CAPITOLO 5 PROCEDURE E DOTAZIONI DI SICUREZZA 5

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CAPITOLO 5 PROCEDURE E DOTAZIONI DI SICUREZZA 5
Il pericolo di incidenti nelle attività galvanotecniche – Procedure e dotazioni di sicurezza
CAPITOLO 5
PROCEDURE E DOTAZIONI DI SICUREZZA
5. PREMESSA
Le sostanze impiegate nell'industria galvanica sono potenzialmente pericolose in
quanto altamente tossiche. E’ quindi necessario che il personale sia adeguatamente informato
sui rischi e periodicamente aggiornato in merito alle norme di sicurezza del settore; in
particolare quello destinato alla manipolazione dei cianuri deve essere munito di abilitazione
specifica, conforme alle norme di legge (patente per i gas tossici).
La fonte principale dei pericoli in questo tipo di insediamento industriale è la
formazione di gas e vapori tossici causata da malfunzionamenti del sistema di aspirazione o
dalla miscelazione accidentale di prodotti chimici incompatibili, in particolare di acidi e
soluzioni cianurate che può avvenire:
· nel deposito durante lo stoccaggio delle materie prime, ad esempio in seguito a rotture
dei recipienti
· nel reparto durante il reintegro delle soluzioni (aggiunta accidentale di acidi in una
soluzione cianurata o di cianuri in una soluzione acida)
· nell’impianto di depurazione in seguito a perdite o trafilamenti.
Per scongiurare errori di questo tipo, oltre ad adottare idonea cartellonistica
comprensiva dell’indicazione delle sostanze trattate e dei pericoli connessi con il loro utilizzo,
si opera con sistemi e/o procedure di prevenzione e protezione che saranno descritti in
dettaglio nel presente capitolo.
Come misure di carattere generale si può prevedere l’adozione di interventi mirati al
miglioramento della qualità del lavoro all’interno del reparto galvanico che diano un
contributo alla riduzione dei rischi. L’obiettivo può essere raggiunto ad esempio attraverso la
riduzione della quantità di sali di cianuro presenti in stabilimento, sia riducendo la giacenza
nel deposito (autorizzazione prefettizia ridotta) sia diminuendo le vasche di processo
contenenti cianuri: infatti si riduce così il numero delle unità a rischio, cioè delle unità in cui
potrebbe verificarsi un’eventuale sequenza di eventi incidentali.
Inoltre particolare attenzione va posta nella messa a punto di idonei accorgimenti
impiantistici finalizzati ad impedire ogni possibilità di contatto tra soluzione acide e cianurate
nell'ambito dell'intero stabilimento, con particolare riguardo alle linee di processo ed agli
scarichi delle vasche di lavorazione.
5.1 STOCCAGGIO
5.1.1 Cianuri
Lo stoccaggio dei sali dell’acido cianidrico deve essere realizzato in locali ad esso
congruamente adibiti, avendo cura di evitare in maniera tassativa il deposito estemporaneo al
di fuori di essi.
Le prime norme italiane per l’utilizzo e l’immagazzinamento dei cianuri di sodio e
potassio sono contenute nel RD 9 gennaio 1927 n°147.
Il magazzino dei cianuri, in cui si compiono operazioni di manipolazione e trasporto di
prodotti nocivi e in cui possono svilupparsi vapori tossici di HCN, deve essere separato e
isolato dagli altri luoghi di lavoro o di passaggio.
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Poiché i vapori di acido cianidrico sono anche infiammabili, nei pressi del magazzino è
a disposizione un estintore di tipo compatibile con i sali cianurati. Il magazzino è progettato in
modo tale che i muri perimetrali garantiscano lo sfogo dell’onda d’urto in direzione verticale
in caso di esplosione, pertanto la copertura ha caratteristiche tali da non contrastare il
cedimento per pressione interna oppure è munita di valvole di esplosione. Una struttura
ottimale, priva di finestre e di altre aperture verso l’esterno con l'esclusione dell’unica porta di
accesso è costituita da un primo vano, l’antilocale, comunicante con un secondo, il deposito
vero e proprio, nel quale sono custoditi i cianuri.
