mentalita` ultras nel ricordo del pompa

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mentalita` ultras nel ricordo del pompa
Viola Club GORINELLO 1980
MENTALITA' ULTRAS NEL RICORDO DEL POMPA
Nel 1983 la decennale storia degli "Ultras" era appena terminata anche,
ma non solo, per motivi di ordine pubblico, si ricordi la "caccia al
romano" di quello strano '83, in Fiesole comunque era alle porte il
ricambio generazionale, linfa e croce di ogni tifoseria. " Ci furono
due tre anni di alternanza - dice Marzio Brazzini uno dei fondatori
degli Ultras, oggi vicepresidente Atf e leader del Gruppo Storico - poi
nell' 86, oggi dico anche giustamente, il centro della curva venne
preso dal Collettivo". Volò anche qualche cazzotto, d'altronde parliamo
di tifo e curva.
Ma non raccontiamo qui 20 anni di curva, raccontiamo la storia di uomini, magari amici che la vita ha visto intraprendere
destini diversi. Marzio Brazzini ha oggi l'eta, anno in più anno in meno, che avrebbero Stefano Biagini, il Pompa, o Marco
di Campi, due "ragazzi" che non ci sono più. In 20 anni di curva, per Brazzini oggi sono più di 30, l'intreccio è fatto anche
dalle loro storie, dalle loro vite e, purtroppo, dalle loro strane e troppo generazionali morti.
Nè santi nè eroi, "Pompa non disdegnava l'uso delle mani anzi...ma le lame no, quelle le lasciava ad altri...", non è
agiografia, è vita, cronaca, amarcord di un mondo che, qualcuno dirà per fortuna, altri vedendo la di oggi realtà chinerà il
capo, a pochi anni dal passaggio del millennio non c'è più, se non nel ricordo di questi ragazzi un po' attempati. Se non
nel mito di qualche giovane che sente ancora parlare del Pompa allo stadio.
"Stefano era già malato - racconta Brazzini - anzi erano già alcuni anni che rimaneva ai margini dell'ambiente, quel suo
impermeabile bianco, quelle spalle da scaricatore mancavano in Fiesole da qualche tempo, ma per la presentazione
della nuova Viola di Cecchi Gori ci volle essere...". Era piazza S. Croce, primi anni '90, un festone in stile
fiorentinromano, che avremmo conosciuto meglio negli anni successivi. In piazza migliaia di tifosi della Forentina, sul
palco improbabili e dimenticate starlette del cinema di quella stagone. "Pompa aveva 39° di febbre- a Brazzini gli occhi
luccicano- si fece accompagnare dalla moglie e dalla figlia, venne da Prato, malato com'era, per salutare la sua
Fiorentina....". In piazza S.Croce si sparse la voce, anche se in molti, specie i più giovani, conoscevano solo un nome,
non una faccia, un corpo che comunque non era già più lo stesso, mangiato e piegato dal male che l'affliggeva. La folla si
mosse e Pompa riuscì a salire addirittura sul palco, tra lui e il rampollo di casa Cecchi Gori forse qualcuno già intravedeva
un'epoca che moriva ed un'altra, ben più meschina, che si stava allora aprendo. "Barcollava e respirava a fatica, morì nel
settembre del 1992". I funerali si svolsero a Prato, Stefano Biagini aveva vissuto e lavorato lì, ma la domenica successiva
fu il Franchi a ricordarlo. I Viola giocavano con l'Ancona, la Fiesole si presentò senza striscioni. Al centro campeggiava il
solo vessillo degli Ultras. Due giocatori della Fiorentina deposero un mazzo di fiori ai piedi della curva, " in Fiesole
c'erano la moglie e la figlia di Stefano- ricorda ancora Marzio Brazzini- al termine della gara vennero a lanciare la maglia
ai tifosi, nessuno si gettò su quelle maglie, non ci furono le solite scene isteriche, ricordo un ragazzo che agguantò la
maglia numero 5 e la portò alla figlia di Pompa, mi piacerebbe conoscere e incontrare oggi quella bella persona...". Anche
i tifosi avversari, e allora di botte e scontri tra opposte tifoserie ce n'erano vista l'impreparazione, e forse il disinteresse,
delle forze dell'ordine, vollero onorare Pompa. Su tutti lo striscione della Fossa dei Leoni, ultras rossoneri, con su scritto
"Onore a Pompa".
