Portfolio Lightwave 3d Apophysis Photoshop

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Portfolio Lightwave 3d Apophysis Photoshop
Lightwave 3d
Apophysis
Photoshop
Portfolio
Gianandrea Ghirri - LAV
cgspherecontest 2006
flames
Apophysis render - postprocess in Photoshop
Una sfera è una sfera è una sfera: oggetto canonico nella grafica al calcolatore, sin dalle origini
della mia esperienza 3d, su Amiga nel 1986. Il sito CGSphere.com ha indetto un’esibizione dal vago
gusto retrò, in cui il challenge era per l’appunto, l’interpretazione del solido elementare.
Cosa si può vedere in una sfera? Tra le altre cose questo paesaggio frattale, spruzzato fuori da una
delle formule di Apophysis, programma che disegna le fiamme di Scott Draves attraverso gli algoritmi
frattali con la massima potenzialità artistica.
La sfera al centro non è stata disegnata con un compasso. Non è la rappresentazione umana di
una geometria innata alla cultura. Non viene dalla mente. E’ un prodotto del caso, del caos e della
danza dei numeri. Una danza divina come quella creatrice di Shiva.
ricerche sulle sfere e le riflessioni - spinquad 2005
Un’altra interpretazione del
tema sfera.
Qui le sfere hanno il compito di riflettere la luce ed i colori.
Come delle palle di Natale che
Timm Dunn (Aurora) ha avuto
in mente da sempre. E’ stato
lui, su www.spinquad.com, a
proporre la mostra.
L’idea è quella della riflessione come tunnel visivo all’interno di uno spazio frattale
‘naturale’.
Tecnicamente il setting è
molto semplice: una serie di
sfere con superficie riflettente,
una sfera interna di varia natura, punto di vista molto ravvicinato, numero di riflessioni
variato secondo l’obiettivo da
raggiungere.
resa tridimensionale di Attrattori stranii - Lightwave e Aurora - Tim Dunn plugin
fractalarts.com - Mandelòrot Contest 2006
Birds
In matematica, un attrattore è un insieme verso il quale evolve un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo. L’attrattore di Lorenz presenta, nei suoi meandri, strutture piumose e aeree. La cosa grande di questo approccio è il senso di scoperta e di esplorazione. Esplorazione,
impatto emotivo, creazione di un senso. Idea e titolo. Non si dà corpo ad un’idea. LA si cerca, la si riconosce e la si fa propria.
fractalarts.com - Mandelbrot contest 2006
Time bones
Il bello della grafica
al calcolatore è che si
può dar vita a degli impossibilia.
Che non hanno ragione altra che non sia
quella del divertimento
e di un’idea.
L’immagine è ottenuta con sfere inscritte
nella geometria principale. Tutte le superfici
hanno un alto indice di
riflettanza.
La mosca è un classico, una citazione volontaria che viene dalla
pittura del passato. Muscula picta, un tromp
l’oeil che arrivava a posarsi sino sul collo di
una Vergine.
How did you do, brothers?
Una sfera riflettente e trasparente che dà
ulteriore movimento ad
una formula di Apophysis trovata dal mio amico
Exper, Giovanni Rubaltelli e da lui messa a mia
disposizione.
I disegni frattali di
Apophysis sono chiamati cosmic flames, per la
loro indubbia somiglianza con i giochi di colori
degli oggetti stellari.
In questo contest le
regole sono molto semplici: il reticolo sullo sfondo deve rimanere inalterato e visibile, la sfera
non può essere alterata
come dimensioni e posizione, la posizione del
punto di vista è fissa. Tutto il resto è possibile: texturizzazione,
illuminazione, deformazione geometrica.
The Collective
mostra digitale
cgsphere.com
It’s a lunker
Il 3d è anche spazio della proiezione del desiderio. Era un po’ che non andavo a pescare nei laghetti vicino casa, dove un tempo prendevo dei bellissimi
Black Bass con ranocchie (finte) galleggianti. Ed, evidentemente, ne avevo
una gran voglia.
Tecnicamente il lavoro è una estenuante ricerca sulla riflessione, la trasparenza e la rifrazione, tre delle cose più complesse e ‘innaturali’ da fare con un
programma di rendering 3d.
