Press - CNDCEC
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gennaio 2010 / no.18 Press Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano Professione Economica e Sistema Sociale Liberi professionisti: il Quarto Stato invisibile Azioni concrete a sostegno degli individui Occorre ripensare a nuovi modelli di lavoro e welfare È arrivato il momento del rinnovamento culturale Press Sommario/gennaio CNDCEC REPORT 30 L’attività di dicembre DIAMO I NUMERI EDITORIALE Maria Luisa Campise 3 PEOPLE Sacconi: “Ripresa ‘selettiva’ nel 2010” - Pag. 4 Maurizio Sacconi Enrico Letta 4 8 RICORDO 15 Liberato Passarelli OPINIONE 16 Francesco Distefano 18 Gianni Riotta 20 Dario Di Vico 32 Gli effetti della crisi nello studio DAL PARLAMENTO 35 Focus legislativo ORDINI TERRITORIALI 36 Reggio Emilia VIAGGI 40 Washington SOCIETÀ E CULTURA 44 “Donne a confronto”, al Mitreo Film Festival 2009 PRIMO PIANO A PRESS Letta: “Lo Stato deve riconoscere il ruolo pubblico dei professionisti” - Pag. 8 22 23 24 25 Fabio Battaglia Alessandro Lini Enrico Zanetti Amedeo Sacrestano FUORICAMPO 26 Giannetti So(p)PRESSato 29 Il mondo che verrà Distefano: “È l’ora del rinnovamento culturale - Pag. 16 46 Lettere PROFESSIONE E TEMPO LIBERO 47 Letti per voi Washington D.C., la città della Casa Bianca - Pag. 40 A difesa della legalità ome ogni anno, il primo numero di Press presenta alcune novità rispetto alla struttura dell’anno precedente. Tante piccole modifiche, sia di natura grafica, sia di struttura e contenuti, finalizzate a rendere la rivista più conforme alle aspettative e ai suggerimenti dei tanti Colleghi che fanno sentire alla Redazione la loro voce di lettori attenti nell’apprezzamento come nella critica costruttiva. Anche per questo troverete, a partire da questo numero, uno spazio dedicato alle ‘lettere’. Altra novità di rilievo è rappresentata dalla scelta di inserire all’interno della rivista alcuni brevi redazionali, su argomenti di attualità ed interesse generale per la Categoria, al di là di quello che è il tema “di copertina” che viene sviluppato attraverso le consuete interviste ed interventi. In questo numero troverete anche il testo integrale della lettera del presidente Claudio Siciliotti inviata al Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a seguito della tragica scomparsa del presidente dell’Ordine di Castrovillari, Liberato Passarelli, assassinato nell’esercizio delle sue funzioni di curatore fallimentare. Liberato è stato colpito da tre dei sei colpi di pistola sparati nel suo studio professionale da un imprenditore cui aveva comunicato la decisione di non rinnovare il contratto di affitto d’azienda che insisteva su beni caduti in fallimento. Una decisione che sapeva perfettamente avrebbe potuto procuragli dei fastidi, ma che non ha esitato ad eseguire per tutelare gli interessi del fallimento. A poco più di un anno dalla tragica morte di Costanzo Iorio, ci ritroviamo nuovamente a piangere un Collega la cui unica colpa è stata quella di voler adempiere con senso del dovere il compito affidatogli dallo Stato per la tutela di un pubblico interesse. Questo Stato saprà ora essere vicino alla famiglia e ricordarlo come un suo servitore fedele e coraggioso? Questo Stato saprà rendersi conto che, per ogni tragedia di questo tipo, ci sono tante altre brutte storie di intimidazioni nei confronti di commercialisti che lavorano per i tribunali italiani guardando esclusivamente alla correttezza del loro operato, piuttosto che alla serenità del loro quotidiano? Questo Stato saprà esprimere indignazione qualora dovessero ripetersi, per di più su reti della TV pubblica, episodi di stereotipata denigrazione di una intera categoria professionale che, quando lo Stato chiama, fa con coraggio e serietà ciò per cui è chiamata? Essere persone oneste e inflessibili non è cosa semplice in questo Paese di indulti, di condoni e di leggi adattabili alla bisogna. Diventa però virtualmente impossibile se la società non è nemmeno disposta a riconoscerti quel ruolo e quella funzione, perché a quel punto la tua onestà e la tua inflessibilità non solo non vengono rispettate per quelle che sono, ma addirittura vengono considerate ingiustificato accanimento. Anche senza quel riconoscimento, noi continueremo comunque ad essere vicini allo Stato. È “colpa” del nostro senso del dovere e del nostro amor proprio. Fino a quando lo Stato continuerà a negarci quel riconoscimento e ad approfittarsi di noi? C Maria Luisa Campise Direttore Press Sacconi: “Ripresa ‘selettiva’ nel 2010” Risorse per il lavoro, educazione e formazione: è questa la ricetta del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, per recuperare le persone al lavoro di Maria Luisa Campise / Foto Eidon Il Libro Bianco sul nuovo modello sociale non è un piano d’azione ma un documento di cornice entro la quale si produrranno i piani d’azione del Governo. In che modo il Libro Bianco troverà realizzazione in riforme e leggi dello Stato? Il Libro Bianco delinea una nuova visione del modello sociale italiano, un modello sostenibile ed efficace, che si pone l’obiettivo di offrire maggiori opportunità a ciascuna persona e a tutte le persone e di prevenire il manifestarsi delle situazioni di bisogno. Già molti atti sono stati realizzati in coerenza con esso e, nei prossimi mesi, ci impegniamo a proseguire in tal senso, nella chiara consapevolezza che la sfida di una ripresa che si prospetta selettiva e discontinua sarà vinta da chi saprà cogliere il cambiamento, vivendolo come un’opportunità e non come un ostacolo. Lo scorso settembre, la collega Gelmini ed io abbiamo People presentato il piano d’azione per l’occupabilità dei giovani, una cabina di regia tra i Ministeri dell’Istruzione e del Lavoro, finalizzata a promuovere una maggiore integrazione tra apprendimento e lavoro, a rilanciare l’istruzione tecnicoprofessionale e il contratto di apprendistato, a ripensare i tirocini formativi ed il ruolo della formazione universitaria. L’obiettivo è valorizzare il capitale umano in termini di educazione e formazione, per investire sullo sviluppo delle competenze degli individui. A tal fine, per la prima volta in Italia, è stato avviato un tavolo negoziale tra Stato, Regioni e Parti sociali, che sta concertando nuove linee guida per la rivalutazione della formazione tecnico-professionale, l’individuazione dell’impresa quale luogo più idoneo a formare, la delega in sussidiarietà alle forme di collaborazione tra le organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori per tempestivi investimenti nelle competenze. Anche nell’intento di utilizzare al meglio le ingenti risorse economiche disponibili su questo capitolo di spesa. Stimiamo una disponibilità di circa 2,5 miliardi in capo alle Regioni e ai Fondi interprofessionali. Agli inizi di dicembre, poi, con il Ministro Carfagna, abbiamo presentato un piano d’azione per favorire l’occupazione femminile; piano che punta innanzitutto su una maggiore conciliazione fra il tempo di lavoro ed il tempo da dedicare alla famiglia. Le misure previste, da un lato mirano a sollecitare le parti sociali a rimodulare l’orario di lavoro per renderlo maggiormente flessibile; dall’altro, intendono potenziare i servizi di cura, con particolare riferimento a quelli rivolti all’infanzia. Il piano, per il quale sono già stanziati 40 milioni di euro, individua azioni concrete, quali la diffusione dei nidi familiari, il sostegno economico a chi lavora da casa tramite computer, nonché gli sgravi fiscali sul lavoro delle donne del Mezzogiorno. Nel Libro Bianco si sostiene che lo Statuto dei Lavoratori non deve fermarsi a quello dipendente e che deve rimodulare il vecchio sistema delle garanzie e riequilibrare rischi e tutele. Che cosa ha in programma? Posso anticipare e confermare per adesso che, dopo le elezioni regionali, il Governo intende presentare un disegno di legge delega con l’obiettivo di delineare il nuovo Statuto dei lavoratori, nel quale sarà inserita la riforma degli ammortizzatori sociali. Quest’ultima rappresenterà un atto di sintesi per la messa a punto di una legislazione più moderna, ispirata al disegno di Marco Biagi e fondata su due pilastri: un’indennità di disoccupazione generalizzata, ma basata comunque sul principio che bisogna aver già lavorato per poterne usufruire, e uno strumento di sostegno al 5 “ La sfida della ripresa, che si prospetta selettiva e discontinua, sarà vinta da chi saprà cogliere il cambiamento vivendolo come un’opportunità e non come un ostacolo” reddito, basato su un meccanismo assicurativo, rivolto soprattutto alla conservazione del rapporto di lavoro in caso di riduzione del volume della produzione o delle ore lavorate. Quali misure sono state previste dalla Finanziaria in materia di lavoro? Il pacchetto contempla diverse misure. Per quanto riguarda i collaboratori a progetto, prevede l’ampliamento dei requisiti e della misura dell’intervento una tantum introdotta nel 2009. Si prevede infatti che l’indennità in questione sia pari al 30% dell’ultimo reddito annuo percepito, con un tetto di 4.000 euro. Verranno inoltre prorogati tutti gli ammortizzatori in deroga introdotti nel 2009 (Cig, mobilità e disoccupazione) e saranno estesi ai settori o agli ambiti attualmente non coperti, in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali alla quale accennavo poco fa. Per i lavoratori over 50, con 35 anni di contributi, sospesi dalle attività, sono garantiti i contributi figurativi e concessi gli incentivi a chi scelga di accettare un impiego, di livello retributivo inferiore di almeno il 20% a quello di provenienza. Il pacchetto prevede anche l’introduzione di premi e incentivi per il ricollocamento di lavoratori disoccupati, cassaintegrati e svantaggiati, tra i quali il bonus sperimentale per le agenzie per il lavoro che inseriscano lavoratori svantaggiati, compresi i disabili, nel settore privato. Viene anche introdotta la portabilità dell’indennità di disoccupazione. In particolare, per i datori di lavoro, che assumano a tempo pieno ed indeterminato i lavoratori 6 People destinatari della indennità di disoccupazione ordinaria o straordinaria, la parte residua dell’indennità di sostegno al reddito si traduce in sgravio contributivo. Il che si aggiunge ad analoghe doti già introdotte in primavera per i cassaintegrati che vengano assunti da altre aziende o che si mettano in proprio. Infine, il pacchetto lavoro prevede il rilancio del contratto di apprendistato, il cui utilizzo introduce facilitazioni nelle fasi di transizione occupazionale, soprattutto dei giovani. I dati congiunturali mostrano segnali positivi rispetto alla crisi. Cosa dobbiamo aspettarci dal 2010? Nel 2009 abbiamo difeso i lavoratori grazie a ingenti risorse di bilancio e alla leale collaborazione con le Regioni per un uso molto esteso degli ammortizzatori sociali. E con il contributo delle associazioni imprenditoriali e dei sindacati abbiamo assicurato la coesione sociale. Era doveroso difendere innanzitutto il reddito del lavoratore e della lavoratrice adulti, ancor più se capofamiglia. E lo abbiamo fatto garantendo diffusamente la continuità del rapporto di lavoro. Il 2010 si presenterà diversamente complicato. Saranno i mesi della ripresa selettiva, in un quadro non del tutto stabilizzato. Prorogheremo gli ammortizzatori sociali. Con gli strumenti in deroga non c’è in teoria limite alcuno. Ma noi puntiamo a sottrarre le persone all’inattività e a trovar loro un’opportunità formativa o un nuovo lavoro. E a ciò serviranno i nuovi incentivi definiti dalla legge Finanziaria con particolare riguardo ai cinquantenni e a tutte le fasce di lavoratori cosiddetti svantaggiati. Chi voglia leggere senza pregiudizi il nostro approccio alla crisi vi troverà una fortissima attenzione alla dimensione sociale. Basta sommare le risorse per il lavoro, l’educazione e la formazione, la sanità, la non autosufficienza, il volontariato e il terzo settore in un quadro di rigore finanziario. Se non è questa economia sociale di mercato!. Letta: lo Stato deve riconoscere il ruolo pubblico dei professionisti Per il vice Segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta, occorre ripensare nuovi modelli di lavoro e welfare, adattandoli alle rinnovate esigenze di economia e società di Amedeo Sacrestano / Foto Eidon People 9 Onorevole, come giudica l’apporto del mondo delle libere professioni alla crescita economica e culturale del Paese? C’è ancora necessità di “tutelare la fede pubblica” nei rapporti tra Stato e cittadini e tra cittadini medesimi? L’ho detto alla vostra Conferenza annuale e lo riconfermo. Il sapere professionale ha dato un grande contributo alla crescita del Paese e può continuare a darne. Credo, però, che la sfida sia da giocare molto sul terreno delle competenze più che su quello delle esclusive di mercato. Lo Stato, dal canto suo, deve riconoscere il lavoro dei professionisti, mediante una corretta disciplina generale di settore perché i professionisti non vengano lasciati soli a rappresentare gli interessi della collettività. Non è possibile, oltre che giusto, rischiare addirittura la vita per pochi euro in un incarico di curatore fallimentare o custode giudiziario. Credo anche sia da salvaguardare il ruolo dei revisori e dei sindaci, figure tipiche dei modelli di governance d’impresa italiani ma sui quali occorre profondere ancora uno sforzo da parte degli organismi di autogoverno in termini di formazione e di disciplina degli iscritti. È poi indispensabile che i “controllori” siano sempre aggiornati e responsabilizzati per le azioni (o omissioni) che compiono. Per quanto riguarda, infine, l’attività di consulenza svolta in forma privatistica, ritengo che nei fatti sia stata da tempo giustamente superata la logica delle esclusive di mercato. Ciò nonostante, per facilitare e rendere più efficaci alcune interlocuzioni tra imprese e cittadini con la Pubblica Amministrazione, penso si possa utilizzare il canale dei professionisti, a patto, però, di fissare in maniera chiara riconoscimenti e responsabilità. Nel Libro bianco varato dal Ministro Sacconi si sostiene che “lo Statuto dei lavoratori non deve fermarsi al lavoro dipendente” e che occorre rimodulare il vecchio sistema delle garanzie e riequilibrare rischi e tutele. Cosa ne pensa e, soprattutto, che contributo il PD vorrà dare su questi temi? Si tratta di temi di estrema delicatezza e complessità. Il Libro Bianco mi pare abbia bene messo a fuoco le problematiche ma è ancora troppo indefinito sulle politiche da implementare. In generale, condivido la necessità di ripensare modelli di lavoro e welfare, adattandoli alle rinnovate esigenze di economia e società. È fin troppo evidente che, ad oggi, il lavoro autonomo si presenta con caratteristiche del tutto eterogenee. È altrettanto chiaro che alcune forme di tutela e garanzia vadano estese anche a chi, pur non avendo in essere un rapporto di lavoro dipendente, “Lo Stato deve riconoscere il lavoro dei professionisti mediante una corretta disciplina generale di settore perché non vengano lasciati soli a rappresentare gli interessi della collettività” contribuisce in maniera più o meno stabile ad accrescere il valore aggiunto prodotto nel nostro Paese. Il riferimento è a quelli che vengono generalmente definiti “precari”, ma non solo ad essi. Ci sono oggi tantissimi giovani, alcuni anche iscritti ad Albi professionali, che hanno uno o pochissimi rapporti di committenza. Per molti di essi, l’attività lavorativa viene svolta seguendo più i canoni del lavoro dipendente che quelli della prestazione autonoma. Questi soggetti rischiano di pagare tre volte le inefficienze degli attuali modelli di welfare. Contribuiscono, in generale, al mantenimento del sistema che, ad oggi, è ancora largamente “a ripartizione”. Usufruiscono di un molto limitato (se non addirittura inesistente) sistema di tutele. Riceveranno una prestazione pensionistica di gran lunga inferiore a quella dei loro padri, a parità di montante contributivo. Sono questi i problemi che il Paese deve affrontare, chiedendo uno sforzo di responsabilità e coerenza a tutti gli attori. Per farlo, c’è bisogno di un nuovo patto tra generazioni, basato su di un’ampia condivisione delle conoscenze di fatto e su modelli relazionali semplici e duraturi. Occorre mettere mano alla razionalizzazione di sistemi stratificati nel tempo che, troppo spesso, sono cresciuti in maniera disordinata o per far fronte a contingenze straordinarie. 