Antilocale
La porta di accesso dell’antilocale è preferibilmente in metallo con apertura verso
l'esterno, a battente unico, senza apertura; il responsabile del magazzino ne custodisce la
chiave e provvede personalmente all’apertura e alla chiusura.
In un luogo ben visibile e facilmente accessibile sono disponibili una cassetta con i
farmaci di primo soccorso, le relative istruzioni e i mezzi protettivi individuali destinati
esclusivamente all’uso all’interno del magazzino: maschera antigas con filtro specifico per
cianuri, grembiule, occhiali con protezione completa degli occhi, stivali, guanti di gomma a
manica lunga.
In caso di contatto accidentale dei cianuri con la pelle o con gli occhi è necessario un
lavaggio immediato e prolungato con acqua corrente, quindi è opportuno installare nelle
vicinanze un lavabo con scarico in pozzetto chiuso o verso l’impianto di depurazione per la
pulizia personale oppure una doccia di emergenza con lavaocchi, la cui funzionalità è
verificata periodicamente; oltre a ciò è utile disporre anche di una lancia di lavaggio per
eliminare prontamente le tracce di eventuali spandimenti di prodotto sul pavimento, che
quindi è rivestito con materiale lavabile e impermeabile, come le pareti del locale. La soglia
d’ingresso è munita di un cordolo rialzato per evitare la fuoriuscita di acque di lavaggio dal
locale stesso e la pendenza del pavimento consente di convogliarle rapidamente verso pozzetti
di raccolta stagni o collegati all’impianto centralizzato di depurazione in modo da assicurare
la necessaria protezione alle falde idriche ed alle acque superficiali. In caso di pozzetto a
tenuta, il volume è definito ed è pertanto opportuno verificare periodicamente che sia vuoto e
disponibile per l’emergenza. Nel caso invece di recapito diretto all’impianto di depurazione è
necessario assicurare che in qualunque momento l’acqua impiegata per il lavaggio possa
essere ricevuta e smaltita: durante la manutenzione dell’impianto sarebbe perciò preferibile
evitare anche solo l’accesso al deposito dei cianuri, mediante un’apposita procedura.
Deposito
E’ vietato in maniera tassativa il deposito estemporaneo di cianuri al di fuori
dell’apposito locale stoccaggio.
A questo proposito, si osservi che l’articolo 54 comma b) del R.D. 147 del 9 gennaio
1927 consente di “tenere nei locali di lavoro la sola quantità di gas tossici strettamente
occorrente per non interrompere le lavorazioni. Al termine del lavoro giornaliero, le quantità
di gas tossici che si trovano nei locali di lavoro medesimi devono essere trasportate, custodite
e conservate nei magazzini o depositi annessi agli stabilimenti o officine”. Per alcune
lavorazioni infatti, come ad esempio la ramatura a spessore, può essere necessario effettuare
aggiunte ripetute di cianuri durante lo stesso turno di lavoro.
Per impedire il raggiungimento di concentrazioni pericolose di HCN nell’aria all’interno
del deposito, deve essere prevista una ventilazione adeguata: ad esempio può essere installato
un sistema automatico che, all’apertura della porta di accesso all’antilocale, attiva la
ventilazione forzata del deposito. Infatti, anche quando li si maneggia con cautela, modeste
quantità di cianuri possono liberarsi in aria: qualunque materiale (solido oppure liquido) ha
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sempre una certa tensione di vapore. Il sistema di aspirazione deve essere tale da assicurare un
congruo ricambio d’aria nel locale prima dell’ingresso dell’operatore.
Lo scarico del dispositivo di aspirazione deve essere diretto verso un luogo dove i gas
emessi non possano essere causa di pericolo per le persone: l’aria captata perciò è immessa in
un camino ed espulsa ad una altezza superiore al colmo del tetto della costruzione adiacente
più alta.
