Press - CNDCEC

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gennaio 2010 / no.18
Press
Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano
Professione Economica e Sistema Sociale
Liberi professionisti:
il Quarto Stato invisibile
Azioni concrete
a sostegno
degli individui
Occorre ripensare
a nuovi modelli
di lavoro e welfare
È arrivato il momento
del rinnovamento
culturale
Press
Sommario/gennaio
CNDCEC REPORT
30 L’attività di dicembre
DIAMO
I NUMERI
EDITORIALE
Maria Luisa Campise
3
PEOPLE
Sacconi: “Ripresa ‘selettiva’ nel 2010”
- Pag. 4
Maurizio Sacconi
Enrico Letta
4
8
RICORDO
15 Liberato Passarelli
OPINIONE
16 Francesco Distefano
18 Gianni Riotta
20 Dario Di Vico
32 Gli effetti della crisi
nello studio
DAL PARLAMENTO
35 Focus legislativo
ORDINI
TERRITORIALI
36 Reggio Emilia
VIAGGI
40 Washington
SOCIETÀ
E CULTURA
44 “Donne a confronto”, al
Mitreo Film Festival 2009
PRIMO PIANO
A PRESS
Letta: “Lo Stato deve riconoscere
il ruolo pubblico dei professionisti”
- Pag. 8
22
23
24
25
Fabio Battaglia
Alessandro Lini
Enrico Zanetti
Amedeo Sacrestano
FUORICAMPO
26 Giannetti
So(p)PRESSato
29 Il mondo che verrà
Distefano: “È l’ora del rinnovamento
culturale
- Pag. 16
46 Lettere
PROFESSIONE E
TEMPO LIBERO
47 Letti per voi
Washington D.C., la città
della Casa Bianca
- Pag. 40
A difesa della legalità
ome ogni anno, il primo numero di Press presenta alcune novità rispetto alla
struttura dell’anno precedente. Tante piccole modifiche, sia di natura grafica, sia
di struttura e contenuti, finalizzate a rendere la rivista più conforme alle
aspettative e ai suggerimenti dei tanti Colleghi che fanno sentire alla Redazione la loro
voce di lettori attenti nell’apprezzamento come nella critica costruttiva. Anche per questo
troverete, a partire da questo numero, uno spazio dedicato alle ‘lettere’. Altra novità di
rilievo è rappresentata dalla scelta di inserire all’interno della rivista alcuni brevi
redazionali, su argomenti di attualità ed interesse generale per la Categoria, al di là di
quello che è il tema “di copertina” che viene sviluppato
attraverso le consuete interviste ed interventi. In questo
numero troverete anche il testo integrale della lettera del
presidente Claudio Siciliotti inviata al Ministro dell’Interno,
Roberto Maroni, a seguito della tragica scomparsa del
presidente dell’Ordine di Castrovillari, Liberato Passarelli,
assassinato nell’esercizio delle sue funzioni di curatore
fallimentare. Liberato è stato colpito da tre dei sei colpi di
pistola sparati nel suo studio professionale da un
imprenditore cui aveva comunicato la decisione di non
rinnovare il contratto di affitto d’azienda che insisteva su
beni caduti in fallimento. Una decisione che sapeva
perfettamente avrebbe potuto procuragli dei fastidi, ma che non ha esitato ad eseguire per
tutelare gli interessi del fallimento. A poco più di un anno dalla tragica morte di Costanzo
Iorio, ci ritroviamo nuovamente a piangere un Collega la cui unica colpa è stata quella
di voler adempiere con senso del dovere il compito affidatogli dallo Stato per la tutela di
un pubblico interesse. Questo Stato saprà ora essere vicino alla famiglia e ricordarlo
come un suo servitore fedele e coraggioso? Questo Stato saprà rendersi conto che, per
ogni tragedia di questo tipo, ci sono tante altre brutte storie di intimidazioni nei confronti
di commercialisti che lavorano per i tribunali italiani guardando esclusivamente alla
correttezza del loro operato, piuttosto che alla serenità del loro quotidiano? Questo Stato
saprà esprimere indignazione qualora dovessero ripetersi, per di più su reti della TV
pubblica, episodi di stereotipata denigrazione di una intera categoria professionale che,
quando lo Stato chiama, fa con coraggio e serietà ciò per cui è chiamata? Essere persone
oneste e inflessibili non è cosa semplice in questo Paese di indulti, di condoni e di leggi
adattabili alla bisogna. Diventa però virtualmente impossibile se la società non è
nemmeno disposta a riconoscerti quel ruolo e quella funzione, perché a quel punto la
tua onestà e la tua inflessibilità non solo non vengono rispettate per quelle che sono, ma
addirittura vengono considerate ingiustificato accanimento. Anche senza quel
riconoscimento, noi continueremo comunque ad essere vicini allo Stato. È “colpa” del
nostro senso del dovere e del nostro amor proprio. Fino a quando lo Stato continuerà a
negarci quel riconoscimento e ad approfittarsi di noi?
C
Maria Luisa Campise
Direttore Press
Sacconi: “Ripresa
‘selettiva’ nel 2010”
Risorse per il lavoro, educazione e formazione:
è questa la ricetta del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi,
per recuperare le persone al lavoro
di Maria Luisa Campise / Foto Eidon
Il Libro Bianco sul nuovo modello sociale non è un piano
d’azione ma un documento di cornice entro la quale si
produrranno i piani d’azione del Governo. In che modo il
Libro Bianco troverà realizzazione in riforme e leggi dello
Stato?
Il Libro Bianco delinea una nuova visione del modello sociale
italiano, un modello sostenibile ed efficace, che si pone
l’obiettivo di offrire maggiori opportunità a ciascuna persona
e a tutte le persone e di prevenire il manifestarsi delle
situazioni di bisogno. Già molti atti sono stati realizzati in
coerenza con esso e, nei prossimi mesi, ci impegniamo a
proseguire in tal senso, nella chiara consapevolezza che la
sfida di una ripresa che si prospetta selettiva e discontinua
sarà vinta da chi saprà cogliere il cambiamento, vivendolo
come un’opportunità e non come un ostacolo.
Lo scorso settembre, la collega Gelmini ed io abbiamo
People
presentato il piano d’azione per l’occupabilità dei giovani, una
cabina di regia tra i Ministeri dell’Istruzione e del Lavoro,
finalizzata a promuovere una maggiore integrazione tra
apprendimento e lavoro, a rilanciare l’istruzione tecnicoprofessionale e il contratto di apprendistato, a ripensare i
tirocini formativi ed il ruolo della formazione universitaria.
L’obiettivo è valorizzare il capitale umano in termini di
educazione e formazione, per investire sullo sviluppo delle
competenze degli individui. A tal fine, per la prima volta in
Italia, è stato avviato un tavolo negoziale tra Stato, Regioni e
Parti sociali, che sta concertando nuove linee guida per la
rivalutazione della formazione tecnico-professionale,
l’individuazione dell’impresa quale luogo più idoneo a formare,
la delega in sussidiarietà alle forme di collaborazione tra le
organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori per
tempestivi investimenti nelle competenze. Anche nell’intento di
utilizzare al meglio le ingenti risorse economiche disponibili
su questo capitolo di spesa. Stimiamo una disponibilità di circa
2,5 miliardi in capo alle Regioni e ai Fondi interprofessionali.
Agli inizi di dicembre, poi, con il Ministro Carfagna, abbiamo
presentato un piano d’azione per favorire l’occupazione
femminile; piano che punta innanzitutto su una maggiore
conciliazione fra il tempo di lavoro ed il tempo da dedicare
alla famiglia. Le misure previste, da un lato mirano a
sollecitare le parti sociali a rimodulare l’orario di lavoro per
renderlo maggiormente flessibile; dall’altro, intendono
potenziare i servizi di cura, con particolare riferimento a
quelli rivolti all’infanzia. Il piano, per il quale sono già
stanziati 40 milioni di euro, individua azioni concrete, quali
la diffusione dei nidi familiari, il sostegno economico a chi
lavora da casa tramite computer, nonché gli sgravi fiscali sul
lavoro delle donne del Mezzogiorno.
Nel Libro Bianco si sostiene che lo Statuto dei Lavoratori
non deve fermarsi a quello dipendente e che deve
rimodulare il vecchio sistema delle garanzie e riequilibrare
rischi e tutele. Che cosa ha in programma?
Posso anticipare e confermare per adesso che, dopo le
elezioni regionali, il Governo intende presentare un disegno
di legge delega con l’obiettivo di delineare il nuovo Statuto
dei lavoratori, nel quale sarà inserita la riforma degli
ammortizzatori sociali. Quest’ultima rappresenterà un atto
di sintesi per la messa a punto di una legislazione più
moderna, ispirata al disegno di Marco Biagi e fondata su due
pilastri: un’indennità di disoccupazione generalizzata, ma
basata comunque sul principio che bisogna aver già lavorato
per poterne usufruire, e uno strumento di sostegno al
5
“ La sfida della ripresa,
che si prospetta selettiva
e discontinua, sarà vinta
da chi saprà cogliere
il cambiamento vivendolo
come un’opportunità
e non come un ostacolo”
reddito, basato su un meccanismo assicurativo, rivolto
soprattutto alla conservazione del rapporto di lavoro in caso
di riduzione del volume della produzione o delle ore lavorate.
Quali misure sono state previste dalla Finanziaria in materia
di lavoro?
Il pacchetto contempla diverse misure. Per quanto riguarda
i collaboratori a progetto, prevede l’ampliamento dei
requisiti e della misura dell’intervento una tantum introdotta
nel 2009. Si prevede infatti che l’indennità in questione sia
pari al 30% dell’ultimo reddito annuo percepito, con un tetto
di 4.000 euro. Verranno inoltre prorogati tutti gli
ammortizzatori in deroga introdotti nel 2009 (Cig, mobilità e
disoccupazione) e saranno estesi ai settori o agli ambiti
attualmente non coperti, in attesa della riforma degli
ammortizzatori sociali alla quale accennavo poco fa.
Per i lavoratori over 50, con 35 anni di contributi, sospesi
dalle attività, sono garantiti i contributi figurativi e concessi
gli incentivi a chi scelga di accettare un impiego, di livello
retributivo inferiore di almeno il 20% a quello di provenienza.
Il pacchetto prevede anche l’introduzione di premi e
incentivi per il ricollocamento di lavoratori disoccupati,
cassaintegrati e svantaggiati, tra i quali il bonus sperimentale
per le agenzie per il lavoro che inseriscano lavoratori
svantaggiati, compresi i disabili, nel settore privato.
Viene anche introdotta la portabilità dell’indennità di
disoccupazione. In particolare, per i datori di lavoro, che
assumano a tempo pieno ed indeterminato i lavoratori
6
People
destinatari della indennità di disoccupazione ordinaria o
straordinaria, la parte residua dell’indennità di sostegno al
reddito si traduce in sgravio contributivo. Il che si aggiunge
ad analoghe doti già introdotte in primavera per i
cassaintegrati che vengano assunti da altre aziende o che si
mettano in proprio.
Infine, il pacchetto lavoro prevede il rilancio del contratto di
apprendistato, il cui utilizzo introduce facilitazioni nelle fasi
di transizione occupazionale, soprattutto dei giovani.
I dati congiunturali mostrano segnali positivi rispetto alla
crisi. Cosa dobbiamo aspettarci dal 2010?
Nel 2009 abbiamo difeso i lavoratori grazie a ingenti risorse
di bilancio e alla leale collaborazione con le Regioni per un
uso molto esteso degli ammortizzatori sociali. E con il
contributo delle associazioni imprenditoriali e dei sindacati
abbiamo assicurato la coesione sociale.
Era doveroso difendere innanzitutto il reddito del lavoratore
e della lavoratrice adulti, ancor più se capofamiglia. E lo
abbiamo fatto garantendo diffusamente la continuità del
rapporto di lavoro.
Il 2010 si presenterà diversamente complicato. Saranno i
mesi della ripresa selettiva, in un quadro non del tutto
stabilizzato. Prorogheremo gli ammortizzatori sociali. Con
gli strumenti in deroga non c’è in teoria limite alcuno. Ma noi
puntiamo a sottrarre le persone all’inattività e a trovar loro
un’opportunità formativa o un nuovo lavoro. E a ciò
serviranno i nuovi incentivi definiti dalla legge Finanziaria
con particolare riguardo ai cinquantenni e a tutte le fasce di
lavoratori cosiddetti svantaggiati. Chi voglia leggere senza
pregiudizi il nostro approccio alla crisi vi troverà una
fortissima attenzione alla dimensione sociale. Basta
sommare le risorse per il lavoro, l’educazione e la
formazione, la sanità, la non autosufficienza, il volontariato
e il terzo settore in un quadro di rigore finanziario. Se non è
questa economia sociale di mercato!. Letta: lo Stato deve
riconoscere il ruolo
pubblico dei professionisti
Per il vice Segretario nazionale del Partito Democratico,
Enrico Letta, occorre ripensare nuovi modelli di lavoro
e welfare, adattandoli alle rinnovate esigenze
di economia e società
di Amedeo Sacrestano / Foto Eidon
People
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Onorevole, come giudica l’apporto del mondo delle libere
professioni alla crescita economica e culturale del Paese?
C’è ancora necessità di “tutelare la fede pubblica” nei
rapporti tra Stato e cittadini e tra cittadini medesimi?
L’ho detto alla vostra Conferenza annuale e lo riconfermo. Il
sapere professionale ha dato un grande contributo alla
crescita del Paese e può continuare a darne. Credo, però, che
la sfida sia da giocare molto sul terreno delle competenze più
che su quello delle esclusive di mercato. Lo Stato, dal canto
suo, deve riconoscere il lavoro dei professionisti, mediante
una corretta disciplina generale di settore perché i
professionisti non vengano lasciati soli a rappresentare gli
interessi della collettività. Non è possibile, oltre che giusto,
rischiare addirittura la vita per pochi euro in un incarico di
curatore fallimentare o custode giudiziario. Credo anche sia
da salvaguardare il ruolo dei revisori e dei sindaci, figure
tipiche dei modelli di governance d’impresa italiani ma sui
quali occorre profondere ancora uno sforzo da parte degli
organismi di autogoverno in termini di formazione e di
disciplina degli iscritti. È poi indispensabile che i “controllori”
siano sempre aggiornati e responsabilizzati per le azioni (o
omissioni) che compiono. Per quanto riguarda, infine,
l’attività di consulenza svolta in forma privatistica, ritengo
che nei fatti sia stata da tempo giustamente superata la logica
delle esclusive di mercato. Ciò nonostante, per facilitare e
rendere più efficaci alcune interlocuzioni tra imprese e
cittadini con la Pubblica Amministrazione, penso si possa
utilizzare il canale dei professionisti, a patto, però, di fissare
in maniera chiara riconoscimenti e responsabilità.
Nel Libro bianco varato dal Ministro Sacconi si sostiene che
“lo Statuto dei lavoratori non deve fermarsi al lavoro
dipendente” e che occorre rimodulare il vecchio sistema
delle garanzie e riequilibrare rischi e tutele. Cosa ne pensa
e, soprattutto, che contributo il PD vorrà dare su questi
temi?
Si tratta di temi di estrema delicatezza e complessità. Il Libro
Bianco mi pare abbia bene messo a fuoco le problematiche
ma è ancora troppo indefinito sulle politiche da
implementare. In generale, condivido la necessità di
ripensare modelli di lavoro e welfare, adattandoli alle
rinnovate esigenze di economia e società. È fin troppo
evidente che, ad oggi, il lavoro autonomo si presenta con
caratteristiche del tutto eterogenee. È altrettanto chiaro che
alcune forme di tutela e garanzia vadano estese anche a chi,
pur non avendo in essere un rapporto di lavoro dipendente,
“Lo Stato deve riconoscere
il lavoro dei professionisti
mediante una corretta
disciplina generale di settore
perché non vengano lasciati
soli a rappresentare gli
interessi della collettività”
contribuisce in maniera più o meno stabile ad accrescere il
valore aggiunto prodotto nel nostro Paese. Il riferimento è a
quelli che vengono generalmente definiti “precari”, ma non
solo ad essi. Ci sono oggi tantissimi giovani, alcuni anche
iscritti ad Albi professionali, che hanno uno o pochissimi
rapporti di committenza. Per molti di essi, l’attività lavorativa
viene svolta seguendo più i canoni del lavoro dipendente che
quelli della prestazione autonoma. Questi soggetti rischiano
di pagare tre volte le inefficienze degli attuali modelli di
welfare. Contribuiscono, in generale, al mantenimento del
sistema che, ad oggi, è ancora largamente “a ripartizione”.
Usufruiscono di un molto limitato (se non addirittura
inesistente) sistema di tutele. Riceveranno una prestazione
pensionistica di gran lunga inferiore a quella dei loro padri,
a parità di montante contributivo. Sono questi i problemi che
il Paese deve affrontare, chiedendo uno sforzo di
responsabilità e coerenza a tutti gli attori. Per farlo, c’è
bisogno di un nuovo patto tra generazioni, basato su di
un’ampia condivisione delle conoscenze di fatto e su modelli
relazionali semplici e duraturi. Occorre mettere mano alla
razionalizzazione di sistemi stratificati nel tempo che, troppo
spesso, sono cresciuti in maniera disordinata o per far fronte
a contingenze straordinarie.