10 People Come giudica il cd “Pacchetto Welfare” inserito nella Finanziaria 2010? Se si esclude l’intervento sugli ammortizzatori sociali, comunque in deroga, mi pare che si tratti di una manovra alquanto limitata. Certo, i vincoli del bilancio pubblico sono notevoli ma, almeno, si poteva provare ad abbozzare un intervento organico. Si continua, invece, ad assistere alla proliferazione di tanti interventi specifici, a volte nemmeno coordinati tra di loro. Insomma, c’è ancora molto da lavorare anche se, occorre dirlo, in assenza di un recupero della grave evasione fiscale e contributiva che caratterizza il Paese, la strada risulta molto difficile da percorrere. Come noto il mondo dei professionisti non è rimasto indenne dall’attuale fase congiunturale. Per di più, in questo mondo, la combinazione tra rischio e tutele è quanto mai squilibrata se confrontata a quella di altri soggetti. Cosa si può fare per intervenire? In primo luogo, occorre estendere in maniera piena le tutele previste per il settore manifatturiero a quello del lavoro autonomo di tipo professionale. In tal senso, l’intervento dello Stato deve essere almeno proporzionato al contributo che, da questo ambito, viene al Pil italiano. Bisogna pensare a migliori e più significative misure di assistenza per intervenire in periodi di difficile congiuntura. Non è pensabile, però, che simili interventi vengano calati dall’alto dallo Stato, tanto più in presenza di Casse di previdenza ed assistenza “privatizzate”. Mi pare più corretto attivare un canale di dialogo costante tra Casse e Governo per stabilire modalità e misure di intervento congiunto. Quale sarà il futuro del Welfare italiano? Molto dipenderà dagli Italiani. Il meccanismo della delega piena ed inconsapevole alla politica delle scelte strategiche per il Paese non è più consentito in un sistema, quale il nostro, dove non sempre i conflitti d’interesse (in senso lato) trovano un’equilibrata soluzione. C’è bisogno di maggiore partecipazione, da parte di tutti, alla costruzione di un rinnovato sistema di relazioni sociali. In questo senso, la valorizzazione del “pensiero tecnico” proposta da Siciliotti nella Conferenza annuale di Categoria può dare utili frutti. Tanto più sarà significativo, tanto più il Paese saprà apprezzarlo. CONSIGLIO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI MINISTERO DELLA GIUSTIZIA Il Presidente CS/tg Roma, 18 dicembre 2009 Ill.mo On.le Avv. Roberto Maroni Ministro dell’Interno Piazza del Viminale, 1 00184 ROMA e p. c. Ill.mo On.le Alfredo Mantovano Sottosegretario di Stato Ministero dell’Interno Piazza del Viminale, 1 00184 ROMA scrivo la presente per portare alla Sua attenzione un recente fatto di cronaca che ha gettato nello sconforto non soltanto una famiglia, ma anche una intera comunità di liberi professionisti che abitualmente svolgono le proprie funzioni al servizio di pubbliche amministrazioni di questo Paese ed a tutela dell’interesse pubblico. Sabato 12 dicembre u.s., il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Castrovillari, Liberato Passarelli, è stato assassinato nell’esercizio delle sue funzioni di curatore fallimentare per conto del tribunale, colpito da tre dei sei colpi di pistola sparati nel suo studio professionale da un imprenditore cui aveva comunicato la decisione di non rinnovare il contratto di affitto d’azienda che insisteva su beni caduti in fallimento. Liberato Passatelli era consapevole che la decisione di non rinnovare il contratto di affitto avrebbe potuto alimentare tensioni, ma, avendo constatato che, nel caso di specie, tale decisione rispondeva maggiormente agli interessi della procedura avviata dal tribunale, non ha esitato a fare quello che riteneva ineccepibile dal punto di vista del suo dovere e degli interessi collettivi che era stato chiamato a tutelare. Poco più di un anno fa, una tragedia assolutamente analoga si è consumata a Foggia e quella volta a cadere nell’esercizio delle sue funzioni per conto dello Stato fu il Collega Costanzo Iorio; come ben sa il Sottosegretario Alfredo Mantovano che, nel corso del suo intervento alla nostra Convention dello scorso 19 novembre, ebbe modo di ricordarlo con lusinghiere parole, dando una prova di attenzione e sensibilità che la nostra Categoria ricorderà senz’altro a lungo. Le tragedie che hanno colpito Liberato Passarelli, Costanzo Iorio e le loro famiglie non sono purtroppo casi isolati, ma piuttosto la punta di un iceberg assai insidioso. Specie in alcune aree del Paese, si moltiplicano infatti le segnalazioni da parte di Colleghi, che abitualmente ricoprono incarichi per conto dei tribunali italiani, come curatori fallimentari, custodi giudiziali, esecutori immobiliari o altro ancora, di episodi di pesante intimidazione, a volte soltanto verbale, a volte addirittura seguita da aggressioni fisiche o danneggiamenti materiali di una certa rilevanza. Essere persone oneste e fare con scrupolo e inflessibilità il proprio dovere nel nome del pubblico interesse non è mai stato facile in un Paese come l’Italia, in cui il concetto stesso di legalità appare talvolta interpretabile. A maggior ragione, questa difficoltà si rafforza quando chi sta di fronte a un servitore dello Stato non riconosce in lui quella funzione e vede dunque nella sua determinazione a tutelare esclusivamente il pubblico interesse non già il compimento del suo dovere, ma una sorta di ingiustificato accanimento personale. Il magistrato fa il magistrato, il poliziotto fa il poliziotto, ma il commercialista che fa? Stereotipi e superficialità rendono spesso sconosciuta alla pubblica opinione quella che è la quotidiana opera svolta da moltissimi dei 110mila commercialisti italiani a vantaggio delle pubbliche amministrazioni e a difesa del pubblico interesse, assumendo il ruolo di revisori dei conti, di curatori fallimentari, di delegati alle esecuzioni immobiliari, di commissari giudiziali, di custodi di beni e aziende sottratte alla malavita e altro ancora. Se ci fosse maggiore consapevolezza di tutto questo, magari grazie anche ad una migliore opera di informazione dei cittadini da parte di quelle istituzioni che così serviamo, ecco allora che l’assassino di Liberato Passarelli e quello di Costanzo Iorio non avrebbero visto dei commercialisti assurdamente ostinati che si accanivano contro di loro, ma servitori dello Stato che non potevano e non volevano sottrarsi ai loro doveri. Forse non sarebbe cambiato nulla; forse invece la comprensione del ruolo avrebbe mitigato l’astio. In virtù del mio ruolo di rappresentanza pro tempore degli oltre 110mila iscritti all’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, sono a richiederLe di valutare tre azioni. In primo luogo, sono a richiederLe la collaborazione Sua e del Suo Ministero nella sensibilizzazione della pubblica opinione circa l’importante ruolo che i commercialisti italiani svolgono quotidianamente per il Paese, con ruoli di supporto tecnico all’azione investigativa ed esecutiva di magistrati e delle forze dell’ordine, con particolare riguardo alle procedure e ai reati di matrice economica e finanziaria. Troppe volte, senza che alcuna Istituzione senta il bisogno di porre precisazioni, il commercialista viene dipinto dai mezzi di informazione come l’artefice di condotte antisociali, come ad esempio l’evasione fiscale, quale fosse più spesso un nemico dello Stato che non un cittadino sovente al suo servizio. In secondo luogo, sono a richiederLe di valutare una Sua adesione alla campagna di sensibilizzazione, già avviata da alcuni parlamentari alla luce di questa ennesima tragedia, finalizzata a prevedere l’applicazione delle disposizioni normative sulle c.d. “morti bianche” anche a favore dei liberi professionisti (e delle loro famiglie) che perdono la vita in dipendenza di fatti direttamente connessi alle funzioni da essi svolte nello svolgimento di incarichi per conto dello Stato e di sue articolazioni. In terzo luogo, sono a richiederLe di valutare l’istituzione di un osservatorio congiunto, tra il Ministero dell’Interno e il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, volto a monitorare e recepire tutte le segnalazioni di episodi di intimidazione nei confronti di liberi professionisti che svolgono incarichi per conto dei tribunali italiani, al precipuo fine di studiare anche adeguati meccanismi di tutela dei medesimi e prevenire il ripetersi in futuro dei casi più gravi e di tragedie come quella da cui deve purtroppo prendere spunto questa missiva. Con osservanza Claudio Siciliotti 15 Liberato Passarelli, un esempio di vita e condotta professionale L’assassinio del presidente dell’Ordine di Castrovillari, e di altri colleghi deceduti in circostanze analoghe, impone a tutti di ricordare il ruolo che i professionisti svolgono in funzione del Paese. E spinge ad una riflessione sui doveri dello Stato per evitare che ‘sacrifici’ come questi non si ripetano più Morire si deve. È la legge inflessibile della natura che riserva a tutti gli esseri viventi prima o poi questa conclusione. Sono tanti i modi di lasciare il pianeta. A ciascuno la sorte destina il suo. Liberato Passarelli è morto da eroe. Così la storia e la vita hanno deciso di Lui. Le morti eroiche un tempo erano ricorrenti, ma ancor oggi non mancano uomini prescelti dal destino a troncare la propria vita (vissuta in lealtà e legalità) in modo ingiusto, violento, drammatico, per mano assassina di un proprio simile, perciò in modo eroico. Che nella tragedia è la maniera più bella per lasciar testimonianza di sé, della presenza in transito sul pianeta. E anche la forma più cogente per essere ricordato sia dagli affetti familiari, come dagli amici e dai conoscenti e via via anche dagli altri. Liberato Passarelli era presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Castrovillari. Nell’esercizio della sua e nostra professione - che per tutti è anche missione - la fine lo ha inopinatamente raggiunto con tre colpi di pistola - che hanno colpito il suo corpo, ma contemporaneamente anche l’animo di ogni dottore commercialista d’Italia - sparati dalla follia assassina di un imprenditore fallito di cui Passarelli era curatore su nomina del Tribunale. Il motivo? Il comportamento ineccepibile, legalitario, professionale, di Passarelli che, in adempimento ai suoi doveri di legge e deontologici, provvedeva ad incassare mensilmente quei trenta euro che la procedura concorsuale imponeva. Trenta euro, tanti quanti i denari che costituirono il prezzo della vendita e del tradimento di Gesù il Nazareno. Una vicenda quella di Passarelli semplicemente assurda, che può accadere soltanto ad un uomo onesto, irreprensibile, senza macchia e senza paura. O Liberato, come dimenticarti! Ho avuto il piacere e l’onore di averti avuto per tanti, tanti anni componente della Commissione nazionale di studio di Diritto penale dell’economia (io ero il delegato del Consiglio). Eri - e gli altri componenti non possono che darne atto - un professionista modello. Mai da te uno screzio, che dico?, un dissenso a toni alti. Sempre e puntualmente una presenza costruttiva, propositiva stimolatrice del confronto, la Tua, a toni bassi ma di alta qualità del contenuto del Tuo pensiero che era apprezzato e stimato da tutti. Sicché anche in quella Commissione ti facevi voler bene come professionista e come uomo garbato, di stile, signorile. Con Passarelli, che incarna il sacrificio dei professionisti, la nostra professione perde uno dei suoi figli migliori, un uomo che portava in sé la dignità dei dignitari e ora anche l’aureola di eroe che il destino gli ha conferito, qualità che tutti noi dottori commercialisti avremo costantemente e vive nelle nostre memorie, nei nostri cuori. Giovanni Stella ODCEC di Siracusa 16 È l’ora del rinnovamento culturale Francesco Distefano - Vicepresidente CNDCEC Tanto più saremo capaci di innovare noi stessi, tanto più tornerà ad essere intellegibile il senso della nostra presenza nel tessuto connettivo del Paese uello appena terminato è stato un anno particolarmente significativo per le libere professioni. Sul loro ruolo, sull’apporto da esse fornito in termini di conoscenze e competenze tecniche alla crescita complessiva del Paese, sul contributo insostituibile alla tenuta del sistema economico, si è finalmente sviluppato un dibattito attento e rispettoso su alcuni dei principali media nazionali. Si tratta di una novità rilevante. Sul fronte della pubblicistica gli ultimi lustri erano stati, per l’intera galassia delle professioni intellettuali, irti di difficoltà. Per anni si è parlato del sistema ordinistico quasi unicamente per denunciarne la deleteria funzione di ostacolo allo sviluppo e all’ammodernamento tanto del mercato del lavoro quanto delle dinamiche del sistema economico. Scardinare un universo descritto quale l’emblema della conservazione corporativa, è stato per anni obiettivo dichiarato sia di molti esponenti politici collocati nei diversi Q schieramenti in campo, sia dell’Antitrust, che su questo tema continua a spendere molte delle sue energie. Un così diffuso pregiudizio ha avuto come immediata ricaduta la cancellazione dal dibattito pubblico dei tanti meriti e delle tante esigenze inascoltate degli oltre due milioni di professionisti italiani. In sostanza, ciò che si era affievolito nella percezione dell’opinione pubblica, era il senso stesso della funzione sociale assolta dai professionisti, che aveva invece accompagnato nei passati decenni tutto il processo di crescita economica e sociale del Paese nel suo ancora certo incompiuto approdo alla modernità. La rinnovata attenzione di questi mesi, che mira ragionevolmente a saldare gli interessi legittimi dei professionisti con le istanze del mondo della piccola e media impresa, accomunandoli in un unico destino in quanto portatori di “interessi nazionali” convergenti e in quanto parte di un unico universo produttivo, deve spingerci ad accelerare sul piano dell’innovazione e renderci più attenti e consapevoli protagonisti di una nostra maggiore apertura. Se infatti negli anni tanto solida e trasversale era divenuta la semplicistica equazione “Ordini uguale conservazione”, ciò è stato possibile anche per gli innegabili ritardi accumulati dalle professioni. Quella in corso non sembra essere ancora una volta - una legislatura in grado di produrre la tanto attesa riforma di questo settore. Anche lo slancio iniziale con il quale il Ministero della Giustizia aveva approcciato il tema, puntando ad una riforma per comparti che muovesse proprio da commercialisti, avvocati e notai, sembra al momento essersi arenato. Ma le professioni che interpretano con senso responsabilità il loro ruolo e che sentono di dover agire anche nell’interesse del Paese, non possono affidare il loro rinnovamento unicamente a disegni di legge la cui approvazione è costantemente procrastinata. È questo il tempo di innovare in termini organizzativi e culturali: tanto più saremo capaci di innovare noi stessi, tanto più tornerà ad essere intellegibile quel senso della L’opinione nostra presenza nel tessuto connettivo del Paese che era andato affievolendosi. Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha già introdotto, nei suoi pochissimi anni di vita, una grande innovazione in termini di linguaggio e di azione politica. Ci sforziamo di dismettere i panni, per troppo tempo vestiti dai rappresentanti degli Ordini professionali, di sindacalisti di noi stessi, per parlare direttamente al Paese del Paese, alla cui attenzione sottoponiamo le nostre idee per lo sviluppo e per le riforme, come faremo anche nel nostro Congresso di ottobre a Napoli, intitolato, non a caso, “Per un Paese migliore”. Possiamo farlo perché siamo quotidianamente impegnati in prima fila a presidiare, per la parte che ci compete, quel crocevia fondamentale dove si incontrano l’Amministrazione finanziaria, le Istituzioni e l’impresa. Ora è il momento, per i commercialisti, di assecondare e far diventare patrimonio comune e omogeneamente diffuso sul territorio nazionale, quei processi di innovazione organizzativa che vanno diffondendosi sempre più tra di noi. Nostro compito deve essere quello di sollecitare un maggiore interscambio tra le diverse professioni, nuove forme di organizzazione degli studi, la reale acquisizione di una logica di “rete”, la valorizzazione delle specializzazioni, una migliore capacità di interloquire con i nostri stakeholders, la contaminazione virtuosa con logiche aziendali. È anche questa la via attraverso la quale far tornare le professioni ad essere modello di riferimento credibile e parte sociale riconosciuta. L’attenzione finalmente riservata a 17 quella che è stata efficacemente definita generazione pro - pro (professionisti e produttori) può essere dunque per noi un’opportunità di crescita. Sgombrato per il momento il campo dall’assurdo tentativo di equiparazione tra Associazioni e Ordini - un merito da ascrivere all’azione politica di questo Consiglio nazionale -, ribadita la centralità delle libere professioni, si tratta di riempire di nuovi contenuti e nuovi comportamenti l’agire quotidiano dei singoli professionisti economici i quali, in virtù del dinamismo con il quale sapranno interpretare il bisogno di ammodernamento del sistema produttivo, potranno con più forza e con più legittimità reclamare ascolto e tutele ad un mondo politico che continua ostinatamente a concentrarsi unicamente su grandi impresa e Pubblica Amministrazione. 