Le foglioline sono disegnate una per una. Esistono, per così dire.
Tre hobbies
Gone fishin’
Visual vari ispirati al mondo della pesca, dei pesci e delle acque.
Oryctes nasicornis
L’insetto che ha sempre suscitato le mie fantasie.
Negli anni ‘60 erano animali tutto sommato rari, e non
era facile incontrarli. Oggi, con l’abbandono delle campagne, si trovano abbastanza frequentemente sui prati
dell’Appennino. Gli scontri tra i maschi, all’epoca della
riproduzione, sono l’epica del minuscolo. E’ un micro
rinoceronte, non c’è dubbio.
Paesaggio poligonale e volumetrico
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Vetri
Per lunghissimo tempo il materiale più difficile in assoluto da
realizzare con la grafica al calcolatore è stato il vetro, le cui proprietà ottiche sono misteriose perchè misteriosi, almeno secondo i
normali parametri della percezione umana, sono i comportamenti
della luce quando essa attraversa materiali trasparenti come il vetro e l’acqua.
E non c’è nulla da fare, o l’algoritmo di tracciamento di raggio
del programma preferito è fisicamente corretto o il risultato manca
di credibilità.
Il problema è che la luce che attraversa un materiale trasparente mostra tutta la sua natura di fenomeno quantistico e, come
si sa, la fisica dei quanti ha dimostrato che la realtà è... per così
dire... molto incasinata e ben poco deterministica.
Ancora oggi, quindi, quando si tratta di raggi di luce, i programmi più moderni sono solo strumenti di un apprendista stregone.
Per chi volesse approfondire i misteri delle onde luminose a
rischio della sua integrità mentale, consiglio FED, di R. Feynman.
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Vetri
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Attrattori strani
paesaggi e dipinti del caos
La mia ambizione, quando ho iniziato (molto tempo fa) a giocare con i frattali e gli attrattori, era quella di
dare forma e sostanza materica alle loro circonvoluzioni.
Inizialmente le formule di iterazione degli attrattori strani producevano immagini proiettate su uno spazio
bidimensionale (ai tempi dei processori a 16Mhz) e già allora erano affascinanti, come dei mandala che
mostravano la natura divina della possibilità. Ma io volevo di più. Era il 1982 ed io, non essendo un programmatore, potevo solo aspettare.
Un bel giorno lo sviluppo del sofware portò i programmi 3D ad avere un interprete di codice interno: in
sostanza chiunque poteva scrivere le formule desiderate e proiettarle nello spazio 4D (x,y,z e t di tempo). Si
poteva dar loro sostanza e materia e creare, finalmente, quei paesaggi della realtà mentale che tanto avevo
atteso.
Una nota tecnica: in Lightwave3D la nuvola dei punti degli attrattori viene gestita come un’entità volumetrica cui si possono attribuire qualità di superfici e sulla cui forma si può intervenire, anche se solo marginalmente. Un’altra cosa che si può fare è quella di inserire oggetti modellati all’interno del paesaggio mentale
(l’uccellacio di Arzack, lo squalo o qualunque altra cosa).
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Squalo in un attrattore di Rossler
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Varie scene a contenuto poligonale nullo. Lightwave e Aurora’s plugin
In queste scene, ormai sarà chiaro, non c’è neanche un poligono. Solo un punto null
(una posizione in x,y,z) a cui viene attribuito il compito di generare la nuvola dell’attrattore. Alle particelle create si attribuisce un valore di viscosità (come se fossero delle
gocce di liquido o particelle di solido), di attrazione o repulsione, si interviene sui loro
parametri geometrici (dimensioni, dimensioni nel tempo) e di superficie (colore, diffusione, trasparenza, riflessione, rugosità, Indice di Rifrazione ecc ecc).
L’aspetto eccitante è che l’oggetto esiste a prescindere dall’osservatore (la formula
può essere replicata da chiunque) ma solo l’osservatore può darle visibilità. Essendo le
formule in variazione continua nemmeno il loro scopritore può essere sicuro di averle
fissate per sempre. A me, personalmente, è successo spesso di non aver fatto in tempo
a salvare su disco una configurazione interessante. E, una volta persa, la possibilità di
ritrovarla è praticamente uguale a zero.
hypervoxels sprite e surfaces
Attrattori strani
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Con un altro approccio l’attrattore può essere
rappresentato come luce
o movimento.