All’art. 354 il DPR 547/55 prescrive che, dove possano svilupparsi gas o vapori
pericolosi, si devono installare apparecchi indicatori e avvisatori automatici che segnalino il
raggiungimento delle concentrazioni tossiche. In alternativa, ove ciò non fosse possibile,
dovrebbero essere eseguiti controlli o misurazioni frequenti (Appendice A). Il rilevatore di
HCN dovrebbe provocare il blocco della porta di accesso dall'esterno in presenza di vapori di
acido cianidrico.
Nel caso in cui il sistema di ventilazione forzata si avvii automaticamente all’apertura
della porta dell’antilocale, quella di comunicazione con il deposito può essere controllata da
una chiusura temporizzata che non permette di entrarvi fino a quando non sia stato effettuato
un ricambio completo dell’aria al suo interno.
In alternativa al blocco temporizzato della porta d’accesso possono essere previste
anche altre misure che garantiscano un adeguato ricambio d’aria prima dell’ingresso
dell’operatore.
Sulla porta di accesso sono affisse la segnaletica di legge e una copia del regolamento
che prescrive le norme di comportamento e le procedure codificate per la movimentazione ed
il prelievo dei cianuri. Restano valide inoltre le disposizioni relative a pavimentazione e pareti
dell’antilocale.
I recipienti adibiti al trasporto e alla conservazione dei cianuri sono metallici,
normalmente in acciaio, ben chiusi e su di essi è indicato chiaramente il contenuto con le
etichettature a norma di legge, su cui sono riportate le frasi di rischio (R) e i consigli di
prudenza (S). I contenitori sono immagazzinati in scaffalature idonee, non sovrapposti e con
l'indicazione di pieno o vuoto se queste condizioni non sono evidenti. Si cerca di evitare il
prelievo parziale e quindi la presenza contemporanea nel magazzino di numerosi recipienti
non più sigillati, impiegando contenitori di capacità opportuna in relazione alle quantità
solitamente impiegate per la preparazione e il ripristino dei bagni. Quelli vuoti, che non sono
riutilizzati per le stesse materie prime, sono bonificati mediante appropriati lavaggi a fondo
con soluzioni di ipoclorito di sodio subito dopo l’uso oppure sono distrutti.
I prodotti suscettibili di reagire tra loro dando luogo alla formazione di gas tossici o
miscele esplosive o infiammabili sono immagazzinati e conservati esclusivamente in luoghi
sufficientemente distanziati e isolati gli uni dagli altri. Nel deposito quindi non sono
conservati altri prodotti chimici e in particolare sostanze infiammabili, esplosive, oppure
acide, ma solo ed esclusivamente sali di cianuro
Per ridurre il rischio di coinvolgimento del magazzino cianuri in un incendio di origine
esterna, il deposito dovrebbe essere realizzato a struttura piena, non porosa a prova di
fiamma e collocato ragionevolmente il più lontano possibile da eventuali depositi di
sostanze combustibili, linee di gas metano per usi industriali, piazzali di carico e scarico di
sostanze infiammabili e reparti produttivi in cui se ne faccia uso.
Deve comunque essere a disposizione nei pressi del magazzino un estintore di tipo
compatibile con i solidi cianurati, dal momento che i vapori di acido cianidrico sono anche
infiammabili.
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5.1.2 Anidride Cromica
L'anidride cromica viene di regola stoccata in un apposito locale, segnalato,
provvisto di ventilazione naturale e mantenuto chiuso a chiave. Tale locale deve essere
compartimentato rispetto a quelli adiacenti e preferibilmente dotato di ingresso direttamente
da spazio a cielo libero e di ampie finestrature.
L’anidride cromica ha carattere ossidante e comburente e pertanto deve essere
stoccata separata da sostanze infiammabili o combustibili.
Devono essere adottate idonee procedure codificate per lo stoccaggio e la
movimentazione in sicurezza dei contenitori di triossido di cromo in scaglie e in soluzione.
In particolare la movimentazione all'interno dello stabilimento deve avvenire con la sostanza
imballata mediante carrelli elevatori.