10
People
Come giudica il cd “Pacchetto Welfare” inserito nella
Finanziaria 2010?
Se si esclude l’intervento sugli ammortizzatori sociali,
comunque in deroga, mi pare che si tratti di una manovra
alquanto limitata. Certo, i vincoli del bilancio pubblico sono
notevoli ma, almeno, si poteva provare ad abbozzare un
intervento organico.
Si continua, invece, ad assistere alla proliferazione di tanti
interventi specifici, a volte nemmeno coordinati tra di loro.
Insomma, c’è ancora molto da lavorare anche se, occorre
dirlo, in assenza di un recupero della grave evasione fiscale
e contributiva che caratterizza il Paese, la strada risulta
molto difficile da percorrere.
Come noto il mondo dei professionisti non è rimasto indenne
dall’attuale fase congiunturale. Per di più, in questo mondo,
la combinazione tra rischio e tutele è quanto mai squilibrata
se confrontata a quella di altri soggetti. Cosa si può fare per
intervenire?
In primo luogo, occorre estendere in maniera piena le tutele
previste per il settore manifatturiero a quello del lavoro
autonomo di tipo professionale. In tal senso, l’intervento
dello Stato deve essere almeno proporzionato al contributo
che, da questo ambito, viene al Pil italiano. Bisogna pensare
a migliori e più significative misure di assistenza per
intervenire in periodi di difficile congiuntura. Non è
pensabile, però, che simili interventi vengano calati dall’alto
dallo Stato, tanto più in presenza di Casse di previdenza ed
assistenza “privatizzate”. Mi pare più corretto attivare un
canale di dialogo costante tra Casse e Governo per stabilire
modalità e misure di intervento congiunto.
Quale sarà il futuro del Welfare italiano?
Molto dipenderà dagli Italiani. Il meccanismo della delega
piena ed inconsapevole alla politica delle scelte strategiche
per il Paese non è più consentito in un sistema, quale il
nostro, dove non sempre i conflitti d’interesse (in senso lato)
trovano un’equilibrata soluzione. C’è bisogno di maggiore
partecipazione, da parte di tutti, alla costruzione di un
rinnovato sistema di relazioni sociali. In questo senso, la
valorizzazione del “pensiero tecnico” proposta da Siciliotti
nella Conferenza annuale di Categoria può dare utili frutti.
Tanto più sarà significativo, tanto più il Paese saprà
apprezzarlo. CONSIGLIO NAZIONALE
DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
E DEGLI ESPERTI CONTABILI
MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Il Presidente
CS/tg
Roma, 18 dicembre 2009
Ill.mo On.le Avv.
Roberto Maroni
Ministro dell’Interno
Piazza del Viminale, 1
00184 ROMA
e p. c.
Ill.mo On.le
Alfredo Mantovano
Sottosegretario di Stato
Ministero dell’Interno
Piazza del Viminale, 1
00184 ROMA
scrivo la presente per portare alla Sua attenzione un recente fatto di cronaca che ha gettato nello
sconforto non soltanto una famiglia, ma anche una intera comunità di liberi professionisti che
abitualmente svolgono le proprie funzioni al servizio di pubbliche amministrazioni di questo Paese ed
a tutela dell’interesse pubblico.
Sabato 12 dicembre u.s., il presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
di Castrovillari, Liberato Passarelli, è stato assassinato nell’esercizio delle sue funzioni di curatore
fallimentare per conto del tribunale, colpito da tre dei sei colpi di pistola sparati nel suo studio
professionale da un imprenditore cui aveva comunicato la decisione di non rinnovare il contratto di
affitto d’azienda che insisteva su beni caduti in fallimento.
Liberato Passatelli era consapevole che la decisione di non rinnovare il contratto di affitto avrebbe
potuto alimentare tensioni, ma, avendo constatato che, nel caso di specie, tale decisione rispondeva
maggiormente agli interessi della procedura avviata dal tribunale, non ha esitato a fare quello che
riteneva ineccepibile dal punto di vista del suo dovere e degli interessi collettivi che era stato chiamato
a tutelare.
Poco più di un anno fa, una tragedia assolutamente analoga si è consumata a Foggia e quella volta
a cadere nell’esercizio delle sue funzioni per conto dello Stato fu il Collega Costanzo Iorio; come ben
sa il Sottosegretario Alfredo Mantovano che, nel corso del suo intervento alla nostra Convention dello
scorso 19 novembre, ebbe modo di ricordarlo con lusinghiere parole, dando una prova di attenzione e
sensibilità che la nostra Categoria ricorderà senz’altro a lungo.
Le tragedie che hanno colpito Liberato Passarelli, Costanzo Iorio e le loro famiglie non sono
purtroppo casi isolati, ma piuttosto la punta di un iceberg assai insidioso.
Specie in alcune aree del Paese, si moltiplicano infatti le segnalazioni da parte di Colleghi, che
abitualmente ricoprono incarichi per conto dei tribunali italiani, come curatori fallimentari, custodi
giudiziali, esecutori immobiliari o altro ancora, di episodi di pesante intimidazione, a volte soltanto
verbale, a volte addirittura seguita da aggressioni fisiche o danneggiamenti materiali di una certa
rilevanza.
Essere persone oneste e fare con scrupolo e inflessibilità il proprio dovere nel nome del pubblico
interesse non è mai stato facile in un Paese come l’Italia, in cui il concetto stesso di legalità appare
talvolta interpretabile.
A maggior ragione, questa difficoltà si rafforza quando chi sta di fronte a un servitore dello Stato
non riconosce in lui quella funzione e vede dunque nella sua determinazione a tutelare esclusivamente
il pubblico interesse non già il compimento del suo dovere, ma una sorta di ingiustificato accanimento
personale.
Il magistrato fa il magistrato, il poliziotto fa il poliziotto, ma il commercialista che fa?
Stereotipi e superficialità rendono spesso sconosciuta alla pubblica opinione quella che è la
quotidiana opera svolta da moltissimi dei 110mila commercialisti italiani a vantaggio delle pubbliche
amministrazioni e a difesa del pubblico interesse, assumendo il ruolo di revisori dei conti, di curatori
fallimentari, di delegati alle esecuzioni immobiliari, di commissari giudiziali, di custodi di beni e aziende
sottratte alla malavita e altro ancora.
Se ci fosse maggiore consapevolezza di tutto questo, magari grazie anche ad una migliore opera di
informazione dei cittadini da parte di quelle istituzioni che così serviamo, ecco allora che l’assassino
di Liberato Passarelli e quello di Costanzo Iorio non avrebbero visto dei commercialisti assurdamente
ostinati che si accanivano contro di loro, ma servitori dello Stato che non potevano e non volevano
sottrarsi ai loro doveri.
Forse non sarebbe cambiato nulla; forse invece la comprensione del ruolo avrebbe mitigato l’astio.
In virtù del mio ruolo di rappresentanza pro tempore degli oltre 110mila iscritti all’Albo dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili, sono a richiederLe di valutare tre azioni.
In primo luogo, sono a richiederLe la collaborazione Sua e del Suo Ministero nella sensibilizzazione
della pubblica opinione circa l’importante ruolo che i commercialisti italiani svolgono quotidianamente
per il Paese, con ruoli di supporto tecnico all’azione investigativa ed esecutiva di magistrati e delle
forze dell’ordine, con particolare riguardo alle procedure e ai reati di matrice economica e finanziaria.
Troppe volte, senza che alcuna Istituzione senta il bisogno di porre precisazioni, il commercialista
viene dipinto dai mezzi di informazione come l’artefice di condotte antisociali, come ad esempio
l’evasione fiscale, quale fosse più spesso un nemico dello Stato che non un cittadino sovente al suo
servizio.
In secondo luogo, sono a richiederLe di valutare una Sua adesione alla campagna di
sensibilizzazione, già avviata da alcuni parlamentari alla luce di questa ennesima tragedia, finalizzata
a prevedere l’applicazione delle disposizioni normative sulle c.d. “morti bianche” anche a favore dei
liberi professionisti (e delle loro famiglie) che perdono la vita in dipendenza di fatti direttamente
connessi alle funzioni da essi svolte nello svolgimento di incarichi per conto dello Stato e di sue
articolazioni.
In terzo luogo, sono a richiederLe di valutare l’istituzione di un osservatorio congiunto, tra il
Ministero dell’Interno e il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, volto
a monitorare e recepire tutte le segnalazioni di episodi di intimidazione nei confronti di liberi
professionisti che svolgono incarichi per conto dei tribunali italiani, al precipuo fine di studiare anche
adeguati meccanismi di tutela dei medesimi e prevenire il ripetersi in futuro dei casi più gravi e di
tragedie come quella da cui deve purtroppo prendere spunto questa missiva.
Con osservanza
Claudio Siciliotti
15
Liberato Passarelli, un esempio di vita
e condotta professionale
L’assassinio del presidente dell’Ordine di Castrovillari, e di altri colleghi deceduti in circostanze
analoghe, impone a tutti di ricordare il ruolo che i professionisti svolgono in funzione del Paese. E
spinge ad una riflessione sui doveri dello Stato per evitare che ‘sacrifici’ come questi non si ripetano più
Morire si deve. È la legge inflessibile della natura che
riserva a tutti gli esseri viventi prima o poi questa
conclusione.
Sono tanti i modi di lasciare il pianeta. A ciascuno la
sorte destina il suo.
Liberato Passarelli è morto da eroe. Così la storia e la
vita hanno deciso di Lui.
Le morti eroiche un tempo erano ricorrenti, ma ancor
oggi non mancano uomini prescelti dal destino a
troncare la propria vita (vissuta in lealtà e legalità) in
modo ingiusto, violento, drammatico, per mano
assassina di un proprio simile, perciò in modo eroico.
Che nella tragedia è la maniera più bella per lasciar
testimonianza di sé, della presenza in transito sul
pianeta.
E anche la forma più cogente per essere ricordato sia
dagli affetti familiari, come dagli amici e dai conoscenti
e via via anche dagli altri.
Liberato Passarelli era presidente dell’Ordine dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili di Castrovillari.
Nell’esercizio della sua e nostra professione - che per
tutti è anche missione - la fine lo ha inopinatamente
raggiunto con tre colpi di pistola - che hanno colpito il
suo corpo, ma contemporaneamente anche l’animo di
ogni dottore commercialista d’Italia - sparati dalla follia
assassina di un imprenditore fallito di cui Passarelli era
curatore su nomina del Tribunale.
Il motivo? Il comportamento ineccepibile, legalitario,
professionale, di Passarelli che, in adempimento ai suoi
doveri di legge e deontologici, provvedeva ad incassare
mensilmente quei trenta euro che la procedura
concorsuale imponeva.
Trenta euro, tanti quanti i denari che costituirono il
prezzo della vendita e del tradimento di Gesù il
Nazareno.
Una vicenda quella di Passarelli semplicemente
assurda, che può accadere soltanto ad un uomo onesto,
irreprensibile, senza macchia e senza paura.
O Liberato, come dimenticarti! Ho avuto il piacere e
l’onore di averti avuto per tanti, tanti anni componente
della Commissione nazionale di studio di Diritto penale
dell’economia (io ero il delegato del Consiglio).
Eri - e gli altri componenti non possono che darne atto
- un professionista modello.
Mai da te uno screzio, che dico?, un dissenso a toni alti.
Sempre e puntualmente una presenza costruttiva,
propositiva stimolatrice del confronto, la Tua, a toni
bassi ma di alta qualità del contenuto del Tuo pensiero
che era apprezzato e stimato da tutti. Sicché anche in
quella Commissione ti facevi voler bene come
professionista e come uomo garbato, di stile, signorile.
Con Passarelli, che incarna il sacrificio dei
professionisti, la nostra professione perde uno dei suoi
figli migliori, un uomo che portava in sé la dignità dei
dignitari e ora anche l’aureola di eroe che il destino gli ha
conferito, qualità che tutti noi dottori commercialisti
avremo costantemente e vive nelle nostre memorie, nei
nostri cuori.
Giovanni Stella
ODCEC di Siracusa
16
È l’ora
del rinnovamento
culturale
Francesco Distefano
- Vicepresidente CNDCEC
Tanto più saremo capaci di innovare noi stessi, tanto più tornerà
ad essere intellegibile il senso della nostra presenza nel tessuto
connettivo del Paese
uello appena terminato
è stato un anno
particolarmente
significativo per le
libere professioni. Sul
loro ruolo, sull’apporto da esse fornito
in termini di conoscenze e competenze
tecniche alla crescita complessiva del
Paese, sul contributo insostituibile alla
tenuta del sistema economico, si è
finalmente sviluppato un dibattito
attento e rispettoso su alcuni dei
principali media nazionali. Si tratta di
una novità rilevante. Sul fronte della
pubblicistica gli ultimi lustri erano
stati, per l’intera galassia delle
professioni intellettuali, irti di
difficoltà. Per anni si è parlato del
sistema ordinistico quasi unicamente
per denunciarne la deleteria funzione
di ostacolo allo sviluppo e
all’ammodernamento tanto del
mercato del lavoro quanto delle
dinamiche del sistema economico.
Scardinare un universo descritto quale
l’emblema della conservazione
corporativa, è stato per anni obiettivo
dichiarato sia di molti esponenti
politici collocati nei diversi
Q
schieramenti in campo, sia
dell’Antitrust, che su questo tema
continua a spendere molte delle sue
energie. Un così diffuso pregiudizio ha
avuto come immediata ricaduta la
cancellazione dal dibattito pubblico dei
tanti meriti e delle tante esigenze
inascoltate degli oltre due milioni di
professionisti italiani. In sostanza, ciò
che si era affievolito nella percezione
dell’opinione pubblica, era il senso
stesso della funzione sociale assolta
dai professionisti, che aveva invece
accompagnato nei passati decenni
tutto il processo di crescita economica
e sociale del Paese nel suo ancora
certo incompiuto approdo alla
modernità.
La rinnovata attenzione di questi mesi,
che mira ragionevolmente a saldare gli
interessi legittimi dei professionisti con
le istanze del mondo della piccola e
media impresa, accomunandoli in un
unico destino in quanto portatori di
“interessi nazionali” convergenti e in
quanto parte di un unico universo
produttivo, deve spingerci ad
accelerare sul piano dell’innovazione e
renderci più attenti e consapevoli
protagonisti di una nostra maggiore
apertura. Se infatti negli anni tanto
solida e trasversale era divenuta la
semplicistica equazione “Ordini uguale
conservazione”, ciò è stato possibile
anche per gli innegabili ritardi
accumulati dalle professioni.
Quella in corso non sembra essere ancora una volta - una legislatura in
grado di produrre la tanto attesa
riforma di questo settore. Anche lo
slancio iniziale con il quale il Ministero
della Giustizia aveva approcciato il
tema, puntando ad una riforma per
comparti che muovesse proprio da
commercialisti, avvocati e notai,
sembra al momento essersi arenato.
Ma le professioni che interpretano con
senso responsabilità il loro ruolo e che
sentono di dover agire anche
nell’interesse del Paese, non possono
affidare il loro rinnovamento
unicamente a disegni di legge la cui
approvazione è costantemente
procrastinata. È questo il tempo di
innovare in termini organizzativi e
culturali: tanto più saremo capaci di
innovare noi stessi, tanto più tornerà
ad essere intellegibile quel senso della
L’opinione
nostra presenza nel tessuto connettivo
del Paese che era andato
affievolendosi.
Il Consiglio nazionale dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili
ha già introdotto, nei suoi pochissimi
anni di vita, una grande innovazione in
termini di linguaggio e di azione
politica. Ci sforziamo di dismettere i
panni, per troppo tempo vestiti dai
rappresentanti degli Ordini
professionali, di sindacalisti di noi
stessi, per parlare direttamente al
Paese del Paese, alla cui attenzione
sottoponiamo le nostre idee per lo
sviluppo e per le riforme, come faremo
anche nel nostro Congresso di ottobre
a Napoli, intitolato, non a caso, “Per un
Paese migliore”. Possiamo farlo perché
siamo quotidianamente impegnati in
prima fila a presidiare, per la parte che
ci compete, quel crocevia
fondamentale dove si incontrano
l’Amministrazione finanziaria, le
Istituzioni e l’impresa.
Ora è il momento, per i commercialisti,
di assecondare e far diventare
patrimonio comune e omogeneamente
diffuso sul territorio nazionale, quei
processi di innovazione organizzativa
che vanno diffondendosi sempre più
tra di noi. Nostro compito deve essere
quello di sollecitare un maggiore
interscambio tra le diverse professioni,
nuove forme di organizzazione degli
studi, la reale acquisizione di una
logica di “rete”, la valorizzazione delle
specializzazioni, una migliore capacità
di interloquire con i nostri
stakeholders, la contaminazione
virtuosa con logiche aziendali. È anche
questa la via attraverso la quale far
tornare le professioni ad essere
modello di riferimento credibile
e parte sociale riconosciuta.
