una rivista. I rotocalchi di quel periodo mostravano i tavolini dei bar alla moda sempre
affollati, con gli ospiti seduti al sole, spesso intrattenuti da un suonatore ambulante. A cominciare dal tramonto a quegli
stessi tavolini cominciavano a farsi vedere
attori, politici e intellettuali. In questa strada era notevole la presenza del mondo
cinematografico americano che rivolgeva
una particolare attenzione a Cinecittà. Via
Veneto, infatti, con i suoi alberghi, i suoi
caffè, la sua dimensione internazionale,
accoglieva in quei primi anni Cinquanta
molti produttori hollywoodiani che sceglievano come teatro dei loro incontri questo
posto. Per gli aspiranti attori, sia italiani
che stranieri e per la gente del cinema in
genere, Via Veneto divenne un salotto per
apparire e per ricercare buone occasioni di
lavoro; questa via non era comunque il
solo polo d’interesse per il mondo artistico
e culturale, ma piuttosto il simbolo della
Roma notturna, come Via dei Condotti lo
era per la moda e lo shopping. Passeggio
per questo viale e non posso fare a meno
di pensare a la Dolce vita di Federico
Fellini, certamente oggi non c’è più la possibilità di incontrare, come allora, Anita
Ekberg che cammina a piedi nudi e
Marcello Mastroianni o magari vedere
seduti a un tavolo Guttuso, Pasolini,
Moravia o Calvino, intenti a discutere
davanti ad un aperitivo. Ma il fascino e la
bellezza di Via Veneto rimangono e per un
istante riesco a rivivere e percepire tutte le
emozioni di quel periodo e sentire l’eco dei
rumori e delle voci della gente che animavano quelle straordinarie notti romane. Via
Vittorio Veneto, comunemente chiamata
Via Veneto, che era poi la denominazione
originaria, conduce da Piazza Barberini a
Porta Pinciana, progettata e realizzata a
fine Ottocento, storicamente ricorda la vittoria riportata contro gli austriaci, (24
ottobre - 3 novembre 1918), che determi-
nò la fine della Prima Guerra Mondiale.
Pensata come arteria principale del Rione
Ludovisi ha utilizzato una parte di quello
che un tempo era il verde dell’omonima
villa; famosi gli alberghi che insistono su
questa strada conosciuta in tutto il mondo,
quello che era originariamente il Palace
non è più un albergo, costruito nel 1902, è
attualmente una dèpendance dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America; splendidi
e internazionali i caffè, ma Via Veneto
deve la sua fama soprattutto per essere
stata al centro della vita mondana degli
anni Cinquanta e Sessanta del secolo
scorso. La Dolce vita dicevo, la lavorazione
di questo film iniziò a Cinecittà dove vennero costruiti moltissimi set, compreso un
tratto di Via Veneto, mentre la scena della
festa dei nobili al castello, fu girata nel
Palazzo Giustiniani - Odescalchi di Bassano
Romano in provincia di Viterbo e la scena
più celebre, quella del bagno notturno di
turisti stranieri e, malgrado la sua timidezza, fa le prime avances all’attrice che, uscita dal locale molto euforica, vede una
grande fontana e ci si immerge. Marcello
vince la sua timidezza e si dichiara innamorato, ma quando la riporta in albergo
incontra il fidanzato di lei che, non gradendo le attenzioni che le ha riservato lo
affronta stendendolo con un pugno, tutto
ciò alla presenza dei fotografi che immortalano la scena. Come detto la scena più
celebre è quella del bagno notturno di
Anita Ekberg a Fontana di Trevi, ma vediamo di conoscere meglio questo magico
luogo, la storia di questa famosissima fontana risale ai tempi dell’imperatore
Augusto, quando il genero Agrippa fece
arrivare l’acqua corrente fino al Pantheon
e alle sue terme, grazie alla costruzione
dell’acquedotto, dell’acqua Vergine che,
benché compromesso e assai ridotto nella
portata, rimase in uso per tutto il
Anita Ekberg, una delle immagini più note
di
tutto
il
cinema,
a Fontana di Trevi. A beneficio di quei
pochi lettori che non avessero visto il film
Marcello
(Marcello
ricordo
che
Mastroianni), è un giornalista romano che
si occupa di servizi scandalistici con l’ambizione di diventare scrittore, cinico e
disincantato, è il protagonista di sette episodi, che narrano la Dolce vita di Roma a
cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel secondo episodio Marcello è incaricato
di accogliere nella capitale l’attrice Sylvia
(Anita Ekberg), famosa stella del cinema,
la intrattiene in un pub frequentato dai
Medioevo. L’acquedotto venne restaurato
nel corso dell’VIII secolo, nel XII e a metà
del XV, epoca in cui l’acqua tornò a fluire
abbondante in una grande vasca per
mezzo di tre bocche di notevole portata,
per quanto attiene alle sorgenti originarie
queste furono riallacciate soltanto nel
1570 da Pio V, Antonio Ghisleri, 1566 1572 e in quella occasione la grande vasca
venne collocata sul lato opposto a quello
dell’attuale fontana. La trasformazione
della piazza e della stessa fontana fu ordinata da Urbano VIII, Maffeo Barberini,
1623 - 1644, a Giovan Lorenzo Bernini
allo scopo di creare una importante sceno-
Campo de’ fiori
grafia a ridosso del proprio palazzo,
(Palazzo Barberini), che fosse ben visibile
dalla sua residenza di Palazzo del
Quirinale. Bernini progetta una grande
mostra d’acqua costituita da un’architettura incentrata sulla statua della vergine
Trivia, posta su un basamento realizzato
sotto il livello dell’acqua, in modo tale da
indurre la sensazione che ella sbucasse
dall’acqua stessa. Alla morte di Urbano
VIII si apre un processo nei confronti della
famiglia Barberini per opera del nuovo
pontefice Innocenzo X, Giovanni Battista
Pamphili, 1644 - 1655, con la conseguente decisione di affidare al Borromini il trasporto dell’acqua Vergine sino a Piazza
Navona, allo scopo di realizzare una
mostra monumentale dinanzi al proprio
Palazzo, tutto ciò comporterà l’interruzione
dei lavori. Salito al soglio pontificio,
Innocenzo XIII, Michelangelo dei Conti,
1721 - 1724, provvede ad estendere le
proprietà della propria famiglia fino alla
piazza di Trevi, mentre Palazzo Poli ingloba diversi edifici più piccoli fino ad affacciarsi a ridosso della fontana, a quell’epoca ancora incompiuta. Tocca a Clemente
XII, Lorenzo Corsini, 1730 - 1740, il compito di riprendere in mano le sorti della
piazza e della fontana medesima.
Nell’ambito dei lavori realizzati durante il
suo pontificato, che porteranno al completamento di grandi fabbriche rimaste
incompiute, egli bandisce un importante
concorso per la costruzione di una grande
mostra d’acqua che occupi l’intera facciata
di Palazzo Poli, il tutto con grande disappunto dei Duchi di Poli proprietari dell’edificio, che avrebbero visto la facciata del
loro palazzo compromessa e, cosa più
grave, coronata dallo stemma dei Corsini.
Il bando viene vinto da Nicolò Salvi che inizia la costruzione della fontana nel 1732,
impostando l’opera secondo un progetto
che raccorda le influenze barocche al
nuovo movimento classicista caratterizzante tutto il pontificato di Clemente XII.
L’artista riprende l’idea di Urbano VIII e
del Bernini volta a narrare la storia
dell’Acqua Vergine tramite l’architettura e
la scultura; lo stesso pontefice inaugura la
fontana nel 1735, con i lavori ancora in
corso, ma nel 1740 la costruzione dell’opera viene ancora una volta interrotta, per
riprendere
soltanto due
anni dopo.
Ma Benedetto XIV,
Prospero
Lambert-ni,
1740-1758,
nel
1744,
pretende
una seconda inaugurazione. La
prima parte
dei
lavori
termina nel
1747, quando vengono
completate
le statue e
le
rocce
posticce,
dopo
la
morte
di
Niccolò Salvi
(1751), la
costruzione
prosegue sotto la guida di Giuseppe
Panini, che nel 1762, porta finalmente l’opera a compimento sotto Clemente XIII,
Carlo Rezzonico, 1758 - 1769. In quel cantiere, attivo per circa un trentennio, hanno
lavorato almeno dieci scultori, alla fine,
Fontana di Trevi ultimata diventa scenografia e simbolo della Roma papalina. Ma
torniamo alle emozioni della Dolce vita,
periodo gaudente e per certi versi unico
per la mondanità romana degli anni
Cinquanta e Sessanta del secolo scorso,
un periodo sapientemente immortalato da
13
quel mago che fu Federico Fellini. In quegli anni Roma era una città non più aperta, ma addirittura spalancata e comodamente seduta sui divani dei locali alla
moda di Via Veneto dove noti personaggi
del cinema, ma non solo, vengono quotidianamente paparazzati dai fotografi e
immortalati dai quotidiani o sulle copertine
dei rotocalchi, qui giungono in ordine sparso attori come Ava Gardner, Montgomery
Clift, Kirk Dougas, Audrey Hepburn, Gary
Cooper, Herry Fonda, Errol Flynn, Brigitte
Bardot e, naturalmente, Anita Ekberg.
Passeggio per Via Veneto, da Piazza
Barberini a Porta Pinciana, mi ritornano in
mente quegli anni irripetibili ormai del
tutto superati. Io c’ero.
14
Campo de’ fiori
CINEMA NEWS
JENNIFER’S BODY
Jennifer’s body, USA,
2009. Genere: horror;
regia: Karyn Kusama;
sceneggiatura: Diablo
Cody;
interpreti:
Megan Fox, Amanda
Seyfried,
Johnny
Adam
Simmons,
di
Brody, J. K. Simmons,
Maria Cristina
Amy Sedaris, Chris
Caponi
Pratt, Juno Ruddell,
Kyle Gallner, Cynthia Stevenson; fotografia: M. David Mullen; montaggio:
Plummy Tucker; scenografia: Arvinder
Grewal, Joanne Leblanc; costumi:
Katia Stano; musica: Stephen Barton,
Theodore Shapiro; distribuzione: 20th
Century Fox; durata: 102 minuti.
Vietato ai minori di 18 anni
Jennifer Check (Megan Fox) è una popolare e sexy cheerleader che, posseduta da
un demone affamato, si trasforma in una
violentissima killer divoratrice di uomini.
Riuscirà la sua migliore amica Needy
(Amanda Seyfried) a fermarla in tempo?
A rimetterci le penne potrebbe essere il
boyfriend di Needy, il timido e impacciato
Chip (Johnny Simmons).
Nel film di Karyn Kasuma, Jennifer s’impossessa degli attributi peculiari della
forma mitica dell’innaturalità umana, conturbante e assolutamente inquietante.
D’altronde, questo smaliziato personaggio
è mostrato fin da subito come un animale
aggressivo, sebbene riesca a sentirsi per-
fettamente a proprio agio nella gabbia delle convenzioni sociali.
La giovane donna decide di percorrere la strada della liberazione
seguendo appetiti artefatti, nati dall’eccezionale lusinga verso l’occulto
mondo delle tenebre.
La seducente Megan Fox di
Jennifer’s body diventa così un essere che introietta via esofago l’umore
vitale del maschio, una donna fallica
che - dopo aver ingurgitato, ingerito
e assimilato parti profonde del sé di
una persona - ha tempo alcuni giorni prima di ripiombare in uno stato
di totale disfacimento.
Insomma, nel suo caso si tratta di
una putrefazione morale, oltre che
corporale. Se Jennifer sceglie di
aggredire con i propri canini aguzzi i
ragazzi verso cui Needy è attratta,
ciò serve unicamente per catalizzare
l’attenzione dell’introversa confidente, in modo da provocare la sua
esplosione interiore.
La vampira getta pertanto le basi
per un arrischiato antagonismo dai
risvolti estremamente deleteri: si
accende in lei un’ambizione difficile
da contenere e, solo grazie al godimento
carnale di questi “ragazzi-oggetto”,
Jennifer può identificarsi con l’amica del
cuore. Inevitabile come lo schermo rechi
inscritto una tangibile differenza a livello di
gender.
Dal canto suo, Needy assume
sempre più l’immagine di una
Vergine guerriera dei nostri
tempi, un po’ messia un po’
Van Helsing.
In Jennifer’s body, si può
distinguere il ritratto canzonatorio e divertito - mai terrorizzato e terrorizzante - che
Diablo Cody e la regista
Kusama mantengono sul
tema del vampirismo e del
genere horror più in generale.
Per questo, nel lungometraggio emerge una linea genera-
le, tratteggiata con mano disinvolta, che
avvicina la pellicola a una divertente black
comedy che suggerisce alcuni spunti analitici. Diablo Cody (qui presente in un piccolo cameo) raschia, però, il fondo del
barile nel momento in cui mette in tavola
gli aspetti più triti di uno sgradevole rigurgito di becero immaginario erotico.
È un peccato che la sceneggiatrice, premio
Oscar per l’irriverente Juno, scada nell’improbabile e scomodo cliché di un erotismo
tra due donne all’insegna di situazioni a dir
poco contorte e paradossali.
Simili idee dall’alto potenziale trash vanno,
peraltro, a braccetto con una macchina da
presa che non tradisce le promesse dalle
affiche pubblicitarie, dimostrandosi avida
di primi piani del corpo procace della
divetta di Transformers.
Campo de’ fiori
15
FIABA DAY: ELIMINARE LE BARRIERE
ARCHITETTONICHE? SI PUO’
Il 3 ottobre scorso si è
celebrato a Roma il
FIABA DAY, l’ottava
giornata nazionale per
l’abbattimento delle
barriere architettoniche. La bellissima
Piazza Colonna, illuminata da un sole ancora estivo, ha fatto da
dell’Avv. Ilaria
cornice all’evento che
Becchetti
si ripete da anni con
sempre maggiore successo. Ad inaugurare la giornata il
Presidente di FIABA (Fondo Italiano
Abbattimento Barriere Architettoniche)
Giuseppe Trieste, che ha espresso la sua
soddisfazione per “l’interesse dei cittadini
e delle istituzioni all’abbattimento di tutte
le barriere fisiche, psicologiche e sensoriali”. Per l’occasione Palazzo Chigi ha
aperto le porte a gruppi di disabili ed ai
loro accompagnatori, consentendo loro di
visitare gli ambienti interni, guidati da funzionari molto gentili e preparati sulla storia
e l’architettura della sede del Governo. In
Piazza Colonna il palco, allestito ad hoc, ha
ospitato dibattiti e confronti sui temi più
importanti quali la scuola, le pari opportunità e il turismo per tutti. La scia di tutti i
dibattiti è stata la “Total Quality” - la qualità totale - perché “a nessuno deve essere negata la possibilità di vivere gli spazi
delle città con comfort e sicurezza”, ha
detto il presidente Trieste. A portare il
saluto del Sindaco di Roma Gianni
Alemanno, è stato l’Assessore alla Mobilità
e Trasporti On. Sergio Marchi, il quale ha
subito precisato che una città come Roma
dovrà avere tutti i mezzi pubblici accessibili nel giro di pochi anni ed ha annunciato l’intenzione di realizzare “l’accessibilità
totale ai mezzi di trasporto pubblico”. Le
flotte a disposizione non hanno avuto per
molti anni alcun tipo di manutenzione
“mentre oggi - ha proseguito Marchi - stiamo effettuando verifiche e interventi per
dare alla nostra città mezzi confortevoli e
accessibili a tutti”. Il problema è serio ed
attuale. I mezzi pubblici non sono certamente a misura di disabile e rappresentano un problema di fruibilità anche per gli
anziani, per le mamme con passeggini al
seguito e per chiunque non abbia una perfetta forma fisica. FIABA si occupa da anni
di promuovere l’eliminazione di tutte le
barriere fisiche, culturali, psicologiche e
sensoriali, per la diffusione della cultura
delle pari opportunità a favore di un
ambiente ad accessibilità e fruibilità totale.
FIABA non sta a guardare. Con le sue continue iniziative e le numerose campagne di
divulgazione tiene sempre vive le tematiche inerenti l’integrazione sociale dei disabili e l’abbattimento delle barriere architettoniche. E c’è da scomettere che, grazie
anche alla tenacia del suo Presidente,
sempre in prima linea nel combattere le
difficoltà e l’indifferenza, riuscirà negli
obiettivi prefissati. Primo fra tutti un
ambiente a misura d’uomo, qualunque
uomo, con tutte le sue abilità e disabilità.
Campo de’ fiori
16
di Carlo Cattani
Crosby , stills & Nash
Li v e
La carica dei… 201 !
Lunedi 19 luglio 2010
“Cavea” dell’Auditorium Parco Della
Musica - Roma
Ore 21.05, le luci dei riflettori puntati sul
palcoscenico, ormai, dominano gli ultimi
bagliori del crepuscolo:
lo spettacolo può avere inizio!
Parte un fragoroso applauso dalle gradinate, colme, della cavea all’aperto
dell’Auditorium “Parco della musica”: il
pubblico di Roma, età media 45-50 anni,
accoglie con grande entusiasmo tre attempati signori, due Americani e un Inglese,
che in fila indiana e con un procedere
non proprio spedito, raggiungono il fronte del palco
disponendosi innanzi ai
rispettivi microfoni dove, prontamente
“armati” di chitarre dai roadies, attendono
di iniziare la loro esibizione sovrastati
dalle persistenti ovazioni del pubblico.
Sotto il cielo stellato di Roma ci sono David
Crosby, 68 anni da Los Angeles, Stephen
Stills, 65 anni da Dallas, Graham Nash, 68
anni da Blackpool (Inghilterra) ...............
201 anni in tre di cui quasi 150 passati con le chitarre tra le mani!
<Hallo Roma> esordisce Graham Nash,
che, a “piedi nudi nel palco”, pantaloni e
camicia neri, capelli folti bianchi e un fisico asciutto…. decisamente il più in forma
fra i tre, apre lo show, il terzo di quattro
da sx: Graham Nash e David Crosby"
costantemente esultante.
concerti previsti in Italia dallo “European
Scorrono “Marrakesh Express”, ”Long May
Summer tour” del gruppo.
You Run”, ”Deja Vu”, ”Wooden Ship”, ”Our
L’apertura del concerto è affidata alla chiHouse” “ l’intensa “Almost Cut my hair” e
tarra di Stills che introduce l’inconfondibile
refoli di vento investono il palco sollevanarticolato e distorto riff di “Woodstock”,
do la lunga criniera bianca di Mr David
un brano composto quasi di getto dalla
cantautrice Joni Mitchell
all’indomani del grande
festival del 1969, ripreso dal
supergruppo formato da
Crosby Stills Nash & Young e
presente tra le tracce del
loro primo mitico album del
1970 “Deja Vù”, uno dei
dischi più venduti della
musica rock (nda: ascolto
imprescindiibile…marsch
!!!). Stills sfodera i primi
assoli ma è un po’ rigido: la
serata sarà dura per lui,
vistosamente dolorante e
claudicante perché, penso,
afflitto da una sciatalgia che
non gli darà, davvero, tre•Stephen Stills e Graham Nash"
gua per tutta l’esibizione
costringendolo, di tanto in
tanto, ad uscire di scena per
stendere la gamba sinistra
nel tentativo di lenire il dolore.
