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DAYBED
PIERRE PAULIN
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Pierre Paulin
DESTINAZIONE DEL MODELLO
Nato a Parigi nel 1927, Pierre Paulin ha 21 anni quando, nel 1948,
entra come apprendista in un atelier di ceramiche a Vallauris. Il suo
desiderio era quello di specializzarsi in Art déco, ma non riesce a
realizzarlo a causa del fallimento dell’esame di diploma nel 1946:
suo padre aveva avuto l’intuizione di regalargli un tavolo da disegno
che avrebbe conservato per tutta la vita.
Dal 1952 si occupa della comunicazione, ripresa e impaginazione
di documenti pubblicitari per Thonet France, che si è appena
specializzato in arredamento per ufficio: parallelamente viene
autorizzato a svolgere le sue prime ricerche in design d’arredo con i
tecnici dei laboratori di lavorazione del metallo e falegnameria. Per
tutta la vita conserverà il gusto della collaborazione con i creatori di
oggettistica.
Inseguendo il sogno di diventare scultore come un prozio materno
da cui era rimasto affascinato, nel 1949 lavora a Beaune in un
laboratorio in cui viene tagliata la pietra. La sua vocazione viene
interrotta quando si taglia un nervo del braccio destro durante una
lite. Ci vorrà un anno prima che torni a disegnare.
Nel 1952 prepara la sua prima mostra pubblica per il Salon des
Arts Ménagers del febbraio 1953, nella sezione faro del Foyer
d’Aujourd’hui. Con il supporto economico di suo padre auto-edita
un set di mobili in legno: divanetto, tavolo, secrétaire a muro, sedia,
poltrona, lampada a stelo… destinato al soggiorno delle giovani
famiglie del dopoguerra. «Si trattava di una creazione semplice, di
ispirazione nordica. Il mio obiettivo era il servizio pubblico, ovvero
la possibilità di servire il pubblico, servire l’ambiente degli uomini,
la loro casa.»
Dal 1950 inizia a seguire i corsi della scuola Camondo: è qui che
acquisisce una base solida, nonostante si annoi profondamente e
non ami i grandi stili che si trova ad imparare, in particolare gli stili
Luigi XIV e Napoleone! È grazie alla lungimiranza del suo professore
Maxime Old che viene indirizzato verso l’atelier di Marcel Gascoin,
dell’Unione degli Artisti Moderni. Qui scopre la modernità che ama
e il design nordico: nel 1951 parte per la Scandinavia dove scopre,
da un lato, i piani urbanistici di Alvar Aalto per la capitale della
Lapponia finlandese Rovaniemi e, dall’altro lato, i mobili svedesi
della Nordiska Kompaniet, con il loro carattere orientato verso la
chiarezza, la semplicità e una clientela fatta di persone modeste.
La prima esposizione del suo «appartamento ideale» del febbraiomarzo 1953 riscuote un successo enorme. Nel settembre del 1953
viene assunto come disegnatore per le decorazioni delle Galeries
Lafayette, nel novembre dello stesso anno la rivista «Maison
Française» gli dedica la copertina, lavora all’appartamento di
Charles Trenet, deposita nuovi modelli.
Resterà fedele alle Arts Ménagers, presso le quali esporrà le sue
novità fino alla fine degli anni ‘60.
Pierre Paulin scriverà nelle sue note personali: «Mi sono immerso.
Grazie, Marcel. Sono diventato svedese. Poi italiano del Nord. E
infine, con la scoperta di Knoll International e Hermann Miller,
l’America mi ha messo sulla buona strada». È dunque con il
patrocinio spirituale di nomi come Saarinen, Aalto, Jacobsen, Albini,
Bertoia, Nelson, Eames e Florence Knoll, tra gli altri, che si mette
all’opera.
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daybed
Pierre Paulin
PARTE ESTETICA
Risulterà ormai chiaro che la seduta Daybed – ribattezzata anche
modello 118 dal suo produttore dell’epoca Meubles TV – Thevenin
et Vecchione – è il divanetto firmato Pierre Paulin che si è
guadagnato gli onori del Salon des Arts Ménagers e della stampa
dal 1953.