Pompa ( ed è strano, ma indicativo sia così per chiunque l'ha conosciuto e ne parla oggi ndr) era un leader in grado quasi
di proteggere gli altri da se stessi: niente coltelli, cazzotti alla bisogna, mentalità ultras senza compromessi (
atteggiamento opinabile, ma più rispettabile di quello tenuto in tanti episodi di tifo e cronaca nera, a Firenze o altrove
ndr). In onore di questo tifoso e uomo, a suo modo, unico, nel 1993 venne fondato il club della "Vecchia Guardia Stefano Biagini". "Ci mettemmo in Fiesole- racconta Marzio Brazzini- e senza chiedere il permesso a nessuno, ma non
volevamo, nè forse avremmo potuto, prendere il centro della curva...Ci sembrava che qualcuno avesse dimenticato la
mentalità ultras, o comunque le regole e l'esempio di vita e tifo di gente come Stefano Biagini...Beh noi eravamo lì a
ricordarlo, senza riflettori, con la nostra presenza...". Ma anche quel club ha avuto una vita breve, già nel 2.000 i "vecchi",
tra cui Marzio Brazzini e Pietro Vuturo, lo abbandonarono per fondare il Gruppo Storico, poi l'autoscioglmento definitivo
in tempi recentissimi. "Oggi siamo un gruppo di amici che cementano un'amicizia nata 30 anni fa, facciamo le trasferte
che ci va di fare, e soprattutto che ci permettono gli impegni di uomini adulti e con famiglia quali siamo...". Oggi anche
Stefano Biagini, Marco di Campi e altri che non ci sono più sarebbero ragazzi dai capelli spruzzati di grigio che gridano
forza Fiorentina, ma nessuno si è dimenticato di loro. "Certi valori ci sono rimasti dentro- è la conclusione di Brazzinibasti pensare a quello che il club Onda d'Urto, ma anche noi amici di Stefano e Marco di Campi, ha fatto per mamma
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Marena, madre di Marco, rimasta sola alla morte del figlio e scomparsa ottantenne l'anno scorso, nessuno la lasciò sola,
mai...Alla sua morte uno striscione di saluto in curva Ferrovia ( che molti, fra i quali noi di fiorentina.it, non riuscirono a
decifrare allora ndr)". Insomma la mentalità ultras non è solo violenza e cazzotti...E''s toria di persone, oggi normalissime,
professionisti, impiegati, sopravvissuti o morti prematuramente in quegli anni difficili, comunque assieme nel tifo, uno
sfondo comune a tutti..
A Marzio Brazzini abbiamo chiesto di stilare una sorta di decalogo della mentalità ultras, al fine di comprendere meglio
questo mondo, oggi forse scomparso, che ha accompagnato la sua vita, quella di Pompa, Marco e dei tanti "ragazzi" che
ci hanno scritto quando abbiamo cominciato a pubblicare articoli su questo argomento. Ecco le parole di Brazzini.....
"La mentalità ultras, portata avanti generazione dopo generazione, attraverso l'esempio dato dai vecchi alle nuove
generazioni, non prevede tifosi professionisti. Niente rapporti con la stampa né con i calciatori della propra squadra. Si
tifa la maglia e non il singolo giocatore. Si tifa per la città, per Firenze. Nessun rapporto con la società, al fine d'essere
padroni e liberi di contestare o plaudire senza dover rendere favori o rispondere a legami. No alla vendita di biglietti,
l'ultras acquista il suo biglietto, lo paga e non accetta omaggi. L'ultras segue la squadra con ogni mezzo disponibile,
panino e zaino in spalla e soprattutto è sempre in prima fila. Se c'è lo scontro l'ultras, lealmente, lo accetta. No ai rapporti
con le forze dell'ordine, no ai rapporti con la politica o con singoli politici".
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