18 Professionisti in crisi, ma a pagare è un Paese intero Gianni Riotta - Direttore de “Il Sole 24 Ore” Il mondo delle professioni non può continuare a rimanere solo nella grande crisi che ha coccolato e protetto le grandi istituzioni finanziarie. Occorre ribaltare la situazione, pianificando anche per loro una politica concreta di sostegno arà dura per i professionisti, tutti, ricordare il 2009 che si è appena chiuso. Le statistiche, che il premio Nobel Stiglitz vorrebbe ammorbidire ora con il giulebbe della “qualità della vita” non mentono, taglio delle entrate vicino al 30%. La qualità della vita sarà anche migliorata ma quel terzo in meno nella colonna degli attivi, Nobel o non Nobel, non semina certo felicità. La situazione è più pesante per le professioni che dipendono dalle pubbliche amministrazioni, come ingegneri e architetti. Cronici ormai i ritardi nei pagamenti e freni sugli investimenti in opere pubbliche. Il ministro Altero Matteoli, borbottando in maremmano, prova a tenere duro, ma la situazione è quella che è. Chi lavora con clienti privati si scontra con il taglio dei costi delle aziende e con paralleli ritardi nel saldo delle parcelle. Meno Stato e meno mercato, per ricalcare il vecchio slogan liberista dei tempi felici di Milton Friedman. S Eppure sotto questa pressione il numero degli iscritti agli Albi è cresciuto, dal 1997, di circa il 35%. Non tutti i 2,2 milioni di abilitati esercitano la professione in modo autonomo: c’è chi consegue la qualifica come una specie di assicurazione e lavora alle dipendenze, ma in cuor suo non smette mai di sentirsi “professionista”, e rispondere al richiamo del lavoro, quello che il grande Max Weber chiamava con parola solenne “Beruf”. Chi guarda all’Italia non con gli slogan vacui dei talk show televisivi ma con il microscopio serio delle scienze sociali sa che le professioni, in questi anni, hanno funzionato da ammortizzatore per competenze professionali che non sono riuscite a trovare altri sbocchi lavorativi. E al Sud il fenomeno è ancor più diffuso. Il mercato diventa così sempre più affollato e il successo più arduo. Oggi i dottori commercialisti iscritti alla Cassa di previdenza sono circa 50mila, più del doppio che nel ‘96, quando si fermavano a quota 22mila. La crisi finanziaria scoppiata a Wall Street e da lì dilagata, la più feroce dal 1929, ha drammatizzato i problemi latenti: il mercato saturo e la scarsità di strumenti per emergere. I giovani professionisti sono lasciati solo, e devono puntare sulla caparbietà, la fortuna e in qualche caso gli appoggi (a volte familiari) per emergere. Un altro Friedman, il premio Pulitzer del New York Times Tom, ha dimostrato come la crisi abbia fatto più vittime tra i professionisti, negli studi e tra gli individui, che poco o meno hanno saputo innovare. Chi, pur forte per tradizione e lavoro, meno ha interfacciato con i software, col mercato globale, con i nuovi codici di comunicazione ha perso affari e lavoro. Gran parte degli studi professionali, anche commerciali, sia pur di piccole dimensioni, sta dunque moltiplicando le iniziative per creare network e mettere in comune competenze e specializzazioni. La ricetta Friedman funziona, ma purtroppo qui in Italia restiamo sul terreno dell’iniziativa individuale. L’opinione La politica, il territorio, le comunità, l’università, le eccellenze devono fare di più insieme, per realizzare massa critica e far leva sull’innovazione. Mancano invece fin qui incentivi per favorire chi vuole dare vita a studi associati: sulla carta il beneficio c’è e Il Sole 24 Ore non ha fatto mancare la sua voce in questo senso - stabilito dalla Finanziaria 2008, ma attende ancora l’autorizzazione di Bruxelles. Solo di recente, in via interpretativa, l’Agenzia delle Entrate ha aperto alla possibilità di fare un “bilancio consolidato” delle ritenute subite dai partecipanti dallo studio, per pagare debiti tributari e contributivi. Con lo scorso anno, però, non è più agevolato l’acquisto dell’immobilestudio, mentre è rimasta invariata la misura dello sconto per la formazione. Può andare avanti così? E mentre in tv ministri e leader tuonano sulla necessità di innovare, i professionisti non hanno premi dal fisco se fanno upgrading del software o acquistano strumenti di indispensabile aggiornamento. Non si 19 danneggia un Albo o uno studio: paga il Paese intero. In assenza di pacchetti che possano favorire la crescita e l’innovazione delle professioni, nell’anno della crisi il ministero del Lavoro ha riconosciuto che anche i titolari degli studi abbiano diritto a chiedere gli ammortizzatori sociali in deroga per gestire il personale. Un’attenzione che resta però lontana da una politica generale di sostegno. Si dirà, dobbiamo tenere d’occhio i bilanci e chi più dei professionisti del settore ha a cuore il rigore? Ma non poche misure hanno costo zero: riconoscere il valore del marchio dello studio costituirebbe, per i giovani, un incentivo a investire nella reputazione e, per chi è più avanti negli anni, una specie di assicurazione-Tfr, utile anche nel momento in cui si deve andare in banca a contrattare un finanziamento. Infine le donne, il grande movimento che sta squassando il mondo del lavoro. Tra i commercialisti rappresentano il 27%, ma raggiungono il 40 tra gli iscritti che hanno 30-40 anni. Una cifra che si riflette con precisione nel numero di lettrici del Sole, esattamente una su tre, il 33% del nostro pubblico. Il gap nel reddito rispetto ai colleghi resta, ingiustamente, troppo elevato: il 25% tra i giovani, mentre tra i professionisti più maturi (41-50 anni) supera il 42% . Insomma il mondo delle professioni, i commercialisti su tutti, è rimasto solo nella grande crisi che ha salvato, coccolato e protetto le grandi istituzioni finanziarie. Una scelta miope, che il lavoro dei singoli ha almeno in parte neutralizzato. Il 2010 deve ribaltare la situazione: e noi del Sole saremo con voi, per darvi una mano, come ieri e di più. 20 Il Paese ha bisogno di competenze, idee e conoscenze Dario Di Vico - Giornalista del “Corriere della Sera” Solo un patto con il mondo delle professioni potrà dare alle Pmi il supporto necessario per affrontare la sfida dell’innovazione on sprechiamo l’anno che viene. Non ce lo possiamo permettere. Negli ultimi mesi del 2009 si è aperta nel Paese una riflessione sul futuro delle professioni che ha visto coinvolti più soggetti che paiono aver rinunciato alle incomprensioni del passato. E già questa è stata una novità di sicuro rilievo. Il Parlamento dal canto suo ha preso una decisione corretta, quella di avviare un’indagine conoscitiva e presto ne vedremo i risultati in termini di analisi e poi, si spera, di proposte. In più le professioni sono tornate a far notizia sulla grande stampa ponendo le basi per un rapporto più proficuo con l’opinione pubblica e di conseguenza con i clienti-consumatori. Ora, per l’appunto, si tratta di non sprecare il 2010 e di entrarci tutti con l’intenzione di approfondire la natura dei problemi ma soprattutto di trovare le soluzioni, se non le migliori in assoluto quelle che sono percorribili. In passato ciò non è stato possibile perché il buonsenso ha ceduto il passo alla voglia di sventolare ognuno le proprie bandierine. I miseri risultati ottenuti dovrebbero spingere tutti a mutare tattica. N Ma passiamo dal metodo al merito. Al momento in cui scriviamo non è dato ancora capire l’evoluzione della crisi. Gli indicatori macroeconomici e le previsioni dei grandi organismi internazionali ci indurrebbero ad essere ottimisti sul superamento della recessione e la ripresa del Pil, senonché la realtà che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ci manda input contraddittori. Il 2009 è stato l’anno dell’amaro trionfo della Cassa integrazione, il 2010 potrebbe riservarci grossi problemi in materia di occupazione. Del resto l’industria italiana è a un bivio perché la concorrenza dei Paesi low cost si fa sempre più aggressiva e il sistema è chiamato a dare una risposta in termini di innovazione e qualità che, francamente, non sappiamo fino a che punto sarà in grado di organizzare. Eppure non c’è alternativa sia per porre un argine ai rischi di deindustrializzazione di intere aree del Paese (si pensi ai distretti), sia per rilanciare il terziario. Un’industria che sappia “salire di gamma”, come si dice in gergo, ha bisogno di competenze, idee, conoscenza dei mercati internazionali, tutte cose che le piccole e medie imprese non possiedono certo all’interno del proprio perimetro di risorse umane. Solo un patto con il mondo delle professioni potrebbe dare ai Piccoli il supporto necessario per affrontare la sfida dell’innovazione. Il cambiamento dell’industria “chiama” dunque il buon terziario che, però, per svilupparsi in maniera significativa e con standard a sua volta qualitativamente validi, deve giocare almeno su un altro tavolo, quello della riforma della Pubblica Amministrazione. Il nuovo anno ci permetterà di vagliare con sufficiente documentazione i risultati che lo sforzo di riforma del ministro Renato Brunetta avrà conseguito, la cosa che si può aggiungere è che una focalizzazione sul link tra riforma della P.A. e ispessimento del terziario sarebbe più che necessaria. Sul blog generazionepropro.corriere.it il professor Gian Paolo Prandstraller ha proposto una sorta di trasferimento di ruoli e competenze dallo Stato alle professioni. E un parlamentare del Pd che ha avuto responsabilità di governo nelle passate amministrazioni di centro-sinistra, Nicola Rossi, ha L’opinione giudicato realistica questa proposta, aggiungendo che la considera attuabile a legislazione vigente come processo di sussidiarietà orizzontale. Di esempi virtuosi di trasferimenti se ne possono fare a decine per ciascuna professione e per i commercialisti forse è più semplice che per altri. Si tratta di costruire un consenso ampio su quest’idea e percorrerla in tempi utili in chiave anti-crisi Se queste sono due direttrici di lavoro che personalmente trovo molto interessanti e non di corto respiro, occorre però fare un passo in avanti anche su altri temi. Uno dei nodi che va sciolto è quello che riguarda la natura stessa delle professioni e la loro assimilazione o meno alle imprese. Non ha senso continuare con il piccolo teatro che vede i professionisti sostenere davanti all’Antitrust che gli studi non sono aziende come le altre e poi, quando si tratta di negoziare incentivi e aiuti pubblici, illustrare l’esatto contrario pur di non restar fuori dalle provvidenze. È una contraddizione che va sciolta con intelligenza e senso di responsabilità, altrimenti quali speranze di successo può avere la richiesta di un allargamento dei criteri (novecenteschi, per carità) della Tremonti-ter che guarda solo agli investimenti materiali? Come mi è già capitato di sostenere sul “Corriere della Sera”, segnali positivi vengono dal contratto nazionale di lavoro degli studi professionali che ha introdotto delle novità imprenditoriali di cui tener conto. Ovviamente considero più che giusto sostenere che le professioni vendono un prodotto intellettuale, non ripetibile, che deve far leva sulla qualità. Un ultimo tema che nel 2010 non si potrà schivare è quello del conflitto generazionale che si va creando dentro il mondo delle professioni. Non siamo più alla tradizionale 21 dialettica seniores versus juniores; tra professionisti affermati e nuove reclute si sta creando una barriera psicologica e culturale che sarebbe un grave errore negare. La crisi ha fatto il suo “sporco lavoro”, ha dilatato le differenze, ha rivalutato le rendite di posizione a scapito del riconoscimento del talento, ha fatto sì che a pagare il conto fossero per la gran parte i giovani, i primi ad essere sacrificati da quello che appare un sistema di conservazione. È evidente a tutti che questa situazione va affrontata con coraggio, si rischia di escludere dal mondo delle professioni gli outsider, di rinviare sine die il necessario rinnovamento, di sancire la vittoria dell’Anzianità sulle Competenze e più in generale di condannare i nostri giovani migliori ad andarsene via dal Paese in cerca di fortuna. Una tendenza che purtroppo è già ampiamente in atto e che va contrastata attivamente. 22 Primo Piano Patto intergenerazionale, la Cassazione boccia la solidarietà di Fabio Battaglia ODCEC di Arezzo Alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione ha enunciato altresì che le Casse non potrebbero adottare provvedimenti in relazione alle anzianità hanno sancito l’illegittimità del contributo di solidarietà maturate in quanto incompatibili con il principio del pro introdotto con la riforma del regime previdenziale della rata, poiché lederebbero l’affidamento dell’assicurato in CNPADC. Come noto con la riforma del 2003 la Cassa è una consistenza della pensione proporzionale alla tornata ad un calcolo dei trattamenti previdenziali quantità dei contributi versati e che l’applicazione di un secondo il metodo contributivo. Tale riforma si era resa contributo di solidarietà contrasterebbe con il principio necessaria in quanto il vecchio regime aveva condotto di ragionevolezza sancito dal secondo comma dell’art. 3 alla determinazione di pensioni, che soprattutto per i della Costituzione. Lasciando da parte la questione dei redditi più elevati, comportavano un rilevante deficit tra poteri della Cassa in ordine alla possibilità di introdurre i contributi versati durante la vita lavorativa ed il in autonomia il contributo di solidarietà, non può trattamento erogato. Questa anomalia risulta ancor più sottacersi come, all’interno di una Categoria, appare marcata sia perché in caso di default non è previsto un incongruo che diverse generazioni subiscano trattamenti intervento dell’Erario, per cui il deficit prodotto dal così differenziati e seppure questa circostanza risponde sistema viene addossato unicamente sulle coorti a questioni storiche tipiche di tutta la previdenza del successive, sia perché prima della riforma i versamenti nostro Paese, l’applicazione del modesto contributo di di contributi sono stati estremamente modesti. La solidarietà rispondeva a logiche di solidarismo riforma del 2003, introdotta con un provvedimento categoriale, che trovano fondamento primariamente su interno della stessa Cassa, ha inciso in maniera principi etici. Anche però ragionando in punto di diritto determinante sul calcolo delle pensioni, correlandolo ai e riflettendo sui due principi enunciati nella sentenza, versamenti effettuati, anche se è stato introdotto un deve osservarsi come da un lato il sistema retributivo sistema che pro rata ha previsto un’applicazione graduale aveva introdotto un totale disallineamento tra contributi in ragione dell’anzianità di iscrizione. È evidente che versati e prestazioni erogate con la generazione di un l’effetto più marcato della riforma si produce a carico di consistente deficit, per cui manca in quel sistema una coloro che vedranno calcolata la loro pensione proporzionalità tra interamente secondo il metodo contributivo o che contributi versati e comunque potranno godere di pochi anni di “All’interno di una Categoria è pensioni, in secondo calcolo secondo il metodo retributivo e cioè le luogo non è affatto giovani generazioni. Questa situazione incongruo che generazioni diverse marcatamente iniqua era solo in parte lenita subiscano trattamenti differenziati” vero che il principio di ragionevolezza attraverso l’applicazione di un, peraltro modesto, previsto dalla Costituzione imporrebbe un divieto contributo di solidarietà a carico delle pensioni erogate assoluto di applicare un contributo di solidarietà, in ed erogande, applicato in forma progressiva al crescere quanto esistono pronunce della Corte che fanno salva dei trattamenti. Le citate sentenze negano la possibilità tale applicazione, seppur con riferimento alla previdenza per la nostra Cassa di deliberare in autonomia pubblica, ritenendo che il contributo di solidarietà non provvedimenti che contrastano con il principio del pro leda il principio di ragionevolezza in quanto “Il rata previsto dalla “riforma Dini”, persino dopo contributo di solidarietà è volto a realizzare un circuito l’introduzione del c. 