beyond the sea - ScuolaSpazioPer

Transcript

beyond the sea - ScuolaSpazioPer
La musica dei “Radiodervish”
BEYOND THE SEA
BEYOND THE SEA il nuovo disco dei Radiodervish
(Princigalli Produzioni - il Manifesto)uscito il 16
Ottobre . BEYOND THE SEA è un disco gentile, di
grande impatto emotivo e di melodie evocative
concepito dai Radiodervish da tra la Puglia e
Gerusalemme. L’album contiene solo brani
inediti e rappresenta una nuova fase di quella
Babilonia dell’anima dalla quale i Radiodervish
provengono e alla quale continuamente si
riferiscono. Sonorità raffinate con testi
multilingue in arabo, inglese, francese, spagnolo
e italiano che raccontano di attraversamenti
reali o immaginari già disfatti nella liquidità
della vita:amori, partenze, mostri, sirene, guerrieri, città, naufragi, animali parlanti, poeti
migranti ed eroi di diverse latitudini che fondono il loro racconto e le loro lingue. Beyond the
Sea sarà presentato martedì 27, mercoledì 28 e giovedì 29 ottobre presso il Castello Normanno
Svevo di Sannicandro di Bari nell’ambito delle iniziative de Le Porte dell’Occidente
BEYOND THE SEA è il settimo album dei RADIODERVISH, gruppo fondato nel 1997 da Nabil
e Michele Lobaccaro che nel tempo, partendo da una matrice world, ha moltiplicato le sue
esperienze musicali in ogni direzione, lasciando tracce di questo ricco percorso anche a livello
discografico. Dopo il primo album “Lingua contro lingua” (1998 - Polygram / I Dischi del Mulo),
prodotto da Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, con “Centro del mundo” (2001 Cosmasola / Il Manifesto) la band pugliese ha definito appieno una poetica e una visione del
mondo, schierata dalla parte di quell’umanità nomade e sradicata che affolla oggi le grandi città
d’Italia e d’Europa. Successivamente, i RADIODERVISH hanno realizzato un lavoro intorno ai versi
del mistico persiano Rumi, consegnato all’album “In search of Simurgh” (2004 - Cosmasola / Il
manifesto) prodotto da Saro Cosentino e distribuito anche in Giappone, Cina, Taiwan e Corea. Le
melodie, i personaggi e le vicende narrate nel disco si intrecciano ad “Ali di Polvere”, scritto di
Teresa Ludovico, dando vita ad uno spettacolo, una suite orientale in cui le canzoni e le musiche
dei Radiodervish sono accompagnate in scena dalle letture di Teresa Ludovico. Nel 2006, una
tournée teatrale “Amara Terra Mia” insieme all’attore Giuseppe Battiston, un tributo a
Domenico Modugno e un lavoro video con Franco Battiato hanno caratterizzato una fase di lavoro
molto densa e ricca di nuovi stimoli creativi, documentata in un cd più dvd (Amara terra mia –
Radiofandango / Cosmasola) di grande fascino. Nel 2007, la pubblicazione de “L’immagine di te”
(Radiofandango / Cosmasola) disco di canzoni inedite prodotto da Franco Battiato che porta a
compimento una vera e propria svolta pop, consolidando la collaborazione con l’etichetta di
Domenico Procacci, Radiofandango, avviata con l’operazione “Amara terra mia”. Tra il 2008 e il
2009 una serie di produzioni speciali, sempre accompagnati da Alessandro Pipino, su alcuni dei
più importanti palcoscenici italiani con attori come Valter Malosti nello spettacolo Con le radici
al Cielo o con scrittori come Carlo Lucarelli in Note sull’Ottava Vibrazione. Inoltre la formazione
è stata impegnata ne Le Porte dell’Occidente, progetto di residenza teatrale che si è svolto nel
castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari. L’attività dei Radiodervish ha trasformato il
castello in un contenitore culturale, luogo privilegiato di incontro e dialogo fra linguaggi e
culture , attraverso un percorso artistico che ha coinvolto numerosi ospiti nazionali e
internazionali lasciando un segno nel processo creativo di Beyond the Sea. Infine una tournée
assieme all’Orchestra Araba di Nazarteh che ha debuttato a Maggio 2009 sul palcoscenico dello
storico Tzavta Theater di Tel Aviv e proseguito in Italia nel mese di giugno. Oggi, la
pubblicazione di “Beyond the Sea” (2009 - Princigalli Produzioni / Il Manifesto) sancisce la
maturità musicale dei Radiodervish: una nuova fase di quella Babilonia dell’anima dalla quale i
Radiodervish provengono e alla quale continuamente si riferiscono. Ad accompagnare i
Radiodervish, Alessandro Pipino al pianoforte, tastiere e una infinità di strumenti acustici ed
elettronici e Saro Cosentino, che ha curato la produzione artistica del disco. Ospiti di eccezione
provenienti da Palestina e Israele, caratterizzano con il loro suoni il disco: Solisti dell’Orchestra
Araba di Nazareth (Nizar Radwan, oud e violino; Issa Awwad, kanoun; Lubna Salameh, voce),
Zohar Fresco alle percussioni.
