I Segni dei Cavalieri Teutonici in terra di Sicilia

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I Segni dei Cavalieri Teutonici in terra di Sicilia
MARIA D’AMICO
I Segni
dei
Cavalieri Teutonici in terra di Sicilia
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Particolare dell’affresco” la Crocifissione”
Chiesa della Magione
Premessa
Le tracce lasciate dalle numerose frequentazioni dei Cavalieri dell’Ordine di S. Maria di
Gerusalemme dei Teutonici in terra di Sicilia sono ancora visibili.
La lettura attenta dei manufatti a volte trasformati dalle nuove esigenze e poi restaurate, a volte
nascoste da superfetazioni come la chiesa della SS. Trinità di Polizzi, oppure dei ruderi sparsi nei
territori dell’isola, inducono ad affrontare ed evidenziare alcuni segni materiali che indicano i
percorsi di religiosità, di storia difensiva che i Cavalieri hanno lasciato nella Sicilia.
I segni,
testimoni silenziosi di un passato ancora non del tutto scoperto, sentinelle storiche lungo le più
antiche vie di comunicazione, raccontano incontri con pellegrini provenienti da più parti dell’Europa,
in cammino verso Gerusalemme e di ritorno dalla Terra Santa, ma anche di scontri con gli infedeli
per la difesa non solo dei possedimenti donati dagli imperatori, ma anche dei villani e di tutti coloro
che transitarono nei beni Teutonici.
La scelta di analizzare alcune preesistenze e non altre, nasce dall’evidenziare, nella fascia dell’Isola
centro occidentale da Palermo verso Agrigento, un percorso orientato ad una religiosità che ha
impregnato tutta la vita dei Frati Cavalieri dell’Ordine, proteggendone i beni afferenti ad essa dagli
attacchi frequenti degli infedeli.
Maria D’Amico
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“ORDINE DI S. MARIA DI GERUSALEMME DEI TEUTONICI”
dalla Terra Santa alla Sicilia
La liberazione di Gerusalemme da parte degli infedeli, vide la presenza dei Cavalieri Crociati
impegnati nella conquista di postazioni importanti come quella di San Giovanni d’Acri (Akko).
In questo contesto un ruolo importante lo svolsero i pellegrini provenienti da più parti dell’Europa,
tra questi quelli che si distinsero furono gli alemanni, che s’insediarono dall’anno 1099 nella zona
sud-est di Gerusalemme, e che aprirono un piccolo Hospitale..dove esercitarono molta carità a
favore dei feriti e dei malati di San Giovanni d’Acri1.
Dall’anno 1118 il piccolo hospitale fu beneficiato da un patrimonio di alcuni tedeschi provenienti da
Bremen e da Lubecca, abitanti in Gerusalemme. L’hospitale creato, in seguito fu denominato
Hospitale di S. Maria Teutonica come la chiesa omonima, edificata nel quartiere germanico e di cui
restano solo le tre absidi restaurate, oltre le altre chiese di San Tommaso il Teutone e di San Pietro
in Vincoli.
L’esperienza ospitaliera in Gerusalemme indusse il Papa Celestino III e l’Imperatore
all’approvazione e fondazione dell’Ordine di Santa Maria di Gerusalemme dei Teutonici che si
ufficializzò come Ordine ospitaliero durante l’assedio di San Giovanni d’Acri del 1180-90.
Nell’anno 1197 l’Imperatore Henrich VI di Honenstaufen donò all’Ordine fratum di Acri i beni del
monastero, della chiesa della SS. Trinità in Panormus che comprendevano anche feudi, casali, con i
residenti detti “villani”, tutto ciò condusse alla costituzione dell’Ordine Militare con impegni militari
sia nell’Occidente sia in Terra Santa e con le donazioni di Cipro.
Nel 1198 Messina, porto strategico per l’Oriente e per le Crociate, vide le navi tedesche attraccate
per la spedizione in Terra Santa interrotta dalla morte improvvisa di Henric VI.
L’esercito
formato da principi e vescovi decise di trasformare l’ospedale Religioso Militare denominandolo
Ordine dei frati dell’ospedale di Santa Maria dei Teutoni di Gerusalemme, che ebbe
come
precettore
il
primo Gran Maestro
dell’Ordine Herman
von Salza.
La personalità del frate cavaliere, nominato Gran Maestro, lo condusse a consigliere influente del
Papa e favorito dell’Imperatore Federico II che lo volle in Terra Santa per la Crociata del 1229.
L’autore della prima crociata dell’Ordine, Peter Dusburg, scrive del Gran Maestro come di un grande
uomo che ha saputo realizzare, come fondatore di Stato, diplomatico, politico, organizzatore,
l’unione dei Cavalieri Teutonici con i << Milites Christi>>della Livonia, fondatore dello Stato
germanico in Prussia, e la formazione della Commenda in Germania, in Francia, in
Spagna, in Grecia, in Armenia a Cipro e in Italia.
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In Sicilia intanto Federico II aveva riconfermato tutte le concessioni fatte dal padre all’Ordine
Teutonico, aggiungendo altri beni e considerando come punti forza i luoghi dove erano ubicati i
giustizierati, rafforzando così i porti dell’isola sia per l’arrivo sia per la partenza dei pellegrini,
fondando nel 1220 il Priorato Teutonico di Messina con la donazione di una sede come ospedale e
con annessa chiesa intitolata a Santa Maria degli Alemanni.