5.2 REPARTI DI PROCESSO
5.2.1 Vasche
Le vasche delle linee produttive sono recipienti aperti in cui sono immersi i pezzi da
trattare dopo essere stati sottoposti a decapaggio e risciacquati; se hanno bordi a livello o
altezza inferiore a 90 cm dal pavimento o dalla piattaforma di lavoro, le vasche devono essere
protette su tutti i lati mediante un parapetto. La loro disposizione fisica e l’organizzazione
logistica del processo devono essere tali da impedire il contatto accidentale tra soluzioni acide
e soluzioni contenenti sali dell’acido cianidrico.
Vasche e tubazioni di adduzione e scarico sono etichettate con l’indicazione della
sostanza contenuta, oppure contrassegnate con una colorazione specifica, il cui significato è
noto a tutti i lavoratori. Quando le tubazioni costituiscono una rete piuttosto estesa, sono
provviste di dispositivi di intercettazione che consentono l'isolamento di determinati tratti in
caso di necessità.
Per evitare spandimenti e fuoriuscite accidentali di liquidi pericolosi, le vasche sono
munite di indicatore di livello con allarme di alto livello di tipo acustico e visivo che agisce
con un blocco sulle pompe di carico. Inoltre le vasche dei cianuri e dei prodotti che possono
decomporsi termicamente sono provviste di indicatore di alta temperatura con allarme
acustico e visivo.
Il sistema di contenimento delle vasche di lavorazione deve in ogni caso garantire
l’impossibilità di contatto tra le soluzioni incompatibili: non esistono quindi bacini di
contenimento in comune per le vasche dei cianuri e quelle di decapaggio ed eventuali perdite
o spandimenti di soluzioni acide e di cianuri sono confinate per impedirne la reciproca
miscelazione.
Devono essere disponibili nelle zone critiche dell’impianto materiali (ad es. Na2CO3 o
FeSO4) atti alla bonifica degli spandimenti accidentali L’evacuazione dei bagni esausti può
avvenire con procedure automatiche mediante condotti fissi. Nel caso in cui invece le
operazioni siano svolte manualmente, queste sono codificate con opportune procedure e gli
elementi di connessione (flange, innesti, ecc...) sono incompatibili con quelli dei condotti
utilizzati per gli acidi.
Particolare attenzione va posta nel caso in cui siano presenti condotti fissi. Tali
tubazioni trasportanti sostanze pericolose non devono mai essere interrate, non ispezionabili e
prive di idonei sistemi per il contenimento in sicurezza degli sversamenti accidentali in caso
di rotture al fine di garantire la salvaguardia della falda idrica e/o dei corsi d'acqua superficiali
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5.2.2 Sistema di aspirazione
Il sistema di aerazione degli ambienti di lavoro ha l’obiettivo di assicurare un congruo
ricambio d’aria in modo che la concentrazione media degli inquinanti nell’aria respirata dagli
operatori non superi il valore limite stabilito dalle norme. Per ridurre la quantità di vapori
tossici emessi dai bagni galvanici e, in caso di soluzioni elettrolitiche, eventualmente
trascinati da parte di idrogeno e ossigeno gassosi che si sviluppano agli elettrodi, si può
adottare l’uso di sfere galleggianti oppure si possono aggiungere al bagno opportuni
tensioattivi.
Mentre nel caso delle soluzioni cianurate il problema dello svolgimento di acido
cianidrico si evidenzia in situazioni incidentali e di emergenza che vanno previste ed
adeguatamente prevenute, nel caso dei bagni di cromatura il problema dei vapori tossici di
cromati è sempre presente e va adeguatamente affrontato per le caratteristiche di pericolosità
intrinseca della sostanza che evapora, coinvolgendo aspetti di igiene sul lavoro e tutela dei
lavoratori.
Per evitare il pericolo della diffusione di gas o vapori tossici nell’ambiente circostante,
le vasche sono sempre munite di dispositivi di aspirazione convogliata a bordo vasca che
devono garantire la loro efficacia sia in condizioni di normale esercizio sia al verificarsi di
un’emergenza e l'aria aspirata è avviata ad impianti di abbattimento. In caso di blocco
dell'impianto di aspirazione, il guasto è segnalato con allarme acustico e visivo, entrano in
funzione dispositivi alternativi di ventilazione generale dei locali e qualunque operazione di
rabbocco o preparazione delle soluzioni acide da parte degli operatori è sospesa.