(Da www.myspace.com/radiodervish)
L’immagine di te – Radiodervish
“La verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in
frantumi. Ognuno ne raccoglie un frammento e sostiene che lì è
racchiusa tutta la verità”. Questi versi di Rumi, antico poeta e
mistico persiano, fanno da epigrafe a L’immagine di te, l’opera a
cui hanno dato vita i Radiodervish, sostenuti da Franco Battiato e
Pino Pinaxa Pischetola. Attraverso il pensiero del derviscio
danzante si possono leggere le canzoni sentendone la profondità,
non perdendo mai la consapevolezza dell’unità necessaria al vero…
questo non si mostrerà mai nella sua totalità in un solo frammento,
bisognerà sempre con lo sguardo dell’anima giungere al tutto,
cercar questo e soffermarsi in esso per cogliere il reale nella sua
autenticità. Resi così coscienti da una prima carezza di poesia, ci si lascia penetrare dalla musica,
non limitandosi mai a coglierne solo il senso più evidente, ma ricercando anche le dimensioni
sottese,
i
mondi
di
significato
custoditi,
celati,
preservati.
Il suono giunge come vivace brezza di primavera che porta con sé profumi e sgargianti colori, è
un’aria che si intreccia, mischia ed a tratti fonde con venti carichi di musica che hanno solcato le
distese del mare, camminato lungo i lembi di terra che racchiudono il Mediterraneo, attraversato il
Bosforo danzando. Questi venti hanno aiutato Nabil Salameh e Michele Lobaccaro, insieme ad
Alessandro Pipino, a cancellare una volta in più i confini tra l’Italia e il Libano, tra l’Occidente e
l’Oriente, li hanno condotti lungo quelle strade in cui il cammino condiviso e la bellezza con-vissuta
portano le differenze a manifestarsi come ricchezza e il sentire comune, l’essere in comune, a farsi
evidente. I due si sono affidati a sonorità pop e all’elettronica povera, lasciando però risuonare l’eco
di un’epoca lontana, di un tempo sospeso, dell’Era del cinghiale bianco e della Magna Grecia.
Questi suoni si fanno veste di una poeticità che canta “l’amore che fa impazzire gli dei” così come
la guerra che dilania e il crollo di “chiese infallibili sulle spalle degli eroi”.
A guardar bene, attraverso la tenerezza che ammanta le parole, si scorge la speranza di chi si affida
alle promesse fatte dal mare, di chi confida in un viaggio per far sì che il rumore delle lotte e delle
violenze finisca di tuonare nel cuore… quella speranza che fa apparire possibile l’arrivo di un
tempo in cui “i bambini di Beirut giocheranno a Tel Aviv”. A guardar bene, tra il gioco delle note e
la melodiosa lingua araba che disegna una taciturna Sceherezade, si intravede un cielo a cui hanno
rubato la luce e ci si fa sorprendere dalla voce tagliente di Caparezza, che ci costringe a non voltare
il capo di fronte all’abisso che separa chi se ne resta distratto davanti ad uno schermo piatto da chi
vive, da civile, tra le bombe. A guardar bene si vede Beirut, “sposa del mare”, sognare “sul suono
delle onde” e non ci si può non interrogare sulla sua malinconia, sul perché hanno venduto i suoi
sogni… “luce sono le sue trecce ornate da diamanti”, ma non squarciano il buio di una notte che
stenta ad aprirsi in giorno, che lascia rose appassite e silenzio ad imperare.
Basta mettersi in ascolto, dal profondo, e si sentirà narrare di “un viaggio insidioso nel mondo
dell’impossibile” intrapreso da chi, alla ricerca della Porta del Sole, porta con sé “una sfera di
cristallo con dentro un piccolo universo incantato” o di un’arcana figura, Yara, “idea di dei”.
Nella luce di “mille lune impossibili ed eterne” si percepirà la poesia dispiegarsi attraverso lingue
che si allacciano ed uniscono per nutrire un canto capace di fondere luoghi del tempo e spazi…
l’arabo ci culla, l’italiano ci accarezza gli occhi, il griko, a cui dà voce la giovanissima Alessia
Tondo (Orchestra popolare della Notte della Taranta), ci ammalia, insieme si avviluppano ed
aprono in noi un varco affinché ci sia possibile accogliere le tracce di un’antica cultura, la sapienza
dei Sufi, i passi di danza imparati in un accampamento solo per perdersi su sentieri che sono riflessi
di
stelle.