763 della L. 296/06 che, modificando di solidarietà interna al sistema previdenziale” ed è la stessa “Legge Dini”, ha precisato che sono fatti salvi stato introdotto “in attuazione dei principi gli atti e i provvedimenti adottati dalle Casse in epoca solidaristici sanciti dall'art. 2 della Costituzione”. anteriore all’entrata in vigore della legge. La Cassazione Primo Piano Tariffa professionale, è ora di fare chiarezza di Alessandro Lini ODCEC di Pisa A due anni dall’entrata l’opera prestata, e stabilisce che questo compenso sia in vigore del decreto adeguato all’importanza dell’opera ed al decoro della legislativo 139/2005, avvenuta il 1° gennaio 2008, i dottori professione. Pertanto è impensabile che per qualsivoglia commercialisti e gli esperti contabili attendono ancora prestazione resa, sia ipotizzabile un onorario minimo pari un regolamento che disciplini i compensi per le loro a € 0,00; il Dl 223/2006 non ha inserito nel nostro prestazioni. ordinamento giuridico l’obbligatorietà della prestazione Il Consiglio Nazionale, ai sensi dell’art. 29, 1° comma, lett. gratuita per i professionisti iscritti in Albi; le previsioni n), ha predisposto e presentato al Ministero della tariffarie in materia non possono che contemplare un Giustizia già dal febbraio 2008 una proposta in materia. valore minimo, di base o di partenza che dirsi voglia. Nell’attesa, i professionisti, ed i Consigli territoriali Un’altra eccezione concerne il tasso di adeguamento che nell’esercizio delle funzioni loro attribuite dall’art. 12, 1° è stato utilizzato per adeguare alla rivalutazione comma, lett. i), in tema di pareri in materia di monetaria i valori della tariffa, chiedendosi inoltre il liquidazione degli onorari (che ricordiamo sono pareri di perché si sia preso a riferimento un periodo di tempo conformità e non di congruità), continuano a fare 1991-2007 anziché 1994-2007. riferimento al dPR 645/1994 per le istanze presentate Anche in questo caso, ai magistrati di Palazzo Spada è dagli iscritti provenienti dall’Albo dei Dottori sfuggito un particolare: la tariffa approvata nel 1994 era Commercialisti ovvero al dPR 100/1997, per le istanze riferita ai valori ed al potere di acquisto della moneta al presentate dagli iscritti provenienti dall’Albo dei giugno del 1991, epoca in cui il CCNL di settore Ragionieri e Periti Commerciali. prevedeva, per un impiegato di 2 livello, una retribuzione Non possiamo parlare di tariffe professionali senza tener lorda annua pari a 19.381.520 di lire (€ 10.000,72); oggi conto del disposto civilistico in materia; sul tema l’art. per lo stesso livello è prevista una retribuzione annua 2233 stabilisce per il professionista il diritto al compenso lorda pari a € 20.393,66, con un incremento di per l’opera prestata disponendo che “in ogni caso la € 10.383,94 pari al 103,83% in più. misura del compenso deve essere L’evoluzione della normativa fiscale dal 1991 adeguata all'importanza dell'opera e al “Una tariffa aggiornata ad oggi, (compresa la riforma del processo decoro della professione”. ed adeguata costituisce tributario del 1995) ha a carico dei Il significato e la portata di questa disposizione contrasta con una delle uno strumento contribuenti, e di riflesso nell’attività dei eccezioni sollevate dal Consiglio di Stato, indispensabile per noi professionisti che li assistono, ulteriori adempimenti che difficilmente trovano enunciate nel parere 6694/2009 sulla e per il nostro lavoro... ” riconoscimento del dettato tariffario. La proposta della nuova tariffa. Tra le altre riforma del diritto societario prima e del diritto spicca infatti il rilievo sulla presenza, nella proposta di fallimentare poi, hanno portato la categoria a tariffa, di onorari fissi per il primo scaglione, che viene confrontarsi e misurarsi con nuove e più complesse interpretata come la riproposizione di onorari minimi i attività, senza dimenticare le sempre più crescenti violazione di quanto disposto dalla legge 223/2006. responsabilità a cui il professionista va incontro Su questo punto occorre fare chiarezza: il DL 223/2006 nell’esercizio quotidiano della propria attività. non ha abrogato i minimi tariffari, ha disposto Una tariffa aggiornata ed adeguata costituisce uno l’abrogazione di tutte quelle disposizioni che ritenevano strumento indispensabile per noi e per il nostro lavoro, i minimi inderogabili, senza per questo modificare il 2° ma anche e soprattutto per rispetto e per trasparenza nei comma dell’art 2233 del codice civile che prevede confronti dei clienti. appunto per il professionista il diritto al compenso per 23 24 Primo Piano Visto di conformità sulle compensazioni, un “regalo” di inizio anno di Enrico Zanetti A partire dal 2010 il legislatore ha ben pensato fare qualcosa per conto dello Stato su richiesta del cliente senza riuscire a valorizzare almeno un minimo la di gravarci di un’ulteriore incombenza: l’apposizione del propria prestazione. visto di conformità sulle dichiarazioni annuali IVA dei Come se non bastasse, proprio perché la cooptazione contribuenti che non soltanto hanno l’ardire di chiudere forzata implica per giunta l’assunzione di profili di la propria posizione a credito verso l’Erario per più di responsabilità verso lo Stato e conseguenti rischi 15.000 euro, ma che hanno addirittura la faccia tosta di sanzionatori, colui che rilascia il visto non è soltanto voler utilizzare quel credito in compensazione con altri abbandonato a se stesso nel rapporto con il proprio tributi e contributi. committente, ma viene anche obbligato, per poter Nella sua prima formulazione, questa disposizione se non adempiere alle richieste del proprio cliente, a stipulare altro limitava la competenza al rilascio di questi visti di una assicurazione professionale con caratteristiche conformità ai soli professionisti iscritti al nostro Albo ed peculiari (nessuna franchigia minima) che, in molti casi, a quello dei consulenti del lavoro. si tradurrà in necessarie integrazioni delle polizze In sede di conversione in legge del DL 78/2009, questo assicurative già in essere, ovviamente non gratuite. distinguo è però stato rimosso. In ragione di ciò, il Consiglio nazionale dei dottori La scelta di indiscriminato allargamento dei soggetti commercialisti e degli esperti contabili ha stipulato una abilitati al rilascio del visto di conformità dimostra convenzione che consente a tutti i Colleghi di chiaramente come l’interesse sottostante all’introduzione ottemperare all’obbligo assicurativo richiesto dalla di questa norma non ha nulla a che vedere con la norma ad un costo annuo di 150 euro. competenza e la professionalità, ma risponde soltanto a La polizza può essere sottoscritta semplicemente logiche di cooptazione forzata nei ranghi dell’Agenzia inviando, via fax, il modulo di adesione, disponibile sul delle Entrate di soggetti privi di qualsivoglia status sito www.cndcec.it, sezione “area istituzionale”, pagina giuridico pubblicistico (i quali, come privati cittadini, “convenzioni”, unitamente alla potrebbero ben chiedersi cosa può copia contabile del bonifico mai pretendere lo Stato da loro) e di soggetti che lo status giuridico “...Una cooptazione forzata che implica, bancario di 150 euro (la cui pubblicistico ce l’hanno, ma lo vedono per giunta, l’assunzione di profili valuta determina e fissa la mortificato ancora una volta da scelte di responsabilità verso lo Stato” decorrenza della polizza e l’efficacia della stessa), alla che dimostrano come esso sia BIverbroker srl - c/o Banca Popolare di Milano, agenzia 3, considerato irrilevante (ragione per cui anche questi P.le Cadorna (MI). ultimi, che poi siamo noi, potrebbero ben chiedersi cosa L’intervento del Consiglio Nazionale, grazie all’opera può mai pretendere lo Stato da loro). svolta in particolare da Massimo Mellacina, Consigliere La cooptazione forzata è tanto più intollerabile perché la delegato per le questioni attinenti la tariffa e norma che la dispone non si preoccupa affatto di stabilire l’assicurazione professionale, ha senz’altro consentito di che l’adempimento abbia un suo determinato o minimizzare il costo assicurativo aggiuntivo che discende determinabile (mediante rinvio a tariffari) costo per il dall’introduzione di questa disposizione, ma resta contribuente, nel rapporto con il soggetto cui va a senz’altro aperta la battaglia già annunciata dal chiedere il rilascio del visto di conformità. Presidente Claudio Siciliotti circa la necessità che detto Una simile previsione darebbe al soggetto investito della importo sia ammesso in integrale detrazione dall’IRE, per responsabilità di apposizione del visto di conformità una una sua piena neutralizzazione. assai maggiore tutela rispetto al concreto rischio di dover Primo Piano Revisione legale dei conti, necessario un confronto più aperto di Amedeo Sacrestano Sul finire del 2009, Un professionista che, nell’esercizio della funzione di l’Esecutivo ha mandato alle revisore legale dei conti, si avvicina ancora di più Camere lo schema di decreto legislativo recante all’incaricato di pubblico servizio, pur da quest’ultimo l’Attuazione della Direttiva 2006/43/CE del Parlamento distinguendosi in quanto soggetto ad una responsabilità europeo e del Consiglio del 17 maggio 2006, relativa alle tipicamente privatistica. Se il revisore legale dei conti “revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati”. continuerà ad operare, nell’esercizio delle sue funzioni Tra le novità lo schema introduce l’importante funzione presso soggetti di diritto privato, non come incaricato di del “Controllo della qualità dell’operato dei revisori”: i pubblico servizio, allora la distinzione tra commercialista “controllori” saranno, periodicamente, a loro volta (sottoposto alla vigilanza del d.gs. 139/05) e revisore sottoposti a controllo. Il documento definisce, poi, legale dei conti (per come individuato dalla Direttiva “Revisore legale” la persona fisica abilitata a esercitare 2006/43) continuerà ad essere più virtuale che reale. la revisione legale ai sensi del codice civile e delle Giustificata dalla sola esigenza di accogliere (nel secondo disposizioni del decreto legislativo stesso, purché iscritta elenco) soggetti diversi (ed ulteriori) da quelli iscritti al nell’apposito “Registro”. Definita, infine, l’“Autorità di primo. Un’anomalia, questa, tutta italiana. Facilmente vigilanza” competente allo svolgimento delle funzioni di risolvibile con la semplice gestione di quella parte del controllo pubblico, abilitazione, controllo di qualità, Registro (ad esaurimento) composta da chi, formazione continua, tenuta del Registro e vigilanza sui pur avendone consolidato il relativo diritto, non possiede revisori legali, individuata non più nel Ministero della i titoli previsti dalla legislazione attuale per essere Giustizia, bensì in quello dell’Economia. L’Autorità di iscritto. vigilanza potrà, inoltre, avvalersi, su base convenzionale, Di contro, se al revisore si vuole attribuire una funzione di enti pubblici o privati per lo svolgimento di alcune ancora più marcatamente pubblicistica rispetto a quella funzioni. Ad oggi, alcune di queste funzioni sono svolte del commercialista appare avere maggior senso la dal CNDCEC, sulla base della delega ricevuta con d.lgs. tenuta di un “Registro” autonomo. In ogni caso, e vista la n. 28/2006, destinato ad essere abrogato con l’entrata in piena equivalenza dei requisiti richiesti per l’iscrizione, vigore della nuova disciplina. La riforma reca alcune non può che trattarsi di un “di cui” del più generale Albo interessanti ed opportune innovazioni alla delicata sancito dal 139. Dal che, se appare giustificabile la materia della revisione legale dei conti. Eppure, non funzione di un’Autorità di Vigilanza diversa dall’ appare declinata in maniera completa la disciplina della Organo di autogoverno sovrapposizione di compiti e funzioni tra della Categoria, meno dottore commercialista ed esperto contabile (da una parte) e revisori legali dei conti “Quasi nessuno si è interrogato sulla motivata e razionale (oltre che meno (dall’altra). È da qui che, si ritiene, occorre portata delle funzioni pubblicistiche economica) appare la partire per meglio comprendere la ragioni più o svolta dai commercialisti” gestione dell’Albo da meno apprezzabili di chi rivendica prerogative parte di un soggetto differente da quest’ultimo. Più legali ed esperienza professionale in materia di “gestione sensato appare consolidare l’attuale modello di gestione del Registro”. Quasi nessuno si è interrogato sulla portata del Registro, con l’organo da cui promanano le regole delle funzioni pubblicistiche svolta dai commercialisti. tecniche della Professione (che comprende l’attività di Anche dalla disamina dello schema di decreto legislativo, Revisore Contabile) che lo amministra ed un’autorità emerge come il revisore legale dei conti altro non è che pubblica (quella del Ministero) con l’esercizio di una un commercialista chiamato a svolgere una particolare, supervisione. e ancora più pregnante, funzione pubblicistica. 25 Fuori Campo Privilegiati e invisibili! Giannetti Al di là dello snobismo della politica la verità sta nei numeri e i numeri dicono che i liberi professionisti sono veri e propri ‘pezzi’ del tessuto economico e produttivo del Paese are che, quando hanno fatto presente al Ministro dell’Economia che il trattamento riservato dalla politica ai liberi professionisti italiani pone questi ultimi alla stregua di veri e propri cittadini invisibili, il divino Giulio Tremonti sia sbottato: “E ti pareva! Già sono dei gran privilegiati, adesso cominciano pure ad avere i superpoteri! Basta: aboliamo gli Ordini”. Pare non sia andata meglio con il leader del principale partito di opposizione, Pierluigi Bersani, il quale, di fronte alla medesima considerazione, sembrerebbe aver prontamente replicato: “Non vi è dubbio che siano degli invisibili. Al fisco, però, perché sono dei gran evasori fiscali come tutti gli autonomi. Basta: aboliamo gli Ordini”. Ovviamente è tutto un gioco e mai virgolettati furono più inventati di sana pianta di quelli che precedono. Sistemato in partenza il rischio querele (sport nazionale degli italiani e, primi tra tutti, dei loro politici), possiamo dire senza tema di smentite che queste scherzose ricostruzioni rappresentano una voluta estremizzazione di atteggiamenti che però sono assolutamente presenti P nella grande maggioranza dei big della politica italiana: una parte vede i liberi professionisti come dei privilegiati da blandire o ridimensionare a seconda degli umori del momento; l’altra parte vede i liberi professionisti come un pezzo di società cui guardare, nella migliore delle ipotesi, con grande diffidenza. Non c’è da stupirsi, del resto. In Italia, Paese immobile per eccellenza, i big della politica sono dorati “prigionieri” della stessa per lo meno dal 1994, ossia per lo meno a partire dall’anno in cui si è avuto l’ultimo (e unico, se non vogliamo conteggiare anche il 1948) vero rimescolamento di carte sulla scena politica italiana. In questi sedici anni il Paese è cambiato tantissimo, ma chi fa per troppo tempo politica ad alto livello finisce inevitabilmente per perdere contatto con la realtà (capita anche ai migliori) e tende quindi ad aggrapparsi agli schemi sociali che c’erano all’inizio della sua esperienza (o, per meglio dire, che aveva l’impressione ci fossero). Come sempre, è nei numeri che stanno le verità più evidenti ed i numeri delle libere professioni dicono chiaramente che esse non rappresentano più soltanto un serbatoio di tecnici di alto livello, ma veri e propri pezzi del Paese. I commercialisti, oggi, sono oltre 110.000 nel nostro Paese. Gli avvocati veleggiano verso i 200.000 iscritti all’Albo, se già non hanno superato questa soglia. Di ingegneri è pieno e di architetti ce n’è a strafottere. Solo per citare alcune delle professioni più note e più ricorrenti nell’immaginario collettivo. Come si può pensare, con questi numeri, di essere di fronte a sacche di privilegio? Per lo meno, bisognerebbe parlare di interi set di valigie di privilegio, autotreni di privilegio, cargo mercantili di privilegio! Ecco così va bene: dopo il “treno dei desideri” invocato nelle canzoni di una volta, il “cargo dei privilegi” individuato nelle libere professioni di oggi. Robe da matti. Come si può pensare, con questi numeri, di essere di fronte a gente che piange (dichiarando in molti casi redditi imbarazzanti) e fotte (perché in realtà evade e se la passa bene)? Se è un privilegio il fatto in sé di essere commercialisti o avvocati in un Paese dove circa 300.000 cittadini sono riusciti ad iscriversi ai relativi 27 Albi (troppi per essere tutti figli di papà, oppure