17 - Facolta di Scienze della Formazione Scienze Politiche e Sociali

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17 - Facolta di Scienze della Formazione Scienze Politiche e Sociali
LABORATORIO TECNOLOGIE DIDATTICHE – Lez. 17
PAS – Ing. Maria Grazia CELENTANO
ROLE PLAY
Il role playing è una modalità di formazione che si propone di simulare, per quanto possibile,
una situazione reale, allo scopo di far conoscere ai partecipanti, attraverso l’esperienza
pratica, le relazioni che si stabiliscono in un’attività caratterizzata da un importante processo
di comunicazione.
Il role-play mira, pertanto, a rendere i partecipanti consapevoli dei propri atteggiamenti,
evidenzia i sentimenti e i vissuti sottesi alla situazione creata e rinvia alla dimensione
soggettiva, alle modalità di proporsi nella relazione e nella comunicazione. Le caratteristiche
di questo metodo forniscono molteplici stimoli all’apprendimento attraverso l’imitazione e
l’azione, attraverso l’osservazione del comportamento degli altri e i commenti ricevuti sul
proprio, attraverso l’analisi dell’intero processo.
Scheda tematica:
Il role-play è un particolare tipo di esercitazione che richiede ai partecipanti di svolgere, per
un tempo limitato, il ruolo di “attori”, di rappresentare cioè alcuni ruoli in interazione tra loro,
mentre altri partecipanti fungono da “osservatori” dei contenuti e dei processi che la
rappresentazione manifesta. È in pratica una rappresentazione improvvisata e quasi teatrale
di una scena simile a quello che può accadere in azienda. Viene messo in atto un “incidente” e
si dà ai partecipanti l’opportunità di riesaminare il proprio comportamento, di esercitarsi e
sperimentare nuovi atteggiamenti, di enfatizzare differenti punti di vista e di ricevere un
feedback sul proprio comportamento.
L’obiettivo fondamentale è quello di far emergere non solo il ruolo, le norme
comportamentali, ma la persona con la sua creatività.
In un clima collaborativo, rilassato, accogliente si organizza l’attività di role playing, che si
articola in quattro fasi:
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Warming up: attraverso tecniche specifiche (sketch e scenette, interviste,
discussioni,ecc..), si crea un clima sereno e proficuo.
Azione: i corsisti sono chiamati ad immedesimarsi in ruoli diversi e ad ipotizzare
soluzioni.
Cooling off: si esce dai ruoli e dal gioco, per riprendere le distanze.
Analisi: si analizza, commenta e discute ciò che è avvenuto.
FINALITA’: Potenziare la creatività individuale
Il role playing (gioco o interpretazione dei ruoli) ribadiamo consiste nella simulazione dei
comportamenti e degli atteggiamenti adottati generalmente nella vita reale; i ruoli sono
assunti da due o più studenti davanti al gruppo dei compagni - osservatori.
Gli studenti devono assumere i ruoli assegnati dall'insegnante e comportarsi come pensano
che si comporterebbero realmente nella situazione data. Questa tecnica ha, pertanto,
l'obiettivo di far acquisire la capacità di impersonare un ruolo e di comprendere in profondità
ciò che il ruolo richiede.
Il role playing non è la ripetizione di un copione, ma una vera e propria recita a soggetto.
Riguarda i comportamenti degli individui nelle relazioni interpersonali in precise situazioni
operative per scoprire come le persone possono reagire in tali circostanze.
Gli elementi fondamentali del role playing:
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si predispone una scena in cui partecipanti devono agire;
i partecipanti sono al centro dell'azione e devono recitare spontaneamente secondo
l'ispirazione del momento;
l'uditorio assume particolare importanza poiché il gruppo non funge da semplice
osservatore, ma cerca di esaminare e di capire quanto avviene sulla scena;
il docente deve mantenere l'azione dei partecipanti e la situazione scenica, anche
sollecitando, suggerendo, facilitando l'azione fino al momento in cui gli studenti
protagonisti non agiscono autonomamente;
il docente può avvalersi di collaboratori incaricati di favorire la recita, anche con la loro
recitazione: potranno utilizzare tecniche come quella dello specchio (in cui rinviano gli
atteggiamenti del soggetto al soggetto stesso) o la tecnica del doppio (in cui si sforzano
di cogliere gli atteggiamenti tipici del soggetto prolungandone l'espressione e
rendendo esplicito ciò che rimarrebbe latente).
Oltre alla tecnica dello specchio e a quella del doppio, il role playing si avvale di altre tecniche:
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L’autopresentazione
Il monologo (le riflessioni personali dell’attore)
La presentazione di ruoli collettivi (uno stesso partecipante interpreta tutti i ruoli
previsti)
L'inversione dei ruoli: (dopo aver sostenuto una posizione, provare a sostenere quella
opposta)
Il gioco dei ruoli possiede una grande forza catalizzatrice che coinvolge emotivamente sia i
partecipanti sia gli osservatori.