Restano dentro sogni e meraviglie, incubi e miraggi reali, la coscienza di quanto sia prezioso il
dialogo col passato per rendere fecondo il presente e generare un futuro più luminoso… e una
preghiera che s’aderge tra le ombre di Babel: “Gioisca colui che riesce a vedere la luce
nell’oscurità e toccare l’alba nelle gocce di rugiada. Gioisca colui che desidera ancora dal cielo un
varco per la speranza”.
Valentina Di Cecco (Da http://www.losthighways.it/category/recensioni/album/)
Milano come Istanbul
E oggi Milano, come Istanbul, si è trasformata in
crocevia dell’incontro delle culture: occidente ed
oriente uniti in una sola mistica armonia, in cui Dio,
Allah, Buddha sono solo puri vocaboli che
identificano la stessa cosa. E dove non arrivano
colore che dovrebbero governare il mondo, arriva
l’arte che nella fattispecie concreta oggi era
rappresentata dalla musica dei Radiodervish.
Primo ascolto dei pezzi dell’ultimo cd, L’immagine
di te, dal vivo in acustico alla Feltrinelli di Piazza
Piemonte.
Live intervallato dalle stupende riflessioni di Nabil e Michele. Riflessioni che ora ritrovo nel cd, che
gira sulla piastra del mio lettore, riportando la stessa pace di questo pomeriggio, quando la loro
musica è entrata nella mia anima, intesa come contenitore dell’essenza, arricchendola di nuove
intense
emozioni.
Il piccolo concerto, per presentare il nuovo lavoro del gruppo pugliese, si è svolto in un’atmosfera
di totale coinvolgimento delle persone presenti, che in questo pomeriggio d’autunno piovoso
milanese si sono ritrovate, come per magia, catapultate dai suoni in una terra di mezzo in cui i colori
della musica mediterranea hanno fatto risplendere un sole artificiale capace di scaldare cuore e
mente.
Al vecchio duo, composto da Michele Lobaccaro e Nabil Salameh, si è aggiunto sia per il live di
presentazione, che per il cd, Alessandro Pipino alle tastiere che ha apportato alla musica dei
Radiodervish
un
contributo
elettronico
non
presente
nei
precedenti
lavori.
L’immagine di te è la prosecuzione del cammino, intrapreso dai Radiodervish nel 1997, verso la
contaminazione musicale, e non solo, delle diverse culture che popolano il bacino del mediterraneo,
che da sempre è la culla della cultura del mondo.
Cd ricco di collaborazioni da Battiato (produttore del lavoro) a Caparezza. Collaborazioni che
danno al suo contenuto spunti di sperimentazioni ben riuscite, come in Babel in cui le sonorità calde
e mediterranee dei Radioodervish si amalgamano alla perfezione con il duro rap di Caparezza.
In ogni pezzo si nota la delicata carezza di quel grande maestro della musica italiana che è Battiato,
carezza leggera che lascia intatta la singolare e stupefacente identità dei Radiodervish.
In Avatar altra contaminazione, perfettamente riuscita, tra musica dal sapore latino arabeggiante e
pscichedeliche tastiere anni ‘70 dal profumo anglosassone in stile Depeche Mode.
I testi, per quanto stilisticamente ricercati, arrivano all’orecchio di chi li ascolta con una semplicità
disarmante, parlando di amore in tutte le sue accezioni da quello più diretto tra uomo e donna a
quello più mistico tra essere umano ed entità lontane.
Il libretto di accompagnamento del cd, con i testi, è un piccolo gioiello che racchiude l’anima di
questo gruppo. I testi in italiano, in arabo e in cirico (dialetto di alcuni paesi del salento) una volta
cantati si armonizzano in maniera tale che l’orecchio non percepisce nessuno stacco tra l’uno e
l’altro.
L’immagine di te è un lavoro in cui la verità, come la poesia per qualcun altro, diventa relativa: “La
verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi. Ognuno ne raccoglie un
frammento e sostiene che lì è racchiusa tutta la verità” (RUMI).
Piera Tedde (Da http://www.losthighways.it/category/editoriali/live-report/)
Festival ed eventi
Radiodervish: “Con le radici al cielo”
29 dicembre 2009 Chiesa Anglicana Via S.Pasquale a Chiaia – Napoli ore 20.30
Nel concerto “Con le radici al cielo”i Radiodervish fanno dialogare le tre religioni
monoteistiche del Mediterraneo, alla ricerca di varchi e passaggi tra Oriente ed
Occidente.Parole e musiche tratte dall’Antico Testamento e da opere e autori che
appartengono alle esperienze mistiche della tradizione cristiana ed islamica. Canzoni
come All my will, costruita su un testo di S.Ignazio da Loyola fatto dialogare con il canto
dei dervisci, Ave Maria, cantata in latino e inglese, Fedeli d’Amore tratta dal Cantico
dei Cantici e commentata da S. Teresa d’Avila o ancora Layla e Maynun ispirata ad un
testo del mistico sufi Farid Attar.