Nella prima immagine
in alto si vede un particolare di una porzione molto piccola dell’attrattore
di Rossler (anche se mi
rendo conto che ‘molto
piccola’ è un’approssimazione del tutto arbitraria...
Si dovrebbe dire, forse,
una configurazione spaziale prodotta da un numero basso di iterazioni
- 5000 - in una porzione
dello spazio reale x,y,z ...
abbastanza piccola... ma
insomma l’importante è
intuire).
Nella seconda immagine il gioco è colore e
movimento.
Nella terza l’attrattore simula un’esplosione
luminosa in una scena
spaziale. L’illuminazione,
qui, è proprio data dall’attrattore (con algoritmi di
Radiosity).
Attrattori strani - Lightwave e Aurora’s plugin
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L’immagine principale è ottenuta con Lightwave attraverso la tecnica del Motion blur. Imponiamo alla camera una pellicola con ASA e tempo
di scatto tale da ottenere un effetto di mosso. Naturalmente la scena deve essere organizzata come animazione, lavorando con gli oggetti che
percorrono una traiettoria lungo i fotogrammi.
In questo caso gli oggetti sono semplicissimi: dei fogli di materiale bianco, cioè dei quadrilateri che si muovono lungo la stessa traiettoria.
Motion blur in Lightwave 9.5
Packaging
proposta pubblicazione DVD
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partecipazione alla mostra digitale di cgsphere.com
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Il bonsai è stato uno dei miei hobby, una delle mie fissazioni per un lungo
periodo della mia vita. L’idea del microcosmo vivente, tenuto in mano e sempre sotto gli occhi, è un mito fascinoso. Il tutto in uno spazio circoscritto: la
versione naturale, biologica e vivente del sistema degli equilibri.
L’arte bonsai inizia con un incontro: il bonsai che vale la pena di coltivare
si trova sempre in natura, come seme, germoglio, piantina o esemplare già
vecchio o addirittura antico. Lo si raccoglie e lo si aiuta a mostrare le sue forme, senza imporgli linee non sue. Per questo ho sempre amato le fotografie
degli antichi bonsai giapponesi e cinesi, ancora vivi dopo centinaia di anni
trascorsi in vaso. Esemplari raccolti in natura, nei luoghi più lontani dall’uomo, e trasferiti in un tempio dedicato.
L’immagine è ottenuta clonando i poligoni mappati con una immagine fotografica di foglia di quercia sui punti contenuti nella porzione più esterna dei
rami. L’immagine è mappata secondo le coordinate UV, per far sì che la foto
rimanga sempre orientata correttamente con qualsiasi rotazione del poligono
che la contiene.
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Anche questo è un mix tra oggetto reale e attrattore. In questo caso la
nuvola di particelle avvolge una sfera semitrasparente. I particolari settaggi
delle particelle volumetriche danno loro un aspetto... di canne d’organo fiammeggianti.
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Il lavoro fatto su questa sfera è esclusivamente di texture (tranne l’aggiunta dell’anello). Il rilievo sulla superficie è del tutto apparente. all’interno del solido principale sono state inscritte una
serie di altre sfere della stessa qualità.
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Anche in questo caso, per l’esposizione digitale sulla ... sferitudine, l’immagine è stata ottenuta mescolando geometrie reali con una matrice frattale.
Mi spiego. Con il programma di modellazione ho importato la sfera e ho
disegnato su di essa i cristalli di magnetite (quelli neri e speculari) e di quarzo
(quelli semitrasparenti con un colore che varia dall’azzurro al rosa). Ho poi
realizzato con Chaoscope (un programma di disegno di formule di attrattori)
una immagine 2d.
Importata in Lightwave l’immagine è servita come mappa di scostamento
della sfera. In pratica è come se avessi detto alla sfera... d’ora in poi la tua
rugosità, la tua pelle, sarà così come la formula di Chaoscope l’ha generata.
A seconda del colore e della luminosità di ogni pixel dell’immagine originale
la superficie della sfera è stata sollevata o depressa, con la creazione delle
rugosità che la rendono così naturale all’apparenza.