Ma “the show must go on” e, a denti
stretti, si procede con una scaletta piena
di grandi canzoni, per il visibilio del pubblico, che i tre hanno scritto,
principalmente, tra la fine
dei ’60 e gli anni ’70
influenzando non poco la
musica americana da lì in
poi,
caratterizzati da
splendide armonie vocali su
arrangiamenti intriganti e
testi
di forte riflessione
sociale e politica.
La serata è calda e i tre sul
palco contribuiscono non
poco ad elevarne la temperatura con il loro sound ora
elettrico ora acustico sempre compatto e le loro
famose
“coralità”
che,
nonostante
l’anagrafe,
riescono ancora a deliziare
•
Panoramica
le orecchie della platea
Campo de’ fiori
17
valenti e navigati
ni…vorrei averci pensato almeno una
session men Amevolta, mi sarei preso maggior cura di
me > (David Crosby)
ricani quali Bob
Glaub
(basso),
free
Todd
Caldwell
Da Woodstock alle cover con Crosby Stills
(organo
Ham& Nash
mond),
James
Repubblica — 18 luglio 2010 pagina 15
Raymond (il figlio
sezione: FIRENZE
di Crosby, al pianoReduce da un lungo tour in Usa e in
forte) e da Joe
Europa arriva al Lucca Summer la mitica
Vitale alla batteband formata da David Crosby, Stephen
ria,
“the Italian
Stills e Graham Nash. Considerato una piestallion”
come
tra miliare del rock and roll fin dai tempi
verrà
definito
del primo disco omonimo, pubblicato nel
scherzosamente
1969 e nominato da Rolling Stone fra i 50
durante la serata,
migliori album di tutti i tempi, il trio
musicista che vanCrosby ,Stills & Nash alla fine degli anni sessanta
Crosby, Stills & Nash fa parte dal 2009
ta una lunghissima
della Songwriter’s Hall of Fame. Nel nuovo
collaborazione con
tour i tre sono accompagnati sul palco da
Crosby Stills Nash
Crosby,Stills & Nash nel 2010
Todd Caldwell alle tastiere, Robert Glaub al
anche in veste di produbasso e dallo storico batterista Joe Vitale:
cer ed autore.
il concerto sarà anche l’occasione per
Stills imbraccia una chitarascoltare alcune cover che la band sta
ra diversa quasi per ogni
registrando in vista di un nuovo album.
canzone e all’entrata nella
Lucca, piazza Napoleone oggi 21,30; da 32
cavea se ne potevano
a 50 euro;
distinguere,
in
bella
mostra su di una rastrellieInizio del tour estivo
ra, oltre una ventina di
FRI - May - 21 - Sonoma, CA - Sonoma
modelli diversi tra elettriJazz Festival
che Fender e Gibson, acuFine
stiche Martin e semiacustiFRI - OCT - 01 - Hollywood, FL - Hard
che Gretsch..….uno spetRock Live
tacolo nello spettacolo!
Tante le canzoni proposte
Date Italiane
nell’arco della serata, ne
FRI - JUL - 16 - Milano, Italy - Arena Civica
conterò ben 25 compresi i
SUN - JUL - 18 - Lucca, Italy - Piazza
due bis, tra queste anche
Napoleone
alcune cover dai Buffalo
MON - JUL - 19 - Roma, Italy - Cavea /
Springfield
(Bluebird)
Auditorium Parco Della Musica
gruppo di Stills (e Neil
Crosby dai baffi da tricheco, già nei mitici
WED - JUL - 21 - Aosta, Italy - Anfiteatro
Young)
degli
anni
60,
Gregg
Allman
Byrds, che nonostante i suoi gravi acciacRomano
(Midnight
rider),
dai
Beatles
(Norwegian
chi (che ne dite di un trapianto di fegato?)
Wood), Bob Dylan (Girl from the north
è ancora lì con la sua voce a tratti rabcountry), Rolling Stones ( Ruby Tuesday)
biosa e dolce a riproporci sonorità ed
e The Who ( Behind blue eyes); e proprio
atmosfere ormai lontane anni luce da
la preparazione di un album
quanto in circolazione ai giorni nostri.
di cover impegnerà il trio
Il trio è accompagnato in questo tour da
alla fine del “Second U.S.
summer tour “ che seguirà i
concerti Europei.
“Teach your children “ sempre dallo splendido album
“Deja vù” del ‘70, alle 23,30
circa, conclude il gran bel
concerto dei nostri
tre
“vecchierelli” che così come
erano entrati,in fila indiana
e lentamente, lasciano il
palco compiacendosi degli
applausi (meritatissimi) e,
probabilmente, anche concedendosi un bel sospiro di
sollievo per esser riusciti
ancora una volta a sopravvivere alle fatiche di un concerto così emotivamente
intenso!
<Non pensavamo assolutamente che saremmo
stati ancora dei musicia della band alla cavea
Copertina del 1°album di Crosby,Stills & Nash (1969)
sti rock a sessantan-
Campo de’ fiori
18
Ecologia e Ambiente
Il nucleare una scelta assurda e insensata
Stando all’agenda di
Governo a breve si
dovranno individuare i siti dove saranno realizzate le
prossime centrali
nucleari di terza
generazione.
di Giovanni
Ci saranno benefici
Francola
economici per le
province in cui verrà
ubicato l’impianto, per i comuni e per tutti
quei paesi limitrofi fino a venti chilometri
di distanza. Anche al territorio che ospiterà il deposito dei rifiuti radioattivi, il
Governo promette benefici.
Ma quale benefici, quale futuro?
Credo che sia assurdo realizzare questo
tipo di impianti, è bene che la gente sappia, per farsi un’opinione, opinione per
altro già espressa 22 anni fa per mezzo di
un referendum che il governo ignora.
Desidero dare dei dati: il costo di una centrale nucleare da 1000 MW è di circa 2000
miliardi di euro; gli attuali reattori, così
detti di terza generazione, hanno un
tempo di costruzione di circa
5/6 anni; poi ci sono i tempi
necessari per acquisire tutte le
autorizzazioni utili per la
costruzione. Diciamo che si sta
nell’ordine di 10 anni per vedere tale opera in funzione, “se
tutto procede come dovrebbe”.
Permettetemi di aprire una piccola parentesi: quante cose
utili si potrebbero realizzare sul
territorio con tale cifra? Inoltre
da quando sono in esercizio
centrali nucleari, da quasi 60
anni, neanche un chilo di scorie
radioattive è stato posto in un luogo definitivo.
Considerando che la durata di alcuni elementi tra i più pericolosi è dell’ordine di
molte migliaia di anni, ritengo che la scelta del nucleare sia una scelta assurda e
insensata, perché se in 60 anni non si è
riusciti a risolvere il problema delle scorie
radioattive, non vedo per quale motivo
dovremmo trasferirlo alle generazioni future. Nel frattempo si studiano alternative
per trovare sistemazioni definitive a queste pericolose scorie in depositi geologici.
Pochi sanno che attualmente i quattro
principali centri di stoccaggio di scorie
nucleari in Europa, (Lettague-Francia,
Sellafield-Gran Bretagna, OskarshamnSvezia, Olkiluoto-Finlandia) non sono siti
geologici. Credo che l’Italia abbia bisogno
di un piano energetico più ragionevole e
condiviso, per non mettere a rischio, e per
sempre, un paesaggio integro e unico
nella sua natura.
Campo de’ fiori
19
La compagnia teatrale diretta da Sandro Nardi, conquista il premio per la miglior regia
con lo spettacolo Mahagonny
Il Cerchio Invisibile stupisce Castrocaro
Ed il Premio per il miglior attore non protagonista va al giovane Dario Guidi
Non è la classica compagnia teatrale che
porta in scena le più note opere della
migliore tradizione teatrale italiana e non,
e che siamo abituati a vedere. Il cerchio
invisibile nasce da un’idea del giovane
Sandro Nardi, che ama rivisitare le sceneggiature scelte, adattandole al gruppo e
mescolandovi le caratteristiche più eclatanti dello spettacolare teatro di strada. Da
sempre affascinato da questo genere di
spettacolo, giovanissimo costituisce un
trio, con il quale si reca ogni anno a
Certaldo per imparare nei laboratori teatrali messi a disposizione gratuitamente,
ed anche per farsi conoscere, proponendo
le proprie idee in uno dei festival più
importanti del settore, frequentato da personaggi sempre in cerca di nuovi talenti.
“Io mi sono specializzato in clownery e in
danza acrobatica da terra”, dice Sandro, “
ed insieme con il gruppo originario, abbiamo girato numerose piazze d’Italia. Poi ci
siamo accorti che avevamo
talmente
tante serate vendute, che forse era arrivato il momento di iniziare a fare questo
lavoro seriamente, o di cambiare mestiere.
Ma era giusto continuare a sperimentare e
a seguire questa strada, piena di emozioni”. Sciolto il gruppo, Sandro decide di
intraprendere la via della regia teatrale,
iniziando ad organizzare laboratori.
Dapprima si dedica a lavorare con i bambini nelle scuole, poi porta avanti corsi
rivolti ad aspiranti attori di ogni età. E’ così
che nasce Il cerchio invisibile, che oggi
conta ben cinque gruppi attivi, tutti guidati da Sandro, nella provincia di Viterbo. In
particolar modo il gruppo di Fabrica di
Roma-Civita
Castellana, è
riuscito a conquistare
un
riconoscimento molto importante
al
noto festival di
Castrocaro
Terme, il 18
Settembre
2010.
Scelti
come finalisti
insieme a solo
altre
sette
compagnie teatrali provenienti da tutta Italia, gli
organizzatori, già entusiasti
del promo inviato quasi per
gioco, hanno riservato loro
la serata finale. Premio per
la migliore regia, questo il
riconoscimento che hanno
conquistato con grande
soddisfazione ma anche con
grande sorpresa, grazie allo
spettacolo “Mahagonny”,
una rielaborazione dell’omonima opera di Brecht. La
giuria attraverso la bravura degli otto attori in scena: Miraldo Luparini, Mirella
Soldini, Dario Giudi, Linda Morini, Sara De
Angelis, Manlia Vittoria Amanda, Laura
Blundo e Vera Giorgia, ha voluto premiare il lavoro del regista e quindi l’originalità dell’opera, che ancora una volta il gruppo ha saputo rendere molto singolare,
suggestiva ed emozionante. Il premio
come miglior attore non
protagonista è stato
assegnato al giovanissimo Dario Guidi, di cui
abbiamo già avuto modo
di parlare mettendo in
evidenza le sue grandi
qualità canore.
Avremo il piacere di
apprezzare Il cerchio
invisibile in una nuova
straordinaria performance, che il bravissimo
Sandro Nardi ha preparato in occasione dell’apertura del nuovo
centro commerciale di Civita Castellana, il
18 di Novembre. Lo vedremo poi la prossima primavera al teatro Tenda di Fabrica di
Roma, e gli auguriamo tanti altri palcoscenici con altrettanti successi.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
21
L’ORTESI PLANTARE
È UN DISPOSITIVO MEDICO REALIZZATO SU MISURA
“I plantari sono ortesi finalizzate:
alla correzione delle deformità o malformazioni del piede,come sostegno delle
volte plantari (longitudinale e trasversale)
o di scarico di punti dolenti.
I plantari si possono distinguere in due
grandi famiglie:
Correttivi o per l’infanzia
Il plantare per l’infanzia, a differenza di
quello per adulti, ha per lo più azione correttiva in quanto è
applicato per riportare
alla norma lo squilibrio
sia strutturale che funzionale.
Fig. 1,2,3, esempi di
realizzazione di plantari correttivi per bambini su calco ingesso
eseguiti con diverse tipologie di
materiali
(EVA, Carbonio…)
Obiettivo del plantare correttivo
Lo scopo di questa categoria di ortesi è
quello di modificare, nelle migliori delle circostanze, alcune problematiche come: il
piede piatto, la pronazione del retropiede,
l’avampiede varo, il ginocchio valgo ecc..
Compensativi o per adulti
Si distinguono per il loro impiego per lo più
permanente,
in quanto compensano l’alterazione sia
strutturale sia funzionale, irreversibile.
Possono essere:
antalgici
biomeccanici.
Antalgici
Appartengono a questa categorie le ortesi
concepite al solo scopo di ridurre, limitare
o, nelle migliori ortesi, eliminare il dolore
scatenato a seguito di una problematica in
corso. Sono plantari che vengono concepiti con materiali in grado di ammortizzare o
scaricare l’urto in un determinato punto
dolente. Vengono normalmente realizzate
in soggetti con artrosi ad uno stadio avanzato,
artrite
deformante,
alluce
valgo,gotta, diabetici, gravi insufficienze
circolatorie o comunque in tutte quelle circostanze in cui il piede lamenta una grave
insofferenza in cui il paziente ha normalmente superato i 60 anni d’età.
IL PLANTARE DINAMICO SI CARATTERIZZA E DIFFERENZIA DAGLI ALTRI TIPI DI
PLANTARI SU CALCO, IN QUANTO
L‘IMPRONTA VIENE EFFETTUATA DINAMICAMENTE, OSSIA INTANTO CHE IL
PAZIENTE COMPIE QUALCHE PASSO.
L‘IMPRONTA COSÌ OTTENUTA RISPECCHIA FEDELMENTE I CARICHI E I
SOVRACCARICHI DEL PIEDE IN CONDIZIONI DI LAVORO EFFETTIVE. LO SI UTILIZZA PER LO PIÙ IN CASI PARTICOLARI
ED IN PRESENZA DI GROSSE DEFORMITÀ
O SOVRACCARICHI, CON BUONI RISULTATI.
Fig.3 reallizzazione del
positivo su un calco di
gesso
Fig.4 allineamento
del retropiede con ortesi plantare biomeccanica
Fig.5 plantare a contatto totale.
Plantari : regole da ricordare
L’impronta podostatica su carta carbonata
evidenzia un sovraccarico delle teste
metatarsali dei piedi. Anche alla valutazione obiettiva i sovraccarichi erano molto
evidenti e dolenti. Si noti come i sovraccarichi siano rimasti impressi nelle impronte
dinamiche effettuate.
Lo stampo dell’impronta eseguito sotto
vuoto,permetterà la realizzazione del plantare in materiale poliuretanico.
Scopo dell’ Ortesi biomeccanica
La sua funzione è di:
- assorbire l’onda di shock a cui il calcagno
è sottoposto durante la prima fase di
appoggio riducendo la forza istantanea
applicata;
- normalizzare i tempi di contatto del piede
al suolo rispettando la corretta prono-supinazione del piede;
- trasferire il peso del corpo durante il
movimento del piede modificando gli assi
di movimento al fine di normalizzare la
funzione del passo.
L’obiettivo:
- Compensare la meccanica del retropiede
stabilizzando l’area calcaneare nella posizione di “neutra sottoastragalica”;
- Compensare la meccanica dell’avampiede in funzione della sua correggibilità;
- Spesso, per la presenza di dolore, sostenere o stimolare l’arco longitudinale
mediale in modo elastico personalizzato
Fig.1 presa dell’ impronta in
posizione neutra sottoastragalica
Fig.2 realizzazione del
negativo su
schiuma
fenolica
1. Il plantare deve sempre appoggiare su
una superficie piana;
2. Il plantare deve essere sempre inserito
in una calzatura ortopedica predisposta o
su misura;
3. Indossare preferibilmente una calza
molto sottile (filoscozia) o un Salvapiede.
4. Importante portare i plantari sempre,
anche in casa, in sandali, ciabatte predisposte;
5. Affinché il plantare abbia effetto, il
tacco della calzatura deve essere di cm 2,5
(uomo) - 3,5 (donna) e non deve mai
superare i 4 cm;
6. Per chi ha l’alluce valgo si consiglia
scarpe con tomaia in setaflex;
7. si consiglia di lavare periodicamente il
plantare: usare una spugna imbevuta di
sapone bianco di marsiglia con acqua a
temperatura ambiente non > 30° (non
usare acqua calda e non farlo asciugare
vicino a termosifoni, stufe elettriche, ecc.).
8. la vita media di un plantare è di circa
18 mesi.
Dott. Daniele Cervoni
Laureato in Tecniche Ortopediche
Per maggiori informazioni
o appuntamenti:
Centro Ortopedico Flaminio
Tel. 0761.517744
Cell. 339.1816523
Campo de’ fiori
22
Viaggio “… Nei sensi”
Installazione poetico emozionale dell’artista Alessandro Vettori
Entrare in ogni stanza di quel magnifico
palazzo settecentesco, recentemente
ristrutturato, e lasciarsi inebriare dai profumi, cullare dalle musiche, deliziare da
dolci gusti, trasportare dagli oggetti sfiorati, emozionare dai meravigliosi versi e
dalle immagini costruite ad hoc dall’autore
di tutto ciò: Alessandro Vettori, è semplicemente fantastico. Un’installazione poetico emozionale, così la definisce il giovane
artista, intitolandola: “… Nei sensi”, proprio perché lo scopo è quello di coinvolgere contemporaneamente tutti i cinque
sensi di cui l’uomo è dotato. Alessandro,
attualmente direttore artistico del Palazzo
delle Maestranze di Ronciglione, porta
avanti un grande lavoro di ricerca personale nell’ambito di tutto ciò che riguarda
l’arte, ed infatti non è nuovo a questo tipo
di esperimenti, tutti molto apprezzati dal
pubblico partecipante. Dopo aver conse-
guito un master in regia cinematografica
presso la Sdac di Genova, inizia a lavorare
tra cinema, teatro e televisione, grazie ai
quali, mi dice, di aver acquisto questa
grande capacità organizzativa, che gli permette di mettere a frutto impeccabilmente
le sue idee sperimentali. Nel 2007, crea,
insieme a Stefano Cianti, il gruppo “Le
poetiche visioni”, realizzando performance
uniche nel suo genere, dove l’immagine
sulla tela prende vita al tempo di musica;
e nel 2009 pubblica il suo primo romanzo
“Il bianco rumore dei respiri”, che io ho
avuto il piacere di recensire. Da subito ho
apprezzato il suo modo di scrivere, così
coinvolgente ed emozionante e non potevo certo perdere questa nuova occasione
di emozionarmi, abbandonare per un po’
tutto ciò che è all’esterno, immergermi
completamente in quel mondo ed interpretarlo secondo me stessa, secondo le
mie esperienze
passate ed i miei
sogni
futuri.
Emozionarsi è ciò
che di più bello il
nostro
animo
possa provare e
dovremmo farlo
più spesso, assaporando le cose
belle per non bruciarle in un attimo. Ognuno può
emozionarsi
a
modo suo, come
sono riuscite a fare tutte le persone che
Sabato 23 Ottobre, hanno avuto modo di
partecipare a questa singolare possibilità
offerta da Alessandro Vettori, che, sono
certa ci stupirà ed emozionerà ancora in
futuro.
