Differenze tra Osu e Hai - SPORTING CLUB OLEGGIO Home Page

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Osu
ta
Hai
La differenza tra osu e hai è puramente formale: il primo è un saluto molto
amichevole, mentre il secondo è più rispettoso e adatto alle persone di grado più
elevato, come i maestri che si incontrano o gli ospiti presenti nel dojo.
Osu
Nella pratica del karate ed in particolar modo
nelle scuole di stile shotokan, il saluto è spesso
accompagnato dalla parola “oss”, che si
pronuncia in questo modo ma si scrive Osu.
Il termine osu può essere usato in circostanze
differenti e assumere diversi significati che
vanno dal saluto al ringraziamento, dal voler
richiamare l’attenzione di qualcuno ad indicare di
aver compreso la spiegazione del maestro,
dall’esprimere un’approvazione al voler
manifestare la propria stima verso una persona.
Osu ha in sé una delle lezioni più importanti
della vita che purtroppo molti non capiscono.
Il termine Osu è comparso per la prima volta
all’inizio del ventesimo secolo negli ambienti
militari. Più precisamente, veniva utilizzato dagli
ufficiali della marina imperiale giapponese e con
ogni probabilità veniva tradotto con l’occidentale
“sissignore” o, comunque, con un termine
equivalente.
Solo successivamente divenne di uso comune tra gli studenti di karate-do che,
facendo probabilmente ritorno da campagne ed addestramenti militari, introdussero
questo termine nella pratica dell’arte marziale.
Osu non è un termine utilizzato nella lingua giapponese corrente.
Vi sono diverse teorie sull’origine di questa parola.
La prima, elaborata dal dottor Mizutani Osamu, docente universitario ed esperto
linguista, afferma che osu è la contrazione dell’espressione “Ohayo Gozaimasu”,
che tradotta letteralmente significa “È presto, essere in”.
La seconda teoria, la più accreditata, afferma che osu sia, invece, una
contrazione dei termini “Ashi shinobu” che, in kanji, contengono gli stessi
ideogrammi di osu e, di conseguenza, hanno il medesimo significato intrinseco.
Il primo kanji (押), che equivale alla o, significa premere, spingere, sollevare
sopra alla testa. Indica uno sforzo massimo, quasi insostenibile, ai limiti della
sopportazione.
Il secondo ideogramma, su (す), significa resistere, perseverare tenacemente,
soffrire sinceramente.
Osu, quindi, significa resistere spingendoci al limite, perseverare nello sforzo
massimo, soffrire sopportando l’insopportabile. Ancora di più implica una
compiacenza di spingersi ai limiti della propria resistenza psicofisica, perseverando
in qualsiasi tipo di passione.
Questa resistenza del carattere e dello spirito viene sviluppata con un allenamento
duro, esigente ed instancabile ed è conosciuta come プレスの精神 (osu no
seishin), lo spirito di osu.
L’ideogramma che rappresenta il suffiso su, inoltre, è composto da due radici che
significano lama e cuore. Il significato di tutto ciò può essere espresso così:
rimanere impassibili e in silenzio anche se il tuo cuore viene trafitto da una lama.
Osu, pertanto, non va interpretato come termine di sottomissione, ma di
accettazione di quanto mostrato e detto da chi ha vissuto e sperimentato più di
noi, da chi ha sicuramente la nostra fiducia incondizionata, in quanto portatore di
esperienza.
Osu è sempre e comunque “hai ragione, giusto, ci sono”. Si tratta di una
locuzione difficile da capire per chi non pratica karate-do.
Osu è osu e basta.
Si fa quello che viene detto, si esegue ciò che viene richiesto senza discutere,
alle volte senza comprendere, accorgendosi in seguito del valore e dello spirito di
Osu.
Hai
La parola Hai possiede un doppio significato.
Il primo è “sì, è così”, l’altro è “cenere”. Se si
abbina la cenere posta sul capo (umiltà con cui si
deve entrare nel dojo) all’altro significato, si
comprende che questo saluto esprime la conferma di
aver capito le spiegazioni.
Hai può aiutare a comprendere meglio le affinità che esistono tra le arti marziali
e la filosofia zen.
Quando si dice hai è come se il pensiero dicesse “sì, è così, accetto e rispetto
la tua persona o la tua spiegazione e cercherò di mettere in pratica ciò che mi
hai insegnato”.