Il processo sembrerà arbitrario ai più. In realtà i frattali furono inizialmente
definiti dal loro scopritore, Benoit Mandelbrot, la geometria della natura. Ed è
sommamente affascinante ricreare arbitrariamente materia e spazio naturale
usando astratte formule matematiche.
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Un’immagine per lo sfondo del desktop come esercizio per le nuove texture di uno dei massimi coder di plugin per Lightwave, Dennis Pontonnier.
Wallpaper
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Questo è un caso estremo di utilizzo della nuvola dell’attrattore. Semplicemente come effetto di
luce in un paesaggio modellato. Un paesaggio postapocalittico dove ormai vive solo la luce.
Una nuvola di attrattori disegnati attribuendo a ciascuna particella un disegno frattale che simula, alla lontana, una piuma d’uccello. Vedendole così disposte mi era venuta l’idea di immaginarle
colpite da una freccia. In realtà la prima idea (sapete, quelle improvvise che non possono essere fermate) è stata solo un PUF! Ah! Non c’era nessun volatile nelle vicinanze.
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Rendering di modelli di sculture su dati di pubblico dominio - Lightwave 3d
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Rendering di modelli di sculture su dati di pubblico dominio - Lightwave 3d
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Cyclops Eggs
Apophysis Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org
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Apophysis’ side of the moon
Queste immagini sono alcune di quelle inviate alla mostra digitale NVArt (Non visual art? No, NVidia Art... dato
che la competizione era sponsorizzata dal grande produttore di schede video).
La prima immagine a sinistra è risultata finalista (nei primi 25 lavori, su oltre 500 presentati da grafici di ogni parte
del mondo) anche se non vincitrice.
Appena intravista tra le pieghe delle funzioni di Apophysis mi ha ricordato un grappolo di uova di Cyclops, piccolissimi crostacei d’acqua dolce pressochè ubiquitari nelle
acque pulite. Ma è una scelta arbitraria, ovviamente. La
struttura concentrica, da catena di sfere inscritte all’infinito,
ciascuna dotata di infiniti particolari, è insieme archetipo antropologico e simbolo scientifico. In qualche modo dotato di
senso, sotto uno sguardo che riconosca, spontaneamente
ormai, il segno del bio-astro-micro visual.
E comunque c’è ancora qualcosa che disturba, come le
spirali così assurdamente simmetriche, con una simmetria
binaria impossibile da verificare, ma così visivamente esatta. E se la verità è simmetrica e la simmetria è verità questa
è un immagine... insomma... abbastanza inquietante.
A destra un particolare della spirale che esce inspiegabilmente dalla cuticola dell’universo.
Qui sotto uno squalo spaziale che cerca di addentare
un uovo, sotto lo sguardo di due lune inquiete (e una terza,
forse, gli è già in gola).
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Arcimboldo
Apophysis Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org
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Nel cercare una configurazione allettante in Apophysis mi sono imbattuto in
uno spazio che mi ha subito richiamato alla mente i dipinti di Arcimboldo. Le
variazioni sul tema della bollosità dello
spazio matematico sono quasi infinite...
... e la domanda è: cosa sono quelle
palle, quegli acini, quelle protuberanze
riunite in grappoli che corrono tutte verso
il foro centrale? Hai visto mai che siamo
non lontani dalla visualizzazione dello
spazio a bolle, della teoria delle brane
cosmiche, della 9° dimensione della teoria delle stringhe?
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Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.
L’immagine presentata deriva da un lavoro inviato alla mostra digitale NVArt presso CGSciety.com. L’idea
era nata, come spesso avviene, da una ricerca sui solidi frattali in Xenodream, un programma rivoluzionario,
anche se poco conosciuto, che permette di materializzare la dinamica frattale in cosiddetti xenomorfi, oggetti di
un altro mondo, fisicamente impossibili, ma che conservano nelle loro forme delle assonanze con il reale.
Nella versione wireframes, qui sopra, si mostra la complessità geometrica della mesh: una serie di pinnacoli
sospesi nel vuoto. La serie di piattaforme sulla destra aveva richiamato la mia attenzione; avevo già visto quella
scena. Una tavola di Moebius (Jean Giraud, in alto a destra) che a sua volta mi aveva ricordato Dante.