L’operato del Gran Maestro Herman von Salza diede priorità alla casa madre dell’Ordine, la Mansio,
di Panormus che occupò un ruolo prioritario in Italia diventando centro operativo dalla Calabria alla
Sicilia per la Crociata in Terra Santa, fornendo uomini e cavalli.
L’intervento dei frati cavalieri nel rivedere gli spazi donati nel complesso della Trinità determinò dei
sostanziali cambiamenti nel chiostro della Magione, il cantiere che fu attivato vide maestranze
isolane impegnate nel creare spazi per la Mansio equitum. Le frequentazioni dei Cavalieri
dell’Ordine in tutta l’isola, furono possibili grazie alle donazioni di diversi possedimenti donati prima
dall’Imperatore Henrich VI poi confermate da Federico II e nel febbraio del 1286 da re Giacomo che
volle sotto la sua protezione le abitazioni dell’Ospedale di S. Maria dei Teutonici sia in Sicilia che in
Calabria, ed i beni della Casa Madre di Palermo furono dati in gestione ad un precettore che riceveva
ordini dal Gran Precettore, nominato dal Gran Maestro capo di tutto l’Ordine in Italia. I frati Cavalieri
conservarono i beni ricevuti in dono compresa la casa madre, che nel 1458 subì un ulteriore
ampliamento voluto dal vice precettore Leonardo Mederstorsen con nuove cappelle, dedicate alla
Verginee ai Santi Martiri Sebastiano e Fabiano, e a San Giorgio consacrate nel 1463 dall’Arcivescovo
Panormitano, Simone da Bologna.
Note
K. Toomaspoeg I Cavalieri Teutonici tra Sicilia e Mediterraneo
R. Russo La Magione di Palermo negli otto secoli della sua storia ed. Aracne 1975 Palermo
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Porzione della Cartografia di Gerusalemme
National Geographic Society- W. April 1996
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Mappa di Gerusalemme dell’epoca
crociata 1170 ca, miniatura L’Aja
Miniatura del manoscritto”La Terra Santa”
di Burcardo, XII secolo
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Disegno dell’edicola del Santo Sepolcro
Foto delle struttura architettonica dell’Ospitale di S. Maria dei Teutonici (foto M. D’Amico)
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Ospedale di S. Maria dei Teutonici a Gerusalemme (foto M. D’Amico)
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SACRAE MANSIONIS PANORMI
Architettura e apparati decorativi
I segni del primo insediamento dell’Ordine Fratum di Santa Maria di Gerusalemme, sono ancora
visibili in Ecclesia Sancte Trinitatis ubicata al confine della cittadella Fatimita nota come AlHalisah
ovvero l’Eletta in Panormus, secondo l’ipotesi ricostruttiva dell’Halisa di H. Bresc, nella zona della
Palermo araba e normanna la zona dov’era ubicata la SS. Trinità, era denominata Harat Al- Djadidah(
F.Maurici).
L’Imperatore EnricoVI di Hoenstaufen (Kaiser Heinrich VI), con privilegio del 18 luglio 1197 concede
all’Ordine fratum Teutonico di insediarsi nel complesso architettonico della SS. Trinità, riservato a
notabili di origine tedesca compreso l’Imperatore.
Il costruito composto dalla chiesa più chiostro e locali annessi, è in stile Normanno, la chiesa fatta
edificare da Matteo d’Ajello, secondo le fonti su una preesistenza hospitaliera, ha un impianto
basilicale a tre navate con tre absidi. Quando il bene, fu concesso ai monaci Circestensi, era privo
del claustrum così iniziarono i lavori secondo la regola, anche se il chiostro della SS. Trinità non è di
forma quadrata come in uso presso i monasteri, ma rettangolare.
Il perché di questa scelta? le fonti non ci danno indicazioni al riguardo, si può avanzare l’ipotesi che
il bene concesso con il terreno, data la forma e l’esistenza della chiesa con orientamento nord-est
sud ovest abbia vincolato i monaci nella distribuzione degli spazi interni ed esterni.
Il chiostro, che in origine aveva la forma rettangolare più allungata, è circondato da corridoi coperti
che si aprono su uno spazio centrale libero da copertura, la struttura architettonica è composta da
diversi archi sostenuti da colonne binate, e lo spazio mette in comunicazione le parti del complesso.
Nelle regole monastiche il chiostro separava i monaci dalla vita secolare, e rappresentava il cuore
della vita religiosa con la lectio divina e la meditatio, il tempo libero e la conversazione fraterna.
La concessione del complesso monastico all’Ordine Fratum Teutonico indusse i componenti a
rispettare le regole per una spiritualità secondo “la prima catechesi mistagogico ai neofiti” del
Vescovo Cirillo di Gerusalemme, che al n. 9 parla del professare la fede voltandosi verso Oriente
…”il significato del gesto che fai di volgerti dall’Occidente all’Oriente, regione della luce e della
professione di fede che ti si richiede di fare nello stesso momento dicendo:<<Credo nel Padre, nel
Figlio e nello Spirito Santo e in un solo battesimo di penitenza>>.
