La basilica paleocristiana di San Miceli

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La basilica paleocristiana di San Miceli
La basilica paleocristiana di San Miceli
Nel 1893 a pochi km di distanza dal centro urbano di Salemi Antonino Salinas portava alla luce
i resti della basilica paleocristiana di San Miceli.
Si trattava di un edificio di culto con funzione cimiteriale, come dimostra la presenza delle
numerose tombe ritrovate al suo interno e soprattutto nell’area ad esso circostante, ed inserito nel
contesto di un più vasto insediamento sorto nei primi secoli dell’impero, ma il cui fiorire avvenne
tra il IV ed il VI secolo d.C. ad opera di una piccola comunità cristiana.
Nonostante gli esigui resti l’archeologo era riuscito a delineare la pianta della chiesetta e la
presenza di diverse fasi di vita dell’edificio in base al ritrovamento di tre diversi strati pavimentali:
la chiesa presentava una pianta quadrangolare divisa in tre navate da una doppia fila di cinque
pilastri, con abside centrale ad Ovest e nartece ad Est; la copertura doveva essere lignea a spioventi,
la pavimentazione era eseguita a mosaico. Tutto ciò venne desunto in base ai resti dei muri
perimetrali e corrispondenti all’incirca a metà delle fondazioni della chiesa.
Particolare attenzione venne riservata dal Salinas ai mosaici dell’ultimo e del penultimo
pavimento: quello più recente, di cui rimaneva una esigua porzione, presentava una iscrizione in
latino facente riferimento probabilmente ad un episcopus, ovvero il vescovo al tempo del quale fu
eseguito il mosaico; la pavimentazione precedente, conservatasi invece per buona parte
dell’estensione della navata centrale, appariva decorato con motivi geometrici e riportava diverse
iscrizioni funerarie e dedicatorie sia in greco che in latino.
In base ai diversi strati di mosaico rinvenuti si ipotizzarono tre diverse fasi costruttive: la
realizzazione della basilica venne datata alla metà del IV secolo d.C.; verso la metà del V secolo, in
seguito a dei danni provocati forse dalle incursioni vandaliche nella regione, si rese necessaria una
ristrutturazione dell’edificio e la realizzazione di una nuova pavimentazione mosaicata; tra fine VIinizi VII secolo d.C., il piano di calpestio della chiesa venne innalzato di circa 35 cm ed un nuovo
mosaico coprì il precedente; la storia della chiesa di San Miceli si avviò così al suo epilogo intorno
al 652 d.C., con ogni probabilità in seguito alla prima scorreria musulmana nell’isola.
Per quanto riguarda la necropoli, le sepolture vennero indagate con molta superficialità e di
conseguenza le informazioni in nostro possesso sono molto limitate: vennero indagate 58 tombe,
lunghe fosse di varia profondità, rivestite di pietre e coperte da lastre di tufo; contenevano di norma
uno scheletro, raramente due, ed erano dotate di corredi tombali costituiti per lo più da vasi in
terracotta e vetro, fibbie in argento ed in bronzo, gioielli d’oro, d’argento e pietre preziose.
Ultimati gli scavi del Salinas le strutture rinvenute vennero ricoperte per preservarle da
intemperie ed atti vandalici. Nel 1966 la Soprintendenza delle Antichità di Palermo provvide ad una
più adeguata copertura e ad un consolidamento dei mosaici. Negli anni 2003-2005 e poi nel 2006
furono eseguiti ulteriori scavi archeologici nel sito; sempre nel 2006 venne finanziato il progetto di
valorizzazione turistica e fruizione culturale dell’area archeologica che ha portato alla ricostruzione
del precedente caseggiato e alla sistemazione dell’area con annesso parcheggio. Nel 2014 altri scavi
hanno interessato infine sia le strutture della chiesa sia altre aree ad essa circostanti ed i cui risultati
ci forniranno sicuramente maggiori e più dettagliate informazioni sul sito.
Pianta dei resti della basilica di San Miceli (da Pace 1917)
Mosaico del secondo strato pavimentale. Epigrafe dedicatoria di Kobuldeo e Maxima.
(Archivio fotografico della Biblioteca Comunale di Salemi)
Mosaico del secondo strato pavimentale.
Iscrizione funeraria del presbitero Makario con croce monogrammatica.
(Foto di B. Palermo)
Collana di laminette d’oro e cammeo in pasta vitrea rinvenuta in una tomba.
(da Lima 2008)