Ermelinda Benedetti
Campo de’ fiori
23
Sapori autentici di Maremma all’Hostaria Falisca
Ci sono sapori che sarebbe un vero peccato se il palato non riuscisse a gustarli!
E la terra di Toscana, unica nel suo genere da ogni punto di vista, ne offre davvero
di speciali. Un’occasione di degustazione
di prodotti tipici della Maremma, interamente realizzati dall’Antica Fattoria La
Parrina, è stata offerta dal ristorante
Hostaria Falisca, gestito dal giovane
Daniele Rossi, che in quelle terre ha perfezionato la sua arte di chef.
Una bella tavola imbandita di tanti formaggi diversi, ciascuno accompagnato da
salse o marmellate, e poi
un buon piatto di pasta
artigianale, il
tutto affiancato da ben sei
tipi di vini e
provenienti da
Albinia, piccolo borgo in
provincia di
Grosseto.
Ma
l’Antica
Fattoria, agriturismo
di
grande prestigio, che comprende ettari di terre coltivate o adibite a battute di
caccia, nei periodi stabiliti,
ed a splendide passeggiate
a piedi o a cavallo, nel resto
dell’anno, oltre a produrre
formaggi, confetture, pasta
e vini, vanta la produzione
propria anche di yogurt,
miele, polpa e passata di
pomodoro, aceto, condimenti balsamici ed olio d’oliva.
Tra i numerosi sapori intensi e decisi, dolci o piccanti al punto giusto
offerti durante la degustazione del 15
Ottobre, vale sicuramente la pena riservare una menzione a parte al Guttus, un formaggio erborinato, prodotto con solo latte
di pecora, ricetta esclusiva de La Parrina,
che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale;
un formaggio dall’odore forte, ma gradevole e dal gusto ancor più forte ed intenso, tanto da lasciare un retrogusto persistente.
Dulcis in fundo, una torta speciale preparata proprio dal padrone di casa, Daniele
Rossi, che sta
facendo del
suo locale un
luogo
dove
trascorrere
una
serata
tranquilla
e
diversa, tra
sapori
che
deliziano
il
palato e che
lasciano
il
segno.
Campo de’ fiori
24
ne
iasco
f
e
t
n
o
M
Le guide di Campo de’ fiori
Cattedrale di S. Margherita
...continua dal numero 73
di Ermelinda
Benedetti
ITINERARIO
TURISTICO
Il
cuore
di
Montefiascone
è
caratterizzato da un
tipico borgo medievale, ricco di monumenti da visitare. La
Cattedrale di S.
Margherita è facil-
mente individuabile da ogni parte della
città, vista la sua grandezza. La sua maestosa cupola è, in effetti, la terza in Italia
per il diametro interno, dopo S. Pietro a
Roma e S. Maria del Fiore a Firenze. Le
fondamenta della chiesa, con una base a
forma ottagonale, furono gettate alla fine
del XV secolo, ma per un lungo periodo la
messa fu celebrata a “cielo aperto” visto
la mancanza del soffitto. Solo nel 1602 si
avviarono i lavori che tre anni dopo portarono alla conclusione della chiesa. Nel
1670 un violento incendio distrusse il
tetto e l’interno, ma nel giro di alcuni anni
la struttura venne recuperata e restaurata. L’interno è riccamente decorato da pitture del 1800, oltre ad un busto in marmo
raffigurante S. Margherita, attribuito ad
Arnolfo di Cambio. La grande cupola è
opera di Carlo Fontana mentre le torri
campanarie vennero aggiunte nel 1840
dall’architetto piacentino Paolo Gazola.
Dalla Cattedrale si giunge facilmente alla
Basilica romanico-gotica di S.
Flaviano. Sorta nell’XI secolo sui pressi
dell’antica chiesa di S. Maria, questa
costruzione presenta delle soluzioni architettoniche particolari, riuscendo a riunire,
con risultato di raro equilibrio, le due
diverse tendenze stilistiche. La struttura è
quindi composta da due chiese sovrapposte ed orientate inversamente; la parte
sottostante del 1032 è a tre navate, decorate con affreschi che vanno dal XIV al
XVI secolo. La facciata, rivolta in direzio-
Rocca dei Papi
ne dell’antico percorso della Via
vivessero delle temutissime streghe che si
Francigena, è arricchita da una loggia
riunivano nella “Casa del Cémpene” per
rinascimentale, dalla quale i papi appariricevere ordini dal demonio, chiamato
vano per benedire la folla. Nella terza
“Crapione”; quest’ultimo portava dall’infercappella della navata sinistra della chiesa
no il fuoco malefico per i suoi sortilegi che
di S. Flaviano è visibile una lapide in
San Pancrazio avrebbe spento con le sue
urine, lasciando il demonio e le streghe al
onore di Giovanni Defuk, nome legabuio più completo.
to alla storia del vino di Montefiascone.
Montefiascone è famosa in tutta Italia
Da non trascurare la Rocca dei Papi,
anche per la produzione di un pregiatissirestaurata ed abbellita e spesso utilizzata
mo vino, il cui nome e la cui origine hanno
per manifestazioni culturali.
radici molto lontane. Attorno all’anno
Il comune di Montefiascone conta ben tre
1111, infatti, Giovanni Deuc, detto Defuk,
frazioni. La frazione de Le Mosse è sul
un principe prussiano amante del buon
versante orientale del colle falisco. La
vino, incaricò il fedele servo Martino di cerchiesa parrocchiale è quella di San
care per lui il migliore. Martino partì per
Giuseppe lavoratore, al centro della fraquesta ricerca e per far capire al suo
zione, nella quale si trova la pregevole
padrone che era stato in quel paese e che
Chiesa di S. Maria di Montedoro, progetvi si trovava del buon vino, scriveva sulla
tata da Antonio da Sangallo il giovane.
porta della locanda Est! Che stava per
Zepponami è situata tra Viterbo e il
“c’è”. Defuk, passando per i paesi visitati
capoluogo. La popolazione è costituita da
dal servo, si fermava dove trovava la scrit1660 abitanti e dista circa 2 km dal centro
ta. Martino arrivato a Montefiascone rimadi Montefiascone. Le Coste sono situate
se talmente colpito da questo vino da scriintorno alla via Cassia tra Montefiascone e
vere Est! Est!! Est!!! Quando Defuk
Bolsena. La popolazione è costituita da
assaggiò quel vino non poté più smettere
1200 abitanti. Luoghi significativi della fradi gustarlo così che il troppo bere lo portò
zione sono la moderna chiesa del Corpus
alla morte. Il principe prussiano venne
Domini, un antico lavatoio, detto del
sepolto nelle basilica di San
Cunicchio, e l’originaria
Flaviano, dove ancora
chiesa del patrono San
Basilica di S. Flaviano
oggi si trova la sua
Pancrazio, immersa nel
tomba, e prima di
verde della Valle
morire espresse il
Perlata che circonda
desiderio che ogni
il lago di Bolsena. La
anno nella ricorrenza
chiesa è una delle più
della
sua
morte
antiche
di
venisse versato del
Montefiascone.
Di
vino sulla sua tomba.
origine romanica, ha
Da questa vicenda
un’unica navata e
nasce
il
Corteo
conserva l’affresco di
Storico falisco e viene
un pregevole crocifistratta la manifestazioso ai cui lati sono rafne “Fiera del Vino”,
figurati San Pancrazio
che si svolge ogni
e Santa Margherita.
anno nel mese di
La tradizione popolaagosto.
re vuole che nella
“Buca de la Strega”
Campo de’ fiori
Come eravamo
“Pizziribbecchi”
di Alessandro Soli
25
Poeta e cantastorie
“Civita Castellana è
‘na cuccagna, è un
paesetto pieno de
maggìa, nun c’è
‘n’andro paese ‘ndo
se magna e ‘ndo se
vive sempre all’osteria”.
Inizia così quello che
da sempre viene considerato l’inno di Civita
Castellana.
Classificato opera di anonimo, probabilmente fu scritto e musicato da Umberto Di
Stazio, conosciuto in paese con lo pseudonimo di “ Pizziribbecchi”. Nato a Roma il 2
Gennaio 1895, dove si spense il 14
Dicembre 1969, passò gran parte della sua
esistenza proprio a Civita Castellana, che
lui, romano de Roma, amò in modo a dir
poco “morboso”. Per capire il carattere e
l’indole di questo “personaggio”, bisogna
risalire al suo soprannome, che i civitonici
di allora gli affibbiarono: “Pizziribbecchi”.
Ebbene esso è la storpiatura dialettale di
Bixio Ribechi, famoso canzonettista
comico romano di inizio ‘900, erede diretto del più celebrato “Sor Capanna” il quale
si esibiva sul palco dello Jovinelli, senza
mai tralasciare le fumose osterie di Borgo
o di Trastevere. Nell’ambiente musicale
romano Bixio Ribechi viene ricordato
anche per aver reso il cognome dell’allora
sconosciuto Claudio Pica, nel più accessibile Claudio Villa, grazie all’incarico che
aveva , quale maestro di musica. ”A Umbè,
me pari Pizziribbecchi”, e lui Umberto di
Stazio, pian piano iniziò ad animare e rallegrare con i suoi versi e le sue cantate:
feste, conviviali, osterie e “fraschette”,
accompagnandosi con l’inseparabile chitarra o mandolino, e riuscendo, come
vedete nella foto, a formare addirittura
una vera e propria orchestrina. Erano gli
anni spensierati che precedettero il secondo conflitto mondiale, quando l’osteria era
Civita Castellana anni ‘30
Da sx: Umberto Di Stazio (Pizziribbecchi), Corigio Mancini, Ediberto Manoni, Biagiola.
Il piedi Giulio Stopponi, dirige Angelo Pandolfi (Bonafede).
il punto principale dell’aggregazione sociale, specialmente qui a Civita, quando il
pomeriggio ci si riuniva, ognuno con la sua
“mirenna”, a banchettare tra una partita a
briscola e tresette, e secondo la stagione,
alla salutare partita a bocce. Era quello
l’habitat di Pizziribbecchi.
Non l’ho mai conosciuto personalmente,
ma ho letto e apprezzato i suoi numerosi
scritti in prosa, dove descrive Civita
Castellana con l’amore e l’affetto che nemmeno un civitonico purosangue riuscirebbe ad esternare.
Degni di essere menzionati i versi di
Ciceroneide, Nostargia, Civitacastellana, e
Vetrina in versi di Civita Castellana, dove di
Stazio descrive in modo calzante e caricaturistico tanti personaggi della nostra cittadina. Con l’occasione, voglio riproporvi il
suo autoritratto, appunto la Vetrina 23 di
questa raccolta:
“Er sottoscritto”
So arto, quant’un tappo secco e snello,
capelli a la mascagna brizzolati,
occhi da gatto, orecchi d’asinello
co’ du’ fila de denti fracicati.
Er viso nun ciò brutto (e manco bello)
Paro più antico de li trapassati,
vesto a la bona e mai porto er cappello,
ciò ‘na gravatta a fiocco. Abito in Prati,
Fo er muratore e vanto de cucchiara
(ma maneggio più mejo la forchetta)
m’arancio ar mannolino, a la chitara.
So musico, poveta, un po’ puzzetta
ciò n’arbagia, ‘na cacca mijonara
e, possiedo ‘na cicia bajonetta!
Campo de’ fiori
26
Una “Fabrica” di ricordi
Personaggi, storie ed immagini di Fabrica di Roma
Un giovane imprenditore di novant’anni
I fratelli Salvi: Ivo,
Gino, Quinto e Attilio
arrivano
dall’Emilia
Romagna a Fabrica
negli anni ’40, si stanziano nel casale della
Mascianese, tra Fabrica e Corchiano, prodi Sandro Anselmi prietà dei Marchesi
Bacchettoni Pucci della
Genga, dove vi lavorano alle loro dipendenze. Grandi lavoratori, ed abituati al
sacrificio, i fratelli si fanno subito benvolere e rispettare da tutti e, mentre si occupano con responsabilità della conduzione
dei fondi del Marchese, acquistano, con
sacrifici, un pezzettino di terra a Fabrica, in
Via della Stazione della Roma Nord. Lì iniziano a costruire, tutti insieme, un palazzetto di tre piani con grandi locali al piano
terra e quattro appartamenti ai piani superiori. I blocchetti di tufo bianco (caratteristico del suolo fabrichese), usati per la
costruzione, vengono da loro cavati e
squadrati a mano, a colpi di piccone, direttamente sul posto. Il banco di tufo, infatti,
dal quale viene estratto il materiale è nello
stesso terreno dove sorgeranno le case e
così dallo scavo s’erigerà direttamente l’e-
Quinto Salvi “al lavoro”
Da sx: Quinto e Carlo Salvi insieme allo staff
dificio. Cosa singolare per l’epoca fu la gru
usata per la costruzione. Essa venne
costruita personalmente ed ingegnosamente dai fratelli con pezzi meccanici prelevati dai residuati bellici di carri armati
americani, che si trovavano all’epoca
abbandonati nelle vicine campagne, perché colpiti dai tedeschi che avevano cercato di ostacolarne l’avanzata. La colonna
dei mezzi proveniente da Roma per dirigersi verso il nord, aveva attraversato il
nostro paese entrando dalla strada di
Peccio e qui era stata bombardata nelle
vicinanze del ponte sulla ferrovia, detto di
Don Famiano. La fama della gru dette credito ai fratelli nel paese, e così quando
Gino e Quinto decisero di aprire il primo
mulino per le ulive al piano terra del loro
edificio, utilizzando una vecchia mola
acquistata dal Conte Cancelli, la clientela
venne già numerosa.
In quel mulino ho lasciato anch’io dei
meravigliosi ricordi di gioventù, perché
proprio lì negli anni ’70, facevamo le prove
con il nostro gruppo musicale, visto che
Carlo, figlio di Quinto, era il nostro tastierista. Ora il mulino a Via della Stazione non
c’è più, è stato spostato in Via Pietro Micca
numero 19, in un grande capannone dotato dei più moderni macchinari. Nelle vecchia sede sono restate soltanto le abitazioni.
A tenere alto il nome e la tradizione della
famiglia c’è Quinto Salvi, classe 1921,
novant’anni il 24 gennaio 2011, sprezzante della crisi ed esempio per tanti giovani
di oggi che vivono nell’incertezza e nella
confusione.
Campo de’ fiori
28
Associazione Artistica Ivna
SHU YONG, ARTISTA PROMOTORE DELL’ARTE SOCIALE INNOVATRICE, PREMIATO ALLA CARRIERA
ALLA BIENNALE INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA DI FIRENZE, SOCIO ONORARIO DELLA IVNA
Shu Yong nasce a
Xupu nella Provincia di
Hunan nella Cina centrale.
Attualmente vive e
lavora a Bijing e
Gangzhou. In giovanissima età Shu Yong
si accosta alla sfera
della creatività artistidella Prof.ssa
ca, dando il via ad una
Maria Cristina
formazione e “alfabeBigarelli
tizzazione” in ambito
pittorico, iniziando a disegnare “calligraphy” e a dipingere con inchiostro cinese. Il coinvolgimento nel disegno e nella
pittura ad olio si è concretizzato nel periodo degli studi della Scuola Superiore. Nel
1992 frequenta l’Accademia di Belle Arti a
Guangzhou, ma per spaziare, esce dalla
monotona routine di formazione e sviluppo di base, cercando di andare oltre gli
insegnamenti.
L’esperienza vissuta all’Accademia gli dà
l’impulso a fare altro e soprattutto ad
acquisire la consapevolezza che l’arte non
è qualcosa che si impara, ma qualcosa che
si dovrebbe arrivare a comprendere.
Così lascia la scuola per “lanciarsi” immediatamente nella società con l’obiettivo di
reimpostare, rimodellare e ripensare l’atto
della creatività, in un suo modo di vivere
l’arte.
Non ha certo consensi da parte di nessuno, neanche della sua famiglia: la scelta
fatta gli procura soltanto incomprensioni e
rimproveri morali…ma il giovane Shu
Yong, pur non badando ad una fonte di
ispirazione precisa, percepisce appieno
quel velocissimo processo che coinvolge la
società cinese in uno sviluppo rapido e
mutevole. Shu Yong, giovane uomo della
Cina, area geografica ricca di storia e di
cultura, che da sempre affascina
l’Occidente, è profondamente influenzato
da questa realtà dalla quale assorbe il
riflesso intrinseco, cioè l’intrinseco bisogno
di esprimersi attraverso i vari linguaggi e le
varie forme d’Arte ricorrendo alle modalità
espressive di scelta e di interpretazione
chiamate “performing art”: una forma che
differisce dalle arti plastiche, perché essa
usa l’artista stesso come mezzo per creare, ricavandone il vantaggio e la prontezza
di confrontarsi direttamente con i rapidi
cambiamenti sociali in una sorta di comunicazione interna tra l’artista e il senso di
fare Arte. “ Al giorno d’oggi”, ci rivela Shu
Yong, “non credo che la mia Musa ispiratrice sia cambiata, perché Essa è la portavoce della varia e complessa società cine-
se contemporanea” che è l’infinita fonte di
creatività. Il suo scopo è quello di intervenire positivamente nell’ambito della rivoluzione sociale con qualsiasi tipo di tecnica
perché ognuno, seppur in modo diverso,
trasmette il suo pensiero. Inoltre i “public
methods” ben interagiscono con la società, perché efficaci nel comunicare un’idea,
un messaggio, un sentimento e un’emozione…un mito…
L’Arte di Shu Yong trova la sua fonte anche
nei Miti tratti dai più vari periodi del ricco
patrimonio della Tradizione Cinese.
La prosperosa vena artistica di Shu Yong si
irrora del sostanzioso flusso di famosi idiomi e miti misti di leggenda dai misteriosi e
singolari nomi come “Taigong Diaoyu,
Yuanzhe Shanggou”, “Ba Xian Guo Hai” a
fronte di “A Willing Victim Letting Himself
Be Caught”, The Eight Immortals Crossing
the Sea” e “Succede in the Civil Service
Examination in Old Times”. Le immagini, i
personaggi e gli ideali di questi Miti Cinesi
sono stati per migliaia di anni i visivi cardini trainanti dei vari aspetti culturale, economico, politico e religioso. Le forme ed il
processo evolutivo di queste immagini
sono i classici modelli di estetica cinese ed
anche dello sviluppo dell’Estetica Sociale.
Da ciò siamo indotti a credere che l’integrazione di queste immagini con l’Arte di
Yong si realizzi nel contesto realistico della
contemporaneità cinese con la visualizzazione degli antichi miti coincidenti con
alcuni Stati della Cina. Durante gli anni di
rapido sviluppo, la Cina nella Comunità
Internazionale ha creato, fatto nascere
Nuovi Miti e “Miracles” in modi incredibili,
inaspettati, di difficile interpretazione per
l’Occidente. Queste le ragioni per cui Shu
Yong apre il Cuore d’Artista, in un atto di
grande generosità, rivelandoci che la sua
scelta di visualizzare il Mito Cinese, su
grandi supporti , nelle sue Opere, ha come
obiettivo l’ ”esternazione del fascino” e la
“materializzazione” dello stesso in relazione al potere misterioso senza fine
che lui intende trasmettere agli
amanti del mito in genere, ma
soprattutto agli appassionati occidentali in particolare della sua
Arte. Possiamo sperimentarlo,
osservando e ammirando una sua
Opera, come l’atto sublime del
concepimento, della concezione
del “Mistero Mitizzato” e del “Mito
Rivelato” ! Grandi Opere sia per
dimensioni, sia per sensazioni!