Nei lacerti di affresco, presenti nei tre archi murati della parete della chiesa in comune con il
corridoio est del chiostro, sono visibili tracce di pitture che rappresentano le tre persone della Trinità
e ci ricordano come nel cap. 15 della Protocatechesi dal titolo”Favore per ottenere la luce della fede”
Cirillo sottolinea come fissare lo sguardo della vostra mente in alto, e tante volte fin da ora i vostri
pensieri con i cori degli angeli e Dio Signore dell’Universo che in alto ha la sua Fede al Figlio unigenito
che siede alla sua destra, allo Spirito che da entrambi mai è disgiunto”………….
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L’iconografia orizzontale delle tre persone della SS. Trinità era già diffusa nell’Occidente medioevalechiamate rappresentazioni cristomorfiche, per le tre persone disposte orizzontalmentequindi una
triplicazione della figura umana di Cristo. Nel caso della Magione, le pitture parietali sono posizionati
nell’ottavo, nono e decimo arco del corridoio est del chiostro, più verso est, pertanto si può
ipotizzare che siano stati creati con il riferimento alla luce proveniente da oriente.
Secondo le regole del monachesimo il lato per la preghiera era nel corridoio ovest rivolti ad oriente
in virtù dell’amore del prossimo e guarda all’alba, al sole che sorge, qui si fa la carità ai pellegrini, ai
malati, ai poveri, e la processione nel giorno di festa.
Dalle poche tracce pittoriche non è possibile individuare se appartengono alla tipologia della Trinità
Eucaristica oppure a quella della Trinità isolata o come a Castelletto Cervo dove le tre persone
reggono con la mano sinistra tre libri aperti su ognuno dei quali appare il versetto 7 del Quincumque:
talis Pater, talis Filium, talis Spiritus Sanctum.
Nella parte visibile appare lo stemma dei Teutonici posizionato sopra il capo della figura che
iconograficamente appare simile alla statua benedicente creata dal Gagini nel XVI sec. e posizionata
non a caso dentro la chiesa nella parete della navata laterale alla stessa direzione dei dipinti,
probabilmente quando lo scultore la realizzò le pitture dovevano esserci per intero.
La porzione d’immagine che appare è aurelata in giallo espressione della luce e somiglia alla icona
del Cristo Pantocratore , tav. del VI sec. del Monastero di Santa Caterina del Sinai, essa è sovrastata
da tre aureole di colore blu seghettate con a sua volta tre archi di colore giallo il tutto su fondo
bianco, al centro in alto lo scudo dei teutonici con la croce nera su fondo bianco. Questo intrecciarsi
di aureole fa pensare al traforo gotico che sovrasta le bifore delle chiese.
TRASFORMAZIONI DEL COSTRUITO
Il 18 luglio del 1197 l’imperatore Henric VI Hoenstaufen con un privilegio dona la Basilica con il
cenobio all’Ordine fratum Teutonicus, cacciando i monaci circestensi arrivati in Sicilia tra il 1140 e il
1141 su richiesta di re Ruggero II a San Bernardo da Chiaravalle. L’Ordine insediatosi eredita il
complesso abbaziale con chiesa, chiostro e locali annessi, dal 1197 al 1198 l’Ordine, da fratum si
trasforma in Milite ed inizia un periodo di trasformazione che vede interessate alcune parti del
chiostro, il lato sud est in “Mansio equitum” creando una muratura di notevole spessore perché più
sicura per i cavalli, e il lato opposto in direzione nord est “Mansio Clericorum”.Pertanto la prima
garantiva armi e cavalli anche per la crociata di Gerusalemme come si evince nella pergamena n.
411 del 3 novembre 1304, mentre la seconda invece consentiva l’ospitalità e cura dei pellegrini
provenienti dalla Germania diretti in Terra Santa sia in andata che in ritorno. I lavori di
trasformazione che iniziarono nel complesso abbaziale, interessarono parte del chiostro e i frati
Cavalieri si avvalsero di maestranze del luogo., non solo per la parte muraria anche per i dipinti
parietali, che possono datarsi intorno al XIII sec. Le trasformazioni continuarono soprattutto nel
1458 quando il rettore dell’Ordine Leonardo Mederstorsen diede il via alla sistemazione dell’antico
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refettorio e commissionò ad un artista forse locale, l’affresco della Crocifissione con il Cristo
sofferente tra la Madonna e San Giovanni di uguale grandezza e ai piedi il committente inginocchiato
di misura ridotta. Questa iconografia con i committenti rappresentati in misura più piccola era in
uso nella seconda metà del 1400 come nell’opera di Francesco Botticini intitolata “Incoronazione di
Maria Vergine e i santi Agostino, Bernardo, Giuliano, due angeli musicanti e la committente,
quest’ultima rappresentata in basso a sinistra di dimensioni ridotte.
F. Maurici “Palermo araba” una sintesi dell’evoluzione urbanistica 1831-1072 ed. Kalos 2015
Palermo
Rocco Pirro “ Sacrae Domus Mansionis Panormi
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Particolare della pittura parietale (foto M D’Amico)
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Pittura parietale con sovrapposizioni, si scorge ancora il primo dipinto con la zona aureolata blu
seghettata
foto M. D’Amico
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Lastra
marmorea ai piedi del colonnato
del chiostro nord-est Foto M. D’Amico
afferente
il
corridoio
Pozzo con la lastra marmorea del sarcofago del figlio di Rabbi-Saadia,
riutilizzata come vera di pozzo dopo il 1493 foto di M. D’Amico
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Lato nord-est del chiostro sono visibili tracce di pittura ( foto M. D’Amico)
Lato sud ovest del chiostro (foto M. D’Amico)
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Ordinis Theutonici Crux
La presenza della croce Teutonica nel complesso Abbaziale della SS. Trinità databile intorno al XV
sec. non è l’unica testimonianza lasciata dall’ordine, l’altra che risale alla seconda metà del XV sec.
con elementi che l’accomunano alla prima, si trova a Geraci nella chiesa di S. Maria la Porta.