In sostanza il richiamo al Canto V dell’Inferno era immediato.
Ho costruito il cono rovesciato dell’Inferno (i contrafforti in secondo piano), ho inserito luci volumetriche sullo
sfondo e in primo piano (nascoste tra i pinnacoli) a simulare le fiamme, ho disegnato spirali di punti e ho clonato
su di essi i poligoni che simulavano le anime, ho aggiunto della nebbia. L’illuminazione, ovviamente è molto
contrastata.
In fase di postprocessing, usando Photoshop, ho sovrapposto un’immagine ottenuta con Apophysis che
ricordava una danza spiraliforme di luci verdi e rosse. Sempre con Photoshop ho aggiunto le due figurine di
Dante e Virgilio.
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Inferno - Canto V
Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org
Freezed motion
Lightwave Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org
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Freezed motion, movimento congelato. La tecnica fotografica che sfrutta la bassa sensibilità di
alcune pellicole (qui l’impostazione è, più o meno, quella di una grande pellicola invertibile per diapositive: la Kodachrome 25 asa). Una molla in espansione, una nuvola di particelle su cui sono stati
clonati dei fogli colorati con tinte che variano secondo l’angolo di incidenza del raggio visivo che
esce dalla camera, una sfera che percorre la molla. L’effetto è quello di un mosso accentuato.
Dato che il tema era ‘l’immagine che può essere ottenuta solo con il computer’, immaginavo aver
svolto bene il compito: in nessun caso, nemmeno con la macchina fotografica più avanzata e con la
perizia tecnica migliore del fotografo si sarebbe potuto costringere i foglietti ad esplodere attraverso
il rapido movimento della molla in espansione. Nè il foglio più grande avrebbe potuto intersecare gli
altri oggetti. Non è stato uno dei lavori che la giuria ha preso in considerazione...
Lo sfondo è composto da una serie di disegni ottenuti con algoritmi frattali direttamente in Lightwave. Anche lo sfondo è in movimento, come la camera. In questa immagine statica non c’è nulla
che stia fermo.
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Concorso a tema - Fiat 500 presso lwita.com
Italians do it better
Concorso sul sito italiano degli utenti di Lightwave (www.lwita.com), interpretazione della Fiat 500.
Io avevo una 500 ai tempi dei miei ruggenti twenties... La usavo per andare a prendere la mia ragazza. Con due difficoltà: lei si faceva aspettare spesso, costringendomi a lunghi colloqui con i Monopoli di Stato, e la 500 era tutto tranne che un’alcova confortevole.
Ma gli italiani, quanto a plastica inventiva, sono veramente di un altro pianeta.
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Micro dispositivo portatile per la creazione di fantasmi
L’origine della storia è in un rendering di Apophysis, qui a sinistra. Anche qua il disegno è prodotto
dalla geometria frattale.
Dato che i renders in preview, le anteprime di
Apophysis, sono quasi istantanee, non c’è voluto
che un nanosecondo per realizzare nella mia testa quella che sarebbe stata l’immagine finale.
Quella nuvoletta azzurra su sfondo nero non
poteva che essere una fila di piccoli fantasmi che
uscivano da una portable micro ghosts machine.
Avevo trovato il dispositivo per la creazione di
fantasmi!
Tutto il resto era solo una questione di tempo e
di pazienza.
L’idea finale potrebbe essere questa: che solo attraverso la tecnica moderna la sapienza antica
rivive e porta alle scoperte più eccitanti.
O anche: solo attraverso la tecnica antica la sapienza moderna può ottenere...
O forse ... se il moderno abbandona l’idea di uccidere l’antico superandolo...
Oppure...
Ma probabilmente è stato solo un puro incontro casuale tra un mucchio di numeri e una configurazione caotica che in quel momento preciso avevano i neuroni nella mia testa.
PS: lo sportello nella macchina è il cassetto dove si mettono gli ingredienti. In tutta evidenza.
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Io e mia moglie avevamo appena finito di ristrutturare con amore una casetta in sasso sui conrafforti delle
Alpi Apuane. Una casetta che ci attendeva con i suoi prati, gli animali, le luci ed i colori. Ma noi eravamo
inchiodati ancora alla scrivania, essendo giugno appena iniziato. E dunque, nel tempo libero, giù con i poligoni!