A volte si tratta di esperienze difficili da vivere. Il docente è tenuto a rispettare questa presa di
coscienza senza giudicare se ciò è giusto o pertinente. Come ogni tecnica di sensibilizzazione
utilizzata a scopi formativi, anche il role playing dev'essere utilizzato come tale (a scopi
formativi), deve avere delle sequenze strutturate e deve concludersi con una verifica degli
apprendimenti.
Un esempio: un gruppo di partecipanti si divide in due parti, alcuni interpreteranno dei
personaggi in una situazione di vita aziendale o scolastica, altri osserveranno la loro azione;
ciò non significa che “attori” e “spettatori/osservatori” abbiano funzione nettamente diversa:
ambedue le categorie devono “osservare ciò che succede” ed elaborare l’osservazione allo
scopo di comprendere il sistema di relazione e comunicazione si realizza.
Il vantaggio sta nel fatto che, a differenza della situazione reale, il processo che si sviluppa nel
gioco di ruolo non avrà conseguenze nella vita reale (nota per i conduttori dei gruppi: ciò
differenzia il role-playing dallo psicodramma, dove invece le relazioni possono diventare
“reali”; occorre far attenzione a non cadere in quel tipo di modalità, che trova il suo ambiente
nel gruppo terapeutico). Ai partecipanti che fungeranno da “attori” verranno assegnate delle
“parti” che definiscono il loro ruolo nella situazione che si vuole ricreare; a tutti sarà dato uno
scenario che definisce il contesto nel quale l’azione si sviluppa. È essenziale che ogni “attore”
studi la sua “parte” in modo autonomo e indipendente rispetto agli altri: non si tratta di
mettere in scena una pièce coerente, quanto di far interegire delle personalità.
Le “parti” conterranno anche alcune indicazioni su come iniziare il play e come condurne
alcuni aspetti, ovvero sulle caratteristiche e sulle modalità comportamentali del ruolo
assunto; la frazione maggiore del lavoro sarà però lasciata all’improvvisazione.
Gli “attori” dovranno agire (parlare) non tanto secondo le proprie inclinazioni, quanto
secondo il carattere dei personaggi che sarà descritto nelle singole “parti” (nota per il
conduttore: è questa la migliore garanzia per non cadere nello psicodramma, dunque
conviene insistervi). Vanno evitati atteggiamenti troppo “recitati”: stiamo tentando di vedere
come succede quando interagiamo con degli altri, non di strappare applausi; così come
occorre che gli “attori” possano esprimersi senza rischiare di essere messi in condizione di un
qualche stress emotivo da pubblico. Mentre gli “attori” studieranno le “parti”, gli altri membri
del gruppo, con il conduttore, formuleranno ipotesi su quali aspetti del play debbano essere
osservati e in vista di quali risultati (nota per il conduttore: possono anche essere
somministrate dalle griglie, o degli schemi).
Conclusa la fase di preparazione e il play si passa in plenaria a riportare le osservazioni e a
discuterne: è importante che tutti comunichino le loro osservazioni, e che anche gli “attori”
riportino le loro impressioni, emozioni, scelte di “recitazione”, etc.
Negli ultimi tempi si sono sviluppati giochi di ruolo indipendenti (indie), diversi per finalità e
modalità da quelli utilizzati in situazione formativa; in questi giochi (alcuni esempi dei quali
sono Cani nella Vigna, Avventure in Prima Serata, La Mia Vita col Padrone e Non Cedere al
Sonno), che variano molto sia in quanto a tipologia, sia in quanto a meccaniche, la figura del
master tende a differenziarsi in misura più o meno marcata da quella classica, potendo anche
passare da una figura col controllo della storia a un giocatore che collabora attivamente con
gli altri per la creazione di quella stessa storia.
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giochi di ruolo da tavolo, attorno al quale si riunisce un gruppo di persone avvalendosi
di supporti quali carta, matite, dadi ed eventualmente miniature.
giochi di ruolo dal vivo (a volte abbreviato in GRV o LARP, dall'inglese Live Action
Role-playing), derivati da quelli da tavolo, che impegna in sessioni live (dal vivo)
giocatori in costume durante le quali vengono a volte utilizzate repliche di armi e
coreografie marziali, a seconda del genere.
Videogiochi di ruolo (a volte abbreviato in CRPG, dall'inglese Computer Role-playing
game), anch'essi derivati in origine dai giochi di ruolo da tavolo e basati su concetti
abbastanza simili, giocati da uno o più giocatori, in quest'ultimo caso tipicamente
connessi attraverso Internet. Dei videgiochi di ruolo fanno parte i MMORPG (Massively
Multiplayer Online Role-Playing Game), giochi di ruolo online dove il personaggio
creato dal giocatore interagisce con gli altri partecipanti e si sviluppa in un mondo
virtuale permanente gestito su Internet.
RIFERIMENTI: Maurizio Castagna Role playing, autocasi ed esercitazioni psicosociali.
Come insegnare comportamenti interpersonali Franco Angeli, Milano 2002

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