Durante la fermata dell’impianto di aspirazione, ad esempio in seguito alla mancanza di
energia elettrica, per impedire la possibilità di miscelazione accidentale tra acidi e cianuri in
seguito ad errore umano, una misura di sicurezza ulteriore può anche essere l’evacuazione del
reparto, sospendendo l’attività lavorativa e allontanando il personale fino al ripristino della
funzionalità del sistema di aspirazione.
5.2.3 Monitoraggio
In tutti i punti ritenuti critici, sia nel reparto galvanico che nel magazzino cianuri,
devono essere installati rilevatori della presenza di acido cianidrico collegati ad allarme
acustico e visivo e se possibile all’impianto di aspirazione, in modo da consentirne l’efficacia
e la tempestività di azione al verificarsi di un’emergenza.
5.2.4 Emissioni in atmosfera e sistema di abbattimento vapori
Il sistema di aspirazione deve essere dotato di impianto di abbattimento ad umido
specifico per la natura dei vapori aspirati, ad esempio per le vasche di bagni cianurati si
impiegherà ipoclorito di sodio, dimensionato in relazione alla massima portata di gas tossici
eventualmente sviluppabili durante le lavorazione e/o in caso di evento incidentale.
A tal proposito è necessario valutare e definire in termini di portata e di
concentrazione le emissioni di HCN e la successiva fase di dispersione. In questo modo le
procedure e il sistema di abbattimento di emergenza possono essere opportunamente calibrati
e dimensionati su casi conservativi che risultano credibili sia nell’ipotesi che nelle
conseguenze, quali ad esempio il contatto accidentale tra acidi e cianuri per errata manovra
presso le vasche o lo sversamento di soluzioni molto tossiche.
Il pH della soluzione impiegata per il lavaggio è controllato a intervalli periodici
manualmente, secondo specifiche procedure, oppure automaticamente con allarme acustico e
visivo in modo da assicurare il mantenimento di un valore sufficiente a neutralizzare la
quantità massima di HCN che può svilupparsi.
Al fine di favorire la dispersione delle emissioni, il flusso, allo sbocco, deve essere
verticale verso l’alto e l’altezza minima dei punti di emissione deve essere tale da superare di
almeno un metro qualsiasi ostacolo o struttura distante meno di 10 metri. I punti di emissione
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situati ad una distanza compresa tra 10 e 50 metri da aperture di locali abitabili esterni al
perimetro dello stabilimento devono avere altezza non inferiore a quella del filo superiore
dell’apertura più alta, diminuita di un metro per ogni metro di distanza orizzontale eccedente i
10 metri. Eventuale deroga a tale prescrizione può, su richiesta dell’azienda, essere concessa
dal Sindaco.
In ogni caso gli impianti galvanici esistenti devono avere emissioni in atmosfera che
rispettano i limiti stabiliti nell’all. 1 del decreto del Ministero dell’Ambiente 12/7/1990 e sue
modificazioni ed integrazioni. In particolare si evidenziano in tabella 5.1 i limiti riferiti alle
sostanze che possono essere emesse da un processo galvanico.
Tabella 5.1 – Valori limite in emissione fissati dal DM 12/07/1990
SOSTANZA INQUINANTE
Cloro e suoi composti (come HCl)
Acido Fluoridrico (HF)
NOx (come NO2)
Cianuri (come HCN)
Cromo e suoi composti (come Cr)
Nichel e suoi composti (come Ni)
Cadmio e suoi composti (come Cd)
Ammoniaca (come NH3)
Polveri totali
Ossidi di zolfo (come SO2)
Solventi
clorurati:
tricloroetilene
(trielina), diclorometano (cloruro di
metilene), tetracloroetilene (percloro)
CONCENTRAZIONE
mg/m3 (a 0°C e 0,101 MPa)
30
5
500
5
5
1
0,2
250
50
500
20
Per le nuove installazioni, la D.G.R. 22.05.96 n. 7 – 9073 della Regione Piemonte
stabilisce che gli stabilimenti galvanici possano usufruire delle autorizzazioni in via generale.