L’attenzione finalmente riservata a
17
quella che è stata efficacemente
definita generazione pro - pro
(professionisti e produttori) può essere
dunque per noi un’opportunità di
crescita. Sgombrato per il momento il
campo dall’assurdo tentativo di
equiparazione tra Associazioni e Ordini
- un merito da ascrivere all’azione
politica di questo Consiglio nazionale -,
ribadita la centralità delle libere
professioni, si tratta di riempire di
nuovi contenuti e nuovi
comportamenti l’agire quotidiano dei
singoli professionisti economici i quali,
in virtù del dinamismo con il quale
sapranno interpretare il bisogno di
ammodernamento del sistema
produttivo, potranno con più forza e
con più legittimità reclamare ascolto e
tutele ad un mondo politico che
continua ostinatamente a concentrarsi
unicamente su grandi impresa e
Pubblica Amministrazione. 18
Professionisti
in crisi, ma a pagare
è un Paese intero
Gianni Riotta
- Direttore de “Il Sole 24 Ore”
Il mondo delle professioni non può continuare a rimanere solo nella
grande crisi che ha coccolato e protetto le grandi istituzioni finanziarie.
Occorre ribaltare la situazione, pianificando anche per loro una politica
concreta di sostegno
arà dura per i
professionisti, tutti,
ricordare il 2009 che si è
appena chiuso. Le
statistiche, che il premio
Nobel Stiglitz vorrebbe ammorbidire
ora con il giulebbe della “qualità della
vita” non mentono, taglio delle entrate
vicino al 30%. La qualità della vita sarà
anche migliorata ma quel terzo in
meno nella colonna degli attivi, Nobel
o non Nobel, non semina certo felicità.
La situazione è più pesante per le
professioni che dipendono dalle
pubbliche amministrazioni, come
ingegneri e architetti. Cronici ormai i
ritardi nei pagamenti e freni sugli
investimenti in opere pubbliche. Il
ministro Altero Matteoli, borbottando
in maremmano, prova a tenere duro,
ma la situazione è quella che è. Chi
lavora con clienti privati si scontra
con il taglio dei costi delle aziende e
con paralleli ritardi nel saldo delle
parcelle. Meno Stato e meno mercato,
per ricalcare il vecchio slogan
liberista dei tempi felici di Milton
Friedman.
S
Eppure sotto questa pressione il
numero degli iscritti agli Albi è
cresciuto, dal 1997, di circa il 35%.
Non tutti i 2,2 milioni di abilitati
esercitano la professione in modo
autonomo: c’è chi consegue la
qualifica come una specie di
assicurazione e lavora alle
dipendenze, ma in cuor suo non
smette mai di sentirsi “professionista”,
e rispondere al richiamo del lavoro,
quello che il grande Max Weber
chiamava con parola solenne “Beruf”.
Chi guarda all’Italia non con gli slogan
vacui dei talk show televisivi ma con il
microscopio serio delle scienze sociali
sa che le professioni, in questi anni,
hanno funzionato da ammortizzatore
per competenze professionali che non
sono riuscite a trovare altri sbocchi
lavorativi. E al Sud il fenomeno è
ancor più diffuso.
Il mercato diventa così sempre più
affollato e il successo più arduo. Oggi
i dottori commercialisti iscritti alla
Cassa di previdenza sono circa
50mila, più del doppio che nel ‘96,
quando si fermavano a quota 22mila.
La crisi finanziaria scoppiata a Wall
Street e da lì dilagata, la più feroce dal
1929, ha drammatizzato i problemi
latenti: il mercato saturo e la scarsità
di strumenti per emergere. I giovani
professionisti sono lasciati solo, e
devono puntare sulla caparbietà, la
fortuna e in qualche caso gli appoggi
(a volte familiari) per emergere.
Un altro Friedman, il premio Pulitzer
del New York Times Tom, ha
dimostrato come la crisi abbia fatto
più vittime tra i professionisti, negli
studi e tra gli individui, che poco o
meno hanno saputo innovare. Chi, pur
forte per tradizione e lavoro, meno ha
interfacciato con i software, col
mercato globale, con i nuovi codici di
comunicazione ha perso affari e
lavoro. Gran parte degli studi
professionali, anche commerciali, sia
pur di piccole dimensioni, sta dunque
moltiplicando le iniziative per creare
network e mettere in comune
competenze e specializzazioni.
La ricetta Friedman funziona, ma
purtroppo qui in Italia restiamo sul
terreno dell’iniziativa individuale.
L’opinione
La politica, il territorio, le comunità,
l’università, le eccellenze devono fare
di più insieme, per realizzare massa
critica e far leva sull’innovazione.
Mancano invece fin qui incentivi per
favorire chi vuole dare vita a studi
associati: sulla carta il beneficio c’è e Il Sole 24 Ore non ha fatto mancare
la sua voce in questo senso - stabilito
dalla Finanziaria 2008, ma attende
ancora l’autorizzazione di Bruxelles.
Solo di recente, in via interpretativa,
l’Agenzia delle Entrate ha aperto alla
possibilità di fare un “bilancio
consolidato” delle ritenute subite dai
partecipanti dallo studio, per pagare
debiti tributari e contributivi.
Con lo scorso anno, però, non è più
agevolato l’acquisto dell’immobilestudio, mentre è rimasta invariata la
misura dello sconto per la formazione.
Può andare avanti così?
E mentre in tv ministri e leader
tuonano sulla necessità di innovare, i
professionisti non hanno premi dal
fisco se fanno upgrading del software
o acquistano strumenti di
indispensabile aggiornamento. Non si
19
danneggia un Albo o uno studio: paga
il Paese intero.
In assenza di pacchetti che possano
favorire la crescita e l’innovazione
delle professioni, nell’anno della crisi
il ministero del Lavoro ha
riconosciuto che anche i titolari degli
studi abbiano diritto a chiedere gli
ammortizzatori sociali in deroga per
gestire il personale. Un’attenzione
che resta però lontana da una politica
generale di sostegno. Si dirà,
dobbiamo tenere d’occhio i bilanci e
chi più dei professionisti del settore
ha a cuore il rigore? Ma non poche
misure hanno costo zero: riconoscere
il valore del marchio dello studio
costituirebbe, per i giovani, un
incentivo a investire nella reputazione
e, per chi è più avanti negli anni, una
specie di assicurazione-Tfr, utile
anche nel momento in cui si deve
andare in banca a contrattare un
finanziamento.
Infine le donne, il grande movimento
che sta squassando il mondo del
lavoro. Tra i commercialisti
rappresentano il 27%, ma raggiungono
il 40 tra gli iscritti che hanno 30-40
anni. Una cifra che si riflette con
precisione nel numero di lettrici del
Sole, esattamente una su tre, il 33% del
nostro pubblico. Il gap nel reddito
rispetto ai colleghi resta,
ingiustamente, troppo elevato: il 25%
tra i giovani, mentre tra i professionisti
più maturi (41-50 anni) supera il 42% .
Insomma il mondo delle professioni, i
commercialisti su tutti, è rimasto solo
nella grande crisi che ha salvato,
coccolato e protetto le grandi
istituzioni finanziarie. Una scelta
miope, che il lavoro dei singoli ha
almeno in parte neutralizzato. Il 2010
deve ribaltare la situazione: e noi del
Sole saremo con voi, per darvi una
mano, come ieri e di più. 20
Il Paese ha bisogno
di competenze,
idee e conoscenze
Dario Di Vico
- Giornalista del “Corriere della Sera”
Solo un patto con il mondo delle professioni potrà dare alle Pmi
il supporto necessario per affrontare la sfida dell’innovazione
on sprechiamo l’anno
che viene. Non ce lo
possiamo permettere.
Negli ultimi mesi del
2009 si è aperta nel
Paese una riflessione sul futuro delle
professioni che ha visto coinvolti più
soggetti che paiono aver rinunciato alle
incomprensioni del passato. E già
questa è stata una novità di sicuro
rilievo. Il Parlamento dal canto suo ha
preso una decisione corretta, quella di
avviare un’indagine conoscitiva e
presto ne vedremo i risultati in termini
di analisi e poi, si spera, di proposte. In
più le professioni sono tornate a far
notizia sulla grande stampa ponendo le
basi per un rapporto più proficuo con
l’opinione pubblica e di conseguenza
con i clienti-consumatori. Ora, per
l’appunto, si tratta di non sprecare il
2010 e di entrarci tutti con l’intenzione
di approfondire la natura dei problemi
ma soprattutto di trovare le soluzioni,
se non le migliori in assoluto quelle che
sono percorribili. In passato ciò non è
stato possibile perché il buonsenso ha
ceduto il passo alla voglia di sventolare
ognuno le proprie bandierine. I miseri
risultati ottenuti dovrebbero spingere
tutti a mutare tattica.
N
Ma passiamo dal metodo al merito. Al
momento in cui scriviamo non è dato
ancora capire l’evoluzione della crisi.
Gli indicatori macroeconomici e le
previsioni dei grandi organismi
internazionali ci indurrebbero ad
essere ottimisti sul superamento della
recessione e la ripresa del Pil,
senonché la realtà che abbiamo sotto
gli occhi tutti i giorni ci manda input
contraddittori. Il 2009 è stato l’anno
dell’amaro trionfo della Cassa
integrazione, il 2010 potrebbe
riservarci grossi problemi in materia
di occupazione. Del resto l’industria
italiana è a un bivio perché la
concorrenza dei Paesi low cost si fa
sempre più aggressiva e il sistema è
chiamato a dare una risposta in
termini di innovazione e qualità che,
francamente, non sappiamo fino a che
punto sarà in grado di organizzare.
Eppure non c’è alternativa sia per
porre un argine ai rischi di
deindustrializzazione di intere aree
del Paese (si pensi ai distretti), sia per
rilanciare il terziario. Un’industria che
sappia “salire di gamma”, come si dice
in gergo, ha bisogno di competenze,
idee, conoscenza dei mercati
internazionali, tutte cose che le
piccole e medie imprese non
possiedono certo all’interno del
proprio perimetro di risorse umane.
Solo un patto con il mondo delle
professioni potrebbe dare ai Piccoli il
supporto necessario per affrontare la
sfida dell’innovazione.
Il cambiamento dell’industria
“chiama” dunque il buon terziario che,
però, per svilupparsi in maniera
significativa e con standard a sua
volta qualitativamente validi, deve
giocare almeno su un altro tavolo,
quello della riforma della Pubblica
Amministrazione. Il nuovo anno ci
permetterà di vagliare con sufficiente
documentazione i risultati che lo
sforzo di riforma del ministro Renato
Brunetta avrà conseguito, la cosa che
si può aggiungere è che una
focalizzazione sul link tra riforma
della P.A. e ispessimento del terziario
sarebbe più che necessaria. Sul blog
generazionepropro.corriere.it il
professor Gian Paolo Prandstraller ha
proposto una sorta di trasferimento di
ruoli e competenze dallo Stato alle
professioni. E un parlamentare del Pd
che ha avuto responsabilità di
governo nelle passate amministrazioni
di centro-sinistra, Nicola Rossi, ha
L’opinione
giudicato realistica questa proposta,
aggiungendo che la considera
attuabile a legislazione vigente come
processo di sussidiarietà orizzontale.
Di esempi virtuosi di trasferimenti se
ne possono fare a decine per ciascuna
professione e per i commercialisti
forse è più semplice che per altri. Si
tratta di costruire un consenso ampio
su quest’idea e percorrerla in tempi
utili in chiave anti-crisi
Se queste sono due direttrici di lavoro
che personalmente trovo molto
interessanti e non di corto respiro,
occorre però fare un passo in avanti
anche su altri temi. Uno dei nodi che
va sciolto è quello che riguarda la
natura stessa delle professioni e la
loro assimilazione o meno alle
imprese. Non ha senso continuare con
il piccolo teatro che vede i
professionisti sostenere davanti
all’Antitrust che gli studi non sono
aziende come le altre e poi, quando si
tratta di negoziare incentivi e aiuti
pubblici, illustrare l’esatto contrario
pur di non restar fuori dalle
provvidenze. È una contraddizione
che va sciolta con intelligenza e senso
di responsabilità, altrimenti quali
speranze di successo può avere la
richiesta di un allargamento dei criteri
(novecenteschi, per carità) della
Tremonti-ter che guarda solo agli
investimenti materiali? Come mi è già
capitato di sostenere sul “Corriere
della Sera”, segnali positivi vengono
dal contratto nazionale di lavoro degli
studi professionali che ha introdotto
delle novità imprenditoriali di cui
tener conto. Ovviamente considero
più che giusto sostenere che le
professioni vendono un prodotto
intellettuale, non ripetibile, che deve
far leva sulla qualità.
Un ultimo tema che nel 2010 non si
potrà schivare è quello del conflitto
generazionale che si va creando
dentro il mondo delle professioni.
Non siamo più alla tradizionale
21
dialettica seniores versus juniores; tra
professionisti affermati e nuove
reclute si sta creando una barriera
psicologica e culturale che sarebbe un
grave errore negare. La crisi ha fatto il
suo “sporco lavoro”, ha dilatato le
differenze, ha rivalutato le rendite di
posizione a scapito del
riconoscimento del talento, ha fatto sì
che a pagare il conto fossero per la
gran parte i giovani, i primi ad essere
sacrificati da quello che appare un
sistema di conservazione. È evidente
a tutti che questa situazione va
affrontata con coraggio, si rischia di
escludere dal mondo delle professioni
gli outsider, di rinviare sine die il
necessario rinnovamento, di sancire la
vittoria dell’Anzianità sulle
Competenze e più in generale di
condannare i nostri giovani migliori
ad andarsene via dal Paese in cerca di
fortuna. Una tendenza che purtroppo
è già ampiamente in atto e che va
contrastata attivamente. 22
Primo Piano
Patto intergenerazionale,
la Cassazione boccia la solidarietà
di Fabio Battaglia
ODCEC di Arezzo
Alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione
ha enunciato altresì che le Casse non potrebbero
adottare provvedimenti in relazione alle anzianità
hanno sancito l’illegittimità del contributo di solidarietà
maturate in quanto incompatibili con il principio del pro
introdotto con la riforma del regime previdenziale della
rata, poiché lederebbero l’affidamento dell’assicurato in
CNPADC. Come noto con la riforma del 2003 la Cassa è
una consistenza della pensione proporzionale alla
tornata ad un calcolo dei trattamenti previdenziali
quantità dei contributi versati e che l’applicazione di un
secondo il metodo contributivo. Tale riforma si era resa
contributo di solidarietà contrasterebbe con il principio
necessaria in quanto il vecchio regime aveva condotto
di ragionevolezza sancito dal secondo comma dell’art. 3
alla determinazione di pensioni, che soprattutto per i
della Costituzione. Lasciando da parte la questione dei
redditi più elevati, comportavano un rilevante deficit tra
poteri della Cassa in ordine alla possibilità di introdurre
i contributi versati durante la vita lavorativa ed il
in autonomia il contributo di solidarietà, non può
trattamento erogato. Questa anomalia risulta ancor più
sottacersi come, all’interno di una Categoria, appare
marcata sia perché in caso di default non è previsto un
incongruo che diverse generazioni subiscano trattamenti
intervento dell’Erario, per cui il deficit prodotto dal
così differenziati e seppure questa circostanza risponde
sistema viene addossato unicamente sulle coorti
a questioni storiche tipiche di tutta la previdenza del
successive, sia perché prima della riforma i versamenti
nostro Paese, l’applicazione del modesto contributo di
di contributi sono stati estremamente modesti. La
solidarietà rispondeva a logiche di solidarismo
riforma del 2003, introdotta con un provvedimento
categoriale, che trovano fondamento primariamente su
interno della stessa Cassa, ha inciso in maniera
principi etici. Anche però ragionando in punto di diritto
determinante sul calcolo delle pensioni, correlandolo ai
e riflettendo sui due principi enunciati nella sentenza,
versamenti effettuati, anche se è stato introdotto un
deve osservarsi come da un lato il sistema retributivo
sistema che pro rata ha previsto un’applicazione graduale
aveva introdotto un totale disallineamento tra contributi
in ragione dell’anzianità di iscrizione. È evidente che
versati e prestazioni erogate con la generazione di un
l’effetto più marcato della riforma si produce a carico di
consistente deficit, per cui manca in quel sistema una
coloro che vedranno calcolata la loro pensione
proporzionalità tra
interamente secondo il metodo contributivo o che
contributi versati e
comunque potranno godere di pochi anni di
“All’interno di una Categoria è
pensioni, in secondo
calcolo secondo il metodo retributivo e cioè le
luogo non è affatto
giovani
generazioni.