Che cosa evocano i Miti nelle
grandi Opere di Shu Yong ? La
risposta sta nelle bolle, la risposta
sta lì !
L’accostamento di
quei miti con le
bolle indica il progressivo divenire
della realtà in “fairyland”, una sorta di
nobile
ambiente
magnifico e immaginario. Ancora una
volta Shu Yong
mette in rilievo con
la sua Arte che il
desiderio ed il significato dei miti creati
siano duraturi e non svaniscano o scoppino come le bolle. Questo sentimento
richiama ogni genere di fenomeno nella
società cinese contemporanea, perché le
bolle non sono soltanto un simbolo, ma
anche un totem. Il Totem incarna le celate differenze di energia, di potenza come
vigore, forza, coraggio per intervenire
sulla società; subire il fascino della fragilità e della cromaticità segnica delle bolle
significa identificarle alla natura di molte
cose della realtà, nell’attualità sociale, economica e politica: una creatività artistica
che descrive e scrive la collettività umana
con la sua vivacità di toni e di colori, con
la sua gracilità ed intrinseca bellezza.
Questa filosofia della creatività di Shu
rende la sua Arte soggetto e oggetto di
mutevolezza metodologica e tecnica alla
ricerca di nuovi sistemi di esecuzione. Shu
stesso ci dice che gli piace continuamente
sperimentare la novità perché è animato
dalla passione dell’abbandonarsi all’inedito, su una straordinaria solida base quale
quella della realtà sociale cinese come
vero e proprio laboratorio d’Arte
Contemporanea capace di vivere e comunicare appieno lo scorrere, l’evolversi e il
mutare della meravigliosa avventura e
della complessa Esistenza dell’Uomo e
dell’Artista.
Campo de’ fiori
29
La storia della Previdenza Sociale in Italia
Premessa : in questo articolo per “
storia della previdenza sociale “ si
intende quella relativa ai lavoratori del
settore
privato;
quelli del settore
di Arnaldo Ricci
hanno
[email protected] pubblico
avuto percorsi analoghi ma non uguali.
Come tutti sappiamo, l’inizio tangibile dell’era industriale in Italia, si può, più o
meno, ubicare temporalmente entro gli
ultimi due decenni del 19° secolo. Da
tenere presente però che in Germania ed
in Gran Bretagna, essa iniziò qualche
decennio prima. L’economia,
notevolmente prevalente, prima dello sviluppo
industriale era, senza ombra di dubbio,
quella agricola, rispettando tutte quelle
regole scritte e non scritte, robustamente
consolidate nell’arco di secoli. Ebbene,
durante il periodo di questa economia ( in
realtà si può affermare che essa si colloca
temporalmente, da quando l’uomo conobbe l’agricoltura fino alla seconda metà del
secolo 19° ) gli stati o le istituzioni esistenti nei secoli, non si erano mai minimamente posti ufficialmente il problema dell’assistenza alle persone che, per vari
motivi, avevano perso le capacità fisiche
che gli permettevano di lavorare nei campi
oppure non le avevano mai possedute fin
dalla nascita. La sussistenza a questi
deboli della società preindustriale, era
demandata esclusivamente alla buona
volontà di organizzazioni di volontariato,
capeggiate da famiglie benestanti, tramite
private istituzioni di mutuo soccorso, con
l’ausilio della struttura ecclesiastica, ma
comunque rientranti nel campo delle più
banali, prime esigenze alimentari. E’ ovvio
che questo tipo di assistenza non riusciva
a coprire tutte le necessità di chi non
aveva più la capacità di lavorare! Chi sopperiva al resto? Si può sicuramente affermare, senza tema di essere smentiti, che
a tutto il resto provvedeva la famiglia di
appartenenza. Giusto per utilizzare un linguaggio , in analogia con la situazione al
presente, la famiglia faceva le veci delle
degli attuali enti INPS (Istituto Nazionale
della Previdenza Sociale), INAIL (Istituto
Nazionale Assicurazioni Infortuni sul
tadino, suddito di Sua Maestà Britannica.
Lavoro ), SSN ( Servizio Sanitario
I nostri politici di allora scelsero di accoNazionale ). I disabili e gli anziani erano
starsi più all’approccio tedesco che a quelassistiti amorevolmente dalle proprie familo inglese; infatti si dette priorità alla preglie, le quali, sentivano come naturale
videnza per il lavoratore, piuttosto che
dovere e non come regola istituita, l’evenall’assistenza per il cittadino generico. Da
tuale sostegno, ai componenti che erano
noi, solo dopo la prima guerra mondiale,
in situazione di disagio sociale. Quando la
si iniziò ad istituire una, se pur labile, sorta
famiglia non era in grado di porre in atto
di assistenza al cittadino, oltre quella già
la sua assistenza, non rimaneva altro che
esistente nel campo della previdenza per
affidarsi alle organizzazioni sovra citate,
il lavoratore. E’ da tenere presente che per
dove operavano privati cittadini di buona
lavoratore si intende quello della grossa
volontà. Per decine di secoli, la famiglia (
industria privata che stava sorgendo in
intesa come un nucleo numeroso di persoItalia; d’altronde i lavoratori pubblici, a
ne, dove almeno tre generazioni vivevano
quei tempi, erano una piccola minoranza e
insieme, nonni figli e nipoti, i quali condigià avevano una regolamentazione di previdevano le stesse mura abitative e gli
videnza per la pensione, iniziata subito
stessi spazi dedicati all’agricoltura ) fu l’udopo l’unità d’Italia. Gli storici sociologici
nica entità preposta all’assistenza dei suoi
sono d’accordo nel definire la legge N° 350
componenti più deboli. Come sopra detto,
del 17/07/1898 come primo atto legislaticon l’inizio dell’era industriale, questa convo che sancì la nascita della previdenza
suetudine iniziò ad incrinarsi. I contadini si
sociale in Italia; questa istituzione, ovviatrasferirono presso le città industriali e l’amente, non aveva tutte le caratteristiche
gricoltore diventò operaio; quando l’opedella previdenza attualmente gestita
raio si trasferiva in città, portava con se al
dall’Inps. L’anno 1898 vide anche la nascimassimo la propria moglie ed i propri figli;
ta di un’altra importantissima istituzione a
i nuclei familiari diventarono più piccoli; il
favore dei lavoratori dell’industria, estesa
benessere aumentò ma quando il capo
successivamente ad altri lavoratori; la
famiglia perdeva, per una ragione o per
famosa legge N° 80 del 17/03/1898 che
l’altra, le sue capacità lavorative, non
istituì in modo obbligatorio, sia per i lavopoteva contare più sull’aiuto dei propri
ratori che per i datori di lavoro, l’assicuragenitori o dei propri fratelli. I responsabili
zione contro gli infortuni sul lavoro. Anche
delle istituzioni, iniziarono a capire che
questa istituzione non aveva tutte le caratqualcosa bisognava fare per ripristinare
teristiche dell’assicurazione attualmente
una sorta di sicurezza sociale che il nucleo
gestita dall’ Inail.
familiare agricolo, aveva tenuto in piedi, in
continua sul prossimo numero ....
modo naturale e senza regole scritte, nei
secoli precedenti. In Italia, la rivoluzione
industriale, arrivò qualche decina d’anni
dopo quella tedesca, francese e britannica (per citare le
più importanti). Quando il
problema sociale dei lavoratori emerse da noi, esso era
già stato affrontato in
Germania
ed
in
Gran
Bretagna ma con due filosofie diverse. La filosofia tedesca ( dettata da Otto Furst
Von Bismarck ) metteva al
centro del problema il lavoratore in quanto tale; quella
britannica, invece, (perfezionata successivamente da
Lord William Beveridge) il cit- Palazzo della attuale direzione nazionale Inps Roma EUR
Campo de’ fiori
30
Montalto di Castro
A breve, la nuova centrale nucleare?
La prima avventura
del nucleare in Italia
si interruppe bruscamente
con
il
“Referendum”
del
1987, ma ora, dopo
ventitré
anni,
il
Governo si accinge a
tornare sui suoi
passi, cercando di
individuare i siti più
di Secondiano Zeroli opportuni per la
costruzione di nuove
centrali.
Tra le vecchie ubicazioni, quella che ci
riguarda più da vicino, vale a dire quella di
Montalto di Castro, sembra essere considerata la più idonea ad essere interessata
ad una rapida “messa in cantiere”.
Ci sono, d’accordo, ancora da superare
molti ostacoli burocratici, occorrono delibere e decreti vari, da parte del CIPE e del
Ministero dello Sviluppo, mentre la creazione dell’Agenzia per la Sicurezza, è
ferma tra veti incrociati dei partiti sulla
scelta dei nomi, ma è opinione generale
che sarà proprio Montalto di Castro ad
inaugurare il nuovo corso del nucleare in
Italia.
A questo proposito cominciano già a prendere corpo polemiche e dichiarazioni allarmate di chi è contrario, mentre non mancano nemmeno delle interrogazioni parla-
mentari,
come
quella di ENRICO
GASBARRA,
deputato
del
P a r t i t o
Democratico ed
ex
presidente
della provincia di
Roma. Gasbarra
chiede
se
Montalto rientra
effettivamente tra
i siti dove è prevista la realizzazione d’un impianto
nucleare e se,
sempre a Montalto, sia prevista
anche l’individuazione di aree
dove realizzare il
deposito nazionale per le scorie
nucleari e se vi
sia uno studio
relativo all’eventuale realizzazione
di
detti
impianti.
Nella sua interrogazione, l’ex presidente
della provincia di Roma si chiede ancora se
non sarebbe il caso di interessare della
questione, la popolazione locale, per aver-
ne l’approvazione o il diniego, come già
accaduto in Belgio, in Francia e nel Regno
Unito.
Campo de’ fiori
“Il Fumetto”
LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA
ZETMAN di Masakazu Katsura
edito da Star Comics, 14 volumi in corso
Affascinante e maturo.
Non si può raccontare
la trama di questo
fumetto in poche righe,
è troppo articolata. Mi
limiterò, quindi, a scrivere le sensazioni che
mi ha suscitato. Il bene
e il male, cos’è giusto,
cos’è sbagliato, diventeranno scelte sempre
di
meno chiare per Jin, il
Daniele Vessella protagonista. E questa
ambiguità darà vita alle
azioni del ragazzo con i comprimari della
serie. L’autore approccia la psicologia di
Jin in questo modo per farci capire che
nulla è sbagliato, nulla è esatto, se non si
ha il coraggio di scegliere una determinata strada anziché un’altra. Jin, come quasi
tutti i ragazzi del mondo reale, incarna l’istinto puro e non ci pensa molto prima di
operare una scelta, errata o azzeccata che
sia. Per caratterizzare Jin, l’autore parte da
lontano: ci descrive un bambino generoso
e impulsivo, che non conosce la sua vera
forza portando con la stessa facilità pace e
odio. Anche crescendo, pur avendo conosciuto l’affetto delle persone che lo circondano, la forza rimarrà l’unico modo per
ottenere quello che desidera. Inoltre,
l’autore mescola sapientemente fasi di
azione pure a quelle più statiche di
introspezione, pur non rinunciando al
suo marchio di fabbrica: le situazioni
amorose. Il tutto è ben bilanciato,
facendoci scoprire le carte della storia
lentamente. Dal punto di vista puramente grafico, il disegno è fantastico,
e si notano gli anni di esperienza che
l’autore ha accumulato disegnando
ogni tipo di manga. Il dettaglio grafico
è buono, così come la cura per i particolari. Sebbene Katsura sia famoso
per le sue serie sentimentali, il meglio
si nota in Zetman durante le scene di
pura azione, quando il combattimento
gli permette di ottenere il livello massimo della sua espressività. Non sappiamo cos’ha in mente l’autore per il
proseguo della storia, ma dai presupposti sembra un orizzonte molto oscuro. Certo, non si può additare come un
fumetto cervellotico, ma per come è
strutturato si eleva al di sopra di molti
manga d’azione.
Lascio l’indirizzo del mio blog:
http://danielevessella.blogspot.com/
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31
Campo de’ fiori
32
Che cos’è il futuro?
Della
complessa
dimensione
del
tempo,
abbiamo
voluto prendere in
considerazione, per
questa meditazione
filosofica, il futuro.
Quella parte cioè del
tempo che si dà, a
poco a poco, nel
del Prof. Massimo
mentre che io, nel
Marsicola
mio starci come
essere presente dotato di coscienza, mi
apro alle cose. La caratteristica principale
del futuro è quella di “non essere ancora”
e, per Hegel, semplicemente “non essere”.
Tuttavia, il fatto che io ci sono nella puntualità della presenza dell’adesso, implica,
come si è detto, un registrare il darsi del
tempo come cosalità dell’ente, che si offre,
in quanto è a disposizione. Il coglimento è
l’apertura verso l’offerta. L’offerta è lì a
darmisi per il coglimento. Il futuro, allora,
è possibilità dell’incontro fra gli enti che si
offrono e l’apertura verso gli enti di cui
l’uomo costitutivamente partecipa.
Il futuro incalza l’uomo e gli si offre come
possibilità che gli sta già davanti. Ogni
uomo, ogni singolarità soggettiva, attraverso la puntualità dell’esser presente dell’adesso, si vede costretto a muovere
verso il futuro che ha dinanzi.
Futuro, quel “non ancora”, che lo costringe ad agire per poter approdare al “non
ancora” pronto a cedere all’adesso, di
modo che questo riceva luce dall’accadimento. Futuro che lo costringe a ricordare
l’anticipazione nel passato.
Il futuro infatti è destinato a diventare
passato. Il futuro è destinato.
Il futuro è il luogo della destinazione del
destino; ma anche il luogo che si lascia
abitare dall’immaginazione anticipatrice
della coscienza che ritorna nelle cose
come realizzazione effettiva già destinata
al passato.
Nel momento dell’immaginare si realizza
insieme il concepire. Concepire che rende
possibile ciò che prima era privo dell’essere, allo stesso modo di come ne è privo il
futuro. L’immaginare anticipante colloca
“l’oggetto” o, meglio sarebbe dire “l’evento”, nel futuro che ti viene incontro per
diventare presente e passato.
L’evento di là da venire è già, in quanto
concepito; ed in quanto concepito è già
nel presente; riceve l’essere per il suo concepimento, ma deve, dal futuro in cui è
collocato per il concepimento, diventare
presente nell’atto e per l’atto, che lo rende
effettivamente partecipato. Il centro, il fulcro, l’obiettivo dell’incalzante destino è
l’uomo stesso; ogni singolo uomo.
E la facoltà per mezzo della quale ogni
cosa ha ricevuto il suo essere e prende
senso è la coscienza. Nella coscienza sono
riunite, in quanto vi confluiscono già come
presenti nell’atto dell’aver presente qualcosa, le principali tre dimensioni del
tempo: presente, passato, futuro.
La quarta dimensione del tempo, ossia l’eternità, è sullo sfondo che regge, nel presente, le altre due. No, non c’è un errore.
L’eternità è presente nel presente, come
garanzia del passato e del futuro. L’adesso
che scorre di continuo verso il futuro per
diventare subito dopo passato è quello che
regge le altre due, ed è, in quanto reggente, lo stesso che l’eterno.
La caducità dei due, passato e futuro, si
condensa nel presente che sempre è. Del
presente infatti, nessuno può dire “non è”,
mentre per gli altri due, si può dire “non
è”. Nel presente, il passato “non è più”; e
il futuro “non è ancora”. Ambedue, il passato e il futuro “non sono” se non passano
per il presente, ossia per l’atto; per ciò che
li rende attuali, visibili. Tuttavia, per la
coscienza che è struttura dell’attualizzazione del tempo, sono come tolti, sono come
potenza, direbbe Aristotele.
Il presente, ancora una volta va detto per
sottolinearlo, è lo stesso che l’eterno, dove
passato e futuro non sono. Ma mentre la
coscienza che sostiene gli altri due e rende
visibile l’eterno è finita, l’eterno cui essa
rimanda perché già da sempre vi partecipa è Dio stesso. Si potrebbe dire, allora
che Dio, l’Eterno, è presente nella coscienza come espressione della coscienza
mediante l’atto nell’ambito del mondo.
Alla fine: il futuro è dato(è offerto) dall’eterno ad ogni essente affinché possa agire
nel presente per diventare ciò che è.
Rispetto all’uomo si potrebbe dire: il
tempo passa per la sua coscienza (l’adesso), diventa passato nella memoria; si dà
come possibilità e speranza(futuro). Man
mano che “il tempo passa” l’uomo, nella
sua singolarità in atto, incrementa il passato e vede decrescere il futuro.
Ciò potrebbe venire così rappresentato:
a) l’uomo a 10 anni di età
futuro
b) l’uomo a 40 anni di età
passato
futuro
c) l’uomo a 80 anni di età
passato
Da questo schema si deduce che la singolarità della coscienza(il punto di intersezione), indicante l’atto presente, è sempre
uguale a se stessa anche se, si potrebbe
dire, implementa in profondità in considerazione di ciò che ogni volta ha assunto e
può considerare come nuovo. Salta agli
occhi, invece, la sproporzione tra il passato che, andando avanti negli anni, assume
un sempre maggiore peso e il futuro, il cui
peso invece, diminuisce. E’ l’immagine
inversa della clessidra messa in orizzontale: il futuro dovrà, passando per il punto
coscienza, travasare nel passato. Quando
siamo vicini alla consumazione della polvere ci troviamo nell’estremo futuro.
Campo de’ fiori
33
L’OSPEDALE ANDOSILLA
In questi giorni ci
sono state manifestazioni per salvare
il nostro ospedale
dalla chiusura di
alcuni reparti e in
questo articolo vorrei ricordare un po’
la sua storia e di
quanto sia stato ed
è importante per noi
di Francesca Pelinga civitonici e per gli
abitanti dei paesi
vicini. Già nel 1515
a Civita vi era un ospedale ,nel 1719
durante il periodo in cui era vescovo
Mons.Tenderini, era suddiviso in due settori: OSPEDALE DEI PELLEGRINI E
OSPEDALE DEGLI INFERMI. Divenne una
struttura
organica
diretta
dalla
Confraternita di S. Giovanni Decollato ,la
cui direzione era composta dal delegato
del vescovo,da un rappresentante della
comunità e dai canonici della cattedrale.
Le riunioni della Confraternita avvenivano
nella chiesa di san Giovanni Battista a
pochi metri dalla chiesa di San
Benedetto,trasformata in abitazione dal
vescovo
Ercolani
nel
1844.