Secondo Rocco Russo, la croce della Mansio Panormus un tempo ubicata nell’atrio davanti la
Basilica, fu posta durante i restauri del Valenti nella sala capitolare adibita ad archivio parrocchiale.
Il Mongitore scrive “Porta infimae conditionis claudebatur, in qua Ordinis Theutonici Crux, radi
penicillo adumbrate spectabatur”posta all’ingresso su un rude piedistallo di cui oggi non c’è traccia.
Dopo i restauri la croce fu posizionata nella parete della navata sinistra in prossimità della porta
d’accesso, sopra il sarcofago di Francesco Perdicaro.
La croce in marmo, danneggiata dai bombardamenti aerei del secondo conflitto mondiale del 1943
e restaurata, presenta una struttura a quattro bracci di uguale misura chiuse da forme quadrilobate
con una decorazione terminale a rosette, al centro l’immagine del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo. All’incrocio dei bracci una corona d’alloro, con l’acronimo I.H.S. -Jesus Hominum Salvatorsovrastato da una croce teutonica e da una corona.
L’altra croce che si trova a Geraci nella chiesa di Santa Maria la porta denominata così dalla porta
ove transitarono i cavalieri teutonici, è posizionata nell’altare maggiore sulla semisfera del
tabernacolo. La croce con crocifisso in marmo bianco ha dimensioni più piccole rispetto a quella di
panormus, in quanto quella più che croce liturgica identificava la denominazione della basilica con
la raffigurazione della SS. Trinità con la croce teutonica, ed era ubicata all’esterno come visibilità
immediata, mentre questa era prettamente liturgica.
Gli elementi che l’accomunano con l’altra sono rintracciabili nella chiusura dei bracci da forme
trilobate con al centro, in ordine, in alto il pellicano simbolo cristologico, alla sinistra del Cristo la
Vergine, a destra San Giovanni e ai piedi la maddalena, il braccio orizzontale è più corto rispetto a
quello verticale ed all’intersezione dentro una forma circolare la testa del Cristo sovrastata dal
cartiglio con l’acronimo I.N.R.I.
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Croce Teutonica dentro la chiesa della Magione
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Croce con crocifisso dentro la chiesa di S. Maria a Geraci
Ecclesia e Hospitalia a Castrumnovum
Le frequentazioni dei Cavalieri Teutonici nel territorio di Castrumnovum sono visibili attraverso
tracce murarie dislocate sia sul mont regalis oggi San Vitale che nella zona di S. Andrea, mentre la
traccia sonora si trova installata nella torre del prospetto della “Chiesa di Santa Maria la Bagnara
presso i padri cappuccini. Si tratta della campana grande strumento sonoro che appartiene alla
famigia degli idiofoni, dove è visibile l’iscrizione a caratteri gotici “S. D. M. T. S. MARIA
MIRACULORUM CIVITATIS CASTRINOVI AN. 1365 V”. L’anno 1365 è la data apposta dai
Cavalieri Teutonici alla chiesa intitolata a S. Maria dei Miracoli.
Molta letteratura in merito esiste e gli autori hanno cercato di dare una spiegazione su come
identificare l’ubicazione della chiesa, riferendosi a documenti che parlano di due chiese titolate a S.
Maria dei Miracoli, vedi il Privilegio di Ruggero II datato 1117 per quanto concerne la chiesa che fu
donata al Monastero e possessioni di S. Stefano di Milia ai cenobiti di S. Maria La Bagnara, e negli
ultimi tre secoli di Madonna dell’Udienza che ancora esiste sul colle San Vitale, anche a Palermo
esisteva una chiesa denominata a San Pietro La Bagnara ma fu demolita nel 1834
La chiesa di S. Maria era anch’essa ubicata presso il Montis Regalis oggi S. Vitale, prima di arrivare
alla chiesa del Giudice Giusto e a quella della Madonna dell’Udienza. Secondo quanto scrive Luigi
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Tirrito, …la Chiesa della Madonna dei Miracoli nel lato orientale del colle, nel XII sec. era un’amena
residenza di un precettore e di parecchi frati teutonici della ricca casa della
Magione di Palermo che teneano in quel luogo un Ospizio con molti possedimenti.……..
Nella pergamena del 1244 il Vescovo Rainaldo, ricorda due chiese con la stessa denominazione
”Ecclesia S. Mariae de Castronovo, et alia ecclesia in casali Balneariae, quod dicitur Rehalbiat et alia
ecclesia in Casali Mastra”. Pertanto quando gli abitanti del colle S. Vitale cominciarono a trasferirsi
in basso dl colle, i Cavalieri Teutonici edificarono nel Casale Rahalbiat la chiesa di S. Maria dei
Miracoli datata 1365 come si evince dall’iscrizione nella campana. Don Orione Scaglione cita nel suo
primo volume dell’opera “Castronovo di Sicilia tra chiese e feudi” - le chiese urbane l’acronimo
S.D.M.T.S. cioè Salutem dicit maximan tibi Sancta Mariae in….. ti augura grandissima salute Santa
Maria dei Miracoli della città di Castronovo anno 1365.