Questa
situazione
incongruo che generazioni diverse
marcatamente iniqua era solo in parte lenita
subiscano trattamenti differenziati” vero che il principio
di ragionevolezza
attraverso l’applicazione di un, peraltro modesto,
previsto dalla Costituzione imporrebbe un divieto
contributo di solidarietà a carico delle pensioni erogate
assoluto di applicare un contributo di solidarietà, in
ed erogande, applicato in forma progressiva al crescere
quanto esistono pronunce della Corte che fanno salva
dei trattamenti. Le citate sentenze negano la possibilità
tale applicazione, seppur con riferimento alla previdenza
per la nostra Cassa di deliberare in autonomia
pubblica, ritenendo che il contributo di solidarietà non
provvedimenti che contrastano con il principio del pro
leda il principio di ragionevolezza in quanto “Il
rata previsto dalla “riforma Dini”, persino dopo
contributo di solidarietà è volto a realizzare un circuito
l’introduzione del c. 763 della L. 296/06 che, modificando
di solidarietà interna al sistema previdenziale” ed è
la stessa “Legge Dini”, ha precisato che sono fatti salvi
stato introdotto “in attuazione dei principi
gli atti e i provvedimenti adottati dalle Casse in epoca
solidaristici sanciti dall'art. 2 della Costituzione”. anteriore all’entrata in vigore della legge. La Cassazione
Primo Piano
Tariffa professionale,
è ora di fare chiarezza
di Alessandro Lini
ODCEC di Pisa
A due anni dall’entrata
l’opera prestata, e stabilisce che questo compenso sia
in vigore del decreto
adeguato all’importanza dell’opera ed al decoro della
legislativo 139/2005, avvenuta il 1° gennaio 2008, i dottori
professione. Pertanto è impensabile che per qualsivoglia
commercialisti e gli esperti contabili attendono ancora
prestazione resa, sia ipotizzabile un onorario minimo pari
un regolamento che disciplini i compensi per le loro
a € 0,00; il Dl 223/2006 non ha inserito nel nostro
prestazioni.
ordinamento giuridico l’obbligatorietà della prestazione
Il Consiglio Nazionale, ai sensi dell’art. 29, 1° comma, lett.
gratuita per i professionisti iscritti in Albi; le previsioni
n), ha predisposto e presentato al Ministero della
tariffarie in materia non possono che contemplare un
Giustizia già dal febbraio 2008 una proposta in materia.
valore minimo, di base o di partenza che dirsi voglia.
Nell’attesa, i professionisti, ed i Consigli territoriali
Un’altra eccezione concerne il tasso di adeguamento che
nell’esercizio delle funzioni loro attribuite dall’art. 12, 1°
è stato utilizzato per adeguare alla rivalutazione
comma, lett. i), in tema di pareri in materia di
monetaria i valori della tariffa, chiedendosi inoltre il
liquidazione degli onorari (che ricordiamo sono pareri di
perché si sia preso a riferimento un periodo di tempo
conformità e non di congruità), continuano a fare
1991-2007 anziché 1994-2007.
riferimento al dPR 645/1994 per le istanze presentate
Anche in questo caso, ai magistrati di Palazzo Spada è
dagli iscritti provenienti dall’Albo dei Dottori
sfuggito un particolare: la tariffa approvata nel 1994 era
Commercialisti ovvero al dPR 100/1997, per le istanze
riferita ai valori ed al potere di acquisto della moneta al
presentate dagli iscritti provenienti dall’Albo dei
giugno del 1991, epoca in cui il CCNL di settore
Ragionieri e Periti Commerciali.
prevedeva, per un impiegato di 2 livello, una retribuzione
Non possiamo parlare di tariffe professionali senza tener
lorda annua pari a 19.381.520 di lire (€ 10.000,72); oggi
conto del disposto civilistico in materia; sul tema l’art.
per lo stesso livello è prevista una retribuzione annua
2233 stabilisce per il professionista il diritto al compenso
lorda pari a € 20.393,66, con un incremento di
per l’opera prestata disponendo che “in ogni caso la
€ 10.383,94 pari al 103,83% in più.
misura del compenso deve essere
L’evoluzione della normativa fiscale dal 1991
adeguata all'importanza dell'opera e al
“Una tariffa aggiornata ad oggi, (compresa la riforma del processo
decoro della professione”.
ed adeguata costituisce tributario del 1995) ha a carico dei
Il significato e la portata di questa
disposizione contrasta con una delle
uno strumento contribuenti, e di riflesso nell’attività dei
eccezioni sollevate dal Consiglio di Stato,
indispensabile per noi professionisti che li assistono, ulteriori
adempimenti che difficilmente trovano
enunciate nel parere 6694/2009 sulla
e
per
il
nostro
lavoro...
”
riconoscimento del dettato tariffario. La
proposta della nuova tariffa. Tra le altre
riforma del diritto societario prima e del diritto
spicca infatti il rilievo sulla presenza, nella proposta di
fallimentare poi, hanno portato la categoria a
tariffa, di onorari fissi per il primo scaglione, che viene
confrontarsi e misurarsi con nuove e più complesse
interpretata come la riproposizione di onorari minimi i
attività, senza dimenticare le sempre più crescenti
violazione di quanto disposto dalla legge 223/2006.
responsabilità a cui il professionista va incontro
Su questo punto occorre fare chiarezza: il DL 223/2006
nell’esercizio quotidiano della propria attività.
non ha abrogato i minimi tariffari, ha disposto
Una tariffa aggiornata ed adeguata costituisce uno
l’abrogazione di tutte quelle disposizioni che ritenevano
strumento indispensabile per noi e per il nostro lavoro,
i minimi inderogabili, senza per questo modificare il 2°
ma anche e soprattutto per rispetto e per trasparenza nei
comma dell’art 2233 del codice civile che prevede
confronti dei clienti. appunto per il professionista il diritto al compenso per
23
24
Primo Piano
Visto di conformità sulle compensazioni,
un “regalo” di inizio anno
di Enrico Zanetti
A partire dal 2010 il legislatore ha ben pensato
fare qualcosa per conto dello Stato su richiesta del
cliente senza riuscire a valorizzare almeno un minimo la
di gravarci di un’ulteriore incombenza: l’apposizione del
propria prestazione.
visto di conformità sulle dichiarazioni annuali IVA dei
Come se non bastasse, proprio perché la cooptazione
contribuenti che non soltanto hanno l’ardire di chiudere
forzata implica per giunta l’assunzione di profili di
la propria posizione a credito verso l’Erario per più di
responsabilità verso lo Stato e conseguenti rischi
15.000 euro, ma che hanno addirittura la faccia tosta di
sanzionatori, colui che rilascia il visto non è soltanto
voler utilizzare quel credito in compensazione con altri
abbandonato a se stesso nel rapporto con il proprio
tributi e contributi.
committente, ma viene anche obbligato, per poter
Nella sua prima formulazione, questa disposizione se non
adempiere alle richieste del proprio cliente, a stipulare
altro limitava la competenza al rilascio di questi visti di
una assicurazione professionale con caratteristiche
conformità ai soli professionisti iscritti al nostro Albo ed
peculiari (nessuna franchigia minima) che, in molti casi,
a quello dei consulenti del lavoro.
si tradurrà in necessarie integrazioni delle polizze
In sede di conversione in legge del DL 78/2009, questo
assicurative già in essere, ovviamente non gratuite.
distinguo è però stato rimosso.
In ragione di ciò, il Consiglio nazionale dei dottori
La scelta di indiscriminato allargamento dei soggetti
commercialisti e degli esperti contabili ha stipulato una
abilitati al rilascio del visto di conformità dimostra
convenzione che consente a tutti i Colleghi di
chiaramente come l’interesse sottostante all’introduzione
ottemperare all’obbligo assicurativo richiesto dalla
di questa norma non ha nulla a che vedere con la
norma ad un costo annuo di 150 euro.
competenza e la professionalità, ma risponde soltanto a
La polizza può essere sottoscritta semplicemente
logiche di cooptazione forzata nei ranghi dell’Agenzia
inviando, via fax, il modulo di adesione, disponibile sul
delle Entrate di soggetti privi di qualsivoglia status
sito www.cndcec.it, sezione “area istituzionale”, pagina
giuridico pubblicistico (i quali, come privati cittadini,
“convenzioni”, unitamente alla
potrebbero ben chiedersi cosa può
copia contabile del bonifico
mai pretendere lo Stato da loro) e di
soggetti che lo status giuridico “...Una cooptazione forzata che implica, bancario di 150 euro (la cui
pubblicistico ce l’hanno, ma lo vedono
per giunta, l’assunzione di profili valuta determina e fissa la
mortificato ancora una volta da scelte
di responsabilità verso lo Stato” decorrenza della polizza e
l’efficacia della stessa), alla
che dimostrano come esso sia
BIverbroker srl - c/o Banca Popolare di Milano, agenzia 3,
considerato irrilevante (ragione per cui anche questi
P.le Cadorna (MI).
ultimi, che poi siamo noi, potrebbero ben chiedersi cosa
L’intervento del Consiglio Nazionale, grazie all’opera
può mai pretendere lo Stato da loro).
svolta in particolare da Massimo Mellacina, Consigliere
La cooptazione forzata è tanto più intollerabile perché la
delegato per le questioni attinenti la tariffa e
norma che la dispone non si preoccupa affatto di stabilire
l’assicurazione professionale, ha senz’altro consentito di
che l’adempimento abbia un suo determinato o
minimizzare il costo assicurativo aggiuntivo che discende
determinabile (mediante rinvio a tariffari) costo per il
dall’introduzione di questa disposizione, ma resta
contribuente, nel rapporto con il soggetto cui va a
senz’altro aperta la battaglia già annunciata dal
chiedere il rilascio del visto di conformità.
Presidente Claudio Siciliotti circa la necessità che detto
Una simile previsione darebbe al soggetto investito della
importo sia ammesso in integrale detrazione dall’IRE, per
responsabilità di apposizione del visto di conformità una
una sua piena neutralizzazione. assai maggiore tutela rispetto al concreto rischio di dover
Primo Piano
Revisione legale dei conti, necessario
un confronto più aperto
di Amedeo Sacrestano
Sul finire del 2009,
Un professionista che, nell’esercizio della funzione di
l’Esecutivo ha mandato alle
revisore legale dei conti, si avvicina ancora di più
Camere lo schema di decreto legislativo recante
all’incaricato di pubblico servizio, pur da quest’ultimo
l’Attuazione della Direttiva 2006/43/CE del Parlamento
distinguendosi in quanto soggetto ad una responsabilità
europeo e del Consiglio del 17 maggio 2006, relativa alle
tipicamente privatistica. Se il revisore legale dei conti
“revisioni legali dei conti annuali e dei conti consolidati”.
continuerà ad operare, nell’esercizio delle sue funzioni
Tra le novità lo schema introduce l’importante funzione
presso soggetti di diritto privato, non come incaricato di
del “Controllo della qualità dell’operato dei revisori”: i
pubblico servizio, allora la distinzione tra commercialista
“controllori” saranno, periodicamente, a loro volta
(sottoposto alla vigilanza del d.gs. 139/05) e revisore
sottoposti a controllo. Il documento definisce, poi,
legale dei conti (per come individuato dalla Direttiva
“Revisore legale” la persona fisica abilitata a esercitare
2006/43) continuerà ad essere più virtuale che reale.
la revisione legale ai sensi del codice civile e delle
Giustificata dalla sola esigenza di accogliere (nel secondo
disposizioni del decreto legislativo stesso, purché iscritta
elenco) soggetti diversi (ed ulteriori) da quelli iscritti al
nell’apposito “Registro”. Definita, infine, l’“Autorità di
primo. Un’anomalia, questa, tutta italiana. Facilmente
vigilanza” competente allo svolgimento delle funzioni di
risolvibile con la semplice gestione di quella parte del
controllo pubblico, abilitazione, controllo di qualità,
Registro (ad esaurimento) composta da chi,
formazione continua, tenuta del Registro e vigilanza sui
pur avendone consolidato il relativo diritto, non possiede
revisori legali, individuata non più nel Ministero della
i titoli previsti dalla legislazione attuale per essere
Giustizia, bensì in quello dell’Economia. L’Autorità di
iscritto.
vigilanza potrà, inoltre, avvalersi, su base convenzionale,
Di contro, se al revisore si vuole attribuire una funzione
di enti pubblici o privati per lo svolgimento di alcune
ancora più marcatamente pubblicistica rispetto a quella
funzioni. Ad oggi, alcune di queste funzioni sono svolte
del commercialista appare avere maggior senso la
dal CNDCEC, sulla base della delega ricevuta con d.lgs.
tenuta di un “Registro” autonomo. In ogni caso, e vista la
n. 28/2006, destinato ad essere abrogato con l’entrata in
piena equivalenza dei requisiti richiesti per l’iscrizione,
vigore della nuova disciplina. La riforma reca alcune
non può che trattarsi di un “di cui” del più generale Albo
interessanti ed opportune innovazioni alla delicata
sancito dal 139. Dal che, se appare giustificabile la
materia della revisione legale dei conti. Eppure, non
funzione di un’Autorità di Vigilanza diversa dall’
appare declinata in maniera completa la disciplina della
Organo di autogoverno
sovrapposizione di compiti e funzioni tra
della Categoria, meno
dottore commercialista ed esperto contabile
(da una parte) e revisori legali dei conti “Quasi nessuno si è interrogato sulla motivata e razionale
(oltre
che
meno
(dall’altra). È da qui che, si ritiene, occorre portata delle funzioni pubblicistiche
economica) appare la
partire per meglio comprendere la ragioni più o svolta dai commercialisti”
gestione dell’Albo da
meno apprezzabili di chi rivendica prerogative
parte di un soggetto differente da quest’ultimo. Più
legali ed esperienza professionale in materia di “gestione
sensato appare consolidare l’attuale modello di gestione
del Registro”. Quasi nessuno si è interrogato sulla portata
del Registro, con l’organo da cui promanano le regole
delle funzioni pubblicistiche svolta dai commercialisti.
tecniche della Professione (che comprende l’attività di
Anche dalla disamina dello schema di decreto legislativo,
Revisore Contabile) che lo amministra ed un’autorità
emerge come il revisore legale dei conti altro non è che
pubblica (quella del Ministero) con l’esercizio di una
un commercialista chiamato a svolgere una particolare,
supervisione. e ancora più pregnante, funzione pubblicistica.
25
Fuori Campo
Privilegiati
e invisibili!
Giannetti
Al di là dello snobismo della politica la verità sta nei numeri
e i numeri dicono che i liberi professionisti sono veri e propri ‘pezzi’
del tessuto economico e produttivo del Paese
are che, quando hanno
fatto presente al Ministro
dell’Economia che il
trattamento riservato
dalla politica ai liberi
professionisti italiani pone questi
ultimi alla stregua di veri e propri
cittadini invisibili, il divino Giulio
Tremonti sia sbottato: “E ti pareva!
Già sono dei gran privilegiati, adesso
cominciano pure ad avere i
superpoteri! Basta: aboliamo gli
Ordini”.
Pare non sia andata meglio con il
leader del principale partito
di opposizione, Pierluigi Bersani,
il quale, di fronte alla medesima
considerazione, sembrerebbe aver
prontamente replicato: “Non vi è
dubbio che siano degli invisibili.
Al fisco, però, perché sono dei gran
evasori fiscali come tutti gli autonomi.
Basta: aboliamo gli Ordini”.
Ovviamente è tutto un gioco e mai
virgolettati furono più inventati di
sana pianta di quelli che precedono.
Sistemato in partenza il rischio
querele (sport nazionale degli italiani
e, primi tra tutti, dei loro politici),
possiamo dire senza tema di smentite
che queste scherzose ricostruzioni
rappresentano una voluta
estremizzazione di atteggiamenti che
però sono assolutamente presenti
P
nella grande maggioranza dei big della
politica italiana: una parte vede i liberi
professionisti come dei privilegiati da
blandire o ridimensionare a seconda
degli umori del momento; l’altra parte
vede i liberi professionisti come un
pezzo di società cui guardare, nella
migliore delle ipotesi, con grande
diffidenza.
Non c’è da stupirsi, del resto.
In Italia, Paese immobile per
eccellenza, i big della politica sono
dorati “prigionieri” della stessa per lo
meno dal 1994, ossia per lo meno a
partire dall’anno in cui si è avuto
l’ultimo (e unico, se non vogliamo
conteggiare anche il 1948) vero
rimescolamento di carte sulla scena
politica italiana.
In questi sedici anni il Paese è
cambiato tantissimo, ma chi fa per
troppo tempo politica ad alto livello
finisce inevitabilmente per perdere
contatto con la realtà (capita anche ai
migliori) e tende quindi ad
aggrapparsi agli schemi sociali che
c’erano all’inizio della sua esperienza
(o, per meglio dire, che aveva
l’impressione ci fossero).
Come sempre, è nei numeri che
stanno le verità più evidenti ed i
numeri delle libere professioni dicono
chiaramente che esse non
rappresentano più soltanto un
serbatoio di tecnici di alto livello, ma
veri e propri pezzi del Paese.
I commercialisti, oggi, sono oltre
110.000 nel nostro Paese.
Gli avvocati veleggiano verso i 200.000
iscritti all’Albo, se già non hanno
superato questa soglia.
Di ingegneri è pieno e di architetti ce
n’è a strafottere.
Solo per citare alcune delle
professioni più note e più ricorrenti
nell’immaginario collettivo.
Come si può pensare, con questi
numeri, di essere di fronte a sacche
di privilegio?
Per lo meno, bisognerebbe parlare
di interi set di valigie di privilegio,
autotreni di privilegio, cargo
mercantili di privilegio!
Ecco così va bene: dopo il “treno
dei desideri” invocato nelle canzoni
di una volta, il “cargo dei privilegi”
individuato nelle libere professioni
di oggi.
Robe da matti.