Gli effluenti provenienti da tutte le fasi, ad esclusione dei lavaggi con acqua, devono essere
captati, eventualmente trattati in idonei impianti di abbattimento, convogliati in atmosfera e
devono rispettare i limiti di emissione riportati in tabella 5.2.
Tabella 5.2 Limiti di emissione
LIMITI DI EMISSIONE
INQUINANTE
Alcalinità (come Na2O)
Fosfati (come PO43-)
Cloro e suoi composti (come HCl)
Acido solforico (H2SO4)
Acido Fuoridrico (HF)
NOx (come NO2)
Cianuri (come HCN)
Cromo e suoi composti (come Cr)
Nichel e suoi composti (come Ni)
Cadmio e suoi composti (come Cd)
Ammoniaca (come NH3)
FLUSSO DI MASSA PER
UNITA’ DI SUPERFICIE
DI VASCA
mg/m3 a 0°C e 0,101 MPa Kg/h m2 superficie vasca
5
0,015
5
0,015
5
0,015
2
0,006
2
0,006
100
0,300
0,5
0,0015
0,5
0,0015
0,5
0,0015
0,1
0,0003
15
0,045
CONCENTRAZIONE
Nel caso la fase di lavorazione venga svolta in vasche o sistemi aperti, tipo
rotogalvano sommerso, devono essere rispettati i limiti in concentrazione e i limiti espressi
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come flusso di massa. Questi ultimi si ottengono moltiplicando il flusso di massa per unità di
superficie di vasca (tabella 5.2) per la superficie delle vasche aspirate contenenti l’inquinante
considerato.
5.2.5 Impianto di depurazione reflui
L’impianto di depurazione delle acque di scarico di un’industria galvanica è un’unità in
cui avvengono reazioni chimiche potenzialmente pericolose, come ad esempio l’ossidazione
degli ioni cianuro. E’ necessario che ci sia la possibilità di effettuare una ventilazione forzata
degli ambienti in cui è collocato l’impianto, in particolare se sono sotterranei. E’ inoltre
indispensabile che ogni serbatoio di stoccaggio dei reagenti utilizzati (NaClO, NaOH e
H2SO4) sia munito di un proprio bacino di contenimento separato dagli altri, in particolare
quello degli acidi; non è ammissibile infatti che il bacino di contenimento del serbatoio degli
acidi sia in comune con quello delle vasche di ossidazione che contengono i cianuri da
smaltire. Infine, tutte le tubazioni e il serbatoio di stoccaggio dell’acido devono essere
etichettati e contrassegnati per ridurre la possibilità di errori di collegamento durante le
operazioni di manutenzione e reintegro.
Nel caso di processi di cromatura, all'impianto di trattamento reflui arrivano i
concentrati dei bagni di cromatura e le acque provenienti dagli abbattitori ad umido degli
impianti trattamento dei reflui gassosi aspirate dalle vasche di cromatura. L'abbattimento è
realizzato ad esempio con sodio bisolfito e acido solforico per la riduzione del CrVI a Cr III,
seguito poi da trattamento con idrossido di sodio anionico per la precipitazione dell'idrossido
di Cr III .
5.3 PROCEDURE PER LA MANIPOLAZIONE E IL REINTEGRO
E’ indispensabile che siano previste ed adottate idonee procedure codificate per la
movimentazione in sicurezza dei contenitori dei prodotti necessari al processo sia in fase di
rifornimento del prodotto all’azienda, sia in fase di reintegro alle vasche delle soluzioni
galvaniche.
In particolare la manipolazione ed il reintegro di anidride cromica comporta elevato
rischio individuale per gli addetti che svolgono tale operazione per la pericolosità intrinseca
della sostanza di provocare il cancro per inalazione.
Le procedure devono essere complete di adeguate indicazioni riguardanti gli interventi di
emergenza, con particolare attenzione a quelli necessari in caso di sversamento accidentale
del prodotto durante tutte le operazioni di trasporto.