La chiesa che oggi è annessa al convento dei padri cappuccini titolata Santa Maria la Bagnara insiste
su una costruzione precedente come dimostrano alcuni particolari che i restauratori giustamente
hanno lasciato a vista e che possono essere individuate in basso alla navata nel muro che sporge nel
chiostro seicentesco è alla luce solo parzialmente un arco ogivale, e all’interno della navta in alto sia
da un lato che dall’altro le monofore. La chiesa della Bagnara dove è stata collocata la campana era
già preesistente e faceva parte di una più ampia costruzione militare normanna data la posizione
strategica. Dopo la pace di Caltabellotta 1303 i cavalieri si trasferirono in quel luogo riadattando il
costruito alle loro esigenze. Nel seicento i frati cappuccini presero possesso della chiesa costruendo
il chiostro (probabilmente su una preesistenza architettonica militare normanna) e rifacendo la
facciata della chiesa rinominandola Santa Maria la Bagnara.
Dai documenti del Mongitore e del Mortillaro sappiamo che vi era un Hospitalia dal 1280 al 1491
atti amministrativi provano la fondazione dell’ospizio dei Teutonici in Castronovo coevo al loro
arrivo in Sicilia.dal quale amministravano i vasti possedimenti di Margana, di Gurfa e di S. Andrea,
in quest’ultimo esisteva una chiesa con denominazione Sant’Andrea di Castronovo con annesse case
campestri, mulini ed un piccolo Hospitalia che i Cavalieri Teutonici vi possedevano sino al XIII sec.
Scrive Mon. Rocco Russo che tutto fu visitato da Del Pozzo nel 1582 e l’unica a resistere fu quella di
Santa Maria, riparata parecchie volte a cura della casa madre di Palermo, invece quella di S. Andrea
oggi è solo un rudere. L’Hospitalia dei frati di S. Maria dei Teutonici della chiesa di S. Maria dei
Miracoli serviva per la sosta dei pellegrini ed era ubicato presso la via Francigena di Castronovo
dotato di un pozzo si trovava vicino alla sorgente d’acqua.
Note
Don Orione Scaglione “Castronovo di Sicilia tra chiesa e feudi vol. 1”le chiese urbane” ed. Poligraf
1994 Palermo
F. Maurici”Problemi di storia,Archeologia e topografia Medievale nel territorio di Castronuovo di
Sicilia in provincia di Palermo sta in Atti II terze giornate internazionali di Stusi sull’area Elima.
Gibellina ed. CESDAE Gibellina 2000
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Ringrazio la dott.sa Rosamaria Scibetta per la disponibilità ai vari sopralluoghi nel territorio di
Castronovo di Sicilia
Pianta topografica del Kassar eseguita dall’ing. Arch. S. Cavallari nel 1867
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Chiesa di S. Maria dei Miracoli ubicata nel monte S. Vitale
Chiesa di S. Maria La Bagnara con annesso convento dei frati cappuccini
Foto Maria D’Amico
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La chiesa di S. Maria dei Miracoli sul monte S. Vitale (foto M. D’Amico)
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ECCLESIA E HOSPITALIA A SACCAE
I percorsi dei Cavalieri Teutonici a Saccae risalgono ai primi del 1300, dopo la pace di Caltabellotta,
quando prendono possesso, previa concessione, della Chiesa di San Gerlando preesistente fin dal
periodo arabo normanno, e ubicata nell’attuale via Incisa. La costruzione della fabbrica risale con
tutta probabilità a dopo la canonizzazione del santo avvenuta nel 1159, sotto il vescovato di Dragone
che subentrò dopo la morte del Vescovo Gerlando, avvenuta il 25 febbraio 1100, nel territorio
agrigentino. Il nuovo, che lo aveva incontrato nel 1100-1104 quando era priore del monastero di
Bagnara Calabra ritornando da Roma seguì l’operato di rievangelizzare il territorio agrigentino. Ma
i Teutonici che sentivano l’esigenza di costruire un Hospitalia, per l’attività di ospitare e curare i
pellegrini in sosta per riprendere il viaggio in andata verso Gerusalemme o di ritorno, poco dopo ne
edificarono uno contiguo alla chiesa dedicandolo ai Santi Simone e Giuda. Da un’analisi del costruito
restaurato, emerge un’architettura difensiva, data dalla merlatura a coronamento e del portale ad
arco con esili ghiere all’intero e all’esterno una decorazione che alterna nei conci palmette e saette
stilizzate. Il motivo a rosette contorna l’arco fino alla base dove troviamo un motivo a onde che
chiude alla base l’arco completandosi con due linguette ai lati.