Come si può pensare, con questi
numeri, di essere di fronte a gente che
piange (dichiarando in molti casi
redditi imbarazzanti) e fotte (perché
in realtà evade e se la passa bene)?
Se è un privilegio il fatto in sé di
essere commercialisti o avvocati in un
Paese dove circa 300.000 cittadini
sono riusciti ad iscriversi ai relativi
27
Albi (troppi per essere tutti figli di
papà, oppure ricchi di famiglia,
oppure geniali menti capaci di vincere
ogni difficoltà), allora il privilegio
deve essere quello di vivere in un
Paese pieno di milioni di imbecilli che
non approfittano di fare altrettanto.
La verità è che oggi più che mai il
sistema ordinistico delle libere
professioni è qualcosa di concepito in
funzione esclusiva della tutela degli
interessi patrimoniali di chi si avvale
garantisce i terzi sul fatto che sappia
guidare su quella strada che deve
ancora cominciare a percorrere e che
dovrà percorrere con impegno e fatica
quotidiana, metro dopo metro.
Per questo talvolta mi assale il timore
che la politica possa davvero prima o
poi scardinare il sistema ordinistico:
perché oggi è in grado di raggiungere
meglio che in passato gli obiettivi per
cui è stato concepito e siccome in
Italia si cambiano solo le cose che
delle prestazioni professionali degli
iscritti agli Albi.
Perché, con questi numeri, la mera
iscrizione all’Albo non è più in grado
di dare al professionista alcuna
garanzia patrimoniale e rappresenta
per lui solo una patente che
funzionano e si lasciano solo quelle
che non funzionano…
Il privilegio non si annida in requisiti e
percorsi formativi: lì si annidano solo
la determinazione e l’impegno.
Se poi questo ragionamento non
bastasse, dovrebbe apparire chiaro
quanto meno che il privilegio non si
annida mai nei grandi numeri: si tratta
anzi di due categorie concettuali
legate da un rapporto di
proporzionalità inversa.
Esistono libere professioni dove è
possibile parlare di privilegio, ma
sono l’eccezione e non la regola del
panorama italiano, posto che si può in
buona sostanza limitarle al notariato e
alla professione di farmacista (in virtù
dei numeri contingentati di accesso
che, giusti o sbagliati, rappresentano
oggettivamente una barriera
all’accesso che tutela anche i
professionisti “eletti”, oltre che i
cittadini).
Quando la politica riuscirà ad
afferrare anche soltanto il 10% di
queste evidenti realtà, capirà
finalmente che i liberi professionisti
italiani non sono una nicchia da
blandire o scardinare, ma un pezzo di
Paese, variegato e trasversale sia nelle
fortune economiche che nei
convincimenti politici e sociali.
A quel punto, capirà forse anche che
mettere gli Ordini professionali nei
tavoli che contano significa dare voce
a questa parte del Paese, in un modo
utile anzitutto al Paese stesso, per le
importanti competenze tecniche di cui
i professionisti sono depositari.
Non sarà mai troppo tardi.
Nel frattempo gustiamoci le pubblicità
che il nostro Consiglio Nazionale ha
fatto uscire a pagina intera su tutti i
principali quotidiani nazionali.
Non sono affatto male; mi piace in
particolare quella che dice che
vogliamo dare 110.000 mani al Paese:
se la politica continuerà ad ignorare la
crisi che, come tutte, anche le nostre
attività stanno affrontando, potremo
sempre passare a 110.000 mani con il
dito medio alzato.
Che problema c’è: se siamo
invisibili… 29
Il mondo che verrà
Marcello Febert
ICONO CHE IL TUNNEL d’uscita dalla
crisi sia ancora molto lungo, che gli
spiragli per le imprese e per le famiglie si
vedranno fra qualche mese… per i
professionisti invece la situazione
sembrerebbe più complessa.
Noi soffriamo. La nostra posizione è difficile ed
imbarazzante: da un lato, il fatturato subisce una
contrazione più che sensibile, i tempi di incasso delle
nostre spettanze si dilatano a
dismisura, con difficoltà enormi per
i giovani che rischiano di essere
espulsi dalla professione; dall’altro,
per
l’immaginario
collettivo,
restiamo sempre i privilegiati, i
superagiati, gli elitari, coloro che
camminano miracolosamente sulle
profonde acque della crisi.
Il tutto avallato anche da un’atavica
fragile rappresentatività che ha fatto
sì che noi professionisti fossimo
equiparati, ad intermittenza, alle
imprese, in base alle convenienze
del momento: così accade che per il
pagamento dell’Irap siamo impresa, invece per la Tremontiter siamo professionisti; per il credito di imposta siamo
professionisti, per gli invii telematici siamo impresa;
mentre, quando siamo ausiliari dei giudici siamo
professionisti, quando si parla di strumenti a nostra tutela
siamo... NIENTE!!!
Sabato 12 dicembre
Vibo Valentia, ore 9.30: prende il via un convegno che
vede seduti attorno ad una tavola rotonda i giudici delle
esecuzioni immobiliari della mia Regione. Si parla di
custodi, di professionisti delegati, di responsabilità, di
capacità e di professionalità. Tutto sembra bellissimo, fin
quando due relatori (due), mi fanno sobbalzare dalla
sedia. Il primo afferma che difficilmente delega
professionisti per le operazioni di vendita, ma se proprio
lo deve fare preferisce i notai; il secondo afferma, invece,
che non solo delega preferibilmente i notai, ma che agli
D
stessi non affida l’incarico di custode, in quanto il loro
ruolo (quello del notaio) non si confà alla tipologia di
attività, ed in tal caso affianca per il lavoro “sporco”
(quello di custode) un altro professionista (il cosiddetto
“professionista manovale”). Attendo con insofferenza per
oltre due ore il mio momento; fin quando il coordinatore
dei lavori, il “mio” giudice, Pino Campagna, non dà inizio
al dibattito… Parto subito sparato a razzo: non mi sento un
professionista di serie B, faccio la mia professione e svolgo
incarichi per il tribunale con pari
dignità di altri professionisti,
cerco di interpretare, come tutti i
miei colleghi, il ruolo di ausiliario
del giudice con la massima serietà
e professionalità, conscio del
ruolo che sto rivestendo.
L’applauso dei colleghi mi
gratifica, comincio a scaricare
l’adrenalina.
Alle ore 12,30 circa, durante la
pausa lavori, si avvicina il
giudice delle esecuzioni del
Tribunale di Castrovillari; non è
la
prima
volta
che
ci
incontriamo, mi manifesta l’apprezzamento per le mie
parole, anche perché “Lei” delega i professionisti
indistintamente e se qualcuno ritiene di non potere fare il
lavoro “sporco”, non avrà altri incarichi per suo conto.
Mi sento rinfrancato, l’onore dei commercialisti è salvo!
Posso abbandonare il convegno, sacrifico la sessione
pomeridiana, ma la squadra di calcio dell’Ordine mi
attende per la solita battaglia settimanale.
Castrovillari, ore 13,00 circa: il collega Liberato Passarelli
viene barbaramente assassinato a colpi di pistola
all’interno del proprio studio con i regali di Natale sotto
braccio, nell’esercizio delle sue funzioni di curatore
fallimentare.
Penso alla sua famiglia e non so cosa altro aggiungere,
continuano ad echeggiarmi nella testa le ultime frasi di
una nota preghiera, che invita tutti quanti a credere e ad
aspettare… la vita del mondo che verrà. Illustrazione di Alberto Ruggieri
CNDCEC-Report
L’attività
di dicembre
a cura di Francesca Maione - CNDCEC
Prassi di sequestro preventivo e amministrazione giudiziaria
Note interpretative del Regolamento del tirocinio
Il Consiglio nazionale, proseguendo un’attività iniziata nel
2002, continua a monitorare l’attuazione delle disposizioni
normative di cui alla legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
“Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”, relative alla
modifica della disciplina in tema di sequestro preventivo e
di amministrazione giudiziaria. A tal fine, ha predisposto un
questionario rivolto ai professionisti che esercitano
l’attività di amministratori giudiziari per rilevare le prassi
esistenti presso i tribunali, così da raccogliere informazioni
attuali sulle procedure poste in essere.
I dati raccolti potranno costituire un utile supporto anche
all’attività del legislatore che dovrà regolamentare la
materia.
Approvato il documento contenente le “Indicazioni per
l’applicazione del Regolamento del tirocinio (DM 7 agosto
2009, n. 143)”.
Il documento ha lo scopo di chiarire le questioni
maggiormente problematiche che potrebbero sorgere in
sede di prima applicazione del regolamento, con
riferimento ai contenuti e alle modalità di svolgimento
del tirocinio stesso.
Il documento è disponibile sul sito del Consiglio Nazionale
(http://www.cndcec.it) nella sezione “Tirocinio
professionale” dell’area Istituzionale.
Scudo fiscale e antiriciclaggio
Con lo scopo di offrire agli Ordini territoriali uno
strumento in grado di regolare in termini giuridicamente
corretti ed amministrativamente efficaci l’esercizio della
funzione disciplinare, il Consiglio Nazionale ha apportato
alcune modifiche al Regolamento per l’esercizio della
funzione disciplinare territoriale.
Il testo modificato, unitamente al Commentario, per
singolo articolo del Regolamento, ed alla modulistica,
elaborata dalla Commissione Nazionale “Disciplina”, è
consultabile sul sito del Consiglio Nazionale
(http://www.cndcec.it) nella sezione “Regolamenti”
dell’area Istituzionale.
Approvato il documento “Scudo fiscale e antiriciclaggio”
elaborato dalla Commissione (GdL) “Antiriciclaggio”.
Il documento si pone l’obiettivo di chiarire i dubbi
interpretativi emersi a seguito dell’emanazione delle
disposizioni normative relative alla regolarizzazione o al
rimpatrio dei capitali detenuti all’estero, con riferimento
all’osservanza degli obblighi antiriciclaggio, fornendo
anche indicazioni ai professionisti per garantire il corretto
svolgimento delle operazioni connesse.
Il documento è disponibile sul sito del Consiglio Nazionale
(http://www.cndcec.it) nella sezione “Antiriciclaggio”
dell’area “Studi e ricerche - Commissioni”.
Regolamento per l’esercizio
della funzione disciplinare territoriale
Tassa di iscrizione al Registro dei tirocinanti
Regolamento per la concessione del patrocinio
del Consiglio Nazionale
Il Consiglio Nazionale, ai sensi dell’art. 5, co. 4 del
Regolamento del Tirocinio, ha determinato, in 500,00 euro,
il limite massimo della tassa per l’iscrizione nel Registro
dei tirocinanti, ricordando che ai praticanti potrà essere
richiesto solo il pagamento della tassa di iscrizione e non
anche quello di un contributo annuale.
Modificato il Regolamento per la concessione del
patrocinio e del contributo agli Ordini territoriali. Il nuovo
testo disciplina le condizioni e la procedura per la
concessione del patrocino, a titolo gratuito, anche a
soggetti terzi (diversi cioè dagli Ordini territoriali), pubblici
e privati, per iniziative che il Consiglio Nazionale ritenga
CNDCEC Report
meritevoli di apprezzamento per le loro finalità culturali,
scientifiche, economiche e sociali.
Il nuovo Regolamento è scaricabile dal sito internet del
Consiglio Nazionale (http://www.cndcec.it) nella sezione
“Regolamenti” dell’area Istituzionale.
31
[email protected] e
ordine.città@pec.commercialisti.it.
Le richieste dovranno essere inoltrate tramite il portale
del Consiglio Nazionale http://www.cndcec.it”.
Finanziamenti comunitari
Compatibilità fra la carica di sindaco di una società
a partecipazione comunale e quella di assessore
o consigliere comunale
Il Consiglio Nazionale ha approvato il parere sulla
compatibilità fra la carica di sindaco di una società a
partecipazione comunale e quella di assessore o
consigliere comunale, elaborato dalla Commissione
Nazionale di studio Enti Pubblici.
Nel parere si legge che il commercialista, presidente del
collegio sindacale della società a partecipazione locale, così
come il revisore contabile, nominato sindaco della società
partecipata, non possano rivestire contemporaneamente
l’incarico di assessore e di consigliere comunale; in entrambi
i casi, il titolare dei due diritti in potenziale conflitto dovrà
scegliere quale dei due esercitare.
Le motivazioni del parere sono esposte nel documento che
è stato pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale
(http://www.cndcec.it) nella sezione “Enti pubblici”
dell’area “studi e ricerche - Commissioni”.
Responsabilità Civile per compensazione credito IVA,
ex D.L. 78/09 e L. 102/09
In considerazione dell’obbligo assicurativo, disposto
dall’art. 22 del DM 31 maggio 1999, n. 164, il Consiglio
Nazionale ha stipulato con il proprio broker una
convenzione, riservata agli iscritti, avente ad oggetto la
polizza per la copertura della responsabilità civile
derivante dall’apposizione del visto di conformità per le
compensazioni dei crediti IVA.
Siglato a Roma, tra il Capo del Dipartimento Politiche
Comunitarie ed il Presidente del Consiglio Nazionale dei
dottori commercialisti e degli esperti contabili, alla
presenza del Ministro per le Politiche Europee, Andrea
Ronchi, un importante Protocollo di intesa per la
realizzazione di un progetto formativo volto a promuovere
il ruolo del commercialista in relazione alle fasi di richiesta
e gestione delle provvidenze comunitarie, in un’ottica di
prevenzione delle irregolarità e delle frodi.
Con la firma del Protocollo le parti mettono in sinergia le
rispettive competenze, avviando un rapporto di
collaborazione che si realizzerà nello sviluppo di corsi di
formazione a livello locale, destinati agli iscritti agli Ordini,
sulla corretta gestione dei fondi comunitari.
Misure anti-usura
Il Presidente del Consiglio Nazionale, Claudio Siciliotti, ha
sottoscritto un protocollo d’intesa con il Sottosegretario
di Stato all’Interno, on. Alfredo Mantovano, il Commissario
Straordinario del Governo per il coordinamento
delle iniziative antiracket e antiusura e il Presidente
del Consiglio Nazionale Forense.
Il Protocollo nasce dall’esigenza di potenziare i nuclei
di valutazione costituiti nelle Prefetture con il compito
di determinare i danni ristorabili alle vittime di estorsione
e l’entità dei mutui per la prevenzione dell’usura.
Il testo del Protocollo è consultabile sul sito del Consiglio
Nazionale (http://www.cndcec.it).
Commercialisti per l’Abruzzo
Posta elettronica certificata
Il Consiglio Nazionale, stante l’obbligo per tutti gli iscritti agli
Ordini professionali di dotarsi, entro il 28 novembre 2009, di
un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), ha stipulato
una convenzione con POSTECOM spa, così da dotare di un
indirizzo PEC e della relativa casella di posta elettronica tutti
gli iscritti all’Albo, nonché tutti gli Ordini territoriali.
Gli iscritti nelle sezioni A e B dell’Albo, nonché gli Ordini (i
Presidenti) potranno richiedere, autonomamente, una
casella di posta elettronica certificata a loro riservata con il
dominio, rispettivamente
[email protected] ovvero
Raccolti attraverso la sottoscrizione “Commercialisti per
l’Abruzzo” 430.898,28 mila euro; di questi, 426mila euro
sono stati assegnati ai commercialisti dell’Aquila colpiti
dal sisma; 142 i professionisti che hanno riportato danni
consistenti agli studi professionali e che sono stati
destinatari del contributo di 3.000 euro, secondo le
indicazioni fornite al Consiglio Nazionale dall’apposita
Task force istituita per coordinare gli interventi a favore
dei commercialisti abruzzesi.
Sul sito del Consiglio Nazional (http://www.cndcec.it) è
disponibile l’elenco completo dei sottoscrittori della
raccolta e dei beneficiari dei fondi. 32
Diamo i Numeri
Gli effetti della
crisi nello studio
L’Istituto di Ricerca dei dottori
commercialisti e degli esperti
contabili ha inviato per posta
elettronica il questionario “Gli effetti
della crisi nello studio. Come sta
impattando la crisi economica negli
studi professionali di dottori
commercialisti ed esperti contabili”
a un campione selezionato di
professionisti utilizzando il database e
il software del Sistema Indagini
Irdcec. Tra il 17 e il 22 settembre 2009
sono state raccolte 3.517 risposte.
La crisi manifesta un impatto molto
duro sugli studi professionali che
vedono aumentare l’attività
complessiva a fronte di un aumento
significativo dei temi di incasso di
fatture e parcelle professionali.
I DATI
Per il 54% del campione l’attività
complessiva dello studio è diminuita
in seguito alla crisi (per il 9% è molto
diminuita, per il 45% è diminuita),
mentre per il 77% del campione il
fatturato dell’anno in corso è previsto
un calo per gli stessi effetti della crisi
(per il 13% è previsto un calo
superiore al 30%, per il 39% il calo
previsto è inferiore al 30% ma
superiore al 10%, per il 25% infine il
calo previsto è inferiore al 10%).
Il 30% del campione avverte il
fenomeno della chiusura o di un
imminente rischio di chiusura
dell’attività di studio, mentre solo il
22% del campione dichiara che in
seguito alla crisi è stato necessario
licenziare o comunque ridurre il
personale dello studio.