ricchi di famiglia, oppure geniali menti capaci di vincere ogni difficoltà), allora il privilegio deve essere quello di vivere in un Paese pieno di milioni di imbecilli che non approfittano di fare altrettanto. La verità è che oggi più che mai il sistema ordinistico delle libere professioni è qualcosa di concepito in funzione esclusiva della tutela degli interessi patrimoniali di chi si avvale garantisce i terzi sul fatto che sappia guidare su quella strada che deve ancora cominciare a percorrere e che dovrà percorrere con impegno e fatica quotidiana, metro dopo metro. Per questo talvolta mi assale il timore che la politica possa davvero prima o poi scardinare il sistema ordinistico: perché oggi è in grado di raggiungere meglio che in passato gli obiettivi per cui è stato concepito e siccome in Italia si cambiano solo le cose che delle prestazioni professionali degli iscritti agli Albi. Perché, con questi numeri, la mera iscrizione all’Albo non è più in grado di dare al professionista alcuna garanzia patrimoniale e rappresenta per lui solo una patente che funzionano e si lasciano solo quelle che non funzionano… Il privilegio non si annida in requisiti e percorsi formativi: lì si annidano solo la determinazione e l’impegno. Se poi questo ragionamento non bastasse, dovrebbe apparire chiaro quanto meno che il privilegio non si annida mai nei grandi numeri: si tratta anzi di due categorie concettuali legate da un rapporto di proporzionalità inversa. Esistono libere professioni dove è possibile parlare di privilegio, ma sono l’eccezione e non la regola del panorama italiano, posto che si può in buona sostanza limitarle al notariato e alla professione di farmacista (in virtù dei numeri contingentati di accesso che, giusti o sbagliati, rappresentano oggettivamente una barriera all’accesso che tutela anche i professionisti “eletti”, oltre che i cittadini). Quando la politica riuscirà ad afferrare anche soltanto il 10% di queste evidenti realtà, capirà finalmente che i liberi professionisti italiani non sono una nicchia da blandire o scardinare, ma un pezzo di Paese, variegato e trasversale sia nelle fortune economiche che nei convincimenti politici e sociali. A quel punto, capirà forse anche che mettere gli Ordini professionali nei tavoli che contano significa dare voce a questa parte del Paese, in un modo utile anzitutto al Paese stesso, per le importanti competenze tecniche di cui i professionisti sono depositari. Non sarà mai troppo tardi. Nel frattempo gustiamoci le pubblicità che il nostro Consiglio Nazionale ha fatto uscire a pagina intera su tutti i principali quotidiani nazionali. Non sono affatto male; mi piace in particolare quella che dice che vogliamo dare 110.000 mani al Paese: se la politica continuerà ad ignorare la crisi che, come tutte, anche le nostre attività stanno affrontando, potremo sempre passare a 110.000 mani con il dito medio alzato. Che problema c’è: se siamo invisibili… 29 Il mondo che verrà Marcello Febert ICONO CHE IL TUNNEL d’uscita dalla crisi sia ancora molto lungo, che gli spiragli per le imprese e per le famiglie si vedranno fra qualche mese… per i professionisti invece la situazione sembrerebbe più complessa. Noi soffriamo. La nostra posizione è difficile ed imbarazzante: da un lato, il fatturato subisce una contrazione più che sensibile, i tempi di incasso delle nostre spettanze si dilatano a dismisura, con difficoltà enormi per i giovani che rischiano di essere espulsi dalla professione; dall’altro, per l’immaginario collettivo, restiamo sempre i privilegiati, i superagiati, gli elitari, coloro che camminano miracolosamente sulle profonde acque della crisi. Il tutto avallato anche da un’atavica fragile rappresentatività che ha fatto sì che noi professionisti fossimo equiparati, ad intermittenza, alle imprese, in base alle convenienze del momento: così accade che per il pagamento dell’Irap siamo impresa, invece per la Tremontiter siamo professionisti; per il credito di imposta siamo professionisti, per gli invii telematici siamo impresa; mentre, quando siamo ausiliari dei giudici siamo professionisti, quando si parla di strumenti a nostra tutela siamo... NIENTE!!! Sabato 12 dicembre Vibo Valentia, ore 9.30: prende il via un convegno che vede seduti attorno ad una tavola rotonda i giudici delle esecuzioni immobiliari della mia Regione. Si parla di custodi, di professionisti delegati, di responsabilità, di capacità e di professionalità. Tutto sembra bellissimo, fin quando due relatori (due), mi fanno sobbalzare dalla sedia. Il primo afferma che difficilmente delega professionisti per le operazioni di vendita, ma se proprio lo deve fare preferisce i notai; il secondo afferma, invece, che non solo delega preferibilmente i notai, ma che agli D stessi non affida l’incarico di custode, in quanto il loro ruolo (quello del notaio) non si confà alla tipologia di attività, ed in tal caso affianca per il lavoro “sporco” (quello di custode) un altro professionista (il cosiddetto “professionista manovale”). Attendo con insofferenza per oltre due ore il mio momento; fin quando il coordinatore dei lavori, il “mio” giudice, Pino Campagna, non dà inizio al dibattito… Parto subito sparato a razzo: non mi sento un professionista di serie B, faccio la mia professione e svolgo incarichi per il tribunale con pari dignità di altri professionisti, cerco di interpretare, come tutti i miei colleghi, il ruolo di ausiliario del giudice con la massima serietà e professionalità, conscio del ruolo che sto rivestendo. L’applauso dei colleghi mi gratifica, comincio a scaricare l’adrenalina. Alle ore 12,30 circa, durante la pausa lavori, si avvicina il giudice delle esecuzioni del Tribunale di Castrovillari; non è la prima volta che ci incontriamo, mi manifesta l’apprezzamento per le mie parole, anche perché “Lei” delega i professionisti indistintamente e se qualcuno ritiene di non potere fare il lavoro “sporco”, non avrà altri incarichi per suo conto. Mi sento rinfrancato, l’onore dei commercialisti è salvo! Posso abbandonare il convegno, sacrifico la sessione pomeridiana, ma la squadra di calcio dell’Ordine mi attende per la solita battaglia settimanale. Castrovillari, ore 13,00 circa: il collega Liberato Passarelli viene barbaramente assassinato a colpi di pistola all’interno del proprio studio con i regali di Natale sotto braccio, nell’esercizio delle sue funzioni di curatore fallimentare. Penso alla sua famiglia e non so cosa altro aggiungere, continuano ad echeggiarmi nella testa le ultime frasi di una nota preghiera, che invita tutti quanti a credere e ad aspettare… la vita del mondo che verrà. Illustrazione di Alberto Ruggieri CNDCEC-Report L’attività di dicembre a cura di Francesca Maione - CNDCEC Prassi di sequestro preventivo e amministrazione giudiziaria Note interpretative del Regolamento del tirocinio Il Consiglio nazionale, proseguendo un’attività iniziata nel 2002, continua a monitorare l’attuazione delle disposizioni normative di cui alla legge 15 luglio 2009, n. 94, recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, relative alla modifica della disciplina in tema di sequestro preventivo e di amministrazione giudiziaria. A tal fine, ha predisposto un questionario rivolto ai professionisti che esercitano l’attività di amministratori giudiziari per rilevare le prassi esistenti presso i tribunali, così da raccogliere informazioni attuali sulle procedure poste in essere. I dati raccolti potranno costituire un utile supporto anche all’attività del legislatore che dovrà regolamentare la materia. Approvato il documento contenente le “Indicazioni per l’applicazione del Regolamento del tirocinio (DM 7 agosto 2009, n. 143)”. Il documento ha lo scopo di chiarire le questioni maggiormente problematiche che potrebbero sorgere in sede di prima applicazione del regolamento, con riferimento ai contenuti e alle modalità di svolgimento del tirocinio stesso. Il documento è disponibile sul sito del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione “Tirocinio professionale” dell’area Istituzionale. Scudo fiscale e antiriciclaggio Con lo scopo di offrire agli Ordini territoriali uno strumento in grado di regolare in termini giuridicamente corretti ed amministrativamente efficaci l’esercizio della funzione disciplinare, il Consiglio Nazionale ha apportato alcune modifiche al Regolamento per l’esercizio della funzione disciplinare territoriale. Il testo modificato, unitamente al Commentario, per singolo articolo del Regolamento, ed alla modulistica, elaborata dalla Commissione Nazionale “Disciplina”, è consultabile sul sito del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione “Regolamenti” dell’area Istituzionale. Approvato il documento “Scudo fiscale e antiriciclaggio” elaborato dalla Commissione (GdL) “Antiriciclaggio”. Il documento si pone l’obiettivo di chiarire i dubbi interpretativi emersi a seguito dell’emanazione delle disposizioni normative relative alla regolarizzazione o al rimpatrio dei capitali detenuti all’estero, con riferimento all’osservanza degli obblighi antiriciclaggio, fornendo anche indicazioni ai professionisti per garantire il corretto svolgimento delle operazioni connesse. Il documento è disponibile sul sito del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione “Antiriciclaggio” dell’area “Studi e ricerche - Commissioni”. Regolamento per l’esercizio della funzione disciplinare territoriale Tassa di iscrizione al Registro dei tirocinanti Regolamento per la concessione del patrocinio del Consiglio Nazionale Il Consiglio Nazionale, ai sensi dell’art. 5, co. 4 del Regolamento del Tirocinio, ha determinato, in 500,00 euro, il limite massimo della tassa per l’iscrizione nel Registro dei tirocinanti, ricordando che ai praticanti potrà essere richiesto solo il pagamento della tassa di iscrizione e non anche quello di un contributo annuale. Modificato il Regolamento per la concessione del patrocinio e del contributo agli Ordini territoriali. Il nuovo testo disciplina le condizioni e la procedura per la concessione del patrocino, a titolo gratuito, anche a soggetti terzi (diversi cioè dagli Ordini territoriali), pubblici e privati, per iniziative che il Consiglio Nazionale ritenga CNDCEC Report meritevoli di apprezzamento per le loro finalità culturali, scientifiche, economiche e sociali. Il nuovo Regolamento è scaricabile dal sito internet del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione “Regolamenti” dell’area Istituzionale. 31 [email protected] e ordine.città@pec.commercialisti.it. Le richieste dovranno essere inoltrate tramite il portale del Consiglio Nazionale http://www.cndcec.it”. Finanziamenti comunitari Compatibilità fra la carica di sindaco di una società a partecipazione comunale e quella di assessore o consigliere comunale Il Consiglio Nazionale ha approvato il parere sulla compatibilità fra la carica di sindaco di una società a partecipazione comunale e quella di assessore o consigliere comunale, elaborato dalla Commissione Nazionale di studio Enti Pubblici. Nel parere si legge che il commercialista, presidente del collegio sindacale della società a partecipazione locale, così come il revisore contabile, nominato sindaco della società partecipata, non possano rivestire contemporaneamente l’incarico di assessore e di consigliere comunale; in entrambi i casi, il titolare dei due diritti in potenziale conflitto dovrà scegliere quale dei due esercitare. Le motivazioni del parere sono esposte nel documento che è stato pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione “Enti pubblici” dell’area “studi e ricerche - Commissioni”. Responsabilità Civile per compensazione credito IVA, ex D.L. 78/09 e L. 102/09 In considerazione dell’obbligo assicurativo, disposto dall’art. 22 del DM 31 maggio 1999, n. 164, il Consiglio Nazionale ha stipulato con il proprio broker una convenzione, riservata agli iscritti, avente ad oggetto la polizza per la copertura della responsabilità civile derivante dall’apposizione del visto di conformità per le compensazioni dei crediti IVA. Siglato a Roma, tra il Capo del Dipartimento Politiche Comunitarie ed il Presidente del Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, alla presenza del Ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, un importante Protocollo di intesa per la realizzazione di un progetto formativo volto a promuovere il ruolo del commercialista in relazione alle fasi di richiesta e gestione delle provvidenze comunitarie, in un’ottica di prevenzione delle irregolarità e delle frodi. Con la firma del Protocollo le parti mettono in sinergia le rispettive competenze, avviando un rapporto di collaborazione che si realizzerà nello sviluppo di corsi di formazione a livello locale, destinati agli iscritti agli Ordini, sulla corretta gestione dei fondi comunitari. Misure anti-usura Il Presidente del Consiglio Nazionale, Claudio Siciliotti, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Sottosegretario di Stato all’Interno, on. Alfredo Mantovano, il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura e il Presidente del Consiglio Nazionale Forense. Il Protocollo nasce dall’esigenza di potenziare i nuclei di valutazione costituiti nelle Prefetture con il compito di determinare i danni ristorabili alle vittime di estorsione e l’entità dei mutui per la prevenzione dell’usura. Il testo del Protocollo è consultabile sul sito del Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it). Commercialisti per l’Abruzzo Posta elettronica certificata Il Consiglio Nazionale, stante l’obbligo per tutti gli iscritti agli Ordini professionali di dotarsi, entro il 28 novembre 2009, di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), ha stipulato una convenzione con POSTECOM spa, così da dotare di un indirizzo PEC e della relativa casella di posta elettronica tutti gli iscritti all’Albo, nonché tutti gli Ordini territoriali. Gli iscritti nelle sezioni A e B dell’Albo, nonché gli Ordini (i Presidenti) potranno richiedere, autonomamente, una casella di posta elettronica certificata a loro riservata con il dominio, rispettivamente [email protected] ovvero Raccolti attraverso la sottoscrizione “Commercialisti per l’Abruzzo” 430.898,28 mila euro; di questi, 426mila euro sono stati assegnati ai commercialisti dell’Aquila colpiti dal sisma; 142 i professionisti che hanno riportato danni consistenti agli studi professionali e che sono stati destinatari del contributo di 3.000 euro, secondo le indicazioni fornite al Consiglio Nazionale dall’apposita Task force istituita per coordinare gli interventi a favore dei commercialisti abruzzesi. Sul sito del Consiglio Nazional (http://www.cndcec.it) è disponibile l’elenco completo dei sottoscrittori della raccolta e dei beneficiari dei fondi. 