La fabbrica contigua alla chiesa invade quasi un intero isolato fino alla via attuale denominata dei
Cavalleggeri ed i recenti restauri hanno riportato alla luce gli archi, i risvolti, le lunette delle
monofore che sporgono nella parte sud est, prospiciente il mare, unificandolo con la chiesa
attraverso la merlatura a coda di rondine. Il complesso monumentale costruito al limite dell’antico
insediamento arabo di As Saqqab a difesa e controllo dell’abitato si presenta come una fortezza. Nel
1342 per volere di donna Eleonora d’Aragona moglie di Guglielmo Peralta conte di Caltabellotta, e
vicario della Sicilia, viene costruita, accanto alla fabbrica esistente, un’altra chiesa dedicata a Santa
Margherita, che conclude l’isolato e che prospicia nell’attuale piazza del Carmine, la forma
geometrica come un grande blocco completata da un coronamento di pietra arenaria è arricchita
da un portale ad arco a sesto acuto in stile gotico-catalano con ripetute ghiere che coronano l’arco
con una decorazione a fiore, lateralmente chiuso da paraste ottagonali.
Solo nel 1350, a soli otto anni dalla fondazione, viene concessa ai Cavalieri Teutonici, e quando fu
soppresso l’Ospizio circa quarant’anni dopo la chiesa di San Gerlando fu aggregata alla Mansio di
Palermo come chiesa regia. Il 20 aprile del 1392 Frate Fridericus clister theotonicus della mansio
concesse la cappella di San Gerlando al ricco mercante catalano Antonio Pardo, con l’onere di pagare
uno di cera alla chiesa di Santa Margherita. Il notaio iniziò lavori di restauro e di ampliamento
lasciando in eredità alla sua morte metà del suo patrimonio. Ai teutonici verrà confermata il 26
novembre 1393 la concessione della chiesa di S. Margherita.
Note
Per Hospitalia vedi
ASP Busta n.124 Storia dell’Ospedale di monte di Pietà di Sciacca, testamenti, donazioni,
concessioni data anno 1392-1790.
ASP Busta 131 Piano delle rendite dello Spedale di S. Simone e Giuda di Scia
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Prospetto su via Incisa della Chiesa di S. Gerlando foto M- D’Amico
Portale della Chiesa di San Gerlando a Saccae
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Il complesso monumentale di S. Margherita con la chiesa di San Gerlando e l’ospedale
ECCLESIA POLITII
La presenza dei Cavalieri Teutonici nel territorio di Polizzi risale al 1206 data menzionata dal
Mongitore e secondo lo storico G.B.Caruso nelle “Sue Memorie Storiche” colloca la chiesa della
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Trinità di cui si impossessarono i Cavalieri nella parte antica dell’ospizio entro le mura. I documenti
depositati presso l’Archivo di Stato di Palermo sono datati nel trecento e si riferiscono al Monastero
di S. Margherita di Polizzi dal 1327 al 1330 e parlano di donazioni a favore di Matilde Teutonica,
familiare devota della Regina Elisabetta, vendite di terre a maestro Giovanni Pisciculo Teutonico atto
di rinuncia a successione di Isolda contro fratello Ameico, procuratore dell’Ordine Teutonico e
maestro della casa di S. Maria di Gerusalemme dello stesso Ordine di Sicilia.
Donazione a favore delle chiese di S. Margherita e della Santa Trinità di cui la prima con monastero
fondato nel Borgo Samperi poi trasferito all’interno dell’abitato intorno al “600 della Regina
Elisabetta moglie di Pietro II d’Aragona; e la seconda che fu edificata tra il 1302 e il 1303 dal
commendatore provinciale della casa Madre dei Teutonici Frate Brucardus de Hasemburch
(13011307 ubicate nel piano e che domina la valle dell’Imera denominato piano della S. Trinità.
La costruzione si articola in tre navate con absidi, i lavori si protrassero sino all’ultimo giorno di luglio
del 1309 quando la casa Madre dei Teutonici era sotto la responsabilità del commendatore
provinciale Wilheim Von Leinnger ovvero Guglielmo de Linchinich (1308-1310).anche qui come a
Sacca ritroviamo la data del 1303 dopo la pace di Caltabellotta , la costruzione orientata nord estsud
ovest con la parete esterna della navata tutta verso oriente.
Dopo l’abbandono dei Cavalieri Teutonici la chiesa e i possedimenti nel 1480 furono affidati ad un
procuratore che amministrava. Nella grande chiesa si celebrarono funzioni e sacramenti da parte
dei gruppi di San Blase e di San Giorgio fintanto che alcuni oggetti non passarono alla chiesa madre
come il calice d’argento con la croce teutonica.
La chiesa, lunga 110 palmi e larga 82 passò nel 1876 al demanio, le campane furono tolte nel 1887
e per 500 lire fu venduta al cav. Rampolla.
Note
Mongitore “Monumenta Historica Sacrae Mansionis SS. Trinità Militaris Ordinis Theutonicorum
Urbis Panormi et Magni ejus Praeceptoris Palermo 1721
Celestina Salamone Cristodoro”Polizzi d’altri tempi” realtà e suggestione ed.libri/thule/palermo
1987
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Stralcio planimetrico di Polizzi con il piano della Trinità oggi piazza XXVII Maggio
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Piano della SS. Trinità (foto M. D’Amico)
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Abside della Chiesa della SS. Trinità foto di M. D’Amico
Arco d’apertura laterale,con il simbolo della croce Teutonica nel concio di chiave
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ECCLESIAE IN OPPIDO JERACIS
I frati Cavalieri dell’Ordine dei Teutonici in Sicilia spesso si ritrovarono con donazioni di beni da
riadattare alle nuove esigenze o da restaurare, ma in alcuni possedimenti vi costruirono Ecclesiae e
Hospitalia avvalendosi di costruttori dell’isola.