L’ANALISI
La maggior parte degli intervistati fa
osservare come l’attività complessiva
dello studio, anziché ridursi per
effetto della crisi che colpisce la
stragrande maggioranza delle piccole
e medie imprese, determina invece un
aumento vorticoso dell’attività
dovuto, oltre che a maggiori
adempimenti fiscali e tributari
richiesti dall’Agenzia delle Entrate, a
pressanti richieste delle aziende in
termini di assistenza verso le banche e
in termini di procedure di insolvenza,
pignoramenti, fallimenti,
licenziamenti, ecc..
All’incremento dell’attività
complessiva si contrappone però la
grande crisi di liquidità delle aziende
stesse con un aumento quasi
quadruplo dei tempi di dilazione dei
pagamenti dei compensi e delle
parcelle ai professionisti che
normalmente si aggirano intorno
ai 30 gg. e che adesso si sono spostati
in media verso i 150gg..
Non sembra esserci una riduzione
oggettiva del personale e dei
collaboratori dello studio, ma solo
perché gli studi non vogliono perdere
la propria clientela e non vogliono
ridurre la qualità dei servizi
professionali.
Ciò si ripercuote, naturalmente, sui
costi dello studio e lì dove i problemi
di liquidità sono più forti si verifica
uno straordinario e inusuale ricorso al
credito. Molti intervistati osservano
come gli effetti della crisi si
manifesteranno in maniera più
accentuata tra il primo e il secondo
trimestre del 2010. Tutto ciò dipende
dalla particolare natura dei servizi
professionali della categoria dei
dottori commercialisti e degli esperti
contabili caratterizzati da prestazioni
continuative nel tempo e
indispensabili per le imprese come
la contabilità e la consulenza fiscale.
La maggior parte degli intervistati
ritiene di essere sottoposta a un
enorme sacrificio dovuto alla speciale
funzione di “ammortizzatore” della
crisi verso le imprese non compensata
in pari modo e misura da agevolazioni
del governo. Da non sottovalutare,
infine, il pressante invito rivolto da
molti professionisti a tenere conto
degli effetti prodotti dall’attività
parallela di altre categorie
33
Risultati del Sondaggio
DOMANDA 1.
In seguito alla crisi economica l’attività complessiva dello studio in cui lei opera è:
Molto diminuita
Diminuita
Invariata
Aumentata
Molto aumentata
9%
45%
32%
12%
1%
DOMANDA 2.
In seguito alla crisi economica il fatturato dello studio in cui lei opera è previsto:
In forte calo (una diminuzione di oltre il 30%)
In calo (una diminuzione tra il 10 e il 30%)
In calo moderato (una diminuzione inferiore al 10%)
Invariato
In aumento (aumento inferiore al 10%)
In aumento (aumento inferiore al 10%)
13%
39%
25%
15%
5%
2%
DOMANDA 3.
Ha notizia di studi professionali della sua zona che hanno chiuso l’attività
o che rischiano la chiusura entro l’anno?
Si, il fenomeno è molto sentito
Si, ma il fenomeno è molto contenuto
No
11%
19%
70%
DOMANDA 4.
Dall’inizio della crisi nel suo studio sono stati effettuati licenziamenti o comunque
riduzioni di personale tra professionisti e collaboratori?
Si, è stato necessario ridurre il personale di oltre il 30%
Si, è stato necessario ridurre il personale ma in misura inferiore al 30%
No, non è stato necessario ridurre il personale
7%
15%
78%
professionali (tributaristi, ecc…)
e di altri soggetti (associazioni di
categoria e CAF) che proprio in
questo momento di crisi stanno
esercitando una forte pressione
concorrenziale sul prezzo a discapito
della qualità del servizio.
Chiusure e licenziamenti: per il 38%
dei professionisti del Sud la chiusura
o il rischio di chiusura dell’attività è
un problema seriamente avvertito,
mentre nel Nord le percentuali si
abbassano al 19-20%. Il timore di
licenziamenti o di riduzione del
personale è avvertito dal 25% dei
professionisti del Sud e dal 20%
degli under 45.
Le domande sui professionisti che
chiudono l’attività e su eventuali
licenziamenti o riduzioni del
personale da un lato mostrano come
il fenomeno sia molto meno sentito
del problema relativo al fatturato e al
volume di clientela e di incarichi
espressi nelle prime due domande del
questionario, ma anche in questo caso
è evidente come i gruppi più esposti
siano i professionisti del Sud,
le donne e i giovani. In particolare
i giovani manifestano una
preoccupazione maggiore per
i possibili licenziamenti o le possibili
riduzioni di personale. 35
Focus legislativo
I provvedimenti in fase di discussione di maggiore interesse per la professione economico-contabile
di Davide Persico, CNDCEC
Atto: Senato n. 1329
Proponente: sen. Pierfrancesco Emilio Romano Gamba (Popolo delle Libertà)
Oggetto: Disposizioni in materia di professioni non regolamentate e delega al Governo in materia di gestione previdenziale delle medesime
professioni
Iter: assegnato alla Commissione Industria del Senato
Contenuto: Il progetto di legge ha l’intento di istituire un sistema di regole che vada a vantaggio non soltanto delle professioni,
attraverso il riconoscimento di soggetti giuridici individuati ed organizzati, ma anche della competitività del sistema e del
cittadino consumatore, destinatario delle prestazioni fornite dai professionisti.
L’articolato normativo individua l’ambito di applicazione della legge nelle attività professionali per le quali non sia già stata prevista
l’organizzazione negli albi od elenchi di cui all’articolo 2229 del codice civile e ne prevede le definizioni, annoverando tra le stesse
non soltanto quelle che comportano prestazioni prettamente intellettuali, ma anche quelle per la realizzazione delle quali viene
utilizzato il lavoro manuale. Inoltre, viene specificato che lo svolgimento della prestazione professionale, che deve essere libera e fondata
sulla piena autonomia intellettuale e tecnica del professionista, può avvenire sia in forma individuale sia in forma associata o
societaria, nonché configurarsi quale prestazione del lavoratore dipendente. Viene, poi, descritta la procedura di riconoscimento delle
professioni non regolamentate da parte del Ministero della Giustizia. È prevista una procedura articolata, alla quale prendono parte
il CNEL – quale organo propositivo del riconoscimento –, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano – in virtù della competenza ripartita tra i due livelli istituzionali in tema di «professioni» – e
i Ministri competenti per materia. L’atto di riconoscimento deve sempre essere motivato ed indicare i criteri valutativi alla base
della decisione. Infine, sono attribuite al Ministero della Giustizia i compiti di vigilanza sull’operato delle associazioni ed il potere
sanzionatorio in caso di violazione delle relative disposizioni di legge.
Atto: Camera n. 2578
Atto: Senato n. 1496
Proponente: on. Ivano Strizzolo (Partito Democratico) ed altri
Oggetto: Modifiche all'articolo 37-bis del decreto del Presidente della
Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, concernente il contrasto
dell'elusione fiscale e dell'abuso del diritto in materia tributaria
Iter: assegnato alla commissione Finanze della Camera
Contenuto: Il progetto di legge è volto a disciplinare
Proponente: sen. Felice Casson (Partito Democratico)
Oggetto: Norme in materia di misure patrimoniali di sicurezza e prevenzione contro
la criminalità organizzata, certificazione antimafia, nonché delega al Governo per la
custodia, la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali
e per la disciplina degli effetti fiscali del sequestro
Iter: assegnato alle Commissioni Giustizia della Camera
Contenuto: La proposta di legge ha l’obiettivo di armonizzare la normativa
il fenomeno dell'elusione fiscale e l'abuso del diritto
in materia tributaria. In particolare, il provvedimento
modifica l'articolo 37-bis del DPR n. 600/1973
(«Disposizioni antielusive»), ampliandone in primo luogo
la rubrica, con l'inclusione dell'espressione «e per il contrasto
dell'abuso del diritto». Pertanto, per i proponenti appare
opportuno prevedere un'unica definizione, che possa
configurare una clausola antielusiva generale, ottenuta
anche mediante l'abrogazione del comma 3 dell'articolo
37-bis e che, contemporaneamente, possa disciplinare in via
legislativa il fenomeno di abuso del diritto, così colmando
un vuoto normativo e inibendo interpretazioni troppo
diversificate e, in definitiva, garantendo la certezza
del diritto. Inoltre, viene introdotto il comma 1-bis
con il quale il legislatore intende salvaguardare la facoltà
del contribuente di scegliere legittimamente, tra quelle
propostegli dall'ordinamento, la soluzione negoziale
od organizzativa fiscalmente meno onerosa.
Infine, il progetto di legge garantisce un uso corretto
della prescrizione normativa, prevedendo la sanzione di
nullità per gli accertamenti non analiticamente motivati
con riferimento alle precipue circostanze di fatto, relative
al singolo caso, che li hanno originati.
in materia di sicurezza e prevenzione contro la criminalità organizzata,
nonché conferisce una delega al Governo per la custodia, la gestione
e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali
e per la disciplina degli effetti fiscali del sequestro.
Particolarmente rilevante è l’art. 20 con il quale si affida la custodia,
la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad un’Agenzia nazionale
composta da rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e
dei Ministeri dell’interno, della giustizia e dell’economia e delle finanze,
del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
e dei rappresentanti delle organizzazioni maggiormente rappresentative
a livello nazionale delle associazioni e delle cooperative sociali impegnate
nella promozione della lotta sociale alla mafia e possibili destinatarie dei
citati beni. Altresì, è istituita, presso ciascuna prefettura-ufficio
territoriale del Governo, su iniziativa del prefetto, un’Agenzia provinciale
per la gestione e la destinazione dei beni confiscati a organizzazioni
criminali presieduta dal prefetto e composta dal questore, dai
comandanti provinciali dell’Arma dei carabinieri e del Corpo della
Guardia di finanza, dal direttore dell’Agenzia del Demanio, dal
presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti, da un rappresentante
delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello provinciale
delle associazioni e delle cooperative sociali impegnate nella promozione
della lotta sociale alla mafia e possibili destinatarie dei citati beni.
Ordini territoriali
Reggio Emilia: è ora
di valorizzare le differenze
di genere
di Fabio Pisani
Ricco di spunti e di riflessioni - oltre
che di numerosi dati a corredo - il
convegno su donne e professioni,
organizzato a Reggio Emilia da
“PROFESS@RE AL FEMMINILE”, il
coordinamento degli Ordini
professionali della provincia.
Due i punti chiave lamentati dalle
professioniste italiane: il deficit di
rappresentanza e il gap nel reddito. I
numeri danno loro ragione. Maria Pia
Camusi, ricercatrice del Censis,
snocciola dati impietosi: le donne pur rappresentando ben il 44% del
mondo professionale italiano ricoprono solo poco più del 12% degli
incarichi di Consigliere nei Consigli
degli Ordini e dei Collegi. Un passo
indietro rispetto al 14% del 2004.
Per quanto riguarda il reddito la
situazione è ancora peggiore: la
differenza tra uomini e donne è - ad
esempio - del 54% tra gli architetti e
del 61% tra gli avvocati.
“Le condizioni di disparità sono
evidenti anche se, lentamente, in
diminuzione, ma le donne sono
comunque ancora poco visibili”, ha
detto Marina Calderone, presidente
In cifre
Iscritti: 665 di cui 221 donne
Età media: 46,83
Tirocinanti: 75 di cui 39 donne
Iscritti di età inferiore ai 40 anni: 246
del Cup e del Consiglio nazionale dei
consulenti del lavoro. “È difficile
combinare lavoro, famiglia e carriera.
Mancano, in questo senso, idonei
ammortizzatori sociali. Basterebbe
introdurre idonei incentivi per le
sostituzioni per maternità o per
malattia”.
Sono stati di Maria Paglia,
commercialista e tesoriere dell’Ordine
dei commercialisti di Reggio Emilia,
gli approfondimenti per le professioni
economico giuridiche. “Le donne
avvocato iscritte alla Cassa Forense
nel 1981 - ha detto - erano il 7% del
totale e nel 2008 rappresentavano il
42,7%; le donne commercialiste a fine
2008 erano il 28% del totale degli
iscritti e, pur essendo ancora in
minoranza, stanno crescendo ad un
tasso più che doppio rispetto a quello
degli uomini; la presenza femminile
nel Notariato era dell’11% nel 1980, del
13% nel 1991 e a fine 2006 aveva
raggiunto il 25%, con punte del 38,6%
tra i notai con meno di 40 anni;
nell’ambito della consulenza del
lavoro la presenza femminile è
decisamente più forte, si arriva ad
oltre il 40% a livello nazionale, con
punte del 45-46% in alcune regioni del
Nord”.
Il rosa avanza anche nella salute dove
operano - ha detto Maria Brini,
dell’Ordine dei Medici di Reggio
Emilia - oltre un milione e mezzo di
Reggio Emilia
Reggio Emilia: la Basilica di S. Prospero, dedicata al patrono della città
professionisti tra infermieri,
ostetriche, farmacisti, tecnici di
radiologia, tecnici di cardiologia,
tecnici di laboratorio, di cardiologia,
logopedisti, fisioterapisti, veterinari,
medici ed odontoiatri. Se la medicina
in qualche modo si va disumanizzando
e si avverte la necessità di
ridisegnarla in modo che essa tenga
conto della persona nella sua
interezza con i suoi bisogni di salute,
ben venga la femminilizzazione delle
professioni sanitarie che in tal modo
si arricchiscono con le peculiarità del
sentire al “femminile”, superando nel
fare il modello fino ad oggi attuato”.
E per le professioni tecniche
l’architetto modenese, Anna Taddei,
ha ricordato che “dei 136.00 architetti
iscritti agli Ordini, le donne sono il
40% con un incremento del 4% nel
corso dell’ultimo quinquennio; quelli
iscritti alla Cassa di Previdenza sono
solo 80.100 unità di cui 29.100 donne
pari al 36%. Un dato questo che
sembra confermare la maggiore
difficoltà delle donne ad esercitare la
libera professione. Per gli aspetti della
37
Reggio Emilia: il Teatro municipale, intitolato oggi a Romolo Valli
Superficie (Kmq)
2.292,89
Popolazione (1.1.2008)
510.124
Imprese attive (2004)
53.641
Occupati (2007)
235.429
Valore aggiunto* (2006)
13.706,44
Fallimenti dichiarati (2006)
72
*VALORE AGGIUNTO AI PREZZI BASE AL LORDO SIFIM
– VALORI A PREZZI CORRENTI IN MILIONI DI EURO
rappresentanza, le donne nei Consigli
degli Ordini provinciali degli
Architetti sono il 23%, un dato
decisamente migliore rispetto alla
media delle altre professioni”.
E in termini più strettamente culturali
qual è la situazione? “Non ho dubbi -
dice Rosa Anna Pironti, dell’omonima
dinastia di editori - le donne sono più
brave e, ovviamente, più discriminate:
sono il 60% degli insegnanti di scuola
superiore ma solo il 34% dei docenti
universitari”. “Si laureano - dice
ancora - in misura maggiore e in un
tempo minore: nel quinquennio 20042008, le donne laureate sono state il
58% del totale dei laureati. Il 68% dei
laureati sotto i 22 anni sono donne; a
26 anni è ancora il 58%; solo tra i
laureati con un’età di 30 anni le
“ritardatarie” sono lo stesso numero
degli uomini”.
“E poi - conclude - le donne leggono
di più: su 100, 65 leggono; su 100
uomini lo fanno solo in 55”.
Dunque uomini in rotta clamorosa…?
Si direbbe di sì anche a sentire
Giovanna Alessio, direttrice della
sede di Reggio Emilia dell’Agenzia
delle Entrate che, ai microfoni di
Press Web Tv, ricorda che prima o poi
il Direttore Generale non potrà non
essere donna.
E impietosamente Maria Paglia
ricorda che si è parlato di differenze
38
Reggio Emilia
Cantarelli: “Più spirito di Categoria”
Per il presidente dell’Ordine reggiano occorre diffondere al massimo il senso di aggregazione
Quali sono le principali peculiarità ed
i problemi specifici che la categoria
incontra nell’ambito territoriale
dell’Ordine da te presieduto?
Su questo non posso che rilevare
come sia comune sentire la necessità
di trovare strumenti ed azioni per
coinvolgere maggiormente gli iscritti
a parlare di “Categoria”, diffondendo
al massimo lo spirito di aggregazione.
E’ una necessità che il nostro
Consiglio ha sentito sin dal momento
del suo insediamento e che trova
difficile soluzione. I Colleghi molto
spesso, infatti, non ritengono di dover
dedicare il loro residuo tempo ed
energie, già molto assorbiti nel lavoro
quotidiano, a formare uno spirito di
Categoria. Tale ”scollamento” della
base a quelli che sono i problemi
della Categoria non permette ad essi,
però, di valutare con le dovute
conoscenze ed attenzione i risultati
sin qui ottenuti dalla professione, sia
a livello locale che nazionale.
Il sistema ordinistico della nostra
professione ha nel proprio Dna la
capacità di rappresentare nei fatti un
modello di garanzia per l’interesse
pubblico. Tale percezione sarà, però,
migliorata solo se tutti i colleghi ne
saranno sia convinti che parte attiva.