32 Diamo i Numeri Gli effetti della crisi nello studio L’Istituto di Ricerca dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha inviato per posta elettronica il questionario “Gli effetti della crisi nello studio. Come sta impattando la crisi economica negli studi professionali di dottori commercialisti ed esperti contabili” a un campione selezionato di professionisti utilizzando il database e il software del Sistema Indagini Irdcec. Tra il 17 e il 22 settembre 2009 sono state raccolte 3.517 risposte. La crisi manifesta un impatto molto duro sugli studi professionali che vedono aumentare l’attività complessiva a fronte di un aumento significativo dei temi di incasso di fatture e parcelle professionali. I DATI Per il 54% del campione l’attività complessiva dello studio è diminuita in seguito alla crisi (per il 9% è molto diminuita, per il 45% è diminuita), mentre per il 77% del campione il fatturato dell’anno in corso è previsto un calo per gli stessi effetti della crisi (per il 13% è previsto un calo superiore al 30%, per il 39% il calo previsto è inferiore al 30% ma superiore al 10%, per il 25% infine il calo previsto è inferiore al 10%). Il 30% del campione avverte il fenomeno della chiusura o di un imminente rischio di chiusura dell’attività di studio, mentre solo il 22% del campione dichiara che in seguito alla crisi è stato necessario licenziare o comunque ridurre il personale dello studio. L’ANALISI La maggior parte degli intervistati fa osservare come l’attività complessiva dello studio, anziché ridursi per effetto della crisi che colpisce la stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese, determina invece un aumento vorticoso dell’attività dovuto, oltre che a maggiori adempimenti fiscali e tributari richiesti dall’Agenzia delle Entrate, a pressanti richieste delle aziende in termini di assistenza verso le banche e in termini di procedure di insolvenza, pignoramenti, fallimenti, licenziamenti, ecc.. All’incremento dell’attività complessiva si contrappone però la grande crisi di liquidità delle aziende stesse con un aumento quasi quadruplo dei tempi di dilazione dei pagamenti dei compensi e delle parcelle ai professionisti che normalmente si aggirano intorno ai 30 gg. e che adesso si sono spostati in media verso i 150gg.. Non sembra esserci una riduzione oggettiva del personale e dei collaboratori dello studio, ma solo perché gli studi non vogliono perdere la propria clientela e non vogliono ridurre la qualità dei servizi professionali. Ciò si ripercuote, naturalmente, sui costi dello studio e lì dove i problemi di liquidità sono più forti si verifica uno straordinario e inusuale ricorso al credito. Molti intervistati osservano come gli effetti della crisi si manifesteranno in maniera più accentuata tra il primo e il secondo trimestre del 2010. Tutto ciò dipende dalla particolare natura dei servizi professionali della categoria dei dottori commercialisti e degli esperti contabili caratterizzati da prestazioni continuative nel tempo e indispensabili per le imprese come la contabilità e la consulenza fiscale. La maggior parte degli intervistati ritiene di essere sottoposta a un enorme sacrificio dovuto alla speciale funzione di “ammortizzatore” della crisi verso le imprese non compensata in pari modo e misura da agevolazioni del governo. Da non sottovalutare, infine, il pressante invito rivolto da molti professionisti a tenere conto degli effetti prodotti dall’attività parallela di altre categorie 33 Risultati del Sondaggio DOMANDA 1. In seguito alla crisi economica l’attività complessiva dello studio in cui lei opera è: Molto diminuita Diminuita Invariata Aumentata Molto aumentata 9% 45% 32% 12% 1% DOMANDA 2. In seguito alla crisi economica il fatturato dello studio in cui lei opera è previsto: In forte calo (una diminuzione di oltre il 30%) In calo (una diminuzione tra il 10 e il 30%) In calo moderato (una diminuzione inferiore al 10%) Invariato In aumento (aumento inferiore al 10%) In aumento (aumento inferiore al 10%) 13% 39% 25% 15% 5% 2% DOMANDA 3. Ha notizia di studi professionali della sua zona che hanno chiuso l’attività o che rischiano la chiusura entro l’anno? Si, il fenomeno è molto sentito Si, ma il fenomeno è molto contenuto No 11% 19% 70% DOMANDA 4. Dall’inizio della crisi nel suo studio sono stati effettuati licenziamenti o comunque riduzioni di personale tra professionisti e collaboratori? Si, è stato necessario ridurre il personale di oltre il 30% Si, è stato necessario ridurre il personale ma in misura inferiore al 30% No, non è stato necessario ridurre il personale 7% 15% 78% professionali (tributaristi, ecc…) e di altri soggetti (associazioni di categoria e CAF) che proprio in questo momento di crisi stanno esercitando una forte pressione concorrenziale sul prezzo a discapito della qualità del servizio. Chiusure e licenziamenti: per il 38% dei professionisti del Sud la chiusura o il rischio di chiusura dell’attività è un problema seriamente avvertito, mentre nel Nord le percentuali si abbassano al 19-20%. Il timore di licenziamenti o di riduzione del personale è avvertito dal 25% dei professionisti del Sud e dal 20% degli under 45. Le domande sui professionisti che chiudono l’attività e su eventuali licenziamenti o riduzioni del personale da un lato mostrano come il fenomeno sia molto meno sentito del problema relativo al fatturato e al volume di clientela e di incarichi espressi nelle prime due domande del questionario, ma anche in questo caso è evidente come i gruppi più esposti siano i professionisti del Sud, le donne e i giovani. In particolare i giovani manifestano una preoccupazione maggiore per i possibili licenziamenti o le possibili riduzioni di personale. 35 Focus legislativo I provvedimenti in fase di discussione di maggiore interesse per la professione economico-contabile di Davide Persico, CNDCEC Atto: Senato n. 1329 Proponente: sen. Pierfrancesco Emilio Romano Gamba (Popolo delle Libertà) Oggetto: Disposizioni in materia di professioni non regolamentate e delega al Governo in materia di gestione previdenziale delle medesime professioni Iter: assegnato alla Commissione Industria del Senato Contenuto: Il progetto di legge ha l’intento di istituire un sistema di regole che vada a vantaggio non soltanto delle professioni, attraverso il riconoscimento di soggetti giuridici individuati ed organizzati, ma anche della competitività del sistema e del cittadino consumatore, destinatario delle prestazioni fornite dai professionisti. L’articolato normativo individua l’ambito di applicazione della legge nelle attività professionali per le quali non sia già stata prevista l’organizzazione negli albi od elenchi di cui all’articolo 2229 del codice civile e ne prevede le definizioni, annoverando tra le stesse non soltanto quelle che comportano prestazioni prettamente intellettuali, ma anche quelle per la realizzazione delle quali viene utilizzato il lavoro manuale. Inoltre, viene specificato che lo svolgimento della prestazione professionale, che deve essere libera e fondata sulla piena autonomia intellettuale e tecnica del professionista, può avvenire sia in forma individuale sia in forma associata o societaria, nonché configurarsi quale prestazione del lavoratore dipendente. Viene, poi, descritta la procedura di riconoscimento delle professioni non regolamentate da parte del Ministero della Giustizia. È prevista una procedura articolata, alla quale prendono parte il CNEL – quale organo propositivo del riconoscimento –, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano – in virtù della competenza ripartita tra i due livelli istituzionali in tema di «professioni» – e i Ministri competenti per materia. L’atto di riconoscimento deve sempre essere motivato ed indicare i criteri valutativi alla base della decisione. Infine, sono attribuite al Ministero della Giustizia i compiti di vigilanza sull’operato delle associazioni ed il potere sanzionatorio in caso di violazione delle relative disposizioni di legge. Atto: Camera n. 2578 Atto: Senato n. 1496 Proponente: on. Ivano Strizzolo (Partito Democratico) ed altri Oggetto: Modifiche all'articolo 37-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, concernente il contrasto dell'elusione fiscale e dell'abuso del diritto in materia tributaria Iter: assegnato alla commissione Finanze della Camera Contenuto: Il progetto di legge è volto a disciplinare Proponente: sen. Felice Casson (Partito Democratico) Oggetto: Norme in materia di misure patrimoniali di sicurezza e prevenzione contro la criminalità organizzata, certificazione antimafia, nonché delega al Governo per la custodia, la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e per la disciplina degli effetti fiscali del sequestro Iter: assegnato alle Commissioni Giustizia della Camera Contenuto: La proposta di legge ha l’obiettivo di armonizzare la normativa il fenomeno dell'elusione fiscale e l'abuso del diritto in materia tributaria. In particolare, il provvedimento modifica l'articolo 37-bis del DPR n. 600/1973 («Disposizioni antielusive»), ampliandone in primo luogo la rubrica, con l'inclusione dell'espressione «e per il contrasto dell'abuso del diritto». Pertanto, per i proponenti appare opportuno prevedere un'unica definizione, che possa configurare una clausola antielusiva generale, ottenuta anche mediante l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 37-bis e che, contemporaneamente, possa disciplinare in via legislativa il fenomeno di abuso del diritto, così colmando un vuoto normativo e inibendo interpretazioni troppo diversificate e, in definitiva, garantendo la certezza del diritto. Inoltre, viene introdotto il comma 1-bis con il quale il legislatore intende salvaguardare la facoltà del contribuente di scegliere legittimamente, tra quelle propostegli dall'ordinamento, la soluzione negoziale od organizzativa fiscalmente meno onerosa. Infine, il progetto di legge garantisce un uso corretto della prescrizione normativa, prevedendo la sanzione di nullità per gli accertamenti non analiticamente motivati con riferimento alle precipue circostanze di fatto, relative al singolo caso, che li hanno originati. in materia di sicurezza e prevenzione contro la criminalità organizzata, nonché conferisce una delega al Governo per la custodia, la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e per la disciplina degli effetti fiscali del sequestro. Particolarmente rilevante è l’art. 20 con il quale si affida la custodia, la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad un’Agenzia nazionale composta da rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri dell’interno, della giustizia e dell’economia e delle finanze, del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e dei rappresentanti delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale delle associazioni e delle cooperative sociali impegnate nella promozione della lotta sociale alla mafia e possibili destinatarie dei citati beni. Altresì, è istituita, presso ciascuna prefettura-ufficio territoriale del Governo, su iniziativa del prefetto, un’Agenzia provinciale per la gestione e la destinazione dei beni confiscati a organizzazioni criminali presieduta dal prefetto e composta dal questore, dai comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza, dal direttore dell’Agenzia del Demanio, dal presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti, da un rappresentante delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello provinciale delle associazioni e delle cooperative sociali impegnate nella promozione della lotta sociale alla mafia e possibili destinatarie dei citati beni. Ordini territoriali Reggio Emilia: è ora di valorizzare le differenze di genere di Fabio Pisani Ricco di spunti e di riflessioni - oltre che di numerosi dati a corredo - il convegno su donne e professioni, organizzato a Reggio Emilia da “PROFESS@RE AL FEMMINILE”, il coordinamento degli Ordini professionali della provincia. Due i punti chiave lamentati dalle professioniste italiane: il deficit di rappresentanza e il gap nel reddito. I numeri danno loro ragione. Maria Pia Camusi, ricercatrice del Censis, snocciola dati impietosi: le donne pur rappresentando ben il 44% del mondo professionale italiano ricoprono solo poco più del 12% degli incarichi di Consigliere nei Consigli degli Ordini e dei Collegi. Un passo indietro rispetto al 14% del 2004. Per quanto riguarda il reddito la situazione è ancora peggiore: la differenza tra uomini e donne è - ad esempio - del 54% tra gli architetti e del 61% tra gli avvocati. “Le condizioni di disparità sono evidenti anche se, lentamente, in diminuzione, ma le donne sono comunque ancora poco visibili”, ha detto Marina Calderone, presidente In cifre Iscritti: 665 di cui 221 donne Età media: 46,83 Tirocinanti: 75 di cui 39 donne Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 246 del Cup e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. “È difficile combinare lavoro, famiglia e carriera. Mancano, in questo senso, idonei ammortizzatori sociali. Basterebbe introdurre idonei incentivi per le sostituzioni per maternità o per malattia”. Sono stati di Maria Paglia, commercialista e tesoriere dell’Ordine dei commercialisti di Reggio Emilia, gli approfondimenti per le professioni economico giuridiche. “Le donne avvocato iscritte alla Cassa Forense nel 1981 - ha detto - erano il 7% del totale e nel 2008 rappresentavano il 42,7%; le donne commercialiste a fine 2008 erano il 28% del totale degli iscritti e, pur essendo ancora in minoranza, stanno crescendo ad un tasso più che doppio rispetto a quello degli uomini; la presenza femminile nel Notariato era dell’11% nel 1980, del 13% nel 1991 e a fine 2006 aveva raggiunto il 25%, con punte del 38,6% tra i notai con meno di 40 anni; nell’ambito della consulenza del lavoro la presenza femminile è decisamente più forte, si arriva ad oltre il 40% a livello nazionale, con punte del 45-46% in alcune regioni del Nord”. Il rosa avanza anche nella salute dove operano - ha detto Maria Brini, dell’Ordine dei Medici di Reggio Emilia - oltre un milione e mezzo di Reggio Emilia Reggio Emilia: la Basilica di S. Prospero, dedicata al patrono della città professionisti tra infermieri, ostetriche, farmacisti, tecnici di radiologia, tecnici di cardiologia, tecnici di laboratorio, di cardiologia, logopedisti, fisioterapisti, veterinari, medici ed odontoiatri. Se la medicina in qualche modo si va disumanizzando e si avverte la necessità di ridisegnarla in modo che essa tenga conto della persona nella sua interezza con i suoi bisogni di salute, ben venga la femminilizzazione delle professioni sanitarie che in tal modo si arricchiscono con le peculiarità del sentire al “femminile”, superando nel fare il modello fino ad oggi attuato”. E per le professioni tecniche l’architetto modenese, Anna Taddei, ha ricordato che “dei 136.00 architetti iscritti agli Ordini, le donne sono il 40% con un incremento del 4% nel corso dell’ultimo quinquennio; quelli iscritti alla Cassa di Previdenza sono solo 80.100 unità di cui 29.100 donne pari al 36%. Un dato questo che sembra confermare la maggiore difficoltà delle donne ad esercitare la libera professione. Per gli aspetti della 37 Reggio Emilia: il Teatro municipale, intitolato oggi a Romolo Valli Superficie (Kmq) 2.292,89 Popolazione (1.1.2008) 510.124 Imprese attive (2004) 53.641 Occupati (2007) 235.429 Valore aggiunto* (2006) 13.706,44 Fallimenti dichiarati (2006) 72 *VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE AL LORDO SIFIM – VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO rappresentanza, le donne nei Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti sono il 23%, un dato decisamente migliore rispetto alla media delle altre professioni”. E in termini più strettamente culturali qual è la situazione? “Non ho dubbi - dice Rosa Anna Pironti, dell’omonima dinastia di editori - le donne sono più brave e, ovviamente, più discriminate: sono il 60% degli insegnanti di scuola superiore ma solo il 34% dei docenti universitari”. “Si laureano - dice ancora - in misura maggiore e in un tempo minore: nel quinquennio 20042008, le donne laureate sono state il 58% del totale dei laureati. Il 68% dei laureati sotto i 22 anni sono donne; a 26 anni è ancora il 58%; solo tra i laureati con un’età di 30 anni le “ritardatarie” sono lo stesso numero degli uomini”. “E poi - conclude - le donne leggono di più: su 100, 65 leggono; su 100 uomini lo fanno solo in 55”. Dunque uomini in rotta clamorosa…? Si direbbe di sì anche a sentire Giovanna Alessio, direttrice della sede di Reggio Emilia dell’Agenzia delle Entrate che, ai microfoni di Press Web Tv, ricorda che prima o poi il Direttore Generale non potrà non essere donna. E impietosamente Maria Paglia ricorda che si è parlato di differenze 38 Reggio Emilia Cantarelli: “Più spirito di Categoria” Per il presidente dell’Ordine reggiano occorre diffondere al massimo il senso di aggregazione Quali sono le principali peculiarità ed i problemi specifici che la categoria incontra nell’ambito territoriale dell’Ordine da te presieduto? Su questo non posso che rilevare come sia comune sentire la necessità di trovare strumenti ed azioni per coinvolgere maggiormente gli iscritti a parlare di “Categoria”, diffondendo al massimo lo spirito di aggregazione. E’ una necessità che il nostro Consiglio ha sentito sin dal momento del suo insediamento e che trova difficile soluzione. I Colleghi molto spesso, infatti, non ritengono di dover dedicare il loro residuo tempo ed energie, già molto assorbiti nel lavoro quotidiano, a formare uno spirito di Categoria. Tale ”scollamento” della base a quelli che sono i problemi della Categoria non permette ad essi, però, di valutare con le dovute conoscenze ed attenzione i risultati sin qui ottenuti dalla professione, sia a livello locale che nazionale. Il sistema ordinistico della nostra professione ha nel proprio Dna la capacità di rappresentare nei fatti un modello di garanzia per l’interesse pubblico. Tale percezione sarà, però, migliorata solo se tutti i colleghi ne saranno sia convinti che parte attiva. Come pensi di sviluppare sul territorio i rapporti con le altre professioni? I nostri rapporti con le altre professioni della provincia registrano di genere anche a proposito della recente crisi finanziaria e ci si è chiesti se una maggiore presenza femminile nelle stanze del potere l’avrebbe evitata. “Sicuramente la massiccia presenza maschile ai vertici del potere economico e finanziario al momento dello scoppio della crisi - ha detto - risultati lusinghieri. Già da qualche anno, infatti, è