La
Confraternita cessò il 14/ 09 /1817. Una
seconda
confraternita
detta
della
Santissima Trinità si occupava invece dell’assistenza dei pellegrini diretti a Roma,
con l’obbligo di dare loro un riparo. La
marchesa Orsola Andosilla l’11 novembre
1829, come da rogito conservato presso
l’Archivio Segreto Vaticano, lasciò i suoi
beni per destinarli all’Ospedale cittadino
retto da una Confraternita detta “Orazione
e Morte “ composta da vari rappresentanti
e da un incaricato comunale. Nel 1831 la
marchesa
Andosilla
morì
ma
la
Confraternita non entrò in possesso del
patrimonio sino al 1837, in quanto la
marchesa nel suo testamento aveva nominato erede usufruttuaria, vita natural
durante, sua cognata Teresa e soltanto
alla sua morte si potè costruire il nuovo
ospedale che venne realizzato nel 1870 in
via Ferretti al posto di vecchie costruzioni
medievali che vennero abbattute. Come ci
racconta Oronte del Frate nella Guida
storica e descrittiva della Faleria Etrusca ,il
maestoso Ospedale Andosilla fu costruito
dalla Società Cooperativa che,per questo,
fu premiata all’Esposizione di Milano.
Grazie all’aiuto della nostra biblioteca,
sono riuscita ad entrare in possesso di un
rendiconto statistico e note cliniche delle
cure prestate nell’ambulatorio e pronto
soccorso del 1906 scritto dal dottor Vittorio
Rainaldi nel tredicesimo anno di esercizio
presso il nostro Ospedale. Il dottor
Rainaldi venne assunto dal Comune nel
1895 e assunse anche il servizio
dell’Ospedale Andosilla. Inviò al Comm.
Avv. Alberto Conte Cencelli questo resoconto poiché questi, nel 1893, era stato
eletto consigliere provinciale di Roma per il
mandamento di Civita Castellana. Nel
1905 il Conte fu eletto Presidente della
Deputazione provinciale di Roma, carica
che tenne fino al 1914. Negli anni di presidenza della Deputazione, curò diversi
aspetti dell’amministrazione, quali la sistemazione del bilancio, e la modernizzazione
dell’ente nel campo dell’assistenza ospedaliera. Nella sua riforma il Conte Cencelli
istituì le camere di pronto soccorso, cosa
che il nostro dottore aveva già fatto nel
nostro ospedale per prestare cura agli
infermi, senza che questi dovessero andare sino a Roma. Quando il dottore prese
servizio trovò il nosocomio in condizioni
pietose, non vi era la camera operatoria,
non la sala medicheria, quindi si diede da
fare per istaurare i servizi interni, istruire il
personale all’assistenza chirurgica e dopo
aver sistemato tutto ciò, cominciò a pensare di gettare le basi per un servizio
ambulatoriale per coloro che, per malattie
lievi o per condizioni economiche, non
potevano restare nell’ospedale. Tutto ciò
però doveva essere fatto senza gravare sul
bilancio dell’Istituto. Allora adibì ad ambulatorio una piccola sala del primo piano, la
arredò con un letto, una cassapanca, un
tavolinetto, due sedie, tre boccioni per
antisettici, qualche bacinella. Ma l’ubicazione della saletta era scomoda perché per
accedervi bisognava attraversare la corsia
degli uomini. Dopo tre anni finalmente utilizzò il locali del pianterreno rimasti liberi
per il trasloco del reparto donne al piano
superiore, e finalmente nel 1 gennaio
1899 inaugurò il pronto soccorso esattamente nei due ambienti (attuale farmacia
in Via Ferretti) posti di fianco all’ingresso
principale: uno la sala d’aspetto, l’altro con
quattro ampie finestre per le consultazioni
e per le cure ambulatoriali. Nel 1899 curò
301 malati, 426 nel 1900, 469 nel 1901,
478 nel 1902, 564 nel 1903, 680 nel 1904,
674 nel 1905, 765 nel 1906. Vi era una
presenza di circa 25 persone al giorno che
ricorrevano alle cure mediche e ed era
frequentato anche dagli abitanti dei paesi
vicini, si ammettevano, pur non avendone
diritto, le guardie carcerarie, gli alunni del
Seminario, le orfane, e i militari della
caserma Cosenz., inoltre si risparmiava sui
malati che venivano dimessi perchè pote-
vano continuare le cure nell’ambulatorio. Il
dott. Rainaldi percepiva L.16,12 per questo servizio che il comune comprendeva
sullo stipendio di L.250.000 lorde assegnate alla condotta. Il nostro pronto soccorso
così all’avanguardia era conosciuto
dall’Ufficio Sanitario della Provincia, lo
aveva visitato il medico Provinciale
dott.Ravicini, l’Ispettore alla Direzione
generale della Sanità del Regno e il suo
segretario, consigliere di Prefettura a
Roma, il medico Provinciale, i maggiori
professori della medicina di quel tempo
come il Prof. Scellingo, che diede anche
consultazioni ed eseguì operazioni non
gravi, il Prof.Bastianelli, Micheli, Sciupfer.
Nel pronto soccorso venivano curate
malattie degli occhi, fratture, ustioni, processi infiammatori, fistole anali, lesioni
dell’arto inferiore, cura degli organi femminili; insomma chi si presentava aveva cure
in ogni ora del giorno e della notte. La
notte del 10 luglio del 1906, verso mezzanotte, dalla campagna di Corchiano venne
trasportato d’urgenza all’ospedale un
uomo di 62 anni, aveva ricevuto da un toro
un colpo di corna al ventre e, sia per l’emorragia, sia per il lungo viaggio, (non c’erano le autoambulanze) era in condizioni
gravissime, e, per di più, era un soggetto
malarico, malattia diffusa allora nel nostro
territorio. Aveva uno squarcio dallo scroto
al ventre ed era stato bendato con una
fascia da bambino. Aveva chiesto ai familiari di portarlo a Civita, perché soltanto lì
potevano salvarlo. Il dott.Rainaldi aiutato
dal dott.Riccioni, veterinario, e dal collega
dott. Garelli, riescono a salvarlo. Durante
l’intervento l’uomo baciava la mano ai dottori pregandoli di salvarlo e dopo un mese
era guarito. Quando fu invitato a fare il
suo dovere verso i suoi salvatori, rispose
che lui non doveva nulla perché il suo
Comune aveva pagato l’ospedale. Già,
nonostante le poche medicine dell’epoca,
di tutti i pazienti curati, ne morì soltanto
uno per gravi ustioni. Il dott.Rainaldi concludeva nel suo rendiconto che a Civita
Castellana vi era una fiorente industria,
che l’ospedale era sulla via Flaminia dove
vi era un grande traffico, e raccoglieva
malati dei dintorni, mandati dai medici
condotti e godeva di rinomanza fra la
popolazione. Questo è soltanto una piccola parte di quello che è stato fatto in questi ultimi cento anni e chissà se qualcuno
dei nostri politici, leggendo il resoconto del
dottore, non voglia magari cambiare idea.
Campo de’ fiori
34
CIVITONICI ILLUSTRI: PROSPERO MAZZONI (1680-1755)
Il Decano dei medici di Civita Castellana
di Enea Cisbani
Il rinvenimento in un noto archivio romano, del carteggio del Dott. Prospero
Mazzoni, il primo medico chirurgo, di cui
abbiamo notizie certe e documentate,
operante nell’Ospedale Andosilla di Civita
Castellana tra il 1713 e il 1755, permette
oggi di poter tracciare un quadro generale
della sanità nel Lazio, e nel viterbese in
particolare, nel XVIII secolo, e di aggiungere un ulteriore tassello storico alla centenaria vicenda dell’Ospedale Andosilla,
oggi al centro di aspre dispute politicosociali, ma indiscutibile vanto e gloria di
Civita Castellana.
Un glorioso ente cittadino, fondato dalla
comunità di Civita Castellana nel lontano
1560, quando la ricerca medica e scientifica non disponeva dei moderni mezzi per la
diagnostica, ma tutto era affidato alla perizia e all’esperienza del medico, definito
allora “cerusico”, stipendiato dalla stessa
giunta comunale e posto al servizio della
cittadinanza.
Tra il 1713 e il 1755, il Dott. Mazzoni opera
in una comunità formata da 1800 abitanti
e insieme con Soriano nel Cimino e
Caprarola, uno dei centri urbani più densamente popolato, dopo Viterbo, dei territori posti a nord di Roma.
Il Mazzoni nasce a Bologna nel 1680, e
dopo gli studi ginnasiali, si trasferisce a
Roma nell’Archiginnasio per completare gli
studi medici e scientifici.
Nel 1713 opera già a Civita Castellana
presso l’ospedale cittadino, come attestano alcune lettere inviate alle autorità del
tempo dove chiede un periodo di riposo di
un mese, per riposarsi e riprendersi dalle
fatiche del lavoro.
Non bisogna dimenticare che l’ospedale
civitonico in quei tempi era l’unico della
zona e il suo bacino di utenza interessava
tutti i comuni limitrofi, quindi il medico chirurgo era costretto a lavorare in condizioni
ambientali pessime e di stress elevatissimo, con turni massacranti, e in condizioni
igieniche intollerabili se confrontate con i
protocolli medici attuali e dove era elevata
la mortalità, in particolare infantile.
La stessa Civita Castellana data la presenza della guarnigione del Forte Sangallo,
inoltre, era soggetta continuamente al
passaggio di truppe straniere e pontificie e
i feriti delle varie campagne militari venivano ricoverati nell’Andosilla per le cure
mediche del caso.
La mortalità tra i militari era nell’ordine del
60-70% dei soggetti ricoverati, dovuta
essenzialmente ad infezioni post-operatorie, come ad esempio la setticemia nell’amputazione degli arti. In alcuni documenti si citano le spese per le cure a soldati francesi di passaggio, nell’ordine di
ottomila scudi, una cifra elevatissima per i
tempi.
Il Mazzoni opera a Civita Castellana in un
periodo lunghissimo di tempo, anche se
non bisogna dimenticare che veniva spesso richiesto da altri comuni per risolvere
epidemie e casi medici di varia natura.
In una lettera datata 10 Marzo 1743, si
legge: ”…li gemiti communi e l’estrema
necessità, che da un mese e più travagliano queste terre e massimamente la generale influenza e raffreddori, mi commuovono in estremo vedendo chè in effetti la
maggior parte degl’infermi periscono per
inedia per la gran povertà che li opprime………., lei sa quanto io m’adopri coll’assistenza personale e il mio lavoro, ma
siccome il male è universale et estrema la
penuria di ciascuno, non posso soccorrer
tutti….., Civita Castellana 10 Marzo 1743”.
È senza dubbio uno dei passaggi più
importanti tra le missive rinvenute, dove
sono descritte con ricchezza di particolari
gli effetti di una epidemia influenzale nella
nostra città, senza alcun rimedio medico
come antibiotici e antinfiammatori, con
una mortalità elevatissima.
Sono anche la testimonianza di un medico
e uomo di scienza consapevole dei suoi
limiti, inerme di fronte alla gravità della
malattia e senza porvi porre alcun rimedio
medico, ma conscio dei suoi doveri e della
sua elevata responsabilità sociale.
Non bisogna dimenticare, infine, le epidemie coleriche che imperversano tra il 1740
e 1750, e quella tragica del 1834, che
miete numerose vittime, non meno dell’epidemia del 1880.
In un carteggio datato tra il 1744 e il 1745,
invece, descrive gli effetti del passaggio di
truppe austriache che stazionarono nei
terreni oggi di via Gramsci e del complesso scolastico XXV Aprile, per poter ricoverare i feriti nell’ospedale, definito l’unico
della zona.
Per dovere di cronaca, la comunità presentò al generale austriaco il conto di
3.400,80 scudi senza però ricevere la
somma richiesta, anzi rischiando addirittura la fucilazione. La somma fu, però, compensata da nuove tasse sulla popolazione.
Tutte le lettere terminano intorno al 1755
e dobbiamo presumere che in quegli anni
il Mazzoni sia scomparso e sepolto in un
luogo ai posteri sconosciuto.
Ricordare il medico chirurgo PROSPERO
MAZZONI, significa ricordare i medici e il
personale che hanno contribuito dal 1560
ad oggi, alla crescita e all’affermazione
dell’Ospedale Andosilla, vanto e gloria di
Civita Castellana.
L’Ospedale Andosilla oggi
Campo de’ fiori
35
Missioni di Semi di Pace International nel mondo
E’ partita in questi giorni una delegazione
di 5 volontari di Semi di Pace per la
Romania.
Il viaggio-missione riguarda il progetto
“Cuore di Romania” attivo a OdoreheiuSecuiesc e rivolto a 150 bambini, alcuni
dei quali orfani, che sono ospiti della Casa
S.Giuseppe, a 600 km da Bucarest.
Indipendentemente dalla loro etnia o religione, queste vite in difficoltà sono seguite con cura dalla Congregazione del Cuore
Immacolato perché possano sviluppare
capacità e costruire il loro futuro.
Il capo-missione e responsabile del gruppo è l’ing. Giancarlo Andreoli.
Fino al 31 ottobre, invece, un altro gruppo
di volontari composti da un’equipe medica
e paramedica sta operando in Burundi per
il progetto “LUCE”, un progetto per contrastare il progredire della cecità nei bambini
e nelle persone adulte, correzione della
vista con occhiali ed attraverso l’equipe sanitaria per l’intervento chirurgico
nelle strutture ospedaliere locali, dove
non esistono medici.
Il responsabile per la missione è
Claudio Bondi, per l’equipe medica è
il dottor Vincenzo Mittica.
Prossimamente altri volontari partiranno per Cuba e per l’India.
L’anno 2010 si chiuderà con 13 missioni realizzate nel mondo tra Cuba,
Repubblica
Dominicana,
Haiti,
Nicaragua, India Romania, Burundi.
Tanti giovani ed adulti si sono resi
disponibili per queste esperienze forti di
servizio che accorciano le distanze e ci
fanno sentire un’unica famigli.
L’Associazione sta sviluppando molto i
“viaggi solidali”, soprattutto nelle nazioni
dove sono attivi i progetti di “sostegno a
distanza” dei bambini per offrire di tanti
benefattori italiani la possibilità di incontrare e conoscere, quindi, i bambini sostenuti.
Per informazioni Associazione Umanitaria
Semi di Pace International 0766842566oppure www.semidipace.org
1955
Ci piace pubblicare un carosello di alcune delle vecchie pubblicità presenti sul Numero Unico dell’anno
1955. Come si può notare la pubblicità era molto più
semplice e diretta.
Alcune di queste attività sono oramai dismesse,
altre sono entrate nel nuovo millennio mantenendo
il loro nome originario, o avendolo mutato in quello
delle nuove gestioni. Anche l’ubicazione, in alcuni
casi, è cambiata.
Appuntamento
al prossimo
numero per
ricordare altri
nomi della
storia del
commercio
civitonico...
di Riccardo Consoli
Nel 1938 il Downbeat, un giornale di informazione Jazzistica, pubblicava un articolo che cominciava così: “ … è’ ormai manifestamente noto che, senza possibilità di
equivoci, New Orleans è la culla del jazz e
che io in persona ne sono stato il creatore
nell’anno 1901, molto prima che fosse formata la Dixieland Band … ”. Quell’articolo
portava la firma di Ferdinand Joseph La
Menthe meglio noto come Jelly Roll
Morton, pianista di New Orleans che i
posteri ricorderanno più per sue bravate
che per la sua musica, anche se fu certamente uno dei musicisti più dotati del
primo periodo della Storia del Jazz, oltre
che uno dei suoi più pittoreschi personaggi. Nato a New Orleans intorno al 1885,
del tutto incerta è la sua data di nascita,
era un creolo di colore molto orgoglioso
delle sue lontane origini francesi, snob e
anche un po razzista considerava i negri
dalla pelle scura Niggers; molti dubbi
anche sulle sue origini, suo padre era
veramente Ed La Menthe come egli stesso assicurava? La madre, dopo aver cacciato di casa La Menthe, pare fosse un
imbroglione, si unì con tale William
Morton, un facchino che trasportava le
valigie negli alberghi di New Orleans e che
probabilmente era il suo vero padre;
cominciò a suonare giovanissimo la chitarra nel negozio di barbiere di uno zio, solo
più tardi e con una certa riluttanza, a quell’epoca il pianoforte era considerato adatto alle signorine, era passato a questo
strumento. A sentire lui aveva appena
diciassette anni allorquando invase il quartiere di Storyville dove, per alcuni anni,
suonò il pianoforte in alcuni delle più eleganti case di piacere dove molte delle giovani che li lavoravano pare andassero matte per il pianista che chiamavano con il nomignolo di Winding Boy
a sottolineare le sue notevoli virtù di amatore, successivamente egli stesso decise di
farsi chiamare Jelly Roll, un nome dal
significato osceno. Il soggiorno di
Winding Boy a Storyville durò poco, già
nel 1904 egli cominciò a vagabondare qua
e la per gli Stati Uniti tornando solo di
rado a New Orleans città che abbandonò
definitivamente nel 1907. Ciò malgrado,
Jelly Roll Morton ha avuto una grande
importanza nel Jazz tradizionale, è nella
sua musica che si trovano le derivazioni
del Jazz da certi temi popolari spagnoli e
francesi che sicuramente erano di moda
nei primi anni del secolo fra i creoli di New
Orleans.
E’ ancora nella sua musica che si trova,
per la prima volta, un tentativo intelligente di fare Jazz usando testi classici come
il Miserere dal Trovatore di Verdi o il
Sogno d’amore di Liszt, temi dei quali si
appropriò senza alcun pudore, ma anche
se questa sua capacità birbonesca di
manipolare le musiche altrui mette in risalto più le doti negative dell’uomo che quelle positive del musicista, al pianoforte
Jelly Roll Morton fu estremamente originale e piacevole. Era sempre elegantissimo e in occasione di una sua apparizione
a New York, James P. Johnson riferì di
averlo visto in un locale di Harlem accompagnato da due belle ragazze che lavoravano per lui: “…aveva un fare regale e
uno stile tutto suo di avvicinarsi al pianoforte, si toglieva il soprabito fornito di una
fodera speciale tale da attirare tutti gli
sguardi, lo rivoltava, con molta solennità lo
appoggiava sul pianoforte come se quel
soprabito valesse una fortuna e dovesse
essere trattato con molta delicatezza, tirava fuori dalla tasca un grande fazzoletto di
seta con il quale spolverava lo sgabello,
poi sedeva e cominciava a suonare un suo
accordo particolare, una sorta di marchio
di fabbrica, quindi attaccava con un Ragtime molto vivace che serviva a sbalordire
il pubblico…” Jelly Roll Morton lavorò in
molti locali di Los Angeles dove gestì pure
una bisca facendo molti affari, qui sposò
Anita Gonzales - Sweet Anita alla quale
dedicò molti dei suoi temi famosi e che
collaborò con lui per mandare avanti una
pensioncina ed a condurre quella particolare vita dispendiosa per la quale provava
una irresistibile vocazione; separatosi ben
presto, si trasferì o meglio, come diceva
invase Chicago, città fatta su misura per
un musicista come lui. Nel settembre del
1926 Jelly Roll entrò negli studi della
Victor per registrare una prima serie di
dischi con un complesso riunito per quella
occasione che chiamò Red Hot Peppers
del quale facevano parte alcuni dei migliori musicisti originari di New Orleans, complesso che tenne insieme e diresse fino al
1930 e con il quale effettuò diverse altre
registrazioni che sono universalmente con-
siderate fra i capolavori del Jazz tradizionale e sono ammirevoli per l’ingegnosità e
l’originalità delle composizioni e degli
arrangiamenti, nonché per la perfezione
delle esecuzioni; è stato scritto che mai
incisioni di Jazz erano state preparate con
tanta cura, con ogni probabilità ciò risponde al vero, quantomeno nell’ambito del
Jazz tradizionale. Nel maggio del 1938,
presso l’Auditorium della Biblioteca del
Congresso, Jelly Roll Morton dette corso
al racconto della sua vita avventurosa illustrando questa narrazione con numerosi
esempi musicali; evocò un mondo pittoresco e affascinante popolato di cialtroni,
vagabondi, prostitute, pianisti di bettola,
illustrò i principi della sua vita estetica ed
imitò lo stile di pianisti da tutti ormai
dimenticati tranne che da lui, dimostrò di
possedere una intelligenza vivissima, un
grande talento ed uno smisurato ego.