Come pensi di sviluppare sul
territorio i rapporti con le altre
professioni?
I nostri rapporti con le altre
professioni della provincia registrano
di genere anche a proposito della
recente crisi finanziaria e ci si è
chiesti se una maggiore presenza
femminile nelle stanze del potere
l’avrebbe evitata.
“Sicuramente la massiccia presenza
maschile ai vertici del potere
economico e finanziario al momento
dello scoppio della crisi - ha detto -
risultati lusinghieri. Già da qualche
anno, infatti, è stato costituito a
livello provinciale un coordinamento
tra i vari Ordini/Collegi locali
denominato “Profess@RE”
(professioni a Reggio Emilia), da
intendersi come laboratorio di idee e
momento di confronto
interprofessionale, di stimolo per la
realizzazione di attività o eventi
comuni, volti a diffondere e
migliorare la “percezione” del ruolo e
dell’importanza sociale rivestita dai
professionisti. In questa ottica è nato
nel 2009 un secondo tavolo
denominato “Profess@RE al
femminile”, con il fine di analizzare la
tematica femminile in ambito
professionale.
La formazione professionale
continua, da sempre punto di forza
dell’attività di questo Ordine, ha
contribuito a moltiplicare i contatti
tra i colleghi, anche di altre
professioni, operatori dell’area
economico-giuridica.
Per la FPC già da anni ci troviamo a
collaborare in modo assiduo con
l’Ordine Forense, costituendo per gli
avvocati un punto di riferimento
nell’organizzazione di eventi su temi
di comune interesse. E’ ormai alla
quinta edizione, costituendo un
appuntamento fisso e con grande
partecipazione, ad esempio, il
convegno realizzato in collaborazione
con loro in materia fallimentare e di
risanamento della crisi d’impresa.
lascia quanto meno aperta la
possibilità che un approccio diverso
potesse avere un effetto diverso,
senza però darci risposte. Ora forse le
donne potranno cogliere maggiori
opportunità in questo senso, essendo
“cadute molte teste” nelle file degli
uomini”.
Ma - poi - occorre anche confrontarsi
Cosa ti aspetti dal rapporto con il
CNDCEC e quali sono le forme di
collaborazione che pensi di suggerire
ai vertici nazionali?
La percezione che il CNDCEC abbia
svoltato e reinterpretato il proprio
ruolo nei confronti della politica,
diventando interlocutore accreditato
e propositivo in materia di
programmazione fiscale e tributaria, è
sicuramente uno dei maggiori meriti
da ascrivergli, con una conseguente
positiva ricaduta a livello locale del
nostro ruolo. Essere i soggetti che
analizzano le norme anche in una
visione di benefici e sostenibilità per
il Paese, permetterà di consolidare il
diritto a presenziare ai tavoli
ministeriali, con beneficio per tutti i
colleghi che dovranno poi applicare
tali norme nella quotidianità, in
un’ottica di semplificazione ed
attinenza alla realtà economicoreddituale della nostra clientela.
Nel rapporto tra Ordine territoriale e
il CNDCEC ci sono alcune aree che
potrebbero essere implementate e/o
migliorate. L’esigenza più sentita è
quella di avere alcuni strumenti
operativi, anche a livello di software,
procedure, note illustrative,
scadenziari degli adempimenti
direttamente dal CNDCEC volte a
migliorare la nostra funzione
amministrativa. Importante, inoltre,
sarebbe organizzare da parte del
CNDCEC “percorsi formativi” rivolti
ai Consiglieri degli Ordini nell’ambito
con la quotidianità.
“È inutile che ci nascondiamo dietro
un dito - ha detto ancora la Paglia:
permangono ovviamente alcune
peculiarità biologiche che rendono
profondamente diverse donne e
uomini e la maternità è sicuramente la
più rilevante. Una donna giovane, in
età fertile, dopo aver perfezionato gli
Reggio Emilia
dello svolgimento dei loro compiti e
cariche.
Il positivo rinnovamento nella
composizione dei Consigli locali, che
ha permesso a giovani colleghi di
dedicarsi con spirito di servizio alla
categoria e di avanzare visioni e
prospettive nuove sul futuro della
professione, va adeguatamente
supportato con una “formazione
mirata”, con particolare attenzione
alla funzione disciplinare, ove la
componente di norme di procedura
civile non sempre è patrimonio
proprio della nostra formazione.
Come si colloca la categoria nei
rapporti con le Istituzioni locali, quali
Tribunali, Camere di Commercio ed
Enti locali?
A Reggio Emilia la situazione ha visto
nel tempo un notevole miglioramento,
grazie allo sforzo profuso nello
sviluppare tali rapporti al fine di
meglio accreditare il nostro Ordine
nei confronti delle stesse.
Questa opera si sta concretizzando in
una fattiva collaborazione con il
Registro delle imprese, attraverso
momenti di confronto, dove è emersa
la volontà comune di anticipare le
problematiche operative invece di
subirle.
Nei confronti del Tribunale il
rapporto è ormai consolidato e questo
ha permesso di instaurare delle “best
practices”, volte a favorire il regolare
svolgimento dei procedimenti
giudiziari, ad assicurare un principio
di rotazione negli incarichi, a limitare
il più possibile le eventuali rinunce.
studi e iniziato il percorso
professionale, può affrontare
gravidanza e puerperio”
“Si parla molto - ha concluso - delle
difficoltà di conciliazione e di gestione
della maternità da parte delle
lavoratrici autonome. Noi
commercialisti una piccola ma
concreta proposta l’abbiamo fatta: la
Il “Progetto Scuola Impresa sociale”,
una nostra iniziativa con sviluppo
triennale, ha permesso, inoltre, di
instaurare, con reciproca
soddisfazione, rapporti con il mondo
del non profit e con il Comune e la
Provincia. Essa mira a sviluppare in
sinergia con le ODV, le ONP, le
cooperative e con gli imprenditori,
una nuova cultura in ambito di
“bilancio sociale”, valorizzandone sia
l’aspetto strategico-gestionale, la
capacità di valutare le performance,
oltre che di accreditarci come
interlocutore nella definizione delle
politiche sociali provinciali.
Delicato è, invece, il rapporto con le
associazioni di categoria, che
rappresentano da sempre un
competitor aggressivo e non
facilmente coinvolgibile in progetti
comuni. Su questo fronte
ultimamente si sono avuti motivi
d’attrito legati alla gestione dei
consorzi di fidi che nella nostra
regione sono confluiti in UNIFIDI,
dove ci siamo attivati sottoscrivendo
un protocollo d’intesa che garantisse
da una parte un corridoio
preferenziale per le richieste
presentate dai professionisti,
dall’altra frapponesse sempre la
nostra figura tra il cliente finale e
l’associazione, in modo da valorizzare
il nostro ruolo.
Quali sono le istanze locali su cui
ritieni sia opportuno un intervento
del Consiglio Nazionale?
Riprendendo direttamente dal punto
precedente sono auspicabili iniziative
Commissione ed il Comitato pari
opportunità del CNDCEC hanno
elaborato una proposta di modifica
normativa da inoltrare, attraverso
l’Agenzia delle Entrate, al Ministero
dell’Economia, per inserire tra le
cause di esclusione dall’applicazione
degli Studi di settore anche la
gravidanza ed il parto, per l’anno in
39
inerenti l’operatività dei consorzi fidi.
Anche il consolidare nuove aree di
mercato nell’ambito dell’attività dei
Tribunali in materia di conciliazione
ed arbitrato, è un compito del
CNDCEC.
Sul tema, infatti, notiamo una
presenza più marcata ed incisiva da
parte del Consiglio Forense che si sta
già attivando per la creazione di
Camere di conciliazione/arbitrato sul
territorio.
Altro fronte d’azione sarebbe quello
di attivarsi con il sistema camerale
affinché venga iniziata una reale
attività di monitoraggio su quelle
società che, pur avendone l’obbligo,
non sono a tutt’oggi dotate di Collegio
Sindacale. E’ un’area non presidiata e
monitorata dalle CCIAA locali, ma
che costituisce una distorsione del
mercato/concorrenza tra coloro che
si uniformano alle disposizioni di
legge e chi non lo fa, avendo, d’altra
parte, la possibilità di far emergere
importanti opportunità di lavoro per i
colleghi oltre che rimarcare la
funzione di tutela dell’interesse
pubblico.
Ed è proprio sul Collegio sindacale
che il CNDCEC dovrà effettuare
un’azione di presidio, soprattutto alla
luce del prossimo recepimento della
direttiva comunitaria, ribadendo la
preziosa opera da noi svolta in questo
particolare momento di crisi.
Assolutamente necessario prevedere
un limite patrimoniale alla
responsabilità dei sindaci, la cui
mancanza oggi non trova nessuna
giustificazione.
cui si verifica l’evento e per quello
successivo, assimilandovi anche le
adozioni e gli affidamenti. In tal modo
si eviterà alla madre professionista
l’onere di dover dimostrare che tale
situazione debba essere inquadrata
nella previsione generica di ‘periodo
di non normale svolgimento
dell’attività’ ”. Washington D.C.,
la città della
Casa Bianca
Civiltà, senso delle istituzioni, storia, è possibile trovare tutto
questo nella splendida capitale americana
di Victor / Foto Getty Images
uando si pensa alla città-simbolo degli Stati
Uniti viene naturale riferirsi a New York.
Eppure in pochi sanno che esiste una città
molto bella, altamente simbolica dello spirito
americano per civiltà, senso delle istituzioni e
storia. Questa città è Washington D.C., la capitale degli Stati
Uniti d’America. Washington è la città della Casa Bianca. E
bianco sembra essere il colore dominante di questa città, i cui
edifici sono prevalentemente di questo colore. Bianco è
appunto il colore della residenza del Presidente degli Stati Uniti
d’America. Ma bianco è anche il colore del Campidoglio, la
sede del potere legislativo degli Stati Uniti. Bianco è il grande
obelisco dedicato al primo presidente degli Stati Uniti George
Washington a cui deve il nome questa città. E bianco è anche
il meraviglioso Lincoln Memorial davanti al quale furono
pronunciati discorsi memorabili come quello di Martin Luther
King che cominciava con le parole “I have a dream”. Città
meravigliosa Washington D.C. dove, accanto al bianco,
Q
campeggia il verde dei giardini e delle aiuole curate alla
perfezione dove di giorno gli scoiattoli scorazzano liberi in
cerca di cibo. E dove di notte è perfino possibile vedere lo
sfavillio delle lucciole, che oramai non si vedono più nelle città,
ma che nella capitale statunitense trovano invece un
ecosistema che permette loro di esistere. Verde è anche il
colore che caratterizza il cimitero di Arlington, dove sono
sepolti gli eroi civili e militari degli Stati Uniti. Qui è meta di un
incessante pellegrinaggio la tomba di John Fitzgerald Kennedy
e quella di suo fratello Bob, entrambi uccisi, ed entrambi grandi
protagonisti della recente storia americana e dell’umanità. Non
è difficile visitare questa grande capitale, dalle strade ampie e
dalla grande vivibilità. Tutto l’asse viario principale “The Mall”
conduce ai principali monumenti, frutto della storia dei
presidenti degli Stati Uniti d’America. E poi c’è un fiume, il
Potomac, lungo il quale è piacevole passeggiare, fare jogging o
bere qualcosa nei caffè lungo la passeggiata. Washington è
anche un città dove è possibile fare shopping. Nell’area
42
Viaggi
centrale e nella zona denominata Georgetown ci sono tutte le
grandi griffe e tutti i negozi più importanti a portata di carta di
credito. Qui alla sera passeggiano i giovani, gli studenti, i turisti.
Qui la città perde un po’ della sua “istituzionalità” e si consegna
alla spontaneità di una vita più disinvolta. Ma Washington è
anche la città dei grandi musei. Segnaliamo il maestoso
Smithsonian Museum. Memorabile può diventare anche la
visita al Museo di Storia Americana o il Museo di Scienze
Naturali. Molto interessante è la visita al Museo aerospaziale
dove è possibile ripercorrere tutta l’epopea delle grandi
missioni spaziali americane. Qui si può visitare, tra le altre
cose, la navicella Apollo reduce delle sue missioni lunari. Ma
Washington è soprattutto la città della Casa Bianca. Sia che la
si contempli dall’inferriata che la circonda davanti all’ingresso
principale di Pennsylvania Avenue, sia che si abbia la
possibilità di accedere ad un tour organizzato per una visita
interna, la residenza del presidente degli Stati Uniti è senza
ombra di dubbio un posto di grande fascino e suggestione.
Mangiare a Washington D.C.
Nella capitale americana ci sono i ristoranti che rappresentano
tutte le cucine mondiali. Qui si possono assaporare bistecche
di prim’ordine nelle meravigliose steak house americane, o un
sushi negli straordinari ristoranti giapponesi, o gustare
pietanze indiane, italiane o francesi. Di tutto un po’ si può
provare nell’Old Ebbitt Grill, proprio dietro la Casa Bianca,
posto di grande suggestione frequentato da uomini politici e
giornalisti americani. Molto ricercato, tra i ristoranti italiani, è
il Cafè Milano che si trova a Georgetown. Qui si possono
mangiare piatti della cucina italiani, in un contesto elegante e
Washington: in alto, il Capitol Building, sede ufficiale dei due rami del Congresso
degli Stati Uniti; in basso a sinistra, il National Museum of Natural History
raffinato. Una meta della cucina creativa è invece il ristorante
Brickskeller a due passi da Dupont Circle.
Dormire a Washington D.C.
Alberghi moderni, funzionali o di charme, tutto è possibile
provare e trovare nel cuore della città americana. Dagli
alberghi “suites” dove si affittano veri e propri appartamenti
dotati di cucina e disimpegni, fino agli alberghi per turisti o per
uomini d’affari, l’offerta d iWashington è capace di soddisfare
tutti i gusti e tutte le tasche. Gli alberghi più belli sono a nostro
avviso nella zona della Casa Bianca. Quello più affascinante è
il St. Regis. Ma anche nell’adiacente Hay Adams si rinvengono
la stessa dignità, lo stesso fascino, lo stesso servizio
impeccabile ed elegante. Poco distante, un po’ più economico
e con meno pretese, segnaliamo l’hotel Hilton. Di buon livello
anche l’Intercontinental, il Grand Hyatt ed il Madison.
E per concludere
Ricordiamo che gli Stati Uniti sono il regno dell’efficienza.
Regola alla quale non si sottrae, a maggior ragione, la capitale
americana. Da qui si possono raggiungere agevolmente i punti
più cruciali degli Stati Uniti. A portata di shuttle aereo o di
treno veloce è la stupenda New York. Per questo non si può
escludere di fare di Washington D.C. la base di partenza per un
indimenticabile viaggio negli States. Link
http://washington.org/
www.tripadvisor.com/Tourism-g28970-Washington_DC_District_of_ Columbia-Vacations.html
44
Società e Cultura
“Donne a confronto”
al Mitreo Film Festival 2009
GRINTA E DETERMINAZIONE, MA SENZA OMOLOGARSI AL SISTEMA MASCHILE.
ANCORA OGGI C'È CHI È COSTRETTA A SCEGLIERE TRA FAMIGLIA E LAVORO
di Tiziana Mastrogiacomo
omini che ancora oggi faticano a confrontarsi
con donne determinate e consapevoli del
proprio ruolo fuori e all’interno della famiglia.
E donne che invece in molti casi ancora
faticano a conciliare famiglia e professione.
È il quadro, contraddittorio, emerso dal convegno “Donne a
confronto”, tenutosi nell'ambito della giornata tutta al
femminile del Mitreo Film Festival 2009 di Santa Maria
Capua Vetere, giunto quest’anno alla sua nona edizione.
Alla tavola rotonda, svoltasi il 10 dicembre presso il Teatro
Garibaldi della cittadina campana, ha partecipato anche
Maria Luisa Campise, in qualità di direttrice di Press e di
consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Cosenza.
Con lei sul palco, moderate da Catherine Spaak, altre donne
ai vertici di professioni che per molti secoli sono state
esercitate esclusivamente dagli uomini. Un incontro per fare
il punto sulle difficoltà, i progressi e le vittorie delle donne,
ancora troppe volte costrette a scegliere tra il lavoro e la
famiglia.
“L'Italia – ha esordito Emma Buondonno, architetto, docente
universitario e assessore nella Giunta comunale di Santa
Maria Capua Vetere – ha ancora tanta strada da percorrere
rispetto agli altri Paesi europei dal punto di vista
dell'organizzazione sociale ed economica.
Un fattore che ha un forte impatto sulla vita quotidiana delle
donne”.
La mancanza di un welfare a misura di donna (e di bambino)
sembra essere uno dei principali ostacoli ad una piena
affermazione femminile nel mondo del lavoro. Difficoltà di
affrancamento dal peso della gestione quotidiana delle
incombenze familiari che però convivono ormai
U
frequentemente con un nuovo protagonismo femminile.
Un fenomeno relativamente nuovo nel nostro Paese tanto
che “ancora oggi – ha affermato Maria Antonia Vertaldi,
magistrato e presidente del Tribunale di Sorveglianza di
Sassari – colgo da parte degli uomini atteggiamenti che
dimostrano debolezza e impreparazione di fronte ad una
realtà mutata”.