stato costituito a livello provinciale un coordinamento tra i vari Ordini/Collegi locali denominato “Profess@RE” (professioni a Reggio Emilia), da intendersi come laboratorio di idee e momento di confronto interprofessionale, di stimolo per la realizzazione di attività o eventi comuni, volti a diffondere e migliorare la “percezione” del ruolo e dell’importanza sociale rivestita dai professionisti. In questa ottica è nato nel 2009 un secondo tavolo denominato “Profess@RE al femminile”, con il fine di analizzare la tematica femminile in ambito professionale. La formazione professionale continua, da sempre punto di forza dell’attività di questo Ordine, ha contribuito a moltiplicare i contatti tra i colleghi, anche di altre professioni, operatori dell’area economico-giuridica. Per la FPC già da anni ci troviamo a collaborare in modo assiduo con l’Ordine Forense, costituendo per gli avvocati un punto di riferimento nell’organizzazione di eventi su temi di comune interesse. E’ ormai alla quinta edizione, costituendo un appuntamento fisso e con grande partecipazione, ad esempio, il convegno realizzato in collaborazione con loro in materia fallimentare e di risanamento della crisi d’impresa. lascia quanto meno aperta la possibilità che un approccio diverso potesse avere un effetto diverso, senza però darci risposte. Ora forse le donne potranno cogliere maggiori opportunità in questo senso, essendo “cadute molte teste” nelle file degli uomini”. Ma - poi - occorre anche confrontarsi Cosa ti aspetti dal rapporto con il CNDCEC e quali sono le forme di collaborazione che pensi di suggerire ai vertici nazionali? La percezione che il CNDCEC abbia svoltato e reinterpretato il proprio ruolo nei confronti della politica, diventando interlocutore accreditato e propositivo in materia di programmazione fiscale e tributaria, è sicuramente uno dei maggiori meriti da ascrivergli, con una conseguente positiva ricaduta a livello locale del nostro ruolo. Essere i soggetti che analizzano le norme anche in una visione di benefici e sostenibilità per il Paese, permetterà di consolidare il diritto a presenziare ai tavoli ministeriali, con beneficio per tutti i colleghi che dovranno poi applicare tali norme nella quotidianità, in un’ottica di semplificazione ed attinenza alla realtà economicoreddituale della nostra clientela. Nel rapporto tra Ordine territoriale e il CNDCEC ci sono alcune aree che potrebbero essere implementate e/o migliorate. L’esigenza più sentita è quella di avere alcuni strumenti operativi, anche a livello di software, procedure, note illustrative, scadenziari degli adempimenti direttamente dal CNDCEC volte a migliorare la nostra funzione amministrativa. Importante, inoltre, sarebbe organizzare da parte del CNDCEC “percorsi formativi” rivolti ai Consiglieri degli Ordini nell’ambito con la quotidianità. “È inutile che ci nascondiamo dietro un dito - ha detto ancora la Paglia: permangono ovviamente alcune peculiarità biologiche che rendono profondamente diverse donne e uomini e la maternità è sicuramente la più rilevante. Una donna giovane, in età fertile, dopo aver perfezionato gli Reggio Emilia dello svolgimento dei loro compiti e cariche. Il positivo rinnovamento nella composizione dei Consigli locali, che ha permesso a giovani colleghi di dedicarsi con spirito di servizio alla categoria e di avanzare visioni e prospettive nuove sul futuro della professione, va adeguatamente supportato con una “formazione mirata”, con particolare attenzione alla funzione disciplinare, ove la componente di norme di procedura civile non sempre è patrimonio proprio della nostra formazione. Come si colloca la categoria nei rapporti con le Istituzioni locali, quali Tribunali, Camere di Commercio ed Enti locali? A Reggio Emilia la situazione ha visto nel tempo un notevole miglioramento, grazie allo sforzo profuso nello sviluppare tali rapporti al fine di meglio accreditare il nostro Ordine nei confronti delle stesse. Questa opera si sta concretizzando in una fattiva collaborazione con il Registro delle imprese, attraverso momenti di confronto, dove è emersa la volontà comune di anticipare le problematiche operative invece di subirle. Nei confronti del Tribunale il rapporto è ormai consolidato e questo ha permesso di instaurare delle “best practices”, volte a favorire il regolare svolgimento dei procedimenti giudiziari, ad assicurare un principio di rotazione negli incarichi, a limitare il più possibile le eventuali rinunce. studi e iniziato il percorso professionale, può affrontare gravidanza e puerperio” “Si parla molto - ha concluso - delle difficoltà di conciliazione e di gestione della maternità da parte delle lavoratrici autonome. Noi commercialisti una piccola ma concreta proposta l’abbiamo fatta: la Il “Progetto Scuola Impresa sociale”, una nostra iniziativa con sviluppo triennale, ha permesso, inoltre, di instaurare, con reciproca soddisfazione, rapporti con il mondo del non profit e con il Comune e la Provincia. Essa mira a sviluppare in sinergia con le ODV, le ONP, le cooperative e con gli imprenditori, una nuova cultura in ambito di “bilancio sociale”, valorizzandone sia l’aspetto strategico-gestionale, la capacità di valutare le performance, oltre che di accreditarci come interlocutore nella definizione delle politiche sociali provinciali. Delicato è, invece, il rapporto con le associazioni di categoria, che rappresentano da sempre un competitor aggressivo e non facilmente coinvolgibile in progetti comuni. Su questo fronte ultimamente si sono avuti motivi d’attrito legati alla gestione dei consorzi di fidi che nella nostra regione sono confluiti in UNIFIDI, dove ci siamo attivati sottoscrivendo un protocollo d’intesa che garantisse da una parte un corridoio preferenziale per le richieste presentate dai professionisti, dall’altra frapponesse sempre la nostra figura tra il cliente finale e l’associazione, in modo da valorizzare il nostro ruolo. Quali sono le istanze locali su cui ritieni sia opportuno un intervento del Consiglio Nazionale? Riprendendo direttamente dal punto precedente sono auspicabili iniziative Commissione ed il Comitato pari opportunità del CNDCEC hanno elaborato una proposta di modifica normativa da inoltrare, attraverso l’Agenzia delle Entrate, al Ministero dell’Economia, per inserire tra le cause di esclusione dall’applicazione degli Studi di settore anche la gravidanza ed il parto, per l’anno in 39 inerenti l’operatività dei consorzi fidi. Anche il consolidare nuove aree di mercato nell’ambito dell’attività dei Tribunali in materia di conciliazione ed arbitrato, è un compito del CNDCEC. Sul tema, infatti, notiamo una presenza più marcata ed incisiva da parte del Consiglio Forense che si sta già attivando per la creazione di Camere di conciliazione/arbitrato sul territorio. Altro fronte d’azione sarebbe quello di attivarsi con il sistema camerale affinché venga iniziata una reale attività di monitoraggio su quelle società che, pur avendone l’obbligo, non sono a tutt’oggi dotate di Collegio Sindacale. E’ un’area non presidiata e monitorata dalle CCIAA locali, ma che costituisce una distorsione del mercato/concorrenza tra coloro che si uniformano alle disposizioni di legge e chi non lo fa, avendo, d’altra parte, la possibilità di far emergere importanti opportunità di lavoro per i colleghi oltre che rimarcare la funzione di tutela dell’interesse pubblico. Ed è proprio sul Collegio sindacale che il CNDCEC dovrà effettuare un’azione di presidio, soprattutto alla luce del prossimo recepimento della direttiva comunitaria, ribadendo la preziosa opera da noi svolta in questo particolare momento di crisi. Assolutamente necessario prevedere un limite patrimoniale alla responsabilità dei sindaci, la cui mancanza oggi non trova nessuna giustificazione. cui si verifica l’evento e per quello successivo, assimilandovi anche le adozioni e gli affidamenti. In tal modo si eviterà alla madre professionista l’onere di dover dimostrare che tale situazione debba essere inquadrata nella previsione generica di ‘periodo di non normale svolgimento dell’attività’ ”. Washington D.C., la città della Casa Bianca Civiltà, senso delle istituzioni, storia, è possibile trovare tutto questo nella splendida capitale americana di Victor / Foto Getty Images uando si pensa alla città-simbolo degli Stati Uniti viene naturale riferirsi a New York. Eppure in pochi sanno che esiste una città molto bella, altamente simbolica dello spirito americano per civiltà, senso delle istituzioni e storia. Questa città è Washington D.C., la capitale degli Stati Uniti d’America. Washington è la città della Casa Bianca. E bianco sembra essere il colore dominante di questa città, i cui edifici sono prevalentemente di questo colore. Bianco è appunto il colore della residenza del Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma bianco è anche il colore del Campidoglio, la sede del potere legislativo degli Stati Uniti. Bianco è il grande obelisco dedicato al primo presidente degli Stati Uniti George Washington a cui deve il nome questa città. E bianco è anche il meraviglioso Lincoln Memorial davanti al quale furono pronunciati discorsi memorabili come quello di Martin Luther King che cominciava con le parole “I have a dream”. Città meravigliosa Washington D.C. dove, accanto al bianco, Q campeggia il verde dei giardini e delle aiuole curate alla perfezione dove di giorno gli scoiattoli scorazzano liberi in cerca di cibo. E dove di notte è perfino possibile vedere lo sfavillio delle lucciole, che oramai non si vedono più nelle città, ma che nella capitale statunitense trovano invece un ecosistema che permette loro di esistere. Verde è anche il colore che caratterizza il cimitero di Arlington, dove sono sepolti gli eroi civili e militari degli Stati Uniti. Qui è meta di un incessante pellegrinaggio la tomba di John Fitzgerald Kennedy e quella di suo fratello Bob, entrambi uccisi, ed entrambi grandi protagonisti della recente storia americana e dell’umanità. Non è difficile visitare questa grande capitale, dalle strade ampie e dalla grande vivibilità. Tutto l’asse viario principale “The Mall” conduce ai principali monumenti, frutto della storia dei presidenti degli Stati Uniti d’America. E poi c’è un fiume, il Potomac, lungo il quale è piacevole passeggiare, fare jogging o bere qualcosa nei caffè lungo la passeggiata. Washington è anche un città dove è possibile fare shopping. Nell’area 42 Viaggi centrale e nella zona denominata Georgetown ci sono tutte le grandi griffe e tutti i negozi più importanti a portata di carta di credito. Qui alla sera passeggiano i giovani, gli studenti, i turisti. Qui la città perde un po’ della sua “istituzionalità” e si consegna alla spontaneità di una vita più disinvolta. Ma Washington è anche la città dei grandi musei. Segnaliamo il maestoso Smithsonian Museum. Memorabile può diventare anche la visita al Museo di Storia Americana o il Museo di Scienze Naturali. Molto interessante è la visita al Museo aerospaziale dove è possibile ripercorrere tutta l’epopea delle grandi missioni spaziali americane. Qui si può visitare, tra le altre cose, la navicella Apollo reduce delle sue missioni lunari. Ma Washington è soprattutto la città della Casa Bianca. Sia che la si contempli dall’inferriata che la circonda davanti all’ingresso principale di Pennsylvania Avenue, sia che si abbia la possibilità di accedere ad un tour organizzato per una visita interna, la residenza del presidente degli Stati Uniti è senza ombra di dubbio un posto di grande fascino e suggestione. Mangiare a Washington D.C. Nella capitale americana ci sono i ristoranti che rappresentano tutte le cucine mondiali. Qui si possono assaporare bistecche di prim’ordine nelle meravigliose steak house americane, o un sushi negli straordinari ristoranti giapponesi, o gustare pietanze indiane, italiane o francesi. Di tutto un po’ si può provare nell’Old Ebbitt Grill, proprio dietro la Casa Bianca, posto di grande suggestione frequentato da uomini politici e giornalisti americani. Molto ricercato, tra i ristoranti italiani, è il Cafè Milano che si trova a Georgetown. Qui si possono mangiare piatti della cucina italiani, in un contesto elegante e Washington: in alto, il Capitol Building, sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Stati Uniti; in basso a sinistra, il National Museum of Natural History raffinato. Una meta della cucina creativa è invece il ristorante Brickskeller a due passi da Dupont Circle. Dormire a Washington D.C. Alberghi moderni, funzionali o di charme, tutto è possibile provare e trovare nel cuore della città americana. Dagli alberghi “suites” dove si affittano veri e propri appartamenti dotati di cucina e disimpegni, fino agli alberghi per turisti o per uomini d’affari, l’offerta d iWashington è capace di soddisfare tutti i gusti e tutte le tasche. Gli alberghi più belli sono a nostro avviso nella zona della Casa Bianca. Quello più affascinante è il St. Regis. Ma anche nell’adiacente Hay Adams si rinvengono la stessa dignità, lo stesso fascino, lo stesso servizio impeccabile ed elegante. Poco distante, un po’ più economico e con meno pretese, segnaliamo l’hotel Hilton. Di buon livello anche l’Intercontinental, il Grand Hyatt ed il Madison. E per concludere Ricordiamo che gli Stati Uniti sono il regno dell’efficienza. Regola alla quale non si sottrae, a maggior ragione, la capitale americana. Da qui si possono raggiungere agevolmente i punti più cruciali degli Stati Uniti. A portata di shuttle aereo o di treno veloce è la stupenda New York. Per questo non si può escludere di fare di Washington D.C. la base di partenza per un indimenticabile viaggio negli States. Link http://washington.org/ www.tripadvisor.com/Tourism-g28970-Washington_DC_District_of_ Columbia-Vacations.html 44 Società e Cultura “Donne a confronto” al Mitreo Film Festival 2009 GRINTA E DETERMINAZIONE, MA SENZA OMOLOGARSI AL SISTEMA MASCHILE. ANCORA OGGI C'È CHI È COSTRETTA A SCEGLIERE TRA FAMIGLIA E LAVORO di Tiziana Mastrogiacomo omini che ancora oggi faticano a confrontarsi con donne determinate e consapevoli del proprio ruolo fuori e all’interno della famiglia. E donne che invece in molti casi ancora faticano a conciliare famiglia e professione. È il quadro, contraddittorio, emerso dal convegno “Donne a confronto”, tenutosi nell'ambito della giornata tutta al femminile del Mitreo Film Festival 2009 di Santa Maria Capua Vetere, giunto quest’anno alla sua nona edizione. Alla tavola rotonda, svoltasi il 10 dicembre presso il Teatro Garibaldi della cittadina campana, ha partecipato anche Maria Luisa Campise, in qualità di direttrice di Press e di consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Cosenza. Con lei sul palco, moderate da Catherine Spaak, altre donne ai vertici di professioni che per molti secoli sono state esercitate esclusivamente dagli uomini. Un incontro per fare il punto sulle difficoltà, i progressi e le vittorie delle donne, ancora troppe volte costrette a scegliere tra il lavoro e la famiglia. “L'Italia – ha esordito Emma Buondonno, architetto, docente universitario e assessore nella Giunta comunale di Santa Maria Capua Vetere – ha ancora tanta strada da percorrere rispetto agli altri Paesi europei dal punto di vista dell'organizzazione sociale ed economica. Un fattore che ha un forte impatto sulla vita quotidiana delle donne”. La mancanza di un welfare a misura di donna (e di bambino) sembra essere uno dei principali ostacoli ad una piena affermazione femminile nel mondo del lavoro. Difficoltà di affrancamento dal peso della gestione quotidiana delle incombenze familiari che però convivono ormai U frequentemente con un nuovo protagonismo femminile. Un fenomeno relativamente nuovo nel nostro Paese tanto che “ancora oggi – ha affermato Maria Antonia Vertaldi, magistrato e presidente del Tribunale di Sorveglianza di Sassari – colgo da parte degli uomini atteggiamenti che dimostrano debolezza e impreparazione di fronte ad una realtà mutata”. Ma anche quante riescono a ritagliarsi uno spazio nel mercato del lavoro e ad ottenere gratificazioni in ambito professionale, però, “purtroppo – dice Maria Antonia Vivaldi – continuano a constatare che arriva prima la donna e poi la professionista”. E sempre con la sensazione che per raggiungere gli stessi obiettivi si fatichi di più e si guadagni di meno degli uomini. “Nell'ambito della professione di curatore fallimentare, per esempio, c'è la tendenza ad affidare agli uomini incarichi di prestigio e più remunerativi – ha sottolineato Maria Luisa Campise – La soluzione è quella di far emergere la professionista e di dimostrare che al pari dei colleghi maschi si è in grado di svolgere le stesse funzioni. La determinazione è un fattore importante, non bisogna arrendersi alle prime difficoltà. Ma per quanto le cose siano cambiate, i livelli di reddito tra professioniste e professionisti sono ancora diversi”. Le donne, però, non devono cadere nella trappola di adeguarsi ad un modello professionale prettamente maschile. Si tratterebbe di una “scorciatoia” per raggiungere i vertici che snaturerebbe le peculiarità femminili nell’approccio al lavoro. “Dobbiamo prendere le distanze da una logica quale quella maschile tradizionalmente fondata sulla competizione – ha continuato la Vertaldi – e portare in dote non solo la conoscenza, ma anche quei sentimenti tipici delle donne, come la sensibilità e l'umanità. Solo così l'autorevolezza al femminile sarà davvero proficua”. Donne ai vertici sì, ma come raggiungerli? “Dobbiamo lavorare di più – ha risposto Paola Tarsitano, presidente del Consiglio cittadino per le Pari Opportunità di Santa Maria Capua Vetere, con un passato di assistente sociale negli istituti penitenziali della Campania e della Toscana – per dimostrare di essere in grado di garantire quella continuità lavorativa che la nostra funzione sociale di madri a volte non permette. Da questo punto di vista siamo economicamente svantaggiate e troppe volte costrette a rinunciare non solo alla formazione, ma alla stessa professione”. Non poteva mancare un commento sulle quote rosa viste non come fine, ma come mezzo per raggiungere determinati obiettivi. “Servirebbero più donne nelle cosiddette stanze dei bottoni – ha detto ancora Maria Antonia Vertaldi –, per cambiare una cultura di tipo maschile che non concilia i tempi della donna tra famiglia e lavoro. Le quote rosa devono essere portatrici dei bisogni delle donne per abbattere le barriere ed ottenere la parità sostanziale”. “Nelle attività libero-professionali – ha detto Maria Luisa Campise – è difficile conquistare la fiducia del cliente. Prima è necessario dimostrare grinta e determinazione, caratteristiche certo non tipicamente femminili, anche se alla fine il cliente si affida volentieri ad un professionista donna. È fondamentale salvaguardare la propria tipicità senza omologarsi al modello maschile”. Affinché “le donne non siano più costrette a scegliere - come ha sottolineato proprio a conclusione dell’incontro il direttore di Press - tra la carriera e la famiglia”. 