Il costruito di S. Maria de Alemanna in Oppido Hieracis menzionata da Rocco Pirri presente fin dal
1303-1304 come descrive…..Ecclesia S. Maria de Alemanna in Oppido Hieracis Messanensis Diocesis
de qua est mentio in actis visitat de Puteo e Jardi….è rintracciabile attraverso particolari costruttivi
in quella che oggi viene chiamata la chiesa Madre intitolata a Santa Maria Maggiore. Da un’attenta
analisi dell’impianto, in origine la chiesa era a pianta basilicale con absidi rettangolari, di cui resta
solo quello centrale, scevra da cappelle che oggi ampliano gli spazi esterni della navate laterali.
Tracce di preesistenze si notano nell’apertura murata ubicata nella parte destra dell’abside centrale
e delle monofore in alto che scorrono per tutta la navata.
La struttura ha robusti pilastri con archi a sesto acuto, tetto a capriate e monofore che percorrono
tutta la navata centrale posizionate in alto. La facciata fu trasformata a partire dal 1818 e durante il
Novecento, nell’intento di consolidare e ripristinare lo stile originario della chiesa, applicando la
teoria del restauro restituivo anche con materiali nuovi che alterarono la facciata originaria.
Nel portale di accesso alla chiesa si intravedono tracce delle ghiere ormai scomparse, la bifora è
stata creata come lo stesso campanile recuperato in parte con aggiunte nuove.
Tracce di oggetti liturgici appartenenti all’Ordine Teutonico si possono identificare solo nel crocifisso
in marmo di Carrara custodito presso la chiesa di Santa Maria la Porta contigua ad una delle parti
principali dell’abitato e della porta medesima, della seconda metà del quattrocento e che presenta
delle caratteristiche simili alla croce teutonica della Magione. Da un’analisi si nota che all’incrocio
dei bracci una forma quadrilobata con al centro la testa del Cristo è sormontata da un cartiglio con
l’acronimo I.N.R.I. nel braccio orizzontale che si completa da ambedue le parti con forme
quadrilobate sia destra, dove vi è l’immagine della Vergine,che a sinistra con ‘immagine di San
Giovanni e in basso al crocifisso chiusa da una forma tonda la Maddalena, posizionato all’apice del
braccio verticale il pellicano simbolo cristologico.
Note
A. Minutella”la chiesa Madre sta in Architettura e Arte a Geraci (XI-XVI sec.) di Giuseppe Antista ed.
Collana Arte n.3 San Martino delle Scale Abadir 2009
31
Il restauro restituivo della chiesa di S. Maria dell’Alemanna
oggi chiesa di S. Maria Maggiore
foto M.
D’Amico
32
ECCLESIAE IN CASALE RISALAIME
Nel 1197 all’Ordine Teutonico venne concesso il casale Risalaime con mulino e dipendenze, i frati
ampliarono il costruito che assunse l’aspetto di un villaggio attrezzato con un ospedale. La chiesetta
esistente fin dal 1154 assunse una funzione di Oratorio composto, inizialmente era staccata dal
fabbricato. Le condizioni in cui versa oggi il casale di Risalaimi sono precarie e necessitano di un
intervento di restauro per ridare decoro al tutto, da una lettura attenta del costruito, si può ancora
rilevare tra l’ordito della muratura, le aggiunte che sono state apportate dai teutonici. Ancora visibili
dalla strada di accesso l’arco a fornice in stile arabo normanno sormontato dallo stemma in marmo
di Carrara dei Circestensi sovrapposto da quello della famiglia Ram quest’ultima di origine
Aragonese, un RAM fu nominato dall’Arcivescovo di Valenzia Alfonso D’Aragona, procuratore
generale della Magione il 25 agosto 1514.
L’arco a fornice immette in un ampia corte, delimitata da abitazioni e sul lato sinistro la parete con
ingresso di quella che era, nel periodo del commendatore provinciale di Sicilia Heinrich Hoemeister
un pantheon taumaturgico, per gli affreschi che raffiguravano molti santi. Attraverso la folta
vegetazione si intravede parte del piccolo abside e le pareti un tempo affrescate da Tommaso De
Vigilia e salvati nel 1881 da Giuseppe Meli che con la tecnica a strappo li ha trasferiti al Museo
Nazionale attualmente visibili nella sistemazione del percorso espositivo di Palazzo Abatellis in
Palermo. Attraverso i documenti del R. Commissariato dei Musei e degli scavi di Sicilia sui dipinti, le
misure e le foto si può ipotizzare l’originaria sistemazione dei dipinti.
La chiesetta affrescata intorno al 1470 dal pittore T. De Vigilia e aiuti, contava numerosi affreschi in
tutte le pareti, attraverso lo studio dei lacerti di affresco e di quelli parzialmente interi che sono
esposti a Palazzo Abatellis e dai numerosi scritti, si può ipotizzare questa collocazione:
sopra la porta d’accesso- Abramo alla mensa dei tre angeli,a seguire San Giorgio e la Principessa ed
infine la Vergine col Bambino assisa fra angeli che suonano e le sante genuflesse che adorano S,
Barbara e S. Caterina;
parete dell’altare- a sinistra la Vergine, al centro Cristo benedicente con la mano destra tiene un
libro e con la sinistra benedice, sopra l’angelo e l’Annunziata ed infine S. Gerolamo (il santo biblista
che fondò a Betlemme un convento);
parete a destra dell’altare- registro superiore- S. Cristina e S. Oliva, al centro S. Anastasia, S. Agata,S.