Nel reparto galvanico deve essere introdotta l’esatta quantità di sali necessaria per la
preparazione ed il ripristino dei bagni. Per alcune lavorazioni, come già accennato, può essere
necessario effettuare aggiunte ripetute durante lo stesso turno di lavoro: solo in questo caso,
anche al fine di minimizzare la frequenza di accesso al deposito, può essere consentito
detenere presso il reparto la quantità di cianuri che sarà impiegata nel corso della giornata,
purché sia custodita nel reparto in contenitori dedicati. Al termine delle lavorazioni il R. D.
147 del 9 gennaio 1927 prescrive comunque che l’eventuale eccesso di cianuri sia riportato al
deposito.
Le operazioni di manipolazione dei sali dell’acido cianidrico devono in ogni caso essere
effettuate da più di una persona, debitamente abilitata, in modo che sia garantita l’assistenza
in caso di incidente e che il trasporto di tali prodotti sia sempre effettuato in recipiente chiuso
ed a tenuta stagna, dotato di serratura.
Analogamente devono essere adottate procedure codificate per quanto riguarda le
operazioni di reintegro delle sostanze acide nelle vasche, in modo tale da garantire
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l’impossibilità di un contatto accidentale delle soluzioni acide con quelle cianurate. Allo
scopo possono essere anche individuate apposite soluzioni logistiche ed operative quali, ad
esempio, barriere fisiche atte ad impedire l’avvicinamento di mezzi alle vasche contenenti
soluzioni di cianuri.
Mentre tali procedure e soluzioni logistiche, impedendo il contatto tra acidi e soluzioni
cianurate, garantiscono che non venga svolto HCN e che quindi non si manifesti il pericolo di
incidente rilevante o di infortunio, la manipolazione ed il reintegro di anidride cromica
comporta sempre elevato rischio individuale per gli addetti che svolgono tale operazione per
la tossicità e la pericolosità intrinseca della sostanza di provocare il cancro per inalazione. In
questo caso la condizione di rischio è sempre presente e va adeguatamente affrontata: le
operazioni di preparazione della soluzione, che comportano la manipolazione diretta della
sostanza polverigena da parte del lavoratore addetto in condizioni tali da determinare una
diffusione locale con conseguente esposizione pericolosa, vanno sempre condotte a bordo
vasca sotto cappe di aspirazione localizzata, secondo precise procedure e disposizioni
assegnate e impartite con apposito addestramento, relativamente alle azioni da intraprendere
in condizioni normali ed in caso di spargimento accidentale. Gli addetti devono naturalmente
essere dotati degli idonei dispositivi di protezione individuale.
Idonee procedure codificate devono inoltre essere previste ed adottate per quanto
riguarda le operazioni di pulizia e manutenzione di tutte le vasche, con particolare riguardo a
quelle di trattamento dei reflui.
5.4 EQUIPAGGIAMENTO PROTETTIVO
5.4.1 Equipaggiamento di protezione normale
Gli operatori abilitati devono indossare, per la manipolazione dei cianuri, maschera
antigas con filtro specifico, grembiule, occhiali con protezione completa degli occhi, stivali e
guanti di gomma a manica lunga.
Protezione respiratoria specifica: qualora il cianuro (Na) sia presente in soluzione
usare maschera tipo MSA Trilix con filtro 2690 B1 per concentrazioni di acido cianidrico in
aria non superiori allo 0,1%, maschera tipo MSA 380AS a mezzo facciale o 3S a facciale
intero con filtro 2730 B2 per concentrazioni fino all'1%.
Per la manipolazione di anidride cromica gli addetti sono dotati di maschera con filtro
antipolvere di classe P3, occhiali a tenuta, guanti in PVC, tuta da lavoro antiacido, stivali e
grembiule in PVC. E' necessario operare sempre in impianti dotati di sistemi chiusi, di cappe
di aspirazione o di sistemi equivalenti per la captazione di polveri.