Innovazione, con la sua sospensione integrata invisibile sotto
i cuscini della seduta in schiuma e la sua struttura a doghe che
combina due essenze di legno nel tavolino. Oggi Ligne Roset
combina faggio e noce e la sospensione con cinghie elastiche
montata trasversalmente su un telaio in acciaio garantisce una
seduta morbida, senza effetto di spostamento laterale.
Rivoluzionario sul mercato francese dagli inizi degli anni ‘50, la sua
eleganza minimal ha tutte le carte in regola per avere ancora più
successo oggi, dopo decenni di sguardi avvezzi a questa economia
delle forme. La sensibilità verso i materiali naturali come il legno,
il ritorno ai consumi «low» centrati su prodotti giusti ed essenziali,
la nostalgia per i Fifties e il ritorno del design scandinavo si
aggiungono ai fattori che fanno del divanetto Daybed un oggetto
dal fascino attuale.
Eleganza in stile purificato, di ispirazione giapponese, che valorizza
le essenze di legno con un grazioso effetto contrasto tra legno
chiaro e legno più scuro. Se il divanetto Daybed di Pierre Paulin
è posteriore a quello disegnato da George Nelson nel 1948 per
la sua casa in campagna di Long Island o alla sua Platform Bench
del 1946, esso si inserisce precocemente in una corrente da cui
nascerà, sempre nel 1953, il divanetto Refolo di Charlotte Perriand,
precursore dei suoi divanetti con scaffale e del Letto simple per la
Camera della Maison du Brésil (Cité Internationale Universitaire
de Paris) tra il 1956 e il 1959, o il Daybed di George Nakashima nel
1958.
Non è forse stato uno dei principali prodotti dell’esposizione «
100 sièges français 1951-1961 » organizzata dal gallerista Pascal
Cuisinier nel settembre 2014? L’esposizione raccoglieva una
selezione di mobili caratterizzati per la loro funzionalità, la loro
innovazione e l’eleganza del loro design.
Funzionalità, perché i mobili dalla doppia funzione erano diffusi in
quell’epoca: divano-letto, tavolino-tavolo, mobile-porta piante… Il
divanetto Daybed è eccezionale da questo punto di vista. Concepito
come un piccolo divano con tavolino integrato, si trasforma in un
divanetto grande per 3/4 persone posizionando i due cuscini dello
schienale sul tavolino accanto al cuscino di seduta, o persino in un
posto letto extra per una persona.
Le sue qualità non sfuggiranno al suo primo editore Meubles TV,
che lo integrerà nella sua gamma accanto alle creazioni di Pierre
Guariche, Alain Richard o André Monpoix. Una seconda versione
verrà realizzata con base in acciaio tubolare laccato nero: giudicata
troppo moderna all’epoca, ha scarsi risultati di vendita, il pubblico
preferisce la versione interamente in legno, che oggi viene rivisitata
da Ligne Roset.
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QUALITÀ DI FABBRICAZIONE E COMFORT
Cucitura / Fodera – Cucitura a baguette sui cuscini.
Cuscini sfoderabili.
Struttura – Seduta in rovere massello e noce americano
massello, finiture in legno naturale tinto satinato, rinforzata da una
struttura meccanosaldata in acciaio.
Base in rovere massello.
Armonia – Da sapere: la versione originale del 1953 accostava un
cuscino grande in tessuto tinta écru a 2 cuscini dello schienale in
tessuto di colore rosso. Questa dicromia è ancora oggi realizzabile
ma sono possibili naturalmente altri abbinamenti.
Comfort – Sospensione della seduta con telaio in acciaio dotato
di cinghie elastiche montati nel senso della profondità per evitare
l’effetto di spostamento laterale.
Cuscini della seduta e dello schienale in poliuretano espanso ad
elevata resilienza Bultez multi-densità dominante 38 kg/m3 – 3,6
kPa imbottiti con sotto-imbottitura in ovatta di poliestere 110 g/m².
gammA
Divanetto-letto L 205 P 82 A 84.5 Altezza seduta 43
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