Lucia, S. Apollonia, a destra S, Agnese e S. Cecilia; registro inferiore- S. Nicolò di Bari, probabilmente
con un altro santo , al centro S, Antonio Abbate, S. Sebastiano, S. Erasmo e S. Basilio,sulla destra S.
Vito e S. Leonardo;
parete che guarda di fronte l’altare- registro superiore- sulla sinistra S. Giovanni Battista e S. Paolo;
al centro Gesù morto fra la dolente Madre- la Maddalena e S. Giovanni; sulla destra S. Pietro e S.
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Agostino- registro inferiore- al centro la Vergine del soccorso con la clava in pugno tra S. Orsola e S.
Elisabetta regina d’Ungheria ( costruì un ospedale per gli infermi).
Nel 1123 il culto di S. Apollonia Vergine e martire Egiziana era già presente nel paese di Misilmeri,
con la prima chiesa costruita dai Normanni che importarono il culto durante la prima crociata, solo
dopo undici anni venne edificata la chiesa dedicata alla SS. ma Annunziata.
Lo stemma sopra l’ingresso del casale Risalaimi
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Prospetto del casale Risalaimi
Il muro esterno della Chiesetta
Foto M. D’Amico
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Ipotesi ricostruttiva degli affreschi collocati nella parete sud-est
della chiesetta di Risalaimi
36
Ipotesi
37
ricostruttiva degli affreschi collocati
della chiesetta di Risalaimi
nella
parete
nord
ovest
HOSPITALIA
L’esigenza da parte dei Cavalieri Teutonici di costruire degli Hospitalia per il ricovero dei pellegrini
nei pressi delle antiche storione, delinea una mappa delle localizzazioni lungo la via Francigena e di
come la Sicilia centro occidentale era ben organizzata da presidi difensivi per garantire l’itinerarium
peregrina rum. Il Mongitore riporta un documento del 1235 dove si evince l’impegno per l’ospitalità
verso i pellegrini che doveva essere confermato dal Frate Enrico dell’Ordine dei Teutonici nella
chiesa di San Giovanni Battista in civitatis Agrigentum.
Anche a Castonovum fin dal 1096 viene segnata un’importante via di collegamento ….ad magnam
viam francigenam Castri novi, et vadit ex illa parte ad montam Sancti Petri…..la magna via Francigena
attraverso la quale erano dislocati gli Hospitalia, in territorio S. Andrea dentro il comune di
Castronovo si trovava la chiesa di S. Andrea con l’hospitalia dei Teutonici ubicato sulla via Francigena
in prossimità di una sorgente d’acqua.
Un altro ubicato nel comune di Prizzi in località Flaga oggi Filaga, come scrive il Collura nel testo”le
più antiche carte”….Hospitale Flace beneficium….. per il ricovero dei pellegrini con una piccola
chiesa ed era dotato di magazzini per deposito di cereali ancora visibili. Le arterie di percorrenza
ricalcano antichi tracciati mensionati da Idrisi (viaggiatore arabo) nel libro di Ruggero del 1154. I
pellegrini per raggiungere il porto di Messina ed imbarcarsi verso Gerusalemme attraverso questi
tracciati che da Castronovo superata la sorgente del fiume torto raggiungevano l’hospitalia di Polizzi
Generosa dedicato alla SS. Trinità, e attraversavano le montagne(i Nebrodi) per raggiungere il
versante tirrenico ed arrivare a Messina.
Dei tracciati percorsi dai pellegrini per raggiungere il porto di Messina rimangono ancora alcune
tracce, anche in questa città i cavalieri avevano un hospitale accanto alla chiesa di S. Maria
dell’Alemanna, per ospitare i pellegrini in partenza per Gerusalemme e in arrivo.
Lungo la via Francigena al confine del territorio di Cefalà Diana con Villafrati i cavalieri Teutonici
costruirono un Hospitale dedicato a San Lorenzo per ospitare i pellegrini lungo la via che da Palermo
conduce a Vicari, con piccola chiesa dedicata a Santa Maria. “Hospitale Sancti Laurenti era in
funzione nell’alto Medioevo e la chiesa di santa Maria erano gestiti dall’Ordine religioso Militare dei
Cavalieri Teutonici fino al 1300.
A sud dell’isola nell’Hospitale di Saccae accoglievano i pellegrini che arrivavano dalla costa sud
occidentale ed i Cavalieri dovevano difendere queste postazioni dagli attacchi degli infedeli perché
Saccae era porto per la Tunisia.
Note
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Massimo Oldoni “tra Roma e Gerusalemme nel Medioevo –Paesaggi umani ed ambientali del
pellegrino meridionale.
Ringrazio il Generale Giuseppe La Bua per la disponibilità nei sopralluoghi a Villafrati
Carta topografica dei magazzini segreziali di Prizzi ASP busta 1671 conte n.17
39
Ruderi dei magazzini di Prizzi
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Chiesetta con annessi magazzini
Foto M. D’Amico
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Documenti
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ASP inv. Magione n. 28 busta 17 anno 1485-1498 Archivio della Commenda della Magione
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