Cerati, le lettere come officina: l`Einaudi dell`«umile venditore»
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Cerati, le lettere come officina: l`Einaudi dell`«umile venditore»
Codice cliente: 8727381 50 Sabato 22 Novembre 2014 Corriere della Sera Cultura Spettacoli Matematica Addio a Dynkin innovatore dell’algebra È scomparso a 90 anni a Ithaca, New York, il matematico russo naturalizzato statunitense Eugene Dynkin, famoso per i suoi contributi alla teoria della probabilità (nella foto). Nato nel 1924 a Leningrado, si laureò a Mosca, dove divenne professore di matematica nel ‘50. Nel ‘76 lasciò l’Urss per gli Usa e l’anno successivo ottenne la cattedra alla Cornell University dove concluse la carriera accademica. Dynkin si affermò alla fine degli anni Cinquanta per i suoi studi innovativi sull’algebra, sviluppando le teorie del norvegese Sophus Lie. Nel ‘59 formulò una nuova teologia algebrica chiamata «Diagramma di Dynkin» o «Diagramma di Coxeter-Dynkin», importante anche per le analisi delle particelle elementari in fisica. Personaggi Un anno fa la scomparsa del direttore commerciale che divenne presidente della casa editrice Cerati, le lettere come officina: l’Einaudi dell’«umile venditore» L’omaggio Roberto Cerati è scomparso novantenne il 22 novembre 2013 nella sua casa di Milano. L’Einaudi, della quale Cerati fu direttore commerciale e poi presidente alla morte di Giulio Einaudi, pubblica in suo ricordo un volume fuori commercio a cura di Mauro Bersani. Lettere a Giulio Einaudi e alla casa editrice (19461979) raccoglie 41 lettere a Giulio Einaudi e ad altri, da fine 1946 al 21 maggio 1979 di Corrado Stajano delle vetrine di Natale, degli amati venditori della Einaudi, degli altri editori, la Feltrinelli che dopo i grandi successi dell’esordio perde colpi — «il successo insuperbisce» —, scrive del mite e colto Luciano Foà, dei primi libri, nel 1963, della neonata Adelphi, «abbastanza belli»: rammentano, con una variante tedesca, la Biblioteca Romantica di Mondadori, diretta, negli anni Trenta, da G.A. Borgese. Parla senza tregua delle collane di casa, i Millenni, i Supercoralli, i Saggi rossi, gli Struzzi, i Classici. Sa scrivere, con chiarezza e con grazia. A Giulio Einaudi, a differenza di quasi tutti i collaboratori, D iceva di essere soltanto un umile venditore di libri, Roberto Cerati. È morto proprio un anno fa, il 22 novembre, nella sua casa di Milano, vicino alla chiesa di San Marco. Aveva sopportato per mesi, con il coraggio della naturalezza, un terribile male. Altro che «umile venditore di libri». Per Giulio Einaudi era il gran consigliere segreto, un capo di stato maggiore. Era anche un monaco, un missionario, un meteorologo culturale, un ambasciatore, un portatore di doni e anche un inquisitore alla ricerca della verità, un vietcong, con le sue giacchette e i suoi giubbetti neri e blu chiusi fino al collo. Era soprattutto un grande intellettuale. Nell’occasione esce, da Einaudi, un libriccino firmato Roberto Cerati, Lettere a Giulio Einaudi e alla casa editrice (1946-1979), a cura di Mauro Bersani, «2.000 copie non venali delle quali 1.000 numerate». Proprio Cerati le inviava agli amici quelle edizioncine eleganti di cartoncino grigio che gli stavano a cuore, tra le altre Il carteggio Einaudi-Montale per le «Occasioni», le Lettere all’editore di Gianfranco Contini, la Lezione magistrale di Giulio Einaudi all’Università di Torino che il 14 ottobre 1998 conferì all’editore la laurea honoris causa in Lettere: quel giorno Roberto Cerati comparve nell’aula di via Po vestito con giacca e cravatta e sembrava un ufficiale di carriera in borghese a disagio, dismessa la divisa. È un libro molto bello questo epistolario che Mauro Bersani ha curato con somma attenzione, corredato da note preziose: trentun lettere all’editore, qualche lettera ad altri, Renato Solmi, Luciano Foà, Guido Davico Bonino, Italo Calvino, Giulio Bollati, Alessandro Bacci. È un libro del mondo di ieri che immalinconisce perché obbliga il lettore a un confronto continuo tra quel passato e la caduta culturale di oggi: il degrado di gran parte dell’editoria, omologata e omologante, all’ossessiva ricerca dei bestseller, che stampa libri, chissà perché e li abbandona alla ventura. Ben vengano i bestseller, scrive Cerati, casuali, febbrili, ma non siano l’unica ragione di esistere, non soffochino la normalità del progetto editoriale. Non esistono soltanto i grandi numeri. È un calderone ardente questo epistolario senza risposte di Roberto Cerati. Consiglia, giudica, propone («Lei non farebbe la Rivoluzione liberale di Gobetti?»), spiega, racconta — le prenotazioni, le ristampe —, critica, scrive di quel che non va, parla dei premi letterari, lo Strega, il Viareggio, Comunista anomalo Amava la merce della cultura e di Giulio fu il consigliere segreto. Pubblicate per ricordarlo pagine scelte della corrispondenza dà sempre del lei, lo chiama Egregio Dottore, termina le lettere con i suoi ossequi. Non è mai noioso, è spiritoso, come quando racconta, mimetico nel linguaggio, di un suo incontro con Elsa Morante. Esorta Einaudi ad andare in Spagna a parlare con la sorella di García Lorca per assicurarsi le Poesie. Ci va lui, avventurosamente, tra Malaga, Madrid e Meco. Incontra il fratello e la sorella del poeta, ma l’operazione non va in porto. Ne scrive amareggiato all’editore in un taccuino di viaggio. Termina così: «Tutto qui. Poco. Molto poco, con il rammarico di aver distolto del tempo dal lavoro e di aver speso dei soldi». Si sente in colpa. Quella volta si lascia andare: «Mi voglia scusare tanto. Suo affmo Cerati». Chi è Roberto Cerati. Nasce a Cressa, nel Nova- Patrimoni Salva la casa di Conan Doyle Non sarà abbattuta in Inghilterra la villa dove Arthur Conan Doyle (1859-1930) scrisse gran parte dei romanzi di Sherlock Holmes, tra i quali Il mastino di Baskerville. È stato trovato un compromesso dopo una lunga vertenza: l’edificio diventerà una scuola per disabili, scongiurando così definitivamente la demolizione per far posto a una serie di villette a schiera. L’edificio di metà Ottocento manterrà l’architettura originale. Giulio Einaudi (a sinistra) e Roberto Cerati, scomparso il 22 novembre 2013 (foto Leonardo Cendamo)