Qualche anno dopo Alan Lomax riusci a
raccogliere molto del materiale che
riguardava questo pianista che, integrato
con diverse testimonianze, costituì un
coloritissimo libro dal titolo: Mister Jelly
Roll. Alla fine del 1940, avendo ricevuto
dai medici il divieto assoluto di rimettersi a
suonare, soffriva di cuore e di una brutta
asma, essendo ancora animato dal suo
spirito di avventura, ma anche per andare
a vivere in un clima migliore, caricò tutte
le sue cose su due automobili e si mise in
viaggio alla volta di Los Angeles; quì Jelly
Roll Morton morì il 10 luglio 1941 praticamente dimenticato da tutti.
Campo de’ fiori
37
L’angolo del Bon Ton
Dove organizzare il pranzo di Nozze
I posti dove poter
organizzare il pranzo o
la cena per festeggiare
con parenti e amici
sono molteplici, le uniche poche considerazioni da fare sono
quelle inerenti allo
spazio, all’arrivo degli
di Letizia Chilelli
invitati, alla disposizione degli stessi e alla disposizione del tavolo degli sposi.
Per prima cosa, quindi, ci si dovrà assicurare che lo spazio sia sufficiente per poter
permettere a tutti gli invitati di poter alzarsi agevolmente dai propri posti, quindi
occhio alla disposizione dei tavoli, non
dimentichiamo mai, poi, che gli sposi
dovranno sempre essere visibili a tutti da
ogni lato della stanza, da evitare quindi,
quando possibile le varie separazioni degli
ospiti in più stanze; altra valutazione da
fare come abbiamo detto prima è sul tragitto da compiere per arrivare al luogo, gli
sposi dovranno assicurarsi che tutti sappiano arrivare al posto dove si svolgerà il
banchetto, forniranno quindi delle cartine
geografiche in modo che nessuno possa
sbagliare strada; altra giusta osservazione
da fare è il parcheggio del luogo che deve
contenere tutte le auto degli invitati, non
c’è cosa più spiacevole, infatti, di dover
parcheggiare la propria auto sul ciglio
della strada appunto perché lo spazio per
il parcheggio non è sufficiente ed avere
per tutta la durata del pranzo la paura che
la macchina possa subire danni o multe,
l’invitato ricorderà il vostro matrimonio
come un incubo!
Ultimo elemento da valutare è la possibilità del brutto tempo, ci si dovrà quindi assicurare che se il banchetto non potrà essere svolto all’aperto, ci dovrà essere
comunque la possibilità certa di poter svolgere la festa in uno spazio ampio all’interno.
Ecco alcuni suggerimenti che le ultime
tendenze in fatto di matrimonio offrono su
dove poter festeggiare il giorno delle
Nozze.
La villa d’epoca
Si sceglierà una villa d’epoca per un matrimonio raffinato.
Bella sarà appunto la raffinatezza degli
ampi locali con affreschi che accoglieranno
gli invitati subito dopo l’aperitivo che verrà
offerto in giardino.
Le musiche da scegliere saranno classiche,
le decorazioni e i fiori avranno colori tenui,
proprio per circondarsi di eleganza.
Il castello
E’ il luogo per il matrimonio romantico per
eccellenza.
Il castello, con le sue sale ricche di storia,
leggende e tradizioni, farà da cornice ad
un matrimonio “irreale”, di altri tempi.
Raccomandabile nel castello il matrimonio
nei mesi invernali, grandi sale con camini
accesi e menù “ispirato” al Medioevo accoglieranno gli ospiti già rapiti dalla maestosità del castello, delle sue torri e mura,
magari innevate.
Qui è d’obbligo un abito da sposa principesco che farà da corollario a delle nozze
uniche.
Le musiche saranno “medievali”, le decorazioni saranno ispirate alle scene dipinte
nel castello e ne richiameranno i colori
degli arazzi e dei dipinti presenti.
Il casale
Soluzione ottima
per una festa informale, qui la faranno da padrone la
freschezza,
la
spontaneità ed i
colori.
Le musiche saranno country, il pranzo sarà servito nell’aia,
all’insegna
della “calda cordialità”; le composizioni floreali saranno
con fiori di campo
allegri e colorati, le
tavolate saranno lunghe e rettangolari.
Le danze si protrarranno fino all’alba!
La discoteca
Questa soluzione è rigorosamente riservata alle coppie di giovanissimi sposi che
hanno voglia di scatenarsi.
La cena sarà a buffet, le decorazioni
saranno con colori vivaci.
Le musiche che andranno per la maggiore
saranno i latino-americani.
Spesso, però, si preferisce la soluzione
ristorante/discoteca, in modo che venga
garantito il dopocena sia alle persone che
vogliono scatenarsi sulla pista da ballo, sia
per chi preferisce rimanere in un luogo più
tranquillo.
Il ristorante
E’ la soluzione scelta maggiormente poiché garantisce grandi feste familiari o
comunque senza grandi formalità.
Si può scegliere, spesso, anche il pranzo a
tema con cibi che rispecchiano i luoghi
panoramici e le tradizioni culinarie della
zona, il tutto servito in grandi sale o verande elegantemente decorate.
Appuntamento al prossimo numero dove
parleremo dell’orario e del menù da servire in base appunto al momento della giornata in cui si sceglierà di festeggiare.
Campo de’ fiori
38
CERVICALE (cervicalgia)
Quali sono le cause, gli strani sintomi che può creare e la terapia
adatta per questa patologia…
del Dottor
Patrizio Lazzarini
fisioterapista
Quando si parla di
cervicale (cervicalgia) si intende un
dolore al livello del
collo. Il dolore parte
dal collo e da lì si
irradia alle spalle
(trapezi) e, nei casi
più gravi, alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti.
Quali sono le cause
del dolore cervicale? Le cause dei dolori
cervicali sono diverse. Nella maggior parte
dei casi (80-85%), all’origine del dolore,
c’è un’alterazione non grave, che interessa
le strutture meccaniche situate nella regione delle prime vertebre della colonna: si
tratta dei muscoli, dei legamenti, dei dischi
intervertebrali e delle articolazioni posteriori che garantiscono sia il movimento (il
collo ha un’estrema mobilità per consentire allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni), che il sostegno (il collo, struttura
esile, sostiene la testa che è molto pesante). Basta, infatti, uno sforzo non adeguato, che può essere istantaneo e brusco o prolungato, a livello del collo, a creare una lesione di queste strutture.
Insomma, uno stress meccanico esagerato e non corretto, rispetto a quello
che queste strutture possono sopportare,
provoca dolore. In questa situazione,
spesso, si inserisce lo stress che, provocando una contrattura della muscolatura,
favorisce l’insorgenza di micro-lesioni.
Cosa succede esattamente? Il collo è progettato per il movimento, così come tutto
il corpo. La nostra vita quotidiana, invece,
ci costringe, nella maggior parte dei casi,
a stare fermi, troppo fermi. Le richieste
funzionali che facciamo al nostro collo
sono inadeguate: si cerca un oggetto e,
invece di girare la testa, si mantiene una
postura fissa, si sta seduti davanti ad
un computer e si tende ad allungare il
collo. Queste situazioni portano, inevitabilmente, ad avere una contrattura della
muscolatura, perché manca la risposta del
movimento: il muscolo è
contratto, pronto per reagire
ad uno stimolo esterno di
movimento che ci deve essere
e che non c’è: di conseguenza
continua a rimanere contratto
(sforzo prolungato). Questa
esagerata stasi provoca una
sofferenza muscolare alla
colonna cervicale per una
carenza di ossigenazione.
L’ossigeno arriva al muscolo attraverso il
sangue e l’arrivo del sangue è legato ad un
meccanismo di pompa: è necessario, quindi, che il muscolo si muova per attivare il
processo di contrazione e rilasciamento.
Nella contrazione, infatti, si hanno degli
spasmi, si chiudono i capillari e si riduce
l’ossigenazione del muscolo: questo provoca dolore.
Questo per quanto riguarda i muscoli;
quando, invece, dischi e articolazioni creano dolore alla cervicale? Fin qui abbiamo
detto come una non corretta postura può
creare problemi a livello dei muscoli.
Naturalmente, queste situazioni errate
possono determinare delle lesioni sia al
disco intervertebrale, che alle articolazioni
(dipende da qual è l’anello debole). Con
l’andare del tempo, infatti, queste microlesioni possono portare ad una patologia
molto comune: l’artrosi. Tale disturbo,
che è legato al logoramento della cartilagine delle articolazioni e dei dischi intervertebrali, dovuto solitamente all’età, viene
accelerato quando si effettuano movimenti non corretti. Tra i sintomi della cervicale abbiamo: mal di testa, male alla fronte e sopra gli occhi, cerchio alla testa che
preme, nausea, acidità di stomaco, rossori in viso, crampi, tachicardia, disturbi di
deglutizione, dolore e rigidità del collo, tra
i più frequenti contrazioni dei muscoli delle
spalle, scricchiolii nella torsione del collo,
formicolii alle braccia, vertigini e giramenti
di testa, mancanza di forza negli arti superiori, perdita di equilibrio, fischi all’orecchio
e problemi all’udito. Chiaramente ci sono
sintomi che sono facilmente riconducibili
alla cervicale ed altri che possono essere
riconducibili a numerose patologie, quindi
bisogna iniziare ad ascoltare il proprio
corpo ed a capire i sintomi. Terapia:
Farmaci antinfiammatori per alleviare l’infiammazione, riposo, collo libero e morbido e spesso appoggiato su un cuscino, un
poggia testa, e da sdraiaiti con un rotolo
sotto il collo. Scarico delle vertebre del
collo, miglioramento del tono muscolare,
allineamento e mobilità funzionale fatto
solitamente mediante numerose terapie:
Chinesiterapia (terapia del movimento)
Fisioterapia (magnetoterapia, ionoforesi,
tens, laser, ultrasuono ecc.), Massoterapia, Osteopatia. Cuscino per cervicale ed
altri oggetti a supporto, terapia farmacologica (usata per cervicali croniche, artrosi,
cervicalgie acute, ernie).
Campo de’ fiori
39
14° MINI FESTIVAL “CITTA’ DI VITERBO”
Torna l’originale ed inimitabile concorso canoro. La finale il 12 Dicembre
Torna il vero Mini Festival “Città di
Viterbo”, giunto alla sua 14° edizione e
tuttora unico malgrado i numerosi tentativi di imitazione!
La manifestazione avrà il suo epilogo – a
Viterbo – domenica 12 dicembre
p.v., dopo aver svolto le semifinali a
Ronciglione (28 novembre p.v.) e
Civita Castellana (5 dicembre p.v.).
Come il solito, l’organizzazione è a cura
dell’Associazione “Omniarts, con il
patrocinio ed il contributo della
Provincia di Viterbo e dei Comuni di
Civita Castellana, Ronciglione e
Viterbo.
Anche nel 2010, inoltre, il Mini Festival
diventerà promotore di solidarietà, in
quanto farà parte delle manifestazioni
promosse da “Viterbo con Amore”.
Vogliamo ricordare i vincitori della passata edizione: Desirée Giove (cat. 6-10
anni), di Faleria, Davide Valeri (cat. 11-14
anni), di Villa San Giovanni in Tuscia e
Chiara Saveri (cat. 15-18 anni), di Tre
Croci, che dovranno difendersi dall’assalto, all’ultima nota, che sarà portato da
una concorrenza che si annuncia, come
sempre, di qualità.
Solo Davide potrà provare a conservare il
suo “scettro”, in quanto Desirèè passerà
I partecipanti dello scorso anno
nella categoria successiva e Chiara è cresciuta, è fuori età e potrà essere “solo”
nostra gradita ospite!
Ci sono già tanti iscritti: evidentemente gli
esempi di Anna Tatangelo, di Alina e di
Antonio Poli (presidente della giuria) –
che ci hanno fatto sentire orgogliosi di
aver ideato il Mini Festival – hanno fatto
emergere la voglia di cantare dei giovani
della Tuscia e zone limitrofe, e noi saremo
costretti, a metà novembre, a selezionare
i più bravi (presso il Porter Tavern di
Viterbo) che parteciperanno alle semifinali.
Ogni partecipante sceglie il brano da cantare e, se non l’ha già, ne riceve il testo e
la base musicale.
p. Ass. OMNIART
Paolo Moricoli
Premio Letterario Vallesenio
Incontro con Alda
Maria Cangani di Ronciglione vince,
ricordando la scrittrice Merini
Perdendomi nell’abbraccio dei ricordi ecco…
la tua immagine
Lo sguardo, fondamentalmente triste,
alla ricerca di Dio,
della purezza dei sentimenti.
Congratulazioni
a
Maria
Cangani, che il 17 Ottobre
2010, ha avuto l’onore ed il
merito di ritirare il XXI Premio
Letterario Vallesenio, dedicato
alla poetessa Alda Merini.
Personaggio di spicco della cittadina di Ronciglione, grande
amante del’arte e della cultura, la dottoressa Cangani, ex
insegnante, da anni si impegna per tenere alto l’interesse
verso questi settori ed ha
avuto il piacere di conoscere personalmente la scrittrice italiana scomparsa.
Ha voluto recarsi in prima persona, accompagnata dalla sua ex alunna, protagonista, insieme a lei dello scritto che si è aggiudicato il premio, a Riolo
Terme. “E’ stata una giornata unica, che mi ha arricchito molto anche moralmente. Sono stati tutti gentilissimi, in particolar modo Giuliana Montalti, che
cura ogni anno con passione e dedizione questo evento!”, dice entusiasta
Maria. Ed ecco, vi proponiamo il componimento che le ha permesso di ricevere questo importante riconoscimento letterario al livello nazionale. Poche
frasi che tratteggiano in modo deciso la figura della Merini, che da sempre
è rimasta nel suo cuore.
Volto nascosto dal fumo di sigaretta…
Look… trasandato…
Voce particolare che consiglia:
“Tu, bimba, ringrazia la tua maestra che ti ha aiutato
ad esprimerti…
Tu, Maestra, ringrazia lei, la tua alunna,
per la ricchezza dei suoi sentimenti.
Perché ti ha permesso di entrare nel suo cuore.
Vi si legge negli occhi l’affetto che provate…
Siete fortunate di poter vivere una cosa così.
Il premio, allora, è più importante…
E’ per tutte e due!
Brave, non dimenticate.
Sono contenta di avervi premiato…”
Con un sorriso ci hai lasciato…
Ritoccando il trucco, con una passata di rossetto.
Grazie, Alda!
Maria Cangani
Campo de’ fiori
40
Con la poesia nel sangue
Umberto e Matteo Ferretti, nonno e nipote, poeti di Ronciglione
F
orse è proprio il caso di dire che
come si trasmettono geneticamente
alcuni caratteri somatici e non soltanto, si trasmettono anche molte passioni. Questo è quanto è avvenuto al signor
Umberto Ferretti, che, mi confida, ha iniziato a comporre poesie ben settant’anni
fa, ed oggi, all’età di ottantaquattro anni,
egregiamente portati, si ritrova a pubblicare i suoi componimenti insieme a quelli di
suo nipote Matteo. “Ognuno ha la sua
poesia”, questa frase breve e significativa
del signor Umberto mi ha colpito particolarmente durante il nostro brevissimo
incontro, nel quale ha voluto regalarmi
una copia della nuova raccolta Itinerario
Poesia 7, edita dall’Accademia Barbanera,
dove da sei anni trovano sistematicamente posto alcuni dei suoi componimenti.
Disponibile in tutte le edicole, insieme alle
sue poesie ed a quelle di altri poeti locali,
quest’anno ne sono state inserite, per l’appunto, alcune scritte del suo giovane nipote, motivo di grande orgoglio per lui. Molto
più maturi, frutto di un’esperienza personale poliennale, si mostrano, alla lettura, i
versi del nonno, nei quali compare di frequente la figura di una donna, con le sembianze di sua madre, della Madonna, di un
ombra leggera e sconosciuta. Più acerbi,
ma molto promettenti, appaiono invece
quelli di Matteo, che si accosta ad argomenti già molto importanti quali l’amore e
l’amicizia, visti con gli occhi giovani di un
ragazzo che si affaccia ora alla vita e prova
ad esprimere le sue emozioni più nascoste. Abbiamo qui il piacere di proporvene
una per ciascuno, invitandovi a conoscere
anche le altre.
Ermelinda Benedetti
Il sogno
Guardavo
Il mondo da
Dietro una persiana.
Folla amorfa
Che si muoveva
Con sincronismo
Le ore lente
Monotone
Un balzo improvviso
Tutto prese a vibrare
Figura distinta
Radiosa, piena di vita
Camminava leggera.
Bruna, minuta (Piccola
Donna)
Danzava
Sembrava che avesse
Le ali
Giocando col pensiero
Sono nella stanza… non ci sono più
Inizio a pensare
Rivedo cosa ho fatto oggi
cosa farò domani.
Penso
al gioco, alle parole, a quanto può essere bello
il mondo
visto con gli occhi di un bambino.
Al sorriso di una ragazzina,a un abbraccio,
al bacio della donna che amo
“o… che amerò”.
Penso
al respiro vitale, al pianto di un neonato
alla natura, a un fiore
ad un immenso prato
su cui correre, cadere
e rialzarsi.
Di corsa discesi
Le scale
La chiamai, la cercai
Invano
Svanita nel nulla
Forse
Stavo sognando?
Umberto Ferretti
Vita Cittadina
Poi… pensando
Mi ricordo che tutte quelle cose
(Erano) solo dei pensieri,
delle immagini che
mi affollavano la mente
E… così
Immaginando…scrivo
Una poesia…
Matteo Ferretti
Foto Mauro Topini
Civita Castellana - 4 Novembre 2010. Commemorazione dei Caduti in guerra. I bambini delle scuole partecipano con le autorità civili,
militari ed ecclesiastiche, alla deposizione della corona di alloro al monumento dei Caduti, alla quale ha fatto seguito la cerimonia
religiosa nella Chiesa Cattedrale.