5.4.2
Equipaggiamento di protezione in emergenza
E’ necessario disporre in zone facilmente accessibili ed in numero congruo
autorespiratori per l’intervento in emergenza.
Il piano di emergenza interno deve recare chiare indicazioni sulle procedure operative
da operative da adottare al verificarsi di un’emergenza.
5.5 COMPORTAMENTO IN CASO DI SPANDIMENTI
E SOSTANZE DECONTAMINANTI
In caso di fuoriuscita accidentale è necessario adottare misure cautelative quali ad
esempio:
· allontanare le persone non addette alle operazioni di emergenza;
· isolare l'area di rischio;
· stare sopravento e ventilare gli spazi confinati prima di accedervi;
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·
·
·
·
l'accesso all'area contaminata impone la massima cautela e deve essere effettuato
indossando indumenti completamente protettivi comprendenti autorespiratore, guanti di
gomma e stivali. Nessuna superficie cutanea deve essere esposta;
impedire che il prodotto finisca nelle fognature e/o in acque superficiali;
per piccole perdite: raccogliere il prodotto (se in soluzione acquosa adsorbirlo con sabbia)
in opportuni contenitori per il successivo smaltimento;
neutralizzare i liquidi sparsi dopo averli diluiti nel caso di cianuri con soluzione di sodio
ipoclorito al 15%, nel caso di anidride cromica con soluzioni di solfato ferroso o sodio
metabisolfito e correggere il pH a 8.5 con carbonato di calcio. Lavare con grandi quantità
d'acqua.
Devono comunque essere sempre disponibili nelle zone critiche dell’impianto materiali
(ad es. Na2CO3 o FeSO4) atti alla bonifica degli spandimenti accidentali.
5.6 MISURE ANTINCENDIO
Questo paragrafo ha lo scopo di fornire alcune indicazioni di massima sulle modalità
operative in caso di incendio coinvolgente cianuri: in particolare non saranno approfondite le
problematiche relative alla scelta ed al dimensionamento dell’impianto antincendio, ma
verranno puntualizzate alcune caratteristiche peculiari legate alla pericolosità delle sostanze in
questione.
In caso di incendio esterno che non coinvolge direttamente i cianuri (le fiamme non
lambiscono il deposito o i contenitori, ma sono in prossimità degli stessi) occorre usare mezzi
estinguenti adatti al tipo di incendio, avendo cura di difendere ed isolare la zona contenente i
cianuri.
Se l’incendio coinvolge direttamente i cianuri non sono idonei gli estintori ad anidride
carbonica e quelli a polvere a base di carbonati da cui si origina CO2 per decomposizione
termica. Metodi di estinzione appropriati sono schiuma e polvere chimica, esclusi i carbonati.
L’acqua non va impiegata: se si impiegasse acqua in getti per lo spegnimento, il contatto
con i sali allo stato fuso potrebbe provocare schizzi pericolosi; inoltre i cianuri idrolizzano in
acqua e si potrebbe sviluppare acido cianidrico in quantità tale da coinvolgere persone non
direttamente coinvolte nell’emergenza, e quindi non adeguatamente protette, con gravissime
conseguenze.
Tuttavia, se il deposito o i contenitori di cianuri sono lambiti dalle fiamme ma non sono
coinvolti direttamente nell’incendio, possono essere raffreddati con acqua nebulizzata per
minimizzare il rischio di esplosione dei contenitori sigillati; quella eventualmente impiegata
per lo spegnimento deve essere raccolta e convogliata all’impianto di depurazione, perché
potenzialmente contaminata da cianuri.
Gli addetti all’estinzione devono essere dotati di equipaggiamento speciale di protezione,
compreso un respiratore con rifornimento di aria (bombola di aria compressa depurata) e dopo
l’uso le attrezzature devono essere decontaminate.
Dopo l’estinzione dell’incendio, l’area non può essere considerata sicura fino a che non
sia stata eseguita un’ispezione da parte di personale adeguatamente protetto, al fine di
quantificare il livello di acido cianidrico o di cianuro residuo mediante misura della
concentrazione ambientale e di procedere all’eventuale decontaminazione con mezzi
appropriati.
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