Ma anche quante riescono a ritagliarsi uno spazio nel
mercato del lavoro e ad ottenere gratificazioni in ambito
professionale, però, “purtroppo – dice Maria Antonia
Vivaldi – continuano a constatare che arriva prima la
donna e poi la professionista”.
E sempre con la sensazione che per raggiungere gli stessi
obiettivi si fatichi di più e si guadagni di meno degli
uomini. “Nell'ambito della professione di curatore
fallimentare, per esempio, c'è la tendenza ad affidare agli
uomini incarichi di prestigio e più remunerativi – ha
sottolineato Maria Luisa Campise – La soluzione è quella
di far emergere la professionista e di dimostrare che al
pari dei colleghi maschi si è in grado di svolgere le stesse
funzioni.
La determinazione è un fattore importante, non bisogna
arrendersi alle prime difficoltà. Ma per quanto le cose
siano cambiate, i livelli di reddito tra professioniste e
professionisti sono ancora diversi”.
Le donne, però, non devono cadere nella trappola di
adeguarsi ad un modello professionale prettamente
maschile.
Si tratterebbe di una “scorciatoia” per raggiungere i
vertici che snaturerebbe le peculiarità femminili
nell’approccio al lavoro.
“Dobbiamo prendere le distanze da una
logica
quale
quella
maschile
tradizionalmente
fondata
sulla
competizione – ha continuato la
Vertaldi – e portare in dote non solo la
conoscenza, ma anche quei sentimenti
tipici delle donne, come la sensibilità e
l'umanità. Solo così l'autorevolezza al
femminile sarà davvero proficua”.
Donne ai vertici sì, ma come
raggiungerli? “Dobbiamo lavorare di
più – ha risposto Paola Tarsitano,
presidente del Consiglio cittadino per
le Pari Opportunità di Santa Maria
Capua Vetere, con un passato di
assistente sociale negli istituti
penitenziali della Campania e della
Toscana – per dimostrare di essere in
grado di garantire quella continuità
lavorativa che la nostra funzione
sociale di madri a volte non permette.
Da questo punto di vista siamo
economicamente svantaggiate e troppe
volte costrette a rinunciare non solo
alla formazione, ma alla stessa
professione”.
Non poteva mancare un commento
sulle quote rosa viste non come fine,
ma come mezzo per raggiungere
determinati obiettivi.
“Servirebbero più donne nelle
cosiddette stanze dei bottoni – ha detto
ancora Maria Antonia Vertaldi –, per
cambiare una cultura di tipo maschile
che non concilia i tempi della donna tra
famiglia e lavoro. Le quote rosa devono
essere portatrici dei bisogni delle
donne per abbattere le barriere ed
ottenere la parità sostanziale”.
“Nelle attività libero-professionali – ha
detto Maria Luisa Campise – è difficile
conquistare la fiducia del cliente. Prima
è necessario dimostrare grinta e
determinazione, caratteristiche certo
non tipicamente femminili, anche se
alla fine il cliente si affida volentieri ad
un professionista donna. È fondamentale
salvaguardare la propria tipicità senza
omologarsi al modello maschile”.
Affinché “le donne non siano più
costrette a scegliere - come ha
sottolineato proprio a conclusione
dell’incontro il direttore di Press - tra la
carriera e la famiglia”. 46
Lettere a Press
Protagonisti del cambiamento
Caro Direttore,
permettimi qualche sintetica riflessione in
questo momento di “post recessione”.
Arrivato a 51 anni, dopo 30 anni di attività,
credevo di avere ormai le idee chiare, ma
il Congresso nazionale di marzo a Torino
mi ha dato una scossa. Salutare.
Protagonista del cambiamento io non lo
ero mai stato; la forza, tuttavia,
del messaggio congressuale è stata
determinante a farmi modificare
l’angolazione riguardo alla professione.
Dicevo all’inizio “post recessione”. Era
sarcasmo. Ma quale “post”: siamo in piena
crisi, e lo sanno bene i colleghi; lo sanno e
lo pagano ogni giorno, in termini di calo
delle attività, di difficoltà nei rapporti
con i clienti, di aumento dei costi generali
di Studio, eccetera.
Bene (anzi, male). Allora il messaggio sul
cambiamento era ed è centrato. Non
facciamone tuttavia un’“icona del ricordo”,
facciamone un motto permanente.
Mi è capitato di intravedere, per caso,
qualche giorno fa a Roma il nostro
presidente Claudio Siciliotti indossare
la t-shirt congressuale; io la uso
banalmente in palestra, lui invece la
portava in un’occasione di lavoro
istituzionale: ok, così si fa! La sostanza che
supera la forma.
Cosa occorre fare per essere protagonisti
del cambiamento? Salto la fase della
lamentazione e dell’autocommiserazione e
condivido con voi la mia nuova
prospettiva: lavorare ottimizzando meglio
il tempo, rivedere al rialzo le tariffe della
consulenza, specializzarsi quando tutto
intorno tende all’appiattimento, studiare,
valutare i risultati, cercare
incessantemente di coniugare efficienza
con efficacia, non solo per il lavoro ma
anche per noi e per le nostre famiglie.
Nessun azzardo, non siamo uomini o
donne irresponsabili: coraggio,
consapevolezza ed autostima, quelli
occorre invece averne in abbondanza!
Siamo bravi e preparati; semmai ci
capitasse di sentirci non impeccabili,
allora studiamo e facciamo un percorso
di crescita. Investiamo su noi stessi e
crediamo nel nostro futuro.
Ce lo dobbiamo!
Alberto Moraglia
ODCEC di Sanremo
Caro Collega,
direi che il tuo ottimismo e la tua voglia
di impegnarti SONO il miglior viatico
per superare qualsiasi crisi, compresa
[email protected]
quella attuale che c’è ancora nei nostri
Studi e si farà sentire ancora per qualche
tempo. Hai perfettamente ragione,
quando dici che “protagonisti del
cambiamento” non deve rimanere uno
slogan da associare ad un entusiasmante
appuntamento nazionale del recente
passato della nostra Professione. Sta a
ciascuno di noi, nella sua quotidianità,
dimostrare di credere nella forza di quel
messaggio. Con o senza maglietta.
Per una Giustizia più snella
Caro Direttore,
tra le tantissime azioni che il CNDCEC sta
egregiamente portando avanti a favore
della Categoria, vi è il meritato tentativo di
farci partecipare in prima persona alla
deflazione dei procedimenti civili. E’ tale
l’importanza delle azioni che i Notai e gli
Avvocati sono alquanto accigliati nel
trovarsi accerchiati dalla nostra
ingombrante presenza nei loro privati
‘giardini’. Fatta questa premessa e
considerazione ritengo, propositivamente,
che la nostra presenza ed azione non
possa prescindere dal fare pesare in sede
Centrale le seguenti semplici espressioni
di pensiero professionale. La
Conciliazione è ben altra cosa della
Mediazione. La Mediazione è una
fattispecie giuridica ben circostanziata nel
nostro ordinamento giuridico ed afferisce
a situazioni che, mi sia consentito, ben
poco hanno a vedere con il procedimento
che è in corso di attivazione con
caratteristiche deflat(t)ive. Certamente si
tratta di mero errore da amanuense
perché suppongo che “Mediazione” sia un
termine semplicemente mutuato da scritti
in altra lingua ma, purtroppo, ritengo,
personalmente ed indegnamente, che non
possa assolutamente essere usato, tout
court, nella giurisdizione italiana, pena
inevitabili confusioni di ruoli e di risultati
attesi. Non è possibile, quindi, che si
proceda nella relativa legislazione senza
che la voce del nostro Consiglio
suggerisca che, ricondurre la nascente
fattispecie nell’alveo identificativo della
Conciliazione vera e propria, può indurre
“in tentazione” ed in errori chicchessia.
Si comprende che su tutto grava il
tentativo di formulare una disciplina
“sostitutiva” ma che garantisca la
necessaria impressione di essere
risolutiva, autorevole e giusta: ma, a
maggior ragione non è e non sarà
“mediazione” o meglio, chi l’applicherà,
non sarà un “mediatore” ma un soggetto
dotato di capacità e caratteristiche
effettivamente “fuori dalla norma”; un
soggetto, cioè, che pur dando impressione
di essere presente ma, quasi, non
necessario, discreto sino a rasentare la
evanescenza, di fatto conduce una diatriba
di natura economica senza limite di
importo cercando di realizzare tutt’altro
che un vinto ed un vincitore; un essere
diàfano seppur immanente, che esercita
maieutica ma non coercizione, neanche
nel risultato finale: mutuando le parole di
Claudio Siciliotti una attività che sembra
tagliata su misura sul “commercialista”,
prenda, quindi, le redini il commercialista!
Si spera, altresì, che nella legislazione
finale non si abbia a che fare con ulteriori
obbrobriose dissonanze sul tema come: …
Il Responsabile del Procedimento o
(peggio) il suo Sostituto… quando si
parla del Conciliatore o come… forme
Telematiche di Conciliazione… con tutto
quello, cioè che con la Conciliazione,
acme di civiltà applicata, nulla ha
seriamente ed intrinsecamente a che fare.
Sono sicuro che quanto appena bisbigliato
fosse già, eccome, a conoscenza di tutti
ma, non sentendone troppo parlare, al
massimo sarò stato una voce in più a fare
eco.
Francesco Romano
ODCEC di Vibo Valentia
Caro Collega,
le tue precisazioni sono senz’altro utili a
un dibattito che verte su uno dei temi che
l’attuale governance della Categoria ha
portato avanti con maggiore
determinazione. Siamo tutti
perfettamente consapevoli che la proposta
di introdurre “filtri obbligatori”, per
ridurre il numero di controversie che
approdano nei tribunali italiani è stato
uno dei principali cavalli di battaglia
del Consiglio Nazionale. È poco, ma certo
che la figura professionale più
confacente al ruolo di solutore di
controversie in sede extra-giudiziale.
È però altrettanto certo che,
solo un paio di anni fa, i commercialisti
avrebbero avuto difficoltà anche soltanto
ad essere accettati a un tavolo sulla
giustizia con le professioni di
consolidato riferimento per questo
ambito, quali notai e avvocati.
Oggi tutto questo è invece scontato
ed è già una bella testa di ponte da cui
costruire l’ulteriore avanzata che
anche tu auspichi.
Letti per Voi
L’ANALISI PER FLUSSI E IL RENDICONTO FINANZIARIO
Tempo libero
Walter Caputo
Hai vinto, Galileo!
(Esse Libri Simone, 2009)
Piergiorgio Odifreddi
(Mondadori, 2009)
Il rendiconto finanziario serve a tracciare un quadro dei flussi di cassa di un determinato periodo. In
particolare, grazie ad esso, è possibile ottenere informazioni circa le fonti (ossia le modalità di reperimento)
e gli impieghi (ossia gli utilizzi) dei fondi liquidi a disposizione dell’azienda, nonché ragguagli sul controllo
del rischio finanziario. Il volume illustra i fondamenti di questo importante strumento di analisi secondo
un approccio per gradi: dopo un rapido esame degli aspetti introduttivi, si passa ai vari modelli di rendiconto,
relativamente ai quali si chiariscono regole e meccanismi di funzionamento, applicati, poi, a un caso completo
svolto. Il CD-Rom esalta il taglio pratico della pubblicazione poiché consente, grazie all’applicativo Excel,
un’agevole e rapida elaborazione dei calcoli.
ABUSO DEL DIRITTO IN CAMPO TRIBUTARIO
AA.VV.
(Fondazione Telos, 2009)
Il Centro di ricerca dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Roma – Fondazione Telos
– ha pubblicato in questo volume i lavori della Commissione di studio impegnata nel settore della disciplina
tributaria del reddito delle imprese. Il lavoro è costituito da una serie di contributi legati da un comune filo,
con l’intento di informare non solo sui concreti accadimenti, prevalentemente giurisprudenziali, ma anche
per segnalare l’evoluzione sistematica in atto. Si è formata così una piattaforma ragionata per animare
un dibattito successivo che dovrà essere interdisciplinare, ampio ed approfondito come si conviene
ad un argomento centrale per l’economia nazionale e attuando il necessario coordinamento con gli organismi
rappresentativi centrali della professione. Mentre è indubitabile che sia interesse di tutti che l’Erario possa
contare su un flusso ordinato di risorse al servizio dei programmi di spesa costituzionalmente determinati,
è anche essenziale che tutti coloro che intervengono nel ciclo della determinazione dell’imposta possano
contare su regole chiare e leali per la determinazione del tributo che ciascun imprenditore deve sul reddito
prodotto. Regole che ormai si vanno approssimando ai criteri del “nuovo” ordinamento del diritto contabile
costituito dagli IFRS, centrati sull’ancora indefinita nozione della prevalenza della sostanza sulla forma.
IL BILANCIO
Francesco Giunta, Michele Pisani
(Apogeo, 2008)
Il bilancio è la raccolta di informazioni più immediatamente disponibili sull'assetto e sull'andamento
di un'azienda. Saperlo interpretare correttamente, quindi, è indispensabile sia a chi sta dentro l'azienda e ha
l'esigenza di controllarne la gestione (imprenditore, dirigenti), sia a chi sta fuori dall'azienda e intende avviare
o mantenere con essa rapporti d'affari (finanziatori, fornitori, clienti). Per interpretare correttamente
un bilancio, però, occorre avere una conoscenza non superficiale del suo "linguaggio", ossia dei criteri
e delle regole secondo le quali esso viene costruito. Questo libro si propone di offrire una presentazione
del bilancio organica, rigorosa ma accessibile anche ai non specialisti.
IL TRUST. CARATTERISTICHE E RAPPRESENTAZIONE CONTABILE
Alessandra Allini
(Giappichelli, 2009)
Sulla scia di consolidate tendenze internazionali, in parte già ratificate in sede comunitaria, anche nel
panorama italiano si va oggi diffondendo l'istituto del trust. Segnatamente, si tratta di un singolare strumento
di segregazione patrimoniale, mediante il quale un disponente decide di distaccare uno o più beni,
da delimitare secondo uno schema vincolato in chiave economica e giuridica, indi da trasferire ad un soggetto
fiduciario. A quest'ultimo, poi, pertiene una funzione gestoria di varia ampiezza, in vista di un futuro
trasferimento dei beni medesimi, nonché dei benefici frattanto maturati, da destinare a vantaggio
di beneficiari appositamente identificati. Con osservazione limitata a forme societarie e, soprattutto,
in presenza di determinate caratteristiche funzionali ascrivibili alla sub-unità gemmata, il presente lavoro ha
inteso esaminare alcuni profili economico-aziendali del trust. Una volta tratteggiate le linee generali dello
strumento e le connesse implicazioni sul piano della separazione del rischio, il nucleo centrale dello scritto
ha riguardato gli aspetti contabili che si producono nella sfera degli attori coinvolti. In particolare, laddove
la frazione di patrimonio disposta in trust si presenti con tratti distintivi tali da configurare una coordinazione
produttiva di grado minore, numerosi e complessi sono i problemi di rendicontazione che possono affiorare,
talvolta con soluzioni non interpretabili in modo univoco. Come punto di arrivo, occorre predisporre
degli schemi di sintesi contabile periodica - confluenti in un vero e proprio rendiconto del trust - con cui
monitorare gli andamenti dell'attività fiduciaria al fine di appagare le specifiche esigenze informative
sollecitate dai diversi stakeholders.
Un libro che ci sollecita
a leggere (o rileggere)
le grandi opere di Galileo
e scoprire che non si
tratta solo di scienza.
Come disse Italo Calvino,
Galileo è stato “il più
grande scrittore
della letteratura italiana
di ogni secolo”.
Il piccolo milionario
di Mumbai
Azharuddin Mohammed
Ismail
(Sperling&Kupfer, 2009)
La storia vera
del bambino che ha
commosso il mondo
nel film The Millionaire.
Sullo scenario
del brulicante mondo
dello slum di Mumbai,
una storia che ci parla
del destino, difficile,
ma che si può cambiare.
L'importante è non
smettere mai di sognare.
Il carnevale
della croce
Alda Merini
(Einaudi, 2009)
Anche quando evocano
i desideri più profani,
i versi di Alda Merini sono
attraversati nell'intimo
da un senso di perdizione
assoluta e di ritrovamento
improvviso, di morte e
rinascita, di trascendenza
irredimibile e di
miracolosa congiunzione
salvifica.
La Ragazza
di via Maqueda
Dacia Maraini
(Rizzoli, 2009)
È un percorso che nasce
da lontano,
quello di questo corposo
e importante viaggio nei
racconti di Dacia Maraini.
Una scrittura ricca e
profonda che ci
accompagna ancora una
volta in un viaggio denso,
intimo, che trae la sua
forza rivelatrice da uno
sguardo femminile,
coraggioso e dolce.
47
Press
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e degli Esperti Contabili
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Tesoriere
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Luciano BERZÈ
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Andrea BONECHI
Roberto D’IMPERIO
Marcello DANISI
Flavio DEZZANI
Enricomaria GUERRA
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degli Ordini territoriali, a norma dell’art. 12, comma 1, lett.c)
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