46 Lettere a Press Protagonisti del cambiamento Caro Direttore, permettimi qualche sintetica riflessione in questo momento di “post recessione”. Arrivato a 51 anni, dopo 30 anni di attività, credevo di avere ormai le idee chiare, ma il Congresso nazionale di marzo a Torino mi ha dato una scossa. Salutare. Protagonista del cambiamento io non lo ero mai stato; la forza, tuttavia, del messaggio congressuale è stata determinante a farmi modificare l’angolazione riguardo alla professione. Dicevo all’inizio “post recessione”. Era sarcasmo. Ma quale “post”: siamo in piena crisi, e lo sanno bene i colleghi; lo sanno e lo pagano ogni giorno, in termini di calo delle attività, di difficoltà nei rapporti con i clienti, di aumento dei costi generali di Studio, eccetera. Bene (anzi, male). Allora il messaggio sul cambiamento era ed è centrato. Non facciamone tuttavia un’“icona del ricordo”, facciamone un motto permanente. Mi è capitato di intravedere, per caso, qualche giorno fa a Roma il nostro presidente Claudio Siciliotti indossare la t-shirt congressuale; io la uso banalmente in palestra, lui invece la portava in un’occasione di lavoro istituzionale: ok, così si fa! La sostanza che supera la forma. Cosa occorre fare per essere protagonisti del cambiamento? Salto la fase della lamentazione e dell’autocommiserazione e condivido con voi la mia nuova prospettiva: lavorare ottimizzando meglio il tempo, rivedere al rialzo le tariffe della consulenza, specializzarsi quando tutto intorno tende all’appiattimento, studiare, valutare i risultati, cercare incessantemente di coniugare efficienza con efficacia, non solo per il lavoro ma anche per noi e per le nostre famiglie. Nessun azzardo, non siamo uomini o donne irresponsabili: coraggio, consapevolezza ed autostima, quelli occorre invece averne in abbondanza! Siamo bravi e preparati; semmai ci capitasse di sentirci non impeccabili, allora studiamo e facciamo un percorso di crescita. Investiamo su noi stessi e crediamo nel nostro futuro. Ce lo dobbiamo! Alberto Moraglia ODCEC di Sanremo Caro Collega, direi che il tuo ottimismo e la tua voglia di impegnarti SONO il miglior viatico per superare qualsiasi crisi, compresa [email protected] quella attuale che c’è ancora nei nostri Studi e si farà sentire ancora per qualche tempo. Hai perfettamente ragione, quando dici che “protagonisti del cambiamento” non deve rimanere uno slogan da associare ad un entusiasmante appuntamento nazionale del recente passato della nostra Professione. Sta a ciascuno di noi, nella sua quotidianità, dimostrare di credere nella forza di quel messaggio. Con o senza maglietta. Per una Giustizia più snella Caro Direttore, tra le tantissime azioni che il CNDCEC sta egregiamente portando avanti a favore della Categoria, vi è il meritato tentativo di farci partecipare in prima persona alla deflazione dei procedimenti civili. E’ tale l’importanza delle azioni che i Notai e gli Avvocati sono alquanto accigliati nel trovarsi accerchiati dalla nostra ingombrante presenza nei loro privati ‘giardini’. Fatta questa premessa e considerazione ritengo, propositivamente, che la nostra presenza ed azione non possa prescindere dal fare pesare in sede Centrale le seguenti semplici espressioni di pensiero professionale. La Conciliazione è ben altra cosa della Mediazione. La Mediazione è una fattispecie giuridica ben circostanziata nel nostro ordinamento giuridico ed afferisce a situazioni che, mi sia consentito, ben poco hanno a vedere con il procedimento che è in corso di attivazione con caratteristiche deflat(t)ive. Certamente si tratta di mero errore da amanuense perché suppongo che “Mediazione” sia un termine semplicemente mutuato da scritti in altra lingua ma, purtroppo, ritengo, personalmente ed indegnamente, che non possa assolutamente essere usato, tout court, nella giurisdizione italiana, pena inevitabili confusioni di ruoli e di risultati attesi. Non è possibile, quindi, che si proceda nella relativa legislazione senza che la voce del nostro Consiglio suggerisca che, ricondurre la nascente fattispecie nell’alveo identificativo della Conciliazione vera e propria, può indurre “in tentazione” ed in errori chicchessia. Si comprende che su tutto grava il tentativo di formulare una disciplina “sostitutiva” ma che garantisca la necessaria impressione di essere risolutiva, autorevole e giusta: ma, a maggior ragione non è e non sarà “mediazione” o meglio, chi l’applicherà, non sarà un “mediatore” ma un soggetto dotato di capacità e caratteristiche effettivamente “fuori dalla norma”; un soggetto, cioè, che pur dando impressione di essere presente ma, quasi, non necessario, discreto sino a rasentare la evanescenza, di fatto conduce una diatriba di natura economica senza limite di importo cercando di realizzare tutt’altro che un vinto ed un vincitore; un essere diàfano seppur immanente, che esercita maieutica ma non coercizione, neanche nel risultato finale: mutuando le parole di Claudio Siciliotti una attività che sembra tagliata su misura sul “commercialista”, prenda, quindi, le redini il commercialista! Si spera, altresì, che nella legislazione finale non si abbia a che fare con ulteriori obbrobriose dissonanze sul tema come: … Il Responsabile del Procedimento o (peggio) il suo Sostituto… quando si parla del Conciliatore o come… forme Telematiche di Conciliazione… con tutto quello, cioè che con la Conciliazione, acme di civiltà applicata, nulla ha seriamente ed intrinsecamente a che fare. Sono sicuro che quanto appena bisbigliato fosse già, eccome, a conoscenza di tutti ma, non sentendone troppo parlare, al massimo sarò stato una voce in più a fare eco. Francesco Romano ODCEC di Vibo Valentia Caro Collega, le tue precisazioni sono senz’altro utili a un dibattito che verte su uno dei temi che l’attuale governance della Categoria ha portato avanti con maggiore determinazione. Siamo tutti perfettamente consapevoli che la proposta di introdurre “filtri obbligatori”, per ridurre il numero di controversie che approdano nei tribunali italiani è stato uno dei principali cavalli di battaglia del Consiglio Nazionale. È poco, ma certo che la figura professionale più confacente al ruolo di solutore di controversie in sede extra-giudiziale. È però altrettanto certo che, solo un paio di anni fa, i commercialisti avrebbero avuto difficoltà anche soltanto ad essere accettati a un tavolo sulla giustizia con le professioni di consolidato riferimento per questo ambito, quali notai e avvocati. Oggi tutto questo è invece scontato ed è già una bella testa di ponte da cui costruire l’ulteriore avanzata che anche tu auspichi. Letti per Voi L’ANALISI PER FLUSSI E IL RENDICONTO FINANZIARIO Tempo libero Walter Caputo Hai vinto, Galileo! (Esse Libri Simone, 2009) Piergiorgio Odifreddi (Mondadori, 2009) Il rendiconto finanziario serve a tracciare un quadro dei flussi di cassa di un determinato periodo. In particolare, grazie ad esso, è possibile ottenere informazioni circa le fonti (ossia le modalità di reperimento) e gli impieghi (ossia gli utilizzi) dei fondi liquidi a disposizione dell’azienda, nonché ragguagli sul controllo del rischio finanziario. Il volume illustra i fondamenti di questo importante strumento di analisi secondo un approccio per gradi: dopo un rapido esame degli aspetti introduttivi, si passa ai vari modelli di rendiconto, relativamente ai quali si chiariscono regole e meccanismi di funzionamento, applicati, poi, a un caso completo svolto. Il CD-Rom esalta il taglio pratico della pubblicazione poiché consente, grazie all’applicativo Excel, un’agevole e rapida elaborazione dei calcoli. ABUSO DEL DIRITTO IN CAMPO TRIBUTARIO AA.VV. (Fondazione Telos, 2009) Il Centro di ricerca dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma – Fondazione Telos – ha pubblicato in questo volume i lavori della Commissione di studio impegnata nel settore della disciplina tributaria del reddito delle imprese. Il lavoro è costituito da una serie di contributi legati da un comune filo, con l’intento di informare non solo sui concreti accadimenti, prevalentemente giurisprudenziali, ma anche per segnalare l’evoluzione sistematica in atto. Si è formata così una piattaforma ragionata per animare un dibattito successivo che dovrà essere interdisciplinare, ampio ed approfondito come si conviene ad un argomento centrale per l’economia nazionale e attuando il necessario coordinamento con gli organismi rappresentativi centrali della professione. Mentre è indubitabile che sia interesse di tutti che l’Erario possa contare su un flusso ordinato di risorse al servizio dei programmi di spesa costituzionalmente determinati, è anche essenziale che tutti coloro che intervengono nel ciclo della determinazione dell’imposta possano contare su regole chiare e leali per la determinazione del tributo che ciascun imprenditore deve sul reddito prodotto. Regole che ormai si vanno approssimando ai criteri del “nuovo” ordinamento del diritto contabile costituito dagli IFRS, centrati sull’ancora indefinita nozione della prevalenza della sostanza sulla forma. IL BILANCIO Francesco Giunta, Michele Pisani (Apogeo, 2008) Il bilancio è la raccolta di informazioni più immediatamente disponibili sull'assetto e sull'andamento di un'azienda. Saperlo interpretare correttamente, quindi, è indispensabile sia a chi sta dentro l'azienda e ha l'esigenza di controllarne la gestione (imprenditore, dirigenti), sia a chi sta fuori dall'azienda e intende avviare o mantenere con essa rapporti d'affari (finanziatori, fornitori, clienti). Per interpretare correttamente un bilancio, però, occorre avere una conoscenza non superficiale del suo "linguaggio", ossia dei criteri e delle regole secondo le quali esso viene costruito. Questo libro si propone di offrire una presentazione del bilancio organica, rigorosa ma accessibile anche ai non specialisti. IL TRUST. CARATTERISTICHE E RAPPRESENTAZIONE CONTABILE Alessandra Allini (Giappichelli, 2009) Sulla scia di consolidate tendenze internazionali, in parte già ratificate in sede comunitaria, anche nel panorama italiano si va oggi diffondendo l'istituto del trust. Segnatamente, si tratta di un singolare strumento di segregazione patrimoniale, mediante il quale un disponente decide di distaccare uno o più beni, da delimitare secondo uno schema vincolato in chiave economica e giuridica, indi da trasferire ad un soggetto fiduciario. A quest'ultimo, poi, pertiene una funzione gestoria di varia ampiezza, in vista di un futuro trasferimento dei beni medesimi, nonché dei benefici frattanto maturati, da destinare a vantaggio di beneficiari appositamente identificati. Con osservazione limitata a forme societarie e, soprattutto, in presenza di determinate caratteristiche funzionali ascrivibili alla sub-unità gemmata, il presente lavoro ha inteso esaminare alcuni profili economico-aziendali del trust. Una volta tratteggiate le linee generali dello strumento e le connesse implicazioni sul piano della separazione del rischio, il nucleo centrale dello scritto ha riguardato gli aspetti contabili che si producono nella sfera degli attori coinvolti. In particolare, laddove la frazione di patrimonio disposta in trust si presenti con tratti distintivi tali da configurare una coordinazione produttiva di grado minore, numerosi e complessi sono i problemi di rendicontazione che possono affiorare, talvolta con soluzioni non interpretabili in modo univoco. Come punto di arrivo, occorre predisporre degli schemi di sintesi contabile periodica - confluenti in un vero e proprio rendiconto del trust - con cui monitorare gli andamenti dell'attività fiduciaria al fine di appagare le specifiche esigenze informative sollecitate dai diversi stakeholders. Un libro che ci sollecita a leggere (o rileggere) le grandi opere di Galileo e scoprire che non si tratta solo di scienza. Come disse Italo Calvino, Galileo è stato “il più grande scrittore della letteratura italiana di ogni secolo”. Il piccolo milionario di Mumbai Azharuddin Mohammed Ismail (Sperling&Kupfer, 2009) La storia vera del bambino che ha commosso il mondo nel film The Millionaire. Sullo scenario del brulicante mondo dello slum di Mumbai, una storia che ci parla del destino, difficile, ma che si può cambiare. L'importante è non smettere mai di sognare. Il carnevale della croce Alda Merini (Einaudi, 2009) Anche quando evocano i desideri più profani, i versi di Alda Merini sono attraversati nell'intimo da un senso di perdizione assoluta e di ritrovamento improvviso, di morte e rinascita, di trascendenza irredimibile e di miracolosa congiunzione salvifica. La Ragazza di via Maqueda Dacia Maraini (Rizzoli, 2009) È un percorso che nasce da lontano, quello di questo corposo e importante viaggio nei racconti di Dacia Maraini. Una scrittura ricca e profonda che ci accompagna ancora una volta in un viaggio denso, intimo, che trae la sua forza rivelatrice da uno sguardo femminile, coraggioso e dolce. 47 Press Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Presidente Claudio SICILIOTTI Vice Presidente Francesco DISTEFANO Segretario Giorgio SGANGA Tesoriere Giuliano BOND Consiglieri Giancarlo ATTOLINI Luciano BERZÈ Claudio BODINI Giosuè BOLDRINI Andrea BONECHI Roberto D’IMPERIO Marcello DANISI Flavio DEZZANI Enricomaria GUERRA Stefano MARCHESE Massimo MELLACINA Paolo MORETTI Giovanni Gerardo PARENTE Domenico PICCOLO Giulia PUSTERLA Felice RUSCETTA Emanuele VENEZIANI Piazza della Repubblica, 59 00185 - ROMA Tel +39 06.47863322 Fax +39 06.47863640 Sito internet: www.cndcec.it e-mail: [email protected] VARIAZIONI INDIRIZZI SEDI A seguito delle numerose segnalazioni pervenute a questa Redazione, si precisa che la rivista viene inviata a tutti gli iscritti all’Albo utilizzando il database predisposto dagli Ordini territoriali ed inserito sul portale del Consiglio Nazionale. Pertanto, essendo la gestione degli Albi di esclusiva competenza degli Ordini territoriali, a norma dell’art. 12, comma 1, lett.c) del d.lgs. 139 del 28 giugno 2005, la Redazione non può apportare alcuna modifica all’archivio iscritti. Ogni tipo di variazione o rettifica deve essere comunicata al proprio Ordine di appartenenza, che provvederà, attraverso una apposita procedura informatica, ad aggiornarli direttamente sul sito internet del Consiglio Nazionale. 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