Campo de’ fiori
41
TEMPO DI PREMIAZIONI, TEMPO DI SODDISFAZIONI
CON IL SUCCESSO OTTENUTO DAGLI ARTISTI IVNA ALLA PRIMA BIENNALE
INTERNAZIONALE DI PITTURA, SCULTURA E GRAFICA CITTA’ DI LECCE
della Prof.ssa Maria Cristina Bigarelli
Nell’Ambito della BIENNALE INTERNAZIONALE SALENTINA hanno ricevuto il Trofeo
in pietra leccese, quale riconoscimento del
talento artisto Eraldo Bigarelli, Walter
Togni e Mario Annesi. Gli artisti del nostro
territorio si sono distinti raggiungendo il
podio dei finalisti, confermandosi a pieno
titolo
nel
Panorama
dell’Arte
Contemporanea Internazionale.
Presidente Onorario era Paolo LEVI.
L’organizzazione della manifestazione è
stata curata dall’Associazione Culturale
LiberArt, con la Collaborazione della
Galleria StomeoArt di Martano (Lecce), e
l’Associazione Artistica Il Tempio di
Palermo ed il conservatorio Tito Schipa di
Lecce.
Dopo aver superato la selezione tra numerosissimi aspiranti , ERALDO BIGARELLI,
WALTER TOGNI e MARIO ANNESI si sono
Classificati, ricevendo i Premi d’ ARTE.
Il Maestro Eraldo Bigarelli è stato Premiato
dalla Critica con il Conferimento della Stele
TROFEO in pietra leccese riservata al
Merito Artistico Pittorico; Il Maestro WALTER TOGNI, anche lui, si è distinto con il
Premio
dalla
Critica con il
Conferimento
della
Stele
TROFEO in pietra
leccese
riservata
al
Merito Artistico
Scultoreo;
Il
Maestro MARIO
ANNESI ha ricevuto la Stele
TROFEO in pietra leccese per
Trofeo in pietra leccese il Merito Speciale
all’Artista.
Le Opere ammesse e premiate degli Artisti
di Vignanello hanno colpito per il loro
significato umanitario alla ricerca dell’interiorità dei popoli e alla scoperta di una
nuova globalità nel laborioso lavoro di dialogo tra le civiltà più varie
della Terra. Gli Artisti in questione
hanno saputo esprimere quelle che
sono le emozioni non soltanto proprie, ma anche quelle che toccano
e sfiorano i valori per una comunicazione universale, che riscatta e
purifica l’Essere che grazie all’Arte,
non è più solo e corrotto, ma valorizzato con luminosità di idee, con
vivacità di colori, con plasticità di
forme e con reciprocità comunicativa che fortemente fa riecheggiare
il Pensiero di Kofi Annan quando
esprimendolo afferma di credere che “il
dialogo sia un’opportunità di
conoscersi meglio per tutte le
persone provenienti da diverse
culture e tradizioni sia che vivano negli estremi opposti del
mondo sia che vivano nella
stessa strada”.
L’esposizione delle Opere e la Premiazione
degli Artisti hanno avuto luogo presso il
suggestivo e prestigioso Castello Carlo V
nella Città di Lecce; l’ Antico Maniero sabato 23 ottobre, infatti, ha rappresentato la
culla di importanti artisti italiani e stranieri, dalle tecniche più variegate e geniali
che hanno sicuramente impreziosito i
vetusti ambienti con eleganza, stile ed alte
forme creative. La Premiazione è avvenuta alla presenza della giuria dei critici il cui
La Prima BIENNALE INTERNAZIONALE di Pittura, Scultura e
Grafica nella CITTA’ di LECCE
rappresenta un tassello importante per BIGARELLI, TOGNI E
ANNESI che hanno saputo con
abilità, talento e genialità affermare la propria personalità
creativa nella Rassegna d’Arte
Internazionale Contemporanea.
Castello Carlo V - Prima Biennale Internazionale di pittura,
scultura e grafica Città di Lecce
INDOVINA
IL PERSONAGGIO
MISTERIOSO...
I primi tre che chiameranno in redazione al
numero 0761.513117, comunicandone il
nome esatto riceveranno un buono di
10 € per la Lavanderia Ilde
di Civita Castellana!
Paolo Levi e Maria Cristina Bigarelli
Paolo Levi, Walter Togni e Mario Annesi
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c
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Da F
Prosegue l’elenco dei soprannomi fabrichesi, lavoro certosino, come già detto la
scorsa volta, di un nostro affezionatissimo lettore. Ripartiamo dalla lettera C.
C
Catano’
Caravano
Ciocchetto
Caserio
Carmenella
Capoccio’
Ciuciu’
Ciccio
Ciccio’
Ciancamucia
Cocozzo
Cacapepe
Ciucche
Cacaliscio
Chiodo
Cadorna
Cistaro
Caccavelle
Colorito
Campanella
Saggezza popolare by Simonetta
- Il vino nel fiasco, alla mattina è buono,
alla sera è guasto!
D
Dodici
- Sorelle come cane non si vollero mai male,
cognate come miele, non si vollero mai bene.
F
Frate
Favarino
Fafi’
Fafo’
Fogna
Frastoppino
Fongo (liscio)
Fico’
continua...
- E’ più facile che un grillo mangi un tordo
che suocera e nuora vadano d’accordo.
- Dio ti salvi dall’acqua, dal foco e
da chi parla poco.
- Donna pelosa bella e virtuosa,
donna pelata brutta e sgraziata.
- Chi ha la serenità è ricco e non lo sa!
25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza alle Donne
L’Associazione “Fab(b)rica delle donne” in prima linea
Il giorno 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza alle Donne,
l’Associazione “Fab(b)rica dell donne” presenterà “Al Centro le Donne”, ricerca e studio del Centro antiviolenza Erinna, sui dati e lo stato delle violenze contro le donne
nella provincia di Viterbo.
L’evento si terrà il 25 Novembre alle ore 20,30, presso la sala mostre del comune di
Fabrica di Roma.
Saranno presenti le operatrici del Centro Erinna ed altre donne del mondo della cultura.
La ricerca sarà illustrata da video, filmati, letture di testimonianze e terminerà con
domande, scambi di idee e opinioni insiemi ai partecipanti.
Questa iniziativa ha il patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio, della Consulta
Femminile Regionale del Lazio, della Camera di Commercio di Viterbo, della Consigliera
di Parità della Provincia di Viterbo e del Comune di Fabrica di Roma.
La serata vuole essere un’occasione di confronto e di discussione su un fenomeno gravissimo e diffuso tanto da essere la prima causa di morte e mutilazioni per le donne.
Questa ricerca è la prima effettuata nel territorio viterbese e ci può aiutare a capire le motivazioni, la cultura, gli atteggiamenti che
sono dietro alla violenza contro le donne, violenza che non è riconducibile solo all’atto che uccide, ma anche allo stupro, all’umiliazione quotidiana, alla sottrazione delle risorse economiche, alla valorizzazione nella vita privata e nel lavoro, violenza che avviene
soprattutto all’interno della famiglia.
L’Associazione ha chiesto al sindaco di esporre, insieme alla bandiera del comune, un nastro bianco, simbolo del lutto, per la giornata del 25 Novembre, a testimonianza della solidarietà e della sensibilità dell’Amministrazione di Fabrica di Roma nei confronti di questo dramma troppo spesso nascosto e sottaciuto, e altrettanto chiederà di fare alla cittadinanza.
L’Associazione Fab(b)rica delle Donne opera sulle tematiche di genere e ambientali da circa tre anni: ha ottenuto la costituzione della
Consulta Comunale Femminile di Fabrica di Roma, ora in fase di attuazione, e ha organizzato numerose iniziative sui temi della parità e pari opportunità, della condizione femminile, della violenza in genere, della partecipazione delle donne alla vita politica, istituzionale e sociale, e sull’ambiente.
43
Campo de’ fiori
di
e
i
r
o
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Le s x
Ma
Fiorella Mannoia
Da controfigura di Cinecittà a cantante affermata dopo una lunga gavetta
Gli anni ’60, come
abbiamo visto analizzando le storie di
tanti cantati italiani,
sono stati il trampolino di lancio per
molti degli artisti
che hanno fatto la
storia della nostra
di Sandro Anselmi
musica leggera. Ma
proprio così non è stato per una delle più
note voci femminili del panorama della
musica italiana: Fiorella Mannoia
Fiorella è figlia di un noto stunt-man romano, che presta il suo corpo alle azioni più
pericolose di molti film di Cinecittà. Lei inizialmente, come anche il fratello e la sorella, segue le orme del genitore, trascorrendo gran parte del suo tempo all’interno
degli studi cinematografici della Capitale,
tant’è che è proprio lei a cavalcare con il
Quartetto Cetra nello sceneggiato televisivo western Non cantare spara, così come
è lei a prenderne di santa ragione da
Alberto Sordi in una delle scene finali del
film Amore mio aiutami, al posto di Monica
Vitti. Ma la sua strada, come oggi ben sappiamo, non era certamente quella dell’attrice. Fin da bambina, infatti, ama cantare
ed inizia a partecipare a molti concorsi
canori, vincendone più di uno.
La sua carriera di cantante comincia effettivamente nel ’68, quando al Festival
Nazionale di Voci Nuove di Castrocaro,
arriva tra i dodici finalisti, con il brano Il
bambino sul leone, del repertorio meno
conosciuto di Celentano. Fiorella non è la
vincitrice ma guadagna un
contratto discografico con
la Carish, etichetta italiana
che aveva distribuito nella
penisola buona parte dei
dischi dei Beatles e prodotto moltissimi quarantacinque giri di Peppino Di
Capri. Ma la giovane riuscirà a farsi conoscere al
grande pubblico solo tredici anni dopo. A dicembre
dello stesso anno, intanto,
incide il primo disco: Ho
saputo che partivi, sul cui
retro, a distanza di un
mese, viene registrato Le
ciliegie, che entra sul mercato a partire dai primi
mesi dell’anno successivo.
Quasi contemporaneamente all’uscita del quarantacinque giri, la Carish è invitata a partecipare ad Un disco per l’estate
del ’69 e, insieme a Di Capri, decide di presentare anche Fiorella, che però, dovendo
partecipare con un brando inedito non può
proporre quelli appena incisi.
La casa discografica, allora, ritira le poche
copie distribuite per la promozione, ne
stampa un secondo e per partecipare alla
rassegna sceglie la canzone Gente qua,
gente là, composta dal jazz-man Bruno De
Filippi, con parole di Alberto Testa. Il
brano, però, ottiene solo dodici voti e si
classifica al quarantesimo posto su cinquantasei, seguito da Franco Battiato con
il brano Bella ragazza. La Carish concede a
Fiorella un’ultima possibilità con il quarantacinque giri Mi piace quel ragazzo lì, che
passa ugualmente inosservato a causa
anche della mancata promozione.
Si chiude, così, la collaborazione poco felice e fruttuosa di Fiorela Mannoia, ancora
giovane e sconosciuta, con questa prima
etichetta. Ma il mercato discografico ne
offre talmente tante che non avrà problemi a trovarne subito una nuova.
...continua sul prossimo numero
44
Campo de’ fiori
In occasione dell’anniversario della morte di Tulli Luigi vorrei
ringraziare tutti coloro che hanno votato questa foto
vincitrice del concorso fotografico “Intrecci di strade… .. incroci
di vite” organizzato all’interno della festa provinciale
democratica, svoltasi dal 27 Agosto al 5 Settembre a Civita
Castellana. Luigi è una persona sempre presente e speciale.
Non è stato importante aver vinto il primo premio
ma averlo avuto con noi anche solo con una foto.
Grazie di cuore a tutti Graziella e David
Nel cuore
E’ opinione comune che il tempo nel suo incessante fluire sfochi gli eventi e lenisca
il dolore. La nebbia dell’oblio attenua immagini e fisionomie, acquietando passione e
affetti.
Le ferite poi si rimarginano… per guarire. Ma la memoria è presenza: essa attualizza, recuperando al cuore fatti e persone; ci ripropone nell’oggi il passato, forse
decantato, ma ugualmente nitido. I sentimenti che ci hanno legato ad una persona,
i fatti della sua esistenza quotidiana, che hanno riempito i nostri giorni, ce li portiamo dentro, sono il nostro viatico.
Non tanto come autoconsolazione, quanto come voce e come profumo di vita.
E ritornano i volti che oggi non ci sono più, ma che puntualmente sono accanto a
noi: ne siamo così convinti che saremmo tentati di accarezzarli con la mano.
E’ vero: la data della morte non è un anniversario, è un ritorno. E’ questo il senso del
ricordo… vogliamo ricordare a noi stessi e agli altri le persone che abbiamo amato e
stimato, alle quali ci ha legato un’amicizia profonda, un senso di umana solidarietà,
una comunanza di ideali civili e morali; con le quali abbiamo condiviso una vita, la
vita. Soprattutto vogliamo ricordare chi ha dato il suo impegno, lavorando nel silenzio e con dedizione, senza proclami.
Ecco perché, assieme alla moglie Graziella e ed il figlio David, gli amici
dell’Aassociazione ATAMO vogliono ricordare con l’affetto di sempre Luigi Tulli.
L’ associazione ATAMO
Ad Antonio Sansonetti, venuto a mancare il 3 Novembre 2010.
Sei stato una vera “Istituzione” nel nostro palazzo,
la tua cordialità, il tuo sorriso e la tua gentilezza
ci accompagneranno per sempre.
Ciao Antonio.
Il tuo condominio
Le tue Hit suonano su
RADIO PUNTO ZERO
FM 93.4 - 96.7 - 101.5
www.radiopuntozero.net
Campo de’ fiori
45
Il saluto a Don Mario
Ti do del “TU”, perché ti considero mio
padre, col quale condividi splendidamente
l’età, di figli ne hai avuti tanti e chissà
quanti ancora ne avrai, perché la tua
“paternità spirituale” ci ha reso orgogliosi
e ci ha dato la gioia di sentirci “cristiani “
veri. Quanto hai seminato, quanti campi
hai coltivato, da quello così difficile della
cultura, che hai irrigato e fatto crescere
con dibattiti, conferenze, cineforum, rappresentazioni teatrali, corsi musicali, e
mille altre iniziative; a quello più impegnativo della trasmissione della fede, che tu
“parroco di campagna” hai saputo e voluto trasmetterci, tenendo presente gli insegnamenti del Santo curato d’Ars, di cui sei
sempre stato un “fan”, e che spesso ricordi nelle tue omelie.
Poi dopo tanto peregrinare, da buon contadino, figlio di contadini, ti sei rimboccato
le maniche ed hai incominciato a coltivare
questo campo, cioè questa parrocchia, e
grazie alla tua tenacia, al tuo saper chiedere, anche a persone importanti, l’hai
fatta diventare Chiesa, dopo averla presa
da un piccolo “garage”.
Ed ecco che hai iniziato a raccogliere i frutti da questi campi, frutti saporiti e succosi,
primo fra tutti l’Oratorio, con tutte le attività parrocchiali, che tendono principalmente alla comunione tra giovani e anziani e con la realizzazione dei campi di calcio
e del “Parco degli Angeli”, riservato ai giochi dei bambini, hai coronato quell’opera
che ha accompagnato sempre la tua vita
da sacerdote, mai stanco di fare, fare e poi
fare.
Siamo sicuri caro Don
Mario, che non riporrai la
vanga e l’aratro, perché,
permettimi di ricordartelo,
sarai “sacerdote per sempre,
al
modo
di
Melchisedek”.
E quando sarai con le tue
sorelle Teresa, Giustina,
Giovannina e Camilla e alle
loro meravigliose famiglie,
continuerai ad annaffiare e
concimare altri terreni, che
sicuramente renderai fertili.
Unisco a queste mie parole
i sentimenti di affetto di
tutta la Parrocchia di San
Giuseppe Operaio, di tutti i
gruppi parrocchiali, che non
elenco perché ne dimenticherei qualcuno, tanti essi
sono.
Inoltre porgo a nome mio
personale e di tutta la
comunità parrocchiale, l’augurio di benvenuto a don
Luca, che sicuramente continuerà l’opera da te iniziata, ed essendo più giovane,
metterà a nostra disposizione tutto il suo impegno, per
far sì che questa parrocchia
sia la casa di tutti, con la certezza che non
sarà mai solo, come mai solo sei stato tu.
Ciao Don Mario, ciao papà.
Alessandro Soli
46
Campo de’ fiori
Il Calendario 2011
Campo de’ fiori regala un po’ d’amore...
L’Accademia Internazionale d’Italia ha il
piacere di annunciare la realizzazione di un
calendario per l’anno 2011.
Dopo sette anni dalla prima esperienza, torniamo a
proporre le immagini dei nostri ragazzispeciali, che ci
accompagneranno per tutto il nuovo anno.
Protagonisti sono infatti i giovani del Centro
Sociale “Rosa Merlini Frezza” di Civita Castellana,
che da poco hanno potuto occupare la nuova,
più idonea sede di Via San Giovanni.
Gli scatti sono stati realizzati per noi dal fotografo
Alessandro Bartolomei, che per l’occasione si è
calato nella vita quotidiana dei ragazzi
accompagnandoli nelle loro attività.
L’intero ricavato delle offerte sarà
devoluto alla cooperativa che gestisce il centro,
Il Pungiglione,
per tutte le necessità che dovrà affrontare
nell’allestimento e per l’esercizio del centro stesso.
Un ringraziamento alle famiglie che hanno
apprezzato l’iniziativa ed ai ragazzi che hanno
partecipato con un entusiasmo inaspettato.
Grazie anche agli operatori che si sono messi a
completa disposizione con il loro insostituibile
aiuto, ed un ringraziamento particolare agli
sponsor che con la loro sensibilità hanno reso
possibile larealizzazione di questo
grande progetto.
Potrete trovare il calendario presso il Centro o
la nostra redazione.
Anche una piccola offerta sarà un segno
tangibile della vostra bontà!
Campo de’ fiori
47
PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL PRIMO LIBRO
EDITO DALL’ACCADEMIA INTERNAZIONALE
D’ITALIA PER LA COLLANA PHILOSOPHICA
DI CAMPO DE’ FIORI
GIOVEDI’ 2 DICEMBRE
PRESSO LA SALA CONFERENZE
DELLA CURIA VESCOVILE
DI CIVITA CASTELLANA
(P.zza Matteotti),
alle ore 16.30,
si terrà la presentazione ufficiale del
primo libro della Collana Philosophica,
edito dall’Associazione Accademia
Internazionale d’Italia,
che già cura da otto anni,
la pubblicazione di questa rivista!
Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo, presenta una interpretazione sociale,
accanto ad una lettura individuale e psicologica del bullismo, ed offre una serie di
consigli pratici ed operativi a chiunque si
dovesse trovare nella necessità di conoscere e di affrontare questo fenomeno.
Indica operativamente:
- cosa possono fare i ragazzi
- cosa possono fare i docenti
- cosa possono fare i genitori
- cosa possono fare le istituzioni
- cosa possono fare alunni, docenti
e genitori insieme.