Il paesaggio non è rappresentativo di quanto vedo da casa mia (quello è ancora più bello!). Diciamo che
contiene in sè una quantità di colori e di odori della mia infanzia in campagna. A quel tempo avevamo una
casa colonica del ‘600 in Garfagnana. La sera andavo a consumare il frugale pasto sul terrazzo (spesso mi
cucinavo un uovo fritto con le mie mani inesperte mentre la bisnonna scrollava la testa): in basso la valle del
Serchio, di fronte le Alpi Apuane, al di sopra c’erano sempre le rondini. Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse
al di là delle montagne, e il problema era che conoscevo la risposta. C’erano le spiagge della Versilia, con le
magnifiche ragazzine mie coetanee, e il sole e l’acqua e le avventure. Un desiderio di mare, fisico come si
sente solo da ragazzini.
Ed io ero lì che mangiavo uova fritte e facevo finta di filosofare.
Dal punto di vista tecnico l’immagine è abbastanza complessa. Un piano molto suddiviso viene dotato di
una mappa di scostamento (displacing map) che rappresenta effettivamente una immagine da satellite di una
porzione di crosta terrestre. E queste sono le montagne. La capanna il cavallo e l’albero vicino sono oggetti
modellati a mano. Il cielo è frattale (mi hanno chiesto perchè non ho usato una foto di cielo vero... Non potevo
spiegargli il cielo sulla Versilia nella memoria), i colori e la rugosità del rilievo sono frattali pure loro. L’erba è
un istanza volumetrica (vabbè... ho disegnato un ciuffo d’erba e l’ho fatto clonare, al programma, innumerevoli volte sul piano del prato). La foresta è un semplice gruppo di poligoni (a forma di bolla) cui ho applicato
una mappatura frattale 3d per lo scostamento (come a dire che io ho plasmato la creta grossolanamente e il
diavoletto frattale ha lavorato con i dettagli). Le rondini sono vere rondini. Cioè. Nel senso che le ho disegnate
poligonalmente, becco, corpo, alucce e coda.
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Poche parole per questa immagine. Semplicemente un commento ai tempi duri che stiamo vivendo.
Controllo, poliziesco o no, monopolio dell’informazione, sesso a piene mani, usato come droga,
l’occhiuto grande fratello, la menzogna fatta diventare la verità sacra e indiscutibile, l’obbligo del
divertimento. La finta bontà. L’arte come feticcio. La folla come formiche.
E’ un caso in cui l’immagine credo sia meglio delle parole.
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Ambiente 3D su ispirazione di un dipinto di Scuffi
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Il mito dell’olandese volante realizzato in Lightwave 3d con un poco di post processing in Photoshop.
Due parole sulle immagini da un punto di vista tecnico.
In entrambe le immagini la base è costituita da un oggetto emitter, un generatore di una nuvola
di particelle cui possono essere attribuiti valori di volumetrici. In questo caso questi valori (colore,
densità, distribuzione ecc) sono tali da farlo assomigliare ad una nuvola.
La nuvola di particelle può interagire con gli oggetti della scena simulando in modo elementare
le dinamiche dei fluidi. Io ho seguito una via più artigianale per far sollevare gli schizzi dalla chiglia,
come fossero effettivamente schizzi nell’acqua. Ho selezionato punti sulla linea di gallegiamento
della barca e li ho definiti a loro volta come emitters. In pratica dalle fiancate dell’imbarcazione vengono generati spruzzi di particelle che variano il loro comportamento a seconda della distanza che,
nel tempo, hanno rispetto alla barca stessa.
Lo sfondo dell’immagine di pag. 48 è prodotto con Chaoscope, sugli alberi ci sono dei fuochi di
S.Elmo, l’aspetto complessivo è grafico (con algoritmi di riconoscimento del bordo).
La seconda è un po’ più visionaria, forse. Le rocce sono poligonali mentre la luce è, al solito, un
attrattore strano.
Qui sotto un paio di immagini che ho fatto dopo una regata estiva nell’arcipelago toscano con una
barca a vela sulla quale ho pilotato, per la prima volta, da solo in notturna.
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