L’argomento è stato trattato in modo esauriente ed allo stesso tempo chiaro dal
prof. Massimo Marsicola, laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di
Roma, La Sapienza, con il massimo dei voti. Professore di filosofia, psicologia
e scienze dell’educazione, attualmente è docente di filosofia della conoscenza
e dell’essere presso l’I.S.S.R. “A. Trocchi”, accademicamente collegato
all’Università Pontificia del Laterano.
Oltre a collaborare attivamente con la rivista Campo de’ fiori, ha ideato e diretto
per cinque anni il giornale pedagogico “In-formazione”. E’ stato vincitore per
ben due volte del Premio Cultura della Presidenza del Consiglio.
Ha già pubblicato diversi saggi e libri di poesia.
La presentazione sarà un momento indispensabile per saperne di più, grazie all’intervento
dell’autore, dell’editore Sandro Anselmi, che ha fortemente creduto nel progetto e
di esperti del settore.
L’invito è esteso a tutti!
Campo de’ fiori
48
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
IL TEATRO DEI FARNESE 2010
King Kong Studios presenta IL TEATRO DEI
FARNESE 2010 un progetto a cura di Maria
Sandrelli realizzato con il contributo della
Regione Lazio, Assessorato alla Cultura, Arte e
Sport e la collaborazione della Provincia di
Viterbo, Assessorato alla Cultura.
Continuano gli appuntamenti de IL TEATRO DEI FARNESE 2010 un programma di iniziative di studio e
spettacolo di rilievo dedicate alla valorizzazione, tutela
e diffusione del patrimonio e delle potenzialità culturali
della nostra regione. IL TEATRO DEI FARNESE 2010 è
un progetto realizzato dall’Associazione King Kong
Studios con contributo della Regione Lazio,
Assessorato alla Cultura, Arte e Sport e la collaborazione della Provincia di Viterbo, Assessorato alla Cultura e
si avvale della collaborazione degli Assessorati alla cultura dei Comuni di Farnese, Nepi, Marta, del Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese di
Valentano, dell’Archivio di Stato di Viterbo, dell’Istituto
Magistrale Statale “Santa Rosa da Viterbo” e delle
Associazioni Eta Beta Onlus, Muses, Nafta Hotel.
“PERSONALE AL COMPLETO.
L’INDUSTRIA CIVITONICA AL TEMPO
DELLA CRISI”
di FLAVIA TRONTI
Domenica 19 dicembre alle ore 16.30 presso Palazzo
Montalto Belei, via di Corte 8, a Civita Castellana, si terrà la
presentazione del libro fotografico “Personale al completo. L’industria civitonica al tempo della crisi” di Flavia
Tronti.
Durante l’evento interverranno il prof. Giancarlo Monina, docente di
Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma Tre,
Augusto Ciarrocchi, Responsabile della Ceramica Flaminia, Luigi
Valletta, ex-operaio di Civita Castellana.
Due anni di lavoro più di
quattrocento foto, questi i
numeri di una pubblicazione
interamente dedicata alla
figura dell’operaio, ai luoghi
di lavoro, ai gesti quotidiani
di chi vive la fabbrica e in
essa ritrova le proprie radici
identitarie. Una pubblicazione in cui l’arte dialoga con
l’industria. Un libro sugli
operai, per gli operai.
Per informazioni:
Lakistea – Eventi e
Comunicazione
[email protected]
cell. 3209404336 3333483526
Gli altri appuntamenti della lettura scenica
“Otello” da W. Shakespeare
e della mostra video fotografica
“La famiglia Farnese nella Tuscia”:
- 17 novembre ore 11.30,
Viterbo - Archivio di Stato;
- 27 novembre ore 17,00
Nepi, Sala Nobile, Palazzo del Comune;
- 4 dicembre ore 16,30
Farnese, Teatro dell’Oratorio.
INFO: King Kong Studios - Via G. Donizetti, 20 Roma
Tel 06 60663047 cel. 347 1662081
[email protected] -ww.kingkongstudios.org
COMPLIMENTI ALLA NOSTRA CARA
AMICA FRANCESCA GIUSTINI!!!
Ecco la sua prima
raccolta di poesie
“Tutte le parole del
tempo”
curata dalla casa editrice
La Riflessione Davide
Zedda. Un’altra raccolta
intitolata “In questo
istante di cielo” è stata
realizzata dalla casa editrice Eracle in versione
e-book, e prossimamente cartacea
(w.edizionieracle.it)
Campo de’ fiori
49
AGENDA
Tutti gli appuntamenti più importanti
Dal 19 al 28 novembre
LE SCARPE
di Michele Santeramo
Una produzione
TEATRO MINIMO
FONDAZIONE PONTEDERA TEATRO
In coproduzione con Teatri Abitati,
una rete del contemporaneo - Festival Castel dei Mondi/Comune di Andria
Regia Michele Sinisi
Con Vittorio Continelli, Michele Sinisi, Alice Bachi, Paola Fresa,
Sergio Raimondi
Scene, luci e costumi Michelangelo Campanale
Il testo mette in scena le relazioni vissute “al ribasso” tra le persone, ponendo al centro il bisogno di mantenere vivi i rapporti, a qualunque costo, per
una debolezza dell’animo che non consente di correre il rischio di perderli,
anche a costo di mentire, anzi, mentendo.
Non si parla di casi al limite della patologia ma di una tendenza a considerare se stessi solo in relazione agli altri, commettendo l’errore grave e a volte
irreparabile della perdita del senso di sé. La reazione a questa consapevolezza è il prodigarsi affinché i rapporti perdurino, anche a costo di sminuirli nell’essenza, anche a costo della sopportazione, purché rimangano vivi a testimonianza dell’esistenza di sé...
Teatro Arvalia - Via Quirino Majorana 139 - 00146 Roma
Tel. 0655382002 – Cell. 3334366182
e-mail: [email protected] - www.teatroarvalia.it
Orario Spettacoli: ore 21 – Domenica ore 17
Biglietti: Intero € 12 – Ridotto € 10 + tessera associativa € 2
La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri
Tantissimi auguri
a Lorenzo
Stefanelli che il
31 Ottobre ha
compiuto 5 anni.
Auguri da mamma,
papà, i nonni, gli
zii, tutti i parenti
e amici.
Tanti auguri a Alessandro
Perrino che il 27 Dicembre
compie 8 anni, da nonna
Silvana, mamma, papà, dal fratello Simone e tutti gli zii e
cugini.
Tanti
Tanti
auguri al
auguri ad
piccolo
Tanti auguri a
Alessio
Samuele
Silvana che l’ 11
Atzori
Papini che
Dicembre comche il 3
compie 1
pie 70 anni da
Gennaio
anno il 13
parte di tutti i
Novembre compie 10
nipoti, Sisi,
anni da
e Simone
Simone,
nonna
Papini
Alessandro,
Silvana, Anna e Michele, il
che compie 5 anni il 30
Alessio, e da
cognato, la sorella Sissi e
Novembre. Buon compleanno
tutte le sorelle, i figli, la nuora,il
tutti i cugini di Roma e di
genero, il cognato Massimo e tutti i dai genitori Romina e Roberto,
Corato (BARI).
dai nonni, gli zii e cugini.
nipoti.
Tantissimi auguri
Ti auguriamo la passione che
al piccolo
crea e speriamo che la passioLeonardo Branca
ne che distrugge ti sfiori solche il 6
tanto, ti auguriamo la bellezza
Novembre 2010
del cielo sereno, la luce del
ha compiuto il
sole, la purezza dell’acqua, di
suo primo anno
vivere un mondo come uomo
di vita da parte
libero e per i tuoi 18 anni
di papà Marco e
che compirai il 5 dicembre
mamma Mariella. Auguri Gigante!
solo auguri. Mamma, papà e
Carlo.
Tanti auguri di buon compleanno a Dennis Raul,
Ana Gabriel, Camilla e Charlotte Agostinelli
che compiono 10 anni il 25 Novembre.
Carlo, tanti auguri
per i tuoi 11 anni
compiuti il 29
Ottobre.
Da mamma, papà e
Giordano
Tanti auguri a Elettra
Palamides che il 14
Novembre compie 18
anni dai genitori, i
nonni, gli zii, le zie e i
parenti tutti.
Campo de’ fiori
51
“Ragazzi e ragazze” della classe 1953, in gita-pranzo a Fiumicino. 24 Ottobre, 2010.
Tantissimi auguri a
Tanti auguri a
Sara Evangelisti che il
nonno Osvaldo e a
3 Dicembre compie 1
nonna Anna Maria anno. Con tanto amore
che il 24 Ottobre mamma Sabrina, papà
hanno festeggiato
Gabriele, gli zii
il 50° anniversario
Cristina, Massimo,
di matrimonio,
Loredana e Marco, i
dalla nipote Ylenia,
nonni Antonietta,
dai parenti e da
Maria e Gino e il
tutti gli amici.
cuginetto Tiziano.
SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL NOSTRO ABBONAMENTO
CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE
SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00
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Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117
Campo de’ fiori
52
Bamby, è un cucciolone di
circa un anno, pesa neanche
10 Kg. E’ stato trovato in
grande stato di choc, sicuramente investito.
Fortunatamente non ha
riportato nessuna lesione.
Non si può mandare al canile. Attualmente in stallo presso una ns socia volontaria.
Tel. 339/1123663
Chicca e’ stata salvata sulla via
Aurelia a Roma perche’ stava per
essere investita. E’ giovanissima,sterilizzata,vaccinata, e cosa importante..va’ d’accordo con tutti i suoi
simili,gatti compresi. Si trova a
Roma.
Astenersi
perditempo.
Tel.
3391123663
Tel. 339.1123663
Leo- il cagnolino
al quale un’assassino ha sparato con un fucile
KYRA- figlia
da caccia...
di Maya, 6
E’ ancora sotto
mesi vaccishock, le ferite del corpo stanno guaLaika. Ha vissuto per mesi nascosta
nata, sterirendo...ma quelle della sua anima e
sotto un container, usciva solo la
lizzata,
del suo cuoricino sanguineranno
notte per mangiare...
cerca casa
ancora per molto.. Leo e’ un cuccioloDeve averne prese tante, ora la piccocon giardino poichè essendo
ne di circa 10 kg, di una dolcezza
lina si trova in pensione, e’ giovanissicucciola ha bisogno di correre e
disarmante...e deve trovare una perma, una cucciolotta..
giocare...
sona con un cuore grande cosi’...
Dovra’
imparare di nuovo a fidar- Adottabile al centro e al nord, solo se
Tel. 3391123663 - 3316366721
si...ci vorra’ del tempo...ma ce la
disposti a controlli pre-post affido.
Maya, meraviglioso
fara’. Tel. 3391123663
Si trova a Civita Castellana.
esemplare di pastore
Tel. 339/1123663
tedesco puro, sterilizzata, meno di tre anni,
esuberante, vivace e
tanto affettuosa. Cerca
casa possibilmente con
giardino per sfogare la
sua immensa energia.
Tel. 339.1123663
331.6366721.
Cerchiamo vecchio o nuovo
padrone. Si e’ presentata
davanti ad una carrozzeria,
dietro la stazione di Borghetto,
Civita Castellana. Cagnolina giovane, forse sterilizzata, no chip,
cicciottella.....con museruola!!!
Smarrita....o abbandonata??? Tel. 339/1123663.
LARA - La zona industriale sta’ diventando un canile senza gabbie,dove uno arriva,scarica il proprio cane e coscienza,e se
ne va’!!!!! Una cucciolona di 5/6 mesi,
dolcissima, con un brutto segno intorno al
collo, sicuramente e’ cresciuta a catena..
Cerco adozione. Una mano sul cuore per
Lara..prima che sia troppo tardi.
Tel. 339/1123663
RACCOLTA DI
MATERIALE
INVERNALE
L’inverno è come sapete, da noi, in genere, piuttosto freddo. In previsione e per il prossimo,ci stiamo attivando per far affrontare al meglio queste rigide temperature ai cani ospitati presso la pensione a pagamento e
per poter soccorrere, come possiamo, i randagi sul territorio
che si trovano in difficoltà. Voi starete facendo il cambio
stagione e siamo qui a chiedervi di aiutarci come potete.
Chi avesse MATERIALE DA DONARCI
(piumoni, coperte, lenzuola, maglioni, cucce,
medicine, etc. etc.)
può avvisarci chiamando i numeri
Tel. 3391123663 - 3316366721.
I PELOSI RINGRAZIANO!
e-mail:
[email protected]
www.incrociamolezampe.org
Campo de’ fiori
53
Roma com’era
Roma.
Primi anni ‘50.
Il popolare
torero Dominguin
con l’attrice
Maria Bosè,
entrambi molto eleganti, a
spasso sorridenti
per le vie,
all’ora ancor
poco trafficate,
della Capitale,
sulla mitica
Vespa Piaggio,
vera protagonista
di quegli anni.
Visita il nostro sito
www.campodefiori.biz
54
Campo de’ fiori
Album d
Campo de’ fiori
Civita Castellana anno ‘47- ‘48 - Le tabacchine
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
55
dei ricordi
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
27 Ottobre 1947 Battesimo della Sig.ra Rossi con i padrini Ilvana
Miccini e “compare Peletta”
Civita Castellana. 1916-18 - Domizi Mario con la madre e la sorella
Campo de’ fiori
Civita Castellana, 1945 - Scampagnata. Seduti da dx: Irmo Soli, Oralda Stefanini, Ivana Soli, Ivrea Peri, Anna Cassieri, Gabriella Tontoni e la
piccola Anna Maria Lemme. Dietro da dx: Mario Nelli, Anna Meccani, Gabriella Soli . Foto del Sig. Irmo Soli
Campo de’ fiori
56
Album d
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - anni ‘70. Dall’alto Piero Campanelli, Ottavio
Capparella, Renato Surano e Sandro Ceccarelli
Campo de’ fiori
Fabrica di Roma - 1905. Famiglia Cencelli. Unica riconosciuta è la
bambina al centro, Cencelli Elisa chiamata “Olga” ( 1892 - 1982).
Campo de’ fiori
Febrica di Roma - anni ‘70.
Da sx: Remo Cencelli,
Carlo Pacelli,
... , ...
Fabrica di Roma - Torneo dei Rioni - 1979.
In alto da sx: Giovanni Sanapo, Claudio Ricci, Giorgio Malatesta, Maurizio Ponti, Sandro Francola, Renato Surano, Luciano Mastrantoni, Andrea Malatesta, Enzo Sacchi,
Roberto Ciappici, Sandro Di Pietro. Seduti da sx: Umberto Malatesta, Andrea Spadoni, Maurizio Bianchini, Biagio Bozzo, Roberto Vincenzi, Mario Massaccesi,
Giovanni Francola.
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
57
dei ricordi
Campo de’ fiori
58
Album d
Campo de’ fiori
Campo de’ fiori
Corchiano - 1930. Da sx: Aldo e Renato Agostini.
Corchiano - 1972 - Alcuni figuranti del presepe vivente.
Campo de’ fiori
4
7
3
1
5
6
8
9
2
Corchiano - 1952. 1. Giuseppe Tozzi, 2. Mario Benedetti, 3. Federico Benedetti, 4. Vilma Sciardiglia, 5. Annamaria Benedetti,
6. Mario Agostini, 7. Fiderte Benedetti, 8. Lucina Mechelli, 9. Momo.
Carbognano - Panorama. Primi ’900
Campo de’ fiori
ampo de’ fior
59
dei ricordi
Campo de’ fiori
60
Annunci
LAVORO
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62
Oroscopo di Novembre
ARIETE Per i single si prospettano splendidi amori.
Per le coppie si riaccende
invece
la
passione.
Finalmente c’è anche una
ripresa della forma fisica
che vi serve per affrontare i tantissimi
impegni lavorativi che vi porteranno grandi
cambiamenti. Concentratevi!
TORO Il periodo positivo vi
aiuta a superare le piccole
insofferenze verso il partner. Cercate di bere molta
acqua e di condurre uno
stile di vita salutare per evitare di ingrassare. Sul lavoro avrete modo di fare delle
modifiche che vi permetteranno di sistemare delle questioni in sospeso.
GEMELLI Vivrete con
spensieratezza nuovi incontri! Anche per le coppie
torna la passione e saranno
superate le piccole discussioni. Vi farebbe bene iniziare una attività fisica che allontani lo stress.
Sul lavoro ciò che nei mesi scorsi avete
impostato ora può essere messo in pratica.
CANCRO In amore cercate
di essere più pazienti. I continui sbalzi di umore creano
problemi nelle coppie storiche. Evitate le discussioni,
anche con i famigliari. Questo mese rischiate un calo di energia, vi serve un po’ di
relax. Sul lavoro insistete di più sulle vostre
idee perché vi porteranno successo e
ammirazione. Soldi in arrivo.
LEONE È un momento
magico per l’amore sia per
i single che per le coppie.
La salute migliora nettamente. In ambito professionale non trascurate
viaggi e spostamenti che potrebbero portarvi a grandi soddisfazioni e il vostro
essere brillanti rende tutto più semplice.
VERGINE Questo è il
mese perfetto per risolvere
le questioni in famiglia. Per
chi è single potrà cominciare qualcosa di stabile. Per
quanto riguarda la salute non affaticatevi
e state più attenti all’alimentazione. Nel
campo del lavoro le finanze iniziano a
ristabilirsi.
BILANCIA Le cose non
vanno all’interno della coppia. Siate più disponibili col
partner o pensate ad una
rottura definitiva. Per i single è un periodo di grande
passione. A livello fisico non disperdete le
energie. Per chi ha una attività autonoma
si prospetta un mese positivo.
SCORPIONE Mese positivo per l’amore. Siete seducenti e brillanti, è il
momento giusto per cercare passione. Per le coppie
questo è un mese positivo
che porta via le incomprensioni e i nervosismi. Cercate di fare un po’ di moto per
superare i dolori di circolazione. In campo
professionale riceverete stimoli creativi.
by Cosmo
SAGITTARIO Novembre
vi libera da tutti i legami
del passato che non vi
soddisfano. In amore
riuscirete a costruire qualcosa di nuovo. La salute migliora nettamente. Evitate cibi troppo elaborati. Per
chi è in cerca di un figlio questo è un
momento di grande fertilità.
CAPRICORNO La vostra
natura vi porta a prendere
decisioni
improvvise.
Riuscirete finalmente a
risolvere questioni in
sospeso, anche con i parenti. Se siete single si prospettano degli incontri interessanti. Bene per le coppie. Lo stress indebolisce lo stomaco e provoca emicranie.
Riposatevi.
ACQUARIO Finalmente
svaniranno i problemi e le
discussioni che avete
avuto con il vostro partner.
Cercate però di tenere a
freno gelosia e insicurezza. La salute risentirà ancora del dispendio di energie. Per il lavoro novembre è un
mese molto produttivo.
PESCI Potrete incontrare
qualcuno che possa farvi
battere il cuore. Se invece
siete già impegnati e avevate dei problemi questo
mese potrete risolverli. Avrete tanta energia per superare gli impegni. Evitate i vizi
perché il vostro fegato potrebbe affaticarsi. Buone prospettive per il lavoro.
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Sandro Anselmi
P.zza della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT)
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